Differenza tra bypass ed angioplastica con stent: vantaggi e svantaggi

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONEL’angioplastica è una metodica utilizzata in ambito medico per dilatare un restringimento del lume (stenosi) di un vaso sanguigno, causato nella maggior parte dei casi dalla presenza di una placca ateromasica che – se posizionata nei vasi coronarici, può determinare infarto del miocardio. La dilatazione del vaso viene effettuata per mezzo di uno speciale catetere a palloncino che viene introdotto mediante la puntura percutanea di un’arteria, portato fino al vaso stenotico e successivamente gonfiato in corrispondenza del restringimento, in modo da ripristinare il normale diametro del vaso e permettere un incremento del flusso sanguigno. Nella maggior parte dei casi la procedura si completa con l’applicazione di una reticella metallica, ricoperta o meno da farmaco, detta stent, che rende più efficace la dilatazione vasale. La procedura di angioplastica si esegue in anestesia locale: il paziente è quindi sveglio e cosciente. L’intervento dura mediamente intorno ai 45 minuti – 1 ora, a seconda della complessità della lesione da trattare.

Un “by-pass” (o più semplicemente “bypass”) è un ramo della circolazione sanguigna, creato dal chirurgo, utilizzato per evitare e passare oltre (bypassare) una ostruzione posta a livello di un vaso, che non permette il normale fluire del sangue. Più in particolare, il bypass aorto-coronarico (CABG o cabbage, da Coronary Artery Bypass Graft surgery) è l’intervento cardiochirurgico che – tramite l’uso di vasi prelevati dal paziente stesso come la vena safena o l’arteria mammaria – permette di superare un condotto coronarico ostruito parzialmente o totalmente e quindi di evitare episodi ischemici come l’infarto miocardico acuto.

Bypass o angioplastica con stent: qual è preferibile?
Entrambe le tecniche hanno quindi lo scopo di “superare” l’ostruzione e permettere al sangue di arrivare al miocardio: quale preferire? Non esiste una tecnica necessariamente migliore dell’altra, ogni caso deve essere analizzato in modo specifico e spesso non è semplice individuare quale trattamento, chirurgico o non chirurgico, sia più adatto ad un determinato paziente. Le procedure di angioplastica, nate oltre 20 anni fa, sono oramai diventate una delle principali alternative non chirurgiche agli interventi di bypass nel trattamento di patologie cardiache. E dai primi casi su pazienti con ostruzione di un singolo vaso si è passati ad intervenire in casi di patologie multivasali, con una varietà di possibili opzioni (angioplastica, stent, aterectomia, ecc.).

Quanto più la patologia è avanzata e riguarda un numero maggiore di arterie, tanto più il ricorso alla chirurgia di by-pass potrebbe essere la scelta migliore.

Viceversa, se la patologia non è in uno stadio avanzato e le occlusioni sono limitate, potrebbe essere raccomandato il ricorso ad una soluzione non chirurgica.

E’ sempre comunque il medico a decidere il trattamento migliore per ogni singolo paziente.

La tabella che segue riassume i principali benefici e gli svantaggi delle differenti opzioni:

Vantaggi Svantaggi
Angioplastica con applicazione di stent
  • Intervento minore
  • Tempi di degenza più brevi
  • Bassi rischi di complicanze post-operatorie
  • Il flusso può non essere completamente ristabilito
  • Potenziale necessità di intervento successivo (angioplastica o by-pass)
  • Più frequente ripresa d’angina
Chirurgia
By-pass
  • Il flusso è ristabilito in modo più completo
  • Meno frequente ripresa d’angina
  • Minor necessità di ricorso ad intervento successivo (angioplastica o by-pass)
  • Intervento più complesso
  • Rispetto all’angioplastica, possibili superiori rischi di complicanze post-operatorie
  • Tempi di degenza più lunghi

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Differenza tra creatina e carnitina: quale delle due preferire?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelA cosa servono la L-carnitina e la creatina e che differenza c’è tra le due sostanze? Quando è meglio preferire l’una e quando l’altra?

