Cibi ed alimenti che aumentano il calore del corpo e ti riscaldano

MEDICINA ONLINE Lenticchie proprietà benefici varietà calorie valori nutrizionali legumi fibre verdura lenticchie rosse bianche grigie nere gialle marroni colore ricette dieta fibra fibre cucina dimagrire stipsi feci gasAvete sempre freddo? L’ultimo week end vi ha costretto a tirare fuori tutte le sciarpe di lana che avevate rinchiuso mesi fa negli armadi? Sappiate che il freddo si combatte non solo con giacche e termosifoni: potete sconfiggerlo anche a tavola (entro certi limiti!). Legumi, carne, frutta e verdure di stagione, come spinaci, zucchine e broccoli, aiutano l’organismo ad alzare la temperatura. Questi cibi, grazie al loro apporto calorico, danno una marcia in più al metabolismo, che riesce a produrre più energia e più calore.

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No a diete eccessive e all’alcol

Per prima cosa bisogna fare attenzione alle diete troppo severe con pochissime calorie e pochi grassi: tali diete esagerate, fatte in periodi freddi, rallentano la capacità di regolare la temperatura corporea, ed anche per questo tendo a sconsigliarle ai miei pazienti. Attenzione anche all’alcol che, dopo una iniziale vasodilatazione che determina una sensazione di calore, lascia spazio ad una vasocostrizione che ti farà sentire parecchio freddo! Quindi NO a diete troppo ipocaloriche e troppi ipolipidiche e NO ad alcolici e superalcolici.

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Il termometro del corpo

Ora una breve parentesi scientifica per farvi capire quanto può essere soggettiva la sensazione di freddo. Il “termometro” del corpo è composto dai termorecettori cutanei, microscopici sensori in grado di rilevare il caldo e il freddo: percepiscono le variazioni di calore dell’ambiente e innescano la risposta. Che è affidata a neuroni termosensibili, posti nell’ipotalamo. Lo scopo è mantenere costanti i gradi corporei attraverso un meccanismo di termoregolazione, che disperde calore (se fa caldo) o ne favorisce la produzione (se fa freddo). La pura verità è che si sa ancora ben poco sulla struttura delle terminazioni nervose termorecettive, e ancora meno sulle modalità in cui gli individui percepiscono le sensazioni di caldo e freddo. Restano poco chiari i meccanismi per i quali, a parità di temperatura, alcune persone avvertono una sensazione confortevole e altre hanno freddo. Nelle persone “freddolose” la temperatura percepita dai termorecettori viene interpretata come gelida indipendentemente da un riscontro oggettivo, ossia anche in presenza di temperature abbastanza elevate. Non esistono farmaci o terapie: oltre a curare il regime alimentare, l’unica soluzione rimane coprirsi di più. Anche l’uso di farmaci vasodilatatori non ha giustificazione scientifica e può avere effetti negativi. Ma ora passiamo all’argomento “caldo”: quali cibi ci riscaldano di più?

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I cibi anti-freddo

Veniamo ora al cuore dell’articolo: quali sono i cibi “anti-fredddo” e ci proteggono dai malanni tipici dell’inverno?

LEGUMI
I cibi ricchi di ferro hanno un effetto anti-gelo. Questo minerale contribuisce infatti a creare una sorta di scudo nei confronti del freddo. Del resto, quando il ferro scarseggia e si ha l’anemia sideropenica, uno dei disagi accusati è proprio la scarsa resistenza alle basse temperature. Dove si trova il ferro assimilabile dall’organismo? Nei legumi e negli ortaggi a foglia verde (oltre che nella carne e nel pesce). A tal proposito, potrebbe interessarti questo articolo: Differenza tra verdura, legumi ed ortaggi con esempi

KIWI
Quando il termometro si abbassa, la pelle del viso comincia a tirare, arrossarsi e screpolarsi. Per difenderla, un aiuto arriva dal kiwi. Contiene ben 85 milligrammi di vitamina C ogni cento grammi di frutto (contro i 50 milligrammi di media degli agrumi). La vitamina C è importante per la produzione del collagene, che costituisce la struttura di sostegno dei tessuti connettivi in generale e del derma in particolare.

