Raid liquido antizanzare: funziona? E’ nocivo? Le istruzioni per usarlo al meglio

MEDICINA ONLINE RAID LIQUIDO ANTIZANZARE FUNZIONA DAVVERO ZANZARA INSETTO TIGRE MALARIA VETTORE SANGUE SUCCHIA FEMMINE NOCIVO CHIMICA TOSSICO ISTRUZIONI FUNZIONAMENTO UCCIDE ESTATE CALDO UMIDO NOTTE TIMER 3 INTENSITA.jpgArriva l’estate, con le sue placide e calde notti, e purtroppo arrivano anche le terribili zanzare, ogni anno più agguerrite che mai. Non si scampa alla loro presenza molesta e alla loro famelica puntura.
Arrivano dopo il tramonto, e infestano le case, magari quelle prese in affitto per le vacanze al mare; si annidano dietro le tende, vicino ai punti luce, come lampade e abat-jour, e tra le piante che abbelliscono le nostre terrazze. Nascoste e pronte e colpire…

Ma se il solo pensiero del loro ronzio così fastidiosamente familiare vi genera ansia, se l’idea di trascorrere le notti estive a “stanarle” con la paletta in mano vi terrorizza, allora sappiate che l’arma a vostra disposizione è stata creata: si chiama RAID Liquido.
Prodotto da SC Johnson, questo prodotto repellente vi garantisce notti di tranquillità senza neppure l’ombra di una zanzara, semplicemente attaccando alla presa di corrente degli ambienti dove sostate più a lungo (camera da letto inclusa) il pratico fornelletto con la ricarica. Del tutto innocuo per l’uomo, ma letale per gli odiati insetti infestanti, che siano zanzare tigre o di altra specie, RAID Liquido è inodore, ed elimina sia le zanzare che vedi sia quelle che non riesci a vedere.

Niente più antiestetici bozzi arrossati a rovinare la vostra perfetta tintarella, né fastidiosi pruriti. RAID Liquido garantisce 30 notti di pace, ma una volta esaurito il suo effetto potete sostituirlo con un’altra ricarica da 45 notti. State partendo per le vacanze? Portatevelo dietro, è davvero poco ingombrante. Se poi le vostre ferie sono belle lunghe, oppure contate di restare in città e volete essere sicuri di trascorrere l’intera stagione al riparo dalle zanzare, potete acquistare la conveniente doppia confezione (due ricariche per un totale di 90 notti di protezione). Per un utilizzo corretto, dopo averlo inserito per qualche ora con finestre e porte chiuse, arieggiate la stanza prima di tornare a soggiornarvi, il prodotto continuerà a fare effetto comunque.

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Prodotti per allontanare le zanzare

Non ne potete più delle zanzare? Personalmente io non le sopporto… Di seguito vi riporto una lista di altri prodotti estremamente efficaci, scelti e testati personalmente da me e dal mio Staff, per neutralizzare le zanzare, le mosche ed altri insetti fastidiosi:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Torcicollo e dolore al collo: sintomi, rimedi e prevenzione

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MAL DI COLLO CERVICALE MENTO DOLORE TORCICOLLO VERTEBRE ERNIA DEL DISCO SCHIENA TRAPEZIO DORSALE STERNOCLEIDOMASTOIDEO STRETCHING MUSCOLIIl torcicollo comune o acquisito (ben distinto dal torcicollo miogeno congenito ed il torcicollo spastico) può manifestarsi in modo episodico, oppure tornare a disturbare la tua quotidianità con una certa frequenza. In alcuni rari casi, diventa addirittura cronico. L’origine del disturbo è di natura muscolare/osteoarticolare: può insorgere per contratture muscolari, processi infiammatori che interessano il tratto cervicale o traumi.

Cause e fattori di rischio

Nella maggior parte dei casi, il torcicollo è connesso a una cattiva postura, dunque ad atteggiamenti viziati che assumiamo sia mentre lavoriamo, sia mentre dormiamo. Sì, perché anche di notte dovremmo aver cura della nostra postura. Come? Scegliendo un cuscino adatto (tra poco ti darò indicazioni più specifiche) e cercando di evitare la posizione prona. Dormire a pancia in giù, in effetti, affatica il collo. Altri fattori che possono portare al torcicollo sono banalmente il freddo e l’umidità, che causano contrattura. Non dimentichiamo, inoltre:

  • gli strappi muscolari dovuti a infortuni sportivi o a sforzi importanti;
  • lo stress, da cui può originare un’eccessiva tensione muscolare.

Sintomi e segni

Il paziente colpito da torcicollo lamenta una marcata difficoltà a flettere, roteare od allungare il collo; ogni minimo movimento di questa zona produce un dolore locale acuto, penetrante ed insopportabile.
Il quadro clinico del torcicollo comune si contraddistingue per:

  • brachialgia: condizione dolorosa del collo che si può irradiare anche al muscolo trapezio, alla spalla ed a livello del braccio;
  • cervicalgia: generico dolore al collo di natura muscolo-scheletrica;
  • rigidità dei muscoli cervicali;
  • incapacità/impossibilità di muovere, spostare o roteare il collo.

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Quanto dura un torcicollo?

Il torcicollo ha un decorso che può essere più o meno breve: può durare da alcune ore ad alcuni giorni. La maggioranza dei torcicollo, tuttavia, scompare o comunque diminuisce di intensità al secondo giorno dopo l’insorgenza dei sintomi.

