Differenza tra scoliosi ed atteggiamento scoliotico

MEDICINA ONLINE SCHIENA COLONNA VERTEBRALE VERTEBRE SCOLIOSI LORDOSI CIFOSI ASSE POSTURALE ATTEGGIAMENTO SCOLIOTICO POSTUROLOGIA ESERCIZI RIMEDI BAMBINO SEDUTO BANCO ZAINO PESO CONVESSO CONCAVO BUSTO CHIRURGIA.jpgAccade spesso che una mamma osservi con preoccupazione l’abitudine del proprio figlio, bambino o adolescente, nel sedersi o a camminare in maniera scomposta, con una spalla più rialzata dell’altra, con il bacino in fuori o il collo in avanti. E a volte le mamme si chiedono – spaventate – se non si tratti di un inizio di scoliosi (che è una patologia molto seria dell’apparato vertebro-scheletrico). Quello che queste madri possono aver notato è piuttosto un atteggiamento scoliotico, che non rappresenta in realtà un problema strutturale dello scheletro, com’è invece la scoliosi, e che può essere risolto spontaneamente con dei piccoli accorgimenti nella postura (seduta o in piedi) senza l’utilizzo di busti o interventi chirurgici, cosa invece che non si verifica nella scoliosi dove la cura NON è spontanea ed abbisogna di interventi specialistici mirati. Un atteggiamento scoliotico non deve però lasciarci tranquilli: il bambino deve imparare fin da piccolo quali sono le posizioni giuste da tenere seduti o durante la deambulazione, per evitare problemi posturali da adulto.

Correzione spontanea e non spontanea

La differenza fondamentale tra scoliosi e atteggiamento scoliotico è la strutturazione vertebrale, caratterizzata nel primo caso da una rotazione, associata a rigidità e fissità non presenti in un soggetto con atteggiamento scoliotico, basti vedere l’immagine in alto: la colonna scoliotica sulla destra è profondamente diversa rispetto alla colonna di un individuo sano (a sinistra), seppur con atteggiamento scoliotico. La scoliosi è una deviazione vertebrale che si manifesta con una inflessione laterale accompagnata da una rotazione delle vertebre verso la concavità della curva. Non si corregge spontaneamente e si manifesta clinicamente con una sporgenza (gibbo) costale o lombare. Nella scoliosi, infine, la rotazione e la cuneizzazione vertebrali sono costanti e rendono rigida ed evolutiva la deformità. Se la rotazione e l’evoluzione sono state definite caratteristiche peculiari della scoliosi, risulta dunque semplice differenziare la scoliosi dall’atteggiamento scoliotico.  All’esame clinico e – a prima vista – a quello radiografico, i due quadri clinici appaiono molto simili: in entrambi i casi si osserverà una sopra elevazione della spalla e, alle radiografie, una deviazione laterale del rachide. Ma l’atteggiamento scoliotico – disordine posturale non strutturale né evolutivo – non presenta alcun gibbo costale o lombare alla vista clinica, né rotazione vertebrale a un attento esame delle radiografie.

Deformazione strutturale e non strutturale

La scoliosi è una deformazione strutturale della colonna (per questo viene anche chiamata “scoliosi strutturata”), invece l’uso di posizioni scorrette (sul banco, nel letto, a tavola) o l’assunzione di pesi (zaino) producono deformazioni non strutturali (cioè non associate a rotazione) e reversibili istantaneamente alla sospensione dello stimolo. Inoltre il periodo di assunzione di tali posture scorrette è limitato nel tempo, pertanto non in grado di produrre deformità permanenti.  Se realmente vi fosse una relazione di causa-effetto tra la cattiva postura e l’insorgenza di scoliosi, la quasi totalità degli scolari dovrebbe risultare affetta da questa malattia. I ripetuti screening scolastici eseguiti hanno invece costantemente mostrato incidenze oscillanti tra il 4 per mille e l’1% della popolazione, mentre molto più alta è l’incidenza dell’atteggiamento scoliotico, che è un disordine posturale non evolutivo.

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Bronchiolite in neonato ed adulti: contagio, cura, quanto dura e ricadute

MEDICINA ONLINE PARTO DEPRESSIONE POST PARTUM BABY BLUE NEWBORN GRAVIDANZA INCINTA ACQUA LATTE MATERNO SENO MAMMA FIGLIO BAMBINO BIMBO NEONATO PERICOLOSO BAMBINA IN TERAPIA INTENSIVA BIRTH WATER PICTURE WALLPAPER PICS HDLa bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio, in particolare è  caratterizzata da una infiammazione dei bronchioli, i più piccoli passaggi di aria dei polmoni. Interessa soprattutto (ma non esclusivamente) dei bambini di età inferiore ad un anno con maggiore prevalenza nei primi 6 mesi di vita e maggiore incidenza tra novembre e marzo (epidemica in inverno). Il 90% dei casi riguarda bambini tra gli 1 e i 9 mesi. La bronchiolite è la causa più comune di ospedalizzazione durante il primo anno di vita.

Cause di bronchiolite e contagio

L’agente infettivo più coinvolto (nel 75% circa dei casi) è il virus respiratorio sinciziale (VRS) ma anche altri virus possono esserne la causa (metapneumovirus, coronavirus, rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali). L’infezione è secondaria a una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con le aeree secrezioni infette. La fase di contagio dura tipicamente da 6 a 10 giorni. L’infezione interessa bronchi e bronchioli innescando un processo infiammatorio, aumento della produzione di muco e ostruzione delle vie aeree con possibile comparsa di difficoltà respiratoria.

Fattori che aumentano il rischio di maggiore gravità nei bimbi:

  • prematurità,
  • età del bambino < 12 settimane,
  • cardiopatie congenite,
  • displasia broncopolmonare,
  • fibrosi cistica,
  • anomalie congenite delle vie aeree,
  • immunodeficienze primarie e secondarie.

