Abbassare colesterolo LDL e trigliceridi in modo naturale

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COME VIENE TRASPORTATO COLESTEROLO SANGUE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari PeneUna dieta corretta, da sola, può non bastare ad abbassare i valori di colesterolo “cattivo” nel sangue, e diventa allora necessario affiancare a quella alimentare altre strategie, partendo da un’integrazione mirata e da un aumento dell’attività fisica. State molto attenti a quello che mangiate, limitando i grassi e privilegiando i cibi più sani, come frutta, verdura e cereali, ma nonostante tutto avete il colesterolo alto? Non si tratta di un’evenienza rara, perché in effetti il colesterolo in eccesso nel sangue deriva solo in minima parte (circa 20%) dall’alimentazione e dal relativo assorbimento intestinale, mentre il resto viene sintetizzato autonomamente dall’organismo, principalmente dal fegato.
Insieme a sintesi e assorbimento, un terzo fattore di grande importanza nelle alterazioni lipidiche è poi rappresentato dall’ossidazione del colesterolo cattivo LDL, il vero “killer” delle nostre arterie.
In realtà parlare di colesterolo buono o cattivo è una semplificazione, perché quello che cambia non è il colesterolo in sé, ma le molecole che lo trasportano in circolo, chiamate lipoproteine. Le LDL (lipoproteine a bassa densità) sono appunto le più insidiose, e i loro valori superiori alla norma sono quelli da tenere sotto controllo. Al contrario le HDL elevate (lipoproteine ad alta densità, o colesterolo buono) sono un fattore positivo, perché in grado di raccogliere il colesterolo in eccesso e riportarlo al fegato, per la sua eliminazione. L’azione ossidante dei radicali liberi sulle LDL rappresenta un rischio perché favorisce l’infiltrazione del colesterolo nelle pareti arteriose e la formazione di cellule dette schiumose, alla base dello sviluppo della placca aterosclerotica.

Come abbassare il colesterolo LDL
La strategia di intervento per abbassare il colesterolo cattivo LDL, a vantaggio di quello buono HDL dovrà essere focalizzata su più fronti: quello alimentare resta in ogni caso importante (limitare l’assunzione di grassi saturi e idrogenati) ma deve essere sempre affiancato da uno stile di vita più attivo (la sedentarietà è spesso causa di ipercolesterolemia) e quando opportuna da una corretta integrazione. Per quanto riguarda la dieta, è noto che diversi alimenti contribuiscono ad abbassare il colesterolo LDL grazie al loro contenuto di grassi insaturi e antiossidanti: noci e olio d’oliva, ma anche avocado, cioccolato e vino rosso. Naturalmente non bisogna sopravvalutare l’azione di questi “superfood”, perché le quantità assunte spesso sono troppo limitate per determinare effetti realmente positivi. Meglio semmai puntare su una integrazione alimentare specifica, come indicato anche dalle Linee Guida Europee (ESC-EAS), che agisca allo stesso tempo sui tre meccanismi ricordati sopra (sintesi, assorbimento e ossidazione).

No al fumo, sì allo sport
Colesterolo cattivo e sedentarietà sono ottimi “amici”: indipendentemente dall’alimentazione, infatti, l’attività sportiva regolare da sola favorisce l’aumento del colesterolo buono grazie all’attivazione del processo energetico aerobico, senza contare che l’esercizio fisico è buon modo di controllare l’obesità, problema oggi in aumento e correlato a profili lipidici alterati. Pare infatti che una perdita di peso di 10 kg determini un abbassamento dei valori di colesterolo LDL pari al 15%.
Aumentare i livelli di colesterolo buono potrebbe infine essere un’ulteriore valida ragione per smettere di fumare (o non cominciare!); i composti tossici sprigionati dalla sigaretta sarebbero infatti responsabili dell’abbassamento dei livelli di HDL fino a 2,4 mg/dl.

I migliori prodotti per abbassare il colesterolo e dimagrire
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, che sono estremamente utili per abbassare il colesterolo e dimagrire, fattori che diminuiscono il rischio di ipertensione, ictus cerebrale ed infarto del miocardio. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Ecocardiogramma da stress (ecostress) fisico e farmacologico: come si svolge, è pericoloso?

MEDICINA ONLINE DOPPLER ECO COLOR ECOGRAFIA VASI CUORE ATRIO VENTRICOLO VALVOLE PROLASSO INSUFFICIENZA STENOSI SANGUE FLUSSO FLUSSOMETRIA DIREZIONE CALIBRO MISURA DIAGNOSI CARDIOLOGIA FLPer poter meglio valutare lo stato del muscolo cardiaco e/o delle coronarie e/o delle valvole cardiache, o per controllare l’efficacia di una terapia cardiologica, il medico può decidere che sia opportuno osservare ecograficamente il cuore (con e senza indagine Doppler, utile per indagare la dinamica del sangue) mentre il paziente compie uno sforzo ed osservare quali modificazioni si verificano in tali circostanze. A volte infatti alcune patologie si rendono visibili in particolare quando il cuore è “stressato” e non a riposo: in questo caso la semplice ecografia a riposo potrebbe risultare normale e dare delle informazioni fuorvianti.