Terapia

Spesso non c’è bisogno di terapia, ma se il disturbo diventa limitante, il medico potrebbe prescriverti una cura farmacologica a base di antinfiammatori e miorilassanti o anche l’uso di un collare cervicale morbido o semirigido. Ricorda, però, che le terapie possono sì alleviare i sintomi e portare a una risoluzione del disturbo, ma se continui a mantenere abitudini scorrette, soprattutto dal punto di vista posturale, il torcicollo sarà sempre lì ad attenderti dietro l’angolo. Alcune cose importanti da sapere:

  • se il torcicollo compare dopo un trauma, come una caduta o un tamponamento automobilistico, oppure se è accompagnato da febbre alta, mal di testa, nausea, è consigliabile andare subito al pronto soccorso;
  • se il torcicollo torna a farti visita con frequenza, o se i sintomi si protraggono per più di una settimana, è bene consultare il tuo medico per escludere patologie della colonna cervicale.

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Terapia farmacologica

Il trattamento per il torcicollo dev’essere stabilito in funzione della causa scatenante. Normalmente, il dolore al collo è risolvibile mediante una semplice terapia con farmaci analgesici ed antinfiammatori. I più utilizzati a tale scopo sono:

  • antinfiammatori non steroidei (come l’ibuprofene e l’acido acetilsalicilico);
  • rilassanti muscolari (diazepam, ciclobenzaprina);
  • corticosteroidi (come prednisone e metilprednisolone).

Talvolta, il dolore percepito a livello del rachide cervicale è particolarmente intenso, pertanto, il paziente necessita di un collare ortopedico per velocizzare la guarigione ed attenuarne i sintomi.
Discorso differente dev’essere posto per il torcicollo conseguente a lesioni gravi, dipendente per esempio da un’erniazione cervicale. In simili circostanze, l’unica possibilità per allontanare il torcicollo è curare la l’ernia sottostante mediante un intervento chirurgico mirato (discectomia) od un’ulteriore trattamento specifico stabilito dal medico.

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Rimedi non farmacologici

Non sempre è necessario ricorrere ai farmaci per curare il torcicollo. Talvolta, il dolore al collo di lieve entità può essere presto risolto mettendo in pratica semplici accorgimenti. Com’è possibile attenuare il dolore provocato dal torcicollo?

  • Gli impacchi caldi sul collo dolente conferiscono un immediato sollievo, in particolar modo quando il torcicollo dipende da una contrattura dei muscoli cervicali.
  • Il torcicollo dipendente da un’infiammazione può essere temporaneamente alleggerito mediante la crioterapia, ovvero la terapia del freddo. A tale scopo, si consiglia di appoggiare sul collo indolenzito una borsa del ghiaccio avvolta in un panno morbido. Per ottenere la massima efficacia terapeutica del ghiaccio, si raccomanda di rimuovere le borsa fredda ogni 15-20 minuti, intervallando con pause di ugual durata.
  • Evitare il riposo eccessivo. Contrariamente a quanto si possa pensare, un eccesso di riposo favorisce la rigidità delle articolazioni e dei muscoli, già di per sé indeboliti dal torcicollo. Si consiglia, piuttosto, di assumere una posizione riposante per 30 minuti; dopodiché è bene cimentarsi in una camminata o svolgere un esercizio fisioterapico leggero, specifico per il torcicollo.
  • Riposare su un materasso adeguato, che non deve essere troppo morbido.
    Correggere eventuali abitudini di vita scorrette, come ad esempio le postura errata
  • Rilassarsi. Lo stress e l’ansia possono acutizzare il torcicollo, dato che le tensioni vengono scaricate sul rachide.
  • Preferire sedie solide, in modo che il collo e il dorso siano sostenuti.
  • Eseguire correttamente gli esercizi per il dolore cervicale, allo scopo di mobilizzare le vertebre cervicali e sciogliere le tensioni accumulate durante la giornata.

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Consigli e prodotti consigliati per prevenire il torcicollo

Chiudo questo approfondimento con alcuni semplici accorgimenti da osservare per prevenire la comparsa del torcicollo:

  • preferisci un cuscino basso e ortopedico, anziché alto e rigido, come questo che vi consiglio: https://amzn.to/3zYsUI7
  • scegli un materasso di qualità;
  • asciuga bene i capelli, poiché l’umidità nella zona del collo può portare cervicalgia nei soggetti predisposti;
  • fai ginnastica posturale e attività sportiva adeguata, facendo particolare attenzione allo stretching;
  • se lavori in ufficio, procurati una sedia ergonomica come questa: https://amzn.to/3odxL5Q;
  • se hai gli occhi spesso puntati verso un computer, regola la distanza dello schermo ad almeno 50-70 cm dagli occhi;
  • se stai spesso seduto, utilizza una pedana poggiapiedi obliqua, che aiuta a mantenere una buona postura. Vi consiglio questa: https://amzn.to/40bKFi3.

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Ipertrofia o iperplasia prostatica benigna: cause, sintomi e cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PROSTATITE BATTERICA ABATTERICA PROSTATA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneL’ipertrofia prostatica benigna o – più correttamente – l’iperplasia prostatica benigna (da cui l’acronimo “IPB”), in inglese “benign prostatic hyperplasia” (da cui l’acronimo “BPH”), conosciuta anche come adenoma prostatico, è una malattia a carico della ghiandola prostatica. La patologia è caratterizzata da un aumento di volume della prostata, dovuto all’incremento del numero di cellule (da cui la denominazione “iperplasia”), che si estrinseca principalmente nella zona “di transizione” della prostata, ovvero in una parte centrale attorno all’uretra prostatica. E’ una crescita di tipo benigno, cioè comporta compressione sui tessuti circostanti senza infiltrarli. E’ un fenomeno legato all’invecchiamento ma che in alcuni soggetti è maggiore che in altri, e col passare degli anni può causare una compressione e distorsione dell’uretra prostatica ostruendo la fuoriuscita dell’urina. Sono escluse componenti ambientali nell’eziologia della malattia, mentre si è ipotizzato il ruolo di fattori ereditari per l’aumentato rischio di incidenza in parenti di soggetti colpiti dalla patologia.

