Diminuire ansia e stress per essere sereni ogni giorno della tua vita

MEDICINA ONLINE FELICITA HAPPINES GIRL WOMAN CUTE YOUNG BIKE BICICLE FLOWERS WOODS NATURA NATURE BICICLETTA DONNA FIDUCIA CORAGGIO SUCCESSO SPORT VITA ALLEGRIAQui di seguito vengono elencate una serie di pratiche utili ai pazienti con disturbi d’ansia, come le fobie, attacchi di panico, o paura cronica. Alcune si basano su un cambiamento di pensieri, altri su cambiamento di comportamento, e altre ancora includono risposte fisiologiche.

1) Rivalutare la probabilità dell’evento minaccioso

L’ansia ci fa sentire la minaccia come imminente, ma il più delle volte quello che ci preoccupa non succede mai. Ricordando le nostre paure e registrando quante volte si sono verificate, possiamo notare quanto in realtà tendiamo a sovrastimare la probabilità del ripetersi degli eventi negativi.

2) Decatastrofizzare

Anche se un evento negativo è accaduto, siamo ancora in grado di gestirlo usando le nostre capacità di coping e abilità di problem solving o facendoci aiutare dagli altri. Anche se non è mai un’esperienza piacevole, dobbiamo realizzare che si sopravvive ad un attacco di panico, all’incontro con un ragno, o ad una perdita di denaro. È importante rendersi conto che non è la fine del mondo.

Leggi anche: Perché la donna tradisce l’uomo? Nove donne raccontano senza censure il loro tradimento

3) Utilizzare la respirazione profonda ed il rilassamento

Rilassare i muscoli è utile ad infondere la  calma necessaria per pensare con chiarezza. Se iniziamo a fare questa pratica senza una minaccia presente, allora  diventerà automatica e sarà più facile usarla nel momento in cui saremo di fronte ad una vera minaccia. La respirazione profonda impegna il sistema nervoso parasimpatico mettendo un freno  all’attivazione del simpatico.

Leggi anche: Liberarsi dalla dipendenza affettiva e dalla paura dell’abbandono

4) Diventare consapevoli delle nostre paure fisiche e mentali

La capacità di mindfulness implica un’osservazione tranquilla delle nostre reazioni, includendo anche la paura, senza panico o sentimenti che ci costringono a fuggire. Può essere insegnata in terapia e migliorata con la pratica.

5) L’esposizione

L’esposizione è la tecnica più potente per l’ansia. È necessario metterci di fronte alle nostre paure e rimanere abbastanza a lungo nelle situazioni per avvertire paura e abituarci ad andare avanti, così come è naturale che sia. La paura ci fa scappare, così la nostra mente e il nostro corpo non imparano mai che la maggior parte delle situazioni che temiamo in realtà non sono davvero pericolose. Per approfondire, leggi: Terapia espositiva: essere esposti alla propria fobia per superarla

6) Accettare la paura

L’accettare la paura e l’impegnarsi a vivere una vita basata sui valori fondamentali, ci incoraggia ad accettare il fatto che i pensieri e i sentimenti negativi sono inevitabili e non bisogna cercare di reprimerli o di controllarli. Spostando l’attenzione lontano dalla paura, e dirigendola sui nostri obiettivi di vita, saremo in grado di avere una vita piena nonostante la paura.

Se credi di avere bassa autostima o la paura del giudizio degli altri ti blocca, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò ad affrontare e superare i tuoi problemi.

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Differenza tra paura, fobia, ansia, panico e terrore

MEDICINA ONLINE MONACO BUDDISTA AMICA TIGRE FOBIA PAURA ANSIA ATTACCHI PANICO TERRO.jpgSpesso nel linguaggio di tutti i giorni usiamo le parole ‘paura’ e ‘fobia’ (ed altri termini che analizzeremo in questo articolo) come sinonimi: in realtà qualsiasi medico che abbia preso anche un misero 18 all’esame di psichiatria, può spiegarvi che i due concetti sono distinti.