Ecografia da stress fisico o farmacologico

L’ecocardiografia da stress (ecostress) è una delle metodiche di cui disponiamo per osservare quali modificazioni avvengono nel nostro cuore durante un certo stimolo (lo “stress”). Lo stress può essere fisico, indotto cioè da un impegno muscolare del paziente, o farmacologico:

  • ecostress con sforzo fisico o “ecostress fisico”: il paziente deve pedalare seduto in una poltrona o sdraiato su un lettino che sono stati modificati con l’aggiunta di pedali;
  • ecostress farmacologico o “ecostress da farmaci”: il paziente rimane disteso sul lettino del laboratorio di ecocardiografia mentre il suo cuore ed il suo apparato circolatorio, grazie all’iniezione endovenosa di farmaci specifici che inducono il cuore a comportarsi come se il paziente stesse sostenendo uno sforzo fisico.

Leggi anche: Insufficienza cardiaca: sintomi iniziali, sinistra, acuta, cronica

Come si svolge un ecostress fisico?

Il paziente viene invitato a sedersi su una speciale poltrona collegata ad un cicloergometro. Con questo sistema il paziente può rimanere seduto permettendo al cardiologo di eseguire contemporaneamente l’ecografia mentre la resistenza applicata ai pedali viene progressivamente aumentata. Al paziente viene applicato un bracciale per controllare la pressione arteriosa e degli elettrodi che consentono di registrare contemporaneamente l’elettrocardiogramma.

Leggi anche: Cos’è una ecografia, a che serve e quali organi può indagare?

Quando viene un ecostress fisico?

Quando il paziente si sente molto affaticato deve avvertire il cardiologo che interromperà gradualmente l’esame. L’esame può anche essere interrotto dal cardiologo anche se il paziente non avverte ancora particolare stanchezza. Questo può avvenire per la comparsa di alterazioni elettrocardiografiche o per modificazioni della motilità delle pareti del cuore all’ecocardiogramma o per variazione anomala dei parametri della pressione o per comparsa di sintomi che il cardiologo giudica significativi. E’ importante che il paziente avverta il cardiologo se durante l’esame compaiono i seguenti sintomi:

  • oppressione, peso, senso di schiacciamento al torace;
  • dolore al torace;
  • malessere generale;
  • dispnea (fatica a respirare);
  • attacco di panico;
  • comparsa di extrasistoli;
  • tachicardia;
  • senso di svenimento;
  • cefalea;
  • calore al volto;
  • nausea;
  • vomito.

Leggi anche:

Come si svolge un ecostress farmacologico?

Il paziente viene fatto sdraiare su un lettino, sul fianco sinistro come per un normale esame ecocardiografico transtoracico. Vengono applicati degli elettrodi al torace per monitorizzare l’elettrocardiogramma ed uno sfigmomanometro per valutare l’andamento della Pressione Arteriosa. Viene applicata una fleboclisi per somministrare, in dose controllata, il farmaco che provocherà al cuore le stesse modificazioni indotte da uno sforzo fisico (Dobutamina) o variazioni del circolo delle coronarie capaci di provocare una insufficienza coronarica acuta (Dipiridamolo). Attraverso la stessa fleboclisi possono essere somministrati altri farmaci che il cardiologo ritenga necessari per l’esito favorevole del test. La fleboclisi verrà ovviamente rimossa al termine del test.

Quando viene interrotto un ecostress farmacologico?

L’esame viene interrotto quando è stata iniettata la dosa massima di farmaco per quel paziente. Può anche essere interrotto dal cardiologo prima del completamento del protocollo di iniezione per la comparsa di alterazioni significative del tracciato elettrocardiografico o della motilità delle pareti del cuore all’ecocardiogramma, per variazioni dei parametri pressori o quando il paziente lamenti dei sintomi o segni che il cardiologo giudichi significativi.

Leggi anche: Soffio al cuore: cause, sintomi e cure in neonati, bambini ed adulti

L’ecostress farmacologico o fisico è pericoloso?

Durante un ecostress farmacologico o fisico possono comparire una aritmia pericolosa, una crisi di angina, uno scompenso acuto, un infarto del miocardio, un arresto cardiaco ed in casi estremamente rari (meno di 1 caso su 10 mila test) il decesso del paziente. Per questo nel laboratorio dove si esegue il test sono sempre disponibili farmaci e strumenti in grado di far regredire ognuna di queste rare complicanze nel minor tempo possibile. L’incidenza delle complicazioni è comunque la stessa di una normale prova da sforzo a tappeto rotante o al cicloergometro o di una scintigrafia.

Come prepararsi all’esecuzione di un’ecostress farmacologico o fisico?

Prima di un ecostress farmacologico o fisico, è opportuno che il paziente consulti con sufficiente anticipo il proprio medico curante per stabilire l’eventuale sospensione della terapia in corso che potrebbe essere necessaria per dirimere il dubbio diagnostico. La sospensione dei farmaci, che non deve essere decisa da chi esegue l’esame ma da chi lo richiede, deve avvenire con modalità diverse a seconda delle proprietà del farmaco stesso. In linea di massima si segnala che, qualora il medico curante abbia deciso di far sospendere al paziente la terapia in corso, questa deve avvenire con le seguenti modalità:

  • 48 ore prima dell’esame per nitroderivati, Calcio antagonisti, ACE inibitori, Digitale, Aminofillina.
  • 5 giorni prima dell’esame per beta bloccanti (che andranno sospesi gradualmente).

