Vi spiego perché chi va in palestra ingrassa di più

MEDICINA ONLINE PALESTRA ALLENAMENTO UOMO DONNA MUSCOLI PESI BELLEZZA GINNASTICA PESISTICA FITNESS YOGA STRETCHINGTitolo provocatorio? Certamente un po’ ma a guardar bene alcune statistiche – e a saper bene interpretare i meccanismi tortuosi della nostra mente – si capisce che nell’affermazione “se vai in palestra ingrassi” un pizzico di verità c’è: continuate a leggere! Cominciamo dal principio: le vacanze sono appena finite ed i più volenterosi – anziché aspettare giugno per rimettersi in forma – si sono già messi all’opera per la “prova costume della prossima estate”. Quindi pian piano le palestre sono tornate a popolarsi di persone alla ricerca della linea perduta. Eppure, misteriosamente, molti tra i frequentatori più fissati lamentano un inspiegabile aumento di peso nonostante le ore passate tra tapis roulant e bilancieri. Tanti miei pazienti continuano ad ingrassare anche se mangiano poco e fanno tanta palestra, ma allora sono semplicemente bugiardi – alcuni lo sono effettivamente! – o c’è una spiegazione plausibile?

La merenda ipercalorica come premio

Secondo un sondaggio condotto nel Regno Unito da Forza Supplements il 39% di chi va in palestra brucia solo poco più di 300 calorie per ogni allenamento (in genere tra 300 e 500 kcal). Una quantità abbastanza misera di calorie perse, ma che però scatena la voglia di premiarsi con una o più merende ipercaloriche. In pratica si pensa erroneamente di perdere tantissime calorie tra pesi e tapis roulant e quindi ci si permette di eccedere con dolci e cibo spazzatura con la disinvoltura di spendere un “buono” dimagrimento guadagnato in palestra. Il risultato è che circa il 26% dei frequentatori delle palestre tende ad ingrassare nonostante svolga una regolare attività fisica, mentre il 49% rimane dello stesso identico peso senza perdere un grammo di grasso; il 27% invece dimagrisce dopo l’iscrizione in palestra. In base al sondaggio, la merendina a cui in pochi inglesi riescono a far a meno è il celebre Kit Kat, che contiene ben 233 calorie. Secondo chi ha condotto lo studio, un’altra cattiva abitudine è quella di sfinirsi in palestra, a digiuno, subito prima di una serata fuori dove si farà il pieno di calorie da cibo e, soprattutto, da alcool, per poi tornare in palestra il giorno successivo e sfinirsi nuovamente. Una strategia che danneggia il fisico e può addirittura far ingrassare che potrebbe inquadrarsi nell’ambito della bulimia nervosa e nella drunkoressia. A tal proposito leggi:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Da obeso a personal trainer: Mike Waudby tenta il suicidio e perde 118 chili in 18 mesi

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Ecografie Smettere fumare Obesità Bendaggio Dimagrire Mike WaudbyAlcune storie ci fanno capire che nella vita sono poche le cose che non possono essere cambiate, se si è in possesso di passione, costanza e soprattutto una forza di volontà di ferro. Una di queste storie ci racconta la vita di Mike Waudby. Mike è un inglese 31enne di Kingston upon Hull che è arrivato a pesare 210 kg, un peso che sul suo corpo pesava così tanto – sia a livello fisico che mentale – da decidere di tentare il suicidio. Un gesto estremo che, però, ha fatto scattare qualcosa di positivo in lui e trovare la forza per dare un cambiamento definitivo alla sua vita. Oggi quel ragazzo, che non accettava la sua obesità, è un personal trainer e ha trovato anche l’amore.

 “Quando avevo 21 anni, pesavo 140 Kg. Uscivo con i miei amici, ma, una sera, una ragazza si è avvicinata a me e mi ha chiesto di lasciare il bar, le ho chiesto il perché e mi ha risposto che la mia vista infastidiva lei e le sue amiche. Da quel giorno mi sono chiuso in casa per sette anni, e non mi sono più fatto vedere in pubblico, a parte quando dovevo andare dal medico.”

