Differenza tra disfagia di tipo ostruttivo e di tipo motorio

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FEMORE ROTTO TIPI FRATTURA INTERVENTO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano Pene

L’acalasia determina una disfagia di tipo motorio

Con il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori (tipicamente l’esofago) subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie.
La disfagia può essere di tipo ostruttivo o di tipo motorio (discinesie) in base alla sua eziologia, cioè la causa che l’ha determinata. La disfagia può riconoscere cause:

  • ostruttive: quando il lume delle vie digestive superiori – specie l’esofago – si riduce per compressione o per ostruzione, come nel caso di presenza di corpi estranei, stenosi, tumori che comprimono dall’esterno o che occludono dall’interno, diverticoli, infiammazioni, ingrossamento della tiroide e spondilite cervicale.
  • motorie: quando la contrazione coordinata della muscolatura liscia presente nelle vie digerenti che permette al cibo di procedere in direzione dell’ano – chiamata peristalsi – è compromessa da patologie sistemiche. Tra queste: polimiosite, sclerosi laterale amiotrofica, sclerodermia, acalasia, paralisi dei muscoli della lingua, poliomielite, miopatia, miastenia, spasmo esofageo diffuso e le discinesie idiopatiche dell’esofago.

Quindi nel momento in cui è una ostruzione (interna o che comprime dall’esterno) che meccanicamente rende difficoltoso il passaggio del cibo, si parla di disfagia di tipo ostruttivo; quando invece il lume delle vie digestive superiori è “libero” ma intervengono gli esiti di una serie di malattie sistemiche – specie nervose e croniche – che compromettono la peristalsi, si parla di disfagia di tipo motorio.

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Differenza tra disfagia ed odinofagia: cause comuni e diverse

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ESOFAGO ANATOMIA E FUNZIONI SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneCon il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori (tipicamente l’esofago) subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie.

Con il termine “odinofagia” (in inglese “odynophagia“) si intende invece una sensazione di dolore, unita spesso a bruciore, durante la deglutizione.

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Disfagia ed odinofagia non sono necessariamente presenti nello stesso momento: un paziente può avere il sintomo di difficoltà nel transito del cibo senza avvertire un particolare dolore, e viceversa, sebbene i due sintomi possano essere non di rado comparire nello stesso soggetto.

Le cause dei due sintomi sono generalmente diverse (sebbene possano in alcuni casi combaciare). La disfagia può riconoscere cause:

  • ostruttive: quando il lume delle vie digestive superiori – specie l’esofago -si riduce per compressione o per ostruzione, come nel caso di presenza di corpi estranei, stenosi, tumori che comprimono dall’esterno o che occludono dall’interno, diverticoli, infiammazioni, ingrossamento della tiroide e spondilite cervicale.
  • motorie: quando il lume delle vie digestive superiori è “libero” ma intervengono gli esiti di una serie di malattie sistemiche – specie nervose e croniche – che compromettono la peristalsi, cioè la contrazione coordinata della muscolatura liscia presente nelle vie digerenti che permette al cibo di procedere in direzione dell’ano. Tra queste: polimiosite, sclerosi laterale amiotrofica, sclerodermia, acalasia, paralisi dei muscoli della lingua, poliomielite, miopatia, miastenia, spasmo esofageo diffuso e le discinesie idiopatiche dell’esofago.

Invece la odinofagia riconosce quasi sempre cause irritative della mucosa interessate dal passaggio del cibo, come il classico caso della tonsillite nel mal di gola: il cibo passa senza difficoltà (assenza di disfagia), ma durante la deglutizione si avverte dolore (presenza di odinofagia). Solo raramente il dolore non è causato da irritazione, altre cause sono: presenza di massa tumorale, acalasia ed arterite di Horton.

Come facilmente intuibile, una patologia che può provocare sia disfagia che odinofagia allo stesso tempo è un tumore: una massa tumorale a livello delle prime vie digerenti può determinare difficoltà

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Dolore che interessa varie articolazioni (poliarticolare): cause e rimedi

MEDICINA ONLINE DOLORE ARTICOLAZIONE SINGOLA VARIE OSTEOARTRITE ARTRITE ARTROSI SCHELETRO MUSCOLO TENDINE LEGAMENTO PAINIl vero dolore articolare (artralgia) non è necessariamente accompagnato da infiammazione articolare (artrite). Il sintomo più comune di infiammazione articolare è il dolore. Le articolazioni infiammate possono anche essere calde e gonfie e, più raramente, la pelle che le ricopre può essere arrossata. L’artrite può colpire solo le articolazione degli arti o anche le articolazioni della parte centrale dello scheletro, come la colonna vertebrale o il bacino. Il dolore può manifestarsi solo quando viene mossa l’articolazione, oppure può essere presente anche a riposo. Possono manifestarsi anche altri sintomi, come eruzione cutanea, febbre, dolore oculare o ulcere della bocca, a seconda della causa del dolore articolare. Ogni disturbo tende a colpire un diverso numero di articolazioni. Di conseguenza, il medico prende in considerazione cause diverse del dolore, quando questo colpisce una sola articolazione, rispetto a quando colpisce più articolazioni. Quando sono coinvolte più articolazioni, alcuni disturbi hanno più probabilità di altri di interessare la stessa articolazione su entrambi i lati del corpo (ad esempio, entrambe le ginocchia o entrambe le mani). Questa viene definita artrite simmetrica. Inoltre in alcuni disturbi un attacco di artrite rimane nelle stesse articolazioni per l’intera durata dell’attacco. In altri disturbi, l’artrite si sposta da un’articolazione all’altra (artrite migratoria). I dolori che sembrano provenire dalle articolazioni a volte possono derivare da strutture all’esterno di esse, come i legamenti, i tendini o i muscoli. Esempi di questi disturbi sono borsiti e tendiniti.

