Orologio biologico: come funziona e perché è importante

MEDICINA ONLINE STANCHEZZA COSA FARE ASTENIA SONNOLENZA LAVORO DORMIRE MALE REGOLE AIUTO CAUSE CURE MANCANZA DI FORZA DEPRESSIONE MUSCOLI SENZA FORZE MANCANZA DI ENERGIE SPORT MOVIMENTOLe scoperte sul suo funzionamento hanno fruttato quest’anno il premio Nobel per la Medicina a tre ricercatori americani: Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young. Ma che cos’è davvero l’orologio biologico, come funziona e in che modo influisce sulla nostra vita e il nostro benessere? Risponde Roberto Manfredini, cronobiologo e professore di Medicina Interna all’Università di Ferrara, tra i massimi esperti dell’argomento in Italia.

Il ritmo arcaico che prevede il futuro

Racconta Manfredini che l’essere vivente più antico del mondo, un’ameba che ha 1,8 miliardi di anni, è costituita da un’unica cellula e ha tre ritmi circadiani: uno per la fotosensibilità, uno per la luminescenza e uno per la riproduzione cellulare. “Se una monocellula che ha quasi due miliardi di anni ha tre ritmi circadiani e questa capacità di essere ritmici è arrivata fino a noi, evidentemente comporta un vantaggio selettivo, e questo vantaggio è chiamato anticipazione. Se una funzione è ritmica, ha un massimo e un minimo prevedibili, si sa che si ripeteranno. Se ho questa conoscenza e so prima cosa avverrà in futuro, so per esempio quando aspettarmi il cibo e il mio organismo organizzerà tutto ciò che serve in funzione di quel momento. Solo così si spiega perché questo sistema di segnalazione è rimasto, ed è arrivato fino a noi”.

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Le origini della cronobiologia

“Mike Young e colleghi hanno fatto senz’altro un gran lavoro, ma il papà mondiale della cronobiologia è Franz Halberg”, austriaco, trasferitosi negli Stati Uniti per fuggire alle persecuzioni naziste, a Minneapolis cominciò a studiare i ritmi circadiani negli anni 50. “All’epoca era come parlare di oroscopo, la comunità scientifica non ti prendeva seriamente”, racconta Manfredini, che ancora negli anni ’80, ai suoi esordi, quando parlava di come le patologie hanno punte di frequenza legate al ritmo circadiano ricorda di essere stato deriso da platee di medici che a questo cosa del ritmo biologico proprio non credevano.

Che cos’è il ritmo circadiano?

“Ogni cellula ha una determinata serie di geni, che sintetizzano proteine le quali, quando raggiungono il massimo di produzione si autobloccano, si degradano e quando toccano il valore minimo sbloccano di nuovo il meccanismo facendo ricominciare il ciclo”. Questo è il meccanismo di base. Nella pratica abbiamo il sincronizzatore principale dell’organismo che è l’alternanza luce-buio. “La luce arriva alla retina, e oltre a consentirci di vedere, imbocca anche un’autostrada molto rudimentale, detta fascio retino ipotalamico diretto, che porta solo l’informazione sulla luminosità e fa scattare nell’ipotalamo un interruttore che dice ‘luce, blocco la melatonina, stai sveglio’ oppure ‘buio, aumento la melatonina, riposa’”.

Quindi l’orologio biologico principale, il master clock, si trova all’interno dell’ipotalamo, nel nucleo soprachiasmatico. “Si tratta di un pugno di neuroni, appena 20.000, capaci di fare da pace maker, cioè di dettare il ritmo alle cellule di tutto l’organismo. “Questo orologio biologico è indipendente dal tempo esterno, si tratta di un ritmo endogeno legato al movimento di rotazione terrestre di circa 24 ore. Il termine circadiano deriva proprio da questo: circa diem, all’incirca 24 ore, ma in realtà dura un po’ di più. La giornata per il nostro organismo sarebbe più lunga”, precisa Manfredini, “e questo spiega perché quando prendiamo un volo verso ovest, direzione nella quale allunghiamo la giornata, soffriamo meno di quando andiamo verso est, accorciandola. E lo stesso vale per ora solare e ora legale. I non vedenti totali, mancano della possibilità di sincronizzazione luce-buio e soffrono infatti spesso della cosiddetta ‘sindrome non 24’. Potendo contare solo sull’orologio endogeno, che ha un ciclo un po’ più lungo delle 24 ore, sono perennemente desincronizzati e in 10 giorni possono accumulare anche un giorno di distacco da tutte le altre persone”.

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Non c’è un solo orologio, ma tanti

Circa il 20% dei geni umani, cioè uno su 5, è circadiano-dipendente. Quando cala il buio assistiamo un calo di attività di tutti i geni che lavorano di giorno ed entra in azione la squadra di geni notturni”, semplifica il cronobiologo. A partire dai primi anni 2000 si è cominciato a identificare il meccanismo dell’orologio biologico prima in ogni apparato, poi in ogni cellula. In parte prendono ordini dal master clock, ma gli organi periferici hanno anche altri sincronizzatori. Per il tratto gastrointestinale, per esempio, un orologio importante è costituito dal cibo”. Luce e buio, attività e riposo, ritmo e tipo dei pasti, ogni orologio funzione in base a meccanismi propri. E ci sono fattori destabilizzanti per ciascuno. “L’alcol è un importante desincronizzatore dell’orologio biologico del fegato: in dosi massicce non solo intossica, ma modifica i geni orologio del fegato”.

