Donne in palestra, orgasmo assicurato

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PALESTRA PESI GINNASTICA MUSCOLI FISICO MALATI DI PALESTRA ESERCIZI MUSCOLOSO ALLENAMENTO PERSONAL TRAINER (4)Allenarsi in palestra per molte persone è fonte non solo di salute, ma anche di benessere mentale e, in alcuni casi, addirittura fonte di piacere (ad esempio come avviene nello “sballo del corridore“) o di orgasmo nelle donne, secondo una ricerca dell’università dell’Indiana pubblicato sulla rivista Sexual and Relationship Therapy. Secondo gli studiosi statunitensi l’orgasmo femminile può verificarsi come “effetto collaterale” dell’allenamento in palestra, in particolare quando vengono svolti dei particolari esercizi fisici che permettono la contrazione di alcuni specifici muscoli correlati al piacere sessuale femminile.

Lo studio si è basato sull’intervista di 246 donne americane tra i 18 ed i 63 anni. Molte di loro hanno riferito di aver provato un piacere particolare mentre praticavano ginnastica almeno una volta nella vita e ben 124 donne (il 50% del totale) hanno ammesso di aver raggiunto un orgasmo mentre si allenavano. Gli esercizi fisici che statisticamente possono più facilmente portare ad un orgasmo, sono:

  • gli addominali (il 51,4% delle intervistate ha avuto un orgasmo facendo questo esercizio);
  • facendo squat (26,5%);
  • praticando yoga (20%);
  • praticando cyclette o bicicletta (15,8%);
  • facendo jogging (13,2%);
  • camminando (9,6%).

Debby Herbenick, relatrice dello studio, ha rimarcato il fatto che l’esercizio fisico ha un enorme potenziale nel migliorare la vita sessuale delle donne e che provare un orgasmo in palestra per una donna non deve essere motivo di imbarazzo perché è un fenomeno più diffuso di qual che si pensi.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Bruciore e stimoli frequenti di urinare: cistite, sintomi e cure

MEDICINA ONLINE DIARREA VIAGGIATORE VACANZA VIAGGIO CIBO ESOTICO INFEZIONI CIBI CONTAMINATI ACQUA INTESTINO DOLORE FECI LIQUIDELa cistite acuta è una patologia caratterizzata dall’infiammazione della vescica dovuta nella maggioranza dei casi ad un’infezione urinaria. Si tratta di una patologia benigna, molto frequente fra le donne e facilmente curabile, tuttavia la cistite non deve essere trascurata in quanto, se non trattata, l’infezione può propagarsi a valla (determinando una cistouretrite) e/o a monte, risalendo al contrario il percorso dell’urina, giungendo all’uretere ed al rene con risultati che possono essere anche gravi. La cistite è molto più diffusa tra le donne che tra gli uomini, per approfondire i motivi che portano a questa differenza tra i due sessi, leggi questo articolo: Perché la cistite è più frequente nelle donne che negli uomini?. Malgrado la cistite sia diffusa, frequente e spesso priva di gravità nelle donne, non è la stessa cosa per gli uomini. La comparsa di segni di infezione urinaria in un uomo deve comportare una valutazione approfondita per determinarne la causa.

Leggi anche:Mi alzo spesso di notte per urinare: quali sono le cause e le cure?

Quali sono i segni che devono allarmare?

Sintomi e segni che possono indicare la presenza di una infiammazione runaria, sono:

1) bruciore al tratto urinario;
2) stimoli frequenti ed impellenti di urinare, espellendo spesso solo una lieve quantità di urina (pollachiuria), associati a dolori al basso ventre;
3) la cistite non provoca febbre né brividi;
4) l’urina in genere è torbida in quanto contiene globuli bianchi, espressione della reazione dell’organismo nei confronti dell’infezione;
5) l’urina può anche contenere sangue (ematuria) a causa dell’infiammazione della vescica, ma ciò non è un indice di gravità della patologia.

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Quali sono i fattori di rischio che favoriscono la cistite?

I fattori di rischio primari della cistite sono quelli che facilitano la colonizzazione microbica perineale ed il passaggio dei microbi intestinali nell’uretra, ad esempio:

  • rapporti sessuali frequenti, con partner sconosciuti e/o infetti;
  • ricorso a lavande vaginali con prodotti che provocano squilibrio della flora batterica locale;
  • alterazioni del transito intestinale (diarrea o stipsi);
  • menopausa, in quanto è associata ad un’atrofia della mucosa vaginale e ad una riduzione delle secrezioni vaginali, fattore di proliferazione dei microbi.

I fattori di rischio secondari della cistite sono quelli che favoriscono la proliferazione dei microbi nella vescica, riducendo lo svuotamento vescicale, ad esempio:

  • scarsa assunzione di bevande (meno di 1,5 litri/giorno);
  • patologie vescicali;
  • reflusso vescicale a livello dello sfintere uretrale superiore;
  • diabete;
  • gravidanza.

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Quali esami sono in grado di confermare la diagnosi?

Un semplice esame delle urine per la ricerca di globuli bianchi (leucociti) e di nitriti (prodotti da alcuni batteri come Escherichia coli) è sufficiente per confermare la presenza di infezione urinaria. Spesso il medico richiederà al laboratorio un esame citobatteriologico delle urine (ECBU), che consentirà di identificare con precisione il batterio in questione e di testarne la sensibilità ai diversi antibiotici. Tale esame è particolarmente importante in caso di ricaduta (se i sintomi ricompaiono alcuni giorni dopo l’assunzione della terapia), di recidiva (nuovo episodio di cistite alcune settimane dopo), nelle donne incinte o in caso di diabete.