Cause

Nella maggior parte dei casi, la causa del dolore che proviene dall’interno di più articolazioni è l’artrite. I disturbi che causano l’artrite possono differire in alcune tendenze, come ad esempio:

  • quante e quali articolazioni siano solitamente coinvolte;
  • se sia coinvolta la parte centrale dello scheletro, come la colonna vertebrale o il bacino;
  • se l’artrite sia improvvisa (acuta) o di lunga durata (cronica).

L’artrite acuta che colpisce più articolazioni è dovuta il più delle volte a:

  • infezione virale;
  • l’inizio di una patologia articolare o l’acutizzazione di una patologia articolare cronica esistente (come l’artrite reumatoide o l’artrite psoriasica).

Le cause meno comuni di artrite acuta in più articolazioni includono:

  • la malattia di Lyme (che può colpire anche una sola articolazione);
  • la gonorrea;
  • le infezioni batteriche da streptococco;
  • l’artrite reattiva (arterite che si sviluppa dopo un’infezione del tratto digestivo o delle vie urinarie);
  • la gotta.

L’artrite cronica che colpisce più articolazioni è dovuta il più delle volte a:

  • disturbi infiammatori, come artrite reumatoide, artrite psoriasica o lupus eritematoso sistemico (negli adulti);
  • la malattia non infiammatoria osteoartrite (negli adulti);
  • artrite idiopatica giovanile (nei bambini).

Altre cause di artrite cronica in più articolazioni includono i disturbi autoimmuni che colpiscono le articolazioni, ad esempio:

  • lupus eritematoso sistemico;
  • artrite psoriasica;
  • spondilite anchilosante;
  • vasculite.

Alcuni disturbi infiammatori cronici possono colpire la colonna vertebrale e le articolazioni degli arti (le cosiddette articolazioni periferiche). Alcune colpiscono determinate parti della colonna vertebrale con maggior frequenza. Ad esempio, la spondilite anchilosante colpisce più comunemente la zona inferiore (lombare) della colonna vertebrale, mentre l’artrite reumatoide colpisce maggiormente la zona superiore (cervicale) della colonna vertebrale e del collo.

I disturbi più comuni all’esterno delle articolazioni che causano dolore intorno alle articolazioni sono:

  • fibromialgia;
  • polimialgia reumatica;
  • borsite;
  • tendinite.

Le borsiti o le tendiniti derivano spesso da un trauma, che solitamente colpisce una sola articolazione. Tuttavia, alcuni disturbi causano borsite o tendinite in molte articolazioni.

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Valutazione

Nella valutazione del dolore articolare, il medico cerca prima di stabilire se il dolore articolare sia causato da un disturbo delle articolazioni o da una malattia dell’intero organismo (sistemica). I disturbi diffusi gravi possono richiedere un trattamento specifico immediato. Le seguenti informazioni possono aiutare a decidere se sia il caso di consultare un medico e cosa aspettarsi nel corso della valutazione.

Segnali d’allarme

Nei soggetti che lamentano dolore in più di un’articolazione, i sintomi che richiedono una valutazione tempestiva includono:

  • gonfiore, calore e arrossamento dell’articolazione;
  • eruzioni cutanee, macchie o chiazze violacee;
  • ulcere della bocca o nel naso oppure degli organi genitali;
  • dolore toracico, respiro affannoso o tosse recente o grave;
  • dolore addominale;
  • febbre, sudori o brividi;
  • dolore o rossore oculare.

Quando rivolgersi a un medico?

Le persone che presentano segnali d’allarme devono consultare immediatamente un medico. I soggetti senza segnali d’allarme devono chiamare un medico. Il medico deciderà con quale rapidità si debba procedere alla valutazione, sulla base della gravità e della localizzazione del dolore, se le articolazioni sono gonfie, se la causa è stata diagnosticata precedentemente e altri fattori. In genere, un ritardo di qualche giorno non comporta ripercussioni negative.

Leggi anche: Differenza tra artrite ed artrosi: come riconoscerle

Come si comporta il medico?

Il processo diagnostico da parte del medico inizia con l’anamnesi, cioè ponendo al soggetto domande sui sintomi, su altre malattie di cui il paziente soffre, su eventuali operazioni chirurgiche subite, sul tipo di professione che si svolge, ed altre informazioni utili ad indagare il caso. Il medico fa domande sulla gravità del dolore (improvviso o graduale), sulle variazioni dei sintomi nel tempo e sull’eventuale riduzione o aumento del dolore (ad esempio con riposo o movimento oppure in momenti specifici della giornata). Rivolge domande sulla rigidità o sul gonfiore articolare, sulle patologie articolari diagnosticate precedentemente, sui rischi di esposizione a malattie a trasmissione sessuale e sulla malattia di Lyme.

In seguito il medico esegue un esame obiettivo. Controlla tutte le articolazioni (incluse quelle della colonna vertebrale) per controllare la presenza di gonfiore, rossore, calore, dolorabilità e rumori quando si muove l’articolazione (crepitio). Viene controllata la completa mobilità dell’articolazione, prima con movimenti compiuti dal soggetto senza assistenza (mobilità attiva), poi dal medico (mobilità passiva). Questo esame aiuta a determinare quale struttura causi dolore e se sia presente infiammazione. Il medico controlla anche occhi, bocca, naso e organi genitali per verificare la presenza di ulcere o di altri segni di infiammazione. Si esamina la pelle per individuare eventuali eruzioni cutanee. Si palpano i linfonodi e si esaminano polmoni e cuore. Il medico esamina solitamente la funzione del sistema nervoso, in modo da poter rilevare disturbi ai muscoli o ai nervi. Il medico controlla anche il peso corporeo ed un eventuale eccesso di grasso che può gravare sulle articolazioni.