La paura propriamente detta è lo stato mentale che viene suscitato dalla consapevolezza di essere minacciati da un pericolo ben individuato nella sua natura ed entità e circoscritto e circostanziato nello spazio e nel tempo. La paura è proporzionale al rischio a cui si è consapevoli di essere esposti: ciò vale a dire che la paura è funzione del pericolo percepito in relazione anche alla società in cui si vive ed anche della propria vulnerabilità. Quando l’entità del rischio è sconosciuta, la paura è massima; quando invece è carica di presentimenti di morte, si definisce terrore. La paura è una sensazione naturale che, in una certa misura, può anche fare bene al nostro equilibrio psichico ma anche alla salvaguardia fisica perché ci spinge ad essere più prudenti in situazioni realmente pericolose.

La fobia invece si crea quando una paura è determinata da una situazione non realmente pericolosa (o comunque meno pericolosa di quanto il soggetto avverta) e degenera provocando ansia ingiustificata. La fobia, al contrario della paura, non è proporzionale al rischio a cui si è consapevoli di essere esposti o a cui si crede di essere esposti. Semplificando il concetto: è la stessa differenza che c’è tra l’esser terrorizzati da una tigre (paura giustificata e naturale) e l’esser terrorizzati da un chiwawa (paura ingiustificata, quindi fobia). Esistono diverse forme di fobie che possono riguardare anche oggetti normalissimi o situazioni estremamente innocue e perfino aspetti piacevoli della vita come ad esempio il sesso.

In tutto questo, come prima accennato, è sempre importante il contesto sociale in cui vive il soggetto: in alcune regioni del mondo non è strano vedere un monaco buddista giocare con una tigre, come potete vedere dall’immagine in alto. Questo significa che se il monaco non ha paura della tigre e noi ne siamo terrorizzati, allora abbiamo la fobia delle tigri? No: avere paura di una tigre, nel contesto della nostra civiltà, è appunto una paura, non una fobia; il monaco che gioca con la tigre è “normale”, ma solo nel suo contesto socioculturale.

L’ansia per contro è una forma particolare di paura che si sviluppa quando si è esposti a un pericolo che è ancora incerto nella sua natura e indefinito nello spazio e nel tempo: in questo caso la fonte del pericolo che suscita ansia non è ancora visibile, udibile, o tangibile. L’ansia quando è carica di presentimenti di morte si definisce angoscia. La funzione dell’ansia è quella di preparare l’individuo all’azione o alla fuga ancora prima che un rischio reale si configuri nell’ambiente.

Il panico è un fenomeno intensissimo e acuto di paura o di ansia. Come queste ultime due è sempre determinato dalla prospettiva di eventi futuri, mai dalla rievocazione di quelli pregressi. La crisi di panico è scatenata dalla concomitanza di quattro concause:

  • percezione di pericolo incombente;
  • informazioni inaffidabili o contraddittorie sulla natura e sulla entità del rischio;
    presentimento di non essere in grado di adottare adeguate contromisure di protezione e di difesa;
  • sensazione che sia rimasto poco tempo per mettersi in salvo.

Una crisi di panico è un segno che il soggetto non ha più il controllo razionale della situazione, ma si sente in balia degli eventi. È un fenomeno inevitabile e incontrollabile spesso collettivo e contagioso.

Conclusioni

Ansia e paura sono risposte fisiologiche e sono normali in tutti gli individui. Il fatto che una persona non provi paura in una situazione in cui sia ragionevole provarla può essere il primo sintomo di una schizofrenia misconosciuta. La fobia, invece, è un fenomeno patologico e come tale è presente solo in personalità predisposte, che sono, nell’ambito delle psiconevrosi, in una posizione intermedia tra quelle ossessive e quelle isteriche. Si tratta di un meccanismo ansiolitico, vale a dire che la persona fobica si illude di circoscrivere la sua ansia (che è paura indistinta, senza oggetto e non circostanziata) in una paura, ben circostanziata e definita. In altre parole, una ragazza che sia sfuggita ad un’aggressione, può illudersi che evitando i luoghi aperti e senza nascondigli (agorafobia) o evitando di entrare negli ascensori o negli sgabuzzini (claustrofobia) in cui improvvisamente può fare irruzione uno sconosciuto, sia al sicuro. Illusione ovviamente errata.