E’ infine molto importante che il paziente:

  • non fumi prima dell’esame;
  • non assuma thè, coca cola, caffè da almeno 12 ore;
  • non abbia recentemente assunto alcol e droghe;
  • sia a digiuno da almeno 4 ore (in caso di diabete è opportuno consigliarsi con il proprio medici curante al fine di stabilire la dose di antidiabetico orale o di insulina). Si può invece bere senza particolari restrizioni;
  • porti con sé la copia o l’originale della documentazione clinica relativa al problema che deve essere chiarito (cartella clinica, ECG, prove da sforzo, coronarografia…).

Chiedere comunque SEMPRE al medico eventuali precauzioni e norme di preparazione all’esame.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, segui la nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Reddit, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Se ho la pressione bassa, può essere utile lo zucchero? Cosa fare?

MEDICINA ONLINE HEAD PAIN DOLORE FASTIDIO MAL DI TESTA GLICEMIA, CALO ZUCCHERI PRESSIONE ARTERIOSA IPOTENSIONE DONNA TEMPIE STANCHEZZA TIRED WALLPAPER PIC PICTURE HI RES EMICRANIA AURA DLa pressione bassa (ipotensione arteriosa) e l’ipoglicemia possono dare gli stessi sintomi, come ad esempio:

  • sensazione di “testa vuota”;
  • capogiri;
  • senso di instabilità;
  • vertigini;
  • annebbiamento della vista;
  • debolezza;
  • sudorazione profusa;
  • pallore;
  • nausea;
  • perdita di coscienza.

Tuttavia, anche se i sintomi di un calo di pressione assomigliano in qualche modo alle condizioni di ipoglicemia, mangiare un po’ zucchero non serve a nulla se si ha un calo di pressione. Al posto dello zucchero, in caso di ipotensione, può essere utile un po’ di acqua e sale che aumentano ritenzione idrica e volemia (volume di sangue circolante) e quindi tendono a rialzare la pressione arteriosa.

Leggi anche:

Quasi sempre non serve trattamento

Non riuscire a scendere dal letto al mattino e reagire prontamente al ritmo serrato delle attività giornaliere è esperienza comune tra chi soffre di ipotensione essenziale (o costituzionale), ma di solito il fastidio svanisce nel giro di pochi minuti. Qualche problema in più si può avere durante le giornate estive molto calde, quando vasodilatazione e sudorazione remano contro. In assenza di altri sintomi, anche una pressione costantemente inferiore ai valori normali (120/70 mmg Hg in età adulta), purché non scenda sotto i 90/60 mm Hg, non richiede alcun trattamento. I fisiologici aggiustamenti messi in atto dal sistema nervoso autonomo riescono in genere a compensare efficacemente la situazione, assicurando un adeguato apporto di sangue agli organi vitali.

Cosa fare se ho la pressione bassa?

A tale proposito, leggi: Cosa fare se ho la pressione bassa? Consigli e rimedi

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Soffio al cuore: cause, sintomi e cure in neonati, bambini ed adulti

MEDICINA ONLINE GLICEMIA INSULINA SANGUE DIFFERENZA CONCENTRAZIONE ORMONE PIASTRINE GLOBULI ROSSI BIANCHI GLUCAGONE TESTOSTERONE ESTROGENI PROGESTERONE CUOREIl soffio al cuore è uno dei sintomi più comuni tra quelli rilevabili auscultando il muscolo cardiaco. Si manifesta come un rumore particolare dovuto al passaggio del sangue attraverso le valvole. Il flusso non è più laminare, ossia silenzioso, ma diventa turbolento e quindi percepibile. Il soffio al cuore, tranne nei casi in cui si manifesta in persone giovani e sani, è dovuto al passaggio alterato del sangue attraverso i vasi arteriosi, gli apparati valvolari del cuore o comunicazioni delle pareti settali del cuore che normalmente non sono presenti. I vizi congeniti comprendono anche difetti del setto interatriale o interventricolare che possono condizionare un flusso di sangue anormale tra le cavità. Nell’adulto frequentemente il difetto del setto interventricolare si presenta dopo un infarto o dopo un trauma toracico. Quando l’orifizio di una valvola si restringa si crea un ostacolo al normale flusso del sangue, mentre nel caso la valvola non sia in grado di contenere il sangue, si determina un reflusso attraverso la stessa (lo scopo della valvola è quello di consentire il flusso in una sola direzione). In queste circostanze il soffio percepibile è generato dal passaggio del sangue che attraversando una struttura cardiaca anomala, come la valvola o il difetto settale, modifica le caratteristiche del proprio flusso da laminare (silenzioso) a flusso turbolento (rumoroso) e quindi percepibile come soffio.

Leggi anche:

Quando si può manifestare?

Se compare in giovane età, esso è più spesso di tipo “innocente”, dovuto cioè alla velocità dei flussi intracardiaci e vascolari tipici dell’apparato cardiovascolare giovanile che è iperdinamico: per esempio nella prima infanzia la frequenza cardiaca è molto più elevata che nel seguito della vita.
In alcuni casi la presenza di un “soffio cardiaco” con specifiche caratteristiche di intensità, di irradiazione sul torace e di durata è il segno inequivocabile di una malattia cardiaca congenita che deve essere definita con appropriate indagini e seguire uno specifico iter terapeutico e di follow up. Tuttavia grazie al miglioramento della qualità della vita durante la gravidanza, alla diagnosi precoce e alla riduzione della natalità, le malattie congenite del cuore si sono fortemente ridotte negli ultimi 30 anni. Con l’aumentare della vita media sono però aumentate numerose patologie e in particolare, quelle legate al cuore. Il “soffio” al cuore è in grande crescita nella popolazione anziana. Riguarda infatti il 20 per cento delle persone con più di 50 anni e addirittura, nel 4 per cento della popolazione sopra gli 80 anni, è indice di stenosi aortica, cioè di un’ostruzione severa della valvola aortica.

