E’ possibile farsi il bagno al mare o in piscina in gravidanza?

MEDICINA ONLINE GRAVIDANZA ATTESA MATERNITA ESTATE SOLE CALDO MARE PISCINA ABBRONZATURA PELLE MAMMA FIGLIO INCINTA FETO BIMBO BAMBINO SOLE AMNIOTICO MALE DOLORE UMIDITA FASTIDIO GINECOLOGIAAssolutamente sì. Anzi, il nuoto, ancor meglio se al mare, è particolarmente indicato durante la gravidanza perché consente di mantenersi in forma senza fatica alleggerendo la pressione esercitata dal peso sul nervo sciatico. Sì, quindi, a nuotate e sì alle passeggiate lungo il bagnasciuga (con le gambe immerse fino alle ginocchia) per riattivare la circolazione e contrastare l’inevitabile ritenzione idrica tipica dei nove mesi di attesa. Nuotate e passeggiate devono essere affrontate ovviamente con molta calma e “lentezza” e mai nelle ore più calde della giornata.

Evitate solamente di passare dalle temperature troppo calde della tintarella, a quelle fredde dell’acqua; evitate infine sforzi elevati e prolungati. In ogni caso, gravidanza o no, è sempre preferibile fare il bagno insieme ad un’altra persona che possa soccorrerci in caso di difficoltà.

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Diarrea del viaggiatore: consigli per prevenirla e curarla

MEDICINA ONLINE DIARREA VIAGGIATORE VACANZA VIAGGIO CIBO ESOTICO INFEZIONI CIBI CONTAMINATI ACQUA INTESTINO DOLORE FECI LIQUIDE.jpgLa diarrea del viaggiatore è un disturbo frequente durante i viaggi all’estero, specialmente se si raggiungono destinazioni con standard igienico-sanitari più bassi rispetto al Paese di origine. Il disturbo causa scariche diarroiche liquide accompagnate da odore sgradevole e talvolta stanchezza e vomito. La diarrea del viaggiatore dura dai 3 ai 5 giorni a meno che non si cronicizzi, e fa la sua comparsa, in via generale, nei primi tempi del soggiorno. Le modalità di contagio sono molteplici: dall’ingerimento di alimenti contaminati all’utilizzo di biancheria, asciugamani e stoviglie infette. Per abbattere il rischio la prevenzione è fondamentale: potenziare le difese immunitarie e rispettare alcune regole d’igiene alimentare e personale. L’acqua, per esempio, è ad altissimo rischio di contaminazione, va quindi purificata con disinfettanti appositi, il cibo non va consumato crudo, le mani vanno lavate accuratamente ricorrendo a gel disinfettanti.

Cause
La diarrea del viaggiatore è dovuta al contatto con microrganismi di varia tipologia, ma il ceppo maggiormente coinvolto è quello del batterio Escherichia Coli, implicato nel 50% dei casi. Il contagio avviene solitamente per ingerimento di alimenti e liquidi contaminati o per contatto con panni, asciugamani, stoviglie non adeguatamente pulite. Le difese immunitarie del viaggiatore proveniente da Paesi ad alto tenore igienico si trovano spiazzate di fronte a questi microrganismi sconosciuti e non riescono, quindi, a organizzarsi tempestivamente per proteggere l’organismo. Ma ci sono altri fattori che concorrono alla comparsa della diarrea: dallo stress dovuto al jet-lag ai cambiamenti climatici, dall’altitudine al mutamento improvviso delle abitudini alimentari.

Sintomi
Se nei primi giorni le scariche diarroiche risultano acquose e particolarmente violente, col passare del tempo diminuiscono d’intensità e frequenza. In alcuni casi sono accompagnate da crampi addominali, vomito, senso di stanchezza, meteorismo, sensazione di zolfo in bocca, febbre più o meno elevata. I sintomi, se trattati tempestivamente, non si protraggono oltre la settimana, a meno che il disturbo non si cronicizzi.