Sintomi di bronchiolite

Generalmente esordisce con febbricola (o addirittura SENZA FEBBRE) e rinite (infiammazione nasale); successivamente possono comparire tosse insistente, che si aggrava gradualmente, letargia e difficoltà respiratoria – più o meno marcata – caratterizzata da un aumento della frequenza respiratoria e da rientramenti intercostali. Il più delle volte si risolve spontaneamente e senza conseguenze. Tuttavia, in alcuni casi, può rendersi necessario il ricovero, specialmente al di sotto dei sei mesi di vita. In bambini così piccoli è spesso presente un calo dei livelli di saturimetria (ossigeno nel sangue) e può osservarsi una disidratazione causata dalla difficoltà di alimentazione e dell’aumentata perdita idrica determinata dal lavoro respiratorio. Inoltre, nei pazienti nati prematuri o di età inferiore alle 6 settimane di vita, è aumentato il rischio di apnea (episodio di pausa respiratoria prolungata) e ne vanno pertanto controllati i parametri cardio-respiratori. La frequenza respiratoria generalmente supera i 70 atti respiratori al minuto.

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Diagnosi di bronchiolite

La diagnosi di bronchiolite è clinica, basata sull’andamento dei sintomi, sull’anamnesi e sull’esame obiettivo. Solo in casi particolari, ove ritenuto necessario dal medico, possono essere effettuati alcuni accertamenti di laboratorio e/o strumentali. Tra questi:

  • la ricerca dei virus respiratori sull’aspirato nasofaringeo,
  • la determinazione dell’ossigenazione tramite saturimetro (una saturazione arteriosa <92% è un indicatore di gravità e della necessità di ospedalizzazione),
  • l’emogasanalisi arteriosa (un esame che permette di valutare l’ossigenazione del sangue e, attraverso la misurazione dell’anidride carbonica, l’efficacia degli scambi gassosi).

Molto raramente si rende necessaria la radiografia del torace (si possono riscontrare addensamenti ed aree di assenza di aria in più zone dei polmoni dovute alla alterata ventilazione).

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Come prevenire la bronchiolite nei bimbi?

Alcune semplici norme igieniche possono ridurre il rischio di contrarre la bronchiolite o evitare infezione correlate che possono peggiorare il quadro clinico. Cercare sempre di:

  • evitare il contatto dei bambini più piccoli con altri bambini o adulti affetti da infezioni delle vie aeree;
  • lavarsi sempre le mani prima e dopo aver accudito il bambino;
  • favorire l’allattamento al seno e fornire una quantità adeguata di liquidi;
  • fare frequenti lavaggi nasali con soluzione fisiologica o ipertonica;
  • non fumare mai in casa, anche in ambienti diversi da quelli dove si trova il bambino.

Trattamento della bronchiolite

Un lattante senza difficoltà respiratoria, con SaO2 > 94 % in aria ed in grado di alimentarsi può essere trattato a domicilio sotto le attente cure del pediatra curante. Il paziente con bronchiolite viene in genere trattato con frequenti lavaggi nasali con aspirazione delle secrezioni e terapia aerosolica con soluzione ipertonica al 3%. Quest’ultima aiuta il piccolo a mobilizzare le abbondanti secrezioni mucose catarrali. È possibile utilizzare broncodilatori (farmaci che dilatano i muscoli dei bronchi e quindi migliorano la respirazione) per via inalatoria per 3-4 volte al giorno se si è osservato un miglioramento clinico dopo una prima somministrazione “di prova” nell’ambulatorio pediatrico o a domicilio. La terapia va invece sospesa in mancanza di evidente efficacia. Talvolta viene prescritto il cortisone per bocca ma la più recente letteratura scientifica non dimostra che i bambini sottoposti a questa terapia vanno incontro ad un miglioramento. L’uso routinario degli antibiotici non è raccomandato, tranne in bambini immunocompromessi o in caso si sospetti un’infezione batterica concomitante. È utile frazionare i pasti aumentandone la frequenza e diminuendo le quantità.Quando occorre il ricovero ospedaliero, il bambino viene sottoposto ad una terapia di supporto per garantire:
– un’adeguata ossigenazione del sangue attraverso la somministrazione di ossigeno umidificato e riscaldato (solo nei casi più gravi si somministra ossigeno ad alti flussi);
– un’adeguata idratazione, qualora l’alimentazione risultasse difficoltosa, attraverso la somministrazione di soluzioni glucosaline per via endovenosa.

Durata della bronchiolite, ricadute e prognosi

La maggior parte dei bambini ha un singolo episodio di bronchiolite, altri hanno due o tre episodi di ricaduta a breve distanza, dovuti probabilmente ad agenti diversi; un buon numero presenta successivamente crisi di asma (intorno al 45%), situazione favorita indubbiamente dalla bronchiolite.
In un lattante eutrofico e peraltro in buona salute, la bronchiolite non presenta alcun rischio: essa giunge sempre a guarigione in circa 7/10 giorni. Ma in soggetti cardiopatici o che abbiano presentato un peso molto basso alla nascita o che presentino i segni toracici del rachitismo (eccessiva flessibilità delle coste), la bronchiolite può rappresentare una malattia gravissima, che dura molto più a lungo e purtroppo può mettere in pericolo la vita del bimbo.

Complicanze della bronchiolite

Le complicanze che possono insorgere in corso di bronchiolite sono rappresentate dall’insufficienza respiratoria (con aumento dell’ipercapnia oltre i 50 mmHg), dall’atelectasia, dalle infezioni batteriche secondarie, dallo pneumotorace e dallo pneumomediastino. Anche lattanti che abbiano superato bene la malattia, possono presentare successivamente, anche per qualche mese, un aumento della frequenza respiratoria, sia da svegli che nel sonno.

Bronchiolite: quando è necessario ricoverare il bambino?