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Qual è la principale complicazione della cistite?

Una temibile complicanza di una cistite è l’infezione del rene, denominata pielonefrite. Una pielonefrite può sopraggiungere quando i microbi risalgono attraverso gli ureteri (i due condotti che uniscono la vescica ai reni) e riescono a colonizzare uno o due reni. Si deve sospettare una pielonefrite qualora la cistite sia associata a febbre (superiore ai 38°C), brividi o dolori alla schiena. La pielonefrite va trattata rapidamente ed intensamente con l’ausilio di un antibiotico potente (o a volte di un’associazione di antibiotici) in quanto può danneggiare irreparabilmente il rene ed portare a una seria complicanza, la setticemia (passaggio dei microbi nel sangue).

Leggi anche: Fa male trattenere l’urina troppo a lungo? Per quale motivo?

Come si cura la cistite?

La terapia è basata sull’assunzione di antibiotici. Numerose famiglie di antibiotici sono efficaci sui batteri più frequentemente responsabili di cistiti.
A seconda dei farmaci e dei casi, la terapia può essere assunta in un’unica soluzione (trattamento monodose), per 3 giorni o per 7 giorni (in particolare in caso di diabete, nelle donne incinte o quando i sintomi sono presenti da più di una settimana).
Il trattamento deve sempre essere associato all’assunzione di molti liquidi (da 1,5 a 2 litri al giorno).

Come evitare le recidive?

Per evitare che la cistite possa recidivare, bisogna contrastare i fattori favorenti visti precedentemente, a cominciare dalla sporcizia. I migliori prodotti antibatterici per la pulizia dei genitali e la prevenzione di cattivi odori, prurito, smegma ed infiammazioni, selezionati, usati e raccomandati dal nostro Staff di esperti, li potete trovare qui:

Inoltre potete trovare alcuni consigli utili per evitare cistiti recidivanti, seguendo questo link: Cistite: ne soffro spesso, come diminuire le recidive?

Cistite: quali gli alimenti da evitare e quelli consigliati?

Esistono dei cibi che è meglio evitare ed altri che è meglio prediligere quando si ha la cistite o comunque quando se ne soffre spesso e si vuole prevenirla; per approfondire leggi: Cistite: i cibi consigliati e quelli da evitare per guarire rapidamente

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Eiaculazione precoce: sintomi, cura, rimedi naturali e farmaci

MEDICINA ONLINE PENE EREZIONE SPERMA LIQUIDO SEMINALE ANATOMIA EIACULAZIONE PENETRAZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE SESSO UOMO RAPPORTO SESSUALE SEX Male Genital and Rectal AnatomyL’eiaculazione precoce è una patologia caratterizzata da difficoltà o incapacità da parte dell’uomo nell’esercitare il controllo volontario sull’eiaculazione, col risultato che l’espulsione dello sperma arriva in tempi troppo brevi per godere di un rapporto sessuale soddisfacente. Tra i vari sintomi dell’eiaculazione precoce, che consentono di qualificare un uomo come eiaculatore precoce, vi è ovviamente innanzitutto la durata del rapporto sessuale, poiché se più volte capita che l’atto sessuale si concluda prima che entrambi i partner lo desiderino allora è probabile che l’uomo presenti effettivamente la condizione di eiaculazione veloce. La breve durata dell’amplesso non può però essere sempre annoverata tra i sintomi dell’eiaculazione precoce in quanto può accadere che in particolari situazioni si possano verificare episodi di eiaculazione veloce, come ad esempio dopo un’astinenza prolungata: in questi casi è del tutto normale non riuscire ad avere un controllo del riflesso eiaculatorio. Altri casi in cui è normale avere una eiaculazione precoce è ad esempio quando il soggetto è alle sue prime esperienze sessuali e/o è di fronte ad un nuovo partner: in questi casi l’ansia da prestazione sessuale può influire negativamente sul controllo dell’eiaculazione. Finché l’eiaculazione precoce è “acuta”, cioè capita di tanto in tanto con episodi sporadici legati allo stress o all’ansia, il problema potrebbe non essere grave; se invece l’eiaculazione precoce è “cronica” cioè si presenta ad ogni esperienza sessuale, allora potrebbe essere la manifestazione di una patologia. Dopo avervi descritto classificazione, cause e sintomi, in fondo all’articolo vi forniremo anche una lista di alcuni prodotti come integratori e spray desensibilizzanti che sono estremamente utili per ritardare l’eiaculazione.

Leggi anche: Troppo “veloci” a letto: i numeri dell’eiaculazione precoce

Classificazione

In base all’inizio dei sintomi, l’eiaculazione precoce viene distinta in:

  • eiaculazione precoce primaria: si è manifestata fin dall’inizio dell’attività sessuale del soggetto (in pratica il soggetto ha sempre sofferto di eiaculazione precoce, fin dalle sue prime esperienze;
  • eiaculazione precoce secondaria: è intervenuta più o meno all’improvviso, dopo un periodo di attività sessuale normale e soddisfacente.

