Rottura della milza: cosa si prova e qual è la terapia?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ROTTURA DELLA MILZA PROVA TERAPIA SINTOMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgIn un precedente articolo, ci eravamo chiesti dove si trova, com’è fatta ed a cosa serve la milza, oggi invece cercheremo di capire quello che succede quando si verifica la “rottura della milza”.

Un organo frequentemente sottoposti a traumi
La milza è un organo che si danneggia frequentemente in caso di traumi a livello toracico-addominale o per traumi in altri distretti che si o si ripercuotono indirettamente su di essa. Tra tutti, la milza è infatti l’organo interno più frequentemente leso nei traumi toraco-addominali, questo a causa:

  • della sua fragilità intrinseca;
  • della ricca vascolarizzazione;
  • della sua posizione;
  • della presenza di un lungo peduncolo vascolare (arteria e vena lienale);
  • della connessione ai vari legamenti che le trasmettono sollecitazioni provenienti da altri organi.

Quali sono le cause di rottura della milza?
Come abbiamo appena visto, la rottura della milza può essere causata da traumi violenti (come incidenti stradali, un pugno molto forte, un proiettile…). Tuttavia ci sono delle circostanze, non così rare, in cui la milza diviene particolarmente suscettibile alla rottura, anche a seguito di traumi modesti o insignificanti, come un colpo di tosse, uno starnuto, un conato di vomito, lo sforzo alla defecazione, od una palpazione troppo vigorosa dell’organo. In genere, il rischio di rotture spontanee o secondarie a traumi minimi è elevato in caso di splenomegalia (ingrossamento della milza), specie se severo. Ecco allora che la rottura della milza diviene più comune nel corso di alcune malattie, come la mononucleosi infettiva, la malaria, la schistosomiasi, la cirrosi, le anemie emolitiche (es. talassemia), il morbo di Gaucher, la sarcoidosi, la leucemia a cellule capellute, la leucemia cronica mielogenica, la leucemia cronica linfocitica ecc. Per questa ragione, in questi individui (per es. ai ragazzi affetti da mononucleosi infettiva) la pratica di sport di contatto o ad alto rischio di traumi è caldamente sconsigliata dai medici.

Leggi anche: La milza è un organo indispensabile? Se viene asportata cosa può succedere?

Cosa si prova in caso di rottura della milza?
In presenza di un trauma violento dell’addome il paziente lamenta un dolore intenso in questa regione (ipocondrio sinistro, quadrante supero-laterale sinistro dell’addome), che si irradia alla spalla omolaterale (sinistra) ed è aggravato dalla palpazione. Le pareti addominali appaiono ipercontratte e l’addome disteso per l’accumulo di sangue nella cavità addominale; inoltre, il sanguinamento interno porta gradualmente ad uno stato si shock emorragico, segnalato da sintomi come pallore, ansietà, tachicardia, stordimento e confusione. Non sempre, però, le manifestazioni cliniche della rottura splenica si instaurano così precocemente; l’emorragia, infatti, può non essere immediata ma verificarsi in un secondo tempo, con una latenza di qualche giorno dal trauma ed insorgenza tardiva dei disturbi, anche a distanza di 6-7 giorni dall’incidente. Naturalmente, la rottura della milza può essere isolata o associata a lesioni di altri organi, che complicano le manifestazioni cliniche e la prognosi; quando vi è associazione con lesioni di altri organi, la mortalità per rottura splenica è elevata (10-20%), mentre in caso di lesione isolata la mortalità si aggira al 4%.

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Come si fa diagnosi di rottura della milza?
I mezzi diagnostici essenziali sono la TAC e l’ecografia, che avvalorano il sospetto emerso dall’esame fisico del paziente; anche il lavaggio peritoneale ha un’importante utilità diagnostica (si introduce un piccolo catetere, un tubicino di plastica flessibile, nell’addome, per aspirare ed analizzare il liquido aspirato ricercando la presenza di sangue).

Emergenza medica o terapia conservativa
Le lesioni spleniche possono essere lievi o di grossa entità; a seconda della gravità della situazione le possibili terapie sono quella conservativa o quella chirurgica. A tal proposito leggi: Rottura della milza: terapia conservativa o chirurgica?

Per approfondire sulla terapia chirurgica che consiste nella rimozione della milza, leggi questo articolo: Splenectomia parziale e totale: perché si esegue e quali sono i rischi

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Differenza tra febbre ed influenza

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCHE FEBBRE HO FREDDO NON FAME Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina GluteCon il termine “influenza” si tende a comprendere molte forme di malattia infettiva respiratoria acuta, dovute a diversi virus. In realtà si può parlare di “vera influenza” solo se ci sono tre condizioni presenti contemporaneamente:

  • febbre elevata >38 ad insorgenza brusca;
  • sintomi sistemici come dolori muscolari/articolari;
  • sintomi respiratori come tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale o mal di gola.