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Preoccuparsi troppo del giudizio degli altri e temere il rifiuto

MEDICINA ONLINE RAGAZZA BULLISMO TRISTE INFEZIONE SESSO COPPIA AMORE TRISTE DONNA UOMO ANSIA DA PRESTAZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE FRIGIDA PAURA FOBIA TRADIMENTO GELOSIA RABBIA RLa paura di essere giudicati dagli altri – amici, parenti o anche semplicemente sconosciuti incontrati alla fermata dell’autobus – deriva da un bisogno ovvero quello di sentirci appagati da un giudizio positivo espresso dai nostri simili. Quante volte entrando in contatto con una persona sentiamo che da questa vorremmo essere stimati, considerati positivamente e il nostro desiderio ci fa sembrare artificiosi, poco spontanei, diamo più importanza a sembrare ciò che non siamo piuttosto che a costruire un sé autentico. Ciò accade perché già dall’infanzia scopriamo che il giudizio positivo di chi ci sta intorno allontana dolore e frustrazione, ci dà un senso di soddisfazione che ci appaga e ci fa credere di più in noi stessi. Sviluppiamo quindi il bisogno di avere questo giudizio positivo sia in famiglia (dai genitori), sia in altri ambienti (scuola e lavoro).

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Acconsentire le aspettative del gruppo

Di contrasto ovviamente c’è il rifiuto di qualsiasi giudizio negativo, cerchiamo di accontentare le aspettative altrui per paura dell’emarginazione da cui deriverebbe un giudizio negativo. Spesso il fatto stesso di temere di non essere accettati porta all’acconsentire a qualsiasi cosa decida il “gruppo” anche se le decisioni di questo vanno contro i nostri valori etici. Se esprimiamo le nostre idee e se queste vanno contro a quelle del gruppo temiamo di venir emarginati, temiamo la solitudine, ecco perché si sviluppa quella che è chiamata fobia sociale. La paura di approcciarsi agli altri, il timore di esprimere se stessi, insomma la fobia di stare in società. Si entra quindi in una sorta di circolo vizioso. Più siamo alla ricerca del giudizio altrui più siamo smascherati e quindi soli.

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Poca autostima

Spesso la paura del giudizio altrui serve proprio a piegare determinate persone, quelle più fragili, quelle che soffrendo di fobia sociale cambiano spesso idea piegandola al volere del gruppo. C’è da dire inoltre che vivere in questo modo far spegnere del tutto la propria personalità. Infatti molte persone che soffrono di questa fobia finiscono per non essere più spontanee ma completamente assoggettate alle idee altrui. Ciò accade principalmente per la poca stima che abbiamo di noi stessi, modifichiamo infatti il nostro comportamento fino a perdere la nostra personalità. La fobia sociale non ci porta solo a temere il giudizio altrui e a desiderare un giudizio positivo, porta anche a perdere se stessi. La propria personalità è infatti messa in discussione, si plasma al volere degli altri.

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Ansia da prestazione sessuale: ne soffrono anche le donne

MEDICINA ONLINE SESSO COPPIA AMORE TRISTE DONNA UOMO ANSIA DA PRESTAZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE FRIGIDA PAURA FOBIA TRADIMENTO GELOSIA RABBIA RAPPORTO AMICIZIA LITIGIO.jpgOggi approfondiamo un argomento poco noto – o meglio, noto solo in riferimento al mondo maschile – mentre poco analizzato nei confronti della donna. Il tema riguarda l’ansia da prestazione che colpisce le donne.

Ebbene sì. Secondo quanto emerso dal congresso della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, anche le donne sono colpite da ansia da prestazione.
Dai dati emerge che a soffrirne sarebbe il 41% della popolazione femminile italiana.

Ma come si manifesta l’ansia da prestazione in rosa?