Leggi anche:

Quali sono le cause del soffio al cuore ?

In passato era la malattia reumatica che determinava più frequentemente le alterazioni delle valvole cardiache. Oggi, grazie alle cure e alla migliore qualità di vita della popolazione, questa causa è divenuta marginale. Mentre sono emersi altri aspetti delle malattie valvolari che erano sottostimati o sconosciuti oppure che non erano così manifestamente presenti perché collegati all’invecchiamento crescente della popolazione.

Valvola mitrale

La disfunzione può interessare la valvola mitrale. In molti casi l’insufficienza è dovuta all’alterazione congenita del tessuto che si presenta lasso e fragile, e quindi svolge un lavoro inferiore alla norma. Questo tipo di alterazione ha un’espressione variabile da persona a persona. Pertanto vi sono giovani che manifestano questo problema in modo già clinicamente rilevante, e persone di età più avanzata nelle quali il disturbo è meno serio. Tuttavia, quando questa alterazione è presente, la valvola è più fragile e col tempo tende a presentare un mal funzionamento legato alle alterazioni strutturali che comprendono la rottura delle corde e/o dei lembi valvolari, ossia della struttura anatomica della valvola. Ciò determina la perdita della sua funzione e quindi la sua insufficienza. In questi casi si deve ricorrere all’intervento chirurgico, che oggi è quasi sempre di tipo riparativo, cioè si ricostruisce chirurgicamente la valvola mitrale.

Valvola aortica

La valvola aortica può presentare alterazioni congenite che possono determinare sia stenosi, sia insufficienza. Ciò significa che, invece delle normali cuspidi, la valvola può presentarne solo due, oppure tre, ma con malformazione, per cui la sua funzione risulta compromessa. In questi casi la necessità d’intervenire può dipendere dall’evoluzione nel tempo della disfunzione presente alla nascita. La valvola, infatti, va incontro a processi degenerativi collegati alla perdita progressiva della sua funzione, che può determinare la comparsa dell’insufficienza e della stenosi associata.
Questa patologia è più frequentemente associata ad altre malattie dell’arco aortico come la coartazione istmica, cioè l’ostruzione dell’aorta nel punto di giunzione tra l’arco e l’aorta discendente (stenosi istmica). In caso di insufficienza aortica severa si interviene chirurgicamente, mentre in caso di stenosi istmica dell’aorta si può procedere con la dilatazione del tratto ostruito per mezzo dell’angioplastica transluminale.

Da tenere sottocontrollo

In molti casi il soffio è un disturbo modesto che può essere tollerato tutta la vita, tuttavia è consigliabile un controllo cardiologico almeno una volta all’anno. E’ importante che il cardiologo di un’approriata valutazione ecoacrdiografica al momento della visita. E’ bene ricordare, inoltre, che le persone con lesioni alle valvole cardiache, in particolare di quella mitrale e aortica, sono maggiormente esposte a infezioni endocardiche, cioè alle infezioni che si localizzano sulle valvole. Perciò è fondamentale prescrivere a questi pazienti un’appropriata terapia antibiotica di profilassi, nel caso vadano incontro a eventi traumatici a carico dell’apparato genitale, urinario, e della cavità orale.

Prevenzione

In età avanzata il vizio che principalmente si presenta è la cosiddetta stenosi aortica dell’anziano.
Per prevenire questa patologia è molto importante tenere sotto controllo alcuni fattori di rischio cardiovascolare ed alcune malattie croniche:

  • pressione arteriosa sistolica elevata;
  • fumo;
  • dislipidemia;
  • livelli di calcemia (concentrazione di calcio troppo alta causa la calcificazione della valvola aortica);
  • insufficienza renale.

Tutti questi fattori, infatti, possono determinare una sclerosi delle cuspidi aortiche, cioè un irrigidimento dei foglietti valvolari dell’aorta. Ciò favorisce la deposizione di calcio a livello dei lembi valvolari ostacolandone l’apertura e innescando un perverso meccanismo di aggravamento dell’ostruzione.  In caso di seria stenosi della valvola si rende necessario la sostituzione della valvola aortica.

Quando il soffio non permette una vita normale?

Se il cardiologo, durante i controlli periodici, valuta che il vizio è di modesta entità, la persona può svolgere una vita normale. E’ importante però che si controllino i fattori di rischio, come i valori della pressione, il tasso di colesterolo e di calcio nel sangue e il fumo. Se in età più avanzata la stenosi valvolare si aggrava e compaiono alcuni sintomi come la sincope, l’angina e lo scompenso, di norma la soluzione è chirurgica perché la terapia medica non dà buoni risultati. Spesso la soluzione chirurgica è associata di necessità all’intervento di by pass delle coronarie.
La stenosi aortica dell’anziano è una patologia sempre più frequente sia negli uomini che nelle donne. Tuttavia, queste ultime manifestano problemi legati all’ipertrofia miocardica, perché con l’età il cuore femminile tende a diventare più facilmente ipertrofico di quanto avviene nell’uomo. Quando l’ipertrofia miocardica è molto marcata, anche se l’ostruzione valvolare non appare severa, può essere opportuno l’intervento di sostituzione valvolare per limitare i rischi chirurgici e quelli inerenti al progredire della malattia.