L’influenza è causata dal virus dell’influenza, un virus a RNA della famiglia degli Orthomyxoviridae. In tutti gli altri casi si parla genericamente di infezioni respiratorie acute o sindromi para-influenzali, come ad esempio il raffreddore comune, una rinofaringite acuta infettiva virale causata solitamente da rhinovirus.

Altri sintomi di comune riscontro nell’influenza, comprendono:

  • naso chiuso con difficoltà a respirare;
  • naso che cola;
  • starnuti isolati o ripetuti;
  • gola infiammata e dolorante;
  • difficoltà nel deglutire;
  • tosse grassa o secca;
  • dolori muscolari;
  • mal di testa;
  • poco appetito;
  • astenia (mancanza di forze).

La febbre o piressia è un segno clinico; si definisce come uno stato patologico temporaneo che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico e una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale (circa 36.8 gradi in condizioni basali). La febbre può essere indotta da numerosi processi patologici innescati da stimoli endogeni o esogeni, come ad esempio una infezione respiratoria come l’influenza.

Da quanto detto appara chiara la differenza tra influenza, una patologia infettiva respiratoria acuta, e la febbre, un segno clinico caratterizzato da innalzamento della temperatura corporea. Nell’influenza si ha sempre febbre, mentre la febbre non è necessariamente causata da influenza; ad esempio una febbre intermittente può essere causata da linfoma di Hodgkin.

I migliori prodotti per il benessere in caso di febbre, influenza e raffreddore

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La ragazza con due vagine [VIDEO]

In questo articolo: La ragazza con due vagine che ha dovuto perdere la verginità due volte, avevamo parlato di Hazel Jones, una 27enne inglese che ha la particolarità di possedere due organi genitali femminili. Oggi vi proponiamo una breve intervista in inglese dove la ragazza racconta la propria “malformazione” e di come la vive.

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La ragazza con due vagine che ha dovuto perdere la verginità due volte

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DONNA DUE VAGINE VERGINITA PER DUE VOLTE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgHazel Jones, la ragazza che vedete in foto, sembrerebbe una normalissima ragazza come tante altre, eppure ha una particolarità che la rende unica: possiede due organi genitali femminili. La 27enne inglese ha raccontato la sua storia a This Morning, una seguitissima trasmissione del canale ITV1 del Regno Unito. La sua peculiare conformazione fisica è conosciuta come uterus didelphys, una malformazione molto rara: le tube del suo sistema riproduttivo non convergono in un utero solo ma si sono sviluppate in modo indipendente con il risultato che lei ora ha due uteri, due vagine e due cervici.

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Nessuno si è accorto di nulla

Per molti anni nessuno si è reso conto di questa situazione molto particolare, né lei né i genitori né i suoi medici. Solo a 18 anni i due organi genitali sono stati riconosciuti come tali, grazie al suo fidanzato che aveva notato delle stranezze nei genitali della ragazza. Fin dalla pubertà lei aveva pensato che qualcosa non andasse per il verso giusto, perché i primi cicli mestruali si erano rivelati ben più dolorosi di quelli delle sue coetanee. Solo grazie all’acuta osservazione del fidanzato, però, la strana conformazione è venuta alla luce in maniera definitiva.

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Due volte vergine

Cosa ha provato la ragazza alla scoperta della sua particolare malformazione? “Appena l’ho scoperto, l’ho detto a tutti! Ho pensato subito che fosse una cosa straordinaria. Argomento ideale per rompere il ghiaccio alle feste. E se una ragazza vuole dare un’occhiata, non ho problemi a mostrarle le mie parti intime: non è una cosa che mi imbarazza”.
Un’altra cosa particolare legata alla presenza di una doppia vagina è che Hazel Jones ha dovuto perdere due volte la verginità perché provvista di due imeni. Nessun imbarazzo per lei, dunque, né voglia di cambiare con l’ausilio della chirurgia, anche se dal punto di vista medico questa situazione potrebbe diventare molto pericolosa in caso di gravidanza.

