Nicturia: cos’è, cosa la provoca e come si cura

MEDICINA ONLINE NAUSEA MAL DI PANCIA REFLUSSO GE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO APPARATO DIGERENTE CIBO TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI VOMITO SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI FEGATOLa necessità di svegliarsi più volte durante la notte con lo stimolo urgente di urinare, in termini medici viene chiamata “nicturia“. Svegliarsi una singola volta è considerato normale, diverso è invece il caso quando si verificano vari episodi nella stessa notte (pollachiuria notturna).

Quali sono le cause non patologiche che provocano la nicturia?

La nicturia non è necessariamente provocata da una malattia: ci sono alcune condizioni e situazioni che possono determinarla, spesso in modo transitorio, come ad esempio:

Nicturia ed alimentazione

Una alimentazione che comprenda una forte assunzione di proteine, come la dieta iperproteica o l’uso smodato di integratori di proteine, può determinare nicturia. Anche l’assunzione di bevande stimolanti come il caffè possono aumentare lo stimolo ad urinare la notte. Mangiare cibi particolarmente salati la sera, ad esempio una pizza, può portare ad assumere molta acqua prima di andare a dormire e portare a nicturia transitoria. Assumere cibi che irritano la prostata potrebbero determinare pollachiuria e nicturia, a tal proposito leggi: Il peperoncino e gli altri cibi che irritano la tua prostata e possono causarti eiaculazione precoce

Anche l’eccesso o assunzione tardiva di liquidi durante la giornata può determinare una situazione di nicturia. Una causa di pollachiuria notturna può essere l’assunzione di bevande alcoliche durante la serata, a tal proposito leggi anche: Perché quando si beve molto alcool si urina di più?

Quali sono le cause patologiche che provocano la nicturia?

La nicturia può essere anche provocata da patologie ed in questo caso la nicturia è difficilmente temporanea, bensì diventa persistente. Ecco alcune patologie che determinano spesso nicturia, sia in maniera diretta che indiretta:

Sintomi associati alla nicturia

  • Poliuria notturna: il corpo produce un grande volume di urina durante il sonno (normale quantità di urine nelle 24 ore con volume notturno superiore al 35% rispetto al totale).
  • Poliuria: produzione di una grande quantità di urina al giorno (superiore ai 2.500-3.000 ml nelle 24 ore).
  • Pollachiuria: aumento della frequenza della minzione con emissioni di piccole quantità di urina.

Per approfondire leggi:

Diagnosi della causa nicturia

Per individuare la causa a monte che determina la nicturia è necessario l’intervento del medico, che comprende generalmente questi step diagnostici:

Trattamento

Il trattamento della nicturia dipende dalla causa a monte che la provoca. Nel caso la nicturia si verifichi in modo transitorio, spesso non è necessario alcun intervento per risolvere la situazione. Se la nicturia è persistente, esistono alcune opzioni di trattamento:

Farmaci:

  • Farmaci antidepressivi ad azione anticolinergica: riducono i sintomi della vescica iperattiva, agendo a livello del muscolo destrusore e migliorando lo svuotamento vescicale;
  • Bumetanide e furosemide: diuretici che agiscono regolando la produzione di urina;
  • Imipramina: antidepressivo triciclico che diminuisce la produzione di urina, indicato anche per l’enuresi notturna;
  • Desmopressina: analogo della vasopressina che aiuta i reni a produrre meno urina.

Interventi:

Se la causa di nicturia dipende da patologie potenzialmente gravi, come diabete ed insufficienza renale, la cura dipenderà ovviamente dal trattamento della patologia a monte che determina la nicturia.

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Differenza tra disfagia ai liquidi e ai solidi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ACIDITA STOMACO FARMACI ANTIACIDI BRUCIORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari AnoCon il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori, subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie;

La disfagia si classifica in:

  • disfagia ai solidi: quando la difficoltà di transito riguarda il cibo solido ma non il liquido;
  • disfagia ai semiliquidi o liquidi;
  • disfagia a solidi e liquidi.

A livello funzionale e semeiotico, si distingue inoltre tra:

  • Disfagia ortodossa, nel caso di difficoltà di transito all’inizio con i solidi, poi anche con i liquidi
  • Disfagia paradossa, nel caso di difficoltà di transito all’inizio con i liquidi, poi anche con i solidi (frequente in caso di acalasia esofagea).

