Quante ossa ha il piede e come si chiamano?

 

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma QUANTE OSSA PIEDE CHIAMANO NOMI NOME Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgOgni piede contiene 26 ossa (28 se si comprendono le ossa sesamoidi costanti del piede), significa che in entrambi i piedi noi esseri umani abbiamo 52 ossa totali.

Ossa del tarso (posteriormente), in numero di 2:

  • Astragalo (o talo);
  • Calcagno (2).

Ossa del tarso (medialmente), in numero di 2:

  • Scafoide tarsale (o navicolare tarsale);
  • Cuboide.

Ossa del tarso (anteriormente), in numero di 3:

  • Cuneiforme mediale;
  • Cuneiforme intermedio;
  • Cuneiforme laterale.

Ossa del metatarso, in numero di 5:

  • primo osso metatarsale;
  • secondo osso metatarsale;
  • terzo osso metatarsale;
  • quarto osso metatarsale;
  • quinto osso metatarsale.

Ossa delle dita del piede, in numero di 14:

  • 5 Falangi prossimali (o prime falangi);
  • 4 Falangi intermedie (o seconde falangi, o medie falangi);
  • 5 Falangi distali (o terzefalangi).

La “mancanza” di una falange intermedia è spiegata col fatto che l’alluce, come il pollice della mano, è formato da due sole falangi, quella prossimale e quella distale.

Le due ossa sesamoidi costanti del piede sono distinte in mediale e laterale, sono comprese nei tendini del muscolo flessore breve dell’alluce.

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Differenza tra osso compatto e spugnoso

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO PARI IMPARI SCHELETRO UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE CERVELLO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO.jpgUn osso può essere costituito da tessuto fibroso o da tessuto lamellare. Il tessuto osseo lamellare è a sua volta suddivisibile in spugnoso e compatto.

Osso spugnoso (o trabecolare)

L’osso spugnoso lo si ritrova principalmente nella parte più interna delle ossa, a livello delle ossa brevi, delle ossa piatte e delle epifisi delle ossa lunghe. Come il nome stesso lascia intendere, al microscopio si presenta come una spugna e al suo interno si notano molti spazi tra le specole (o trabecole). Le trabecole, variamente orientate e intersecate tra loro, delimitano cavità, dette cavità midollari, che contengono midollo rosso (ematopoietico) e giallo (grasso). Il tessuto spugnoso conferisce all’osso leggerezza, grazie alla sua struttura alveolare, e Osso spugnosopermette ai muscoli di muovere le ossa più agevolmente. La distribuzione delle trabecole dipende dalle linee di carico; l’osso spugnoso è quindi adatto a sopportare sollecitazioni non troppo forti, ma che arrivano da diverse direzioni. Questo tipo di osso, è più abbondante a livello della colonna vertebrale, delle costole, della mascella e del polso. Costituisce solo il 20% della massa scheletrica, ma rappresenta la componente metabolica più attiva.

Osso compatto (o corticale)

L’osso compatto forma la porzione esterna (più superficiale) delle ossa brevi, delle ossa piatte e delle ossa lunghe; costituisce inoltre le diafisi di queste ultime. Si tratta di un osso duro, solido, compatto, appunto, perché privo di cavità macrospicamente evidenti; piccoli canali sono riservati ai vasi sanguigni, alle cellule ed ai loro processi, necessari per mantenerlo in vita. Costituisce l’80% della massa scheletrica. Si presenta con la struttura a lamelle organizzate in osteoni, che sono le unità strutturali dell’osso compatto. Al loro interno, le cellule ossee (osteociti) sono distribuite in cavità a forma di lente biconvessa dette lacune ossee. La caratteristica più evidente dell’osteone è data dalla presenza di colonne di lamelle (da 4 a 20) concentriche che delimitano un canale centrale. All’interno di questo canale, detto di Havers, decorrono nervi e vasi, sia sanguigni che linfatici. Nel loro insieme, lamelle e canale formano il sistema haversiano (sinonimo di osteone). I vari sistemi comunicano tra di loro (anastomosi), con la cavità midollare e con la superficie libera dell’osso tramite i canali disposti trasversalmente e obliquamente, detti canali di Volkmann.

