La dieta del gruppo sanguigno: gli alimenti consigliati e quelli sconsigliati per ogni gruppo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO PRELIEVO SANGUE LABORATORIO ANALISI DEL SANGUE ANEMIASicuramente avrete sentito parlare della dieta del gruppo sanguigno, un regime alimentare dietetico ideato da un naturopata americano che si basa sulla convinzione che il gruppo sanguigno d’appartenenza sia fondamentale per elaborare una dieta corretta.

Dieta e gruppo sanguigno

La dieta del gruppo sanguigno è stata ideata dal naturopata americano di origini italiane Peter D’Adamo, il quale ha elaborato un modello alimentare basato sul gruppo sanguigno d’appartenenza, che sarebbe fondamentale per l’impostazione di una dieta corretta ed efficace.

La dieta del gruppo sanguigno funziona davvero?

Nonostante il dott. D’Adamo proclami al mondo l’infallibilità della sua dieta, diversi esperti, sostengono che non c’è alcuna prova scientifica del fatto che prediligere alcuni alimenti sulla base del gruppo sanguigno sia utile per dimagrire o per la salute, ad essere del tutto onesto neanche io sono del tutto certo che funzioni questo tipo di dieta, ma, visto che molti pazienti mi hanno chiesto delle informazioni a riguardo ecco quelli che sono, in base alle teorie del dott. D’Adamo, i cibi consigliati e quelli sconsigliati a seconda del vostro gruppo sanguigno.

La dieta del gruppo sanguigno 0

Come vi avevamo già detto, il gruppo sanguigno 0 è quello del cacciatore, formatosi quando la caccia era il principale mezzo di sostentamento degli uomini. Gli appartenenti a questo gruppo sanguigno si caratterizzano per un sistema immunitario attivo e per un apparato digerente robusto, mentre lo stomaco e le articolazioni sono i loro punti deboli.

I cibi permessi per il gruppo sanguigno 0

Prodotti biologici, quinoa e amaranto, germogli di fieno greco, lenticchie e ceci, olio extravergine d’oliva estratto a freddo, crostacei, tofu, pane di soia, pane di riso, pane di segale, fagioli azuki, fagioli dall’occhio, alghe marine, aglio, bietole, broccoli, carciofi, cavolo rapa, cavolo verde, cipolle gialle e rosse, lattuga romana, peperoni rossi, porro, rafano, rape, scarola, spinaci, tarassaco, topinambur, verza, zucca, fichi freschi e secchi, noci, prugne, semi di zucca, sale marino integrale, tè verde.

I cibi vietati per il gruppo sanguigno 0

Salumi, insaccati e affettati in genere, carne suina, latte intero e scremato, parmigiano, provolone, ricotta, yogurt, uova, dolci a base di mais, gelato, couscous, melanzane, fragole, mandarini, mirtilli, funghi coltivati, patate dolci, olive greche e nere, arachidi, noce di cocco e noci brasiliane, pistacchi aceto di vino, condimenti speziati, bibite a base di cola e frizzanti, caffè, sottaceti, cacao e cioccolato.

La dieta del gruppo sanguigno A

Il gruppo sanguigno A è quello degli agricoltori e a differenza del gruppo sanguigno 0, quello A deve incentrare la propria alimentazione su verdura, frutta, cereali e soia, mentre è da evitare quasi completamente la carne.

I cibi permessi per il gruppo sanguigno A

Cereali integrali, fagioli azuki, fagioli neri, fagioli verdi, fagioli dall’occhio, lenticchie, aglio, bietole, broccoli, carciofi, carote, cavolo rapa, cavolo verde, cicoria, cipolle gialle, cipolle rosse, lattuga romana, rape, spinaci, tarassaco, topinambur, verza, zucca, albicocche, ananas, arachidi, ciliegie, fichi freschi e secchi, limoni, pompelmo, prugne, semi di zucca, olio extravergine d’oliva e di lino, frutti di bosco (mirtilli e more), latte di soia, pane di germe di grano, pane di soia, grano saraceno, tofu, tempeh, latte di soia, semi e frutta fresca, germogli in abbondanza, ricotta, uovo intero, formaggi a pasta dura e molle di ogni tipo, yogurt, malto d’orzo, melassa, caffè, alghe marine, zenzero.

I cibi vietati per il gruppo sanguigno A

Carne, salumi, insaccati, affettati, precotti, burro, latte intero e scremato, parmigiano, gelati, carni insaccate, in scatola e affumicate, farine di frumento, ceci, fagioli bianchi, fagioli rossi, fagioli lima, fagioli di spagna, crusca, cavolo bianco, cavolo rosso, melanzane, olive greche e nere, patate, peperoni gialli, rossi e verdi, pomodori, banane, mango, papaia, noce di cocco, noci brasiliane, olio di arachidi, olio di mais, aceto di vino.