Per approfondire:

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Differenza ghiandole eccrine ed apocrine

MEDICINA ONLINE CLASSIFICAZIONE GHIANDOLE ESOCRINE ENDOCRINE ANFICRINE ORMONI SECRETO SIEROSE MUCOSE MISTE MEROCRINE APOCRINE OLOCRINE ECCRINE PARIETALI TUBULARI GLOMERULARI SEMPLICI COMPOSTE ACINOSE ALVEOLARILe ghiandole sudoripare sono ghiandole esocrine tipiche dei mammiferi. Esse partecipano principalmente alla regolazione della temperatura corporea mediante l’emissione del sudore, ma i loro compiti non si limitano a questo. Si distinguono due tipi di ghiandole sudoripare:

  • le ghiandole sudoripare eccrine, presenti su tutta la superficie cutanea e particolarmente concentrate nelle ascelle, sulla fronte, palmo delle mani e pianta dei piedi, mentre sono assenti a livello di glande, clitoride, superficie interna del prepuzio, piccole labbra e faccia interna del padiglione auricolare. Le ghiandole eccrine sono in numero variabile tra 2 e 5 milioni per individuo e producono un sudore incolore e pressoché inodore che, con la sua evaporazione, impedisce un eccessivo aumento della temperatura corporea.
  • le ghiandole sudoripare apocrine, presenti solo in alcune zone: ascelle, areole mammarie, regione inguinale e perineale. Sono più numerose nella donna rispetto all’uomo e le persone di colore ne possiedono circa tre volte tanto rispetto ai caucasici. Le ghiandole apocrine producono, a partire dalla pubertà, un sudore bianco-giallastro e di odore pungente, la cui funzione (più nell’animale che nell’essere umano) è quella di stimolare, con il suo odore, l’interesse sessuale. Un’eccessiva produzione di questo tipo di sudore può generare odori sgradevoli e creare problemi nei rapporti interpersonali. Molte delle ghiandole presenti nel corpo umano sono ghiandole apocrine modificate (ad esempio la ghiandola mammaria, le ghiandole perinali, le ghiandole ceruminose auricolari e le ghiandole di Moll delle palpebre).

Le ghiandole sudoripare eccrine producono ininterrottamente piccolissime
quantità di sudore (circa 400 mg al minuto) di cui non riusciamo ad accorgerci perché evapora subito anche a temperatura ambiente: si parla di perspiratio insensibilis.
L’eliminazione di liquidi attraverso la pelle (traspirazione cutanea) consente di disperdere con l’evaporazione una quantità di calore pari a 15 kcalorie all’ora, se la traspirazione è “insensibile”, ma che può aumentare quando la sudorazione si fa evidente, sotto forma di goccioline di sudore che fuoriescono dai pori. In questo caso, si parla di perspiratio sensibilis, perché la traspirazione cutanea è ben visibile. La produzione di sudore eccrino non è continua, ma dipende da diversi stimoli che influenzano anche le regioni in cui avviene la produzione stessa. Il caldo, per esempio, provoca una sudorazione prevalentemente sulla fronte, sul collo, sul dorso, sul torace e sul dorso delle mani. Stimoli emozionali riguardano invece le regioni delle ascelle, lati del tronco, nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi. In 24 ore può essere prodotta una quantità variabile di sudore, che può arrivare anche a 10-12 litri. L’attività delle ghiandole è controllata dall’ipotalamo e le fibre nervose efferenti per le cellule sercernenti sono colinergiche, mentre sono adrenergiche per le cellule mioepiteliali.

Le ghiandole eccrine prendono il nome dal tipo di secrezione che operano, cioè eccrina. Essa prevede la secrezione del solo prodotto delle cellule, tramite trasporto attivo e diffusione, con la caratteristica peculiare di non accumulare il proprio secreto. Si differenziano dalle ghiandole sudoripare apocrine che partecipano alla secrezione con parte della membrana apicale e del citoplasma.

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Finocchio: proprietà, benefici, usi in cucina ed in cosmesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FINOCCHIO PROPRIETA BENEFICI CUCINA COSMETICARiabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgLe proprietà benefiche del finocchio sono note all’uomo già da migliaia di anni. Ad esempio un testo di medicina egiziano del II secolo riporta la ricetta di una pietanza per i sofferenti di stomaco, con carne di piccione e di oca, fave, grano, cicoria, giaggiolo e finocchio. Ippocrate prescrive semi di finocchio se, alle donne, viene meno il latte. Al medico siriano Mesuè si attribuisce la ricetta dei locchi di polmone di volpe, giovevoli a quanti “hanno li Polmoni essulcerati, sono Consummati, & Tabidi (colpiti da affezioni)”, tra i cui ingredienti vi sono i frutti di finocchio oltre, naturalmente, ai polmoni di volpi disseccati. Santa Ildegarda di Bingen, che fu badessa benedettina del XII secolo, prescrive succo di finocchio per gli occhi, unguento a base di finocchio per i testicoli gonfi e dolenti e “semi” di finocchio per frenare nell’uomo la follia dovuta al vino. Quanto c’è di vero in questa fama che il finocchio si ha guadagnato nella storia? Scopriamolo oggi!