Rimedi
In caso di diarrea del viaggiatore il primo consiglio è di reidratarsi bevendo molta acqua: il disturbo, infatti, comporta ingenti perdite di liquidi, che vanno reintegrati immediatamente per non compromettere le funzionalità organiche. Ma ciò non basta; è necessario integrare l’acqua con sali minerali per ripristinare l’equilibrio idrosalino e assumere simbiotici a base di fibra prebiotica e fermenti lattici vivi per ripristinare la microflora intestinale.

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I 9 errori banali sotto la doccia che fanno male alla tua salute

MEDICINA ONLINE ERRORI BANALI DOCCIA ACQUA HAIR SOAP SHAMPOO.jpgLa doccia è una cosa che fai diverse volte ogni settimana, se non ogni giorno; ma tutto quell’insaponarsi, coprirsi di schiuma, sciacquarsi e crogiolarsi sotto il getto di acqua calda potrebbe essere molto dannoso per la tua pelle. Il problema più grave che riscontriamo nei pazienti più anziani è relativo alla pelle secca e al prurito, che spesso porta all’eczema. Invecchiando le ghiandole che lubrificano la pelle fanno brutti scherzi e quindi si diventa più inclini a soffrire di secchezza della pelle. Per questo motivo bisogna regolare le nostre abitudini sotto la doccia in base a questi dati. Di seguito potete leggere 9 degli errori più comuni commessi facendo la doccia di cui potresti non essere a conoscenza:

1. Esporsi a getti d’acqua molto calda.
Potresti pensare che un forte getto d’acqua calda abbia effetti terapeutici rilassando i tuoi muscoli, ma un dermatologo ti direbbe di fare uso dei regolatori del calore dell’acqua e di relegare l’acqua bollente alla tisana pomeridiana. “L’acqua calda fa male per due ragioni” spiega Cynthia Bailey, medico e dermatologo nella California del nord e fondatrice di DrBaileySkinCare.com. “Innanzitutto rimuove gli oli naturali (proprio come funziona meglio nel rimuovere i grassi dalle padelle rispetto all’acqua fredda). Inoltre l’acqua calda porta il sangue più vicino alle pelle, ed è per questo motivo che assumiamo il classico color aragosta. Col sangue arrivano infiammazioni che possono condurre al prurito ed anche ad un rash cutaneo”. Il Dr. Bailey consiglia di tenere la temperatura dell’acqua tiepida, ossia alla stessa temperatura della pelle o leggermente più calda, specialmente se avete una cute delicata naturalmente predisposta alla secchezza.

2. Restare sotto la doccia troppo a lungo.
Tra il vapore, l’acqua ed il tepore spesso siamo tentati dal restare sotto la doccia 15, 20 o anche 30 minuti, ma secondo diversi esperti superare i 10 minuti è sempre un male. “Non si dovrebbe restare sotto la doccia più di 5 o 10 minuti al massimo” spiega il Dr. Farris. “Meno tempo ci restate, meglio è”. Anche le docce molto lunghe tendono a disidratare la pelle.

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3. Fare uso di sapone aromatizzato.
Può essere difficile separarsi dai prodotti ai quali siamo abituati, ma nel caso tu faccia utilizzo di sapone aromatizzato o antibatterico dovresti sapere che le forti fragranze e gli ingredienti aggressivi strappano via l’idratazione dall’epidermide. “I tradizionali saponi aromatizzati o antibatterici possono causare estrema secchezza, prurito e desquamazione” spiega Rhonda Klein, medico e detrmatologo a Milford, assistente professore di Analisi clinica in Dermatologia presso la Yale University. “I detergenti privi di sapone sono molto meglio soprattutto per le pelli che stanno invecchiando. Con l’età la pelle diventa più sottile, perde grassi, sudore e ghiandole lubrificanti. tra i prodotti più consigliati per le pelli in fase di invecchiamento ci sono quelli della Cetaphil, di CeraVé, di Vanicream/free&clear e della Dove.