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Cataplessia: significato, cause e cura

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CATAPLESSIA SIGNIFICATO CAUSE CURA DORMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa cataplessia è un disturbo neurologico raro, ma comune nei soggetti affetti da narcolessia (si verifica in circa il 70% dei casi). Può manifestarsi con una serie di cambiamenti fisici, parziali o generalizzati: dalla difficoltà nell’articolare le parole (disartria), alla debolezza delle ginocchia, fino alla completa atonia. Durante un attacco cataplettico, il soggetto perde il controllo volontario dei muscoli e può cadere a terra, ma rimane sempre cosciente e vigile. Gli episodi possono durare pochi minuti e sono spesso innescati da uno stimolo emotivo come il riso, la paura, la rabbia, la sorpresa o l’eccitazione. Il trattamento prevede l’uso di farmaci anticataplettici (sodio oxibato o antidepressivi).

Quanto dura un attacco cataplettico?
Nella maggior parte dei casi, gli attacchi sono transitori e cessano improvvisamente, dopo pochi secondi o qualche minuto. Un episodio cataplettico è considerato “tipico”, quando è di breve durata (

Quante volte si può verificare un attacco cataplettico?
La cataplessia può verificarsi occasionalmente, con uno o due episodi in un anno, o più volte al giorno.

Leggi anche: Differenze tra fase REM e NON REM del sonno

Cause della cataplessia
L’esatta causa della cataplessia è sconosciuta, ma la condizione è fortemente associata a stimoli emotivi. Le emozioni che possono innescare un evento cataplettico includono: risate, paura, rabbia, frustrazione, irritazione, nervosismo, imbarazzo e tristezza. Appena la stimolazione viene ridotta, la persona riprende il normale controllo muscolare. Le emozioni possono essere anche di modesta entità, mentre altre volte un attacco subentra in modo spontaneo, in assenza di una causa apparente.
La perdita di tono muscolare, che si verifica nella cataplessia, assomiglia all’interruzione dell’attività muscolare che si verifica naturalmente durante il sonno REM: l’improvvisa debolezza dei muscoli del corpo potrebbe essere causata da un’inibizione massiccia dei motoneuroni nel midollo spinale, provocata da una disfunzione del ciclo sonno-veglia. Utilizzando un modello animale, gli scienziati hanno appreso che questo stesso gruppo di neuroni risulta inattivo durante gli attacchi cataplettici.

Leggi anche: Differenze tra attacco cataplettico ed attacco epilettico

Ruolo dell’ipocretina nella cataplessia
La cataplessia è associata a livelli significativamente ridotti di ipocretina, un neuropeptide prodotto nell’ipotalamo, di primaria importanza nella regolazione del sonno, così come degli stati di eccitazione. Secondo alcuni ricercatori, alla base di questa deplezione esisterebbe un meccanismo autoimmune. La cataplessia può anche manifestarsi come effetto collaterale della sindrome da sospensione degli SSRI (gli “inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina” appartengono alla classe farmaceutica degli antidepressivi non triciclici).

Leggi anche: Paralisi del sonno e allucinazioni ipnagogiche: cause, pericoli, rimedi

Narcolessia e cataplessia
La cataplessia si riscontra spesso in associazione con la narcolessia, un disturbo neurologico cronico caratterizzato da un’eccessiva sonnolenza diurna (ipersonnia) e da crisi di sonno improvvise. Quando i pazienti manifestano entrambe le condizioni si parla di sindrome di Gélineau.
Gli attacchi di cataplessia rendono la diagnosi di narcolessia più certa, soprattutto quando si presentano segni come eccessiva sonnolenza diurna (EDS), allucinazioni e altre manifestazioni indesiderate che accompagnano il sonno REM. Tuttavia, è importante ricordare che non tutti i pazienti narcolettici manifestano episodi di cataplessia.

Condizioni associate alla cataplessia
La cataplessia può essere associata ad altre condizioni patologiche. In particolare, è considerata secondaria quando è provocata da specifiche lesioni cerebrali, localizzate prevalentemente nell’ipotalamo laterale (responsabili di una deplezione dell’ipocretina). Le lesioni del tronco cerebrale possono determinare, invece, casi isolati di cataplessia; queste comprendono: tumori encefalici (ad esempio: astrocitoma, glioblastoma, glioma e subependimoma) e malformazioni artero-venose. Altre condizioni in cui la cataplessia può essere riscontrata includono: eventi ischemici, sclerosi multipla, traumi cranici, sindromi paraneoplastiche e infezioni, come l’encefalite. La cataplessia può verificarsi anche in modo transitorio o permanente per lesioni dell’ipotalamo causate da interventi chirurgici, soprattutto nel caso di resezioni tumorali particolarmente complesse.