Nel periostio riconosciamo due tipi di canali:

  • Longitudinali (di Havers) in cui scorre il capillare sanguigno.
  • Trasversali (di Volkmann): provengono dal periostio e dall’endostio e sboccano in quelli longitudinali.

L’osso compatto conferisce rigidità, durezza e resistenza alle sollecitazioni meccaniche. La maggior parte di osso compatto è localizzata a livello delle ossa lunghe degli arti inferiori e superiori.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Legamenti: cosa sono, dove si trovano ed a che servono?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Sessuologia Sex PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino Ialuronico NUOVO LEGAMENTO GINOCCHIOCon “legamento” (o ligamento, in inglese “ligament”) si identifica in campo medico una robusta formazione di tessuto connettivo denso di tipo fibroso che ha principalmente queste funzioni:

  • tenere unite fra loro due o più strutture anatomiche, come ad esempio due segmenti di osso;
  • mantenere nella posizione che gli è propria un organo;
  • concorrere a delimitare aperture o cavità nelle quali si trovano altre formazioni anatomiche (come nervi, vasi sanguigni o linfatici).

Esempi di legamenti
Il nome dei legamenti deriva in genere dalle parti ossee e dagli organi con cui hanno rapporto o che collegano, per esempio: «legamento femorale, legamento gastroepatico. Esempi di legamenti sono:

  • Il legamen­to ileofemorale: ha forma di ventaglio; origina al di sotto della spina iliaca anteriore inferiore, con due fasci che divergono a ventaglio, il fa­scio obliquo, diretto al margine anteriore del grande trocantere e il fascio verticale,verso la parte più bassa della linea intertrocanterica.
  • Il legamento pubofemorale: nasce dal tratto pubi­co del ciglio dell’acetabolo, dall’eminenza ileo-pettinea e dalla parte laterale del ramo superio­re del pube per perdersi nella capsula davanti al piccolo trocantere.
  • Il legamento collaterale ulnare: è conformato a ventaglio e s’irradia dall’epitroclea al margine mediale dell’incisura semilunare.
  • Il legamento largo dell’utero: è la porzione di peritoneo che portandosi lateralmente all’utero va a rivestire le tube uterine di falloppio.

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Funzioni dei legamenti e resistenza ai traumi
I legamenti hanno principalmente funzione stabilizzatrice, impediscono cioè che particolari movimenti o forze esterne derivanti da traumi, alterino la posizione delle strutture ai quali sono collegati. Nel corpo umano i legamenti sono disposti in modo tale da intervenire attivamente soltanto nei gradi estremi del movimento, quando l’integrità dell’articolazione è messa in serio pericolo. Sono molto resistenti, tuttavia, specie in individui non abituati agli esercizi di stretching, difficilmente riescono a sopportare allungamenti oltre il 5% della loro lunghezza (fa eccezione il legamento collaterale mediale del ginocchio, capace di una elasticità quasi del 20%). Se un trauma è relativamente lento la loro resistenza è tale da staccare la piccola parte di osso a cui sono collegati (avulsione ossea). La distorsione alla caviglia è un classico esempio di lesione legamentosa: quando appoggiamo male un piede la caviglia viene bruscamente allontanata dal calcagno determinando la lesione dei legamenti che tengono unite queste due ossa.

Tipi particolari di legamenti

  • I legamenti crociati sono fasci fibrosi dell’articolazione del ginocchio tra loro incrociati;
  • i legamenti gialli sono robusti fasci fibrosi, dal particolare colore giallastro, che uniscono due lamine vertebrali adiacenti, mantenendo in rapporto due vertebre contigue.

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Differenza tra osso e cartilagine: funzioni, composizione e durezza

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO PARI IMPARI SCHELETRO UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE ARTICOLAZIONE SISTEMA NERVOSO CENTRAL PERIFERICO MIDOLLO OSSEO.jpgNonostante cartilagine ed osso siano due tessuti differenti sono strettamente correlati e per molti versi simili. Entrambi hanno cellule che derivano dallo stesso progenitore (le cellule osteoprogenitrici, che in seguito si differenzieranno in condroblasti e osteoblasti), entrambi hanno cellule che secernono matrice attorno a loro (condroblasti ed osteoblasti) sino a rimanerne intrappolati, quando questo avviene le cellule maturano (condrociti e osteociti) e rimangono intrappolati in spazi chiamati lacune. Entrambi sono tessuti connettivi specializzati di sostegno, la differenza principale sta nelle funzioni e nella composizione.