4. Insaponare tutto il corpo.
Il sapone è creato per dissolvere sporco e grasso, permettendo all’acqua di lavarlo via. La pelle degli arti di solito non ha molti oli da offrire, quindi lavarle col sapone è come cercare di ottenere acqua da una roccia – resteranno secchi e asciutti. “Riducete l’insaponamento alle parti più grasse e odorose del corpo, come faccia, ascelle, pube e piedi” consiglia il Dr. Bailey.

5. Aspettare troppo a lungo prima di applicare l’idratante
I dermatologi sono d’accordo: tre è il numero magico. Aspettare più di tre minuti dopo aver lasciato la doccia per idratarla causa la perdita di liquidi molto preziosi per l’epidermide. Ecco come idratarti correttamente: Dopo essere uscito dalla doccia rimuovi l’acqua in eccesso dalla pelle, lasciandola leggermente bagnata. Subito dopo applica un idratante contenente ceramide (un olio naturale già presente nella cute) e spalmalo su tutto il corpo massaggiandoti delicatamente. “L’aspetto cruciale è l’intrappolare l’acqua attraverso l’applicazione di una crema idratante entro tre minuti dall’aver asciugato i liquidi in eccesso” commenta il Dr. Bailey. Il Dr. Farris è d’accordo: “Nell’attimo in cui lasci la doccia, applica l’idratante prima che il liquido evapori e tu perda anche l’idratazione propria della tua pelle. Quando la pelle è secca e ci sono spaccature, per i batteri è più facile infiltrarsi nell’organismo”.

6. Non cambiare spazzole, luffe o guanti esoflianti.
Anche se gli attrezzi esfolianti non sono intrinsecamente dannosi per la pelle, usarli troppo a lungo è una cosa da evitare. “Su spazzole esfolianti e guanti crescono e si riproducono batteri e muffe: dovrebbero essere buttati in ogni caso dopo 4 settimane dal primo utilizzo” spiega Debra Jaliman, medico, dermatologo e autrice del libro “Skin Rules: Trade Secrets from a Top New York Dermatologist”. “Dopo averli usati portali fuori dalla doccia e lasciali asciugare. I liquidi incoraggiano i batteri e i funghi a riprodursi”. Utilizzare attrezzi esfolianti troppo vecchi può causare un fastidioso disturbo detto follicolite, un’infezione dei bulbi follicolari, spiega il Dr. Farris. “Non è pericolosa e andrà via da sé, ma può essere molto pruriginosa e fastidiosa”.

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7. Sprecare denaro per acquistare prodotti “naturali”.
Nomi altisonanti che sembrano naturali possono significare grandi somme spese per prendersi cura della pelle. Ma questi prodotti “naturali” valgono la spesa? Se quello che t’importa è l’efficacia e l’effetto che la tua doccia avrà sul pianeta terra, dovresti comprare in ogni caso prodotti organici. Ma se ciò che ti interessa è la bellezza della tua cute, allora potresti doverci pensare due volte. “Anche i prodotti organici o “naturali” possono privare la pelle del suo stato naturale di oli e grassi, distruggendone la naturale barriera protettiva” spiega il Dr. Farris. “La parola “naturale” di per sé non significa molto, e fin quando utilizzi prodotti privi di coloranti artificiali, fragranze e altri ingredienti aggressivi starai trattando la tua cute in maniera responsabile”.