Fuori sincrono

Ogni organo può perdere il proprio ritmo, il che lo rende più vulnerabile alle malattie. “Il cardiocito, la cellula del cuore, si nutre di acidi grassi e si attiva alle ore dei pasti. Se faccio un carico di lipidi la sera tardi, confondo il suo ritmo normale, l’enzima specifico non è pronto per lavorare i grassi in quel momento. A lungo andare questo può causare una desincronizzazione”.

C’è poi la possibilità di una perdita di ritmo generalizzata di tutto l’organismo. Questo può avvenire in maniera rapida o lenta. “La desincronizzazione rapida avviene con il jet lag”, spiega Manfredini. “Parti da Milano e vai a New York in aereo, otto ore di volo e sei di fuso. Arrivi che per te è sera ma lì è pomeriggio, tu hai fame e tra un po’ avrai sonno, non sei sincronizzato con l’orario di lì. Non tutti patiscono il jet lag allo stesso modo. Un terzo delle persone lo soffre pesantemente, un terzo in maniera media e un terzo non avverte nessun fastidio”. Sono tanti gli elementi che concorrono a far sentire di più o di meno il jet lag: dipende dalla lunghezza del volo, dal cronotipo, dall’età e dalla maggiore o minore abitudinarietà. Per chi ne soffre gli effetti sono disturbi del sonno, disorientamento, poco appetito, deconcentrazione.

Vi è poi una forma di desincronizzazione generale lenta, quella legata al lavoro su turni. “Si calcola che dal 20 al 30% della forza lavoro nei paesi industrializzati lavori di notte. Ci vogliono anni, ma alla lunga il turno desincronizza l’orologio biologico e molti studi hanno suggerito che possa per esempio provocare il cancro. Attenzione però”, mette in guardia il cronobiologo. “Molti dei lavori scientifici sull’argomento fatti sulle infermiere si basano su una coorte che parte molto indietro nel tempo, da un’epoca in cui i turni erano molto peggiori di quelli attuali, molto più nocivi. Uno schema classico di lavoro per le infermiere era: una settimana di mattina, una settimana di pomeriggio, una settimana di notte e una di riposo. Abituarsi a un ritmo e poi cambiarlo è in assoluto la cosa peggiore. La medicina del lavoro ha attinto a piene mani alla cronobiologia e i turni moderni sono molto diversi. Ora si alternano giornalmente pomeriggio, mattino, notte e riposo: più il turno è veloce, meno l’organismo soffre del cambiamento”.

La perdita di ritmo comunque può causare malattie. Tipicamentesindrome metabolica, diabete, ipertensione e anche neoplasie. L’aumento dell’illuminazione notturna della Terra contribuisce a sfasare i ritmi, per non parlare della luce blu, quella emessa da smartphone, tablet e pc, che ha un effetto di blocco della melatonina molto maggiore rispetto a tutta l’altra luce artificiale.

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Ognuno ha il suo ritmo

“Ognuno ha il suo cronotipo”, conferma Manfredini. “C’è chi funziona meglio al mattino, chi meglio alla sera, i famosi gufi e allodole. Prima si pensava che questo dipendesse da una variante veloce o lenta del gene Clock, in realtà oggi sappiamo che i geni coinvolti sono ameno 80”. Ma nel corso della vita si può anche cambiare cronotipo, in funzione dei sincronizzatori ambientali, dell’età, dell’attività lavorativa. Il meccanismo è dinamico e dipende da tante variabili: un chiaro esempio del mix di genetica e ambiente. Esistono su internet dei test, detti MEQ (Morningness-Eveningness Questionnaire), che sono questionari volti a stabilire che cronotipo siete. Cercateli su Google.

A che ora ci ammaliamo?

Ci sono momenti della giornata in cui alcuni organi sono più suscettibili ad avere problemi. “Tutte la variabili biologiche hanno un ritmo”, spiega Manfredini. “Se una serie di variabili sfavorevoli per l’organismo, che singolarmente non sono pericolose né mortali, accadono tutte nella stessa finestra temporale, possono comportare problemi seri. Parliamo del cuore. Al risveglio si verificano un picco della pressione arteriosa, c’è un tono coronarico maggiore quindi il flusso di sangue è ridotto, abbiamo il picco del cortisolo, l’ormone dello stress, una maggiore vasocostrizione, il picco di adrenalina e noradrenalina, la frequenza cardiaca più alta, le piastrine aderiscono maggiormente quindi è più facile che si formino trombi. Il risveglio è un evento stressante, e in chi è già a rischio (classico uomo sopra i 50, cicciottello con la pressione alta) è molto più probabile che nelle prime ore della giornata si verifichino infarto e ictus”.

C’è un momento d’oro per ogni cosa

Cominciamo dal sonno. “L’ora ideale per andare a letto è tra le 23 e le 24. È stata individuata con una serie di studi svolti negli anni ‘80-’90, verificando la qualità della performance dopo il sonno ma anche attraverso questionari soggettivi. Se si dorme da quell’ora per 7-8 ore, alla mattina ci si sente perfettamente riposati perché si sono rispettati i ritmi dell’organismo”. L’uomo è un animale diurno, di notte l’organismo va a scartamento ridotto. Non bisogna fare grandi mangiate la sera, per esempio, perché l’organismo si mette in stand-by e non consuma.