BROCCOLI
I carotenoidi, precursori della vitamina A, sono raccomandati dal ministero della Salute perché in grado di stimolare le difese immunitarie, più fragili in inverno. Dove si trovano? Oltre che nei broccoli (il cui sapore personalmente non mi fa del tutto impazzire) li possiamo trovare in abbondanza anche in in carote, zucca, patate, pomodori, spinaci, carciofi, barbabietole rosse, cavolfiori, peperoni.

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CARNE E UOVA
Consumare proteine sviluppa calore, quindi nel tuo menù dell’inverno non dovrebbe mancare un po’ di carne, ma anche latte, uova, pesce, prosciutto. Ottimi anche i legumi, anche se le proteine che ci forniscono hanno un valore biologico più basso rispetto a quello degli alimenti di origine animali. Attenzione però a non esagerare con le proteine: gli eccessi non sono salutari, perché appesantiscono il lavoro di fegato e reni. Per approfondire, leggi: Valore biologico: significato, alimenti con proteine ad alto e basso valore biologico

FRUTTA E VERDURA
Per tenere alla larga l’influenza e i mali invernali, porta a tavola frutta e verdura di stagione (l’OMS raccomanda 5 porzioni al giorno) di tutti i colori. In questo modo puoi rinforzare il tuo sistema immunitario, grazie alla grande quantità di vitamine e sali minerali che tali alimenti forniscono.

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NOCI
Per prevenire il raffreddore, mangia tutto l’anno cibi ricchi di zinco: oltre a noci, carne di manzo, uova (il tuorlo), ostriche, crostacei, cereali, legumi e verdure. E ancora: germe di grano, lievito di birra e lecitina di soia. Per approfondire: Classifica dei cibi con maggior quantità di zinco esistenti

SPREMUTE D’ARANCIA
Per prevenire il raffreddore le spremute d’arancia sono utili. Contengono una discreta quantità di vitamina C, di antocianidine (sostanze che hanno potere protettivo sulle cellule e anche sul sistema immunitario) e di altri antiossidanti. Per approfondire, leggi: Antiossidanti: alimenti ed integratori migliori contro i radicali liberi

YOGURT
Secondo una ricerca dell’Università degli Studi di Milano, pubblicata sul Journal of Clinical Gastroenterology, l’impiego costante di probiotici riduce i casi di infezione e rende le forme influenzali meno aggressive.

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MANDORLE
Il tocoferolo (vitamina E) è raccomandato dal Ministero della Salute nella stagione invernale perché in grado di fare da scudo contro raffreddori e influenze. È contenuto soprattutto in mandorle, nocciole e olio extravergine d’oliva.

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ACQUA, TISANE E TÈ
Pur se senti meno bisogno di bere rispetto ai mesi caldi – quando la maggiore sudorazione ci spinge ad assumere più liquidi – anche d’inverno devi idratarti: non farti mancare acqua, tè, tisane e minestre. Ricorda che anche la frutta è ricca di acqua. Ricorda che ben più della metà del tuo corpo è fatto di acqua: se il tuo organismo è ben idratato, si difende meglio dal freddo e dai malanni invernali. Per approfondire: Fabbisogno idrico giornaliero: quanta acqua bere al giorno?

ALCOL? NO GRAZIE
Come già prima anticipato, attenzione agli effetti degli alcolici: dopo una iniziale vasodilatazione, con sensazione di calore, possono lasciare spazio a una vasocostrizione con sensazione di freddo. Se hai problemi con l’alcol, forse potrebbe interessarti questo articolo: Dipendenza da alcol: come fare per smettere di bere alcolici e superalcolici

NON ESAGERARE COI DOLCI
Una cosa che mi è spesso successa è di trovarmi nello studio di fronte alla solita signora convinta che poteva combattere il freddo mangiando più dolci: “I dolci sono pieni di calorie che fanno aumentare il calore del corpo“. Ecco, mi spiace ma non è esattamente così che funziona! Fermo restante che – come prima affermato – una dieta fortemente ipocalorica ed ipolipidica è controindicata per difendersi dal gelo, mangiare una torta intera non può però aiutarti a sentire meno il freddo: gli zuccheri hanno anzi un basso potere termogenico e i grassi l’hanno ancora più basso. Ricordate che sono le proteine ad aver il più alto valore di  ”Termogenesi Indotta dalla Dieta”. Insomma, i dolci fanno aumentare le calorie ma non il calore!