La L-carnitina è un aminoacido non essenziale (a volte condizionatamente essenziale) che svolge un ruolo cruciale nel trasferimento degli acidi grassi ai mitocondri, favorendo la produzione di energia. La L-carnitina favorisce un migliore assorbimento delle sostanze nutrienti dal cibo, permette di potenziare la muscolatura e riduce la massa grassa quando il consumo energetico è aumentato a causa di un’attività sportiva. La peculiarità principale dell’integratore di carnitina è dunque quella di riuscire a favorire la trasformazione del grasso depositato nell’organismo in energia da spendere nel corso della prestazione sportiva. Riuscire a migliorare questo processo di trasformazione ha una duplice valenza: da un lato garantisce all’atleta una quantità di energia importante, dall’altro inoltre può stimolare il dimagrimento. Ovviamente, sia chiaro, l’integratore di carnitina non può intendersi come una sorta di brucia grassi, ma come detto è una sostanza che può agire in maniera mirata favorendo la trasformazione del tessuto adiposo in energia. Nel caso in cui si desideri smaltire dei chili di troppo, l’integratore di carnitina può rivelarsi prezioso se assunto in concomitanza di un allenamento aerobico costante e sufficientemente arduo. Gli studi hanno dimostrato che la combinazione di L-carnitina e carboidrati ha effetti ergogenici e può migliorare ed aumentare i risultati dell’esercizio dell’11%. Quindi, sarebbe ideale assumere l’integratore L-carnitina, con una ragionevole quantità di carboidrati ad azione rapida (destrosio o maltodestrine).

La creatina è invece un aminoacido già presente nel corpo umano e si trova naturalmente nelle carni, in latte, uova, pesce, ecc. Il suo consumo aumenta la potenza muscolare e ci regala più forza durante l’allenamento di potenza, minimizzando anche l’accumulo di acido lattico.

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Carnitina o creatina?
La carnitina è una sostanza spesso confusa con la creatina, tuttavia vi sono notevoli differenze tra questi due tipi di integratori. Mentre la creatina determina un aumento della forza ed è l’ideale per chi pratica sport che richiedono potenza, come ad esempio il body building, la carnitina è invece più indicata per il dimagrimento in quei soggetti che svolgono discipline di tipo aerobico le quali richiedono un grande sforzo a livello di resistenza, come ad esempio il ciclismo o la corsa, dal momento che favorisce l’uso del grasso depositato nell’organismo. Ovviamente nulla vieta che le due sostanze possano essere assunte insieme. Per quanto riguarda il dosaggio medio, generalmente si raccomanda l’assunzione di 2-4 g di L-carnitina al giorno e di 3 – 5 g di creatina al giorno, assunti insieme 30/20 minuti prima dell’inizio dell’allenamento.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra metafora, metonimia, sineddoche e personificazione con esempi

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La metafora è una figura retorica che consiste nel sostituire una parola con un’altra per rafforzare il concetto. E’ un paragone che avviene tra due elementi introdotti da un nesso (come, così,tal, ecc..). La metafora è un paragone tra due realtà lontane che hanno però un elemento in comune.

Esempi

  • Invece di dire Achille è forte e invincibile possiamo dire Achille è un leone;
  • Invece di dire Il mio amore per te è enorme, usando una metafora possiamo dire Il mio amore per te è un mare;
  • Invece di dire Angela ha i capelli biondi può  possiamo dire Angela ha i capelli d’oro.

Metonimia
La metonimia (pronunciabile tanto metonimìa, alla greca, quanto metonìmia, alla latina; il termine deriva dal greco μετωνυμία metōnymía, composto da μετά metà “attraverso/oltre” e ὄνομα ònoma “nome”, con significato “scambio di nome”) è una figura retorica che consiste nella sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di vicinanza, attuando una sorta di trasferimento di significato. La metonimia è una figura retorica del tutto paragonabile alla sineddoche; risulta perciò molto spesso arduo distinguerle. Nella metonimia la relazione è di tipo qualitativo, nella sineddoche di tipo quantitativo (la parte per il tutto, il genere per la specie, il singolare per il plurale).

Esempi
Esistono numerosi tipi di modalità di sostituzione, per esempio:

  • l’autore per l’opera (“mi piace leggere Dante” / le opere di Dante, “ascolto Mozart” / le opere di Mozart.)
  • la causa per l’effetto (“ha una buona penna” / egli sa scrivere bene)
  • il contenente per il contenuto (“bere un bicchiere” / il vino del bicchiere)
  • l’astratto per il concreto (“confidare nell’amicizia” / negli amici)
  • il concreto per l’astratto (“ascoltare il proprio cuore” / i propri sentimenti, “ha gli strumenti” / ha le capacità)
  • la materia per l’oggetto (“ammiro i marmi del Partenone” / ammiro le statue del Partenone)
  • la sede o l’odonimo per l’istituzione (“notizie da Montecitorio” / notizie provenienti dalla camera dei deputati): si parla in questo caso di “metonimia topografica”[2]

In tutti questi casi il termine usato indica comunque il concetto da esprimere malgrado la mancanza del termine proprio, in quanto tra le due parole c’è una connessione diretta o indiretta.