Il meccanismo che sta alla base dell’ansia da prestazione femminile è molto simile a quello maschile anche se, per le differenti caratteristiche fisiologiche tra uomo e donna, gli effetti non sono gli stessi e le manifestazioni, pur spiacevoli, sono probabilmente meno evidenti e imbarazzanti di quelle che spaventano l’uomo al pensiero della cosiddetta “cilecca”.

L’ansia da prestazione si manifesta nella donna come un blocco della risposta sessuale, con un meccanismo più psicologico e introspettivo che fisico: a differenza dell’uomo, infatti, la donna riesce comunque a portare a termine il rapporto, pur vivendo un senso di disagio.

L’insicurezza relativa alla propria attrattività, la paura di non eccitarsi, di non raggiungere l’orgasmo, di non essere all’altezza delle proprie aspettative e di quelle del partner: questi sono i più diffusi timori che possono portare a una mancata lubrificazione, al non raggiungimento dell’orgasmo e a sperimentare questa ansia prestazionale.

Quali possono essere le cause?

Sicuramente uno stile di vita stressante non aiuta, ma tra i fattori di origine troviamo anche un eccesso di routine(nelle coppie stabili), il timore di deludere il partner e di non essere un’amante formidabile. Non è rara anche la preoccupazione di alcune donne che gli uomini si aspettino dalla partner ideale prestazioni da vera e propria pornostar.

Ma le ricerche individuano la causa principale dell’ansia da prestazione delle donne nella  tendenza sempre più marcata che determina uno stile di vita centrato sul bisogno di essere sempre al top: nel lavoro, in famiglia e anche a letto. Sembrerebbe infatti che le donne italiane perseguano la perfezione e allo stesso tempo sembra crescere la “paura di non essere all’altezza“.

La «paura di non farcela» è uno dei nuovi nemici della coppia, con la routine (65%), lo stress (51%) e il timore di deludere il partner (48%). «Più a rischio sono le donne che soffrono di cicli abbondanti, che possono causare anemia, e di forti sbalzi ormonali – spiega il presidente della Federazione di sessuologia scientifica (Fiss) – Non bisogna sottovalutare gli effetti dannosi di stili di vita sempre più maschili, che si riflettono anche sulla libido: in particolare l’abitudine al fumo, il consumo di alcolici e il superlavoro».

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Quali rimedi?

Tra i rimedi possibili, vi è una miglior comunicazione col partner (non solo per rassicurarsi sul proprio sex appeal ma anche per sondare le sue reali aspettative e sviluppare delle fantasie comuni), una maggior attenzione al proprio stile di vita (alimentazione e attività fisica agiscono sul meccanismo dell’eccitazione), un incremento dell’intimità ecoltivare il più possibile la seduzione.

Per risolverlo – spiegano gli esperti – è fondamentale il dialogo con il partner, per condividere le difficoltà e migliorare l’intimità. Una strategia efficace è anche una dieta sana, riposare un numero adeguato di ore (8 per notte, per tenere a bada l’ansia) e praticare ogni giorno un pò di movimento fisico, che facilita l’eccitazione.

Inoltre, quando la libido è a terra e l’ansia da prestazione ostacola la serenità della coppia, un aiuto importante viene dalla natura. E’ possibile infatti ricorrere a rimedi naturali che stimolano le funzioni sessuali, con azione afrodisiaca ed energizzante in grado di agire anche nei casi di stanchezza sessuale, calo della libido e del desiderio.

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Sindrome da spogliatoio o dismorfofobia peniena: il pene sembra deforme o più piccolo o più grande di quanto sia