I migliori prodotti per il benessere in caso di febbre, influenza e raffreddore

Visto che siamo in quel periodo dell’anno in cui siamo maggiormente a rischio di febbre, influenza, tosse e raffreddore, vi presento ora una lista di prodotti utilissimi per contrastare questi malanni stagionali::

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Qual è il mese più caldo dell’anno?

MEDICINA ONLINE STELLA PIANETA NANO GIOVIANO TERRESTRE SATELLITE NATURALE ARTIFICIALE METEROIDE METEORITE METEORA STELLA CADENTE SOLE LUNA TERRA FANTASCIENZA MARTE PIANETA SISTEMA SOLARE SOL SPACE WALLPAPER HD PIC PHOTO PICSebbene nell’emisfero boreale (o emisfero nord, quello in cui si trova l’Italia)  il riscaldamento solare più alto avviene alla fine di Giugno, le temperature maggiori si raggiungono in media tra fine luglio ed inizio agosto, più o meno nel periodo chiamato “Solleone”. Questo sfasamento è il tempo impiegato dalla temperatura dell’atmosfera per raggiungere l’equilibrio con la radiazione solare in arrivo. Nell’emisfero australe invece le stagioni sono “al contrario”: i mesi più caldi corrispondono a gennaio/febbraio mentre a luglio/agosto fa più freddo.

Ma perché si chiama proprio “Solleone”?

Secondo le più comuni definizioni dei vocabolari, “Solleone” è l’unione di due termini: sole e leone, poiché è il periodo dell’anno in cui il Sole si trova nella costellazione astrologica del segno del Leone.

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Calore sul duodeno: una possibile cura per sconfiggere il diabete

MEDICINA ONLINE DUODENO PANCREAS DIGESTIONE GLICEMIA DIABETE ANALISI INSULINA ZUCCHERO CARBOIDRATI CIBO MANGIARE DIETA MELLITO TIPO 1 2 CURA TERAPIA FARMACI STUDIO NUOVE TENOLOGIE TERAPIE.jpgUsare il calore per trattare il diabete: al via tra Roma e Milano una sperimentazione su una nuova promettente cura che ‘ringiovanisce’ il duodeno, organo considerato nevralgico nello sviluppo di questa grave malattia metabolica. Sta per partire infatti presso la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma e presso l’Humanitas Research Hospital di Rozzanouna sperimentazione clinica di fase II su una nuova cura – definitiva e non farmacologica – per il diabete: si tratta di usare il calore per rigenerare una mucosa intestinale ‘sana’ agendo su una parte dell’intestino, il duodeno appunto. Lo studio convolgerà in tutto oltre 100 pazienti in vari centri europei.

La tecnica, in chirurgia mininvasiva endoscopica con una apparecchiatura e un catetere che permettono di applicare con la massima precisione il calore alla mucosa del duodeno per brevissimo tempo, è stata finora testata su alcuni pazienti “dimostrandosi sicura e potenzialmente efficace”, spiega una nota. I nuovi test clinici serviranno a convalidarne l’efficacia anti-diabete.

Agendo sulla mucosa intestinale, il calore ripristina la normale composizione degli ormoni prodotti dall’intestino e migliora il controllo della glicemia e quindi il diabete. La tecnica si chiama ringiovanimento della mucosa duodenale (Dmr) ed è stata sviluppata dall’azienda statunitense Fractyl Laboratories Inc. La nuova fase di sperimentazione consiste in un trial multicentrico (Revita-2) che vede protagonista per l’Italia la Cattolica e la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma e l’Humanitas Research Hospital di Rozzano, insieme a più di 15 altri centri ospedalieri europei di eccellenza in Belgio, Inghilterra e Germania.