Cos’è il finocchio?
Il finocchio viene anche chiamato foenuculum vulgare o foeniculum vulgare (diminutivo di fenum “fieno”, ad indicare una pianta dalle foglie sottili come il fieno; è una pianta del genere Apiaceae (Umbelliferae). Altri nomi con cui è noto il finocchio sono Anethum foeniculum, Foeniculum capillaceum, Foeniculum officinale, Foeniculum sativum, finocchio nero, Fenùggiu servègu, Fenugètto. E’ una pianta erbacea alta sino a due metri, perenne con fusto angoloso, ramificato a corimbo e cresce in luoghi incolti e secchi della zona mediterranea e si presenta con foglie pennatosette e fiori gialli ad ombrella solitamente con cinque o quindici raggi. I frutti del finocchio, glabri di forma oblungo-ovata, aromatici, impropriamente chiamati semi, essiccati rappresentano la droga (Foeniculi amari fructus F.U.).

Nel Foeniculum vulgare si identificano tre varietà: il finocchio amaro o selvatico (varietà vulgare), il finocchio dolce (varietà dulce) con essenza meno ricca in principi attivi, il finocchio usato come ortaggio (varietà azoricum).

Composizione e Proprietà del finocchio selvatico
I principi attivi più importanti sono contenuti nell’olio essenziale.

I frutti contengono:

  • olio essenziale (2-6 %) composto da trans-anetolo (50-70 % dal sapore dolciastro) e fencone (10-15% dal sapore amaro), estragolo (metil cavicolo) 5-20 %, idrocarburi monoterpenici (alfa e beta-pinene, alfa-fellandrene, alfa-tuyene, alfa-fenchene, alfa e beta-terpinene, limonene, anisaldeide);
  • olio fisso (17-20%, soprattutto ac.petroselinico, ac.oleico e linoleico, tocoferoli);
  • flavonoidi (prevalentemente quercetin-3-O-beta-glucuronide, isoquercitrina, rutina, quercetin-3-arabinoside);
  • proteine (16-20%); umbelliferone; vitamine; minerali (Ca e K).

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Al finocchio si attribuiscono soprattutto proprietà

  • Stimolanti-aromatiche,
  • digestive, carminative,
  • antispasmodiche gastriche ed intestinali,
  • antisettiche intestinali.

Il finocchio viene anche impiegato per le sue qualità:

  • espettoranti,
  • galattagoghe ed emmenagoghe,
  • diuretiche, ipotensive,
  • antiossidanti, antimicrobiche
  • decongestionanti oculari.

Attività sull’apparato gastrointestinale
Il finocchio è utile soprattutto nei confronti dell’apparato gastrointestinale, essendo in grado di esercitare attività procinetiche ed antispasmodiche. E’ usato come tonico, stimolante delle funzioni digestive, carminativo e come stimolante dell’appetito, diuretico, eccitante della secrezione salivare, lattea e biliare. Tali proprietà sarebbero da attribuire all’azione eccitante generale del fencone, in grado di iperemizzare gli organi del bacino, agendo a livello dello stomaco e dell’intestino. Attualmente i frutti di finocchio trovano applicazione come carminativi, antispasmodici intestinali, stimolanti le funzioni digestive.

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Infusi di finocchio
Vengono consigliati in lattanti con dispepsia, gonfiori addominali e diarrea. Gli effetti carminativi riducono meteorismo e spasmi intestinali. La droga spesso si utilizza in associazione con lassativi, per ridurre l’atonia e l’eventuale formazione di coliche intestinali dovute ai composti antrachinonici. Perfusioni intragastriche di estratti acquosi su ratti anestetizzati per valutare l’influenza delle spezie sulla secrezione acido gastrica hanno evidenziato, in ordine decrescente, un incremento nella secrezione soprattutto nel peperoncino rosso, quindi nel finocchio, carvi, cardamomo, pepe nero, cumino, coriandolo, attraverso un meccanismo colinergico (acetilcolina) o altro. In concomitanza di irritazioni mucosali, indotte ad esempio dall’aspirina, il peperoncino ed il finocchio riducevano espressamente l’induzione secretiva acida, contrariamente al cumino ed al coriandolo che invece la incrementavano.

Attività espettoranti
Estratti acquosi di finocchio stimolano l’attività mucociliare dell’epitelio ciliato della rana. In caso di flogosi dell’apparato respiratorio, stimolando la motilità ciliare, l’estratto agisce come espettorante secretomotorio e secretolitico (anetolo e fencolo) favorendo l’eliminazione di muco, microrganismi e sostanze estranee. Anche l’olio essenziale favorendo la contrazione della muscolatura liscia tracheale ed il laringospasmo, può contribuire nell’azione espulsiva. Per tali proprietà, il finocchio trova indicazione come blando espettorante ed emolliente, in presenza di catarri nelle flogosi delle vie respiratorie, soprattutto per bambini.