“La mattina è il momento migliore dal punto di vista delle performance psicofisiche, l’apprendimento, la memoria a breve termine, l’attenzione. Quindi l’orario scolastico in fondo è giusto. Dopo un calo nel primo pomeriggio, indipendente da quanto e cosa si mangia, ma che certo è più intenso se si è mangiato pesante, c’è di nuovo un altro momento buono intorno alle 15-16”. Il pomeriggio è il momento migliore per le prestazioni sportive: “la temperatura si alza, i muscoli danno prestazioni migliori”.

Cronoterapia: curarsi in base all’ora

Franz Halberg usava dire che non è solo la dose di un farmaco ma anche l’ora in cui lo assumi può far diventare una sostanza benefica o malefica. Ogni sostanza deve essere lavorata da enzimi, che dipendono da attività cellulari che hanno un massimo e un minimo. Ci sono, insomma, momenti migliori di altri anche per curarsi. “Ora noi sappiamo che alcune patologie hanno momenti di maggior rischio e vogliamo essere efficaci nel proteggerci dal quel rischio. C’è un picco di pressione alta la mattina, ma proprio la mattina è il momento in cui spesso si prende la pillola per la pressione, cioè ad almeno 23 ore di distanza da quando ne avremmo bisogno. Prima di tutto allora dobbiamo essere certi che la pastiglia copra efficacemente le 24 ore. In certi pazienti ipertesi, la cui pressione di notte non si abbassa, potrebbe aver senso dare almeno un farmaco alla sera”.
E poi ci sono i tumori. “Molti oncologi fanno la cronoterapia in diversi centri italiani: cercano di dare la chemio nel momento in cui la cellula tumorale si moltiplica per essere più efficaci sulle cellule malate e meno aggressivi con quelle sane. In Francia ci sono ospedali in cui sono stati modificati i turni di lavoro per fare la chemio ai pazienti di notte dato che in quel momento si uccidono più cellule maligne risparmiando le altre. I tassi di sopravivenza sono simili a quelli della somministrazione classica, ma gli effetti collaterali sono molti meno e la qualità di vita del paziente è perciò assai più alta”.

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17 marzo: Giornata mondiale del sonno

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma 17 MARZO GIORNATA MONDIALE SONNO DORMIRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl 17 marzo è la Giornata mondiale del sonno: un evento annuale che ha lo scopo di richiamare l’attenzione sul sonno e sui disturbi ad esso connesso. Ecco una serie di miei articoli che riguardano l’attività che occupa ben un terzo delle nostre vite: il dormire!

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Mi alzo spesso di notte per urinare: quali sono le cause e le cure?

MEDICINA ONLINE NAUSEA MAL DI PANCIA REFLUSSO GE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO APPARATO DIGERENTE CIBO TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI VOMITO SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI FEGATOLa necessità di svegliarsi più volte durante la notte con lo stimolo urgente di urinare, in termini medici viene chiamata “nicturia” o “pollachiuria notturna“. Svegliarsi una singola volta è considerato normale, diverso è invece il caso quando si verificano vari episodi nella stessa notte .

Quali sono le cause non patologiche che provocano la nicturia?

La nicturia non è necessariamente provocata da una malattia: ci sono alcune condizioni e situazioni che possono determinarla, spesso in modo transitorio, come ad esempio:

Nicturia ed alimentazione

Una alimentazione che comprenda una forte assunzione di proteine, come la dieta iperproteica o l’uso smodato di integratori di proteine, può determinare nicturia. Anche l’assunzione di bevande stimolanti come il caffè possono aumentare lo stimolo ad urinare la notte. Mangiare cibi particolarmente salati la sera, ad esempio una pizza, può portare ad assumere molta acqua prima di andare a dormire e portare a nicturia transitoria. Assumere cibi che irritano la prostata potrebbero determinare pollachiuria e nicturia, a tal proposito leggi: Il peperoncino e gli altri cibi che irritano la tua prostata e possono causarti eiaculazione precoce

Anche l’eccesso o assunzione tardiva di liquidi durante la giornata può determinare una situazione di nicturia. Una causa di pollachiuria notturna può essere l’assunzione di bevande alcoliche durante la serata, a tal proposito leggi anche: Perché quando si beve molto alcool si urina di più?

Quali sono le cause patologiche che provocano la nicturia?

La nicturia può essere anche provocata da patologie ed in questo caso la nicturia è difficilmente temporanea, bensì diventa persistente. Ecco alcune patologie che determinano spesso nicturia, sia in maniera diretta che indiretta:

Sintomi e segni associati alla nicturia

Possibili sintomi e segni associati alla nicturia, sono:

  • poliuria notturna: il corpo produce un grande volume di urina durante il sonno (normale quantità di urine nelle 24 ore con volume notturno superiore al 35% rispetto al totale);
  • poliuria: produzione di una grande quantità di urina al giorno (superiore ai 2.500-3.000 ml nelle 24 ore);
  • pollachiuria: aumento della frequenza della minzione con emissioni di piccole quantità di urina.