La dieta del gruppo sanguigno B

Il gruppo sanguigno B è il gruppo dei nomadi, e rappresenta il momento di passaggio dall’agricoltura alla pastorizia. Gli appartenenti a questo gruppo sanguigno si caratterizzano per un apparato digerente forte, per essere molto adattabili e per avere un sistema immunitario attivo; possono seguire una dieta bilanciata e molto varia.

I cibi permessi per il gruppo sanguigno B

Ortaggi a foglia verde, broccoli, carote cavolini di Buxelles, cavolo bianco, cavolo rosso, cavolo verde, melanzane, patate dolci, peperoni gialli, rossi, verdi, verza, frutta fresca, ananas, banane papaia, prugne, uva, latte e latticini, ricotta, fiocchi di latte magro, formaggi di capra, uova, pane di miglio e riso, farro, fagioli bianchi, fagioli di lima e di Spagna, miele, zucchero di canna, dolci di riso, curry, zenzero, ginseng, olio extravergine di oliva, prezzemolo, rosmarino.

I cibi vietati per il gruppo sanguigno B

Salumi, carni di maiale, gorgonzola, gelato, dolci a base di mais, salatini, pane di frumento, fichi d’India, nocciole, pistacchi, semi di zucca, noce di cocco, arachidi, avocado, olio di mais, sesamo, olive, mais, tofu, crusca, frumento, couscous, farina d’orzo, germe di grano, grano saraceno, polenta, ceci, fagioli, lenticchie, carciofi, pomodori, rapanelli, topinambur, zucca.

La dieta del gruppo sanguigno AB

Il gruppo sanguigno AB è chiamato l’enigmatico, perché si è formato recentemente dalla mescolanza del gruppo sanguigno A e di quello B; questo gruppo sanguigno è quello che può mangiare di tutto, possiede un sistema immunitario molto adattabile, anche se può soffrire di anemia e patologie cardiocircolatorie.

I cibi permessi per il gruppo sanguigno AB

Riso, farro, fiocchi di latte magro, formaggio di capra, formaggio fresco magro, mozzarella, ricotta, uova, ortaggi (in particolare i pomodori, anche succo), uva nera (anche succo), olio extravergine d’oliva, tè verde, fiocchi formaggio di soia, pane di segale, pane di soia, pane e dolci a base di riso, fagioli bianchi e fagioli rossi, aglio, broccoli, cavolfiore, cavolo verde, cetrioli, melanzane, sedano, tarassaco, verza, ananas, arachidi, castagne, ciliegie, fichi freschi e secchi, kiwi, limoni, noci, pompelmo, prugne, uva, olio extravergine d’oliva.

I cibi vietati per il gruppo sanguigno AB

Carne, carni insaccate, in scatola e affumicate, burro, gorgonzola, parmigiano, provolone, dolci a base di mais, farina di mais, grano saraceno, ceci, fagioli azuki, fagioli di lima, fagioli di spagna, fagioli neri, fagioli dall’occhio, fave, carciofi, peperoni gialli, rossi e verdi, rapanelli, arance, banane, cachi, fichi d’india, mango, melagrana, nocciole, noce di cocco, semi di zucca, aceto di vino, sottaceti, cibi in salamoia.

Dieta del gruppo sanguigno: il mio personale parere

Nonostante molte persone che hanno seguito la dieta del gruppo sanguigno sostengano di essere dimagrite e di aver migliorato la propria salute, io – come dicevo anche all’inizio dell’articolo – NON sono particolarmente a favore di questa dieta visto che allo stato attuale non esiste nessuna prova scientifica del fatto che le lectine assunte con gli alimenti possano provocare delle reazioni di agglutinazione con gli antigeni, pertanto scegliere determinati alimenti in base al gruppo sanguigno di appartenenza non assicurerebbe né la perdita di peso né specifiche cure contro disturbi legati all’alimentazione o contro eventuali intolleranze alimentari. Prima di avventurarvi in questo tipo di dieta parlatene col vostro medico di fiducia!

FONTE: http://www.terranuova.it

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La dieta per prevenire l’ernia iatale ed evitare il reflusso gastroesofageo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO VERDURA CIBO VEGETALI DIETA DIMAGRIRE CUCINAIn medicina inl termine “ernia” indica la protrusione (cioè lo “spostamento in fuori”) di un organo o di un tessuto al di fuori della cavità corporea che normalmente lo ospita. L’ernia iatale (anche detta “ernia dello iato” o “ernia diaframmatica paraiatale”) è un tipo specifico di ernia in cui si verifica la protrusione – parziale o completa – dello stomaco attraverso lo iato esofageo, un piccolo foro del diaframma che permette il passaggio dell’esofago.