In base alla costante o meno presenza dei sintomi, si parla di:

  • disturbo generalizzato: i sintomi sono sempre presenti, sia con la masturbazione che con il sesso con il partner e con tutti i partner, in qualsiasi situazione;
  • disturbo situazionale: i sintomi NON sono sempre presenti, bensì si verificano solo in determinate situazioni o partner, ad esempio può verificarsi solo durante il sesso con un partner e non durante la masturbazione, oppure può verificarsi solo con un determinato partner (magari conosciuto da poco) e non con un altro partner.

In base al momento in cui si verificano i sintomi, si parla di:

  • eiaculazione ante portam: l’eiaculazione precoce si verifica prima ancora della penetrazione, a causa dei preliminari o anche semplicemente all’idea di avere un rapporto sessuale;
  • eiaculazione intra portam: il soggetto riesce a non eiaculare durante i preliminari, ma eiacula poco tempo (pochi minuti o – nei casi più gravi – pochi secondi) dopo aver iniziato la penetrazione.

Classificazione in base alle cause

Le cause dell’eiaculazione precoce possono essere di tipo organico o di tipo psicologico/emotivo, riguardando la storia e le caratteristiche individuali e in alcuni casi le dinamiche relazionali della coppia.

  • Cause organiche: possono essere riferite ad ipersensibilità del glande, eventualmente accentuata da anomalie anatomiche esterne come la fimosi oppure dal frenulo corto (o breve) del pene, oppure a processi infiammatori come prostatite e vescicolite.
  • Cause psicologiche: in questo caso il problema riguarda spesso un’errata abitudine psicofisiologica acquisita attraverso un’attività autoerotica condotta con fretta e frenesia nell’epoca adolescenziale, spesso per via di sensi di colpa latenti o della necessità di celare tale pratica agli adulti. Alla difficoltà nel controllo dell’eiaculazione può inoltre contribuire il fenomeno dell’ansia da prestazione e una difficoltà più generale a gestire ed esprimere le emozioni.

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Le diverse definizioni diagnostiche

Secondo una prima definizione proposta da Masters & Johnson un uomo soffre di eiaculazione precoce se eiacula prima che il partner raggiunga l’orgasmo in più della metà dei rapporti sessuali. Nei successivi sviluppi scientifici della sessuologia, a questa definizione si sono susseguite altre interpretazioni del fenomeno che correlano la precocità dell’eiaculazione alla durata del rapporto sessuale, al numero di spinte coitali, alla percezione di controllo sull’eiaculazione, alla soddisfazione del partner e della coppia. Una definizione diagnostica che utilizzi quale parametro di riferimento il raggiungimento dell’orgasmo del partner deve valutare l’eventuale presenza di una parallela disfunzione femminile dell’orgasmo che ne ritarda o ne rende impossibile il raggiungimento e che potrebbe rappresentare la reale difficoltà della coppia.
Recentemente, secondo i principi dell’evidence-based medicine, è stato proposto un modello interpretativo focalizzato sul tempo di latenza eiaculatoria intravaginale (IELT); si ritiene così di poter definire come affetto da eiaculazione precoce colui il quale eiacula, mediamente, in un tempo inferiore al minuto rispetto all’inizio della penetrazione. Appare tuttavia evidente come tale modello non sia sufficiente a contenere i numerosi casi di insoddisfazione di coppia associati ad una tempistica superiore al minuto ma ritenuta inadeguata dall’uomo e dalla partner.
Attualmente la definizione diagnostica maggiormente sostenuta dalla sessuologia scientifica si centra sulla carente percezione e possibilità di controllo dell’individuo con eiaculazione precoce sui tempi del processo di eccitazione sessuale e quindi sul raggiungimento della soglia psicofisiologica di attivazione del riflesso eiaculatorio. A tale condizione deve associarsi l’insoddisfazione e il disagio soggettivo dell’uomo e/o della partner per potersi correttamente configurare una diagnosi di eiaculazione precoce.

Leggi anche: Quanto deve durare un rapporto sessuale prima che si parli di eiaculazione precoce?

Sintomi dell’eiaculazione precoce e conseguenze psicologiche

Quando si presentano i primi sintomi dell’eiaculazione precoce è inevitabile che vi siano anche delle conseguenze psicologiche che possono ledere la salute mentale dell’uomo in maniera anche accentuata. L’eiaculazione veloce causa spesso ansia da prestazione a cui susseguono disagio e preoccupazione durante i rapporti sessuali, stati d’animo negativi che non fanno altro che peggiorare la condizione di eiaculatore precoce.
In molti casi può accadere che l’uomo, per ridurre gli episodi di eiaculazione veloce, cerchi di avere più rapporti consecutivi nel tentativo di ottenere orgasmi ritardati nei rapporti successivi. Talvolta l’eiaculatore precoce cerca anche di formulare pensieri distrattivi durante l’amplesso, tenta di limitare le stimolazioni genitali al minimo oppure riduce i tempi dedicati alle attività preliminari col risultato di costruire un rapporto deprivato di ogni aspetto piacevole.
Quando l’eiaculatore precoce si rende conto che pur avendo attuato numerose strategie per ridurre al minimo i sintomi dell’eiaculazione precoce senza però aver ottenuto risultati apprezzabili, tende, solitamente, ad evitare di avere rapporti sessuali, complicando così la condizione di eiaculazione veloce e alterando profondamente gli aspetti psichici e sociali di se stesso ma anche della coppia.