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Epidemiologia

L’IPB colpisce il 5-10% degli uomini di 40 anni di età, e fino all’80% degli uomini tra 70 e 80 anni. Tuttavia il numero dei soggetti in cui la IPB diventa sintomatica, cioè costituisce effettivamente un disturbo, è circa la metà.

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Iperplasia prostatica benigna e cancro alla prostata

L’IPB ed il carcinoma prostatico (cancro della prostata) non sono correlati, sebbene le due condizioni possano coesistere e spesso il secondo venga diagnosticato incidentalmente durante indagini per la molto più comune IPB. IPB e carcinoma si impiantano su zone diverse della prostata, essendo il carcinoma di pertinenza prevalentemente della zona periferica.

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Cause e fattori di rischio

Il diidrotestosterone (DHT) e gli estrogeni hanno un ruolo nell’insorgenza della BPH. Questo significa che occorre la presenza degli androgeni per l’instaurarsi della BPH, ma non sono necessariamente la causa diretta della patologia. Questo è dimostrato dal fatto che gli eunuchi non sviluppano la patologia quando raggiungono l’età adulta. Inoltre, la somministrazione di testosterone esogeno non è associata all’aumento significativo dei sintomi della BPH. Il DHT, un metabolita del testosterone è un mediatore critico della crescita della prostata. Il DHT viene sintetizzato nella prostata dal testosterone in circolo. Una volta sintetizzato, il DHT giunge alle cellule epiteliali e segnala la trascrizione del fattore della crescita al mitogene dei due tipi di cellula. L’importanza del DHT nel causare noduli iperplasici nella prostata è supportata dalle osservazioni cliniche in cui un inibitore della 5α-reduttasi viene somministrato al paziente in queste condizioni. La terapia con gli inibitori della 5α-reduttasi riduce notevolmente il contenuto di DHT nella prostata e conseguentemente il volume della prostata ed i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna.
Esiste una notevole evidenza sul fatto che gli estrogeni giocano un ruolo nell’eziologia della BPH. Questo è basato sul fatto che la BPH si verifica in uomini con elevati livelli di estrogeni e relativamente ridotti livelli di testosterone libero (questa sostanza ha quindi, se non convertita in altri ormoni, un’azione benefica e salutare nei confronti della prostata) e quando i tessuti prostatici diventano più sensibili agli estrogeni e meno rispondenti al DHT. Cellule prese dalla prostata di uomini affetti da BPH hanno mostrato una più elevata risposta agli alti livelli di estradiolo nel caso di bassi livelli di androgeni.

Sintomi e segni

I sintomi non sono correlati con le dimensioni della ghiandola: infatti una prostata di piccole dimensioni può in alcuni casi provocare sintomi ostruttivi molto più gravi di una prostata dalle dimensioni maggiori; questo perché la sintomatologia deriva dalla somma di due componenti: quella statica, determinata dalla massa della ghiandola, e quella dinamica, dovuta al tono della muscolatura liscia del collo vescicale, della prostata e della sua capsula. Riconosciamo due tipi di sintomi: quelli urinari di tipo ostruttivo, e quelli di tipo irritativo. Fra gli ostruttivi si ricordano la difficoltà ad iniziare la minzione, l’intermittenza di emissione del flusso, l’incompleto svuotamento della vescica, il flusso urinario debole e lo sforzo nella minzione.
Fra i sintomi irritativi si annoverano la frequenza nell’urinare, che è detta pollachiuria, la nicturia, cioè un aumentato bisogno durante la notte, l’urgenza (la necessità di svuotare la vescica non può essere rimandata) e il bruciore ad urinare. Questi sintomi, ostruttivi ed irritativi, vengono valutati usando il questionario dell’ International Prostate Symptom Score (IPSS), formulato per appurare la severità della patologia.
La IPB può essere una patologia progressiva, specialmente se non curata. L’incompleto svuotamento della vescica può portare all’accumulo di batteri nel residuo vescicale aumentando i rischi di prostatiti e pielonefriti. L’accumulo di urina può, peraltro, portare anche alla formazione di calcoli dovuti alla cristallizzazione di sali nel residuo post-minzionale. La ritenzione urinaria, acuta o cronica, è un’altra forma di progressione della patologia. La ritenzione urinaria acuta è l’incapacità a vuotare completamente la vescica, mentre quella cronica vede il progressivo aumentare del residuo e della distensione della muscolatura della vescica. Chi soffre di ritenzione urinaria cronica, può andare incontro ad una patologia di compromissione renale detta uropatia ostruttiva. L’ipertrofia prostatica benigna non è in grado di provocare deficit erettivo, eventuali influenza sulle capacità erettiva può essere provocato dal dolore che tale patologia ha negli stati più avanzati (causa psicologica).