Se una donna soffre di “soffio al cuore” può avere un bambino?

Tutto dipende dalla diagnosi che la presenza del soffio sottintende. Di norma se il disturbo è lieve la donna può tranquillamente avere un figlio. E’importante però che venga seguita nel corso della gravidanza da un cardiologo. Nel caso il soffio sia, invece, l’espressione di una più grave disfunzione cardiaca, allora è bene che la paziente sia informata dei rischi che corrono sia lei che il nascituro. In particolare può verificarsi che il soffio cardiaco sia l’espressione di una disfunzione cardiaca definita come cardiomiopatia “peripartum” o ”post partum”. In questo caso la malattia si manifesta con un ingrandimento del cuore che determina un mal funzionamento della valvola mitrale. Se la donna ha presentato questo problema dopo una gravidanza è consigliabile che non ne affronti altre che sarebbero a grave rischio per lei e per il bambino.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Fibrinogeno alto o basso in gravidanza: quando preoccuparsi?

MEDICINA ONLINE VAGINA DONNA BACIO SESSULITA GRAVIDANZA INCINTA SESSO COPPIA AMORE TRISTE GAY OMOSESSUAANSIA DA PRESTAZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE FRIGIDA PAURA FOBIA TRADIMENTOvalori normali di fibrinogeno dovrebbero aggirarsi tra i 200 e 400 mg/dl, anche se si tratta di valori che non tengono conto, ovviamente, dei cambiamenti che avvengono nel nostro corpo durante la nostra gestazione. Durante la gravidanza sono infatti ritenuti normali valori fino a 700 mg/dl, con il valore minimo che si sposta anch’esso verso l’alto e si attesta intorno ai 400 mg/dl. È dunque più che normale avere valori elevati di fibrinogeno durante la gravidanza e questo, almeno finché si rimane nella forbice sopra indicata, non deve essere assolutamente motivo di preoccupazione.

Prima di addentrarci nei motivi che possono far salire i valori di fibrinogeno oltre misura durante la gravidanza, parliamo di quelli che sono invece di carattere generale. Il fibrinogeno può infatti salire quando:

  • il nostro corpo deve cercare di recuperare la normalità dopo un’ustione;
  • abbiamo delle ferite importanti in via di guarigione;
  • stiamo utilizzando dei contraccettivi orali di prima generazione;
  • soffriamo di nefrosi, ovvero di patologie che interessano i reni;
  • presenza di uno o più linfomi.

Si tratta dunque di un valore che viene monitorato con estrema attenzione anche durante la gravidanza.

Fibrinogeno alto in gravidanza: cause

Secondo la letteratura medico/scientifica a riguardo, i livelli di fibrinogeno durante la gravidanza possono superare quelli ritenuti normali (che vi ricordiamo durante la gestazione sono tra 350–400 mg/dl e 700 mg/dl) per gli stessi motivi che abbiamo riportato sopra. Nel caso in cui le vostre analisi fossero anomale, sarà il vostro ginecologo a preoccuparsi di individuare le cause dell’aumento della presenza del fibrinogeno nel sangue, per poi indirizzarvi verso le giuste terapie. Una delle cause più comuni dell’aumento del fibrinogeno in gravidanza è senza dubbio l’incremento di peso. Infatti, esiste una correlazione positiva tra livello di fibrinogeno nel sangue e indice di massa corporea, il che vuol dire che più aumenta il peso corporeo, più i livelli di questa glicoproteina tenderanno ad aumentare. Un’altra ragione per la quale si può assistere all’aumento di questa proteina nel sangue è il fumo di sigaretta. Il motivo è dovuto all’instaurarsi di un processo infiammatorio persistente a livello dei bronchi e dei vasi polmonari che sono continuamente esposti alle sostanze inalate con il fumo.

Quando il livello fibrinogeno è basso

Quando i valori di fibrinogeno diventano troppo bassi e scendono sotto la soglia dei 250–300 mg/dl durante la gestazione, dobbiamo necessariamente rivolgerci al nostro ginecologo e al nostro medico curante. Quando i valori sono infatti troppo bassi si è in genere di fronte a problemi relativamente seri. Tra i motivi più comuni troviamo sicuramente problemi a livello epatico. Tutte le patologie che attaccano il fegato tendono a ridurre la produzione di fibrinogeno e dunque la sua presenza nel sangue. Altro problema tipico è la coagulazione intravascolare disseminata, che può far pensare alla presenza di numerosi trombi nel nostro sistema cardiovascolare. Vi sono anche deficit che sono invece di origine ereditaria e che predispongono al tempo stesso alla possibilità di emorragie anche gravi.

Leggi anche:

Ci sono rischi con il fibrinogeno troppo alto in gravidanza?