Sineddoche
La sineddoche consiste nella sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di carattere quantitativo (la parte per il tutto o viceversa, il singolare per il plurale o viceversa – se si basa sulla quantità delle cose oggetto della sineddoche; il genere per la specie o viceversa, dunque la somiglianza – se invece si basa sulla qualità delle cose oggetto della sineddoche). La sineddoche è una figura retorica simile alla metonimia (a volte risulta arduo distinguerle). La metonimia, però, si basa su una relazione di carattere qualitativo, e non quantitativo, tra i due termini.

Esempi
Si ha una sineddoche quando si indica:

  • la parte per il tutto: “tetti” al posto di “case”, “scafo” al posto di “nave”, “Inghilterra” al posto di “Regno Unito”, “Olanda” al posto di “Paesi Bassi”, “inglese” al posto di “britannico”, “Monte Carlo” al posto di “Monaco”,
  • il tutto per la parte: “America” al posto di “Stati Uniti d’America”, “americano” al posto di “statunitense”, cappotto di “renna”, ovvero fatto con la pelle della renna;
  • il genere per la specie: “il felino” per “il gatto”, “la belva lo azzannò” per “il leone lo azzannò”;
  • la specie per il genere: “i grandi gatti” (big cats) per i felini come il leone o la tigre;
  • il singolare per il plurale: “l’italiano” all’estero per “gli italiani” all’estero;
  • il numero determinato per l’indeterminato (“mille” saluti per “molti” saluti);
  • il numero indeterminato per il determinato: il libro ebbe “innumerevoli” ristampe.

Personificazione
La personificazione è una figura retorica che consiste nell’attribuzione di comportamenti, pensieri, tratti (anche psicologici e comportamentali) umani a qualcosa che umano non è. Oggetto di personificazione può ben essere un oggetto inanimato, un animale, ma anche un concetto astratto, come la pace, la giustizia, la vendetta ecc.

Esempi

  • Zacinto o materna mia terra;
  • Voi, grandi boschi,[…] urlate come l’organo.

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Differenza tra metafora, similitudine, paragone, allegoria e simbolo con esempi

MEDICINA ONLINE STUDIO STUDIARE LIBRO LEGGERE LETTURA BIBLIOTECA BIBLIOGRA LIBRERIA QUI INTELLIGENTE NERD SECCHIONE ESAMI 30 LODE UNIVERSITA SCUOLA COMPITO VERIFICA INTERROGAZIONE ORALEMetafora

La metafora è una figura retorica che consiste nel sostituire una parola con un’altra per rafforzare il concetto. E’ un paragone che avviene tra due elementi introdotti da un nesso (come, così,tal, ecc..). La metafora è un paragone tra due realtà lontane che hanno però un elemento in comune. Il termine “metafor” deriva dal greco μεταϕορά che significa “trasferimento”.

Esempi

  • Invece di dire Achille è invincibile possiamo dire Achille è un leone;
  • Invece di dire Il mio amore per te è enorme, usando una metafora possiamo dire Il mio amore per te è un mare;
  • Invece di dire Angela ha i capelli biondi possiamo dire Angela ha i capelli d’oro.

Similitudine

La similitudine è una figura retorica fondata sulla somiglianza logica o fantastica di due eventi, immagini o successioni di pensiero. I due concetti messi in relazione sono collegati fra loro grammaticalmente da avverbi di paragone o locuzioni avverbiali chiamati “protasi” e “apodosi”: così…come; tale…quale. La metafora si differenzia dalla similitudine per l’assenza di avverbi di paragone. Il termine “similitudine” deriva dal latino “similitudo”, ossia “somiglianza”.

Esempi

  • Sei così forte come lo è un dio.
  • Così splendente come un sole d’estate.
  • Così rara come un’oasi nel deserto.

Paragone

Il paragone mette a confronto due persone, cose o situazioni per giudicare delle loro somiglianze o diversità o per riconoscere quale sia il valore dell’una rispetto all’altra. E’ importante distinguere similitudine e paragone: a differenza del paragone, la similitudine non prevede che i due elementi possano essere intercambiabili e che quindi il confronto valga anche in senso inverso.