I primi pazienti arruolati nel precedente studio, Revita-1, sono stati trattati a Gemelli da Guido Costamagna, direttore dell’Unità operativa complessa di di Endoscopia digestiva chirurgica e direttore dell’Istituto di Clinica chirurgica generale e Terapia chirurgica all’Università Cattolica. I risultati finora ottenuti in più di 100 pazienti trattati, sia nello studio di fattibilità (eseguito in Cile) sia nello studio Revita-1, hanno dimostrato che il trattamento ha un impatto sulla malattia di notevole entità e duraturo nel tempo.

“L’endoscopia sta vivendo una continua evoluzione: salla diagnostica fino al trattamento mini-invasivo di malattie benigne e maligne per le quali prima era previsto solo l’intervento chirurgico”, commenta Alessandro Repici, responsabile di Endoscopia digestiva e docente di Humanitas University. “E’ possibile ampliare sempre più l’ambito di applicazione – aggiunge – fino ad uscire da quello strettamente gastroenterologico e rappresentare una valida alternativa terapeutica per patologie come il diabete, il fegato grasso e l’obesità. Per questo siamo particolarmente contenti di prendere parte a questo studio, che rappresenta il primo caso di applicazione al di fuori delle patologie classiche”. Revita-2 sarà seguito nella seconda parte dell’anno dall’inizio di un’analoga sperimentazione negli Usa, per ottenere l’approvazione della Fda, l’organo regolatorio sui farmaci e le terapie negli Stati Uniti.

Il trattamento sarà messo a confronto con una terapia placebo per verificarne l’efficacia. Si cercano pazienti volontari tra 28 e 74 anni, affetti da diabete di tipo 2, in terapia con farmaci antidiabetici orali, ma non ancora sottoposti a insulina, con valori di emoglobina glicata (HbA1c) tra 7,5 e 10%. “Ci auguriamo risultati definitivi degli studi attualmente in corso entro un paio d’anni”, afferma Geltrude Mingrone, direttore dell’Unità operativa complessa Patologie dell’obesità del Gemelli e docente di Medicina interna e geriatria all’Università Cattolica. L’arruolamento è iniziato il 19 maggio ed è prevista la conclusione a fine giugno. “La fase sperimentale si concluderà – dice Costamagna – nell’arco di circa 2 anni; se i risultati si confermeranno positivi, questo innovativo trattamento potrà essere esteso a tutti quei pazienti affetti da diabete che non riescono a tenere sotto controllo la terapia con i farmaci e che costituiscono circa la metà del totale”. Il dispositivo ha già il marchio Ce, quindi è commercializzabile nell’Unione europea. Un’attività che inizierà dopo la conclusione dello studio.

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Estrogeni, sindrome premestruale, vampate di calore e menopausa

MEDICINA ONLINE OVAIO TUBE FALLOPPIO GENITALI FEMMINILI MICROCISTICO MICROPOLICISTICO POLICISTICO CISTI MULTIFOLLICOLARELa funzione riproduttiva condiziona tutta la vita della donna, a partire dalla pubertà, periodo durante il quale le ovaie danno gradualmente avvio al ciclo e iniziano a produrre estrogeni, fino alla menopausa, quando l’esaurimento dei follicoli ovarici riduce di 7 o 8 volte la creazione di estrogeni, passando per l’età fertile, nella quale ovuliamo ogni 28-32 giorni per effetto dell’impennata di questo ormone nel sangue.
Per fortuna durante la fase fertile della vita della donna, gli estrogeni ci proteggono, si prendono cura della massa ossea e del sistema cardiovascolare… tuttavia questi picchi ovulatori e il ciclo mestruale provocano un vero e proprio turbamento in molte di noi. Dolori addominali, fastidi al seno e, in particolare, cambiamenti nell’umore e/o nel carattere, sono talmente intensi da interferire nella gestione delle attività quotidiane o da peggiorare le relazioni interpersonali.