Leggi anche: Due eiaculazioni consecutive sono possibili? Come funziona una eiaculazione?

Ritardare l’eiaculazione

Riuscire a ritardare l’ eiaculazione è un desiderio che accomuna molti uomini, infatti, non sono pochi coloro che dichiarano di non riuscire ad avere un rapporto sessuale “normale” a causa di un mancato controllo del riflesso eiaculatorio. L’eiaculazione precoce è un disturbo che non consente di avere un’attività sessuale appagante e soddisfacente, generando conseguentemente anche stati d’animo negativi come ansia, stress e depressione. Proprio per tale ragione numerosi uomini hanno cercato dei validi metodi che permettessero loro di riuscire a ritardare l’ eiaculazione ed avere una vita sessuale migliore. Attualmente vi sono varie terapie alternative che consentono di ritardare l’ eiaculazione ed avere un maggiore controllo del riflesso eiaculatorio. Vi è poi, anche il trattamento farmacologico da prescrizione che può essere utile a ritardare l’ eiaculazione, soprattutto quando il disturbo sessuale si manifesta in maniera accentuata.

Leggi anche: Farmaci efficaci usati nella terapia dell’eiaculazione precoce

Ritardare l’eiaculazione con le terapie alternative

Fra le terapie alternative per ritardare l’ eiaculazione vengono incluse tutte quelle pratiche per le quali non esiste alcuna prova scientifica che ne dimostri l’efficacia. Proprio per tale ragione le terapie alternative non possono essere comprese nella medicina scientifica.

Ritardare l’eiaculazione con l’agopuntura

Svariate ricerche scientifiche hanno valutato i risultati ottenuti con l’agopuntura per ritardare l’ eiaculazione e consentire di avere maggior controllo del riflesso eiaculatorio. In particolare, è stato condotto uno studio su 90 uomini, di età compresa tra i 28 ed i 50 anni, in cui è stato dimostrato che gli uomini trattati con l’agopuntura, rispetto a coloro che invece erano stati sottoposti ad altre tecniche alternative riuscivano, successivamente, ad avere un controllo del riflesso eiaculatorio più saldo e continuativo.
È stato appurato, però, che gli effetti di questa antica tecnica orientale per ritardare l’eiaculazione sono buoni ma, inferiori alla terapia farmacologica. La maggior parte dei pazienti riferisce un miglioramento dopo i primi 3-4 trattamenti, però, l’agopuntura per poter essere inclusa fra le terapie a lungo termine deve essere effettuata ogni 6 mesi.

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Ritardare l’eiaculazione con la terapia del calore

Uno studio condotto solamente in via sperimentale, dalla University Hospitals Case Medical Center di Cleveland, ha progettato, qualche tempo fa, la terapia del calore per cercare di ritardare l’ eiaculazione . Questa terapia alternativa si avvale di uno strumento neuro-termico che emana onde radio in grado, teoricamente, di diminuire le sensazioni provocate dalle sedi nervose che causano difficoltà nel riuscire a tenere il controllo del riflesso eiaculatorio. Questa terapia, però, può essere indicata quando la disfunzione sessuale deriva da problemi di tipo psicologico.

Ritardare l’eiaculazione con la luce-terapia

Per ritardare l’eiaculazione la luce-terapia prevede che ogni mattina il paziente si sottoponga all’esposizione di un fascio di luce bianca di intensità pari ai raggi solari per circa 30 minuti per un periodo di due settimane. I pazienti dopo la luce terapia hanno dichiarato di riuscire ad avere un controllo più intenso sul riflesso eiaculatorio. Allo stato attuale, però, bisogna ancora accertare se la luce-terapia sia una soluzione a lungo termine oppure no.

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Rimedi per l’eiaculazione precoce: la terapia naturale

La terapia naturale può essere compresa fra i rimedi per l’ eiaculazione precoce quando questo disturbo si presenta episodicamente e quindi quando non può considerarsi grave. I rimedi per l’ eiaculazione precoce di tipo naturale includono le piante che possono ritardare, seppur di poco, il processo eiaculatorio, oli essenziali e preservativi ritardanti.

Piante

Fra le piante che più comunemente vengono utilizzate come soluzione all’eiaculazione precoce vi è innanzitutto l’impatiens. Questa pianta favorisce il rilassamento mentale e corporeo e permette quindi di avere un maggiore autocontrollo consentendo di gestire con più facilità il proprio riflesso eiaculatorio.
Anche valeriana, passiflora e tiglio risultano essere indicate per il trattamento dell’eiaculazione precoce lieve. Queste piante, infatti, hanno proprietà rilassanti e possono essere d’aiuto per vivere la relazione sentimentale con maggiore serenità diminuendo così l’ansia da prestazione che è fra le cause più comuni di eiaculazione precoce.

Oli essenziali

Gli oli essenziali possono essere ritenuti una possibile soluzione all’eiaculazione precoce per la loro azione sulla psiche. L’olio essenziale chiamato Ylang ylang, ad esempio, svolge un’azione rilassante sul sistema nervoso, attenuandone i disturbi, come ansia, depressione, irritabilità e nervosismo che spesso causano l’eiaculazione precoce.
L’olio essenziale agli estratti di sandalo, invece, agisce equilibrando la sessualità con lo spirito e trasformando le energie sessuali in energie spirituali. Non è dunque una diretta soluzione all’eiaculazione precoce, in quanto la sua azione è prevalentemente di tipo meditativo e rivolta verso l’interiorità. Ma, il suo pregio particolare, consiste nel fatto che riesce a calmare la mente agevolando il rilassamento e aiutando a lasciarsi andare, avendo così maggior controllo del riflesso eiaculatorio.