Esempi

  • Marco è così veloce come lo è un fulmine è una similitudine, poiché non posso dire: il fulmine è veloce come Marco;
  • Marco è così veloce come lo è Giovanni è un paragone, poiché è possibile affermare che Giovanni è veloce come Marco: la frase esprime lo stesso concetto della precedente.

Allegoria

L’allegoria è una figura retorica per cui qualcosa di astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta: in essa, come nella metafora, vi è la sostituzione di un oggetto ad un altro ma, a differenza di quella, non si basa sul piano emotivo bensì richiede un’interpretazione razionale di ciò che sottintende. Semplificando, la differenza tra metafora e allegoria è il piano su cui queste due figure retoriche operano, con la prima che punta sull’emozione e in base a questo viene interpretata e la seconda che invece usa la razionalità. L’allegoria opera quindi su un piano superiore rispetto al visibile e al primo significato: spesso l’allegoria si appoggia a convenzioni di livello filosofico o metafisico. La funzione dell’allegoria è in genere quella di criticare, fare satira o politicizzare una questione morale e/o religiosa. Il termine “allegoria” deriva dal greco antico αλληγορία, composto da ἀλλή e ἀγορεύω, termini che significano letteralmente “altro” e “parlare”.

Esempio
Tipicamente allegorica è l’interpretazione per cui, nella Divina Commedia di Dante Alighieri, le tre fiere del primo canto dell’Inferno rappresentano i peccati del protagonista, mentre Virgilio e Beatrice rappresentano rispettivamente la Ragione e la Teologia.

Un celebre romazo allegorico è “La fattoria degli animali” (Animal Farm), scritto da George Orwell nel 1945: in cui il maiale Palla di neve rappresenta il rivoluzionario, il maiale Napoleon il politico opportunista, il cavallo il lavoratore, l’asino l’intellettuale disilluso, i gatti il popolo furbo ed egoista, le pecore il popolo suggestionabile ed ignorante.

Simbolo

Un “simbolo” è qualsiasi cosa (segno, gesto, oggetto, animale o persona), la cui percezione susciti un’idea diversa dal suo immediato aspetto sensibile all’interno del contesto di riferimento. Il contesto è importante visto che, nonostante il fatto che alcuni simboli siano validi pressoché universalmente, altri simboli possono assumere un significato particolare in un certo contesto ed un altro significato in altri contesti. Un simbolo è qualcosa di più concreto, statico, assoluto rispetto all’allegoria.

Esempi:

  • un’aquila è simbolo di regalità e di forza;
  • la bandiera italiana è simbolo della nostra patria;
  • l’occhiolino è simbolo di intesa;
  • la colomba è simbolo di pace.

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Differenza tra anuria e ritenzione urinaria

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA ANURIA RITENZIONE URINARIA ISCURIA.jpgCon il termine “anuria” si intende la sospensione quasi totale della produzione di urina, con diuresi inferiore a 100 ml nelle 24 ore.

Con “ritenzione urinaria” (o iscùria), si intende invece l’accumulo di urina nella vescica, come conseguenza dell’incapacità – parziale o totale – della vescica di svuotarsi.

In pratica – pur avendo entrambe in comune il risultato della mancata emissione di urina dal meato uretrale – nella ritenzione urinaria l’urina viene prodotta dai reni ed inviata in vescica, dove l’urina rimane bloccata, mentre invece nell’anuria l’urina non viene proprio prodotta o comunque viene prodotta in quantità estremamente minime.

Cause diverse
L’anuria è spesso causata da uno scarso afflusso di sangue al rene o da un danno renale, ed è espressione di una brusca interruzione della funzione renale, invece la ritenzione urinaria è causata quasi sempre da ostacoli nel passaggio dell’urina (da ipertrofia prostatica, stenosi dell’uretra, presenza di calcoli che occludono l’uretra) o da danni nervosi che determinano iperreflessia detrusoriale. In pratica nell’anuria il problema è quasi sempre a monte degli ureteri, mentre nella ritenzione urinaria il problema è a valle degli ureteri.

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Diagnosi differenziale
Nella maggioranza dei casi è abbastanza facile capire se la mancata emissione di urina è legata ad anuria o a ritenzione urinaria, specie nelle fasi tardive. L’accumulo di urina presente nella ritenzione urinaria (e non nell’anuria) dà come segno il “globo vescicale” cioè una condizione caratterizzata dall’aumento di volume della vescica che può arrivare a contenere fino a 3000/4000 mL: il globo vescicale è solitamente ben riconoscibile anche solo alla vista, nel basso addome (vedi foto in alto).