Attività galattagoghe ed emmenagoghe
Nella medicina popolare il finocchio viene consigliato come galattagogo assieme alla Galega, Anice e Fieno greco. Studi in passato avevano ipotizzato le proprietà galattogene durante l’allattamento, con ipertrofia della ghiandola mammaria ed aumento della secrezione lattea a seguito di assunzioni degli estratti. Le proprietà emmenagoghe (favorenti le mestruazioni) potrebbero in parte essere attribuite alla presenza dell’anetolo e dei suoi polimeri, dotati di probabili attività estrogeniche. Lo stesso trans-anetolo, nell’essenza mal conservata, può dimerizzare a dianetolo o dimetilstilbestrolo, provvisto di attività estrogena.

Attività diuretica, ipotensiva
La radice, come del resto tutta la pianta soprattutto fresca risultano diuretiche (anetolo). Somministrazioni orali dell’estratto acquoso di finocchio hanno evidenziato effetti ipotensivi nei confronti della pressione sistolica ematica in ratti ipertesi, incrementando l’escrezione di acqua, sodio e potassio.

Attività antiossidanti, antibatteriche, antifungali
L’olio essenziale di finocchio ha evidenziato proprietà antiossidanti, antibatteriche, antifungine. L’infuso e l’acqua aromatica vengono indicate come decongestionanti per via esterna attraverso lavaggi o bagni oculari negli stati infiammatori perioculari (blefariti, congiuntiviti) tramite compresse oculari cambiate frequentemente.

Il finocchio nella medicina tradizionale
La radice ed i frutti sotto forma di infuso e succo trovano utilizzo per le proprietà eupeptiche ed antinfiammatorie. Il decotto dei frutti è usato come antidiarroico, miscelato con succo di limone come antiemetico. Le parti aeree fresche utilizzate crude sono indicate contro l’iperacidità gastrica mentre le radici assunte fresche o sotto forma di decotto oltre che per le proprietà antiacide trovano impiego per l’attività antinfiammatoria del tratto digestivo. L’olio essenziale può provocare manifestazioni allergiche in soggetti predisposti.

Indicazioni d’uso:

  • Disturbi dispeptici e digestivi (atonia gastrica ed intestinale, dispepsia putrefattiva e fermentativa, gastralgia nervosa, emicrania di origine digestiva, reflusso esofageo).
  • Meteorismo e spasmi gastrointestinali (coliche gassose del neonato), flatulenza.
  • Affezioni bronchiali (espettorante secretomotorio e secretolitico nelle flogosi dell’apparato respiratorio).
  • Ipogalattia nelle nutrici.
  • Dismenorrea.

L’uso in cucina
Il frutto del Finocchio, un “diachenio” spesso impropriamente chiamato seme, è tradizionalmente usato per aromatizzare la salamoia delle olive e l’acqua in cui si lessano le castagne; per preparare diverse salse; per certi tipi di pane e di biscotti od anche tal quale, da masticare per profumare l’alito.
Le infiorescenze sono impiegate per la cottura delle carni di maiale.
Le foglie, ma soltanto se sono giovani, servono tanto per ornare i piatti di portata quanto per aromatizzare, in modo gradevole ma deciso, insalate, verdure cotte, minestre, piatti di pesce ed altro ancora.

L’impiego nella cosmesi
L’infuso di frutti di finocchio, origano, menta e peduncoli di ciliegia è consigliato per i casi di obesità; foglie e frutti di finocchio sono indicati, in bagni e vaporizzazioni, per la pulizia del viso; il decotto lenisce le infiammazioni oculari.
Plinio riporta, con ironia, curiosità del suo tempo: per ottenere un alito gradevole, ad esempio, si consigliava di strofinare i denti con cenere di topo mista a miele e radici di finocchio.

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Rischia di morire per aver bevuto troppa acqua

MEDICINA ONLINE BERE ACQUA BEVANDA CALORIE SODIO MINERALI GASSATA OLIGOMINARALE DISTILLATA INGRASSARE DIMAGRIRE FONTANA MARE PISCINA POTABILE COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBBere acqua è fondamentale per mantenersi in buona salute, tuttavia – come in tutte le cose – la giusta via è quella che sta nel mezzo, perfino bere troppa acqua può mettere a rischio la nostra salute. Anzi, la nostra vita.

Leggi anche: Bere l’acqua mi fa dimagrire?