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Diagnosi

L’esplorazione rettale, (palpazione della prostata attraverso il retto), può rivelare un marcato ingrossamento della ghiandola; è un esame molto soggettivo che dipende dall’abilità dell’urologo. Maggiore precisione al fine della valutazione del volume prostatico è dato dall’ecografia sia sovrapubica che transrettale. L’ecografia inoltre evidenzia il residuo postminzionale, cioè se rimane urina stagnante in vescica dopo aver urinato, che è sintomo importante che la IPB si sta aggravando. Altro segno da valutare è lo spessore delle pareti vescicali, che se incrementa è un altro segno di ostruzione al deflusso urinario. L’ecografia inoltre consente di diagnosticare complicanze frequenti di una IPB trascurata, come diverticoli vescicali, calcoli, o sedimento nel lume dell’organo emuntore.
La uroflussimetria è forse l’esame più utile in IPB, perché evidenzia se tale patologia causa un’ostruzione oppure no. Distingue perciò la IPB significativa da quella non significativa sulla dinamica minzionale. Alcuni parametri come Qmax (velocità di flusso massima) sono usati anche per verificare la risposta alle terapie nel tempo.
Il PSA è spesso eseguito nei pazienti IPB per screenare se coesiste una componente maligna della patologia. E’ un esame del sangue che se innalzato indica una qualche sofferenza della ghiandola prostatica, includendo patologie benigne come infiammazione, IPB o traumatismo, ma anche il carcinoma prostatico. Un suo innalzamento richiede un attento monitoraggio ed eventualmente esami più approfonditi. Strumenti usati nella diagnosi, sono:

Non tutti i test sono sempre necessari per raggiungere la diagnosi.

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Trattamento

Il trattamento di una iperplasia prostatica benigna può essere medica e/o chirurgica.

Terapia medica

Diversi farmaci  e molecole possono essere usati per il trattamento della iperplasia della prostata. Gli alfa bloccanti (α1-recettori adrenergici antagonisti) procurano un sostanziale miglioramento dei sintomi della BPH. Molecole come doxazosin, terazosin, alfuzosin e tamsulosin vengono impiegate con successo. Vecchie molecole come phenoxybenzamine e prazosin non sono raccomandate per il trattamento della BPH. Gli alfa bloccanti rilassano la muscolatura della prostata e del collo vescicale ed aumentano la portata del flusso urinario, ma possono causare eiaculazione retrograda.
Gli inibitori della 5α-reduttasi, (finasteride e dutasteride) sono un altro trattamento praticato. Quando vengono usati in abbinamento agli alfa bloccanti, si è notata una drastica riduzione del volume della prostata in persone con ghiandole molto ipertrofiche.
Vi è anche una notevole evidenza dell’efficacia di fitoterapici, quali l’estratto del frutto della serenoa repens e del saw palmetto nell’alleviare in maniera moderata i sintomi della patologia. Altre erbe medicinali che hanno alla base sistematiche ricerche sono il beta-sitosterolo tratto dalla hypoxis rooperi (pianta grassa africana) e la pygeum (estratta dal Prunus africana), mentre vi è una minore conoscenza sull’efficacia della Cucurbita pepo semi di zucca e dell’Urtica dioica (Wilt et al., 2000).

Integratori alimentari per il benessere della prostata

Qui di seguito trovate una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di diminuire infiammazioni e bruciori e migliorare la salute della prostata:

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Terapia chirurgica

Solo in caso di fallimento del trattamento medico e fitoterapico, può rendersi necessario un trattamento chirurgico. Qualsiasi intervento chirurgico per IPB pone a rischio, in entità differente, la meccanica eiaculatoria del paziente. A contrario, la rigidità nell’erezione e la capacità di arrivare all’orgasmo non vengono influenzati da questa chirurgia correttamente eseguita.
Adenomectomia open surgery. Significa rimuovere l’adenoma mediante il tradizionale taglio chirurgico, nella variante trans vescicale (ATV) o infravescicale (Millin). Interventi usati da oltre 50 anni, hanno ancora un’efficacia insuperata anche se con una morbilità perioperatoria che alcuni mettono in discussione, nella realtà attuale di chirurgia mini-invasiva. Interventi tuttora definiti “gold standard” in caso di prostate veramente voluminose.
Resezione transuretrale dell’adenoma prostatico (TURP). Questo prevede la resezione di parte della prostata attraverso l’uretra. Consigliabile per prostate fino a un certo volume, presenta il vantaggio della mini-invasività, ovvero evitare tagli e un recupero postoperatorio più rapido. Esistono anche alcune nuove tecniche per ridurre il volume della prostata ipertrofica, alcune delle quali non sono ancora abbastanza sperimentate per stabilire i loro effetti definitivi. Esse prevedono vari metodi per distruggere parte del tessuto ghiandolare senza danneggiare quello che rimarrà in sito. Fra queste si ricordano: la vaporizzazione transuretrale della prostata (TVP), la laser TURP, la visual laser ablation (VLAP), la Transurethral Microwave Thermo Therapy (TUMT), la Transurethral needle ablation of the prostate (TUNA) e la sua evoluzione tecnologica Prostiva, micro iniezioni di etanolo in situ ed altre ancora allo studio o in via di sperimentazione.
Nuove tecniche che comportano l’impiego del laser in urologia, sono state sperimentate negli ultimi 10 anni. Si è iniziato con la VLAP, tecnica che usa uno YAG laser a contatto con il tessuto prostatico. Una tecnologia simile, è chiamata Photoselective Vaporization of the Prostate (PVP) ed usa un laser a luce verde (KTP) ed è emersa recentemente. Questa procedura utilizza un laser ad alta potenza di 80 Watt KTP con una fibra laser di 550 micron inserita nella prostata. Questa fibra ha una riflessione interna di 70 gradi. Essa è usata per vaporizzare il tessuto della capsula prostatica. Il KTP laser ha una penetrazione di 2.0mm (quattro volte più profonda del laser ad Olmio).
Un’altra procedura chiamata Holmium Laser Ablation of the Prostate (HoLAP), è stata adottata pressoché in tutto il mondo. Analogamente al KTP, il laser per l’HoLAP è un dispositivo con una sonda di 550 micron con una potenza di 100 Watt ed un angolo di riflessione di 70 gradi. La sua profondità di passata è di 2,140nm, che cade nella zona invisibile dell’infrarosso e non può essere visto ad occhio nudo. La profondità di penetrazione del laser ad Olmio è inferiore a 0,5 mm evitando così le necrosi tissutali spesso causate dal laser a profonda penetrazione della tecnica KTP. Entrambi i metodi, KTP e Olmio, ablano circa uno o due grammi di tessuto al minuto.