Quello di Mike è stato un traguardo raggiunto con tanti sacrifici e sofferenze. Dopo essere stato offeso pesantemente sulla sua fisicità da tante ragazze, è rimasto chiuso in casa per ben 7 anni. A 29 anni l’ago della bilancia era arrivato a toccare la soglia 210 kg. Poi la decisione di porre fine alla sua vita con un mix di farmaci e alcol che paradossalmente, proprio grazie a quel peso tanto odiato, l’hanno lasciato solo leggermente stordito.

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Impegno e costanza

Dopo il tentato suicidio Mike apre finalmente gli occhi: la morte non è la soluzione. La morte è issare bandiera bianca. E lui questo non lo vuole. Decide di lavorare seriamente sul suo corpo. Prova a fare qualche semplice movimento nella sua camera da letto. Il corpo gli pesa. Ma lui non ha NESSUNA intenzione di mollare. Compra un tappetino e due manubri. Inizia ad allenarsi con costanza facendo pesi ed esercizi a corpo libero in casa, lontano dagli occhi indiscreti. Non lo fa per farsi vedere: lo fa per se stesso. Lo fa per dimostrarsi che lui è più forte di quel grasso che lo imprigiona. Aumenta di volta in volta i pesi, prima con profonda sofferenza, poi via via con sempre più coraggio e fiducia nei suoi mezzi, supportato dai consigli degli amici. Si accorge che il corpo umano ha dei margini per risollevarsi dall’inferno, che mai avrebbe immaginato. Si accorge che il suo corpo ce la può fare e che risponde sempre meglio agli stimoli. Successivamente decide di aver bisogno dell’aiuto di un istruttore professionista e prende coraggio: esce finalmente di casa e si iscrive in una palestra. Consulta medici ed esperti del campo. Mangia meglio. I carboidrati non sono più la sua droga: la sua droga ora è l’allenamento. Lo specchio non è più un nemico e finalmente i suoi tratti di bel ragazzo si delineano liberandosi del grasso in eccesso che avevano tenuto in ostaggio la sua bellezza e la sua vita. Si fidanza con una ragazza che condivide con lui la passione per la palestra ed il fitness. Il suo fisico diventa sempre più scolpito ed armonioso. In meno di due anni è riuscito a perdere ben 115 kg ed ora ha deciso di aiutare quelli che erano nelle sue condizioni, a cambiare vita. Ben fatto Mike, che tu possa essere di esempio e di ispirazione per tanti!

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I grassi non fanno ingrassare

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO COLAZIONE CORNETTO DOLCI FRUTTA CROISSANT DIETA DIMAGRIRE CALORIE GRASSII grassi fanno ingrassare? No! Vi sembra strano? Continuate la lettura!

Cominciamo dal principio: i grassi, o meglio lipidi, sono componenti nutrizionali estremamente importanti per l’equilibrio organico della “macchina uomo”; benché si accomunino per insolubilità in acqua, solubilità in solventi organici e consistenza untuosa, tra di loro i grassi sono estremamente eterogenei e si differenziano per struttura molecolare e funzione biologica.  I lipidi sono elementi ternari composti da carbonio (C), idrogeno (H) ed ossigeno (O), e si possono classificare in base alla loro complessità molecolare: Semplici: Gliceridi, Steridi e Cere (esteri formati dal legame tra un alcol ed acidi grassi) Complessi: Fosfolipidi e Glicolipidi (i quali contengono anche altre molecole)

Riferendosi all’intera categoria, i lipidi assolvono diverse funzioni; tra di esse ricordiamo: Energetica (9 kcal/g) Strutturale cellulare (colesterolo e fosfolipidi sono elementi essenziali alla struttura delle membrane cellulari) Strutturale nervosa (costituente delle guaine mieliniche) Bio-regolatrice (precursori ormonali e paraormonali) Soluzione vitaminica (vit. liposolubili: A, D, E e K) Riserva (tessuto adiposo bianco e bruno) Essenziale