8. Lavare i capelli quotidianamente.
Quante volte al giorno pensi di doverti lavare i capelli? Ogni giorno? A giorni alterni? Secondo i tricologi (nome tecnico con cui sono indicati gli specialisti del cuoio capelluto) è davvero troppo. “Le persone che hanno capelli sottili o delicati dovrebbero evitare di lavarli troppo spesso – non più di due volte a settimana dovrebbe essere sufficiente a tenerli puliti e preservarne gli oli naturali mantenendoli abbastanza idratati” spiega Andrea L. Hayden, direttore della International Association of Trichologists statunitense. “I capelli mossi o ricci hanno bisogno di tempi più lunghi per ristabilire i grassi e gli oli naturali, quindi in questi casi si può ricorrere allo shampoo anche solo una volta ogni sette giorni. Nel caso ci si voglia rinfrescare lo scalpo si può passare il balsamo sui capelli e risciacquarli dolcemente durante la settimana, basterà”.

9. Usare il solito vecchio shampoo.
Come spiega Hayden, proprio come la tua pelle invecchia e diventa più delicata anche i tuoi capelli hanno lo stesso destino. “Le persone oltre i 50 anni – commenta – hanno capigliature con meno proteine, che sono meno dense ed elastiche. Salvaguardate i vostri capelli usando shampoo che siano privi di solfati, molto più gentili sulla pelle delle loro controparti. Se poi vi sembra che i vostri capelli si spezzino troppo spesso dovreste sottoporvi ad un trattamento a base di proteine una volta al mese per donare loro nuova forza ripristinando le sostanze perse”.

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Il pene finto in silicone per la donna che vuole urinare in piedi: prima di sorridere leggete il motivo per cui è stato inventato

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PENE FINTO SILICONE DONNA URINARE IN PIEDI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari PeneUn problema che gli uomini non conoscono, ma che invece è molto sentito dalle donne, è sempre stato quello di urinare in bagni pubblici, specie quando non sono ben puliti ed il rischio di infezioni è molto alto. Ma a questo problema sembra si sia trovata una soluzione semplice ma efficace: un dispositivo chiamato GoGirlGoGirl è una specie di pene finto fatto in silicone il cui utilizzo è piuttosto intuitivo: in pratica convoglia l’urina delle donne all’interno di un cono e successivamente lo espelle all’esternoGo Girl è già molto conosciuto ed apprezzato in America, dove viene venduto in molti negozi. In Italia purtroppo – come spesso accade – siamo ancora piuttosto indietro. Questo genere di prodotti è ancora visto con molta diffidenza e viene venduto solamente online. La domanda di molti è…

Perché utilizzare uno di questi dispositivi?

Inizialmente può sembrare bizzarro urinare in piedi, quasi si voglia “imitare” gli uomini, ma non è assolutamente così: il razionale dell’utilizzo di questo apparecchio è molto più serio di quello che possa sembrare. Come dicevo all’inizio, l’utilizzo di questi dispositivi nasce da un bisogno concreto di igiene innanzitutto: poter usare con tranquillità e velocità i bagni pubblici (o poter urinare all’aperto) che non sono sempre in ottime condizioni, evitando contatti con tavoletta e gabinetto, senza costringere le donne a fare le equilibriste con la costante paure di toccare lo sporco, e soprattutto la possibilità di farli usare alle bambine per la loro totale sicurezza.

Potete acquistare questo utilissimo dispositivo, qui: https://amzn.to/2OsmCaw

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Sindrome dell’intestino irritabile: cause, sintomi e diagnosi

MEDICINA ONLINE Medico Chirurgo Roma SINDROME INTESTINO IRRITABILE CAUSE SINTOMI DIAGNOSI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie AnoLa sindrome dell’intestino irritabile (da cui l’acronimo “IBS”) rappresenta una parte di un più vasto gruppo di malattie funzionali gastroenteriche, caratterizzata prevalentemente da dolore addominale e disturbi della defecazione. Questo disturbo è molto frequente e può essere associato con alterazioni della sfera psichica, riduzione della qualità della vita, disabilita sociale ed elevati costi socio-sanitari. In Italia ne soffre circa il 30% della popolazione, ad essere colpite sono soprattutto le donne, tra i 30 ed i 50 anni.