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO UOMO DOCCIA TRISTE PENE PICCOLO ACQUA LAVA SAPONE DEPRESSIONE STANCO SESSO BARBA CAPELLI FACCIA PELLE CORPOUna delle paure più grandi di ogni uomo è quella di avere un pene diverso da quello degli altri uomini, paura – spesso totalmente immotivata – che porta ansia da prestazione e difficoltà ad approcciarsi con l’altro sesso per paura di mostrare al partner un pene che si ritiene essere deforme o troppo piccolo. Quando questa paura diventa un chiodo fisso, diventa la base su cui si instaura la dismorfofobia peniena, anche chiamata “sindrome da spogliatoio” in quanto chi ne soffre tende a evitare di fare la doccia insieme ad altri uomini in palestra o dopo l’attività sportiva nel timore di essere sottoposti a giudizio per via delle dimensioni o della forma dei propri genitali. A volte queste preoccupazioni non sono motivate dalla presenza di reali anomalie, ma ciò non impedisce ad alcuni uomini di diventare preda di idee ossessive e di comportamenti compulsivi, come il guardarsi continuamente allo specchio nel tentativo di confermare le proprie valutazioni o ricorrere a frequenti controlli medici per potere correggere il (presunto) problema.

Leggi anche: Mappa mondiale della lunghezza del pene: gli italiani quale posizione occupano?

Pene troppo grande per il rapporto

Uno dei lati più scientificamente interessanti della dismorfofobia peniena, in costante aumento tra gli uomini, è che questa patologia non porta necessariamente a vedere il proprio pene come deforme o più piccolo di come realmente sia: chi ne soffre può vedere il proprio pene più grande della realtà e può arrivare a pensare che queste sue dimensioni “esageratamente generose” potrebbero far male alla partner durante il rapporto.

Leggi anche: Differenza tra pene circonciso e normale: vantaggi e svantaggi

Le dimensioni di un pene normale ed il confronto con gli attori pornografici

E’ impressionante sapere che circa l’80% dei pazienti che si sottopongono a interventi di allungamento del pene non ne avrebbero alcun bisogno, avendo un organo genitale di dimensioni normali. Ciò rimanda ad una dismorfofobia peniena, che difficilmente si sarebbe risolta con l’ausilio di tecniche di allungamento chirurgiche e/o fisioterapiche: nessuna misura appare abbastanza normale a chi soffre di questa patologia. Ma quali sono queste dimensioni normali? I diversi studi effettuati sulla misurazione del pene, considerando la difficoltà a procedere in un’indagine valutata come invasiva e le varie tecniche di misurazione utilizzate, hanno evidenziato alcune dimensioni standard, ovvero relative alla media della popolazione (normalità statistica). La concordanza dei dati evidenzia una dimensione a riposo pari a 8-10 cm in lunghezza (dalla radice dorsale del pene alla punta). Allo stato di erezione, invece, la lunghezza media varia tra i 12-16 cm con una circonferenza pari a 11- 12 mm.
Lo stato di flaccidità del pene ha una dimensione del tutto variabile e questo dipende essenzialmente da alcuni fattori:

  • la struttura anatomica costituzionale dell’individuo;
  • agenti ambientali come temperature troppo elevate (il pene si distende); oppure troppo fredde (il pene si restringe);
  • condizioni di “salute” dello stesso individuo.

Inoltre, è importante sottolineare quanto la percezione che un uomo può avere del proprio organo genitale sia visivamente distorta rispetto al possibile confronto con un altro simile posizionato di fronte. Probabilmente l’uomo che rimane legato al concetto di potenza-virilità non verrà comunque rassicurato dai dati numerici prima accennati, bensì continuerà a confrontarli con le dimensioni degli organi genitali di uomini più dotati, iniziando un confronto anche con gli attori pornografici superdotati che lo vedrà, per ovvi motivi, quasi sempre sconfitto: tutto questo può rimandare costantemente ad una visione distorta della realtà dei fatti.

Il micropene e la capacità di adattamento della vagina

Gli specialisti concordano nel ritenere che è opportuno parlare di micropene quando la sua lunghezza, in stato di erezione, è inferiore ai 7 centimetri. Condizione davvero molto rara. Questo è stato definito in base all’impossibilità di un pene al di sotto di tale dimensione in erezione, di riuscire a penetrare la cavità vaginale. Infatti, le dimensioni del canale vaginale a riposo sono di circa 7,5 cm. E’ importante però ricordare che la vagina ha una particolarità essendo una cavità a dimensioni variabili: a riposo le sue pareti sono normalmente unite, durante il coito si allargano per accogliere il pene adattandosi alle sue dimensioni. La vagina possiede una grande elasticità e si conforma a dimensioni diverse, non perdendo mai il contatto con il pene che la penetra dal momento che la natura ha previsto che una perdita di opposizione non determinerebbe la stimolazione ritmica della prostata dell’uomo e quindi eiaculazione e concepimento.