Lo sa bene una signora di 59 anni alla quale, a seguito di una grave infezione alle vie urinarie, i medici avevano consigliato di bere un bicchiere d’acqua ogni 30 minuti. Ritenendo probabilmente di accelerare in tal modo il processo di guarigione, la donna ha però pensato bene di assumere molta più acqua di quanta le era stato indicato: dopo alcuni giorni ha iniziato ad avvertire forti emicranie, a soffrire di nausea e a vomitare frequentemente. A seguito dell’immediato ricovero presso il Kings College Hospital di Londra, i medici hanno stabilito che la donna era andata in una sorte di “overdose d’acqua”. Bere troppa acqua in un breve lasso di tempo abbassa velocemente la quantità di sodio presente nel sangue sotto i livelli di guardia, mandando il soggetto in iposodiemia, dalla quale è possibile pervenire addirittura alla morte: un tasso di mortalità del 30per cento è stato riportato nei pazienti che presentavano livelli bassi di sale nel sangue.

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Imra Rafi, responsabile di Innovazione clinica e ricerca presso il Royal College of General Practitioners (l’organismo professionale dei medici di medicina generale nel Regno Unito), dichiara in merito: «bere una giusta quantità di acqua è importante per mantenersi in buona salute, sia fisicamente sia mentalmente; è necessario bere di più nei casi di disidratazione o qualora le urine si presentino di colore scuro. Non esiste, comunque, una quantità raccomandata di acqua da bere ogni giorno: tutto sta nel tenere conto del proprio livello di idratazione e nel monitorare il colore delle urine che deve restare chiaro. Il caso di questa donna mette in evidenza che l’eccessiva assunzione di acqua può avere conseguenze gravi per i pazienti, e questo è qualcosa che operatori sanitari e pazienti devono tenere a mente».

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Calcoli renali: cibi vietati e consentiti, le buone abitudini per prevenirli

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CALCOLI RENALI CIBI VIETATI CONSENTITI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCon “calcolosi renale” si descrive la presenza di formazioni solide nell’apparato urinario – i calcoli renali – derivate dalla precipitazione e successiva aggregazione di sostanze disciolte nelle urine. Spesso i calcoli renali sono asintomatici, di norma il primo segnale di un calcolo renale è un dolore molto intenso che inizia all’improvviso quando il corpo tenta di “forzare” l’ostacolo, il calcolo si muove nelle vie urinarie e ostruisce il flusso dell’urina portando alla cosiddetta colica renale.

Cause di calcoli renali

Nella maggior parte dei casi, la calcolosi urinaria è causata da un aumento della concentrazione di calcio nelle urine provocato da fattori esterni, quali un’alimentazione ricca di calcio o povera di liquidi senza che sia presente una patologia scatenante. Meno frequente causa della formazioni di calcoli è l’iperparatitoidismo, cioè una produzione eccessiva di paratormone da parte delle ghiandole paratiroidi. In questo caso si ha un tasso di calcio nel sangue costantemente elevato, calcio che arriva quindi nel rene causando una sovra-saturazione persistente con conseguente formazione cronica di calcoli anche di enormi dimensioni.

Come si prevengono i calcoli?

  • buona idratazione con almeno 1,5 litri di acqua al giorno;
  • ridurre l’apporto di sale
  • controllare l’apporto di proteine di origine animale;
  • ridurre l’apporto di zuccheri semplici;
  • scegliere cibi con un basso contenuto di grassi saturi e privilegiare quelli con maggiore tenore di grassi monoinsaturi e polinsaturi;
  • cucinare senza grassi aggiunti. Preferire metodi di cottura come: il vapore, microonde, griglia o piastra, pentola a pressione, piuttosto che la frittura, la cottura in padella o i bolliti di carne.

Attenzione: ridurre l’assunzione di calcio non previene affatto la formazione di calcoli di ossalato di calcio, anzi ne fa addirittura aumentare il rischio.

Accortezze nell’assumere i liquidi:

  1. L’assunzione di liquidi dovrebbe essere distribuita nel corso di tutta la giornata in modo omogeneo per assicurare un volume urinario costantemente elevato.
  2. Un maggiore apporto è indicato nei periodi estivi ed in presenza di attività fisica.
  3. L maggior parte dei liquidi introdotti dovrebbero essere rappresentati dalla semplice acqua – e non da altri tipi di bevande come succhi o cola – per evitare la presenza di sostanze controindicate.