Secondo una parte della letteratura scientifica sicuramente sì, e valori che sono troppo alti devono essere immediatamente riportati all’interno dei range di accettabilità. Con valori che superano i 700 mg/dl aumenta sensibilmente infatti il rischio di distacco placentare e, purtroppo, anche di aborto. Per questo motivo il fibrinogeno è un parametro che viene tenuto sotto controllo continuamente e continuativamente durante la gestazione attraverso delle analisi del sangue: è uno degli indici dello stato di salute del nostro corpo e della nostra gravidanza. I valori di fibrinogeno dovrebbero però essere messi in relazione anche all’età della gestante. Chi sta affrontando una gravidanza in età avanzata, tenderà ad avere livelli di fibrinogeno marginalmente più alti e, nel calcolare il range di normalità, il vostro ginecologo dovrebbe tenere conto anche di questo. Per valutare la concentrazione del fibrinogeno nel sangue basterà sottoporsi ad un semplice prelievo ematico da eseguire rigorosamente a digiuno. I valori, inoltre, non possono essere considerati come attendibili nel caso in cui si sia state soggette ad una trasfusione di sangue nelle 4 settimane che precedono il prelievo.

Si può abbassare il fibrinogeno in modo naturale?

Ci sono dei piccoli accorgimenti e delle piccole correzioni al nostro stile di vita che possono permetterci di mantenere più facilmente i livelli di fibrinogeno nella normalità.

  • Evitare di prendere troppo peso durante la gravidanza. Il periodo gestazionale non deve assolutamente tramutarsi in una scusa per mangiare tutto quello che ci viene in mente;
  • Praticare attività di tipo aerobico. Questo nel caso in cui i livelli di fibrinogeno siano troppo alti;
  • Aggiungere all’alimentazione cibi ricchi di acidi grassi omega-3 e omega-6 come pesce azzurro, salmone, frutta secca, semi oleosi.

Ad ogni modo le analisi del sangue durante la gravidanza sono controllate dal vostro ginecologo e dal vostro medico, che individueranno eventuali criticità nei livelli di fibrinogeno, sia che siano troppo alti sia che siano troppo bassi, e prenderanno le dovute contromisure.

Leggi anche:

Le malattie ereditarie del sangue e la gravidanza

Esistono tre tipi principali di malattie legate alla produzione di fibrinogeno che possono comportare dei rischi per le donne in gravidanza.

  1. Afibrinogenemia: è una malattia ereditaria rarissima che comporta l’incapacità del corpo di produrre fibrinogeno. I sintomi sono improvvise emorragie, anche gravi, seguite da periodi senza disturbi.
  2. Ipofibrinogenemia: è un’altra malattia ereditaria molto rara che ha gli stessi sintomi della afibrinogenemia, che però si presentano in modo meno grave.
  3. Disfibrinogenemia: è la terza malattia ereditaria legata al fibrinogeno: mentre le due malattie precedenti si scoprono facendo l’esame quantitativo della proteina sangue, questa malattia va ricercata attraverso l’esame qualitativo, che va a valutare l’attività e la funzionalità del fibrinogeno. Con la disfibrinogenemia, infatti, il corpo è in grado di produrre le molecole di fibrinogeno, ma le produce imperfette e poco funzionanti: la coagulazione può avvenire in ritardo o in maniera incompleta, formando coaguli che non sono abbastanza forti per fermare le emorragie.

Queste tre patologie influenzano la gravidanza in vario modo:

  • possono portare ad un sanguinamento del cordone ombelicale, con rischi per la salute sia del feto sia della mamma in attesa;
  • possono causare emorragie anche gravissime prima, durante e dopo il parto;
  • causano emorragia delle mucose;
  • aumentano molto il rischio di perdere il bambino entro la settima settimana di gravidanza;
  • possono causare gravi emorragie anche al momento di effettuare l’anestesia epidurale e l’anestesia totale.

Chi soffre di queste malattie legate alla produzione del fibrinogeno va seguita dall’inizio della gravidanza fino a dopo il parto.

Altre patologie connesse a fibrinogeno e gravidanza

Coagulazione intravasale disseminata (CID): la CID è una patologia molto pericolosa che consiste in una veloce coagulazione del sangue all’interno dei vasi sanguigni di tutto il corpo, ma senza che vi sia necessariamente una ferita: questo causa ostruzioni dei vasi sanguigni in modo disseminato ed emorragie difficili da arginare. La CID può risultare mortale e si verifica a seguito di alcune condizioni:

  • morsi di serpenti e ragni velenosi che nel veleno contengono una tossina che fa coagulare il sangue;
  • ustioni;
  • malaria;
  • traumi molto gravi;
  • infezioni molto gravi e diffuse (sepsi);
  • alcuni tipi di tumore (ad esempio la leucemia);
  • complicazioni durante il parto, sia naturale che cesareo.

Quello che succede durante il parto è di per sé molto faticoso e traumatico nel corpo: in caso di parti complicati, si può verificare la CID. Un livello troppo basso di fibrinogeno presente nel sangue della donna, associato alle lesioni del parto naturale e del parto cesareo, possono dare origine a questa temibile complicazione. I sintomi comprendono agitazione improvvisa e aritmia, sanguinamenti delle vie urinarie o vere e proprie emorragie, pallore e labbra viola, comparsa di puntini rossi (petecchie) e di ematomi più o meno estesi sotto la pelle.

Eclampsia: si tratta di una serie di convulsioni che avvengono entro 48 ore dal parto e che non hanno origine cerebrale: prima della eclampsia, nella fase chiamata appunto pre-eclampsia, la donna soffre di ipertensione, nelle sue urine sono presenti proteine e il livello di fibrinogeno è molto basso (100 milligrammi per decilitro o meno).