Per approfondire leggi:

Diagnosi della causa nicturia

Per individuare la causa a monte che determina la nicturia è necessario l’intervento del medico, che comprende generalmente questi step diagnostici:

Trattamento

Il trattamento della nicturia dipende dalla causa a monte che la provoca. Nel caso la nicturia si verifichi in modo transitorio, spesso non è necessario alcun intervento per risolvere la situazione. Se la nicturia è persistente, esistono alcune opzioni di trattamento:

Farmaci:

  • Farmaci antidepressivi ad azione anticolinergica: riducono i sintomi della vescica iperattiva, agendo a livello del muscolo destrusore e migliorando lo svuotamento vescicale;
  • Bumetanide e furosemide: diuretici che agiscono regolando la produzione di urina;
  • Imipramina: antidepressivo triciclico che diminuisce la produzione di urina, indicato anche per l’enuresi notturna;
  • Desmopressina: analogo della vasopressina che aiuta i reni a produrre meno urina.

Interventi:

Se la nicturia è causata da patologie potenzialmente gravi, come diabete ed insufficienza renale, la cura dipenderà ovviamente dal trattamento della patologia a monte che determina la nicturia.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Nicturia: cos’è, cosa la provoca e come si cura

MEDICINA ONLINE NAUSEA MAL DI PANCIA REFLUSSO GE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO APPARATO DIGERENTE CIBO TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI VOMITO SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI FEGATOLa necessità di svegliarsi più volte durante la notte con lo stimolo urgente di urinare, in termini medici viene chiamata “nicturia“. Svegliarsi una singola volta è considerato normale, diverso è invece il caso quando si verificano vari episodi nella stessa notte (pollachiuria notturna).

Quali sono le cause non patologiche che provocano la nicturia?

La nicturia non è necessariamente provocata da una malattia: ci sono alcune condizioni e situazioni che possono determinarla, spesso in modo transitorio, come ad esempio:

Nicturia ed alimentazione

Una alimentazione che comprenda una forte assunzione di proteine, come la dieta iperproteica o l’uso smodato di integratori di proteine, può determinare nicturia. Anche l’assunzione di bevande stimolanti come il caffè possono aumentare lo stimolo ad urinare la notte. Mangiare cibi particolarmente salati la sera, ad esempio una pizza, può portare ad assumere molta acqua prima di andare a dormire e portare a nicturia transitoria. Assumere cibi che irritano la prostata potrebbero determinare pollachiuria e nicturia, a tal proposito leggi: Il peperoncino e gli altri cibi che irritano la tua prostata e possono causarti eiaculazione precoce

Anche l’eccesso o assunzione tardiva di liquidi durante la giornata può determinare una situazione di nicturia. Una causa di pollachiuria notturna può essere l’assunzione di bevande alcoliche durante la serata, a tal proposito leggi anche: Perché quando si beve molto alcool si urina di più?

Quali sono le cause patologiche che provocano la nicturia?

La nicturia può essere anche provocata da patologie ed in questo caso la nicturia è difficilmente temporanea, bensì diventa persistente. Ecco alcune patologie che determinano spesso nicturia, sia in maniera diretta che indiretta:

Sintomi associati alla nicturia

  • Poliuria notturna: il corpo produce un grande volume di urina durante il sonno (normale quantità di urine nelle 24 ore con volume notturno superiore al 35% rispetto al totale).
  • Poliuria: produzione di una grande quantità di urina al giorno (superiore ai 2.500-3.000 ml nelle 24 ore).
  • Pollachiuria: aumento della frequenza della minzione con emissioni di piccole quantità di urina.

Per approfondire leggi:

Diagnosi della causa nicturia

Per individuare la causa a monte che determina la nicturia è necessario l’intervento del medico, che comprende generalmente questi step diagnostici:

Trattamento

Il trattamento della nicturia dipende dalla causa a monte che la provoca. Nel caso la nicturia si verifichi in modo transitorio, spesso non è necessario alcun intervento per risolvere la situazione. Se la nicturia è persistente, esistono alcune opzioni di trattamento:

Farmaci:

  • Farmaci antidepressivi ad azione anticolinergica: riducono i sintomi della vescica iperattiva, agendo a livello del muscolo destrusore e migliorando lo svuotamento vescicale;
  • Bumetanide e furosemide: diuretici che agiscono regolando la produzione di urina;
  • Imipramina: antidepressivo triciclico che diminuisce la produzione di urina, indicato anche per l’enuresi notturna;
  • Desmopressina: analogo della vasopressina che aiuta i reni a produrre meno urina.

Interventi:

Se la causa di nicturia dipende da patologie potenzialmente gravi, come diabete ed insufficienza renale, la cura dipenderà ovviamente dal trattamento della patologia a monte che determina la nicturia.