In tutti i casi di cattiva ossigenazione o rifiuto dell’alimentazione il bambino, secondo le indicazioni del pediatra curante, dovrà essere valutato dal pediatra del Pronto Soccorso per un eventuale ricovero. Vengono considerati fattori di rischio aggiuntivi: la prematurità o l’età inferiore ai due mesi, la concomitanza di patologie croniche (broncodosplasia, cardiopatie congenite, immunodeficienze, patologie neurologiche), la minor reattività, la difficoltà assistenziale a domicilio da parte dei genitori.

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Differenze tra Mucosolvan e Bisolvon

MEDICINA ONLINE TOSSE STARNUTO MAL DI GOLA INFLUENZA RAFFREDDORE VELOCE POTENTE VIRUSSia Bisolvon® che Mucosolvan® sono farmaci espettoranti – mucolitici, indicati quindi per il trattamento delle malattie dell’apparato respiratorio caratterizzate da un aumento della produzione di muco denso e viscoso (ipersecrezione densa e vischiosa) e da tosse grassa (produttiva): fluidificando il catarro – riducendo la viscosità del muco –  questi medicinali ne favoriscono l’eliminazione da trachea e bronchi all’esterno (espettorazione). Entrambi i farmaci sono venduti in vari formati tra cui sciroppo e bustine (granulato per soluzione orale).

IMPORTANTE: quelle contenute in questo articolo costituiscono solo indicazioni generali. Consultare sempre il foglietto illustrativo contenuto nella confezione del farmaco o chiedere consiglio al proprio medico curante, prima di assumere qualsiasi farmaco.

Quali sono i principi attivi di Mucosolvan e di Bisolvon?

Il Bisolvon contiene Bromexina Cloridrato, invece il Mucosolvan contiene Ambroxolo. Entrambi i principi attivi fluidificano il catarro e ne facilitano l’eliminazione.

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Controindicazioni che valgono sia per Mucosolvan che per Bisolvon

Non assumere Mucosolvan né Bisolvon:

  • in caso di allergia al principio attivo, a sostanze simili o ad uno qualsiasi degli altri componenti di questo medicinale;
  • in caso di gravidanza o allattamento al seno, salvo indicazione del medico.

Riguardo il Bisolvon, in pazienti con ulcera gastroduodenale, se ne consiglia l’uso dopo aver consultato il medico.

Come assumere Bisolvon e dosaggio

Relativamente al Bisolvon 8 mg/5 ml sciroppo, fare riferimento alla seguente posologia: adulti e ragazzi oltre i 12 anni: 5 ml 3 volte al giorno. Bambini (6-12 anni): 2,5 ml 3 volte al giorno. Negli adulti, all’inizio del trattamento, può essere necessario aumentare la dose massima giornaliera fino a 48 mg (pari a 10 ml 3 volte al giorno). Lo sciroppo è somministrabile a diabetici e bambini sopra i 6 anni, non contiene zucchero. Si consiglia l’assunzione del farmaco dopo i pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento. Somministrare per via orale. Per misurare la dose appropriata utilizzare l’apposito misurino inserito nella confezione (con tacche a 2,5 e 5 ml) o il cucchiaino da tè (pari a 5 ml se riempito per intero o a 2,5 ml se riempito per metà).

Relativamente al Bisolvon 2 mg/ml soluzione orale, fare riferimento alla seguente posologia: adulti e ragazzi oltre i 12 anni: 8 ml 3 volte al giorno. Bambini (2 – 6 anni): 20-40 gocce 3 volte al giorno. Bambini (6 -12 anni): 2-4 ml 3 volte al giorno. Nei bambini fra i 2 e i 6 anni occorre seguire esattamente la prescrizione del medico. Si consiglia l’assunzione del farmaco dopo i pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento; somministrare per via orale.

Come assumere Mucosolvan e dosaggio

Relativamente al Mucosolvan 15 mg/5 ml sciroppo, fare riferimento alla seguente posologia: adulti: 10 ml 3 volte al giorno. Bambini oltre i 5 anni: 3 ml 4 volte al giorno. Bambini da 2 a 5 anni: 3 ml 3 volte al giorno. Nei bambini fra i 2 e i 6 anni occorre seguire esattamente la prescrizione del medico. Non superare le dosi indicate. Mucosolvan sciroppo può essere assunto indipendentemente dai pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento (non più di due settimane). Ogni ml di sciroppo equivale a 3 mg di ambroxolo cloridrato. Alla confezione è annesso un misurino dosatore con tacche corrispondenti a 3 – 5 – 10 ml: versare lo sciroppo nel misurino fino alla quantità corrispondente alla posologia ed assumerlo per via orale.

Relativamente al Mucosolvan 30 mg/5 ml sciroppo, fare riferimento alla seguente posologia: adulti: 5 ml 3 volte al giorno. Bambini oltre i 5 anni: 1,5 ml 4 volte al giorno. Bambini da 2 a 5 anni: 1,5 ml 3 volte al giorno. Può essere assunto indipendentemente dai pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento (non più di due settimane). Ogni ml di sciroppo equivale a 6 mg di ambroxolo cloridrato. Alla confezione è annesso un bicchierino dosatore doppio con tacche corrispondenti a 1,5 ml, 2,5 ml, 5 ml (parte conica) e 3 ml, 7,5 ml, 10 ml, 15 ml (parte cilindrica): versare lo sciroppo nel misurino fino alla quantità corrispondente alla posologia ed assumerlo per via orale.

Relativamente al Mucosolvan 30 mg compresse, fare riferimento alla seguente posologia: adulti: 1 compressa 3 volte al giorno. Tale posologia può essere ridotta dopo 8 – 10 giorni ad 1 compressa 2 volte al giorno. Non superare le dosi indicate. Mucosolvan in compresse può essere assunto indipendentemente dai pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento (non più di due settimane). Le compresse devono essere assunte con acqua o altri liquidi.

Leggi anche: Differenza tra Fluimucil e Fluibron: sono uguali?

Effetti collaterali di Bisolvon

Come tutti i medicinali, questo medicinale può causare effetti indesiderati, tra cui:

  • diarrea;
  • nausea;
  • vomito;
  • disturbi gastrointestinali;
  • reazioni allergiche;
  • rash cutaneo;
  • orticaria;
  • broncospasmo;
  • angioedema;
  • anafilassi.