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Lidocaina: cos’è, a cosa serve e quali sono le controindicazioni

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI RES COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS SANGUE INTRAMUSCOLO CUORE PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICLa lidocaina è un anestetico locale e un antiaritmico largamente utilizzato in campo farmaceutico per via della sua azione rapida e durevole. Essa può essere applicata sulla pelle oppure iniettata, a seconda della ragione per la quale viene utilizzata. Come dicevamo, la lidocaina è disponibile in diverse forme farmaceutiche (cerotto, gel, iniezione, spray, preparazione per inalazione, …). Essa può essere applicata sulla pelle con funzione anestetica ed analgesica, per alleviare pizzicore, bruciore, irritazione, infiammazioni o prurito.

Il farmaco sarebbe ampiamente utilizzato anche per la cura del famoso “fuoco di Sant’Antonio”, ma può anche essere iniettato sottopelle, in caso di interventi di piccola chirurgia oppure in ambito dentistico. In tal modo sarà possibile intorpidire la zona e rendere meno forte la sensazione di dolore.

La lidocaina viene anche iniettata per via endovenosa, per il trattamento di aritmie ventricolari, al fine di prevenire ad esempio eventi cardiovascolari come l’infarto, e viene infine impiegata nel trattamento di disturbi articolari, iniettandola nei tessuti molli. Infine, la lidocaina viene impiegata anche per il trattamento delle crisi epilettiche ed eventualmente anche nel trattamento della tosse cronica.

Il farmaco non dovrà naturalmente essere assunto nel caso in cui il paziente sia sensibile al principio attivo, ed è inoltre sconsigliato in caso di ipertensione non collegata ad aritmie, in caso di bradicardia, insufficienza epatica, ed in caso di porfiria.

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Igiene orale: consigli e prodotti per pulire lingua, denti e bocca

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DONNA CHE SI LAVA LA BOCCA LINGUA DENTI CON SPAZZOLINO E DENTIFRICIO IGIENE ORALE CARIE PLACCA TARTARO GENGIVITE SENSIBILI GENGIVEL’igiene orale è un’operazione di primaria importanza per avere e mantenere nel tempo denti e gengive sani. Prendersi cura della bocca è particolarmente importante non solo per ragioni salutari, ma anche estetiche, la bocca, infatti, è uno dei nostri biglietti da visita: è sempre in mostra, la usiamo per parlare, mangiare, baciare, insomma per comunicare col mondo. Vediamo quindi come prendercene cura.

Cominciamo col precisare che per una buona igiene orale è necessaria una costante cura personale della bocca e dei denti, integrata periodicamente con un controllo presso un dentista o igienista dentale. Se eseguita quotidianamente e nel modo corretto l’igiene casalinga aiuta a combattere il principale nemico della salute del cavo orale: la placca batterica, responsabile dell’insorgere della carie e di numerosi altre malattie ed inestetismi di denti e bocca.

Placca batterica dentale

La placca dentale, o meglio la placca batterica, è un aggregato di microrganismi incorporati tra loro e ben aderenti ai denti. È composta da batteri, cellule di sfaldamento della mucosa orale, sostanze che derivano dalla saliva e dagli alimenti. È la principale causa della carie e delle malattie parodontali. La placca è, dunque, il nemico numero uno dei denti e si annida negli spazi più nascosti ed in cui è più arduo arrivare con lo spazzolino:

  • spazi interdentali,
  • superfici occlusali,
  • irregolarità dentali,
  • in prossimità del colletto dei denti (quindi tra dente e gengiva).

Inizialmente la placca è morbida è la sua rimozione ostacola la formazione della carie. Dopo circa 24 ore la placca si indurisce, diventa tartaro ed è difficile da eliminare.

Leggi anche: Differenza tra carie, placca e tartaro

Corretta igiene orale in casa

Come abbiamo detto la pulizia quotidiana dei denti e una corretta igiene orale, eseguita in modo costante, paziente ed attento, diventano fondamentali per eliminare la placca dentale e per ridurre al minimo i problemi da essa derivanti. Per ottenere una buona igiene orale quotidiana esistono varie tecniche di pulizia, che devono coesistere per un buon risultato. Le principali sono: spazzolatura dei denti e pulizia della lingua.

Leggi anche: Come educare i bambini ad una corretta igiene orale?

Spazzolatura dei denti

La spazzolatura dei denti è il principale metodo di pulizia della bocca, essa consente di eliminare la maggior parte dei residui di cibo e dei batteri, primi nemici dell’igiene dentale. Per una corretta spazzolatura bisogna munirsi di:

  • un dentifricio che abbia un PH intorno al 6.0-7.0, che contenga fluoro per la mineralizzazione dei denti e che abbia un sapore gradevole;
  • un buono spazzolino, compatibile con le proprie esigenze (ampiezza della bocca, arcate dentali, condizione dei denti e delle gengive, ecc).