Cause e fattori di rischio della Sindrome dell’intestino irritabile

La sindrome dell’intestino irritabile ha varie cause e fattori di rischio, tra cui:

1) Cause fisiopatologiche: queste includono:

  • Alterazioni della motilità intestinale;
  • ipercontrattilità del sigma di tipo non propulsivo che si accentua dopo il pasto;
  • ipersensitività viscerale (distensione anche minima delle pareti del colon, provocano dolore);
  • infiammazione: da allergie/intolleranze alimentari, infezioni intestinali o modificazioni della flora batterica intestinale;
  • patologie di interesse psichiatrico: in uno studio di Drosmann del 1988 si è visto che nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile, erano più frequenti disturbi come la depressione, l’ipocondria, e la paranoia.

2) Fattori genetici: esistono studi sui gemelli monozigoti che dimostrano una certa prevalenza di gemelli affetti da IBS. Si ritiene che non solo l’ambiente familiare ma proprio meccanismi genetici siano responsabili di una predisposizione a sviluppare IBS. In uno studio pubblicato da Levy nel 2001 si osserva che la prevalenza di IBS nei gemelli monozigoti è doppia rispetto a quella nei gemelli di zigoti, che hanno una prevalenza simile a quella dei pazienti con IBS non geneticamente trasmessa.

3) Fattori psicologici: alla base della sindrome dell’intestino irritabile, possono esserci periodi di forte stress psicologico, determinati ad esempio da lutti, forte stress lavorativo, mobbing, bullismo, licenziamento.

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Diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile

La diagnosi si serve di vari strumenti, tra cui l’anamnesi (raccolta dei dati e dei sintomi del paziente), l’esame obiettivo (raccolta dei segni), diagnostica per immagini (radiografie, ecografie, TC…) ed esami di laboratorio (esame del sangue, esame delle feci…).

Anamnesi ed esame obiettivo

All’anamnesi il paziente riferisce in genere un dolore addominale prsente insieme ad almeno due dei seguenti punti:

  • il dolore è attenuato dalla evacuazione;
  • esistono variazioni nella frequenza delle evacuazioni;
  • esistono variazioni nella consistenza delle feci.

Questi sintomi devono essere presenti per almeno 12 settimane (non necessariamente consecutive) negli ultimi 12 mesi. Altri sintomi sono:

  • presenza di muco;
  • gonfiore o tensione addominale;
  • alterata consistenza delle feci).

Essi possono essere presenti ma non sono elementi sintomatologici fondamentali.
Pertanto questi criteri rappresentano l’elemento diagnostico fondamentale su cui ci dobbiamo basare per porre diagnosi di IBS. Ma è importante che la valutazione di questi criteri sia completata dalla esclusione di altri quadri clinici, che abbiano la presenza di sintomi uguali, e che includono patologie organiche o altre patologie funzionali.
Quando non vi siano segni di “allarme” come la perdita di peso, la diarrea refrattaria e viene esclusa un’anamnesi familiare di Cancro del Colon, la specificità dei Criteri di Roma supera il 98% ed il rischio di misconoscere una patologia organica è molto basso.

Oltre ad un’attenta anamnesi completata da un esame obiettivo accurato (che miri ad escludere una epatomegalia, masse addominali o segni di occlusione intestinale), può essere opportuno completare l’esame obiettivo con una esplorazione rettale, soprattutto quando viene descritta la presenza di sangue nelle feci o sintomi di incontinenza.