Le ernie iatali più diffuse sono principalmente di due tipi e sono raffigurate nella figura in basso:

1) Ernia iatale da scivolamento: più frequente, la riscontro spesso nei miei pazienti obesi, la pressione nell’area addominale supera la pressione diaframmatica e lo stomaco tende ad essere spinto verso l’alto, nel mediastino, attraverso lo hiatus diaframmatico. Non è necessariamente una condizione permanente, poiché la parte di stomaco interessata si sposta spesso superiormente ed inferiormente in base alla pressione esistente nell’addome: un pasto abbondante, uno sforzo, un colpo di tosse, il sollevamento delle gambe in posizione sdraiata o qualunque contrazione dei muscoli addominali possono facilitare lo scivolamento.

2) Ernia iatale paraesofagea: consiste in una rotazione dello stomaco lungo la grande curvatura, in modo tale che la parte superiore della stessa erni attraverso lo hiatus esofageo. Questa tipologia è meno comune della precedente, ma è decisamente più temibile poiché la giunzione gastro-esofagea rimane nella sua posizione naturale, e l’erniazione del fondo dello stomaco porta al suo strozzamento tra la parete dello iato e l’esofago. Può talvolta derivare da un intervento chirurgico correttivo di un’ernia iatale da scivolamento.

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO ERNIA IATALE DA SCIVOLAMENTO DA ROTOLAMENTO PARAESOFAGEA DIFFERENZE STOMACO IATO ESOFAGO DIAFRAMMA SFINTERE ESOFAGEO INFERIORE SEI ADDOME

Sintomi e segni di ernia iatale

Piccole ernie iatali in uno stadio iniziale di solito non causano sintomi particolari; tuttavia, quando la porzione di stomaco erniata è consistente, la risalita del contenuto gastrico nell’esofago provoca sintomi come bruciore, rigurgito e dolore al petto in sede retrosternale. Altri sintomi spiacevoli sono diarrea, difficoltà digestive, eruttazioni frequenti, rigurgiti, stipsi e, anche se meno frequentemente, vomito. Tali sintomi possono essere accompagnati da tosse, dispnea, asma, mal di gola e difficoltà di deglutizione. Una delle complicanze più comuni riscontrabili in chi soffre di ernia iatale è il reflusso gastroesofageo (patologia caratterizzata da un ritorno di materiale acido dallo stomaco verso l’esofago). Un corretto approccio dietetico è un’arma che riveste una notevole importanza sia nelle prevenzione che nella cura dell’ernia iatale.

Leggi anche:  Esofagite: cause, cronica, sintomi, cura, dieta, alimentazione

Una dieta errata può causare ernia iatale e reflusso

La dieta sembra rappresentare un elemento molto importante non solo nella corretta gestione dell’ernia iatale, intesa come prevenzione degli episodi di eruttazione e reflusso gastroesofageo, ma anche nell’origine di questa diffusissima malattia. Sin dal 1973, grazie agli studi epidemiologici di Burkitt, sappiamo che l’ernia iatale risulta abbastanza rara nei Paesi in via di sviluppo e addirittura misconosciuta nelle società rurali che hanno mantenuto uno stile di vita semplice e tradizionale. Due sono i fattori additati come principali responsabili della maggior incidenza dell’ernia iatale negli occidentali: il ridotto apporto di fibre nella dieta e la stitichezza che ne consegue. In particolare, elementi come il ridotto apporto di fibre e liquidi, la necessità di ignorare lo stimolo dell’evacuazione (a causa di impegni lavorativi), la posizione innaturale assunta sul wc rispetto a quella fisiologica (alla turca), determinano un aumento della pressione all’interno dell’addome durante l’evacuazione; tale aumento pressorio, se perpetuato nel tempo, comporterebbe un rilassamento progressivo delle strutture di ancoraggio dell’esofago distale, favorendo la risalita dello stomaco attraverso lo iato esofageo del diaframma (quindi provocando l’ernia iatale).

Obesità come causa di ernia iatale

Spiegare la differente incidenza dell’ernia iatale tra le popolazioni rurali africane e quelle urbane dei Paesi occidentali semplicemente sull’apporto di fibra della dieta, appare perlomeno riduttivo. Ad esempio anche l’iperalimentazione in sé, fatta di abbuffate frequenti, dilatando in maniera abnorme le pareti dello stomaco può spingerle con forza contro lo iato esofageo, favorendone l’erniazione. Analogo discorso per l’obesità o per la cattiva abitudine di indossare corsetti od abiti troppo stretti. Infine, è indubbio che lo stile di vita sedentario si associ ad una minore motilità intestinale (che predispone alla stitichezza), ma anche ad ipotonia muscolare con riduzione dell’elasticità e della robustezza anche dei fasci muscolari e dei tendini diaframmatici.