Affinché dia validi risultati, la spazzolatura dei denti deve essere effettuata tutti i giorni, tre volte al giorno, possibilmente entro trenta minuti dalla fine del pasto (è questo infatti il tempo necessario ai residui di cibo per formare la pellicola di placca batterica sulla superficie dei denti), operando nel seguente modo:

  • I denti vanno dapprima spazzolati e ben ripuliti senza il dentifricio, lo spazzolino va quindi utilizzato asciutto.
  • Applicare una dose di dentifricio sulle setole dello spazzolino.
  • Partendo dalla parte anteriore delle arcate dentali, con lo spazzolino inclinato a 45°, spazzolare i denti per circa un minuto con un movimento verticale che va dalla gengiva al dente, quindi dal basso verso l’alto per i denti dell’arcata inferiore e dall’alto verso il basso per quelli dell’arcata superiore.
  • Ripetere questo procedimento per lo stesso tempo anche sui denti posteriori, prestando sempre attenzione a far passare le setole nello spazio tra un dente e l’altro, in modo da rimuovere tutte le impurità.
  • Spazzolare in questo modo, sempre per almeno un minuto, anche la parte interina dei denti.
  • Sciacquare più volte con acqua corrente, possibilmente tiepida, in modo da favorire la distruzione del tartaro ed eliminare il dentifricio e i residui di cibo.
  • Pulire lo spazzolino e coprirlo con un cappuccio apposito, per evitare che si sporchi.

Usare lo spazzolino in orizzontale o in verticale?

Lo spazzolino deve essere usato con movimenti verticali. Attenzione a non usare lo spazzolino in senso orizzontale, da sinistra verso destra e viceversa: questo movimento non pulisce i denti, ma sposta soltanto placca e residui da un interstizio all’altro dei denti!

Leggi anche: Disinfettare il piercing alla lingua: come fare e quali prodotti usare

Pulizia della lingua

La pulizia della lingua è un procedimento spesso trascurato, ma è invece importante effettuarlo poiché sulla lingua si depositano residui di cibo e microrganismi che, se non eliminati, danno luogo allo spiacevole fenomeno dell’alitosi. Pulizia della lingua.

La pulizia linguale deve essere effettuata o con lo spazzolino o con un utensile apposito, facilmente reperibile in farmacia, operando nel modo seguente:

  • Cacciate all’infuori quanto più vi è possibile la lingua e, con una dose di dentifricio (quel che resta dopo la spazzolatura dei denti se usate lo spazzolino), partendo dall’interno verso l’esterno spazzolate tre o quattro volte per eliminare tutte le impurità.

Questa procedura può essere fastidiosa poiché la spazzolatura della lingua può provocare conati di vomito, ma se effettuata con garbo e quotidianamente, ci si abitua al movimento e dopo poco i conati spariscono.

Leggi anche: Come pulire efficacemente la lingua in modo semplice e sicuro

Prodotti e strumenti utili

Abbiamo parlato delle due tecniche principali per pulire i denti e la bocca, vediamo adesso quali sono gli strumenti necessari per eseguire queste due operazioni e come sceglierli. Passiamo in esame strumenti e tecniche che ci permettono di effettuare una pulizia casalinga ancora più profonda ed efficace.

Lo spazzolino: come sceglierlo e come conservarlo

Quello che si adatta alla maggior parte dei tipi di bocca ha le seguenti caratteristiche:

  • durezza media,
  • impugnatura dritta e solida,
  • setole dritte e di pari lunghezza,
  • setole della testina sintetiche, del diametro massimo di 0,30 mm, dritte ma dalla punta arrotondata.
  • una testina lunga almeno 3 cm, per gli adulti, e quasi 2 cm per i bambini, in modo da adattarsi alla grandezza della bocca e raggiungere anche i punti più lontani e difficili.

Lo spazzolino va cambiato ogni 2 mesi e, in generale, non appena le setole cominciano ad inclinarsi. Importante è anche la conservazione dello spazzolino: deve essere riposto separato dagli altri spazzolini e in un luogo dove si possa asciugare per bene e rapidamente, in quanto l’umidità favorisce la formazione dei batteri tra le setole.

Il dentifricio: ne basta poco, meglio se al fluoro

Il dentifricio va usato alla fine dello spazzolamento dei denti per eliminare ulteriori residui e detergere il cavo orale. Un buon dentifricio (per gli adulti) è a base di fluoro che rende lo smalto dei denti più resistente alla carie e svolge un’azione antisettica. Non è necessario usarne in grandi quantità.

Leggi anche: Come e quando iniziare a lavare i denti ai bambini?

Il filo interdentale: come pulire a fondo gli spazi interdentali

Il filo interdentale serve ad eliminare la placca batterica nascosta e ben aderente alle superfici tra un dente e quello consecutivo, luoghi dove è impossibile arrivare con lo spazzolino.

La corretta procedura di pulizia con filo interdentale è la seguente:

  • Prendere all’incirca 25 cm di filo, avvolgerlo intorno ai medi e tenerlo con pollici e indici.
  • Partendo dai denti posteriori, far entrare delicatamente il filo tra i denti, in modo da non lesionare la gengiva, ed effettuare un movimento a sega che passi sia a lato che sulla superficie del dente.
  • Ripetere il procedimento per tutti i denti a cui si riesce ad arrivare avendo cura di far scorrere il filo in modo da utilizzarne sempre una parte pulita.

Questa cura dentale, che non deve assolutamente sostituire la spazzolatura dei denti, effettua un’ulteriore pulizia a livello delle intersezioni tra i denti. Va effettuata possibilmente una volta al giorno ed è sconsigliata se si ha una gengivite in corso. Il filo interdentale migliore è sicuramente quello piatto a nastro, molto resistente e comodo per chi ha lo spazio tra un dente e l’altro molto stretto.