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Preservativi ritardanti

I preservativi ritardanti possono rappresentare una soluzione all’eiaculazione quando questa condizione si presenta raramente. I preservativi ritardanti contengono un composto chimico chiamato benzocaina che consente all’uomo di ritardare l’eiaculazione e prolungare così il rapporto sessuale.

Rimedi per l’eiaculazione precoce: la terapia psicologica

La terapia psicologica individuale o di coppia può essere compresa fra i rimedi per l’ eiaculazione precoce solo quando il disturbo è causato da problemi psicologici come ansia, depressione stress. Queste condizioni, influiscono sul normale processo di eiaculazione andando e ledere il riflesso eiaculatorio e causando così la comparsa della disfunzione sessuale dell’eiaculazione precoce.

Rimedi per l’eiaculazione precoce: la terapia farmacologica

La molecola usata è la “dapoxetina” (il nome commerciale è Priligy®) che viene assunto un paio d’ore prima del rapporto e permette di allungare i tempi eiaculatori.
Molto spesso per ridurre questo tipo di problematica, possiamo mettere sul frenulo una piccolissima quantità di crema anestetica; desensibilizzando la zona si possono benissimo allungare i tempi eiaculatori, in maniera molto semplice e tranquilla.

Esercizi per ritardare l’eiaculazione

A tal proposito vi consiglio di leggere: Esercizi di Kegel: allena il muscolo pubococcigeo per aumentare potenza sessuale ed eiaculazione

Psicoterapia individuale

La psicoterapia individuale pone al centro del suo interesse l’individuo e le problematiche che lo affliggono. Solitamente l’approccio individuale viene considerato con maggiore assiduità, fra i vari rimedi per l’ eiaculazione, rispetto all’approccio di coppia, poiché in molti casi l’uomo, che presenta il disturbo sessuale dell’eiaculazione precoce, prova difficoltà ed imbarazzo a parlarne con la propria partner e preferisce quindi recarsi da solo dallo specialista per cercare insieme la soluzione all’eiaculazione precoce.

Psicoterapia di coppia

La terapia di coppia, seppur presa meno in considerazione rispetto a quella individuale, risulta essere più efficace. La qualità della terapia di coppia è più consistente rispetto a quella individuale perché quando una coppia decide di recarsi insieme da uno psicoterapeuta vuol dire che si è compreso che il problema dell’eiaculazione precoce oltre ad affliggere il diretto interessato crea insoddisfazione e malumore anche nella propria partner. Aver compreso questo aspetto permette alla psicoterapia di coppia di includersi fra i migliori rimedi per l’ eiaculazione precoce, nel caso in cui questa dovesse essere dovuta a cause psicologiche.

Ritardanti

Questi prodotti, selezionati dal nostro Staff di esperti, possono ritardare l’eiaculazione nel paziente che soffre di eiaculazione precoce, permettendo di far durare più a lungo il vostro rapporto sessuale:

Se credi di soffrire di eiaculazione precoce da cause psicologiche, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Tefina, il Viagra al femminile per le donne che faticano a raggiungere l’orgasmo

MEDICINA ONLINE SESSO ANSIA PRESTAZIONE SESSUALE COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA CAMEL TOE LOVE FIRST TIME LOVER SEX GIRL MALe donne che hanno difficoltà a raggiungere l’orgasmo durante un rapporto sessuale potrebbero presto avere un aiuto grazie ad un nuovo farmaco: uno spray nasale. Circa il 30% delle donne soffre di questa condizione chiamata anorgasmia e, al momento, non esistono trattamenti sul mercato autorizzati dalle autorità sanitarie. Gli scienziati stanno sviluppando una sorta di Viagra al femminile, da prendere al bisogno come il noto farmaco per la disfunzione erettile entrato in commercio nel 1998.

TEFINA: SPRAY NASALE PER L’ANORGASMIA 
Lo spray nasale a cui stanno lavorando gli scienziati della Case Western Reserve University negli Stati Uniti insieme ai colleghi della Monash University in Australia, chiamato Tefina, andrebbe preso due ore prima del rapporto e dovrebbe funzionare per sei ore. Si tratta di un trattamento a base di testosterone pensato per aumentare il desiderio sessuale attraverso l’attivazione delle parti pertinenti del cervello e aumentando il flusso sanguigno agli organi sessuali. Al momento lo studio è alla fase II di sperimentazione. La dottoressa Susan Davis, a capo della ricerca, afferma: “Abbiamo precedentemente dimostrato che per le donne con basso desiderio sessuale, la terapia con testosterone non solo migliora il desiderio sessuale e l’eccitazione, ma migliora anche la capacità di raggiungere l’orgasmo”.

NESSUN EFFETTO COLLATERALE CON TEFINA  
Dai dati pervenuti finora emerge che non ci sono effetti collaterali negativi al Tefina: niente acne, peli superflui o cambiamento della voce. Nessuna conseguenza nemmeno in caso di mancato rapporto sessuale dopo l’assunzione del farmaco. Secondo i ricercatori, questo potrebbe essere un passo in avanti per le donne che attualmente sono frustrate dalla mancanza di qualsiasi opzione di trattamento per l’anorgasmia.