In merito a quest’ultima funzione è opportuno scendere ulteriormente nel dettaglio.  I lipidi essenziali, cioè elementi che l’organismo NON è in grado di sintetizzare autonomamente, sono detti Acidi Grassi Essenziali (A.G.E) o Essential Fatty Acides (E.F.A.). Si presentano come semplici catene carboniose e possiedono entrambi 2 o più doppi legami (A.G. polinsaturi); essi prendono il nome di: Acido alfa linolenico, della serie omega 3, contenuto maggiormente nel pesce azzurro e nei semi di lino Acido linoleico, della serie omega 6, contenuto maggiormente negli oli  d’oliva, girasole, mais, vinaccioli e soia, ed in buona quantità nella frutta secca.

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Gli A.G.E svolgono alcune importantissime funzioni quali:

  • Fluidificazione di membrana
  • Precursione dell’acido arachidonico, quindi di agenti pro-infiammatori (prostaglandine, trombossani ecc.), ma anche di di citochine anti-infiammatorie Azione ipo-trigliceridemizzante
  • Ottimizzazione della pressione arteriosa
  • Prevenzione del deposito vascolare di colesterolo e riduzione del rischio aterosclerotico
  • Incremento della captazione tissutale-recettoriale del colesterolo LDL.

Secondo i LARN; l’apporto complessivo di A.G.E. deve costituire il 2,5% delle calorie totali suddiviso in: 0,5% omega 3 (oppure da 0,5g a 1,5g/die) 2,0% omega 6 (oppure da 4,0g a 6,0g/die) Tuttavia, in virtù del potenziale effetto protettivo sul rischio cardiovascolare, le più recenti linee guida internazionali raccomandano apporti più generosi (tra il 6 ed il 12% delle calorie totali).

Senza trascurare l’estrema importanza degli A.G.E appena citati, è possibile definire che, dal punto di vista quantitativo, i lipidi di maggior interesse nutrizionale sono i gliceridi in quanto costituiscono circa il 96-97% dei grassi alimentari.  I gliceridi possono essere formati da una, due o tre catene di acidi grassi legate ad un alcol (il glicerolo) per formare rispettivamente mono, di o trigliceridi (o molecole miste come i fosfolipidi). La componente molecolare dei gliceridi che viene utilizzata DIRETTAMENTE al fine di produrre ATP (energia) è costituita dagli acidi grassi.

Gli acidi grassi differiscono per lunghezza (catena corta, media o lunga) e per il tipo di legami che li caratterizzano (i saturi sono privi di doppi legami, i monoinsaturi hanno un doppio legame e i polinsaturi possiedono due o più doppi legami). Dopo questa breve introduzione è possibile fare maggiore chiarezza in merito alla quantità ed alla qualità lipidica desiderabile nella dieta dell’essere umano; veniamo dunque al punto: I grassi fanno ingrassare?

La risposta non è semplice in quanto tendenzialmente fuorviante… ma in onore al vero: NO, non sono i grassi a far ingrassare bensì l’eccesso calorico!

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Il sovrappeso e l’obesità sono patologie per lo più riconducibili ad un bilancio calorico positivo(energia IN – energia OUT) ed all’abuso di alimenti ad alta densità energetica; è quindi opportuno sottolineare che: l’eccesso di ciascuno dei 3 macronutrienti (glucidi, protidi e lipidi), senza eccezioni ma con le dovute differenze, comporta scompensi metabolici ed induce l’incremento ponderale.