Leggi anche: “Dottore, il mio pene si sta accorciando”: la sindrome della retrazione genitale

Troppa lubrificazione vaginale e poca sensazione di penetrazione

Alla luce di quanto appena detto si può quindi dire che la maggior parte dei peni, siano perfetti per la maggior parte delle vagine, tuttavia alcuni uomini durante la penetrazione hanno la convinzione che il loro pene non sia adatto per quella vagina. Questo viene riportato essenzialmente in alcune sensazioni dove è presente un’abbondante lubrificazione vaginale e dove la donna, non essendo più giovanissima, ha perso “tono vaginale”. Sarebbe necessario ricordarsi che, se la vagina è particolarmente lubrificata, è perché la donna sta vivendo un costante e piacevole stato di eccitazione e dovreste godere di ciò, invece, di farvi problemi sull’abbondanza del liquido vaginale e sulle dimensioni del pene. Anzi, dovreste preoccuparvi se la vostra partner fosse poco o per niente lubrificata! Sembra incredibile ma la lubrificazione vaginale rimane una delle prime causa di sindrome da spogliatoio. Il mio consiglio può essere quello di interrompere temporaneamente il rapporto ed asciugare il pene dall’eccesso di liquido lubrificante femminile, per tornare ad avvertire una sensazione di maggiore penetrazione.

Leggi anche: Il pene si accorcia o no con l’età? Come le misure cambiano negli anni

Diagnosi e cure

La diagnosi è relativamente facile, il soggetto – nonostante le sue dimensioni siano normali – tende generalmente a:

  • rivolgersi insistentemente al medico per avere rassicurazioni (di cui mai si sentirà realmente soddisfatto);
  • evitare i rapporti con l’altro sesso;
  • avere pensieri ricorrenti ed ossessivi riguardo alle dimensioni del pene;
  • avere ansia da prestazione;
  • guardarsi ripetutamente allo specchio i genitali alla ricerca di un difetto che non esiste;
  • guardare di nascosto gli altri peni (nei bagni, sotto le docce della palestra…) per confrontarsi con gli altri, sentendosi sempre il “perdente” del confronto (in ogni caso, anche quando in realtà il pene degli altri è più piccolo del proprio).

Se vi ritrovate in questo quadro, potreste aver bisogno dell’aiuto di un medico (terapia farmacologica) ed un psicoterapeuta che miri a lavorare sul disturbo d’ansia e sul vissuto problematico del soggetto, consentendogli di riappropriarsi della propria autostima e di imparare ad accettare il proprio corpo perché possa essere accettato anche dagli altri. Il problema va affrontato alla radice: la scarsa autostimaGli uomini che si convincono del fatto che i propri organi genitali siano differenti rispetto agli standard medi provano infatti scarsa stima per se stessi. Le loro ansie diventano di frequente motivo di disagio non soltanto nelle relazioni sessuali ma pure nei rapporti sociali e professionali, nei casi più gravi spingendo i soggetti con dismorfofobia all’isolamento.

Ed anche: Come misurare correttamente la lunghezza del pene

Intervento chirurgico o no?

L’intervento chirurgico è generalmente sconsigliato e va considerato solo se esiste realmente una qualche anomalia nella forma o nelle dimensioni del proprio pene che solo il medico può valutare: la chirurgia può rappresentare una soluzione capace di sollevare il paziente dalle sue preoccupazioni, restituendogli una normale vita di relazione, in tutti gli altri casi (pene normale) l’intervento chirurgico è da evitare essendo quasi sicuramente non risolutivo.

Se pensi di soffrire della sindrome da spogliatoio, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a risolvere il tuo problema.