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Ho paura di fare l’amore: tutte le fobie del sesso

MEDICINA ONLINE COME RICONQUISTARE EX RAGAZZA RAGAZZO FIDANZATA FIDANZATO MARITO MOGLIE MATRIMONIO COPPIA DIVORZIO SEPARATI SEPARAZIONE AMORE CUORE FIDUCIA UOMO DONNA ABBRACCIO LOVE COUPLE WALLPAPER PHOTO HDQuesto articolo potrebbe anche chiamarsi “Tutte le paure del sesso” ispirandsi ad un film del 2007 con Winona Ryder chiamato “Tutti i numeri del sesso”. Qui invece parliamo di tutte le fobie del sesso: anche se per alcuni di voi può sembrare strano, vi assicuro che è cosa non rara che un paziente mi confidi di avere ansia nei confronti di alcuni aspetti della propria vita sessuale. Ma per capire bene che significa avere una fobia, bisogna farsi questa domanda: voi lo sapete in cosa consiste una fobia? E’ una paura? Non esattamente.

Qual’ è la differenza tra paura e fobia?
Spesso nel linguaggio di tutti i giorni usiamo le parole ‘paura’ e ‘fobia’ come sinonimi: in realtà qualsiasi medico che abbia preso anche un misero 18 all’esame di psichiatria, può spiegarvi che i due concetti sono distinti.
La paura infatti è una sensazione naturale che, in una certa misura, può anche fare bene al nostro equilibrio psichico ma anche alla salvaguardia fisica perché ci spinge ad essere più prudenti in situazioni realmente pericolose.
La fobia invece si crea quando la paura è determinata da una situazione non realmente pericolosa (o comunque meno pericolosa di quanto il soggetto avverta) e degenera provocando ansia ingiustificata. Semplificando il concetto: è la stessa differenza che c’è tra l’esser terrorizzati da una tigre (paura giustificata e naturale) e l’esser terrorizzati da un chiwawa (paura ingiustificata, quindi fobia).

Le fobie sessuali
Esistono diverse forme di fobie che possono riguardare anche oggetti normalissimi o situazioni estremamente innocue e perfino aspetti piacevoli della vita come ad esempio il sesso. Le fobie sessuali sono molto diffuse e possono riguardare diversi aspetti della vita sessuale. Ovviamente esistono forme più o meno gravi: si va dal semplice imbarazzo o fastidio fino ad attacchi di panico, svenimenti, sudore e crisi respiratorie.

• La Coitofobia, come si intuisce dal nome stesso, è la paura profonda che blocca una persona dall’avere rapporti sessuali completi. Non riguarda solo gli uomini e la penetrazione attiva, ma anche quella passiva.

• Ma ancora prima di arrivare al rapporto si può essere affetti da Erotofobia: questa patologia porta a respingere tutto ciò che riguarda il sesso, anche il semplice parlarne. Gli erotofobi proverebbero fastidio già anche solo leggendo queste righe.

• Esiste poi l’Eurotofobia di cui soffre chi ha una forte repulsione per gli organi genitali femminili. Spesso ci si riferisce a questa patologia usando il termine “colpofobia” (dal greco kólpos, che significa appunto vagina), anche per evitare confusione semantica con un termine simile, ma dal significato completamente diverso ossia la “ereutofobia”, ovvero la paura di diventare rossi che nulla ha a che vedere con il sesso.

• La Partenofobia è la fobia di cui soffrono gli uomini che hanno paura ad avere rapporti con ragazze vergini.

• Tipicamente maschile è anche la Ginefobia, che letteralmente indica proprio la paura per il sesso femminile. Spesso è riconducibile alla misoginia che è l’odio per le donne.

• La Gimnofobia è invece il ribrezzo di fronte al nudo. Il termine rievoca l’antica Grecia in cui gli atleti, i ginnasti appunto, si esibivano senza vestiti. Le persone che soffrono di questa fobia hanno difficoltà a spogliarsi di fronte ad un’altra persona. Nelle forme più lievi si risolve spegnendo la luce ma, in casi più gravi, può compromettere seriamente la vita sessuale.

• Più rara è l’Oneirogmofobia, ossia paura di eiaculare dopo aver fatto un sogno eccitante.

• Le donne possono invece soffrire di Tocofobia e quindi non vivere bene il rapporto per l’ansia esagerata di rimanere incinta oppure affrontare male la gravidanza per il timore del parto.

È chiaro quindi che le fobie possono riguardare il sesso a 360 gradi: ma da dove si originano queste paure incontrollate? Spesso la causa va ricercata in un’educazione troppo severa che vede la sfera sessuale come un tabù. Il primo passo per superare queste fobie è quello di riconoscerle ed essere consapevoli dei propri problemi. Molte persone non riescono ad ammettere a se stessi di essere vittime di fobie sessuali e ne provano vergogna. È fondamentale un dialogo aperto nella coppia ed eventualmente l’aiuto di uno specialista. Non abbiate paura di recarvi da uno psicologo, da uno psichiatra o dal vostro medico di fiducia purché sia preparato sull’argomento.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Punto G femminile: trovarlo e stimolarlo e le posizioni sessuali che più lo eccitano