Consigli alimentari generali

In caso di ernia iatale, un primo, importante consiglio è quello di evitare le cosiddette abbuffate e nutrirsi assumendo piccoli pasti pur restando comunque attenti a rispettare il corretto introito calorico quotidiano. Meglio quindi privilegiare tanti pasti piccoli, che pochi grandi. Limitare (o ancora meglio evitare) gli alcolici, i superalcolici, le bevande gassate, il caffè, il tè, i formaggi grassi, le fritture, i condimenti piccanti e quelli a base di burro dovrebbero essere evitati.

E’ consigliabile poi limitare il consumo di particolari cibi quali l’aglio, la cipolla, la menta e il cioccolato; devono essere assunti con moderazione anche gli agrumi e i succhi che da essi derivano nonché il pomodoro e relativo succo. In generale possiamo dire che dobbiamo, nei limiti del possibile, orientarci verso un tipo di alimentazione che tenda a non favorire l’acidità gastrica.

E’ possibile consumare alimenti quali la pasta, il pane, il riso, carne magra, frutta (tranne, come detto, gli agrumi), formaggi magri, verdure e yogurt. Può essere utile bere un po’ più acqua del normale, pur senza esagerare (un aumento improvviso della quantità di liquidi nello stomaco può peggiorare la situazione).

Oltre alla dieta vi sono altre semplici regole alle quali è bene attenersi; ne citiamo alcune che sono dei capisaldi di un buon stile di vita: abolire il fumo, evitare gli stati ansiosi, evitare le situazioni stressanti e l’abuso di farmaci. Un altro consiglio per chi avverte i sintomi dovuti all’ernia iatale è quello di evitare, subito dopo i pasti, di coricarsi oppure di compiere sforzi eccessivi. È consigliabile dormire mettendo la testa sopra un cuscino, posizione che ostacola il reflusso. Da abolire l’abitudine che alcuni hanno di posizionare un cuscino sotto la pancia, abitudine che è causa di un’eccessiva pressione sullo stomaco; è bene anche, sempre per evitare tale eccesso di pressione, non indossare abiti troppo stretti in vita.
Quando gli accorgimenti dietetici e gli altri consigli di cui sopra non sono in grado di risolvere i problemi causati dall’ernia iatale, si dovrà ricorrere a interventi di tipo farmacologico; se anche questi non fossero sufficienti si dovrà prendere in considerazione la possibilità di intervenire chirurgicamente.

Le regole da seguire in caso di ernia iatale e reflusso

Sebbene la dieta non possa in alcun modo favorire il riassorbimento dell’ernia iatale, che se necessario può avvenire attraverso un intervento chirurgico, risulta senz’altro utile per il controllo dei sintomi associati e delle complicanze. Anche se una buona percentuale di pazienti affetti da ernia iatale non lamenta alcun sintomo, l’osservanza delle giuste regole dietetiche e comportamentali risulta importante per evitare che l’ernia cresca di dimensioni. In tal senso, la dieta corretta per il trattamento dell’ernia iatale non si discosta da quella vista per la corretta gestione alimentare dei pazienti colpiti da esofagite da reflusso:

  1. consumare pasti piccoli e frequenti, evitando i pasti troppo elaborati ed abbondanti;
  2. evitare le abbuffate specialmente prima di dormire;
  3. attendere almeno due o tre ore dal termine del pasto prima di coricarsi per il riposo notturno
  4. se durante il sonno dovessero manifestarsi episodi di reflusso acido, è consigliabile mettersi sul lato sinistro o – meglio ancora – rialzare la testa del materasso per adottare una posizione leggermente elevata del torace, ad esempio usando due cuscini sovrapposti;
  5. associare alla dieta regolare attività fisica, evitando gli sforzi fisici a testa in giù ed i carichi eccessivamente pesanti, che possono favorire la comparsa e l’aggravamento dell’ernia iatale;
  6. se in sovrappeso od obesi, adottare una dieta ipocalorica che aiuti a raggiungere il peso forma. Se l’obesità è di secondo o terzo grado, prendere in considerazione rimedi drastici, come la chirurgia bariatrica;
  7.  limitare il consumo di grassi, specie se cotti, anche sottoforma di condimenti aggiunti, poiché aumentano i tempi di digestione e riducono il tono dello sfintere esofageo inferiore, favorendo il reflusso associato all’ernia iatale;
  8. evitare il fumo, che similmente ai grassi può ridurre il tono sfinteriale;
  9. preferire fonti proteiche magre, come il pesce o il pollo, che sembrano aumentare il tono dello sfintere esofageo inferiore, prevenendo il reflusso acido associato all’ernia iatale;
  10. preferire metodi di cottura salutari, come quella al vapore e al cartoccio, limitando arrosti, fritti e grigliate (da sostituire con una sobria cottura alla piastra, evitando nel modo più assoluto la formazione delle classiche righe in corrispondenza delle strisce metalliche della griglia);
  11. masticare lentamente e deglutire con la stessa premura, se possibile consumare il pasto in un ambiente rilassato;
  12. se possibile, evitare di tornare di fretta al lavoro al termine del pasto, soprattutto se il vostro lavoro costringe l’addome a forti pressioni;
  13. non praticare attività fisica intensa a breve distanza da un pasto importante (concessa dopo lo spuntino pomeridiano);
  14. consumare una colazione abbondante ed abituarsi a mangiare poco a cena
  15. in caso di problemi digestivi frequenti, le regole base della dieta dissociata possono aiutare anche il paziente affetto da ernia iatale;
  16. quando si mangia troppo, una camminata di 30-40 minuti a passo tranquillo, a breve distanza dal termine del pasto, può evitare l’insorgere di acidità e bruciori di stomaco;
  17. limitare il consumo di tè, caffè ed alcolici;
  18. ridurre la presenza di spezie come pepe, peperoncino, curry e noce moscata nella dieta: potrebbero peggiorare l’acidità gastrica;
  19. seguire una dieta ricca di fibre alimentari e di liquidi per prevenire la stitichezza; se necessario assumere lassativi, ma evitare l’utilizzo cronico;
  20. evitare l’uso di cinture ed abiti troppo stretti in vita.