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Endocardite batterica: profilassi in bambini ed adulti

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONEL’endocardite batterica è una infezione delle strutture interne del cuore o delle grosse arterie causata “dall’impianto” di batteri o, più raramente, funghi. Il passaggio nel sangue dei germi può essere provocato da focolai di infezione ovunque situati, da interventi chirurgici, da procedure ostetrico-ginecologiche e da manovre strumentali capaci di provocare sanguinamento particolarmente se eseguite su territori abitulmente ricchi di flora batterica come il cavo orale, le vie genito-urinarie, l’apparato respiratorio superiore o l’apparato gastrointestinale.

Sono particolarmente esposti al rischio di contrarre l’endocardite batterica i pazienti portatori di malformazioni cardiache congenite, di vizi valvolari acquisiti o degli esiti di interventi cardiochirurgici (protesi artificiali o biologiche, valvole, patch).

Va sottolineato che la profilassi della Malattia Reumatica mediante Penicillina in forma “ritardo” non previene l’ endocardite batterica.

PROFILASSI DELL’ENDOCARDITE BATTERICA

Raccomandazioni di ordine generale:

  • Curare l’igiene della bocca e sottoporsi a controlli dentistici periodici
  • Riferire prontamente al proprio medico ogni episodio febbrile senza una causa evidente
  • Recare con sé questo stampato ed esibirlo al medico dentista, al chirurgo o ad altro specialista prima della visita

ADULTI

Procedure dentarie e sulle vie aeree superiori:

  • Orale:
    • Prima scelta: Zimox o Velamox 3 grammi 1 ora prima e 1,5 grammi 6 ore dopo la procedura.
    • Allergici alla Penicillina: Eritrocina 1 grammo 2 ore prima e 500 mg 6 ore dopo.
  • Via Parenterale:
    • Prima scelta: Amplital 2 grammi in muscolo o endovena 30 minuti prima + Gentalyn 1,5mg/Kg in muscolo o ev 30 minuti prima.
    • Allergici alla Penicillina: Vancomicina 1 grammo endovena in 1 ora lentamente (iniziando 1 ora prima della procedura)

Procedure gastrointestinali e genitourinarie:

  • Orale:
    • Zimox o Velamox 3 grammi 1 ora prima e 1,5 grammi 6 ore dopo la procedura.
  • Via Parenterale:
    • Prima scelta: Amplital 2 grammi in muscolo o endovena 30 minuti prima + Gentalyn 1,5mg/Kg in muscolo o endovena 30 minuti prima.
    • Allergici alla Penicillina: Vancomicina 1 grammo endovena in 1 ora lentamente (iniziando 1 ora prima della procedura)+ Gentalyn 1,5mg/Kg in muscolo o endovena 30 minuti prima.

BAMBINI

Procedure dentarie e sulle vie aeree superiori:

  • Orale:
    • Prima scelta: Zimox o Velamox 50 mg/Kg 1 ora prima e 25 mg/kg 6 ore dopo la procedura
    • Allergici alla Penicillina: Eritrocina 20 mg/Kg 2 ore prima e 10 mg/Kg 6 ore dopo
  • Via Parenterale:
    • Prima scelta: Amplital 50mg/Kg in muscolo o endovena 30 minuti prima + Gentalyn 2 mg/Kg in muscolo o endovena 30 minuti prima
    • Allergici alla Penicillina: Vancomicina 20mg/Kg endovena in 1 ora infuso lentamente, nel giro di 1 ora (iniziando quindi 1 ora prima della procedura)

Procedure gastrointestinali e genitourinarie:

  • Orale:
    • Prima scelta : Zimox o Velamox 50mg/Kg 1 ora prima e 25 mg/Kg 6 ore dopo la procedura.
  • Via Parenterale:
    • Prima scelta: Amplital 50 mg/Kg in muscolo o endovena 30 minuti prima + Gentalyn 2 mg/Kg in muscolo o endovena 30 minuti prima.
    • Allergici alla Penicillina: Vancomicina 20 mg/Kg infuso lentamente, nel giro di 1 ora (iniziando quindi 1 ora prima della procedura) + Gentalyn 2 mg/Kg in muscolo o endovena 30 minuti prima.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Albumina ed albuminemia alta o bassa: cause, valori e terapie

MEDICINA ONLINE BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MEDITERRANEA EMOGLOBINAL’albumina è una proteina del plasma, prodotta dalle cellule epatiche. È contenuta anche nel latte e nell’albume dell’uovo, da cui prende il nome. Ha un elevato peso molecolare e costituisce circa il 60% di tutte le proteine plasmatiche.

Valori normali di albumina

La concentrazione di albumina nel sangue (albuminemia) varia fra 3,5 e 5,0 g/dl e si misura con l’elettroforesi delle proteine.

Funzioni dell’albumina

L’albumina è essenziale per la regolazione e il mantenimento della pressione oncotica, ovvero la pressione che “tiene” il sangue all’interno dei vasi sanguigni. Oltre ad essere la proteina più presente nel sangue, l’albumina è il principale veicolo di altre proteine trasportate attraverso di esso: se viene escreta con le urine (dove in condizioni normali è praticamente zero), il calo di albumina nel plasma lo rende con meno proteine disciolte e meno colloidale, con una pressione oncotica che scende sotto il limite di 20 mmHg, travaso di fluidi ed elettroliti dai vasi ai tessuti con edema generalizzato (di solito a palpebre ed estremità nella fase iniziale, e vistoso nell’addome nei cali di pressione maggiori). Le funzioni dell’albumina, in sintesi, sono le seguenti:

  • mantenimento della pressione oncotica (soglia fisiologica di 20 mmHg);
  • trasporto degli ormoni della tiroide;
  • trasporto degli altri ormoni, in particolare quelli solubili nei grassi (liposolubili);
  • trasporto degli acidi grassi liberi;
  • trasporto della bilirubina non coniugata;
  • trasporto di molti farmaci;
  • legame competitivo con gli ioni calcio (Ca2+);
  • tamponamento del pH.