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Diagnostica per immagini ed esami di laboratorio

Oltre ad anamnesi ed esame obiettivo, laboratorio ed immagini sono componenti importanti per la diagnosi e la diagnosi differenziale. Utili un esame completo ematologico ed una ricerca del sangue occulto fecale. Tra gli esami consigliati troviamo la VES, la biochimica clinica, il TSH e la ricerca di parassiti fecali e delle uova. Nei soggetti giovani che presentano diarrea può essere utile dosare gli anticorpi antigliadina (aga) ed antiendomisio (ema) per la diagnosi della celiachia.
Per pazienti che abbiano superato i 50 anni e vi siano elementi che possono far sospettare patologie gravi (come il cancro al colon-retto) si raccomanda una colonscopia, mentre nei soggetti più giovani tale esame va effettuato solo con un fondato sospetto di malattia organica (prevalentemente nella diagnosi differenziale con le IBD). Se il trattamento iniziale fallisce il quadro clinico va approfondito con altre indagini strumentali come la manometria rettale, il Breath-Test al glucosio o al Lattosio per lo studio del transito e per lo studio della Intestinal Bacterial Overgrowth. In alcuni casi – in cui si sopettano malattie più gravi – può essere opportuno ottenere biopsie del colon per escludere un tumore maligno, una collagenopatia o una colite linfocitica.

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:

Per approfondire: Sindrome dell’intestino irritabile: sintomi, dieta e cibi da evitare

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Le tue feci dicono se sei in salute: con la Scala di Bristol impara ad interpretarle

Le scorie prodotte indicano molto della salute di un organismo vivente. Le feci, ad esempio, cambiano colore, odore, struttura e consistenza in base al tipo di alimentazione ed al funzionamento corretto/scorretto del vostro intestino, quindi sarebbe buona norma, dopo l’evacuazione, controllare che le feci siano in un range di normalità.

Come sono le feci “sane”?

Le feci ideali:

  • sono di colore oro scuro/marrone chiaro/marrone scuro;
  • hanno la forma di un cilindro allungato;
  • hanno struttura omogenea o leggermente crepata;
  • hanno consistenza solida ma non eccessivamente dura;
  • galleggiano o vanno a fondo;
  • non sono “verniciate” di sangue rosso vivo;
  • non includono traccie di sangue scuro o pus;
  • hanno il caratteristico odore fecale;
  • non includono elementi non digeriti, anche se è possibile ritrovare fisiologicamente nelle feci alcuni tipi di cibo, come ad esempio il mais ed alcuni legumi: ciò non deve preoccupare.

I 5 segni da tenere in considerazione:

  1. frequenza dell’evacuazione;
  2. odore delle feci;
  3. galleggiamento delle feci;
  4. forma e consistenza delle feci;
  5. colore delle feci.

Leggi anche: Feci dalla bocca: il vomito fecaloide

1) Frequenza dell’evacuazione

La defecazione dovrebbe avvenire una volta al giorno, solitamente al mattino, dopo aver assunto il caffè caldo, fatto che può stimolare il riflesso gastro- colico  (un impulso nervoso fisiologicamente trasmesso dallo stomaco al colon quando le pareti gastriche sono distese dal cibo e che determina un aumento della motilità intestinale). La regolarità della defecazione è una condizione basilare per una buona salute: una irregolarità nell’evacuazione delle feci potrebbe essere sintomo di problemi intestinali, di patologie o anche di un particolare stress emotivo. Alcune persone riescono ad andare in bagno anche 2 o 3 volte al giorno. Esistono moltissimi fattori che possono influenzare la frequenza delle evacuazioni, tra cui:

  • metabolismo soggettivo;
  • età del soggetto;
  • stato di salute generale del soggetto;
  • ormoni (un aumento degli ormoni tiroidei può aumentare la frequenza delle evacuazioni);
  • ileo paralitico (stato di occlusione intestinale in assenza di una evidente causa di ostruzione);
  • ileo meccanico (occlusione intestinale determinata da molte cause come fecalomi, aderenze, corpi estranei, strangolamento da volvolo, ammassi di elminti, compressione da parte di masse di varia natura…);
  • quantità di batteri contenuti nell’intestino;
  • quantità e qualità del cibo ingerito;
  • assunzione di fibre;
  • stato emotivo del soggetto.

Per approfondire: Frequenza defecazione: quante volte al giorno è normale andare di corpo?