Il collutorio: attenzione a non esagerare

Può integrare l’igiene orale è consigliabile l’utilizzo di un collutorio, che però non deve assolutamente sostituire spazzolino e filo interdentale. A seconda delle caratteristiche specifiche, i collutori possono aiutare a:

  • rimuovere la placca;
  • rinfrescare l’alito;
  • remineralizzare i denti;
  • disinfettare il cavo orale.

Essendo liquido il collutorio riesce a raggiungere le zone più nascoste del cavo orale e rappresenta un buon completamento dell’igiene orale. Il collutorio non è un prodotto indispensabile come spazzolino e filo; la sua azione è benefica infatti per lo più a livello di alito e di gengive. Per quanto riguarda i residui di cibo, ne elimina solo in bassa quantità per l’effetto onda sui denti. I più scrupolosi possono utilizzarlo non tutti i giorni (un uso smodato infatti provoca più danni che benefici), diluito con acqua, magari durante la prima pulitura giornaliera, per avere un alito fresco più a lungo. Il composto ottenuto dalla diluizione del collutorio nell’acqua  va sorseggiato per far arrivare il liquido in ogni parte della bocca senza inghiottirlo, quindi sputato.

Leggi anche: Collutori naturali e fatti in casa per disinfettare la lingua

Igiene dentale professionale

Anche se si effettua una quotidiana pulizia casalinga dei denti, meticolosa e costante, per una corretta igiene orale è opportuno recarsi ogni 12-24 mesi da un professionista del settore per una pulizia professionale dell’apparato dentale. Non tutti i residui di cibo vengono sempre eliminati e questi, accumulandosi, provocano la placca dentaria che, assieme al tartaro, danno luogo a carie e perdita di smalto dentale. Una pulizia professionale allora renderà completa l’igiene dentale e preverrà l’insorgere di possibili fastidi con poche semplici manovre:

  • una rimozione del tartaro sub gengivale;
  • sbiancamento e lucidatura dei denti con apposita pasta.

Leggi anche: Aftosi orale ed afte: cause, cure, rimedi, consigli, cibi consigliati, collutorio

Raccomandazioni e consigli utili per denti e bocca puliti e sani

Per finire, ecco alcuni utili consigli:

  1. L’igiene orale domiciliare deve essere periodicamente affiancata dall’igiene orale professionale, cioè quella praticata da un professionista del settore – dentista, odontoiatra, igienista dentale – per eliminare con strumenti ed attrezzature specifiche gli eventuali residui che si accumulano nel tempo.
  2. Ricordate che la notte è il momento più favorevole all’insorgere della placca e della carie, poiché diminuisce la salivazione e il movimento di guance e lingua: questo facilita la produzione dei batteri. E’ dunque di fondamentale importanza effettuare con cura una pulizia dei denti tutte le sere!
  3. Lo spazzolino va cambiato ogni volta che si nota un danneggiamento delle setole, o più in generale ogni due-tre mesi.
  4. Evitate anche di usare spazzolini elettrici poiché il movimento circolare delle setole non è quello propriamente corretto e a lunga andare può danneggiare lo smalto.
  5. Attenzione a non usare con troppa frequenza i cosiddetti “dentifrici sbiancanti”: a lungo andare possono danneggiare i denti perché altamente abrasivi; utilizzati di tanto in tanto aiutano ad eliminare le macchie superficiali dei denti (tè, caffè, fumo), ma non cambiano il colore del dente, rendendolo più bianco. Il colore più o meno bianco dei denti è determinato geneticamente e dipende dalla dentina, non dallo smalto!
  6. Se dopo i pasti vi trovate in condizioni di non poter effettuare la pulizia dei denti, può essere utile masticare una gomma al mentolo per un massimo di dieci minuti; la composizione pastosa della gomma favorisce infatti l’attaccamento a essa dei residui di cibo.
  7. Se per qualsiasi motivo pranzate spesso fuori casa, potete comprare dei mini spazzolini o degli spazzolini usa e getta, in modo da curare l’igiene orale in ogni situazione.
  8. Infine evitate il fumo quanto più è possibile, poiché ingiallisce i denti e rovina irrimediabilmente lo smalto.

I migliori prodotti per l’igiene orale

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere della bocca e del viso, in grado di migliorare l’igiene orale, combattere l’alito cattivo, pulire la lingua dalla patina ed idratare le labbra:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Quando è utile fare un clistere evacuativo?

MEDICINA ONLINE ENTEROCLISMA PERETTA CLISTERE EVACUATIVO PULIZIA COLON MICROCLISMA INTESTINO STIPSI COSTIPAZIONE FECALOMA FECI DURISSIME TAPPO DIGIUNO DEFECAZIONE DIARREA ODORE CIBO TEMPO ESPULSO DIGESTIONE Rectal bulb.jpgIl clistere tramite peretta, enteroclisma o microclisma, è una tecnica molto utilizzata per la pulizia e l’evacuazione dell’intestino, sono metodologie molto efficaci ed apparentemente semplici. Ecco i casi più diffusi in cui l’uso di un clistere è indicato:

Regolarità intestinale

La regolarità intestinale è fisiologica ma in tante persone il cambio di ambiente di dieta o lo stress post operatorio possono portare ad un aumento dei giorni in cui non avviene l’evacuazione spontanea, questo porta alla formazione di feci dure e quindi alla difficoltà di un espulsione spontanea, che può solo peggiorare. Una semplice peretta evacuante può risolvere.