Se i sintomi peggiorano o diventano molto frequenti, consultate il vostro medico di fiducia e non sottovalutate mai il problema: come qualsiasi studente di medicina sa già dal secondo anno di università, un reflusso gastroesofageo cronico può costruire le basi per la formazione di un tumore esofageo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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La dieta per prevenire e curare i capelli bianchi

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO FACCIA BARBA CAPELLI FOLTI OCCHI BELLEZZA PELII capelli bianchi compaiono quando i capelli perdono il pigmento prodotto da cellule specializzate che si chiamano melanociti situate alle radici dei capelli. Anche i melanociti invecchiano e questo processo d’invecchiamento ne riduce la capacità di produrre il pigmento colorante chiamato melanina e i capelli cominciano a diventare sempre più grigi, fin quando i melanociti muoiono tutti e i capelli diventano bianchi. Ci possono essere molte cause della comparsa prematura dei capelli grigi e poi della morte di tutte le cellule che producono melanina, vediamole insieme.

Leggi anche: Perché cadono i capelli? Quanti capelli al giorno è normale perdere? E’ vero che i calvi hanno più testosterone?

CAUSE PRINCIPALI DELLA COMPARSA DEI CAPELLI BIANCHI

Le cause principali, sono:

  • Genetica: ovvero una predisposizione tramandata dai propri genitori e dai propri nonni.
  • Patologie: molto varie, tra cui: vitiligine, malattie che comportano squilibri della funzione tiroidea, l’alopecia areata.
  • Condizioni mediche: eventuali assunzioni di medicinali particolari possono provocare questo fenomeno.
  • Stile di vita: stress, sedentarietà, fumo di sigaretta, uso di droghe.
  • Una dieta carente di alcuni e determinati nutrienti: specialmente vitamine (alcune delle quali regolano proprio la produzione della melanina), proteine e sali minerali.

A tale proposito vi consiglio di leggere questo mio articolo:

ELEMENTI CHE NON DEVONO MANCARE NELLA DIETA PER PREVENIRE E CURARE I CAPELLI BIANCHI:

Il rame: la carenza di rame è una concausa della comparsa dei capelli bianchi. Il rame è importante per la produzione della melanina che è un pigmento che dà il colore ai capelli. Il rame è contenuto nel cioccolato fondente, nel fegato di manzo, nei semi di girasole, negli anacardi, nelle lenticchie, nelle ostriche, nei molluschi, nei funghi, nel burro di arachidi e nelle mandorle. Altri alimenti che contengono il rame sono il fagiolo di Lima, le cime di rapa, le patate dolci e gli spinaci. Il rame si trova in commercio anche sotto forma di preparati contenenti altri oligoelementi, benché gli alimenti citati ne contengano in genere dosi maggiori.

Il selenio: il selenio gioca un ruolo vitale nell’azione e nella produzione di alcuni ormoni, inclusi quelli correlati alla salute dei capelli ed al processo d’invecchiamento. Il selenio è utilizzato spesso per il trattamento dei capelli bianchi e ha un ruolo importante nel combattere il processo d’invecchiamento ed i radicali liberi. Il selenio è contenuto soprattutto nei molluschi, nel tonno, nel salmone, nel germe di grano, nell’uva passa, nella noce, nello sgombro, nelle noci brasiliane e nei semi di girasole.

Gli acidi grassi Omega 3: contenuti nel pesce e nell’olio da essi derivato sono molto importanti perché idratano, irrobustiscono e prevengono dunque la caduta dei capelli. In caso di carenza si possono assumere anche sotto forma di compresse gelatinose.