2) Odore delle feci

Un cattivo odore delle feci può essere sintomo di cattiva digestione o di una alimentazione non adeguata, ma anche di malassorbimento (vedi anche l’articolo presente al seguente link: steatorrea).

3) Galleggiamento delle feci

Delle feci particolarmente “pesanti” che affondano nell’acqua, potrebbero essere sintomo di cattiva digestione o di una alimentazione non adeguata, ma anche di una masticazione inefficace. Feci particolarmente leggere e galleggianti sull’acqua, potrebbero indicare malassorbimento dei grassi.

Leggi anche: Feci galleggianti e maleodoranti: cause e quando chiamare il medico

4) Forma delle feci

Per interpretare la corretta forma e consistenza delle feci ci viene in aiuto un pratico riferimento chiamato Bristol Stool Scale o Scala delle feci di Bristol che potete vedere nell’immagine qui sotto:

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO SCALA DI BRISTOL PER VALUTARE SALUTE DELLE FECI INTESTINO STIPSI COSTIPAZIONE DIARREA CACCA FECI NORMALI E PATOLOGICHE BRISTOL STOOL SCALE

  • Tipo 1: Grumi duri separati tra loro, come noci/nocciole (difficili da espellere); dette anche feci caprine: sono espressione di stipsi severa.
  • Tipo 2: A forma di salsiccia, ma formata da grumi uniti tra loro: indicano stipsi di minore entità rispetto al tipo precedente.
  • Tipo 3: Come un salame, ma con crepe sulla sua superficie: sono feci normali.
  • Tipo 4: Come una salsiccia o un serpente, liscia e morbida: sono feci normali.
  • Tipo 5: Pezzi separati morbidi con bordi come tagliati/spezzati; chiara (facile da evacuare): sono feci normali anche se in alcuni casi potrebbero indicare una mancanza di fibre nell’alimentazione.
  • Tipo 6: Pezzi soffici/flocculari con bordi frastagliati, feci pastose: potrebbero essere sintomo di infiammazione.
  • Tipo 7: Acquosa, nessun pezzo solido, diarrea, feci completamente liquide: indicano malassorbimento e infiammazione.

Leggi anche: Feci pastose e maleodoranti: malassorbimento e cattiva digestione

5) Colore

Il colore perfetto dovrebbe essere tra il marrone chiaro e il marrone scuro e dovrebbe essere omogeneo. Per approfondire: Colore delle feci: normale e patologico

Pezzi di cibo intero nelle feci

Nelle feci sane non dovrebbero essere presenti pezzi di cibo intero, anche se in alcuni casi è possibile trovare cibo non digerito o non completamente digerito anche in assenza di malattia (ad esempio il mais).

Feci del neonato

Le feci del neonato dovrebbero essere giallo-arancioni e piuttosto soffici e abbastanza maleodoranti. Per approfondire:

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:

Quale contenitore sterile usare per l’esame delle feci?

In caso di un eventuale esame delle feci, per raccogliere e conservare correttamente il campione di feci da inviare in laboratorio, è necessario usare un contenitore sterile apposito, dotato di spatolina. Il prodotto di maggior qualità, che ci sentiamo di consigliare per raccogliere e conservare le feci, è il seguente: http://amzn.to/2C5kKig

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Si lava i capelli senza shampoo per venti giorni: il risultato è…