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Ritmo circadiano: caratteristiche, durata, luce e melatonina

MEDICINA ONLINE SONNO DORMIRE RIPOSARE RIPOSINO PISOLINO RUSSARE CUSCINO LETTO NOTTE POMERIGGIOIl ritmo circadiano, in cronobiologia e in cronopsicologia, è un ritmo caratterizzato da un periodo di circa 24 ore. Il termine “circadiano”, coniato da Franz Halberg, viene dal latino circa diem e significa appunto “intorno al giorno”. Il primo a intuire che i ritmi osservati potessero essere di origine endogena fu lo scienziato francese Jean-Jacques d’Ortous de Mairan che nel 1729 notò che i modelli di 24 ore nei movimenti delle piante continuavano anche quando queste venivano tenute in condizioni di buio costante. Esempi sono il ritmo veglia-sonno, il ritmo di secrezione del cortisolo e di varie altre sostanze biologiche, il ritmo di variazione della temperatura corporea e di altri parametri legati al sistema circolatorio. Oltre ai ritmi circadiani sono stati identificati e studiati vari ritmi circasettimanali, circamensili, circannuali. Si pensa che i ritmi circadiani si siano originati nelle protocellule, con lo scopo di proteggere la replicazione del DNA dall’alta radiazione ultravioletta durante il giorno. Come risultato, la replicazione avveniva al buio. Il fungo Neurospora, che esiste ancora oggi, contiene questo meccanismo regolatore.

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Caratteristiche

Il sistema circadiano endogeno è una sorta di complesso “orologio interno” all’organismo che si mantiene sincronizzato con il ciclo naturale del giorno e della notte mediante stimoli naturali come la luce solare e la temperatura ambientale, ed anche stimoli di natura sociale (per esempio il pranzo o la cena sempre alla stessa ora). In assenza di questi stimoli sincronizzatori (per esempio in esperimenti condotti dentro grotte o in appartamenti costruiti apposta) i ritmi continuano ad essere presenti, ma il loro periodo può assestarsi su valori diversi, per esempio il ciclo veglia-sonno tende ad allungarsi fino a 36 ore, mentre il ciclo di variazione della temperatura corporea diventa di circa 25 ore.

I ritmi circadiani sono importanti per determinare i modelli di sonno e veglia di tutti gli animali, inclusi gli esseri umani. Vi sono chiari modelli dell’attività cerebrale, di produzione di ormoni, di rigenerazione cellulare e altre attività biologiche collegate a questo ciclo giornaliero.

Il ritmo è collegato al ciclo luce-buio. Animali tenuti in totale oscurità per lunghi periodi funzionano con un ritmo che si “regola liberamente”. Ogni “giorno” il loro ciclo di sonno avanza o regredisce a seconda che il loro periodo endogeno sia più lungo o più corto di 24 ore. Gli stimoli ambientali che ogni giorno resettano i ritmi sono chiamati Zeitgebers (tedesco, letteralmente significa: “donatori di tempo”). È interessante notare che mammiferi totalmente sotterranei (come il topo-talpa cieco spalax) sono capaci di mantenere il loro orologio interno in assenza di stimoli esterni.

In esseri umani che si sono volontariamente isolati in grotte e senza stimoli esterni si è notato che il ritmo circadiano sonno-veglia tende progressivamente ad allungarsi, sino ad arrivare a “giornate” di 36 ore. Fondamentale come regolatore dell’orologio interno appare quindi il ruolo della luce solare.

L'”orologio circadiano” nei mammiferi è collocato nel nucleo soprachiasmatico (SCN), un gruppo definito di cellule situato nell’ipotalamo. La distruzione dell’SCN causa la completa assenza di un regolare ritmo sonno/veglia. L’SCN riceve informazioni sull’illuminazione attraverso gli occhi. La retina degli occhi non contiene solo i “classici” fotorecettori, ma anche cellule gangliari retinali fotosensibili. Queste cellule, che contengono un pigmento chiamato melanopsina, seguono un tragitto chiamato tratto retinoipotalamico, che collega all’SCN. È interessante notare che se le cellule provenienti dall’SCN sono rimosse e coltivate in laboratorio mantengono il loro ritmo in assenza di stimoli esterni. Sembra che l’SCN prenda le informazioni sulla durata del giorno dalla retina, le interpreti e le invii alla ghiandola pineale (una struttura delle dimensioni di un pisello situata nella parete posteriore del terzo ventricolo) la quale secerne melatonina in risposta allo stimolo. Il picco di secrezione della melatonina si raggiunge durante la notte.

Le piante sono organismi sensibili, e perciò sono strettamente legate con l’ambiente circostante. L’abilità di sincronizzarsi con i cambiamenti giornalieri della temperatura e della luce sono di grande vantaggio per le piante. Per esempio, il ciclo circadiano esercita un contributo essenziale per la fotosintesi, conseguentemente permette di aumentare la crescita e la sopravvivenza delle piante stesse.

La luce e l’orologio biologico

L’abilità della luce di azzerare l’orologio biologico dipende dalla curva di risposta di fase (alla luce). Dipendentemente dalla fase del sonno, la luce può avanzare o ritardare il ritmo circadiano regolando i livelli di melatonina. L’illuminazione richiesta varia da specie a specie: nei roditori notturni, ad esempio, è sufficiente una diminuzione di luce molto inferiore rispetto all’uomo per l’azzeramento dell’orologio biologico. Oltre all’intensità della luce, la lunghezza d’onda (o colore) della luce è un importante fattore per la determinazione del grado a cui l’orologio è azzerato. La melanopsina è eccitata più efficacemente dalla luce blu (420-440 nm).