Le proteine: si deve considerare che il 90 % dei capelli è costituito dalle proteine. Esperimenti effettuati fornendo supplementi di gelatine, che sono una forma sotto cui si trovano le proteine, hanno messo in evidenza che nei soggetti trattati si è verificato, in sole 8 –10 settimane, un aumento del 45% della robustezza dei capelli. Quindi, le proteine alimentari sono sicuramente efficaci nell’aiutare a migliorare la salute dei capelli e dunque a ritardare la comparsa dei capelli bianchi.

VITAMINE IMPORTANTI PER PREVENIRE E CURARE I CAPELLI BIANCHI E LE MALATTIE DEL CUOIO CAPELLUTO:

Vitamina A: è una vitamina antiossidante che aiuta a produrre sebo nel cuoio capelluto e lo rende in tal modo più sano. Ricche risorse di questa vitamina sono: olio di fegato di pesce, carne, latte, formaggio, uova, spinaci, broccoli, carote, albicocche e pesche. La quantità giornaliera di vitamina A consigliata è di 5000 UI, un’assunzione eccessiva della stessa (superiore a 25.000 UI) può diventare addirittura tossica e causare la perdita di capelli ed altri gravi problemi di salute.
Vitamina B3 (niacina): favorisce la circolazione sanguigna verso il cuoi capelluto. Fonti alimentari sono: lievito di birra, germe di grano, pesce, pollo, tacchino e carne. Dose giornaliera raccomandata: 15 mg.
Vitamina B5 (acido proteico): impedisce la formazione dei capelli bianchi e la perdita dei capelli. Ricche fonti di questa vitamina sono: cereali integrali, lievito di birra, frattaglie e tuorli d’uovo. Dose giornaliera raccomandata: 4-7 mg.
Vitamina B6: previene la perdita dei capelli e aiuta a creare melanina. Alimenti con vitamina B6: lievito di birra, cereali integrali, verdure, frattaglie e tuorlo d’uovo. RDA: 1,6 mg; una quantità superiore rispetto quella consigliata può causare intorpidimento a mani e piedi.
Vitamina B12: previene la perdita dei capelli. È possibile trovare tale vitamina in: pollo, pesce, uova e latte. Si consiglia un’assunzione di 2 mg al giorno di vitamina B12.
Vitamina C: così come la vitamina A, anche questa è antiossidante; aiuta a mantenere la pelle ed i capelli in buono stato. Alimenti ricchi di vitamina C sono: agrumi, fragole, kiwi, ananas, pomodori, peperoni verdi, patate e verdure verde scuro. Dose giornaliera raccomandata: 60 mg.
Vitamina E: questa vitamina è un antiossidante che migliora la circolazione del sangue verso il cuoio capelluto. Ricche fonti di vitamina E sono: oli vegetali, olio di germe di grano, soia, semi crudi e noci, fagioli secchi e verdure a foglia verde. Dose giornaliera raccomandata: fino a 274 mg. L’assunzione di questa vitamina provoca un aumento della pressione sanguigna e una riduzione nella coagulazione del sangue, si consiglia pertanto di sentire un parere medico qualora si soffra di ipertensione.
Biotina: questa vitamina produce cheratina ovvero la sostanza che previene la perdita dei capelli e la comparsa dei capelli grigi. Fonti di biotina sono: lievito di birra, cereali integrali, tuorli d’uovo, fegato, riso e latte. La dose giornaliera raccomandata è di circa 150-300 mcg.
Inositolo: questa vitamina mantiene i follicoli dei capelli sani a livello cellulare. Alimenti ricchi di questa sostanza sono: cereali integrali, lievito di birra, fegato e agrumi. Dose giornaliera raccomandata: fino a 600 mg.

CONSIGLI GENERALI PER PREVENIRE E CURARE I CAPELLI BIANCHI

1) Cibi adatti. Alla luce degli elementi necessari alla salute del capello, i cibi consigliati per prevenire e curare i capelli bianchi sono soprattutto i legumi, le verdure a foglia verde, la frutta in genere, i pomodori, le patate, le lenticchie, il pesce (specie salmone e tonno al naturale), i molluschi ed il cioccolato fondente.

2) Le bevande giuste e quelle sbagliate. E’ consigliato bere un bicchiere colmo d’acqua alla mattina (e bere comunque molta acqua durante tutto il giorno per favorire idratazione ottimale) e non farsi mancare anche una tazza di spremuta di arancia in quanto questo frutto contiene grandi quantità di vitamina C, l’antiossidante per eccellenza che rafforza il sistema immunitario e combatte i radicali liberi rallentando il processo di invecchiamento. Al contrario è meglio evitare gli alcolici: il loro metabolismo produce una grandissima quantità di radicali liberi che invecchiano, non solo i capelli, ma anche la pelle.

3) Non fumare. Quello che inali col fumo è nemico della bellezza della tua pelle e dei tuoi capelli.