Tessuto osseo

Il tessuto osseo è un tessuto che ha una parte organica, costituita da fibre collageno, e da una parte inorganica, composta da cristalli di idrossiapatite (prevalentemente calcio e fosforo) mineralizzati: questa matrice mineralizzata conferisce all’osso la sua durezza, decisamente maggiore rispetto alla cartilagine. L’accrescimento ed il rinnovamento osseo avviene per ossificazione diretta: ad opera degli osteoblasti (incaricati di sintetizzare la sostanza intercellulare organica e partecipare al processo di calcificazione), e per ossificazione condrale: ossia il processo di trasformazione della cartilagine in osso. La struttura ossea, oltre alle altre funzioni, rappresenta un’importante riserva di calcio (il 99% di tutto il calcio contenuto in un soggetto è presente nelle ossa), che può essere rapidamente reso disponibile per l’organismo.

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Cartilagine

Il tessuto cartilagineo è un componente altamente rappresentato nello scheletro ed è caratterizzato dalla grande resistenza alla pressione. Nella vita fetale esso forma la quasi totalità dello scheletro, nel periodo dell’accrescimento si reperisce soltanto in corrispondenza delle epifisi e delle cartilagini di coniugazione. Sulla superficie della cartilagine, con l’eccezione delle articolazioni sinoviali, il pericondrio (membrana fibrosa riccamente vascolarizzata) garantisce maggior resistenza allo strato cartilagineo e a nutre per diffusione la cartilagine, che è tendenzialmente priva di vasi. Nella fase senile il meccanismo di diffusione diviene meno efficace, portando facilmente a fenomeni regressivi. Distinguiamo 3 tipologie di cartilagine:

  • cartilagine ialina, ricopre le superfici articolari, nel periodo fetale rappresenta la quasi totalità dell’apparato scheletrico, nella fase senile dell’individuo può andare incontro a ossificazione
  • cartilagine fibrosa, tipica dei menischi e dei dischi intervertebrali, è capace di sopportare pressioni notevoli
  • cartilagine elastica (o gialla), costituita in massima parte da fibre elastiche, quasi priva di tessuto fibroso

Contrariamente all’osso, che riceve il sangue grazie ai canali haversiani degli osteoni, la cartilagine non è vascolarizzata, e riceve il nutrimento per diffusione da una guaina di tessuto connettivo fibroso denso che la ricopre, il pericondrio (sebbene la fibrocartilagine ne sia sprovvista).

Altra differenza è la composizione della matrice secreta dalle rispettive cellule: il componente principale della matrice organica ossea è il collageno di tipo I, assieme a delle glicoproteine tipiche del tessuto osseo che si legano ai cristalli di idrossiapatite, mentre la matrice cartilaginea è composta prevalentemente da collageno di tipo II, e, nel caso della cartilagine elastica, da fibre elastiche (composte da elastina).

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Differenza tra osso fibroso e lamellare

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO SCHELETRO CANE UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE BACINO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALEL’osservazione al microscopio della struttura di un osso ci permette di riconoscere:

  • un tessuto osseo di tipo fibroso o non lamellare;
  • un tessuto osseo di tipo lamellare.

Il tessuto osseo fibroso, o a fibre intrecciate, è un osso immaturo e si rinviene normalmente nell’embrione, nei neonati, in sede metafisaria e durante la guarigione delle fratture. Una volta deposto, il tessuto fibroso viene prontamente riassorbito e rimpiazzato con tessuto osseo di tipo lamellare. Al microscopio, il tessuto osseo fibroso si presenta come una serie di fibre intrecciate nelle tre dimensioni dello spazio in maniera pressoché casuale. Le maglie di questa “ragnatela tridimensionale” sono costituite da grosse fibre di collagene dallo spessore rilevante (5-10 μm di diametro).