Il 60-75% delle donne con più di 35 anni sperimenta la sindrome premestruale. Sintomi fisici come gonfiore addominale, ipersensibilità del seno, cefalea, spasmi muscolari, palpitazioni, appesantimento o gonfiore delle gambe, dolore pelvico, a cui si aggiungono sintomi sul piano emotivo come intolleranza, ostilità, depressione, stanchezza o indecisione. Si impadroniscono di noi per qualche giorno tutti i mesi. E’ il prezzo da pagare per garantire la sopravvivenza della specie.
Ecco poi sopraggiungere, tra i 45 e i 55 anni, la menopausa e la fine della produzione degli estrogeni ci lascia di nuovo indifese. Compaiono le “maledette vampate”, perché i neuroni che regolano le ovaie si trovano molto vicini al centro termoregolatore dell’organismo. Inoltre, molte donne tornano a soffrire di irritabilità, depressione, ansia, malinconia, perdita di concentrazione o insonnia. Dopo aver sopportato tutto questo possiamo considerarci delle vere sopravvissute!

La buona notizia è che una dieta equilibrata, la pratica di esercizio fisico e il consumo abbondante di acqua ci aiutano a minimizzare questi effetti. Ma ricordate che, se i sintomi sono invalidanti o se alterano seriamente la nostra qualità della vita, dobbiamo rivolgerci al ginecologo in modo che ci aiuti ad alleviarli.

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Qual è il momento della giornata in cui la febbre è più alta e perché?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA FEBBRE IPERTERMIA COLPO DI CALORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie CapillariTutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo avuto la febbre e tutti ci siamo accorti che la temperatura del nostro corpo non rimane stabile ma tende a variare durante le ore del giorno. In caso di febbre la temperatura corporea tende infatti a:

  • essere più elevata dopo i pasti a causa della digestione in atto e specie se i pasti e le bevande sono caldi;
  • essere più bassa al mattino ed intorno a mezzogiorno;
  • aumentare progressivamente nel tardo pomeriggio, la sera e la notte.

Cortisolo

La variazione tra la mattina e la sera – che può superare anche un grado di differenza –  si verifica perché nel corso della giornata diminuisce da parte del nostro organismo la produzione di cortisolo. Il cortisolo è un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, più precisamente dalla zona fascicolata della loro porzione corticale. È un ormone di tipo steroideo, derivante cioè dal colesterolo, ed in particolare appartiene alla categoria dei glucocorticoidi, di cui fa parte anche il corticosterone (meno attivo). Alti livelli di cortisolo sono associati ad una dieta iperproteica (ovvero in cui la quantità di proteine introdotta con l’alimentazione è superiore a quella di carboidrati e grassi), ma anche al digiuno, all’attività fisica intensa ed a periodi stressanti della nostra vita, non a caso il cortisolo viene anche chiamato “ormone dello stress”, anche se sarebbe più giusto chiamarlo “ormone antistress”. Il cortisolo è un potente antinfiammatorio perché blocca la produzione di prostaglandine, che sono responsabili dell’insorgenza della febbre; tale ormone viene prodotto maggiormente nelle prime ore del mattino con un picco tra le ore 9 e mezzogiorno e diminuisce nel pomeriggio ed in particolare verso le ore serali toccando il punto minimo intorno a mezzanotte, ecco il motivo per cui la sera e la notte sono i momenti della giornata in cui la febbre tende ad essere più elevata. Alla luce di ciò, quando si misura la temperatura corporea? A tale proposito leggi: Come e quando si misura la febbre?