Terapie diverse
In entrambi i casi la cura definitiva sarà necessariamente secondaria alla scoperta della causa a monte che causa le due condizioni. In caso di ritenzione urinaria, si provvederà con neuromodulazione sacrale (impianto di un elettrocatetere che produce una parestesia che dà sollievo e beneficio ai pazienti affetti da disordini cronici funzionali del basso tratto urinario) ed ovviamente a cateterismo urinario (inserimento di un catetere Foley). Nell’anuria invece diventa importantissimo scoprire le cause del probabile danno renale ed intervenire velocemente su esse.

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Differenza tra pneumociti di tipo I e di tipo II

MEDICINA ONLINE CELLULA RIPRODUZIONE GAMETI CELL WALLPAPER PICS IMAGE PICTURE PIC HI RESOLITION HI RES TESSUTO LINFOCITI T B MACROFAGI IMMUNITA AUTOIMMUNITARIEGli pneumociti sono le cellule che, insieme ai macrofagi alveolari, costituiscono l’epitelio degli alveoli polmonari. In base alla morfologia cellulare si dividono in pneumociti di tipo I e di tipo II.

Pneumociti di tipo I

Gli pneumociti di tipo I, definiti anche piccole cellule alveolari, ricoprono circa il 90% della superficie alveolare totale. Sono cellule piccole, sottili, le quali si sviluppano come un sottile film che ricopre la superficie dell’alveolo. Gli pneumociti di tipo I aderiscono alla superficie dei vasi capillari tramite la membrana basale, permettendo la diffusione e lo scambio dei gas. Gli pneumociti di tipo I sono cellule che non si possono replicare e sono suscettibili ad un ampio numero di effetti tossici.

Pneumociti di tipo II

Gli pneumociti di tipo II, pur essendo presenti in numero uguale agli pneumociti di tipo I, per la loro particolare morfologia (cellule cilindriche) occupano solo il 5% della superficie alveolare. La maggior parte di essi contengono vacuoli difficilmente colorabili chiamati corpi lamellari.

Sebbene poco numerosi, rappresentano cellule di notevole importanza nella funzionalità del polmone, poiché sono responsabili:

  • della secrezione del surfattante, composto fosfolipoproteico che abbassa la tensione superficiale e favorisce gli scambi gassosi,
  • della rigenerazione degli pneumociti di tipo I.

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Differenza tra vie aeree superiori ed inferiori

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATLe vie aeree sono varie strutture anatomiche formate da organi cavi in cui le sostanze gassose, vengono trasportate da o verso i polmoni. Devono essere mantenute costantemente pervie, cioè libere da ostruzioni, motivo per cui sono sostenute esternamente da una struttura ossea o cartilaginea e muscolare. Pur essendo in continuità tra di loro, vengono suddivise in vie aeree superiori ed inferiori, in base ad aspetti organogenetici e clinici.

Superiori

Le vie aeree superiori sono costituite da:

  • naso esterno e cavità orali;
  • fosse nasali e seni paranasali;
  • faringe;
  • laringe, tessuto cartilagineo.

Si trovano nel primo tratto dell’apparato respiratorio e sono parzialmente in comune con l’apparato digerente. Tra le funzioni accessorie delle vie aeree superiori vi sono l’umidificazione ed il riscaldamento dell’aria, oltre alla cattura del pulviscolo per mezzo del muco, espulso verso l’alto tramite le ciglia dell’epitelio.

Gli organi delle vie aeree superiori derivano dai quattro archi faringei, che compaiono circa alla quinta settimana di sviluppo embrionale.

Inferiori

Le vie aeree inferiori sono costituite da:

  • trachea, tessuto cartilagineo;
  • bronchi, anelli di tessuto cartilagineo sulla parte anteriore, mentre nella parte posteriore tessuto connettivo.

Polmoni

Il polmone è l’organo essenziale per la respirazione dei vertebrati. La sua principale funzione è di trasportare l’ossigeno dall’atmosfera al sangue e di espellere l’anidride carbonica dal sangue e di inviarla nell’atmosfera. I polmoni hanno vita autonoma, possono funzionare indipendentemente l’uno dall’altro, sia per il nutrimento che per la vascolarizzazione. Sono rivestiti da una membrana chiamata pleura viscerale, che a sua volta si continua in una pleura parietale che riveste la cavità toracica. Il sottile spazio tra le due membrane, spazio pleurico, è ripieno di un liquido che riduce l’attrito tra polmone e parete toracica e aiuta a creare una pressione negativa tra le due membrane, impedendo il collasso dei polmoni e la chiusura delle vie aeree inferiori.