4) Trattamenti per capelli non aggressivi. Spesso si ricorre a trattamenti per capelli costosi con la convinzione che facciano solo bene alla nostra capigliatura, in realtà anche le migliori marche possono contenere sostanze chimiche che non sono propriamente indicate per la salute generale del nostro corpo e che quindi sarebbe meglio evitare. State attenti all’INCI quando acquistate un prodotto. Attenzione ai balsami e agli shampoo che usate!

CONSIDERAZIONI FINALI

La comparsa prematura dei capelli bianchi può essere prevenuta o, comunque, rallentata mediante stili di vita sani, una adeguata igiene dei capelli e del cuoio capelluto e, soprattutto, un’alimentazione corretta, sia nella quantità sia nella qualità degli alimenti. Ricordate: i capelli ricevono dal cibo che mangiamo il nutrimento che serve loro per crescere robusti e sempre colorati, facciamo in modo che tale nutrimento sia adeguato!

I migliori prodotti per la cura del capello 

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Asciugatura ed acconciatura dei capelli

Tintura dei capelli, ciglia, sopracciglia

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L’alimentazione ideale per sopravvivere al freddo inverno

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEVE FREDDO MONTAGNA COPPIA SESSO AMORE (2)Ormai ci siamo, tra pochissimi giorni finisce l’autunno ed entriamo ufficialmente in inverno, ed il calo delle temperature negli ultimi giorni sembra ribadirlo. Il freddo invernale aumenta il fabbisogno calorico del nostro corpo che deve bruciare un po’ di più per resistere alle temperature basse. Questo non significa che dobbiamo eccedere ed ingurgitare tutto ciò che vogliamo. Anche perché non viviano al Circolo Polare Artico e le temperature delle nostre case o dei nostri luoghi di lavoro, in generale, non sono poi tanto rigide. Durante l’inverno, dunque, si possono seguire delle indicazioni per poter scegliere gli alimenti più giusti sia per perdere qualche chilo, in vista delle abbuffate natalizie, sia per mantenersi in forma pur non potendo muoversi come d’estate.
Prima di tutto è necessario assumere alimenti che contengano molta vitamina C: agrumi, pomodori, ananas, broccoli, frutti di bosco, cavolfiori e kiwi. Prodotti in grado anche di proteggere dalle malattie da raffreddamento. Importante assumere anche antiossidanti utilissimi per gli anticorpi. Ottimi carote, zucca, patate, pomodori, spinaci, carciofi, cavolfiori, barbabietole rosse, broccoli e cime di rapa. Senza dimenticare la fondamentale vitamina E, quella che si trova nel germe di grano, nella mandorle, nelle nocciole, nelle patate, nei semi di girasole secchi, nell’olio extravergine di oliva e nell’olio di semi.
Inoltre non possono mancare dei suggerimenti utili anche durante l’inverno:

  • variate la scelta degli alimenti;
  • evitate cibi troppo grassi;
  •  mangiate pesce due volte a settimana;
  • date preferenza a cotture semplici e leggere;
  • evitate alimenti di difficile digestione come carni e formaggi grassi, frattaglie, salumi e salse – non saltate i pasti;
  • limitate l’uso di alcol, caffè, fritti e dolciumi.

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Mangiare cibi grassi diminuisce la fertilità maschile

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO AMORE COPPIA SESSO SESSUALITA ABBRACCIO MATRIMONIO MASTURBAZIONE ORGASMO (10)Mangiare cibi troppo grassi non fa solo male alla forma fisica e alla salute in generale, ma alla fertilità maschile in particolare. Negli ultimi 17 anni la densità degli spermatozoi nel liquido seminale è calata ad un ritmo molto elevato, pari all’1,9%. Colpa anche di quel che si mangia e dello stile di vita complessivo, diventato troppo sedentario. A giungere a questa conclusione è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Human Reproduction e amplificato dalla BBC, che viene ritenuto il più ampio mai condotto sullo stato di salute dello sperma maschile in un Paese ad alto tasso di sviluppo.

A realizzarlo è stato un team di ricercatori inglesi, che ha prelevato campioni del liquido seminale su 26 mila uomini dell’età media di 35 anni in Francia. Si tratta di cittadini senza problemi di sterilità, il cui sperma era stato raccolto in un database, il Fivnat , che custodisce campioni provenienti da 126 cliniche di tutto il Paese. Il risultato delle analisi è stato definito “estremamente impressionante”: dal 1989 al 2005 il numero di spermatozoi contenuti in un millimetro di seme è passato da 73,6 a 49,9 milioni,dunque al di sotto della fatidica soglia dei 55 milioni, sotto la quale si inizia a parlare di lentenzza di concepimento e possibili difficoltà a concepire. Il calo, pari al 33,4%, è dunque il segno di un trend che anche senza conferme scientifiche era stato più che intuito da addetti ai lavori e non.