I migliori prodotti per il benessere in caso di febbre, influenza e raffreddore

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, utilissimi in caso di febbre, influenza e raffreddore. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Causticazione, folgorazione, calore e radiazioni: i diversi tipi di ustione

MEDICINA ONLINE CAUSTICAZIONE FOLGORAZIONE CALORE RADIAZIONI SOLE FULMINI CHIMICA ACQUA BOLLENTE RADIAZIONI ERITEMA PRIMO SECONDO TERZO GRADO DIVERSI.jpgL’ustione è una lesione dei tessuti tegumentari (pelle ed annessi cutanei) che può essere provocata dall’azione di:

  • calore (ustioni termiche) da fiamme, corpi metallici arroventati come il ferro da stiro o i fornelli, liquidi bollenti come l’acqua che bolle o l’olio che frigge, raggi solari);
  • sostanze chimiche (causticazioni) da acido muriatico, ammoniaca, soda caustica. Possono essere causate da oltre 25000 tipi di sostanze, molte delle quali sono basi forti (55%) o acidi forti (26%). La maggior parte dei decessi per ustioni chimiche è dovuta all’ingestione della sostanza caustica;
  • corrente elettrica (folgorazioni) classificate come derivanti da alta tensione (maggiore o uguale a 1 000 volt), da bassa tensione (meno di 1 000 volt) o quali ustioni secondarie dovute a un arco elettrico; nei bambini sono causate spesso dal contatto con cavi elettrici (60%) o prese elettriche (14%). Anche i fulmini possono provocare ustioni, spesso estremamente gravi;
  • radiazioni: le ustioni da radiazione possono essere causate dall’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti (come quelli provenienti dal sole, dalle cabine abbronzanti o da processi di saldatura) o alle radiazioni ionizzanti (come nel caso della radioterapia, dei raggi X o di un fallout radioattivo). L’esposizione al sole, in particolare, rappresenta la causa più comune di ustione superficiale da radiazione.

Le ustioni possono essere di varia entità secondo l’intensità della temperatura, la durata del contatto e lo stato fisico della sostanza ustionante (solida, liquida o gassosa).

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Conserve sicure: tutti i consigli per evitare il rischio di botulino

MEDICINA ONLINE MARMELLATA GELATINA CONSERVA MOSTARDA SENAPE VERDURA FRUTTA OLIO BARATTOLO BOTULINO DISINFEZIONE COTTURA BOLLITURA PESCA KIWI CREMA NUTELLA CIOCCOLATO RICETTA CACAO FATTA IN CASA YOGURT CALORIE DIETA FRAGOLAbarattoli di conserve su uno scaffale della dispensa hanno un aspetto casalingo e confortante, un po’ come portare con sé il ricordo del sapore di un frutto o di una verdura fuori stagione.PER PREPARARE LE CONSERVE IN CASA SONO NECESSARIE ACCORTEZZE CHE RIDUCANO A ZERO IL RISCHIO DI SVILUPPARE IL BOTULINOPrepararle in casa è un ottimo modo per garantirsi la genuinità del prodotto e la qualità degli ingredienti utilizzati, ma per igiene e sicurezza le accortezze da prendere sono determinanti. Nell’industria alimentare i contenitori pieni vengono sottoposti a trattamenti termici non riproducibili in casa, quindi è impensabile riuscire a replicare le condizioni di stabilizzazione e conservazione a temperatura ambiente per lunghi periodi di alcune conserve. In alcuni casi la pastorizzazione, trattamento termico più blando della sterilizzazione, è sufficiente a garantirne la conservazione soprattutto se associato a condizioni che riducono il rischio dello sviluppo del batterio Clostridium botulinum, il botulino.

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CAPIRE SE UNA CONSERVA È IDONEA AL CONSUMO

La prima accortezza da usare è quella di osservare attentamente il barattolo al momento della sua apertura: a un primo esame visivo il rigonfiamento della capsula del coperchio e l’intorbidamento del liquido di conservazione, ove previsto, devono scoraggiare il consumo. All’apertura non devono essere presenti fioriture di muffe né odori sgradevoli; la frutta o la verdura in barattolo non devono avere una consistenza molliccia e cedevole. La proliferazione di tossine botuliniche è inibita dall’acidità e dalla presenza di sale: ambienti acidi con pH<4,5 e salamoie almeno al 15% di sale (150 g di cloruro di sodio per litro di acqua) sono sicuri. Anche lo zucchero in elevate concentrazioni inibisce il batterio, come per le marmellate che utilizzano pari peso di zucchero e frutta.