Alcuni dati acquisiti durante l’esame obiettivo possono dare indicazioni utili sulla causa. Ad esempio, se la dolorabilità è presente intorno all’articolazione ma non sull’articolazione, è probabile che la causa sia una borsite o una tendinite. Se è presente una dolorabilità generale, è possibile che si sia in presenza di fibromialgia. Se il dolore è presente sia nella colonna vertebrale che nelle articolazioni, le cause possibili includono osteoartrite, artrite reattiva, spondilite anchilosante e artrite psoriasica. Analizzando la mano, il medico può stabilire la differenza fra artrite reumatoide e osteoartrite, due tipi di artrite particolarmente comuni. Ad esempio, l’artrite reumatoide coinvolge, il più delle volte, le articolazioni delle nocche grandi (quelle delle dita della mano) e del polso. L’osteoartrite coinvolge solitamente l’articolazione del dito vicino all’unghia. Solitamente, il polso non è colpito dall’osteoartrite, ad eccezione della base del pollice.

In base ai risultati dell’esame obiettivo e dell’anamnesi, il medico potrà suggerire una causa di dolore articolare e – se necessario – indicare gli esami da effettuare per avere una diagosi di certezza, come ad esempio esami di diagnostica per immagini (una ecografia articolare, una TC, una radiografia o una risonanza magnetica) e/o altri esami (esami di laboratorio, biopsia…).

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Esami di diagnostica per immagini

Per raggiungere la diagnosi, a volte sono necessari esami di diagnostica per immagini, soprattutto se si sospetta un tumore osseo o articolare. In genere viene prima effettuata una ecografia e/o una radiografia, ma a volte è necessaria una tomografia computerizzata (TC) o una risonanza magnetica (RM).

Esami di laboratorio

I seguenti esami di laboratorio possono essere usati per una corretta diagnosi:

  • analisi del liquido articolare;
  • esami del sangue per la ricerca di anticorpi;
  • velocità di eritrosedimentazione (VES) e livelli di proteina c-reattiva.

Se le articolazioni sono gonfie, il medico inserisce solitamente un ago nell’articolazione per prelevare un campione di liquido da esaminare (una procedura chiamata aspirazione articolare o artrocentesi). Il medico intorpidisce la zona prima di prelevare un campione, in modo che il paziente non provi dolore durante la procedura. Il medico effettua, generalmente, un coltura del liquido per verificare la presenza dell’infezione. Poi riscontra al microscopio la presenza di cristalli nel liquido, che indicano una gotta o disturbi ad essa correlati. Il numero di globuli bianchi nel liquido indica se l’articolazione è infiammata.

Spesso, il medico effettua anche analisi del sangue per cercare gli anticorpi. Esempi di questi esami includono gli anticorpi antinucleo, gli anticorpi anti-DNA a doppia elica, l’anti-peptide ciclico citrullinato e il fattore reumatoide. La presenza di autoanticorpi nel sangue può indicare un disturbo autoimmune, come l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico.

La VES è un esame che misura la velocità con cui i globuli rossi si depositano sul fondo di una provetta che contiene un campione di sangue. Il sangue che si deposita rapidamente in genere significa che probabilmente è presente un’infiammazione in tutto il corpo (sistemica), ma molti fattori possono influenzare l’esame della VES, inclusa l’età e l’anemia, quindi l’esame spesso è impreciso. Per stabilire più facilmente la presenza di un’infiammazione diffusa, il medico effettua, di solito, un altro esame del sangue, chiamato proteina c-reattiva (una proteina che circola nel sangue e il cui livello aumenta drasticamente in presenza di infiammazione), oltre all’esame della VES.

Se si sospetta un disturbo particolare, possono essere necessari altri esami ( Alcune cause e caratteristiche del dolore in più articolazioni).

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Trattamento

Non esiste un unico trattamento che sia valido in tutti i casi: la terapia deve essere specifica e mira a curare la causa a monte che genera il dolore. Ad esempio, i soggetti che soffrono di una malattia autoimmune (come il lupus eritematoso sistemico) possono aver bisogno di un farmaco che sopprima il sistema immunitario. I soggetti con un’infezione da gonorrea all’articolazione necessitano di antibiotici. In caso di tumore, le terapie possono essere farmacologiche e/o chirurgiche.

I sintomi in genere possono essere alleviati prima di conoscere la diagnosi. L’infiammazione può essere alleviata con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS, come l’ibuprofene o l’aspirina). In caso di dolore ed infiammazione più intensa, possono essere usati i farmaci antinfiammatori steroidei. Il dolore senza infiammazione viene solitamente trattato in modo più sicuro con il paracetamolo.

A volte il dolore può essere alleviato tramite immobilizzazione dell’articolazione con una stecca o una benda. Gli impacchi caldi (ad esempio, con cuscinetti caldi) possono diminuire il dolore calmando gli spasmi ai muscoli intorno alle articolazioni (ad esempio, dopo un trauma). Gli impacchi freddi (ad esempio, con ghiaccio) possono aiutare ad alleviare il dolore causato da infiammazione articolare. Gli impacchi caldi o freddi devono essere applicati per almeno 15 minuti, in modo che penetrino in profondità. La pelle deve essere protetta dal caldo o dal freddo estremo. Ad esempio, il ghiaccio deve essere inserito in una borsa di plastica e avvolto in un asciugamano.

Quando il dolore intenso e l’infiammazione si sono attenuati, può essere utile la fisioterapia per recuperare o conservare l’ampiezza di movimento e rafforzare i muscoli circostanti. Per i soggetti che soffrono di artrite cronica, è importante continuare l’attività fisica, al fine di evitare la rigidità permanente articolare (contratture) e la perdita muscolare (atrofia).