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Astenia, sonnolenza, stanchezza: cosa li causa e come curarle

MEDICINA ONLINE STANCHEZZA COSA FARE ASTENIA SONNOLENZA LAVORO DORMIRE MALE REGOLE AIUTO CAUSE CURE MANCANZA DI FORZA DEPRESSIONE MUSCOLI SENZA FORZE MANCANZA DI ENERGIE SPORT MOVIMENTO.jpgChiunque può sentirsi stanco e assonnato più o meno occasionalmente, ma in genere è sufficiente una buona notte di sonno per recuperare e affrontare nuovamente con entusiasmo i mille impegni che caratterizzano i ritmi di vita attuali. Se tuttavia la stanchezza persiste da molte settimane, magari inspiegabilmente, è senza dubbio opportuno rivolgersi al medico per approfondire. I medici parlano in questo caso di astenia, il cui significato è una costante sensazione di esaurimento fisico, un sintomo che consiste nella riduzione di energia del soggetto colpito. La stanchezza non è una malattia di per sé, ma può essere il sintomo di una patologia, l’effetto collaterale di un farmaco o la conseguenza di uno stile di vita errato. Un disturbo caratterizzato da una stanchezza e una sonnolenza patologici è la sindrome da fatica cronica, che persiste per lunghissimi periodi senza trarre sollievo dal riposo.

Cause

Malattie

La sensazione di fatica, di stanchezza, di sonnolenza, è spesso un campanello d’allarme che l’organismo utilizza per segnalarci che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe; tra le condizioni che possono causare astenia troviamo ad esempio:

  • celiachia non curata, ossia l’intolleranza al glutine, che tra i diversi sintomi spesso si presenta anche con affaticamento, anemia e perdita di peso;
  • anemia, una delle spiegazioni più comuni di pazienti costantemente stanchi (soprattutto donne in età fertile, magari con mestruazioni abbondanti), causata spesso dalla carenza di ferro;
  • sindrome da fatica cronica, una condizione caratterizzata da stanchezza e affaticabilità debilitanti;
  • fibromialgia, una sindrome caratterizzata da dolore e stanchezza;
  • sindrome delle apnee notturne, una condizione caratterizzata dalla ripetuta interruzione della respirazione durante la notte, che quindi inficia pesantemente la qualità del riposo notturno;
  • ipotiroidismo, uno dei sintomi più comuni di una tiroide pigra è proprio l’astenia;
  • diabete, uno dei sintomi più comuni (ma spesso sconosciuti) è una stanchezza a lungo termine, accompagnata da sete e perdita di peso;
  • mononucleosi, un’infezione virale che colpisce la gola e che, soprattutto negli adulti, può causare stanchezza per mesi,
  • sindrome delle gambe senza riposo, una condizione caratterizzata dall’esigenza di muovere costantemente le gambe, anche di notte;
  • artrite reumatoide, una condizione dolorosa che colpisce le articolazioni e che spesso è accompagnata anche da stanchezza;
  • tumore, a prescindere dall’organo colpito molto spesso i pazienti colpiti da tumore vanno incontro a forte astenia (peggiorata dalle terapie).

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Farmaci

Moltissimi farmaci possono causare astenia, ma tra quelli più comunemente usati e in grado di dare questo effetto collaterale ricordiamo:

  • antistaminici,
  • antidepressivi,
  • farmaci per nausea e vomito (ad esempio Plasil),
  • farmaci per la cinetosi (mal d’auto),
  • chemioterapia e radioterapia.

Anche il recupero da un intervento chirurgico è assolutamente normale che possa richiedere tempo e causare affaticamento.

Emozioni

Le preoccupazioni emotive e altre condizioni psicologiche possono spesso causare astenia, ad esempio:

  • ansia (spesso legata anche all’insonnia),
  • attacchi di panico,
  • depressione,
  • lutti,
  • stress (per esempio per problemi finanziari o personali, come un divorzio o un lutto),
  • noia.

Come vedremo meglio in seguito l’attività fisica regolare può efficacemente contribuire a ridurre queste sensazioni, migliorando stato d’animo e benessere generale.

Stile di vita

Anche uno stile di vita sbagliato può avere un concreto impatto sull’energia disponibile:

  • restare svegli troppo a lungo la sera,
  • consumo eccessivo di caffeina,
  • consumo eccessivo di alcool,
  • alimentazione ricca di junk-food (ricca di calorie vuote).

Anche un peso significativamente diverso da quello ideale può essere causa di affaticamento, sia in caso di sovrappeso (ancor di più se si parla di obesità) che di sottopeso, anche se ovviamente per ragioni diverse. Un importante sovrappeso rende qualsiasi attività, anche se banale come camminare, molto più faticosa per l’organismo e la stanchezza si accumula più facilmente; se a questo sommiamo il fatto che spesso l’obesità si porta dietro numerosi altri problemi (apnee notturne, pasti abbondanti alla sera) è intuitivo comprende le cause di questo legame. Nel caso di importante sottopeso l’organismo potrebbe essere carente di scorte di energia e segnala queste difficoltà attraverso una costante sensazione di astenia. Possiamo infine aggiungere la gravidanza, una condizione e non una malattia, che tipicamente nel primo e nel terzo trimestre è spesso causa di stanchezza e sonnolenza anche intense.