Norme da rispettare in caso di calcoli di ossalato di calcio:

  • Dieta normocalorica e normoproteica, con normale contenuto di sale e di calcio e con un apporto di liquidi tale da mantenere il volume della diuresi di circa 2 litri/die;
  • Ridurre l’apporto di alimenti contenenti ossalati soprattutto se presente iperossaluria (aumentata escrezione urinaria di ossalato di calcio);
  • Incentivare il consumo di alimenti contenenti fitati ( composti presenti in alcuni alimenti in grado di  imprigionano i sali minerali rendendoli indisponibili all’assorbimento e all’aggregazione) che sembrerebbero inibire la cristallizzazione dei sali di calcio.

Norme da rispettare in caso di calcoli di acido urico:

  • Controllato apporto calorico;
  • Riduzione della quota proteica che non dovrà superare 1 g/Kg/die;
  • Riduzione dell’apporto di purine. I cibi che ne contengono elevate quantità, hanno un alto contenuto di residui acidi e tendono ad acidificare le urine e quindi ad aumentare la escrezione urinaria di acido urico:
    • Alcool. La sua ingestione, soprattutto sotto forma di birra e di superalcolici, oltre a favorire l’aumento di peso, favorisce la produzione di acido urico da parte dell’organismo e la sua precipitazione nelle articolazioni, e ne riduce inoltre la eliminazione da parte dei reni.
    • Pesce azzurro ad alto contenuto di purine come acciughe, alici, sardine, sgombri.
    • Frattaglie quali fegato, cervella, rognone.
    • Selvaggina.
    • Molluschi e frutti di mare.
    • Insaccati.
    • Alimenti conservati.
    • Strutto, lardo, cucinati o fritti.
    • Dadi da cucina.
    • Bevande zuccherine contenenti fruttosio come cola, succhi di frutta

Alimenti da limitare in caso di calcoli renali

  • Carni e pollame (porzione di circa 100 grammi).
  • Affettati (porzione di circa 50 grammi).
  • Legumi (piselli, fagioli, lenticchie).
  • Pesce a medio contenuto di purine: spigola, carpa, cernia, luccio merluzzo, nasello, palombo, sogliola, rombo, trota (porzione di circa 150 grammi).
  • Alcuni tipi di verdure quali asparagi, spinaci, cavolfiori e funghi.

Alimenti consentiti e consigliati in caso di calcoli renali

  • Pasta e riso non integrale, grissini, crackers, fette biscottate, cereali. L’Amido aiuta l’escrezione di acido urico.
  • Latte e suoi derivati come yogurt e ricotta.
  • Formaggi, soprattutto a basso contenuto di grassi come asiago, bel paese, crescenza, fior di latte, fontina, mozzarella, scamorza e tra gli stagionati il Grana Padano DOP che è un concentrato di latte, ma meno grasso del latte intero perché parzialmente decremato durante la lavorazione, il suo consumo favorisce il raggiungimento del fabbisogno giornaliero di calcio, zinco, selenio e vitamine del gruppo B tra cui la B12 oltre alla vitamina A.
  • Uova.
  • Verdure consumare almeno una porzione ad ogni pasto, cruda o cotta e preferire barbabietole, bietole, broccoli, carciofi, cardi, carote, cavolini di bruxelles, indivia, insalata, lattuga, patate, pomodori, rape, zucca.
  • Frutta fresca come albicocche, arance, kiwi, mele, melone, pere, pesche. Non superare il quantitativo di 300 grammi al giorno. Le ciliegie hanno una particolare efficacia nel ridurre i livelli di uricemia come anche gli agrumi ricchi in vitamina C.
  • Olio extravergine di oliva per condire le pietanze preferibilmente a crudo, aggiunto con moderazione e dosato con il cucchiaino.
  • Acqua, almeno 1,5-2 Litri di liquidi al giorno (preferibilmente acqua oligominarale naturale).

Consigli comportamentali in caso di calcoli renali

  • In caso di sovrappeso o obesità si raccomanda la riduzione del peso e del “giro vita” ossia la circonferenza addominale, indicatore della quantità di grasso depositata a livello viscerale. Valori di circonferenza vita superiori a 94 cm nell’uomo e ad 80 cm nella donna si associano ad un rischio cardiovascolare “moderato”, valori superiori a 102 cm nell’uomo e ad 88 cm nella donna sono associati ad un “rischio elevato”. Tornare ad un peso normale permette di ridurre non solo i livelli di uricemia nel sangue, ma anche di ridurre gli altri fattori di rischio cardiovascolare (come ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, insulino-resistenza).
  • Rendere lo stile di vita più attivo (abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano, se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi).
  • Praticare attività fisica almeno tre volte alla settimana sia di tipo aerobico, sia di rinforzo muscolare (anaerobica). L’attività fisica costante ha benefici effetti sui soggetti affetti da iperuricemia, oltre che essere fondamentale per eliminare il grasso in eccesso e dimagrire correttamente.