Sintomi della cataplessia
La cataplessia è estremamente imprevedibile, sia per quanto riguarda la gravità, che la frequenza. La perdita di tono muscolare varia da un indebolimento appena percettibile dei muscoli facciali, al cedimento degli arti superiori o inferiori, fino alla completa atonia muscolare. Queste manifestazioni improvvise possono provocare il collasso posturale e la caduta del paziente. Durante gli attacchi di cataplessia, sia lievi che gravi, la persona rimane pienamente cosciente, quindi è consapevole di tutto ciò che accade attorno (da qui l’ipotesi della disfunzione del sonno-veglia: si verifica l’atonia della muscolatura come durante la fase REM, ma il soggetto è vigile). La cataplessia si manifesta più frequentemente in periodi di stress emotivo e in caso di carenza di sonno. La cataplessia è un disturbo facilmente trascurato e spesso non diagnosticato, che può influenzare le attività più elementari della vita quotidiana.

Leggi anche: Narcolessia: cause, sintomi, cure e terapia farmacologica

Trattamento della cataplessia
La cataplessia si riscontra raramente durante una visita ambulatoriale e la diagnosi può essere formulata da uno specialista che abbia familiarità con la condizione. La misurazione dei livelli di ipocretina nel liquido cerebrospinale può confermare la diagnosi.
La cataplessia è trattata farmacologicamente. Il primo prodotto approvato dalla FDA per il trattamento della cataplessia, in relazione con la narcolessia è lo Xyrem ® (sodio oxibato). I sintomi possono essere repressi con l’aiuto di antidepressivi triciclici e inibitori della ricaptazione della serotonina. Nonostante la sua relazione con la narcolessia, nella maggioranza dei casi, la cataplessia deve essere trattata in modo separato.

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Cataplessia

Cos’è la Cataplessia?

La cataplessia è un’improvvisa e transitoria perdita del tono muscolare, provocata da una forte emozione o da una crisi di riso. Il soggetto colpito collassa improvvisamente a terra senza perdere conoscenza.

CataplessiaLa cataplessia è un disturbo neurologico raro, ma comune nei soggetti affetti da narcolessia (si verifica in circa il 70% dei casi). Può manifestarsi con una serie di cambiamenti fisici, parziali o generalizzati: dalla difficoltà nell’articolare le parole (disartria), alla debolezza delle ginocchia, fino alla completa atonia. Durante un attacco cataplettico, il soggetto perde il controllo volontario dei muscoli e può cadere a terra, ma rimane sempre cosciente e vigile. Gli episodi possono durare pochi minuti e sono spesso innescati da uno stimolo emotivo come il riso, la paura, la rabbia, la sorpresa o l’eccitazione. Il trattamento prevede l’uso di farmaci anticataplettici (sodio oxibato o antidepressivi).

Cause

L’esatta causa della cataplessia è sconosciuta, ma la condizione è fortemente associata a stimoli emotivi. Le emozioni che possono innescare un evento cataplettico includono: risate, paura, rabbia, frustrazione, irritazione, nervosismo, imbarazzo e tristezza. Appena la stimolazione viene ridotta, la persona riprende il normale controllo muscolare. Le emozioni possono essere anche di modesta entità, mentre altre volte un attacco subentra in modo spontaneo, in assenza di una causa apparente.
La perdita di tono muscolare, che si verifica nella cataplessia, assomiglia all’interruzione dell’attività muscolare che si verifica naturalmente durante il sonno REM: l’improvvisa debolezza dei muscoli del corpo potrebbe essere causata da un’inibizione massiccia dei motoneuroni nel midollo spinale, provocata da una disfunzione del ciclo sonno-veglia. Utilizzando un modello animale, gli scienziati hanno appreso che questo stesso gruppo di neuroni risulta inattivo durante gli attacchi cataplettici.

Ruolo dell’ipocretina

La cataplessia è associata a livelli significativamente ridotti di ipocretina, un neuropeptide prodotto nell’ipotalamo, di primaria importanza nella regolazione del sonno, così come degli stati di eccitazione. Secondo alcuni ricercatori, alla base di questa deplezione esisterebbe un meccanismo autoimmune

Altre considerazioni

La cataplessia può anche manifestarsi come effetto collaterale della sindrome da sospensione degli SSRI (gli “inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina” appartengono alla classe farmaceutica degli antidepressivi non triciclici).

Narcolessia e Cataplessia

La cataplessia si riscontra spesso in associazione con la narcolessia, un disturbo neurologico cronico caratterizzato da un’eccessiva sonnolenza diurna(ipersonnia) e da crisi di sonno improvvise. Quando i pazienti manifestano entrambe le condizioni si parla di sindrome di Gélineau.