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Stanchezza invernale

Moltissime persone patiscono i lunghi periodi invernali, a causa della riduzione delle ore di luce; con l’accorciarsi delle giornate i ritmi circadiani dell’organismo possono venire alterati con un aumento della produzione endogena di melatonina che si traduce rapidamente in un aumento della sonnolenza. La produzione di questo importante ormone è fortemente influenzata dalle ore di buio, quindi nel tardo pomeriggio viene anticipata la produzione e così aumenta il desiderio di andare a letto presto. In alcuni casi questo passaggio può influire così profondamente da permettere la formulazione di una vera e propria diagnosi di disturbo affettivo stagionale, considerato a tutti gli effetti un disturbo dell’umore collegato alla depressione.

Quando contattare il medico?

Se la stanchezza persiste per parecchie settimane senza alcun sollievo e apparentemente senza alcuna spiegazione, è sicuramente necessario valutare la situazione con il medico curante, che procederà a un’anamnesi (domande su sonno, attività quotidiane, appetito ed esercizio) e probabilmente alla prescrizione di esami del sangue.

Dove perdiamo energia inutilmente?

È possibile individuare alcune cause nascoste in grado di influenzare sensibilmente la nostra riserva di energia giornaliera, vediamo quali sono:

  • Rimanere per lunghi periodi immobili: Anche stiamo guardando la TV o leggendo un libro, è consigliabile cambiare periodicamente posizione, fare qualche rapido esercizio di stretching e magari anche fare qualche passo; l’organismo associa l’immobilità al sonno e così riduce attenzione, voglia di fare, …
  • Cattiva postura: Rimanere a lungo in posizioni sbagliate o poco ergonomiche è spesso causa di affaticamento alla colonna vertebrale, causato dalla necessità di compensare con la forza muscolare uno scorretto allineamento.
  • Diete troppo aggressive: Recuperare il peso forma è sicuramente consigliabile sotto tutti i punti di vista, ma procedere con una dieta troppo audace può essere controproducente: può far sentire di più la stanchezza e soprattutto dopo aver perso i primi chili rapidamente si andrà altrettanto rapidamente in una condizione di stallo metabolico che renderà molto più difficile perdere i restanti.
  • Chiudersi in casa: Ridurre eccessivamente l’esposizione al sole e all’aria esterna ha un concreto impatto sulla produzione ormonale e può causare astenia (oltre a causare carenza di vitamina D per insufficiente esposizione solare).
  • Eccesso di zuccheri: A colazione è corretto concedersi una parte delle calorie giornaliere derivanti dagli zuccheri, ma è bene non esagerare e possibilmente andrebbero associati alla fibra (per esempio alla frutta o a cereali integrali); in questo modo si beneficerà dell’energia a pronto assorbimento, ma senza patire un calo ipoglicemico a distanza di due ore, dovuto alla risposta insulinica dell’organismo.
  • Ansia e stress: Anche quando non si tratta di ansia patologica, vivere costantemente in tensione è causa di aumento del battito cardiaco, aumento della pressione sanguigna e tensione muscolare, tutte attività che tra le diverse conseguenze (anche in termini di rischio cardiovascolare) si traducono in un enorme e inutile dispendio energetico.
  • Eccesso di esercizio fisico: L’attività fisica, inutile dirlo, è consigliata a tutti: migliora l’umore, riduce il rischio cardiovascolare e fa stare bene. Esagerare, come tutte le cose, è però controproducente e può non dare modo all’organismo di recuperare.

Rimedi

Moltissimi casi di stanchezza e astenia sono dovuti a stress, carenza di sonno, dieta poco sana e altri fattori inerenti lo stile di vita: vediamo come affrontarle.

  • Preferire 5-6 spunti giornalieri ai 2-3 classici pasti abbondanti, questo permetterà di mantenere costanti i livelli di energia disponibile ed eviterà la sonnolenza dovuta agli eccessi.
  • L’attività fisica moderata deve essere un pochino stancante, ma se praticata regolarmente permette di mantenere in salute l’organismo e ridurre la stanchezza e la fatica sul lungo periodo, aumentando i livelli di energia disponibili. È molto importante iniziare con sforzi compatibili con il proprio stato di salute e grado di allenamento e in seguito aumentare gradualmente, senza voler a tutti i costi strafare.
  • Perdere peso se necessario, in modo da permette all’organismo di spendere meno energia a parità di attività (riferendomi anche e soprattutto al quotidiano, come camminare, salire le scale o anche solo lo stare in piedi).
  • Migliorare la qualità del sonno e dormire un numero di ore adeguato (in genere almeno 7-8 per un adulto).
  • Ridurre lo stress.
  • Ridurre la caffeina e il consumo di alcolici per favorire il riposo notturno.
  • Bere almeno 1.5 l al giorno di acqua (alcuni casi di stanchezza sono legati a una moderata disidratazione).
  • Esporsi quotidianamente e regolarmente al sole e all’aria aperta, magari mentre si fa attività fisica; l’esposizione al sole stimola la produzione ormonale dell’organismo e regola finemente i ritmi circadiani, aiutando il corpo a essere attento e attivo durante il giorno e riposare meglio durante la notte.

Rimedi che NON funzionano

Nonostante claim pubblicitari e parole di sedicenti esperti, girano moltissimi falsi miti che è bene sfatare.