Effetti collaterali del Mucosolvan

Come tutti i medicinali, questo medicinale può causare effetti indesiderati, tra cui:

  • nausea;
  • alterazione del gusto (disgeusia)
  • intorpidimento della bocca e della lingua (ipoestesia orale);
  • intorpidimento della gola (ipoestesia faringea);
  • vomito;
  • diarrea;
  • dolore all’addome;
  • difficoltà a digerire (dispepsia);
  • secchezza della bocca;
  • eruzione cutanea (rash);
  • comparsa di macchie rosse sulla pelle accompagnata da prurito (orticaria)
  • secchezza della gola.

Leggi anche: Differenza tra tosse secca, grassa, cronica e con catarro

Posso assumere Mucosolvan e Bisolvon insieme?

No, non assumere i due farmaci insieme contemporaneamente. In caso di dubbio chiedere al medico.

Quale dei due è più efficace?

Sia la Bromexina Cloridrato che l’Ambroxolo sono principi attivi estremamente efficaci come espettoranti-mucolitici, quindi – salvo diverso parere medico che può dipendere ad esempio da eventuali allergie – sia Bisolvon che Mucosolvan possono essere usati in caso di tosse grassa.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Differenza tra dieta, regime alimentare, consigli ed educazione alimentare

MEDICINA ONLINE MANGIARE DOLCI VERDURA FAMIGLIA MAMMA FIGLI BAMBINI DIETA FIBRA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO INTESTINO DIGESTIONE STOMACO CALORIE METABOLISMOEducazione alimentare

Con “educazione alimentare” si intende una serie di informazioni, generalmente trasmesse a bambini e giovani a scuola ma anche in famigliariguardo alla conoscenza degli alimenti e delle loro proprietà, alla conoscenza del concetto di caloria, carboidrato, grasso e proteina, e – in generale –  a tutte quelle informazioni che possono favorire nel giovanissimo la conoscenza di quello che voglia dire “alimentarsi in modo corretto e bilanciato”. L’educazione alimentare, spesso sottovalutata in Italia (ed il risultato è che i giovani italiani sono secondi al mondo per sovrappeso/obesità dopo gli USA), è invece importantissima, non solo per evitare l’eccesso di grasso con tutti i problemi estetici e psicologici che rappresentano per il bambino, ma anche e soprattutto per evitargli pericolose patologie come ipertensione, ipercolesterolemia e diabete. Per tale motivo ricordiamo che i genitori DEVONO rivestire un ruolo chiave nell’educazione alimentare dei propri figli, mettendo l’accento sul fatto che tale educazione comincia fin dalla sperimentazione del gusto nei primi anni di vita del bambino: cibi troppo salati da piccolo, potrebbero determinare ipertensione in età adulta.

Regime alimentare e consigli alimentari

Con “regime alimentare” e “consigli alimentari” non si intende una dieta specifica, bensì un concetto molto vasto che comprende un insieme di informazioni e – appunto – consigli alimentari (una sorta di “modus vivendi” alimentare) che hanno lo scopo di perseguire salute e peso corporeo ideale sia in soggetti non sportivi, in questo caso si parla genericamente di “regime alimentare sano”, che sportivi (“regime alimentare per sportivi”). La differenza con una dieta vera e propria è estremamente importante, specie in alcuni ambiti come ad esempio una palestra dove un personal trainer può “consigliare” di assumere una maggiore quantità di proteine ma non può – per legge – formulare una dieta iperproteica.

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Dieta

La dieta è atto medico spesso usato con lo scopo del dimagrimento, che si basa non solo sul calcolo esatto di metabolismo basale e fabbisogno calorico giornaliero (tramite anamnesi e bioimpedenziometria) ma anche su alcune analisi (ad esempio analisi del sangue) che possono scoprire determinate patologie di cui il medico dovrà tener conto nello sviluppo della dieta specifica. Una dieta veramente completa dovrà fornire indicazioni anche di tipo psicologico-comportamentale. E’ importante ricordare che una “dieta” non è soltanto utile in caso di dimagrimento (dieta ipocalorica), ma può essere anche importante in caso di necessità di ingrassare (dieta ipercalorica) ad esempio in soggetti affetti da anoressia. Infine una dieta diventa una vera e propria terapia nel momento in cui ha l’obiettivo di “curare” (o diminuire il rischio di) una patologia, come ad esempio:

  • una dieta ipocalorica ipoglucidica: per paziente sovrappeso/obeso con prediabete/diabete;
  • una dieta normocaloria ipoglucidica: per paziente normopeso con prediabete/diabete o con elevato rischio di sviluppare tali patologie;
  • una dieta ipoproteica: per paziente con patologie renali;
  • una dieta ipocalorica iposodica: per paziente sovrappeso/obeso con ipertensione arteriosa;
  • una dieta normocalorica iposodica: per paziente normopeso con ipertensione arteriosa o con elevato rischio di sviluppare ipertensione.

In tale sede ci preme ricordare che una apparentemente “semplice” dieta, come quelle che fornisce illegalmente un naturopata o un istruttore di palestra o come quelle che trovate sulle riviste di moda, può potenzialmente creare moltissimi danni alla vostra salute, specie se chi la fornisce ha l’intenzione di “adattarla” a chiunque, senza tener conto delle eventuali patologie presenti tra i clienti ed i lettori.

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Troppi giocattoli fanno male ai bambini

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Sessuologia Sex PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino BAMBINI TABLET SCRIVERE DIFFICOLTABrutte notizie per genitori e parenti che scelgono come regalo di Natale per un bambino la soluzione più facile e scontata che esista: un giocattolo, sembra infatti che possederne troppi possa nuocere alla capacità di concentrazione e alla godibilità del gioco dei piccoli. Bimbi che dovrebbero, invece, averne a disposizione solo qualcuno, per impegnare il giusto livello di attenzione e sviluppare correttamente la propria creatività. A ‘bacchettare’ chi mette troppi balocchi sotto l’albero è una ricerca dell’università di Toledo pubblicata sulla rivista Infant Behaviour and Development.