Gli attacchi di cataplessia rendono la diagnosi di narcolessia più certa, soprattutto quando si presentano segni come eccessiva sonnolenza diurna (EDS), allucinazioni e altre manifestazioni indesiderate che accompagnano il sonno REM. Tuttavia, è importante ricordare che non tutti i pazienti narcolettici manifestano episodi di cataplessia.

Condizioni associate

La cataplessia può essere associata ad altre condizioni patologiche. In particolare, è considerata secondaria quando è provocata da specifiche lesioni cerebrali, localizzate prevalentemente nell’ipotalamo laterale (responsabili di una deplezione dell’ipocretina). Le lesioni del tronco cerebrale possono determinare, invece, casi isolati di cataplessia; queste comprendono: tumoriencefalici (ad esempio: astrocitoma, glioblastoma, glioma e subependimoma) e malformazioni artero-venose. Altre condizioni in cui la cataplessia può essere riscontrata includono: eventi ischemici, sclerosi multipla, traumi cranici, sindromi paraneoplastiche e infezioni, come l’encefalite. La cataplessia può verificarsi anche in modo transitorio o permanente per lesioni dell’ipotalamo causate da interventi chirurgici, soprattutto nel caso di resezioni tumorali particolarmente complesse.

Sintomi

La cataplessia è estremamente imprevedibile, sia per quanto riguarda la gravità, che la frequenza. La perdita di tono muscolare varia da un indebolimento appena percettibile dei muscoli facciali, al cedimento degli arti superiori o inferiori, fino alla completa atonia muscolare. Queste manifestazioni improvvise possono provocare il collasso posturale e la caduta del paziente. Durante gli attacchi di cataplessia, sia lievi che gravi, la persona rimane pienamente cosciente, quindi è consapevole di tutto ciò che accade attorno (da qui l’ipotesi della disfunzione del sonno-veglia: si verifica l’atonia della muscolatura come durante la fase REM, ma il soggetto è vigile). La cataplessia si manifesta più frequentemente in periodi di stress emotivo e in caso di carenza di sonno.

La cataplessia è un disturbo facilmente trascurato e spesso non diagnosticato, che può influenzare le attività più elementari della vita quotidiana.

Asma bronchiale: fattori di rischio ambientali e genetici

MEDICINA ONLINE ASMA BRONCHIALE FATTORI RISCHIO GENETICI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PenePrima di leggere quali sono i fattori di rischio per l’asma bronchiale, ti consiglio di leggere questo articolo: Asma bronchiale in bambini e adulti: cause, sintomi e cura

Fattori di rischio ambientali per l’asma bronchiale
Gli allergeni sono considerati un’importante causa di asma bronchiale. L’aumento di incidenza dell’asma riguarda soprattutto le forme ad andamento perenne, in una considerevole parte delle quali è possibile evidenziare una sensibilizzazione ad allergeni indoor, come acari, derivati di animali domestici (gatto e cane) e muffe.
Una meta-analisi sui fattori ambientali considerati responsabili dell’incidenza e della gravità dell’asma, ha concluso che l’esposizione agli allergeni indoor è il fattore ambientale con il più forte effetto sullo sviluppo di asma. Le principali fonti allergeniche degli ambienti esterni sono pollini, derivati da piante erbacee ed arboree e micofiti. Altri agenti responsabili di asma sono i sensibilizzanti professionali. Questi sono responsabili del 9 – 15% dei casi di asma negli adulti. Le sostanze più frequentemente in causa sono isocianati, farina, polvere di cereali e di legno e lattice.
Il fumo di tabacco ha un ruolo importante nello sviluppo di asma ed influenza negativamente il controllo della malattia. L’esposizione al fumo passivo, sia di tipo pre-natale per l’abitudine tabagica della madri durante la gravidanza, sia durante l’infanzia, rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di asma nell’infanzia e nell’età adulta. L’esposizione in età adulta peggiora il controllo dell’asma nelle persone che ne sono affette.
L’esposizione ad inquinanti ambientali è spesso associata a riacutizzazione di un’asma preesistente. Gli inquinanti esterni più comuni sono: ossidi di azoto, ozono, particolato sottile PM10, monossido di carbonio e anidride solforosa. Aumentano prevalentemente durante i mesi invernali nelle città, per il traffico veicolare più frequente, per i riscaldamenti domestici e per le condizioni ambientali climatiche favorevoli alla loro concentrazione. Le costruzioni moderne, caratterizzate da un ridotto ricambio di aria, possono contribuire ad una maggior esposizione ad inquinanti chimici (fumi e vapori irritanti) presenti negli ambienti interni (indoor) derivanti dalla combustione del gas e dai detersivi. Anche le infezioni virali delle vie aeree sono state associate allo sviluppo di asma. Se contratte nella prima infanzia, come nel caso delle infezioni da virus respiratorio sinciziale (RSV), causano frequentemente wheezing e bronchiolite, che nel corso degli anni diventano un fattore favorente lo sviluppo di asma non allergica. Infezioni virali in età adulta possono anche slatentizzare una reattività bronchiale misconosciuta e rappresentare l’esordio dell’asma.
Esistono inoltre alcune condizioni patologiche che possono facilitare l’insorgenza di asma o favorirne le riacutizzazioni. Poliposi nasale, rinite, rino-sinusite, reflusso gastroesofageo possono contribuire alla manifestazione dell’asma. Il controllo di queste malattie, pertanto, favorisce anche il controllo dell’asma, riducendo la frequenza delle riacutizzazioni.