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Indicazioni di base per gli anziani

L’osteoartrite è la causa più comune di dolore articolare negli anziani. Anche se compare più comunemente negli adulti giovani (di età compresa fra i 30 e i 40 anni), l’artrite reumatoide può cominciare anche più tardi (dopo i 60 anni). Gli adulti in età più avanzata che possono soffrire di artrite reumatoide potrebbero avere anche un tumore. I soggetti di età superiore ai 55 anni, con rigidità e dolore alle anche e alle spalle che peggiora la mattina, possono anche soffrire di polimialgia reumatica. È importante riconoscere la polimialgia reumatica perché curandola si possono evitare altri problemi.

Prodotti consigliati

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari:

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Farmaco Lyrica (Pregabalin): indicazioni ed effetti collaterali

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACI EFFETTI COLLATERALI INDICAZIONI CONTROINDICAZIONI EFFETTO DOSE DOSAGGIO PILLOLE CREMA PASTIGLIE SUPPOSTE SIRINGA INIEZIONE EMIVITA FARMACOCINETICA.jpgLYRICA® è il nome comune commerciale per l’Italia di un medicinale che contiene il principio attivo (cioè la sostanza che esplica l’azione terapeutica) Pregabalin, ed è disponibile sotto forma di compresse di colore bianco da 25, 50 e 150 mg, di colore bianco e arancione da 75, 225 e 500 mg, di colore arancione da 200 mg e in soluzione orale da 20 mg/ml.

Indicazioni:

Lyrica viene usato, da solo o in combinazione con altri farmaci, come antiepilettico-anticonvulsivante e trova indicazione specifica nel trattamento di:

  • epilessia;
  • disturbo d’ansia generalizzato (GAD);
  • dolore neuropatico centrale;
  • dolore neuropatico periferico causato da complicanze dell’algodistrofia (o distrofia simpatica riflessa).

Importante: Se ti è stato prescritto il farmaco, e nel corso del trattamento, ritieni che il medicinale ti stia causando  malessere o effetti “collaterali” indesiderabili, o pensi che non stia funzionando, parlane con il tuo medico o con il farmacista.

Cosa è necessario sapere prima di iniziare il trattamento

LYRICA può essere controindicato in alcune persone. È’ importante che il medico che prescrive il farmaco conosca la tua storia medica completa, ed in particolare è necessario che sappia:

  • se sei allergico o hai avuto una reazione allergica ad uno qualsiasi degli ingredienti inclusi nel medicinale
  • se sei allergico o hai avuto intolleranza verso il pregabalin o preparati che lo contengono
  • se hai problemi epatici (al fegato)
  • se sei allergico ad altre sostanze /ingredienti particolari (anche in alimenti e cibi) /sostanze ambientali. Assicurati di raccontare al medico più elementi che puoi
  • Ci possono essere interazioni con altri farmaci: riferisci la lista completa di ciò che assumi al medico o al farmacista.

Non utilizzare LYRICA nei seguenti casi: 

  • se hai verificato, dalle osservazioni precedenti, di essere allergico ad uno o a più componenti del medicinale;
  • se hai un’età inferiore ai 18 anni;
  • se sei in stato di gravidanza;
  • se stai allattando.

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LYRICA può avere interazioni con alcuni medicinali

Le interazioni, ovvero “interferenze” che possono alterare l’azione terapeutica, possono causare reazioni avverse (ADRs) o comprometterne l’efficacia terapeutica. Informa il medico o il farmacista se stai assumendo uno o più tra i seguenti medicinali:

  • Ossicodone – (utilizzato come analgesico);
  • Lorazepam – (utilizzato per il trattamento dell’ansia).

Esistono anche altri farmaci che hanno dimostrato interazioni con Pregabalin, ma la valutazione dei rischi, rispetto al beneficio che consegue al trattamento terapeutico con Pregabalin verrà valutato dal tuo medico. Informa pertanto il medico o il farmacista sulla eventuale lista di farmaci che stai assumendo

Dieta o bevande particolari

Dieta: alcuni farmaci possono interagire con alcuni alimenti. In alcuni casi, questo può comportare conseguenze rischiose o comunque alterare l’efficacia terapeutica ed il medico può consigliare di evitare certi alimenti. Nel caso di PREGABALIN, il medico non ritenga di darti indicazioni specifiche, puoi continuare con la tua dieta abituale.

Come agisce LYRICA

Il principio attivo di Lyrica, Pregabalin, è simile nella struttura al “neurotrasmettitore” dell’organismo acido gamma-ammino butirrico (GABA), ma ha effetti biologici molto diversi. I neurotrasmettitori sono sostanze chimiche che permettono alle cellule nervose di comunicare tra di loro. Le precise modalità d’azione di pregabalin non sono del tutto note, ma si ritiene che pregabalin influisca sul modo in cui il calcio penetra nelle cellule nervose. In questo modo si riduce l’attività di alcune cellule nervose nel cervello e nel midollo spinale, con conseguente riduzione del rilascio di altri neurotrasmettitori che intervengono nel dolore, nell’epilessia e nell’ansia.

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Come va assunto Lyrica?

Le capsule devono essere inghiottite intere con acqua. Nei pazienti con problemi ai reni il dosaggio è minore.

In che dosaggio va assunto Lyrica?

La dose iniziale raccomandata di Lyrica è di 150 mg al giorno, suddivisa in due o tre dosi. Dopo tre-sette giorni, la dose può essere aumentata a 300 mg al giorno. Le dosi possono essere aumentate gradatamente – se il medico curante lo ritiene – fino ad un dosaggio maggiore del doppio finché si raggiunge la dose più efficace. La dose massima è di 600 mg/giorno, ma alcuni pazienti traggono giovamento da una terapia che non raggiunge tale dosaggio.

Come sospendere Lyrica?

La sospensione del trattamento con Lyrica deve avvenire in modo graduale, nell’arco di almeno una settimana, dimezzando le dosi. NON interrompere completamente la terapia senza una graduale diminuzione.

Ti potranno essere proposte modalità leggermente differenti da quelle appena citate: attieniti a quanto ti prescrive esattamente il tuo medico, senza affidarti al “fai da te”: non modificare MAI da solo la terapia.