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Perdiamo una lattina di acqua ogni ora: quanta acqua bere d’estate per evitare la disidratazione?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO BICCHIERE ACQUA BERE LIQUIDI IDRATAZIONE BAMBINI BIMBI NATURAL’organismo umano, per le sue funzioni biologiche, perde circa 300 ml di liquidi ogni ora, ossia la stessa quantità di una lattina che contiene le bibite. Gli esperti dell’European Food Safety Authority (Efsa) hanno calcolato che il livello tollerabile di disidratazione per il corpo umano è pari a circa l’un per cento del peso totale. Con questa velocità la disidratazione potrebbe verificarsi nel giro di due o tre ore.

Come perdiamo liquidi

In linea di massima un adulto sano che vive in un clima temperato perde tra i 2 e i 2 litri e mezzo d’acqua al giorno, attraverso il respiro, il sudore, le secrezioni corporee, l’urina. Tale perdita idrica viene bilanciata dall’acqua assunta ogni giorno con cibi e bevande.

Quanta acqua bere? Dipende!

Il nostro fabbisogno idrico giornaliero è strettamente correlato al nostro fabbisogno calorico giornaliero: dovremmo assumere 1 ml di liquido per ogni caloria di fabbisogno calorico e, dal momento che nella popolazione generale quest’ultimo si aggira intorno alle 1500/2000 calorie, si dovrebbe bere circa 1,5/2 litri di acqua al giorno. In linea generale:

  • I neonati da zero a 6 mesi hanno bisogno di 680 ml al giorno, tutti ricavati dal latte materno.
  • Dai 6 ai 12 mesi, invece, il fabbisogno di acqua passa a 0.8-1 litri al giorno, suddivisi tra il latte e le prime bevande dello svezzamento.
  • Tra 1 e 3 anni bisogna bene fino a 1,3 litri d’acqua, aumentando progressivamente il fabbisogno fino all’adolescenza: qui si vedono le prime differenze tra maschi e femmine, dato che un bambino dai 9 ai 13 anni ha bisogno di 2,1 litri di acqua al giorno, mentre una bambina circa 200 ml in meno.
  • Tra i 14 e i 18 anni gli esperti consigliano d’estate  2,5 litri al giorno per i maschi e 2 litri per le femmine. La quantità necessaria sarà identica fino a 70 anni. Di inverso il fabbisogno si abbassa di circa mezzo litro per ambo i sessi.

Ma ci sono le eccezioni: una donna in gravidanza, per esempio, dovrà bere almeno 2,3 litri di acqua al giorno, una donna che sta allattando, invece, 2,7 litri, per reintegrare proprio quei 680 ml che il suo bambino assumerà con il latte. Altra profonda differenza è determinata dalle condizioni ambientali (il caldo aumenta la perdita di liquidi e determina un aumento del fabbisogno idrico) e dalla attività fisica svolta, motivo per cui un maratoneta professionista ha un fabbisogno idrico più elevato rispetto ad un soggetto sedentario. Il metabolismo basale influenza infine molto la quantità di acqua bevuta: bodybuilder professionisti, con % di massa magra elevatissima e fabbisogni calorici di varie migliaia di calorie giornaliere, necessitano di molti litri di acqua, anche oltre 4 o 5 al giorno.

Quanto bere d’estate?

In estate chi fa vita all’aperto dovrebbe bere almeno due litri di acqua al giorno che diventano tre o quattro  se si fa attività fisica (la quantità esatta dipende dal tipo di sport) . Durante gli sforzi prolungati sotto il sole è preferibile bere molte volte, piuttosto che bere molto in un unico momento. Questo perché il corpo assorbe meglio i fluidi in piccole quantità.

Ma qual è la bevanda migliore?

Quando abbiamo sete , vuol dire che le varie sostanze presenti nel nostro organismo, sia nelle cellule che nei liquidi corporei, come il sangue, sono troppo concentrate e c’è bisogno di ” acqua ” per diluirle: quindi la risposta è banale. E’ l’acqua. Le bevande zuccherate dissetano solo apparentemente, in realtà fanno venire ancora più sete! Non ci credete? Leggete questo articolo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Cosa c’è realmente nel tuo bicchiere d’acqua a parte… l’acqua?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO BICCHIERE ACQUA BERE LIQUIDI IDRATAZIONEE’ estate e beviamo (o almeno dovremmo bere) molto di più che nelle altre stagioni dell’anno. Bere fa bene, il nostro corpo ha una altissima percentuale di acqua. Ma quando beviamo, sappiamo esattamente cosa c’è nel nostro bicchiere a parte l’H2O?