Fattori di rischio genetici per l’asma bronchiale
L’atopia è una predisposizione geneticamente determinata a produrre un eccesso di IgE in risposta all’esposizione ad allergeni, e si evidenzia con la dimostrazione di aumentati livelli sierici di IgE specifici e/o con una risposta positiva ai test allergometrici cutanei (prik test) effettuati con una batteria di allergeni inalanti standardizzati. La proporzione di asme attribuibili all’atopia è circa la metà dei casi. L’atopia presenta una familiarità; pertanto, si apprezza un aumento del rischio di sviluppare l’asma in presenza di genitori atopici affetti da asma. La manifestazione dell’atopia ha una storia naturale: di solito la dermatite atopica precede lo sviluppo di rinite allergica e di asma. La rinite allergica rappresenta quindi un importante fattore di rischio per lo sviluppo di asma. Non a caso, spesso le due patologie coesistono nello stesso paziente e in molti casi la rinite allergica precede lo sviluppo di asma. Altro elemento da considerare è l’eventuale presenza di wheezing (sibilo che caratterizza il respiro del neonato) ricorrente nei primi anni di vita. Una parte di questi bambini svilupperà asma.

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Lingua bianca, impastata, spaccata: cause, quando è pericolosa, i prodotti per pulirla

MEDICINA ONLINE LINGUA WHICH TONGUE ARE YOU NINE SYMPTOMS HEAT BLOOD DAMP DEFICIENCY CARATTERISTICHE COLORE PATINA BIANCA LINGUA NERA VERDE VILLOSA DOLORE BOCCA LABBRA MASTICARE MANGIARE WALLPAPER SFONDO PICTURE HD HI RESLo stato della vostra lingua rivela molto del vostro stato di salute. Avete un lingua bianca, impastata, infiammata e/o spaccata? Avete notato la comparsa di una patina biancastra tendente al giallo sulla lingua legata a secchezza delle fauci? Siete probabilmente di fronte ad una “lingua bianca villosa”. Queste anomalie sulla superficie della lingua potrebbero essere un falso allarme, ma anche sintomi da non sottovalutare di una malattia più seria. Se in molti casi è un fastidio temporaneo, legato alla presenza di germi, batteri, virus, funghi, lieviti nella bocca od a piccoli squilibri gastrointestinali, in altri casi, è meglio indagare a fondo. La lingua che assume un aspetto bianco e spugnoso, talvolta “villoso”, può essere conseguenza sia di cause non patologiche sia vero e proprio sintomo di patologie. La patina bianca può essere il risultato di un’alterazione nella produzione del muco che ricopre le pareti della bocca e del cavo orale, ma, più spesso, è il risultato di un’alimentazione scorretta, stress o influenza.

Cause non patologiche

Ecco le cause più comuni tra le cause non patologiche:

1) Scarsa igiene orale
Una scarsa o una scorretta igiene orale è la principale causa non patologica di patina bianca sulla lingua negli adulti. Difatti se ci si lava i denti frettolosamente, senza pulire anche la lingua, oppure se si salta la pulizia della bocca o ancora se non si utilizza il filo interdentale, si può avere un’eccessiva proliferazione batterica con conseguente formazione della patina biancastra.

2) Alimentazione scorretta
Una patina biancastra sulla lingua può essere il risultato di una dieta scorretta: cioè di un consumo eccessivo di alimenti ricchi di grassi, colesterolo e zucchero, che provocano pericolosi squilibri a carico della flora batterica.

3) Fumo e alcol
Chi fuma molte sigarette al giorno o chi fa abuso di alcol può avere la lingua bianca a causa della disidratazione e dell’essiccamento della mucosa orale che queste due sostanze causano.

4) Stress
Lo stress può causare la comparsa di patina bianca sulla lingua. Questo è dovuto al fatto che forti condizioni stressanti alterano gli equilibri degli ormoni e variano anche la composizione del sudore e della saliva. Questo può favorire la proliferazione batterica e la lingua bianca.