Quali sono gli effetti indesiderati o avversi (“effetti collaterali”) più comuni che può provocare LYRICA?

  • capogiri;
  • stanchezza;
  • aumento dell’appetito;
  • confusione;
  • disorientamento;
  • vertigini;
  • gonfiore del corpo;
  • aumento di peso;
  • difficoltà nell’erezione.

Se il farmaco viene assunto le prime volte in quantità eccessiva, senza rispettare una certa gradualità di dose in aumento, si potrebbero verificare episodi di particolare euforia.

Se il farmaco viene cessato improvvisamente, senza rispettare una certa gradualità di dose in diminuzione, si potrebbero verificare episodi di particolare malessere e stanchezza.

Se noti segni di effetti o disturbi che influiscono marcatamente sul tuo stato di salute, o se ritieni che il medicinale non sia efficace come ti aspetteresti, ti raccomandiamo di segnalarlo al tuo medico o al farmacista, o al medico ospedaliero che ti sta assistendo. Questi valuterà, anche insieme a te il problema: si potrà proseguire la terapia, se comunque ritenete che il beneficio curativo/terapeutico superi il rischio (l’entità) dell’effetto avverso o “fastidioso”, oppure si potrà decidere di compilare ed inviare al Ministero della Salute un breve report, ovvero una scheda che viene indicata con il nome   di “Segnalazione di Farmacovigilanza”: questo è utile sia alla ricerca medica che alla società, al fine di consolidare le conoscenze e riconoscere nuovi, o non ancora conosciuti, o poco frequenti ma pericolosi effetti avversi provocati dai medicinali. Il medico o il farmacista ti potranno spiegare in modo approfondito cosa è e perché è utile la Farmacovigilanza.

Fai attenzione anche ad evitare di guidare o di usare a lavoro apparecchi potenzialmente pericolosi se ti senti molto affaticato.

Utilizzo di sostanze “complementari”, prodotti omeopatici, naturali o altri medicinali “alternativi”: 

Molte persone sono solite ricorrere all’automedicazione o al ricorso di sostanze che rientrano in qualche modo nella cosiddetta “Medicina alternativa”. Queste sostanze non sempre sono utili a curare la tua malattia, e molto spesso invece possono interagire o compromettere l’efficacia dei medicinali effettivamente efficaci prescritti dal tuo medico per curare la tua malattia. Anche il farmacista può darti preziosi consigli su un utilizzo appropriato di queste sostanze, o comunicarti quando sono controindicate.

Nel caso di LYRICA informa il tuo medico o il farmacista per:

  • qualsiasi altro prodotto erboristico o “integratore” che stai utilizzando o che intendi utilizzare;
  • qualsiasi altro prodotto “omeopatico” che stai utilizzando o intendi utilizzare, consultati con il farmacista.

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Prima volta e sesso: consigli su come introdurre il pene in vagina

MEDICINA ONLINE SESSO ANALE ANO RETTO LUBRIFICANTE PRIMA VOLTA COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA CAMEL TOE LOVE FIRST TIME LOVER SEX GIRL MAN YOUNG WOMAN WA SQUIRTIG.jpgUna delle difficoltà che molti ragazzi e ragazze vivono, soprattutto nel corso delle prime loro esperienze sessuali, è quello di riuscire ad introdurre con semplicità il pene all’interno della vagina.
Nelle scene di molti film questa fase abbastanza delicata viene mostrata come se si trattasse di un’azione automatica che consente un incastro facilissimo da realizzare ma, in realtà, non è sempre così. Infatti spesso nei film accade che gli attori, in qualsiasi luogo si trovino, mediante qualsiasi posizione assunta e con ogni tipologia di abito addosso, riescano soltanto attraverso l’avvicinamento dei corpi, ad iniziare il rapporto con estrema naturalezza.

Da dove cominciare?

Conoscere la corretta anatomia degli organi genitali è il primo punto di partenza per non avere difficoltà nell’atto penetrativo. La vagina infatti non è perpendicolare al corpo ed è quindi fondamentale conoscerne la direzione per orientare correttamente il pene al momento della penetrazione; anche il pene in erezione non è mai tangenziale al corpo. Al fine di non provare e non far sentire dolore al partner ma, al contrario, godere appieno del rapporto sessuale, è quindi importante agevolare le conformazioni corporee e pensare alla penetrazione del pene in vagina come se si dovesse infilare un guanto partendo dall’alto verso il basso con la massima inclinazione del corpo femminile per iniziare e poi modificando l’angolo di questa fino alla posizione desiderata. La vagina bisogna considerarla come se fosse un sacchetto vuoto per tipologia di forma, capace di modificarsi straordinariamente grazie alla sua naturale capacità elastica.

Preliminari

Per fare l’amore la prima volta come si deve, prima di tutto non saltate i preliminari. Queste carezze permettono di scoprire il corpo dell’altro e instaurano una complicità tra i partner. Lasciati andare a queste sensazioni ancora sconosciute, per capire quello che provoca piacere a te e al tuo compagno. Carezze intime, baci languidi e massaggi erotici favoriscono l’eccitazione di cui avrete bisogno per passare all’atto sessuale. Toccate, massaggiate e baciate il vostro partner dappertutto, fino alle parti intime. Non esitare a dire al tuo partner di rallentare, se provi fastidio.

Leggi anche: Un uomo può avere un orgasmo senza eiaculare sperma?