La ricerca

I ricercatori hanno reclutato 36 bambini e li hanno invitati a giocare in una stanza per mezz’ora. Un gruppo aveva a disposizione solo 4 giocattoli, mentre l’altro ben 16. Osservandoli e studiandoli, hanno rilevato che i piccoli tirano fuori molta più creatività quando hanno fra le mani pochi giochi: trascorrono circa il doppio del tempo cercando di inventare usi diversi per lo stesso giocattolo, espandendo così il loro orizzonte cognitivo. Gli autori concludono che i genitori, ma anche gli operatori di asili nido e scuole materne, dovrebbero offrire ai bimbi solo pochi giocattoli, magari nascondendo quelli in eccesso e riproponendoli ciclicamente come fossero nuovi.

16 giocattoli

“Questo studio era finalizzato a determinare se il numero di giocattoli nell’ambiente influenzasse la qualità del gioco dei bambini – indica Carly Dauch, a capo della ricerca – e abbiamo proprio dimostrato che con 16 giocattoli peggiora sia la durata che l’intensità dello svago. Tutti quegli oggetti è come se interferissero fra di loro, rappresentando una distrazione dall’approfondimento. Mentre durante l’infanzia i piccoli sviluppano la capacità di concentrazione ed è importante metterli nelle condizioni di non essere ‘disturbati'”. Un’indicazione utile soprattutto per il Natale: solo nel Regno Unito si spendono 3 miliardi di sterline ogni anno in giocattoli – rivela il ‘Telegraph’ online – e un bambino in media possiede 238 giochi diversi ma si intrattiene di solito solamente con i suoi 12 preferiti, circa il 5% del totale.

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Valutazione autismo infantile: la Scala di valutazione CARS

MEDICINA ONLINE bambino bimba morta barbecue paradiso Girl, 2, found ‘barbecued alive by her mother’ after neighbours heard her screamsLa Scala di valutazione CARS (acronimo dall’inglese “Childhood Autism Rating Scale”) è una scala di valutazione usata in campo medico come strumento per identificare i bambini con autismo dai due anni di età, e per una diagnosi differenziale, cioè distinguerli dai bambini con altri handicap evolutivi. La CARS restituisce anche una valutazione sulla gravità della patologia: sotto questo aspetto, la scala CARS si pone non solo come uno strumento descrittivo, ma anche diagnostico.

Pur se usata la maggioranza delle volte con bambini, la CARS acquista valore anche nella diagnosi di autismo in adolescenti od adulti, nel caso in cui la patologia sia rimasta non riconosciuta da bambini, cosa che può accadere specie nei casi di autismo lieve. La CARS, sviluppata e testata su oltre 1.500 casi in un periodo di 15 anni, ha inoltre il vantaggio di essere semplicemente insegnata anche ad operatori con poca esperienza nell’autismo.

La CARS è costituita da 15 item relativi alle principali aree comportamentali, a ciascuno dei quali, mediante l’intervista ai genitori e l’osservazione diretta, viene attribuito un punteggio da 1 (normalità) a 4 (marcata patologia). La somma dei vari punteggi fornisce un totale che può variare da 15 a 60 e che indica la presenza/assenza della patologia e – se presente- anche la sua gravità, secondo questo schema:

  • punteggio CARS da 15 a 30: soggetto non autistico;
  • punteggio CARS da 31 a 34 : soggetto con autismo leggero;
  • punteggio CARS da 34 a 37 : soggetto con autismo medio;
  • punteggio CARS da 38 a 50 : soggetto con autismo grave;
  • punteggio CARS da 51 a 60 : soggetto con autismo molto grave.

I punteggi che oscillano tra 28 e 32 potrebbero necessitare di ulteriori indagini, anche se, in base alla nostra esperienza, se il test è effettuato correttamente, un punteggio totale superiore a 31 è indicativo quasi sempre di una situazione autistica.

Ecco una lista con i 15 item. All’inizio di ogni risposta il punteggio assegnato alla risposta specifica. Alla fine del test si sommano i punteggi di tutte le risposte per ottenere il punteggio CARS.

Attenzione: NON usare per auto-diagnosi. Questo test si basa sulle conoscenze e sull’esperienza dell’esaminatore. Effettuato da personale non esperto può dare dei falsi positivi (soggetto sano ritenuto malato) o falsi negativi (soggetto malato ritenuto sano).

I – Relazione con le persone

  • 1 Nessuna evidenza di difficoltà o anormalità nella relazione con le altre persone. Il comportamento del bambino è appropriato all’età. Qualche segno di diffidenza, nervosismo o fastidio può essere presente quando gli viene detto cosa fare, ma non in grado particolare.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Relazionalità lievemente anormale. Il bambino può evitare il contatto oculare con l’adulto, evitare l’adulto o innervosirsi se si forza l’interazione, essere eccessivamente cauto, non essere così responsivo all’adulto come ci si può attendere, aggrapparsi ai genitori, più frequentemente della maggior parte dei suoi pari.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Relazionalità moderatamente anormale. Il bambino delle volte mostra di isolarsi (sembra ignaro degli adulti). A volte sono necessari forti e persistenti tentativi per ottenere l’attenzione del bambino. Il contatto iniziato dal bambino è scarso.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Relazionalità gravemente anormale. Il bambino è costantemente appartato o inconsapevole di ciò che sta facendo l’adulto. Quasi mai risponde o inizia un contatto con l’adulto. Solo i più persistenti tentativi di catturarne l’attenzione hanno effetto.