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PUNTO G DOVE SI TROVA VAGINA CLITORIDE VESCICA UTERO APPARATO SESSUALE FEMMINILE DONNA SESSO SESSUALITA MASTURBAZIONE DITA RAPPORTO GRAFENBERGVa detto subito che il punto G, contrariamente a quanto avrete certamente sentito dire, non è un “pulsante magico” che basta toccare per far avere un orgasmo ad una donna, ma piuttosto un’area piacevole da stimolare per alcune donne, quindi cominciamo col non mitizzarlo.
Sebbene quasi tutte, ma non tutte, le donne lo abbiano (anche se tale cosa è messa in discussione da alcune ricerche), non tutte le donne sono sensibili e/o provano piacere in quel punto. Molte donne dicono che essere stimolate in quella zona procura loro degli orgasmi più intensi rispetto alla penetrazione del pene. Quando viene fatta pressione nel punto G alcune donne hanno lo stimolo di urinare – a causa della pressione sulla vescica – tuttavia questa sensazione, se si continua a stimolare la parete, diminuisce gradatamente provocando – in poco tempo – un piacere intenso che porta molto spesso a orgasmi multipli. Cerchiamo oggi di capire qualcosa di più su questa misteriosa zona femminile.

Perché il punto G si chiama così?

Non ci sono motivi particolarmente tecnici: il punto G si chiama così semplicemente dall’iniziale del suo scopritore, che si chiamava Grafenberg.

Cos’è il punto G?

Si tratta di un piccolo fascio di terminazioni nervose che, se correttamente stimolato, produce un grado di soddisfazione inaspettato. Neanche a farlo apposta, il punto G in effetti è la parte meno agevole da rintracciare nell’anatomia femminile. Comunque, la sua stimolazione meccanica si ha in tutte le posizioni in cui la donna sta sopra. Il punto G allora si gonfia e assume la forma di una piccola massa che sporge, come un bottoncino.

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Ha qualcosa a che fare con la “eiaculazione” femminile?

Se la stimolazione del punto G si protrae a lungo, l’utero comincia a contrarsi fino a produrre un orgasmo molto particolare, che talora si accompagna alla produzione di un liquido chiaro. Le analisi di laboratorio hanno rivelato che questo fluido è simile alla composizione del liquido prodotto dalla prostata, che ha il compito di proteggere gli spermatozoi. Proprio per questa ragione i ricercatori hanno ipotizzato che il punto G sia un abbozzo di prostata.

A che serve il punto G?

Il punto G resta uno degli aspetti più misteriosi dell’anatomia femminile. Si è pensato anche che possa avere un ruolo nella maternità: l’orgasmo profondo prodotto dalla stimolazione del punto G è infatti spesso accompagnato da una sensazione di spinta verso l’esterno. Poiché il punto può essere stimolato anche dalla discesa del feto durante il parto, sembra possibile che il punto G abbia una funzione di aiuto alla nascita. Per strano che possa sembrare, ci sono donne, che malgrado i dolori del travaglio, raggiungono un orgasmo proprio durante l’espulsione del bambino.

Dove si trova e come si può stimolare il punto G?

Per la maggior parte delle donne il punto G è collocato nella parete anteriore della vagina ad una profondità di circa 4-5 cm proprio dietro la localizzazione esterna del clitoride. Il motivo per cui dico “la maggior parte delle donne” è che per alcune può essere differente. Il punto G è grande più o meno quanto una piccola monetina e quando stimolato propriamente si dilata un po’ e cambia leggermente struttura. Alla maggior parte delle donne sono necessari lunghi preliminari e stimolazione sessuale prima che il punto G possa loro procurare piacere. In tal senso una corretta stimolazione del punto G passa da preliminari prolungati e da una lunga stimolazione manuale e/o orale dei genitali femminili. Se proprio non riuscite ad individuare questa zona, leggete anche: Non riesco a trovare il punto G: come fare?

Individuare il Punto G

Mentre la donna giace sul dorso, inserite uno o due dita nella vagina in modo da tenere il palmo della mano rivolto verso l’alto. Successivamente piegate leggermente le dita. Come detto in precedenza la parete sulla quale si trova il punto G è una superficie rugosa, proseguite tra la vescica e la pelvi, li si trova un’area molto sensibile. E’ molto probabile che non si riconosca al tatto (comunque è caratterizzata da una forma a cupoletta tondeggiante), fate in modo che sia lei (la diretta interessata) a guidarvi. E’ importante non eccedere nella ricerca perché è possibile che alla vostra partner la pressione esercitata dia fastidio, quindi cambiare stimolazione e rimandare alla prossima volta la ricerca del punto G.

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Il punto G è indicato in giallo

Stimolare il punto G con le dita

Individuato il punto, l’uomo dovrebbe inizialmente avere un tocco delicato, successivamente, quando il punto G si inturgidisce, può gradualmente aumentare la pressione per circa 5 minuti. Poi allentala di nuovo, anche se non del tutto, per far riposare un po’ il dito. Volendo, può inserirne un altro senza ritirare il primo (per esempio aggiungere l’indice al medio) e prepararsi a una pressione ancora più decisa. Il punto G non è delicato come il clitoride, richiede molta più pressione.

Movimenti con le dita per stimolare il punto G

  • stantuffo: avanti e indietro come un pistone;
  • fluttuazione: come lo stantuffo, con movimenti più dolci e più lenti;
  • vibrazione: movimenti ancora più dolci, ma più veloci, come quando tremi dal freddo;
  • invito: piegando il dito in su verso di te come nel gesto che significa “vieni qua”.