Preparazione a chirurgia o esami

Come preparazione ad interventi chirurgici o esami sul sul retto è prassi che se si è in ospedale l’operatore sanitario effettui un clistere evacuativo.

Stipsi e fecalomi

In caso di stipsi conclamata e nota, se c’è già una stimolazione dell’intestino con lassativi, dieta adeguata e controllo medico, questi fattori potrebbero non essere comunque sufficienti. Ci sono persone che soffrono di stipsi, o tendono alla formazione spontanea di fecalomi, senza entrare nel merito che siano collegati a diete sbagliate o meno, è comunque necessario evitare la formazione di fecalomi che possono portare anche ad blocco intestinale fino alla subocclusione.

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:

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Frequenza defecazione: quante volte al giorno è normale andare di corpo?

MEDICINA ONLINE BAGNO CACCA FECI WATER WC TOILETTE INTESTINO COLON STIPSI STITICHEZZA RETTO ANO EMORROIDI DOLORE COPROCULTURA ANALISI SANGUE FECI ANALISI INFEZIONE PESO DIETA DIMAGRIRE LASSATIVO URINA PIPI CISTITE BERE ACQUMolte persone si interrogano su quale sia la normale frequenza di defecazione, preoccupate dal fatto che il numero delle loro evacuazioni sia insufficiente od eccessivo. Sebbene sia lecito interrogarsi sul “famoso” concetto di regolarità intestinale, ovvero su quante volte sia normale “andare in bagno”, la risposta è troppo spesso influenzata da pregiudizi e false convinzioni. Alcune persone hanno un atteggiamento quasi maniacale nei confronti di tale aspetto, perché convinte che solo una defecazione quotidiana sia sinonimo di salute. Per non parlare di chi scomoda bizzarri paragoni con animali, come la mucca, molto diversi dall’uomo per abitudini alimentari e funzionalità gastro-intestinale. Per queste ragioni, molte persone si considerano stitiche sulla base di false convinzioni. Tutto ciò, in taluni soggetti, non si limita ad essere “solo” un disagio psicologico, ma genera spesso persino pericolosi fenomeni di abuso nei confronti di farmaci ed integratori lassativi: dopo aver ottenuto la tanto sospirata evacuazione, si pretende di produrne una nuova il giorno seguente, ignorando che dopo l’energica defecazione indotta dal lassativo è necessario un intervallo di tempo adeguato prima che nel tratto intestinale si accumulino le scorie necessarie, intervallo che può variare moltissimo in base a molti parametri soggettivi e – banalmente – alla quantità ed al tipo di cibo ingerito. Questa condizione di falsa stitichezza non va assolutamente intesa come un fenomeno anomalo e non giustifica in alcun modo la nuova assunzione di purganti.

Leggi anche: Stitichezza acuta e cronica: tipi, cause, trattamenti medici e rimedi

Normale frequenza di evacuazione

La normale frequenza di defecazione varia ampiamente tra le persone sane: alcuni soggetti possono produrre tre evacuazioni a settimana, mentre altri possono averne tre al giorno: all’interno di questo range la funzionalità di eliminazione delle scorie fecali può considerarsi normale. La maggioranza delle persone evacua comunque una volta ogni uno o due giorni. In genere, una frequenza di evacuazioni fecali inferiore ai tre episodi settimanali non è sufficiente per parlare di stitichezza; un soggetto affetto da stipsi, infatti, lamenta anche altri sintomi e segni – come la sensazione di incompleto svuotamento intestinale, di ostruzione anorettale, le difficoltà e gli sforzi per evacuare, l’evacuazione di feci dure e la necessità di manovre evacuative digitali – in almeno una defecazione su quattro. In altre parole se le feci hanno un aspetto ed una consistenza normale, anche una frequenza di evacuazione eccessiva o insufficiente può essere considerata fisiologica. Viceversa, se le feci mostrano variazioni cromatiche (ad esempio se si presentano particolarmente chiare o scure), di consistenza (ad esempio acquose o troppo dure) oppure di forma (feci nastriformi o caprine), è bene sottoporsi ad un controllo medico per identificare le cause di quella che molto probabilmente è spia di un problema a livello gastro-intestinale. La frequenza di evacuazione può inoltre variare nel corso del tempo, in relazione alle abitudini dietetiche e alla situazione ambientale e psicologica. E’ ad esempio comune percepire un diradarsi delle defecazioni quando ci si reca in località turistiche per villeggiatura o quando ci si alimenta meno del solito. Anche l’età può influire: gli anziani tendono ad andare in bagno meno di frequente rispetto ai giovani.

Leggi anche: Le tue feci dicono se sei in salute: con la Scala di Bristol impara ad interpretarle

DEFECAZIONE FREQUENTE (>3/die) DEFECAZIONE RARA (<3/settimana)
Cause patologiche comuni Cause patologiche comuni
  • Celiachia
  • Morbo di Crohn
  • Ipertiroidismo
  • Sindrome dell’intestino irritabile
  • Effetti collaterali di alcuni farmaci
  • Colite ulcerosa
  • Tossinfezioni alimentari
  • Celiachia
  • Ipotiroidismo
  • Sindrome dell’intestino irritabile
  • Ostruzione intestinale per la presenza di un tumore o di un polipo di grosse dimensioni
  • Effetti collaterali di alcuni farmaci
Cause non patologiche comuni Cause non patologiche comuni
  • Eccessivo consumo di frutta ed alimenti zuccherini
  • Eccessivo consumo di vegetali ed alimenti integrali
  • Insufficiente consumo di alimenti ricchi di fibra, come frutta, verdura e cereali integrali
  • Insufficiente apporto di liquidi
  • Sedentarietà

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

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