Preparare la vagina con le dita alla prima penetrazione

L’erezione del pene e la lubrificazione vaginale indicano la presenza di uno stato eccitatorio da parte dei due partner; tali condizioni sono importantissime per iniziare la penetrazione nel modo giusto. Bisogna “preparare” la vagina (e l’imene se presente) con un dito (e poi due) in precedenza durante le “prime volte” senza la penetrazione con il pene. Inoltre i ragazzi/adulti devono sapere che non solo con la masturbazione si possono procurare facilmente orgasmi in tutte le donne e a tutte le età, ma anche con le dita in vagina (e anche con un dito nell’ano, che facilita l’orgasmo, come scriveva Grafenberg già nel 1950) che si muovono circolarmente o avanti e indietro, specialmente se contemporaneamente si stimola anche il clitoride. Insomma si deve spiegare ai ragazzi a distendere gradualmente l’imene con le dita, delicatamente, senza dolore prima della deflorazione. La delicata stimolazione del punto G (vedi immagine in basso: il punto G è indicato in giallo) è molto eccitante per la maggioranza delle donne.

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Lubrificante per facilitare la penetrazione?

Una penetrazione vaginale difficoltosa, può essere di molto facilitata da un lubrificante di buona qualità, fatto che rende il rapporto più piacevole ed appagante per entrambi i partner. Il miglior lubrificate attualmente sul mercato, selezionato, testato e consigliato dal nostro Staff, è il seguente: http://amzn.to/2BUNEAO. Questo prodotto facilita e rende più piacevole sia il sesso vaginale che anale e può essere usato da solo, cospargendolo su dito/sex toy e superficie esterna dell’ano, o inserendolo all’interno dell’ano tramite un clistere di alta qualità come questo: http://amzn.to/2kmuIU4

Vibratori e sex toy

Esistono una serie di vibratori e sex toy, che possono essere usati per ottenere più piacere e rendere più appagante il rapporto per entrambi i partner, noi vi consigliamo questi:

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In che posizione farlo la prima volta?

Se è la tua prima volta, rimanda le posizioni acrobatiche a quando sarete entrambi più esperti. Importante: non correre. Per la prima volta, la posizione del missionario (donna stesa a pancia in alto e lui sopra di lei) è la migliore. In questa posizione, la penetrazione è più naturale, dato che il pene si trova abbastanza allineato con la vagina. In seconda opzione, la donna può scegliere di stare a cavalcioni su di lui. Questa posizione permette alla donna di guidare il pene all’interno della sua vagina e di poter controllare i suoi movimenti. Tuttavia, al primo dolore, la donna potrebbe totalmente fermarsi, mentre invece – nella posizione del missionario – è l’uomo che spinge, anche se la donna prova un po’ di dolore e questo potrebbe aiutare la deflorazione. A penetrazione avvenuta, poi, se vi sentite pronti, potete già sperimentare qualche posizione diversa: usate la fantasia! Alla fine del rapporto, ed anche nelle prime ore successive, è normale essere un po’ indolenziti nelle zone dei genitali.

Fare l’amore la prima volta: la rottura dell’imene fa male?

Fare l’amore la prima volta implica quasi sempre la rottura dell’imene, una membrana che ricopre parzialmente l’orifizio vulvare della vagina. L’imene non ricopre del tutto la vagina, bensì ha una o più piccole aperture fisiologiche, necessarie per far defluire il sangue mestruale anche nel caso in cui la donna sia vergine nel menarca (cioè la prima mestruazione). Durante la penetrazione l’imene si rompe parzialmente o totalmente, il che – in alcune – può provocare un leggero sanguinamento e/o un lieve dolore. Queste perdite possono ricomparire anche nel secondo o terzo rapporto e ciò è del tutto normale. L’imene può anche non rompersi del tutto nel primo rapporto, tuttavia – dopo alcune penetrazioni – tenderà a logorarsi fino a praticamente sparire. La pratica regolare di uno sport, come ad esempio la danza o l’equitazione, distende molto l’imene: in questi casi la penetrazione sarà meno dolorosa. Dolore e sanguinamento sono comunque molto limitati: solo in caso di grande emorragia che non si blocca da sola, sarebbe il caso di contattare il medico.

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Com’è fare l’amore la prima volta?

È davvero difficile arrivare “al settimo cielo” durante la prima volta, questo a causa di molti fattori, come ad esempio la paura di sentire dolore e lo stress. Solitamente c’è bisogno di pratica prima di arrivare a provare sensazioni veramente piacevoli, quindi non preoccupatevi se la prima volta è stata un “disastro”: spesso la prima volta viene idealizzata e quasi sempre, subito dopo, si ha come la sensazione che non sia stato un granché, specie tra le donne. Ripeto: non preoccupatevi: i vostri rapporti saranno sempre migliori e presto vi renderete conto che la penetrazione non è l’unica fonte di piacere.

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Quanto conta la lunghezza del pene?

Il piacere fisico provato durante il rapporto non è necessariamente correlato alle dimensioni del pene. Certamente un micropene potrebbe rendere impossibile fornire un piacere sessuale completo ed appagante alla partner. In genere qualsiasi pene di dimensioni normali, che almeno superi i 10 cm di lunghezza in erezione, è capace di fornire buone “prestazioni”, tuttavia la sensazione di pienezza – in base all’opinione di molte donne – si raggiunge con un pene di oltre i 16 cm di lunghezza e 13 di circonferenza.

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E se il pene è troppo grande?

Alcuni ragazzi potrebbero giustamente avere dubbi e timori riguardo la penetrazione, facendo i calcoli sulla lunghezza della vagina e su quella del pene: “se la vagina è lunga circa 7 cm mentre il pene in erezione raggiunge misure maggiori, in media circa 15 cm, come fa un pene ad entrare in vagina senza che si percepisca dolore?”.
La vagina nella parte anteriore misura circa dai 6 ai 7,5 cm mentre nella parte posteriore raggiunge i 9 cm ma la sua grande capacità è quella di potersi dilatare, come se fosse un elastico, sia in lunghezza che in larghezza e quindi di potere accogliere senza alcun problema un pene che in erezione risulta essere più lungo e grosso delle sue dimensioni.
È anche vero che se in media un pene eretto raggiunge la lunghezza di circa 15 cm, ci sono alcuni casi in cui il pene dell’uomo si spinge oltre i 20 cm: in tale circostanza può essere necessario fare entrare il pene in vagina con una certa attenzione, ovvero più lentamente e meno in profondità, per evitare fastidiosi traumi alla vagina ed all’utero. Può anche accadere che una piccola parte del pene resti fuori dalla vagina durante la penetrazione ma senza che questo rappresenti un impedimento al piacere del rapporto ed al raggiungimento dell’orgasmo per entrambi i partner.