Alterazioni di albumina

Eventuali valori più bassi di albuminemia sono, nella maggior parte dei casi, da ricondursi a una ridotta produzione di albumina da parte del fegato. La capacità di sintetizzare proteine da parte dell’epatocita risulta compromessa nelle epatopatie gravi, come l’emocromatosi, le epatiti croniche, la cirrosi epatica. In questi casi, la concentrazione di albumina nel siero costituisce un indice importante, sia dal punto di vista diagnostico, che da quello prognostico.

Albumina nelle urine

La molecola dell’albumina è carica negativamente, come la membrana del glomerulo renale; la repulsione elettrostatica impedisce quindi, normalmente, il passaggio dell’albumina nell’urina. Nelle sindromi nefrosiche questa proprietà viene persa e si nota di conseguenza la comparsa di albumina nelle urine del malato. L’albumina, per questo, è considerata un importante marcatore di disfunzioni renali, che compaiono anche a distanza di anni.

Leggi anche:

Ipoalbuminemia

Si parla di ipoalbuminemia generalmente quando i livelli di albumina nel sangue sono inferiori a 3,5 g/dl. Le cause di diminuita albumina nel sangue, sono varie:

1) ipoalbuminemia da sintesi ridotta di albumina, causata da:
  • cirrosi epatica (è la causa più comune);
  • sindromi da malassorbimento;
  • carenze nutrizionali;
  • malattie infiammatorie croniche con diminuzione della funzionalità epatica;
  • epatiti acute e croniche;
  • anomalie genetiche che portano alla sintesi di albumina difettosa (rare).
2) ipoalbuminemia da aumentata perdita di albumina, causata da:
  • sindrome nefrosica;
  • ustioni estese;
  • enteropatia proteino-disperdente.
 3) ipoalbuminemia da aumentato catabolismo di albumina, causato da neoplasie metastatizzate.

Iperalbuminemia

Si parla di iperalbuminemia generalmente quando i livelli di albumina nel sangue superano i 5,0 g/dl. Le cause dell’albumina alta nel sangue possono essere diverse. Si può avere un problema di disidratazione per varie ragioni, in seguito al vomito o alla diarrea prolungata, di ustioni che interessano una vasta area corporea o a causa del morbo di Addison, un’insufficienza cronica che è da attribuire alle ghiandole surrenali. Altre cause di albumina alta nel sangue possono essere la sarcoidosi (formazione di cellule del sistema immunitario in vari organi del corpo) o il morbo di Burger (infiammazione delle piccole e medie arterie). L’albumina alta nelle urine può essere determinata da una dieta troppo ricca di proteine o da un uso eccessivo di integratori. Altri fattori che influiscono possono essere il diabete, l’ipertensione, l’elevata concentrazione di acido urico nel sangue, il lupus eritematoso sistemico. Possono essere fattori di rischio anche l’età avanzata e il tabagismo. Un’altra causa è costituita dai problemi a livello renale.

Terapia delle alterazioni dell’ambuninemia

E’ impossibile indicare una terapia generale nell’ambito dei rimedi contro l’albumina alta o bassa. A volte la variazione può essere anche non patologico e legato semplicemente a condizioni transitorie dell’organismo, se si tratta invece di vere e proprie patologie, per rimediare occorre individuare e curare la malattia che costituisce la causa a monte del disturbo.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

A cosa serve il midollo osseo e dove si trova?

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO SCHELETRO CANE UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE CERVELLO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALEIl midollo osseo è un tessuto molle che occupa i canali delle ossa lunghe (ad esempio il femore) e la fascia centrale delle ossa piatte (ad esempio le ossa del bacino) e la sua funzione principale è quella della produzione e maturazione delle cellule del sangue, cioè eritrociti (globuli rossi), leucociti (globuli bianchi) e trombociti (piastrine).

Nell’anatomia umana possiamo riconoscere due tipi di midollo osseo:

  • il midollo osseo rosso (costituito principalmente da tessuto mieloide, la maggioranza del midollo presente alla nascita);
  • il midollo osseo giallo (costituito soprattutto da tessuto adiposo che ne determina il colore).

Esiste anche una terza tipologia, tipica dell’anziano: il midollo gelatinoso. Globuli rossi, piastrine e la maggior parte dei leucociti sono prodotti nel midollo rosso, alcuni leucociti si sviluppano nel midollo giallo. Entrambi i tipi di midollo osseo contengono una grande quantità di vasi sanguigni.

Nell’adulto, il midollo giallo si trova, di norma, nel cosiddetto canale diafisario, mentre quello rosso è contenuto nel tessuto osseo spugnoso delle epifisi delle ossa lunghe e nelle ossa brevi e piatte (si trova, di norma, nelle ossa del tronco ed in quelle della base e della volta del cranio, nonché nel ramo della mandibola).

Il midollo osseo può essere trapiantato, ovviamente dopo averne accertato la compatibilità.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!