Quando si beve non solo si soddisfa un bisogno primario ma dissetandoci, senza rendercene conto assumiamo tanti micro elementi contenuti nell’acqua che a seconda della loro concentrazione e della varietà possono rivelarsi utili e benefici per il nostro specifico organismo oppure appesantirlo e rallentare determinate funzioni vitali.

Dato che in commercio ci sono tante varietà, non è bene scegliere l’acqua sulla base dei soli messaggi pubblicitari, spesso generici e fuorvianti, ma approfondire e leggere bene le etichette per scegliere in modo consapevole. E’ quindi importante conoscere e saper leggere correttamente le etichette che riportano le caratteristiche di ciascun tipo di acqua, sulla bottiglia stessa. Ci sono infatti quelle più indicate per alcuni scopi come dimagrire e altre più idonee per lo sport, per combattere l’alta pressione, per chi soffre di calcoli renali ecc.

Vediamo le caratteristiche più importanti da tenere presente nella scelta:

  • RESIDUO FISSO: è la stima del contenuto dei sali minerali presenti nell’acqua. Sono importanti perché regolano l’equilibrio idrosalino, lo sviluppo degli organi e dei tessuti. Il nostro corpo già ne possiede diversi come il sodio, il potassio, magnesio e calcio. Ognuno di questi però, se assunto in dosi eccessive può essere nocivo o al contrario se carente, creare problemi fisiologici. Sulla base della quantità di residuo fisso si distinguono acque:
  • MINERALIZZATE: sono quelle più leggere, povere in sodio, che hanno sali minerali inferiori a 50 mg per litro e sono indicate quando vi è necessità di tenere sotto controllo la tendenza a sviluppare calcoli renali, per chi soffre di ipertensione e nell’alimentazione dei neonati. Sono ottime per la diuresi.
  • OLIGOMINERALI: hanno un residuo fisso inferiore a 500 mg per litro, hanno poco sodio e svolgono principalmente azione diuretica. Indicate per tutta la famiglia, da bere durante i pasti.
  • MINERALI: il residuo fisso è compreso tra 500 e 1000 mg per litro. Il discreto contenuto di sali le rende utili da bere in estate, quando si suda di più e si perdono più sali che quindi vanno reintegrati; oppure utilissime a chi pratica sport, sempre per reintegrare i minerali persi durante l’allenamento. E’ preferibile non berne più di un litro al giorno, alternandole ad acqua oligominerale per non eccedere.
  • RICCHE DI SALI MINERALI: qui il residuo fisso è di oltre 1500 mg per litro e vanno bevute solo dietro consiglio medico, a scopo curativo specifico, in quanto molto ricche di minerali. Hanno un effetto diuretico inferiore e possono causare a lungo andare calcoli renali.

Le altre voci:

  • BICARBONATO: sostanza utile nel contrastare la formazione di acido lattico, quindi indicata nelle maggiori dosi, per gli sportivi. Se superiore a 600 mg è utile inoltre per attenuare l’iperacidità gastrica e nelle patologie renali.
  • SOLFATI: se superiore a 200 mg è lassativa, indicata per insufficienze digestive. Sconsigliata durante la crescita e nel periodo di menopausa perché interferisce con l’assorbimento del calcio.
  • CLORURO: se superiore a 200 mg è in grado di equilibrare le funzioni intestinali e del fegato. Ha inoltre azione lassativa e purgativa.
  • CALCIO: se superiore a 150 mg, agisce beneficamente a livello dello stomaco e del fegato. Particolarmente utile nella prevenzione dell’osteoporosi e ipertensione.
  • FLUORO: superiore a 1 mg è importante per rinforzare i denti e prevenire le carie.
  • FERRO: indicata per le persone che soffrono di anemie, carenze di ferro, per i vegetariani e per coloro che hanno bisogno di maggiori dosi come i lattanti, donne in gravidanza, sportivi e adolescenti.
  • SODIO: se superiore a 200 mg è importante per chi soffre di pressione bassa e per gli sportivi durante gli allenamenti. Controindicata per ipertensione e ritenzione idrica. In tali ultimi casi meglio scegliere acque che abbiano non più di 20 mg di sodio per litro.
  • PH: ci indica il livello di acidità dell’acqua che va da 0 (massima acidità) a 14 (minima acidità). Il punto intermedio, 7, è una condizione di neutralità, che di solito hanno la maggior parte delle acque. Comunque maggiore è il contenuto di anidride carbonica e solfati, minore sarà il ph (maggior acidità).
  • NITRATI: è un parametro molto importante soprattutto per neonati e bambini; se assunti in eccesso possono ostacolare il trasporto di ossigeno nel sangue. Verificare perciò che l’acqua che date ai bambini non abbia un valore superiore ai 10 mg, mentre per gli adulti va bene fino ai 45 mg.

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