5) Farmaci
Alcuni farmaci, come gli antibiotici, provocano alterazioni nella flora batterica dell’organismo, compresa quella intestinale e quella orale. Questo può portare alla comparsa di lingua bianca.

6) Protesi dentali
Coloro che portano protesi dentali, specialmente quindi gli anziani; possono avere la tendenza a formare una patina biancastra sulla lingua. Questo è dovuto al fatto che la presenza di protesi in bocca causa un aumento della proliferazione batterica e quindi se la pulizia non è adeguata, si può avere la lingua bianca.

7) Disidratazione
Bere poca acqua durante la giornata, può contribuire alla formazione di una patina bianca sulla lingua.

Cause patologiche

Ecco le cause più comuni tra le cause patologiche:

1) Patologie delle vie respiratorie
Quando la lingua è secca, infiammata, ma, soprattutto è bianca, cioè è ricoperta da una strana patina biancastra, potrebbe essere il campanello d’allarme di malattie stagionali, l’influenza o il raffreddore, accompagnate spesso da altri sintomi, come la febbre. Infatti, si tratta di circostanze in cui si tende a respirare con la bocca aperta: la lingua si secca e accelera il processo di desquamazione delle cellule superficiali, che, quando si staccano, si depositano sul dorso.

2) Lichen planus
E’ una patologia autoimmune che determina varie manifestazioni cliniche tra cui la comparsa di placche bianche sulla lingua e bruciore. Tali manifestazioni sono dovute al mal funzionamento del sistema immunitario che attacca l’organismo stesso.

3) Infezioni
Se il fenomeno della lingua bianca è associato alla presenza di alito cattivo (alitosi), che si può risolvere risalendo alla radice del problema, è probabile che la patina che si osserva sia il risultato di un residuo o di un accumulo di batteri che, nella stragrande maggioranza dei casi, si produce per la mancanza di una adeguata igiene orale, ma non sempre. Ecco alcune tipiche infezioni che portano a lingua biancastra:

  • Mughetto: è una micosi causata dalla candida albicans. La candidosi orale si manifesta principalmente nei neonati che non hanno un sistema immunitario del tutto sviluppato e non presentano il corretto grado di acidità nella bocca e nelle donne in gravidanza che sono più soggette a infezioni a causa dei cambiamenti ormonali. Se il neonato è affetto da candidosi orale, può trasmetterla alla madre mediante allattamento al seno.
  • Tonsille: chi soffre di problemi alle tonsille come tonsilliti ricorrenti, tonsille criptiche o calcoli tonsillari, può avere la lingua bianca a causa dello stato di infezione e di infiammazione che viene a crearsi.
  • Scarlattina: determina un aspetto particolare della lingua definito “a fragola bianca” poiché questa assume l’aspetto di una fragola ma è di colore biancastro. È una patologia tipica dell’età infantile che comprende anche sintomi sistemici come febbre e chiazze rosse su tutto il corpo.
  • HIV: la lingua bianca si manifesta spesso in pazienti colpiti da HIV. Questo avviene poichè il virus causa l’aids, un’immunodeficienza che abbassa le difese immunitarie e favorisce la proliferazione batterica e l’insorgenza d’infezioni.
  • Leucoplachia. Una condizione abbastanza preoccupante, indice di un’altro tipo di infezione, è la leucoplachia, disturbo caratterizzato dalla comparsa di placche bianche sulla superficie della lingua: è una condizione che ricorre spesso nei fumatori, in cui si ha anche un’alterazione della percezione del gusto dei cibi ed un fastidio costante alla bocca, oltre alla tipica colorazione bianca della lingua a volte solcata da striature rosse che le conferiscono un aspetto zebrato. Appena si manifestano questi sintomi, si dovrebbe ricorrere ad una visita medica, dal momento che la leucoplachia può essere talvolta precoritrice del cancro. Fortunatamente, non accade sempre così, ed il disturbo può essere risolto semplicemente smettendo di fumare.
  • Infezioni varie: alcune infezioni, come l’herpes simplex o la mononucleosi infettiva, possono provocare la comparsa di lingua bianca tra i sintomi, a causa dell’alterazione dell’equilibrio della mucosa del cavo orale e come conseguenza stessa del processo patologico infettivo.