L’osso non lamellare è, nell’insieme, più elastico e meno consistente di quello lamellare, a causa della minore quantità di minerali e della mancanza di un orientamento preferenziale delle fibre di collagene.

Il tessuto osseo lamellare forma l’osso maturo che deriva dal rimodellamento del tessuto osseo fibroso o di osso preesistente. Rispetto al precedente, è un tessuto più organizzato, con un orientamento ordinato e parallelo delle fibre collagene, che si dispongono in strati sovrapposti, detti lamelle ossee. Tra una lamella e l’altra, piccoli spazi comunicanti tra loro: le lacune, ospitano le cellule che, per mezzo di un sistema di canalicoli, entrano in contatto con le zone dell’osso dalle quali possono ricevere materiali nutritivi.

Tra i due tipi di tessuto, il lamellare è il più diffuso e costituisce la quasi totalità dell’osso compatto e buona parte dell’osso spugnoso. I due tipi di tessuto osseo (lamellare e non lamellare) si distinguono per la disposizione delle fibre collagene, ordinate nel primo tipo e non ordinate nel secondo. Negli adulti, tutto il tessuto osseo è di tipo lamellare; troviamo il tipo non lamellare durante l’ossificazione o durante la riparazione delle fratture.

Il tessuto osseo lamellare è a sua volta suddivisibile in osso spugnoso ed in osso compatto. La composizione di base è uguale ma è diversa la loro disposizione tridimensionale. Questa diversificazione consente di ottimizzare il peso e l’ingombro delle ossa in funzione delle diverse sollecitazioni cui sono sottoposte.

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Differenza tra muscoli volontari, involontari, scheletrici e viscerali

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-stiramento-muscolare-sintomi-rimedi-pre-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenza-ecoNell’essere umano il sistema muscolare è l’insieme di tessuti che permette, attraverso la contrazione muscolare, il movimento del soggetto e lo scorrimento di sostanze organiche interne come sangue e cibo. Il sistema muscolare, insieme al sistema scheletrico, forma l’apparato locomotore, che permette i nostri movimenti, che possono essere sia volontari che involontari.

Nell’uomo il sistema muscolare è costituito da due tipologie principali di muscoli:

  • I muscoli volontari: sono formati da tessuto muscolare striato e permettono i movimenti volontari del soggetto. Sono legati alle ossa tramite tendini; vengono spesso indicati anche come muscoli scheletrici poiché si inseriscono sulle ossa dello scheletro per permetterne il movimento. Come indica il nome stesso, sono muscoli che possono essere controllati volontariamente, come ad esempio il muscolo bicipite del braccio. Il nome “striato” dipende dal fatto che i filamenti di actina e miosina che li costituiscono, essendo disposti in modo regolare, determinano la formazione di bande chiare alternate a bande più scure, osservabili al microscopio.
  • I muscoli involontari: sono formati da tessuto muscolare liscio; vengono detti anche muscoli viscerali perché si trovano a ricoprire gran parte delle pareti degli organi interni, come nel tratto digestivo, nella vescica, nei dotti, nelle arterie, nelle vene, ecc. Fa eccezione il muscolo cardiaco (detto anche miocardio), anch’esso involontario ma formato da tessuto muscolare striato. Come dice il nome, sono muscoli che si contraggono in modo involontario, ad esempio i muscoli presenti nella parete del tubo digerente che si contraggono nella fase esofagea della deglutizione permettendo il passaggio del cibo ingerito dalla bocca allo stomaco.

Per approfondire: Differenze tra muscolo striato, scheletrico, liscio, cardiaco, superficiale e profondo

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Mastoidite, cos’è e dove si trova l’osso mastoide?

MEDICINA ONLINE MASTOIDITE OSSO MASTOIDE CRANIO DOVE SI TROVA DIETRO ORECCHIO PADIGLIONE A CHE SERVE VENTILARE INFIAMMAZIONE.jpgLa mastoidite è un’infezione batterica del mastoide, l’osso che si trova dietro il padiglione dell’orecchio costituito da spazi d’aria che aiutano a ventilare l’orecchio medio.

Quali sono le cause della mastoidite?