Le precauzioni da prendere

Il fatto che si tratti della tua prima volta non vi esime dal prendere precauzioni: usate il preservativo per evitare qualsiasi malattia sessualmente trasmissibile e gravidanze indesiderate. Inoltre prima e dopo ogni rapporto lavate in modo adeguato i vostri genitali e le zone limitrofe, soprattutto l’ano. Per approfondire:

Dolore durante la penetrazione

Secondo alcune statistiche, addirittura 1 donna su 7 prova dolore durante l’atto penetrativo. È ovvio che questa condizione, spesso tenuta nascosta da molte donne, crea un intenso disagio sia per la donna che all’interno del rapporto di coppia. Se c’è dolore durante la penetrazione, è chiaro che continuare ad  insistere senza prima affrontare efficacemente il problema, non farà altro che intensificare il dolore. Sia fattori psicologici che fisici possono determinare tale situazione. Il vaginismo ad esempio è un tipo di disturbo caratterizzato dalla contrazione involontaria dei muscoli perivaginali che può rendere difficile e dolorosa il tentativo di penetrazione. Tale contrazione per la donna è involontaria, nel senso che non è lei che decide consapevolmente di irrigidirsi ma accade per motivi fisiologici ma più spesso per cause di natura psichica.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Coligas contro pancia gonfia, meterorismo e dolori addominali

MEDICINA ONLINE COLIGAS METEORISMO PANCIA GONFIA COMPRESSE  FARMACO FARMACIA PHARMACIST PHOTO IMAGE PHOTO PICTURE HI RES INIEZIONE  PER OS SANGUE INTRAMUSCOLO CUORE PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA EFFETTI COLLATERALI CONTRO.jpgColigas è il nuovo prodotto Aboca a base di estratti di Cumino, Carvi, Finocchio, Menta e Camomilla che, grazie al contenuto di oli essenziali, riducono efficacemente a risolvere i problemi di gonfiore addominale. L’azione sinergica di estratti secchi liofilizzati di Coriandolo e Zenzero, ad elevato contenuto di principi attivi, agiscono sulla fisiologica eliminazione dei gas in eccesso e aiutano a prevenirne la loro formazione. Gli estratti di erbe, infatti migliorano la regolare mobilità gastrointestinale e migliorano la funzionalità digestiva dello stomaco e dell’intestino riequilibrando la flora batterica. Coligas è un integratore alimentare utile per favorire, con una duplice azione, il benessere dell’intestino.

Coligas: un supporto contro i gonfiori addominali
Coligas può aiutare la regolarizzare la normale attività di eliminazione dei gas intestinali. La vita moderna è accompagnata da stress, cattiva alimentazione e una vita sregolata. Le cause del gonfiore addominale possono essere molteplici, dalla colite fino ai disturbi dell’apparato digerente. Dai laboratori erboristici nasce Coligas un integratore in opercoli, tisana o gocce che permette di regolarizzare le funzioni intestianali e gastriche. Infatti Coligas è costituito da una potente sinergia tra erbe carminative, vitamine del gruppo B e fermenti lattici vivi. Gli opercoli Coligas, probiotici, microincapsulati, raggiungono l’intestino dove sprigionano i principi attivi e risolvono efficacemente i problemi agendo anche sulla flora intestinale. Coligas: rimedio contro la flatulenza e i gonfiori addominali. Disturbo digestivo più comune è la flatulenza. Ognuno di noi ha dei gas intestinali, ma quando questi creano dei disturbi potrebbero essere indicatori d un problema più complesso. Aria ingerita o batteri presenti nel cibo non digerito, queste sono le principali cause del problema. L’aria passa dalla bocca per arrivare all’intestino dove rimane intrappolata espandendosi e tendendo le terminazioni nervose e creando, così, disturbi e gonfiore. Mangiare troppo provoca una sopraffazione degli enzimi digestivi, il cibo non digerito diventa un terreno di crescita per i batteri putrefattivi responsabili della formazione di gas. Frutta e verdura, latticini e cerali possono causare questo tipo di problemi in alcuni soggetti. La grande quantità di fibre presenti in questa tipologia di alimenti non viene assorbita dall’organismo provocando a sua volta problemi nella digestione.

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Coligas e le piante carminative
E’ definito carminativo un prodotto che è capace di ridurre la formazione di gas intestinali oppure i indurne l’eliminazione. Le sostanze carminative normalmente presentano una composizione di oli essenziali che calma lo stomaco, aumentando la peristalsi evitando così il ristagno prolungato dei gas nell’intestino, riducendo il gonfiore ed i fastidi ad esso collegati.