4) Patologie dell’apparato digerente e sistemiche
La lingua bianca potrebbe essere anche il sintomo più evidente e visibile di patologie che coinvolgono soprattutto l’apparato digerente o i tessuti epatici. Infatti, in molti casi la patina bianca che ricopre la lingua può essere considerata un segnale da non sottovalutare, un sintomo di malattie che colpiscono lo stomaco, l’intestino o il fegato, come la cirrosi epatica, la gastrite, il reflusso gastroesofageo, ulcere da Helicobacter Pylori, il diabete o l’epatite. La lingua bianca indica spesso, specialmente se accompagnata ad altri sintomi come ittero o sapore amaro in bocca, un malfunzionamento del fegato. Può comparire quindi in caso di cirrosi epatica o epatiti. Per tale motivo, se il problema persiste per alcuni giorni e se in famiglia sono presenti casi di patologie a carico dell’apparato digerente, il mio consiglio è quello di recarvi dal vostro medico di fiducia per una indagine approfondita.

Sintomi e segni associati alla formazione della patina

La lingua bianca può essere accompagnata da altri sintomi più o meno specifici, che possono essere limitati al cavo orale oppure riguardare diversi organi e apparati. La presenza dei vari sintomi potrà indirizzare la diagnosi verso una patologia ben specifica o verso una condizione particolare che può avere originato la comparsa della patina bianca sulla lingua.

Tra i sintomi che riguardano il cavo orale e che si associano a lingua bianca, abbiamo:

  • Puntini rossi: la comparsa di puntini rossi insieme alla lingua bianca può essere sintomo di infiammazione delle papille linguali. Tale condizione può essere causata per esempio da infezioni da lievito e si verifica spesso nei bambini.
  • Secchezza: quando la produzione di muco non è adeguata il cavo orale si secca e si ha una disidratazione delle cellule della mucosa orale. La sensazione di secchezza, accompagnata da quella di bocca impastata, si associa spesso a lingua bianca. Tali sintomi possono essere causati da influenza o da eccesso di fumo.
  • Bocca amara: la contemporanea presenza di lingua bianca e di un sapore amaro in bocca devono far sospettare un problema epatico e quindi si consiglia un approfondimento medico.
  • Bruciore: nel caso in cui insieme alla lingua bianca sia presente una sensazione di bruciore o di lingua che “pizzica” è possibile essere in presenza di una forte irritazione della lingua tipica di alcune condizioni come la leucoplachia. Talvolta la lingua può essere anche spaccata a causa della forte irritazione.
  • Dolore e gonfiore: se la lingua bianca compare dopo un piercing ed è accompagnata da dolore e gonfiore è probabile che si sia sviluppata un’infezione nel sito di inserzione del piercing. In questo caso è possibile anche che la lingua sia maleodorante a causa dell’infezione.
  • Alitosi: è il sintomo che si accompagna nella maggior parte dei casi alla formazione della patina bianca sulla lingua. Può essere causato da infezioni, scarsa pulizia o da problemi digestivi.
  • Sintomi influenzali: se alla lingua bianca si associa la presenza di mal di gola, tosse, muco e febbre probabilmente questo indica la presenza di raffreddore o influenza.
  • Puntini bianchi: la comparsa di placche bianche sulla superficie della lingua, in associazione ad una colorazione biancastra generale, è legata ad una condizione nota come leucoplachia che si verifica nei soggetti fumatori e che causa alterazione nel gusto e fastidio alla lingua.
  • Afte: talvolta sulla lingua, oltre ad una patina bianca, compaiono delle afte, cioè delle piccole bolle di colore bianco, che provocano dolore e bruciore. Sono solitamente causate da un’infezione virale.

Tra i sintomi che invece non sono strettamente localizzati al cavo orale o alla lingua e che si accompagnano alla formazione di una patina bianca, abbiamo:

  • Manifestazioni intestinali: quando la lingua bianca ha come origine un problema di tipo intestinale, gastrico o epatico si può accompagnare a sintomi come mal di pancia, sensazione di gonfiore, diarrea e feci molli.
  • Ghiandole e linfonodi ingrossati: solitamente quando si ha un ingrossamento dei linfonodi e delle ghiandole salivari come sintomi contemporanei della lingua bianca siamo di fronte alla presenza di un’infezione come per esempio la mononucleosi infettiva.

Quali sono le cure ed i rimedi naturali?

Oggi abbiamo capito quali possono essere le cause più comuni di una lingua con patina bianca, impastata, spaccata. Ma quali sono le cure ed i rimedi naturali per risolvere il problema e prevenire la sua ricomparsa? A tale proposito leggi questo articolo: Lingua bianca, impastata, spaccata: cure e rimedi naturali

I migliori prodotti per l’igiene orale

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere della bocca e del viso, in grado di migliorare l’igiene orale, combattere l’alito cattivo, pulire la lingua dalla patina ed idratare le labbra:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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