II – Imitazione

  • 1Imitazione appropriata. Il bambino riesce ad imitare suoni, parole e movimenti di livello appropriato per la sua età.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Imitazione lievemente anormale. Il bambino imita quasi sempre semplici comportamenti come battere le mani o singoli suoni verbali, occasionalmente imita solo dopo sollecitazione o con ritardo.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Imitazione moderatamente anormale. Il bambino imita solo per parte del tempo e richiede un alto grado di persistenza ed aiuto dall’adulto; spesso imita solo con ritardo.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Imitazione gravemente anormale. Il bambino non imita, o imita solo raramente, suoni, parole, o movimenti, anche se sollecitato ed assistito dall’adulto.

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III – Risposta emotiva

  • 1 Risposte emotive appropriate all’età ed alla situazione. Il bambino mostra un grado e tipo appropriato di risposta emotiva, evidenziato da cambiamenti nell’espressione facciale, nella postura, e nel comportamento.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2Risposte emotive lievemente anormali. Il bambino occasionalmente mostra un tipo o grado di reazioni emotive in qualche modo inappropriati. Le reazioni sono a volte scollegate dall’evento o dall’oggetto che le provoca.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Risposte emotive moderatamente anormali. Il bambino mostra evidenti segni di risposte emotive inappropriate per tipo o per grado. Le reazioni possono essere molto scarse o eccessive e non legate alla situazione; può fare smorfie, ridere o irrigidirsi, anche se non apparentemente non sono presenti oggetti
    o situazioni collegabili a ciò.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Risposte emotive gravemente anormali. Le reazioni sono raramente appropriate alla situazione; una volta che il bambino reagisce in un certo modo, è veramente difficile fargli cambiare umore. Il bambino
    può mostrare emozioni largamente diverse anche se niente è cambiato.

IV – Uso del corpo

  • 1 Uso del corpo appropriato all’età. Il bambino si muove con la stessa facilità, agilità, e coordinazione di un bambino normale di pari età.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Uso del corpo lievemente anormale. Alcune peculiarità minori possono essere presenti, quali goffaggine, movimenti ripetitivi, scarsa coordinazione, o la rara presenza di più movimenti inusuali.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Uso del corpo moderatamente anormale. Comportamenti che sono chiaramente strani o inusuali per un bambino di questa età, che includono strani movimenti delle dita, posture peculiari delle mani o del corpo, fissarsi o colpirsi in parti del corpo, auto-aggressività, dondolamenti, ruotare su sé stessi, agitazione delle dita, o camminare sulle punte dei piedi.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Uso del corpo gravemente anormale. Intensi o frequenti movimenti del tipo descritto precedentemente, sono segni di un uso del corpo gravemente anormale.
    Questi comportamenti possono persistere nonostante i tentativi di scoraggiarli o di coinvolgere il bambino in altre attività.

V – Uso degli oggetti

  • 1 Appropriato utilizzo ed interesse verso giocattoli ed altri oggetti. Il bambino mostra normale interesse nei giocattoli ed altri oggetti appropriati per la sua età ed usa questi giocattoli in maniera appropriata.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Interessante lievemente inappropriato verso giocattoli ed altri oggetti, o nel loro uso. Il bambino può mostrare interessi particolari in un giocattolo oppure giocarvi in un modo infantile inappropriato (come sbatterlo o morsicarlo).
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Interesse ed uso di giocattoli ed altri oggetti moderatamente inappropriato. Il bambino può mostrare poco interesse nei giocattoli o altri oggetti, o può restare assorto nell’utilizzarli in qualche strano modo. Egli si concentra su qualche insignificante parte del giocattolo, restando incantato alla vista della luce che vi si riflette, muoverne ripetitivamente alcune parti, o giocare esclusivamente con un solo oggetto.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Interesse ed uso di giocattoli ed oggetti gravemente inappropriato. Il bambino può impegnarsi nelle stesse attività di cui alla descrizione precedente, con maggiore frequenza ed intensità. è difficile da distogliere da queste attività inappropriate una volta che le inizia.

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VI – Adattamento ai cambiamenti

  • 1 Risposta appropriata all’età verso i cambiamenti. Mentre il bambino può notare o commentare cambiamenti nelle routine, accetta queste variazioni senza stress immotivato.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Adattamento ai cambiamenti lievemente inappropriato. Quando un adulto tenta di cambiare attività, il bambino può continuare a fare lo stesso compito o ad usare gli stessi materiali.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Adattamento ai cambiamenti moderatamente inappropriato. Il bambino resiste attivamente ai cambiamenti nelle routine, tenta di proseguire con le vecchia attività ed è difficile distoglierlo. Può irritarsi o intristirsi se una routine prestabilita viene alterata.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Adattamento ai cambiamenti gravemente inappropriato. Il bambino mostra severe reazioni al cambiamento. Se si forza una variazione, può diventare estremamente arrabbiato e non cooperativo, e reagire con furia.

VII – Risposta visiva

  • 1 Risposta visiva appropriata all’età. La reazione visuale è normale ed appropriata per l’età. La vista è utilizzata insieme agli altri sensi come mezzo di esplorazione di nuovi oggetti.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Risposta visiva leggermente anormale. Il bambino occasionalmente deve essere richiamato per guardare un oggetto. Il bambino può essere maggiormente interessato nel guardare specchi o illuminazioni anziché compagni, può ogni tanto fissare nel vuoto, o può anche evitare di guardare la gente negli occhi.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Risposta visiva moderatamente anormale. Il bambino deve essere richiamato frequentemente per guardare a ciò che sta facendo. Può fissare nel vuoto, evitare di guardare le persone negli occhi, guardare
    agli oggetti da angoli inusuali, o tenere gli oggetti molto vicino agli occhi.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Risposta visiva gravemente anormale. Il bambino evita costantemente di guardare le persone o certi
    oggetti, e può mostrare forme estreme di altre peculiarità visive di cui alla descrizione precedente.