In base ai Livelli di Assunzione Raccomandata dei Nutrienti per la popolazione italiana (LARN), i lipidi dovrebbero costituire il 30% della porzione energetica totale nell’individuo in accrescimento ed il 25% nell’adulto, dei quali 1/3 saturi e 2/3 insaturi, avendo anche cura di raggiungere la quota di A.G.E. e di non oltrepassare i 300mg/die di colesterolo esogeno. Il lettore non si lasci forviare dalle diciture che vengono utilizzate nell’esposizione della stima; facendo il calcolo percentuale sul fabbisogno calorico totale dell’individuo si includono scrupolosamente e completamente anche i lipidi NON energetici, le cui funzioni molecolari risultano essenziali per il corretto mantenimento delle attività fisiologiche, quindi: la stima quantitativa del fabbisogno lipidico attraverso la ripartizione energetica GARANTISCE anche l’apporto essenziale dei lipidi non energetici.

Tuttavia, introdurre una percentuale lipidica moderatamente superiore riducendo quella glucidica o proteica NON incide significativamente sul bilancio energetico e sulla composizione corporea. E’ comunque d’obbligo specificare che, rispetto a protidi e glucidi, i grassi sono i nutrienti che possiedono un maggior potenziale d’ossidazione energetica; pertanto, comparando 2 pasti isocalorici dei quali uno a prevalenza lipidica uno bilanciato

è deducibile che quest’ultimo, avvalendosi di porzioni maggiori, risulti anche più saziante; inoltre, tenendo in considerazione che i lipidi NON sono idrosolubili e la loro concentrazione negli alimenti è spesso inversamente proporzionale all’acqua, lo svantaggio in termini quantitativi può fare la differenza. E’ pur vero che la metabolizzazione dei grassi (come quella degli aminoacidi) ESULA dalla veicolazione insulinica e rallenta l’assorbimento dei carboidrati riducendo il picco glicemico e godendo di tutti i vantaggi attribuiti alla calma insulinica, quindi consumando pasti a moderata prevalenza lipidica si domina parzialmente il picco insulinico ma pur giovando (soggettivamente) di un minor appetito è necessario consumare porzioni alimentari più ridotte a discapito della sazietà gastrica.

Al contrario, eccedere sistematicamente ed in maniera massiccia nel consumo dei grassi e delle proteine (a discapito della quota glucidica) induce un graduale svuotamento delle riserve di glicogeno epatico e muscolare accompagnato ad un adattamento enzimatico tissutale muscolare che (verosimilmente) promuoverebbe il consumo dei lipidi rispetto a quello dei carboidrati. Inoltre, l’incremento dell’ossidazione lipidica e della neoglucogenesi amminoacidica (accentuata in condizioni di ipoglicemia e deplezione prolungata delle scorte di glicogeno) incrementa proporzionalmente la concentrazione ematica di componenti cataboliche come i cheto-acidi, l’ammonio e l’ urea; in circostanze simili si osserva: Un maggior carico epatico a causa dell’incremento di neoglucogenesi, quindi della trans-aminasi e relativo ciclo dell’urea Un maggior carico renale a causa dell’iperosmolarità dei cheto-acidi e dell’urea con tendenza alla disidratazione sistemica Eventuale alterazione scompensata del ph ematico che, in associazione all’ipoglicemia, nel lungo termine può indurre complicanze nervose centrali anche gravi.

In sintesi, l’eccesso prolungato di lipidi (sia saturi che insaturi) e protidi nella dieta a discapito della quota glucidica può indurre un miglioramento dell’efficienza ossidativa degli acidi grassi nelle cellule muscolari; questo aspetto non è da sottovalutare ed associato ad una minuziosa selezione qualitativa dei grassi insaturi a discapito dei saturi e può trovare applicazione (o dare spunto) nel trattamento di alcune patologie metaboliche (soprattutto quelle patogeneticamente correlate all’abuso di carboidrati raffinati nella dieta). Nonostante ciò, lo scarico glucidico importante e prolungato nell’individuo sano e fisicamente attivo presenta effetti collaterali concreti, plausibili e pertanto non trascurabili; tra di essi ricordiamo la compromissione della funzionalità nervosa centrale, la disidratazione sistemica, il sovraccarico renale e verosimilmente quello epatico.