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma LAVA CAPELLI SENZA SHAMPOO RISULTATO Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Luce Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaDue ragazze statunitensi, Margaret Badore e Katherine Martinko, alcuni medi fa hanno fatto un semplice esperimento: lavarsi i capelli solo con acqua e bicarbonato per venti giorni. Le due ragazze, pur non utilizzando lo shampoo, hanno ottenuto dei risultati veramente sorprendenti e li hanno mostrati sul loro blog (la foto in alto è stata presa da esso). L’esperimento si colloca in un nuovo trend, chiamato ‘no poo’ (che sta per “no shampoo“) che prevede l’abbandono di prodotti per i capelli e l’utilizzo al massimo di estratti naturali. Margaret e Katherine hanno mischiato il bicarbonato con l’acqua e si sono lavate normalmente i capelli sotto la doccia: i loro capelli, dopo 20 giorni di trattamento, sono diventati incredibilmente più luminosi. Una ulteriore variante di questo metodo, prevede l’utilizzo di bicarbonato di sodio e l’aceto, perfettamente mischiati tra loro: i risultati, anche in questo caso, sono stupefacenti. “Il bicarbonato ha fatto un favoloso lavoro di pulizia dei miei capelli, erano splendenti, sgrassati – ha commentato Katherine – Quando usavo lo shampoo avevo una palla di capelli ricci molto più grande, ora sono molto più facilmente trattabili”. L’esperimento è durato per altri sei mesi: ecco come è andata a finire (clicca qui).

Il bicarbonato di sodio è un fantastico alleato per la nostra salute e per la nostra bellezza, tuttavia non tutti conoscono fino in fondo tutti i modi in cui può tornarci utile. Se volete scoprire i tantissimi sistemi in cui potete usarlo, cliccate su questo link!

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Sì al bagno dopo mangiato, ecco le vere 8 cause più frequenti di morte in acqua

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MARE SPIAGGIA ESTATE CALDO NUOTARE COSTUME DA BAGNO PISCINA (10)Come ogni anno impazza il ritornello “Non fare il bagno dopo mangiato“. Si, sto parlando di quella canonica attesa di due ore (per alcuni addirittura tre ore) sotto i raggi infuocati ad aspettare che la digestione faccia il suo corso, spada di Damocle che ci portiamo dietro fin da bambini e che ha sconvolto le nostre estati! Supplizio non risparmiato praticamente a nessuno di noi, letteralmente sequestrati sotto l’ombrellone. Una tortura, però, che sembrerebbe essere del tutto inutile, come spiega a Tgcom24 il pediatra Alberto Ferrando, che è anche istruttore di rianimazione cardiopolmonare.

Si tratta di una bufala?
“Sì, peraltro molto italiana, visto che negli altri Paesi non è consueto. In realtà non esiste un’esigenza scientifica che prescriva di aspettare prima di fare il bagno”.

Ci sono degli accorgimenti che si possono prendere?
“Non bisogna naturalmente abbuffarsi, quindi il primo suggerimento che posso dare è di evitare pranzi pantagruelici. Gli adulti, inoltre, non devono assumere sostanze alcoliche. La cosa più importante è che l’immersione in acqua sia graduale. Bisogna evitare i tuffi da accaldati, non tanto per il rischio di congestione ma più per quello di sincope”.

Quali possono essere le conseguenze di un’immersione troppo rapida?
“Ci può essere uno shock termico che può generare crisi vagali con conseguente svenimento in acqua, che può effettivamente portare a morte”.

Quali sono le otto più diffuse cause di morte in acqua? 
1. La presenza di una piscina privata in una casa dove ci sono bambini fra 1 a 4 anni.
2. Non aver imparato a nuotare.
3. La mancanza di barriere che impediscano ai bambini di accedere alla piscina.
4. La mancanza di supervisione costante sui bambini nei luoghi a rischio.
5. Per i ragazzi al di sopra dei 15 anni, invece, l’annegamento è più probabile in acque di fiume, mare o lago, a causa di comportamenti incauti come ad esempio fare il bagno in condizioni climatiche avverse o con l’acqua agitata, andare troppo al largo e stancarsi eccessivamente nuotando.
6. Il mancato uso di giubbotti di salvataggio sulle imbarcazioni.
7. L’uso di alcol. A questo proposito, i ragazzi italiani cominciano ad essere sempre più consumatori problematici di questa sostanza.
8. La presenza di epilessia o disturbi neurologici analoghi.

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