VIII – Risposta uditiva

  • 1 Risposta uditiva appropriata all’età. Le proprietà uditive del bambino sono normali ed appropriate per l’età. L’udito è utilizzato insieme agli altri sensi.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Risposta uditiva leggermente anormale. Possono esserci alcune carenze di risposte, o lievi reazioni eccessive a certi suoni. Le risposte ai suoni possono essere ritardate e può essere richiesta la ripetizione
    per catturare l’attenzione del bambino. Il bambino può essere distratto da suoni estranei.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Risposta uditiva moderatamente anormale. Le risposte del bambino ai suoni variano, spesso ignora un suono le prime volte che viene prodotto. Può spaventarsi o tapparsi le orecchie quando ascolta alcuni rumori quotidiani.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Risposta uditiva gravemente anormale. Il bambino reagisce in maniera estremamente evidente troppo/troppo poco ai suoni, indipendentemente dal tipo.

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IX – Gusto, olfatto, e uso e risposta al tatto

  • 1 Uso e risposte normali del gusto, olfatto e tatto. Il bambino esplora nuovi oggetti in maniera appropriata all’età, generalmente per sensazione ed osservazione. Il gusto e l’olfatto vengono usati, quando appropriato. Quando reagisce a lievi e minimi dolori, il bambino mostra fastidio ma non reagisce eccessivamente.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Uso e risposte del gusto, olfatto e tatto leggermente anormali. Il bambino può persistere a mettersi gli oggetti in bocca; può odorare o assaggiare oggetti non commestibili; può ignorare o reagire eccessivamente ai dolori lievi che un bambino normale esprimerebbe come fastidio.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Uso e risposte del gusto, olfatto e tatto moderatamente anormali. Il bambino può essere moderatamente preoccupato nel gustare, odorare, o toccare oggetti o persone. Il bambino può sia reagire eccessivamente che troppo poco.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Uso e risposte del gusto, olfatto e tatto gravemente anormali. Il bambino è assorto con l’odorare, assaggiare o sentire gli oggetti più per le sensazioni che ne derivano che per la normale esplorazione od uso dell’oggetto stesso. Il bambino può ignorare completamente il dolore o reagire in maniera estrema a piccoli fastidi.

X – Paura e apprensione

  • 1 Paura ed apprensione normali. Il comportamento del bambino è appropriato sia alle situazioni che all’età.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Paura ed apprensione leggermente anormali. Il bambino mostra occasionalmente troppa o troppo poca paura o nervosismo, comparato alle reazioni di un bambino normale della stessa età in situazione simile.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Paura ed apprensione moderatamente anormali. Il bambino mostra spesso maggiore o minore paura del normale, anche rispetto ad un bambino più piccolo nella stessa situazione.
  • 3,5Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Paura ed apprensione gravemente anormali. La paura persiste anche dopo ripetute esperienze con oggetti o eventi inoffensivi. è estremamente difficile calmare o consolare il bambino. Il bambino può inoltre mostrare di non valutare appropriatamente i pericoli che altri bambini della stessa età evitano.

XI – Comunicazione verbale

  • 1 Comunicazione verbale normale, appropriata all’età ed alla situazione.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Comunicazione verbale leggermente anormale. Il linguaggio mostra complessivamente un ritardo. La maggior parte del linguaggio è significativo, comunque si possono avere alcune ecolalie od inversione dei pronomi. Può anche essere usata occasionalmente qualche parola particolare o gergale.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente la successiva.
  • 3 Comunicazione verbale moderatamente anormale. Il linguaggio può essere assente. Se si presenta, la comunicazione verbale può essere un misto di linguaggio significativo e di espressioni gergali, ecolalie o inversione dei pronomi.
    Alcune peculiarità relative alla parte del linguaggio significativa includono eccessive domande o interesse verso un particolare argomento .
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Comunicazione verbale gravemente anormale. Non viene utilizzato un linguaggio significativo. Il bambino può emettere strilla infantili, suoni strani o animaleschi, parole riproducenti rumori complessi, o
    può mostrare un uso di alcune parole, o frasi sensate, persistente e bizzarro.

XII – Comunicazione non verbale

  • 1 Uso normale della comunicazione non verbale, appropriata all’età ed alla situazione.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Uso leggermente anormale della comunicazione non verbale. Impiego immaturo della comunicazione non verbale; il bambino riesce ad indicare o raggiungere ciò che vuole solo in maniera imprecisa, in situazioni dove altri bambini della stessa età riescono ad puntare e gesticolare più specificatamente per indicare ciò che vogliono.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Uso moderatamente anormale della comunicazione non verbale. Il bambino non riesce generalmente ad esprimere le sue necessità o desideri in maniera non verbale, e non riesce a comprendere la comunicazione non verbale degli altri.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Uso gravemente anormale della comunicazione non verbale. Il bambino usa solamente gesti peculiari o bizzarri senza apparente significato, e non mostra consapevolezza del significato associato ai gesti o espressioni facciali degli altri.

XIII – Livello di attività

  • 1 Normale livello di attività per età e circostanze. Il bambino non è più attivo o meno attivo di un bambino normale della stessa età in situazione simile.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Livello di attività leggermente anormale. Delle volte il bambino può essere sia un po’ irrequieto che in qualche modo pigro e con movimenti lenti. Il suo livello di attività interferisce solo leggermente con le sue prestazioni.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Livello di attività moderatamente anormale. Il bambino può essere molto attivo e difficile da contenere. Può avere energie senza fine e non addormentarsi rapidamente la notte, come pure può mostrarsi letargico e necessitare di grande sollecitazione per fare le cose.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Livello di attività gravemente anormale. Il bambino esibisce estrema attività o inattività e può inoltre passare da un estremo all’altro frequentemente.

XIV – Livello e consistenza di risposta intellettiva

  • 1 L’intelligenza è normale e ragionevolmente consistente attraverso le varie aree. Il bambino è intelligente come tipico per la sua età e non ha alcun inusuale abilità o deficit intellettivo.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Funzionamento intellettivo leggermente anormale. Il bambino non è così intelligente come altri bambini della sua età. Le abilità appaiono similmente ritardate in tutte le aree.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Funzionamento intellettivo moderatamente anormale. Il bambino in generale non è così intelligente come suoi pari, comunque può avere un funzionamento pressoché normale in una o più aree intellettive.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Funzionamento intellettivo gravemente anormale. Mentre il bambino non è così intelligente come i suoi pari, può avere un funzionamento anche superiore ai bambini normali della stessa età in una o più aree.