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In ultimo, traducendo in nutrienti i regimi alimentari iperlipidici è possibile osservare due aspetti degni di nota: L’abuso di alimenti animali contenenti acidi grassi saturi e di prodotti alimentari “artefatti” contenenti acidi grassi insaturi idrogenati (forma trans) conduce inevitabilmente all’aumento delle LDL endogene L’abuso di alimenti vegetali contenenti acidi grassi insaturi (monoinsaturi e polinsaturi omega 6) induce un aumento significativo dell’apporto di acido linoleico ma non incide altrettanto efficacemente nell’intake di acido alfa linolenico.

Come già specificato, i due A.G.E devono rappresentare il 2,5% delle calorie totali, nello specifico omega 3 lo 0,5% ed omega 6 il 2%; la carenza di queste due componenti è senz’altro dannosa, ma da studi recenti è emerso che anche l’eccesso di omega 6 può indurre alcuni effetti indesiderati. Infatti, essendo precursore delle prostaglandine, l’acido linoleico in eccesso (dati accertati su dosi farmacologiche) è responsabile dell’aumento della risposta infiammatoria sistemica.

E’ quindi possibile definire che: i regimi dietetici ad elevato contenuto di grassi saturi peggiorano significativamente la condizione lipidica ematica, mentre quelli ad elevato contenuto di acidi grassi omega 6 potrebbero incidere negativamente sulla condizione sistemica incentivando la produzione di molecole pro-infiammatorie.

In conclusione, è si possibile affermare che a percentuali più o meno equilibrate “i grassi non fanno ingrassare“; tuttavia, l’abuso prolungato di alimenti ad alto contenuto lipidico e la conseguente riduzione dei glucidi, dei protidi o di entrambi, nel lungo termine può causare scompensi omeostatici e/o metabolici clinicamente RILEVABILI ed assolutamente non trascurabili.

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La vera dieta comincia dalle etichette dei cibi: impara a decifrarle per mangiare bene

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SUPERMERCATO MARKET CIBO SPESA CIBO CARRELLO COMPRARE ETICHETTA ALIMENTI DIETADi questi tempi è sempre più difficile seguire delle indicazioni alimentari che siano realmente salutari, probabilmente perché oggi, nell’era della “rieducazione alimentare”, siamo ancor più bombardati dai media con pubblicità ingannevoli e fuorvianti.
Le industrie alimentari giocano molto sulla psicologia e con grafiche allettanti e scritte ambigue attraggono i consumatori all’acquisto dei loro prodotti. Scegliere i prodotti più sani al supermercato diventa così un’impresa. Cosa fare allora per attenersi ad un criterio che ci indirizzi nella scelta più oculata? L’unica via percorribile è quella di leggere le etichette che per legge non possono essere fasulle. Tuttavia la maggior parte di noi è all’oscuro di cosa siano ad esempio nitriti e polifosfati e, più in generale, delle regole che sono alla base di una semplice etichetta. Per questa esigenza, di seguito, ho voluto riportare una serie di nozioni che possano aiutare chiunque oggi vada a fare la spesa, ed i migliori consigli per un corretto acquisto.

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Glucomannano per dimagrire: nel tuo stomaco aumenta di 100 volte, ti sazia e ti impedisce di mangiare troppo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSOIl glucomannano è un polisaccaride ad alto peso molecolare che viene estratto dal tubero di Amorphophallus konjac, una pianta utilizzata nella cucina giapponese come agente gelatificante. Da tale pianta si ottengono anche gli Shirataki, la pasta senza carboidrati e senza glutine che non fa ingrassare e può essere consumata anche da chi è celiaco. Il glucomannano purificato è considerato uno dei più efficaci prodotti per favorire il dimagrimento: questa fibra ha infatti la capacità di attirare molta acqua, aumentando fino a 100 volte il proprio volume e dando origine ad una soffice massa gelatinosa. Il miglior integratore di glucomannano, selezionato, usato e raccomandato dal nostro Staff di esperti, lo potete trovare qui: http://amzn.to/2AFT572

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La lista dei film che ti fanno dimagrire solo a guardarli

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO DONNA COPPIA DIVANO AMORE ABBRACCIATI GUARDANO LA TV CINEMA TELEVISIONE FILM SERIE TVCome abbiamo visto precedentemente, vedere alcuni tipi di film può farti perdere parecchie calorie. Ma quali sono i 10 film a più alto tasso di adrenalina che assicurano scientificamente il dimagrimento?