La trachea si biforca in due bronchi, ciascuno dei quali conduce ad un polmone. All’interno dei polmoni, i bronchi si ramificano ripetutamente in tubi sempre più sottili chiamati bronchioli, i quali terminano in grappoli di sacche aeree chiamate alveoli. Quest’ultimi cedono al sangue l’ossigeno appena inalato, scambiandolo con l’anidride carbonica, che lo stesso sangue ha trasportato da tutto l’organismo.

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Differenza tra pandoro e panettone

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE SFOGLIATA LIEVITAZIONE INGREDIENTI ZUCCHERO A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZE DIETA CIBO DOLCE COLOMBA PASQUA BUONE FESTE CAPODANNO.jpgQuali sono le differenze tra i due dolci natalizi più famosi al mondo? Scopriamolo insieme!

Pandoro

Il pandoro è un prodotto dolciario da forno a pasta morbida , ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma a tronco di cono con sezione a stella ottagonale e con superficie esterna non crostosa , una struttura soffice e setosa ad alveolatura minuta ed uniformeed aroma caratteristico di burro e vaniglia .
Salvo quanto previsto all’art. 7, l’impasto del pandoro contiene i seguenti ingredienti:

farina di frumento, zucchero, uova di gallina di categoria «A» o tuorlo d’uovo, o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del 4% in tuorlo, materia grassa butirrica, in quantità non inferiore al 20%, lievito naturale costituito da pasta acida, aromi di vaniglia o vanillina, sale.

E’ facoltà del produttore aggiungere anche i seguenti ingredienti: latte e derivati, malto, burro di cacao, zuccheri, lievito avente i requisiti di cui all’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 30 Novembre 1998, n. 502, fino al limite dell’1%, zucchero impalpabile, aromi naturali e naturali identici, emulsionanti, il conservante acido sorbico, il conservante sorbato di potassio.

Panettone

Il panettone è un prodotto dolciario da forno a pasta morbida , ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma a base rotonda con crosta superiore screpolata e tagliata in modo caratteristico , di struttura soffice ad alveolatura allungata e aroma tipico di lievitazione a pasta acida .
Salvo quanto previsto all’art. 7, l’impasto del panettone contiene i seguenti ingredienti:

farina di frumento, zucchero, uova di gallina di categoria «A» o tuorlo d’uovo, o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del 4% in tuorlo, materia grassa butirrica in quantità non inferiore al sedici per cento, uvetta e scorze di agrumi canditi in quantità non inferiore al 20%, lievito naturale costituito da pasta acida, sale.

E’ facoltà del produttore aggiungere anche i seguenti ingredienti: latte e derivati, miele, malto, burro di cacao, zuccheri, lievito avente i requisiti di cui all’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 30 Novembre 1998, n. 502, fino al limite dell’1%, aromi naturali e naturali identici, emulsionanti, il conservante acido sorbico, il conservante sorbato di potassio.

Differenze tra pandoro e panettone

Come abbiamo visto, al di la del gusto personale e delle varie marche, la differenza tra i due dolci è negli ingredienti. Nel panettone ci sono più uova e soprattutto ci sono canditi ed uvetta che mancano nel pandoro, ma soprattutto nel tipo di lavorazione e tempi di lievitazione. Il panettone è fatto con il lievito madre mentre il pandoro può essere fatto anche con il lievito di birra inoltre il panettone deve lievitare per circa 2-3 giorni mentre il pandoro 18 o al massimo 36 ore).

La quantità di burro non è molto differente, ma nel pandoro è maggiore, inoltre nel pandoro è inserito con la “sfogliatura” (il metodo che si usa per la pasta sfoglia) mentre nel panettone viene inserito direttamente nell’ultimo impasto, da ciò deriva che il pandoro ha un’alveolatura più fine e fitta rispetto al panettone.

Tra i due dolci cambiano anche gli aromi, più fruttati quelli del panettone, vanigliati quelli del pandoro. Il pandoro ha una pasta che risulta più giallastra, rispetto al pandoro, e sa di brioche. Il pandoro è anche generalmente più dolce e morbido rispetto al panettone.

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