XV – Impressione generale

  • 1 Non autistico. Il bambino non mostra alcuno dei sintomi caratteristici dell’autismo.
  • 1,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 2 Autismo lieve. Il bambino mostra solo alcuni sintomi o solo un lieve grado di autismo.
  • 2,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 3 Autismo medio. Il bambino mostra diversi sintomi o un moderato grado di autismo.
  • 3,5 Osservazione intermedia tra la precedente e la successiva.
  • 4 Autismo grave. Il bambino mostra molti sintomi o un grado molto grave di autismo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Wolff-Parkinson-White: nei bambini, rischi, sport, morte improvvisa

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICOLa Sindrome di Wolff Parkinson White (WPW, in lingua inglese “Wolff–Parkinson–White Syndrome”) è una patologia caratterizzata da anomala conduzione dell’impulso elettrico cardiaco e determinata dalla presenza di uno o più fasci atrio-ventricolari accessori, che possono dare origine ad episodi di tachicardia sporadica. La malattia, ad eziologia ancora non del tutto chiara, colpisce una persona su 450; nel 70% dei casi interessa i maschi, specie in giovane età, e può presentarsi sia in forma sporadica che famigliare ed essere silente dal punto di vista sintomatico. I neonati da genitori con la sindrome di WPW possono essere a maggior rischio di sviluppare la malattia come pure i neonati con altri difetti cardiaci congeniti.

Leggi anche: Come si muove l’impulso elettrico cardiaco nel cuore?

Sport e Wolff-Parkinson-White

Con la Sindrome di Wolff-Parkinson-White sia il bambino che l’adulto possono praticare sport, come ad esempio calcio e nuoto, ma è importante che si eseguano sempre i controlli medici. Importante valutazione si ha, oltre all’elettrocardiogramma standard e all’elettrocardiogramma sotto sforzo, anche  attraverso il SETE, cioè lo studio elettrofisiologico trans-esofageo, che trova una vantaggiosa applicazione in cardiologia dello sport

I rischi del Wolff-Parkinson-White

I soggetti con WPW, rispetto alla popolazione sana, hanno un maggior rischio di fibrillazione atriale, di aritmie ventricolari rapide e di arresto cardiaco, oltre ad una probabilità più elevata di morte cardiaca improvvisa.

Wolff-Parkinson-White e morte improvvisa

La sindrome di Wolff-Parkinson-White espone il soggetto ad un rischio maggiore di morte cardiaca improvvisa, rispetto alla popolazione sana. Se la presenza di sintomi nei pazienti con preeccitazioni ventricolari è un elemento predittivo di eventi avversi e impone quindi una terapia adeguata, come quella ablativa, non significa che l’assenza di sintomi identifichi necessariamente soggetti scevri da eventi avversi. In altre parole i soggetti sintomatici hanno un rischio più elevato di morte cardiaca improvvisa rispetto a quelli asintomatici, ma questi ultimi hanno comunque un rischio maggiore rispetto alla popolazione sana: secondo uno studio del prof. Carlo Pappone presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola e pubblicato su Circulation, anche i pazienti asintomatici sono infatti a rischio di sviluppare aritmie maligne.

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Chemio e radioterapia: i bambini possono visitare i parenti durante i trattamenti?

MEDICINA ONLINE CURA CHEMIOTERAPIA SISTEMICA REGIONALE LOCALE RADIOTERAPIA CHIRURGIA FARMACO FA MALE AIUTO INFERMIERA AMORE CURA FA MORIRE TUMORE CANCRO SENO EFFETTI COLLATERALI CALVI CAPELLI PASTIGLIA DURATA COME FUNZIONAI bambini possono andare a trovare i pazienti che si sottopongono a chemioterapia o radioterapia? I farmaci e le radiazioni utilizzate sono sicuri o possono rappresentare un rischio per la loro salute? La prima cosa da dire è che la persona che sta facendo una chemioterapia o una radioterapia non rappresenta alcun pericolo per chi le sta intorno. Non è in alcun modo contagiosa o infettiva né i farmaci o le radiazioni che assume possono danneggiare chi la va a trovare: il paziente non diventa “radioattivo” o altre sciocchezze simili. Questo vale sia per le chemio e radioterapie, sia per le terapie più innovative, come l’immunoterapia o la terapia con farmaci biologici

Scintigrafia ossea

Le uniche, importanti, eccezioni riguardano i casi in cui vengono assunte sostanze radioattive, come avviene per certi esami diagnostici come la scintigrafia ossea: in questi casi il paziente deve evitare di stare vicino ad altre persone per un certo numero di ore e bisogna prestare attenzione a eventuali contatti con urine e feci, che potrebbero contenere residui della sostanza radioattiva. In ogni caso, al momento del trattamento, il medico vi dirà chiaramente come comportarvi con parenti, amici e coinquilini.

Avvertenze importanti

Radioterapia e chemioterapia non danno quindi problemi ai visitatori, ma bisogna valutare caso per caso, specialmente quando si tratta di visite in ospedale, se l’incontro con il bambino è davvero opportuno: in ospedale, infatti, è facile venire in contatto con agenti infettivi e per il bambino questo potrebbe rappresentare un rischio, soprattutto se è piccolo. Se non c’è urgenza, forse si potrebbe rimandare la visita a quando il parente malato sarà tornato a casa. Inoltre è importante ricordare che chi si sta sottoponendo a chemioterapia o radioterapia è un soggetto fragile: un bambino potrebbe essere veicolo di infezioni innocue per lui ma più pericolose per il parente malato, quindi in ogni caso è sempre importante chiedere il parere del medico prima di qualsiasi incontro con parenti ed amici.

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