ACCORTEZZE IN FASE DI PREPARAZIONE

Quando si prepara una conserva, è opportuno non riempire i contenitori fino al bordo ma lasciare uno spazio sufficiente per l’interposizione di appositi distanziatori tra la frutta o verdura e il coperchio: in questo modo lo spazio formatosi (spazio di testa) consente la generazione del vuoto e contiene l’aumento di volume durante i processi termici di pastorizzazione, mantenendo comunque i pezzi immersi nel liquido di conservazione.

PASTORIZZAZIONE

È un processo che si ottiene immergendo i barattoli in una casseruola piena di acqua e portando a bollore uniforme per un determinato periodo di tempo, in funzione del peso. L’esposizione delle conserve non acide e non in salamoia alla temperatura di 100 °C basta per inattivare il batterio ma non è sufficiente per la distruzione di eventuali spore, anzi la variazione termica può favorirne la germinazione e la produzione di tossina. Particolare attenzione deve essere riposta nella preparazione dei sottoli, laddove la sbianchitura delle verdure in acqua acidula e salata non sia sufficiente.

In casa è opportuno quindi sottoporre queste conserve a tindalizzazione, ossia una sterilizzazione frazionata i cui passaggi successivi hanno lo scopo di favorire la germinazione per poter poi distruggere le spore. Alla prima bollitura di pastorizzazione segue un’altra nelle 24 ore successive, durante le quali germinano eventuali spore presenti e vitali che sono uccise durante la seconda pastorizzazione. Un terzo trattamento termico ha il solo scopo precauzionale. Durante questi processi di bollitura è bene osservare gli stessi accorgimenti utilizzati in sanificazione e pastorizzazione per evitare urti e scheggiature del vetro.

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Le fasi della febbre

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LE FASI DELLA FEBBRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa febbre si manifesta solitamente in tre fasi:

  • fase prodromica o fase d’ascesa: coincide con l’inizio della produzione delle prostaglandine. I neuroni ipotalamici sono tarati ad una temperatura superiore ai 37 °C e innescano delle reazioni che determinano l’aumento della temperatura corporea: spasmi muscolari involontari (brividi o shivering), attivazione dell’ortosimpatico che provoca vasocostrizione periferica, stimolazione della tiroide affinché venga attivato il metabolismo basale). A livello del muscolo scheletrico quindi si ha una contrazione involontaria, ma anche l’attività di cascate di segnalazione intracellulari, con l’espressione di PGC1, un fattore trascrizionale che attiva la mitocondriogenesi. Allo stesso tempo è attivata la trascrizione di UCP, che abbassa l’efficienza nella sintesi di ATP nel mitocondrio. Si hanno così più mitocondri poco efficienti, con maggior produzione di calore in ogni miocita. Il soggetto in questa fase ha una sensazione generalizzata di freddo, perché non si è ancora raggiunto il set point ipotalamico;
  • fase del fastigio o acme febbrile: dura per tutto il periodo di produzione delle prostaglandine. I neuroni ipotalamici mantengono la temperatura sul nuovo valore. Il soggetto ha una sensazione di caldo, con pelle calda ed arrossata, cefalea, mialgia, oliguria, agitazione ed aumento della frequenza cardiaca e respiratoria.
  • fase di defervescenza: inizia con l’inattivazione della produzione delle prostaglandine ed è tanto più rapida quanto è più celere l’eliminazione dei possibili patogeni. I neuroni tornano ad essere tarati al normale valore di 37 °C, riconoscono l’innalzata temperatura corporea e attivano meccanismi affinché questa si abbassi: si ha la stimolazione del sistema colinergico che causa sudorazione e vasodilatazione periferica. La fase di defervescenza può essere graduale (defervescenza per lisi) o immediata (defervescenza per crisi). Il soggetto ha una sensazione di caldo, suda ed ha la pelle arrossata.

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