Alcune piante carminative come il Coligas sono:

  • Aneto
  • Carota
  • Coriandolo
  • Cumino dei prati
  • Cuscuta
  • Finocchio marino
  • Nepetella
  • Sedano
  • Sedano montano
  • Garofano
  • Noce moscata
  • Zenzero

Coligas: tanti formati
La casa produttrice Aboca consiglia di evitare l’abuso del prodotto fornendo delle dosi consigliate ben precise: per il Coligas opercoli è consigliata l’assunzione di 2 opercoli 2 volte al giorno prima dei pasti principali, Inoltre il prodotto può essere utilizzato anche al bisogno assumendo 2 opercoli fino ad un massimo di 3 volte al giorno nell’arco della giornata. Coligas Tisana. Coligas tisana si prepara come un normale infuso con filtri. Può essere assunto più volte al giorno. La composizione delle erbe che lo compongono unito agli oli essenziali la rendono una bevanda piacevole e gradevole, se non si vuole rinunciare a dolcificare l’infuso è consigliato l’uso del miele in luogo dello zucchero. Coligas in gocce. Grazie al tappo dosatore Coligas gocce può essere assunto per 2 o 3 volte al giorno fino a un massimo di 50 gocce per giorno. In tutti i casi sopra indicati non è consigliato superare le dosi. Coligas appartiene alla famiglia degli integratori alimentari e come tale non sostituisce una dieta alimentare completa. Le erbe utilizzate per comporre il Coligas sono adatte a riequilibrare il fisiologico funzionamento intestinale limitando i disagi da gonfiori intestinali.

Visita il sito del produttore seguendo questo link.

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Differenza tra disfagia ai liquidi e ai solidi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ACIDITA STOMACO FARMACI ANTIACIDI BRUCIORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari AnoCon il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori, subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie;

La disfagia si classifica in:

  • disfagia ai solidi: quando la difficoltà di transito riguarda il cibo solido ma non il liquido;
  • disfagia ai semiliquidi o liquidi;
  • disfagia a solidi e liquidi.

A livello funzionale e semeiotico, si distingue inoltre tra:

  • Disfagia ortodossa, nel caso di difficoltà di transito all’inizio con i solidi, poi anche con i liquidi
  • Disfagia paradossa, nel caso di difficoltà di transito all’inizio con i liquidi, poi anche con i solidi (frequente in caso di acalasia esofagea).

Per approfondire:

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Come superare il dolore della fine di una relazione d’amore

MEDICINA ONLINE TRADIMENTO 10 UOMINI DA EVITARE RELAZIONE GELOSIA PATOLOGICA NORMALE DIFFERENZE GEALOUS GIRL BOY MAN WOMAN LOVE WALLPAPER AMICIZIA RAPPORTO SESSO TRADIRE FIDANZATI MATRIMONIO MARITO MOGLIE SCOPRIRE HDLa fine di una relazione causa dolore, la donna vive l’impatto della separazione come se si trattasse della morte di una persona amata e l’uomo crede che tutto sia terminato, che il mondo gli sia caduto addosso e che non avrà più ulteriori opportunità di incontrare il grande amore. Quando termina una relazione la maggioranza delle persone sente come un grande vuoto e vive la situazione come un fallimento. Molti semplicemente sono solo troppo pigri per dover iniziare tutto da zero. Di seguito vi propongo alcune idee che normalmente mi confidano le persone che hanno sofferto di una separazione e cercano aiuto.

“Il tempo passa ma il dolore non se ne va”

Molte persone desiderano dimenticare il compagno di anni di vita in pochi mesi, ma è semplicemente impossibile. Qualcuno si da alla pazza gioia nel tentativo di affrontare la vita con una prospettiva totalmente diversa da quella che si aveva prima, la persona si butta in nuove avventure secondo il vecchio detto: “chiodo scaccia chiodo”: questa tecnica funziona per ben pochi, quando finisce la pacchia il dolore sembra peggiorare e la mancanza dell’essere amato si sente ancora più forte.
Cerchiamo invece di accettare il dolore, viverlo e non tentare di sostituire l’amore perso con una avventura. Poco a poco saremo capaci di liberarci completamente della sensazione di perdita e così riprendere, se lo desideriamo, la ricerca di una persona a cui dare il nostro amore senza riserve e senza i fantasmi del passato.

Leggi anche: La paura di restare single ti fa scegliere il partner sbagliato

“Non merito quello che mi sta accadendo”

La posizione della vittima abbandonata non risolverà il conflitto interiore. Quando una relazione termina entrambe le parti ne hanno la responsabilità. La cosa più utile è analizzare quali sono stati i nostri errori per tentare di non commetterli in futuro.

“Non posso accettarlo”

È perfettamente comprensibile che ci costi molto accettare una realtà per molti versi dura, che non avremmo desiderato, ma più tardi accettiamo il cambiamento più tempo perderemo prima di liberarci del dolore ed aprirci totalmente ad un nuovo amore. Assumere atteggiamenti del tipo: “non è successo niente” o vivere nell’illusione di una possibile riconciliazione in un futuro che non avverrà mai è una forma di auto-tortura psicologica; anche se nella prima fase della rottura la negazione, l’ira, l’odio e la depressione sono risposte abbastanza comuni.

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“La colpa è tutta mia”

Anche se probabilmente alcune persone hanno una responsabilità maggiore di altre nella fine della relazione, è certo che continuare a fare pensieri auto-denigranti non risolverà il problema ma addirittura ci chiuderà in un cerchio portandoci all’immobilismo. Se la relazione è definitivamente terminata è ci rendiamo conto che oggettivamente abbiamo fatto no degli sbagli, ci resta almeno di trarre esperienza dagli errori commessi per affrontare le nuove relazioni da un punto di vista più maturo.

Leggi anche: Dipendenza affettiva: riconoscerla, affrontarla e superarla

“Non incontrerò mai più una persona come lui/lei”

Probabilmente è così, non esistono al mondo due persone identiche, tutti abbiamo diverse virtù e difetti ma questo non vuol dire che non incontreremo un altra persona, diversa, ma che giungeremo ad amare con la stessa intensità, forse anche proprio perché diversa.

La fine di una relazione implica momenti di tensione, angustia, depressione, nostalgia ma è sempre superabile a patto che si viva come un cambiamento in più che dobbiamo affrontare nella vita e dal quale dobbiamo uscire rafforzati e con una maggiore maturità emotiva per affrontare le relazioni future.

Se credi di avere dei problemi con il tuo ex partner o non riesci a gestire da sola o da solo la fine di una relazione, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a superare questa situazione difficile.

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