  • Praticare diete o altri protocolli detossificanti non serve a nulla, non esiste anzi alcuna evidenza scientifica che l’organismo abbia bisogno di alimenti o integratori detox (detossificarsi da cosa poi?).
  • Non esistono cibi miracolosi, ma esistono evidenze che un’alimentazione varia e completa possa fare la differenza. È la varietà a essere importante, non l’eccesso di un singolo alimento.
  • Pur essendo estremamente utili in molte situazione, gli integratori multivitaminici non devono mai sostituire interamente un’alimentazione ricca di frutta e verdura, ma solo integrarsi con essa.

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Quali sono i benefici del sonno?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma 17 MARZO GIORNATA MONDIALE SONNO DORMIRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PenePerché dormire è così importante?

Oltre a recuperare le energie fisiche consumate durante la giornata, dormire fa bene per consolidare la memoria e mantenere la linea: alcuni studi hanno infatti dimostrato che un sonno regolare è utile sia per la mente che per la dieta, per motivi logicamente diversi. Ogni giorno è fonte di nuove nozioni, informazioni e scoperte che tratteniamo nella memoria a breve termine del cervello e le passiamo in rassegna mentre dormiamo: messi a riposo i neuroni dell’apprendimento, i neuroni colinergici, se ne attivano altri che fanno ordine fra le informazioni raccolte durante il giorno e le integrano in un contesto più generale e già conosciuto. Questo processo fa sì quindi che la nostra memoria sia quotidianamente migliorata e che ci svegliamo ogni giorno più intelligenti, in quanto abbiamo immagazzinato e metabolizzato un maggior numero di informazioni rispetto al giorno precedente.
Il sonno è inoltre importante per il mantenimento della linea perché è responsabile della produzione di leptina, l’ormone che tiene a freno lo stimolo della fame; chi soffre di insonnia o dorme poco durante la notte è invece più portato a ingrassare in quanto l’organismo che dorme poco produce la grenalina, un ormone dall’effetto contrario, vale a dire che fa aumentare l’appetito.

Quali alimenti favoriscono il buon riposo?

Per garantirsi una notte serena e un sonno appagante è bene evitare di appesantirsi troppo a cena con abbuffate o cibi poco digeribili. Prima di coricarsi è maggiormente indicato mangiare la pasta, il gelato e alcune verdure come patate, zucchine, fagiolini, lattuga e cavolfiore. Carne e pesce, ma anche frutta ricca di vitamina C, come i kiwi, le fragole e gli agrumi, rimangono molto più tempo nel nostro stomaco e non favoriscono un buon riposo.

Leggi anche: Perché abbiamo gli incubi?

Quali sono le regole per dormire bene?

Al di là della quantità di ore ideali per una rigenerazione completa e per un risveglio senza stanchezza arretrata, ovvero le famose “8 ore di sonno”, per favorire un riposo salutare è importante prendere l’abitudine di seguire alcuni gesti e azioni molto semplici e basilari quali il mantenimento, se possibile, di orari regolari sia per il coricarsi che per lo svegliarsi; non bere bevande eccitanti e stimolanti la sera e a maggior ragione proprio poco prima di andare a letto; andare a letto solo quando si ha davvero sonno.

Che cosa è la fase Rem?

Rem è l’acronimo di Rapid Eye Movement ed è la prima fase del sonno che inizia quando andiamo a dormire: durante la notte si alterna circa quattro o cinque volte con quella non Rem e la prima dura 15 minuti mentre l’ultima un’ora. In questa fase di sonno il nostro organismo consuma molto, addirittura più di quando siamo svegli! I movimenti oculari sono rapidi, il ritmo cardiaco e la pressione sanguigni aumentano, il respiro si fa irregolare e anche le oscillazioni nel cervello diventano più rapide, ecco perché nei sogni ci sembra di essere svegli e ci immaginiamo di parlare e muoverci. Quando il sonno si fa più profondo comincia la fase non Rem e si abbassa la temperatura corporea e non sogniamo più: ogni ciclo non Rem dura circa un’ora e mezzo e si contraddistingue da una fase discendente e da una ascendente che precede di fatto la fase Rem. Per approfondire: Differenze tra fase REM e NON REM del sonno

Continua la lettura con: Igiene del sonno come aumentarla per dormire bene ed evitare l’insonnia

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Dormire poco fa ingrassare o dimagrire?

MEDICINA ONLINE SONNO DORMIRE RIPOSARE RIPOSINO PISOLINO RUSSARE CUSCINO LETTO NOTTE POMERIGGIOLa risposta è facile: dormire poco e/o male, fa ingrassare. Questo perché:

1) Lo sbilanciamento ormonale dato dallo squilibrio veglia/sonno provoca un aumento (pericoloso) dall’appetito e una diminuzione del senso di sazietà.

2) Perdere la parte finale del ciclo del sonno implica perdere la parte in cui si sogna in modo più approfondito, che è anche quella in cui si bruciano più calorie. Dormire poco, se non fa in ingrassare, di sicuro non fa dimagrire.

3) La carenza di sonno provoca un desiderio molto forte di cibi ad alto livello di carboidrati e grassi.

Quindi cosa bisogna fare per dormire “bene”? Nei seguenti articoli troverete alcuni utilissimi consigli:

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