Colpa dello stile di vita, degli elevati livelli di inquinamento della società, ma anche dell’alimentazione. “Non ci sono dubbi: il trend è reale e occorre intervenire. Qualcosa nel nostro stile di vita, nella dieta o nell’ambiente è causa del fenomeno e la tendenza è destinata a peggiorare” ha spiegato Richard Shape, docente di Salute riproduttiva all’Università scozzese di Edimburgo. Secondo i dati pubblicati, il problema è così concreto che un uomo su cinque corre il rischio di non poter avere figli.

Le cose non vanno meglio negli Stati Uniti, dove nel 2011 si è toccato il record negativo in quanto a numero di nascite: 63 nuovi nati ogni 1.000 donne fertili, rispetto ai 71 di 21 anni fa. D’altro canto lo studio non è il primo a mettere in relazione l’alimentazione con il calo di fertilità. Una ricerca della Harvard Medical School a Boston aveva infatti mostrato come, su un campione di 99 uomini presso una clinica della fertilità americana, il fatto di mangiare cibi con un elevato livello di grassi avesse come effetto una ridotta quantità di numero e densità di spermatozoi.

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Salute del neonato: la dieta del padre prima del concepimento è importante quanto quella della madre

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO FACCIA BARBA CAPELLI FOLTI OCCHI BELLEZZA PELI PADRE FIGLI FIGLIA FEMMINA ELETTRACari uomini che volete mettere incinta vostra moglie, da oggi avete un motivo in più per alimentarvi bene: la salute del vostro futuro figlio! Sotto con la verdura a foglie verdi, il pesce, la frutta e i cereali. Prima del concepimento dei vostri bimbi dovete fare il pieno di vitamina B9, l’acido folico che è contenuto in quegli alimenti, perché, dice uno studio della McGill University, pubblicato sulla rivista Nature communications, serve a scongiurare il rischio di aborto o di difetti di nascita. La ricerca ha dimostrato, infatti, che l’alimentazione dei padri prima del concepimento potrebbe avere un ruolo importante quanto quella della madre nella salute dei bebè. Secondo gli scienziati, le regioni dell’epigenoma dello sperma sono molto sensibili alla dieta e esse vanno a incidere sulla cosiddetta mappa epigenomica che influenza lo sviluppo, il metabolismo e le malattie nella prole, sul lungo termine. Da oggi si mangia sano: vostro figlio vi ringrazierà già dalla pancia di vostra moglie!

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Perchè queste mozzarelle sono blu?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Filler Cavitazione Peso Dimagrire Pancia Grasso Dietologo Cellulite Senologo Pene H Grasso Pancia Sessuologo Auguri Buon Natale 2013 Feste PERCHE MOZZARELLE SONO BLUNon so se ve lo ricordate ma qualche tempo fa era scoppiato il caso delle “mozzarelle blu”. All’inizio non si riusciva a capire la vera causa di questo fenomeno, ma forse oggi – grazie ad una ricerca italianissima – sappiamo la verità: è tutta colpa di un ceppo batterico che, per la prima volta, è stato isolato dai ricercatori dell’Università di Padova che hanno stabilito che è ‘figlio’ di un pesticida usato in agricoltura. Il gruppo di ricerca dell’area di “Ispezione degli alimenti di origine animale” del Dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione (Bca) ha identificato, infatti, per la prima volta in modo accurato, il gruppo di batteri responsabili delle così dette “mozzarelle blu”. Lo studio sarà pubblicato sulla rivista scientifica Food Microbiology il cui Editor in Chief è Mary Lou Tortorello, responsabile del dipartimento di microbiologia degli alimenti della Food and Drug Administration (Fda) americana. I ceppi batterici che danno il colore blu alle mozzarelle sono stati in parte raccolti con la collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Questi batteri appartengono ad un gruppo geneticamente ben distinto della specie Pseudomonas fluorescens, strettamente correlato ad un ceppo che viene usato in agricoltura come pesticida nella lotta biologica sia negli Stati Uniti che in Canada.

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Latte biologico intero migliore di quello scremato

MEDICINA ONLINE MILK LATTE PASTORIZZATO STERILIZZATO UHT ALTA QUALITA FRESCO LUNGA CONSERVAZIONE MICROFILTRATO INTERO PARZIALMENTE SCREMATO LIPIDI GRASSI COLESTEROLO BAMBINI NEONATI LATTANTI DIETA CALORIE GIRASOLEIl latte intero proveniente da mucche allevate in fattorie biologiche in America, fa meglio alla salute di quello regolare e persino di quello biologico, ma interamente o parzialmente scremato. E’ questa la conclusione di una analisi scientifica pubblicata su ‘Plos One’ e condotta negli Usa dal Centro per la agricoltura sostenibile della Washington university. Lo studio ha osservato che il latte biologico intero – che in America si chiama ‘organico’ – contiene la piu’ alta concentrazione di acidi grassi omega-3 (il 4%) benefici per la salute, rispetto sia al latte regolare che a quello organico ma scremato. Quest’ultimo non contiene alcun acido grasso.

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