Le migliori posizioni sessuali per stimolare il punto G

Per i sessuologi la posizione che procura le sensazioni più piacevoli alle donne non è certamente quella cosiddetta del missionario. Infatti l’organo sessuale maschile in tal modo eccita la parete posteriore della vagina, ma non quella anteriore, dove si trova il punto G. Le migliori posizioni per stimolare il punto G sono quelle da dietro, la cosiddetta “pecorina” (con lui leggermente sopra di lei) e quella con l’uomo steso e lei sopra (lasciare che faccia lei); il pene deve entrare con una certa angolazione specifica per stimolare efficacemente il punto G.

Il punto G ed il clitoride, quali sono le differenze?

Alcuni autori descrivono il punto G come la parte interiore del clitoride. Tralasciando l’aspetto anatomico possiamo dire che i vissuti di queste due zone sensibili non riflettono affatto questa tesi.
Il clitoride ha una reazione lineare: il primo tocco è piacevolmente eccitante, e i successivi sono via via sempre più eccitanti fino a raggiungere l’orgasmo.
Il punto G è tutto il contrario, la sua reazione è ondeggiante, oscilla dal dolore al piacere, dal pianto al riso, dal non star più nella pelle fino alla pace più profonda; insomma, da un estremo all’altro. Attraverso la stimolazione di un unico punto la donna può sperimentare l’intero universo di sentimenti che il suo corpo le può offrire. Oltretutto, le sensazioni non rimangono limitate all’area pubica o al bacino, ma tendono a coinvolgere la totalità del corpo.

Ultime raccomandazioni. A lui/lei: non siate precipitosi! Masturbatela sempre con molta delicatezza e pazienza, a lei piace di più! A lei: non vi scoraggiate se il punto G a voi non fa effetto.

Vibratori e sex toys

Esistono una serie di vibratori, sex toys ed indumenti, che possono essere usati per ottenere più piacere e rendere più appagante il rapporto per entrambi i partner, noi vi consigliamo questi:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Vaginismo e dolore durante il sesso: il botulino può essere la cura

vaginaQuando parlo di botulino tra i non addetti ai lavori, tutti pensano ovviamente ai vip o agli attori che lo usano per cercare di ingannare l’effetto che gli anni hanno lasciato sui loro volti. Questa visione è però limitata perché in realtà l’uso del botulino ormai va oltre l’estetica e conquista giorno dopo giorno nuove branche della medicina. Le indicazioni per l’ uso della tossina botulinica infatti continuano ad espandersi, ed in un recente studio scientifico sono stati pubblicati i risultati del trattamento sperimentale del vaginismo con infiltrazione locale di tossina botulinica.

Cos’è il vaginismo?

Il vaginismo viene definito come una contrazione riflessa ed involontaria dei muscoli del perineo e della vagina che si verifica sia durante l’ atto sessuale che durante le normali visite ginecologiche, e che causa intenso dolore rendendo impossibile una soddisfacente vita sessuale. Le terapie finora sperimentate per il vaginismo includono i farmaci rilassanti muscolari, applicazione di anestetici locali per la riduzione del dolore, esercizi fisioterapici specifici o psicoterapia per la rimozione delle causa inconsce dello spasmo. Nessun trattamento, tuttavia, è specificamente diretto alla rimozione locale dello spasmo muscolare, come invece accade per le infiltrazioni di tossina botulinica.

Leggi anche: Vaginismo: quando la penetrazione è difficile e impedisce il rapporto sessuale

I risultati dello studio

Lo studio è stato condotto su 24 donne affette da vaginismo resistente alle comuni terapie, ed una quantità di tossina botulinica compresa tra 150 e 400 unità è stata infiltrata in punti diversi della muscolatura vaginale. A distanza di una settimana dal trattamento 23 donne si sono presentate per il controllo, e l’ infiltrazione di tossina botulinica si è rivelata efficace nel 100% dei casi, con assenza dei sintomi di vaginismo. 18 donne hanno riferito di aver ripreso ad avere rapporti sessuali normali già dopo il primo trattamento, mentre 4 hanno richiesto una seconda infiltrazione.

Quanto dura l’effetto?

I trattamenti con tossina botulinica hanno normalmente una durata temporanea, e vanno ripetuti, nell’ uso cosmetico, ad intervalli di 5-6 mesi. Nel caso del vaginismo, tuttavia, l’ effetto sembra prolungarsi nel tempo, e nello studio pubblicato la scomparsa del vaginismo si è protratta per tutto il periodo di follow-up, che è durato per alcune pazienti fino a due anni. Molto probabilmente la rimozione temporanea dello spasmo muscolare è sufficiente ad eliminare le cause psicologiche del vaginismo, ed a garantire effetti di lunga durata. Al momento non è possibile dire che l’ effetto sia permanente, ma l’ uso della tossina botulinica per il vaginismo sembra comunque avere effetti di durata superiore a quella di tutti gli altri trattamenti finora disponibili.

A chi rivolgersi?

Il trattamento con tossina botulinica, anche alle dosi insolitamente alte richieste per il vaginismo, non è particolarmente rischioso, e può essere effettuato senza necessità di ricovero, ovviamente da un medico. Nei casi di vaginismo severo può essere preferibile effettuare il trattamento in sedazione, con l’ assistenza di un medico anestesista ed in strutture adeguate.

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