1. Shining: solo guardandolo perdi circa 184 calorie

2. Lo squalo: 161 calorie

3. L’esorcista: 158 calorie

4. Alien: 152 calorie

5. Saw: 133 calorie

6. Nightmare – Dal profondo della notte: 118 calorie

7. Paranormal Activity: 111 calorie

8. Non aprite quella porta: 107 calorie

9. The Blair Witch Project: 105 calorie

10. [Rec]: 101 calorie

Per la cronaca Shining è uno dei miei film preferiti, forse è per questo che riesco a tenermi in forma! Buon film di paura a tutti e buon dimagrimento!

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Vuoi perdere peso senza fatica? Guarda un film horror

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO GUARDA LA TV MENTRE MANGIA POP CORN CINEMA TELEVISIONE FILM SERIE TVStare comodamente seduti sul divano guardando un film horror e perdere l’equivalente calorico di una camminata di mezz’ora o di una barretta di cioccolato. Troppo bello per essere vero? I ricercatori della University of Westminster hanno monitorato un gruppo di volontari mentre guardavano dieci classici del genere horror della durata di 90 minuti rilevando le pulsazioni, l’immissione di ossigeno, l’emissione di anidride carbonica e il dispendio calorico. Il dottor Richard Mackenzie, specialista del metabolismo cellulare e direttore dello studio, ha osservato che “ognuno dei 10 film testati provoca un aumento della frequenza cardiaca. Quando le pulsazioni accelerano, il cuore pompa il sangue più velocemente e il corpo subisce una scarica di adrenalina”.

Più il film fa paura più si perdono calorie

Questo rapido rilascio dell’adrenalina, causato da uno stress intenso o, come in questo caso, dallo spavento, riduce l’appetito e aumenta il tasso metabolico di base permettendo di bruciare una maggiore quantità di calorie. Quindi, sotto l’effetto della paura, l’organismo consuma energia per mantenere in attività le funzioni vitali come il cuore, la respirazione, la temperatura del corpo. Più il film fa paura più si perdono calorie. A patto però di non sgranocchiare patatine o popcorn durante la visione per stemperare la tensione. Ma non siete curiosi di scoprire la lista dei film che vi fanno dimagrire di più solo a guardarli? Scopritelo cliccando questo link!

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Vuoi dimagrire? Non ti sedere: rimani in piedi!

MEDICINA ONLINE DIETA DONNA PANCIA GRASSO DIMAGRANTE GRASSI CALORIE ATTIVITA FISICA SPORT DIMAGRIRE PERDERE PESOChe la vita sedentaria faccia lievitare fianchi e crescere la pancetta è ben noto, almeno quanto la convenienza di dieci mila passi al giorno che mantengono in forma il fisico.

Già in questo articolo “La sedia: la sigaretta del terzo millennio” parlavo di come lo stare seduti determina una minore salute. Ma adesso arriva un ennesimo consiglio per dimagrire e tenersi snelli, quello di restare in piedi il più a lungo possibile, monito che proviene da uno studio secondo cui il 67% delle persone trascorre 20 ore al giorno, seduta o sdraiata.

Il dottor Stuart Biddle, professore alla Physical Activity & Health at Loughborough University, suggerisce, allora, delle piccole accortezze che possono aiutare a ritrovare la prestanza fisica e a vincere l’indolenza, sull’assunto che restare in piedi è meglio.

Continua la lettura su https://www.today.it/donna/restare-in-piedi-dimagrire.html

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