La mastoidite si sviluppa spesso come risultato di una infezione dell’orecchio medio o può essere causata da un colesteatoma nell’orecchio medio che blocca il drenaggio dell’orecchio.

Quali sono i sintomi della mastoidite?

I sintomi della mastoidite possono includere:

  • febbre;
  • irritabilità;
  • letargia;
  • gonfiore del lobo dell’orecchio;
  • arrossamento e tenerezza dietro l’orecchio;
  • drenaggio dall’orecchio.

Come si diagnostica la mastoidite?

Se si sospetta che il paziente possa essere affetto da mastoidite si possono effettuare i seguenti esami:

  • esami del sangue;
  • raggi X;
  • tampone auricolare;
  • risonanza magnetica;
  • TAC orecchio medio e rocche petrose.

Quali sono i trattamenti per la mastoidite?

La mastoidite cronica viene trattata con antibiotici per via orale o iniettivi, cortisonici, e regolari pulizie delle orecchie effettuate da un medico più terapia nasale con lavaggi, spray decongestionanti e docce nasali per garantire un buon drenaggio tubarico. Se questi trattamenti non funzionano la chirurgia può essere necessaria per evitare ulteriori complicazioni, a tal proposito leggi: Intervento chirurgico di mastoidectomia: procedura e complicanze

Quali problemi può causare la mastoidite non curata?

Se non curata la mastoidite può causare gravi complicazioni di salute, anche pericolose per la vita, tra cui:

  • perdita dell’udito;
  • coaguli di sangue;
  • meningite;
  • ascesso cerebrale.

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Artrosi dell’anca: cause, sintomi, prevenzione e trattamento

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA TRA FEMORE ANCA ARTICOLAZIONE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneL’artrosi dell’anca è una condizione che porta a una degenerazione della cartilagine dell’articolazione coxo-femorale, il punto in cui femore si articola con l’acetabolo, la cavità dell’anca destinata ad accogliere la testa del femore. Questo processo degenerativo può avere diverse cause e comporta dolore e difficoltà nei movimenti con conseguenze invalidanti.

Che cos’è l’artrosi dell’anca?

Per artrosi dell’anca si intende l’infiammazione della cartilagine che ricopre l’articolazione dell’anca, questa infiammazione è spesso dovuta al deterioramento cartilagineo. La cartilagine permette lo scorrimento delle ossa l’una contro l’altra e funge da cuscinetto, evitando gli attriti.

Quali sono le cause dell’artrosi dell’anca?

Molteplici patologie possono condurre a tale situazione: la più comune e frequente è l’artrosi in senso lato, che comprende sia le forme di probabile origine meccanica (conseguenti ad alterazioni strutturali congenite), sia le forme degenerative (coxartrosi idiopatica), sia le forme acquisite (necrosi ischemiche, traumi, osteoporosi, ecc.). Altre frequenti cause sono le artriti infiammatorie (artrite reumatoide, psoriasica, ecc.).

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Quali sono i sintomi dell’artrosi dell’anca?

L’artrosi dell’anca si manifesta con dolore a livello dell’inguine che spesso raggiunge anche ginocchio e anca. Un’anca libera dal dolore, forte e mobile abbastanza da consentire una normale funzione e attività, è oggi un traguardo raggiungibile dal paziente. Il dolore cronico all’articolazione dell’anca può invalidare persone di ogni età, rendendo difficile e doloroso anche semplicemente camminare. Uno dei principali motivi del dolore deriva dalla perdita della normale congruenza delle superfici articolari, con abrasioni a carico del rivestimento cartilagineo, la cui funzione è proprio rendere levigate e scorrevoli tali superfici.

Prevenzione

Avere un peso nella norma, assumere posture corrette e non esercitare sovraccarico sull’articolazione sono strategie che riducono il rischio di artrosi dell’anca. Un’alimentazione ricca di vitamine, omega 3 e minerali e povera di alcol e di cibi di origine animale aiuta a mantenere in salute tutte le articolazioni.

Diagnosi

La diagnosi dell’artrosi dell’anca si effettua tramite:

  • Esame clinico
  • Esame radiografico

Trattamenti

Il trattamento dell’artrosi dell’anca, è l’impianto chirurgico di una protesi dell’anca.

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