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Sempre preoccupati ed ansiosi? Siete i più intelligenti

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA TRISTE DEPRESSIONE TRISTEZZA CAPELLI PENSIERI PAURA FOBIAEssere preoccupati ed in ansia per un certo evento, soprattutto in questo periodo di crisi economica e disoccupazione così diffusa (e di esami universitari!), è un fatto abbastanza comune: ognuno di noi ci è passato almeno una volta nella vita. L’essere preoccupati, nonostante sia spesso considerato un elemento negativo, è invece un comportamento umano importantissimo, che ha permesso alla nostra specie di sopravvivere: fin dalla preistoria la paura blocca l’essere umano dal mettere in pratica comportamenti pericolosi, come avventurarsi in una tetra foresta o affrontare una bestia feroce da soli ed a mani nude.

Leggi anche: Quando preoccupazione, nervosismo e agitazione ci rendono la vita impossibile: introduzione ai disturbi d’ansia

Ansiosi ed intelligenti

Da oggi essere “preoccupati”, assume ancor di più una sfumatura positiva: una ricerca canadese – che ha analizzato un gruppo di studenti – ha infatti scoperto che i grandi ansiosi sono in realtà mediamente più intelligenti di chi vive in pace con se stesso e tiene a bada le proprie emozioni. Sappiamo bene che l’intelligenza non è di un solo tipo: l’intelligenza presa in esame dalla ricerca è quella linguistico-verbale, ovvero la capacità di parlare e scrivere con facilità usando la giusta terminologia, che risulta nel’arte di ben spiegare, convincere ed insegnare.

Leggi anche: Ti spiego perché tuo fratello maggiore è più intelligente di te

I risultati della ricerca

Lo studio è partito da un gruppo di studenti canadesi, messi alla prova dai ricercatori della Lakehead University nello stato dell’Ontario. I 126 giovani sono stati sottoposti a test di intelligenza, e a diversi questionari e prove che ne tracciavano i livelli di ansia, depressione, timidezza, paura, rimuginìo (la tendenza a ripensare ossessivamente al passato) e ruminazione mentale (ancora una volta un pensiero ossessivo, ma rivolto agli eventi futuri). Si tratta di comportamenti che scatenano una iperattivazione delle facoltà cognitive e spesso portano chi ne soffre a provare sentimenti negativi. I risultati sono chiari: al salire di preoccupazioni e ruminazione, aumentavano però anche i livelli e i risultati nei test di intelligenza verbale. Lo stesso legame è stato collegato anche alla depressione: chi mostrava segni conclamati di tale patologia psicologica, aveva ancora una volta ottimi risultati nei test intellettivi legati alla lingua. Per i ricercatori, esiste dunque una visione positiva delle ansie tipiche di chi pensa troppo, ed è quella che passa proprio dalla loro intelligenza, che li porterebbe a una maggiore abilità di analisi rispetto agli altri.

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Chi ha paura di Babbo Natale?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO TRISTE TRISTEZZA SUICIDIO DEPRESSIONE PAURA AIUTOMolti non vedono l’ora che arrivi Natale, altri lo eviterebbero volentieri. Ma c’è persino chi sotto le feste rischia addirittura un attacco di panico. E’ il caso di Stefanie Howlett, 28enne di Wirral, nel Merseyside, Regno Unito: la vista di Babbo Natale scatena in lei una reazione emotiva molto forte, dalle lacrime alle palpitazioni, fino ai vere e proprie crisi d’ansia. Il motivo risiederebbe, racconta la ragazza al tabloid britannico ‘Daily Mail’ on line, nel fatto che da piccola è stata più volte forzata dai genitori a incontrare e a sedersi sulle ginocchia di vari ‘Santa Claus’ nei centri commerciali del suo Paese.

Il risultato è una vera e propria fobia che obbliga Stefanie a fare shopping natalizio esclusivamente on line, per evitare di incappare nei Babbi Natale che popolano i negozi in questo periodo, per allietare grandi e piccini. Salvo poi, come nel caso della giovane designer di gioielli, traumatizzarli fino all’età adulta. Sfortuna ha voluto che, quando era alle superiori, Stefanie ha dovuto anche ‘subire’ una gita scolastica in Norvegia, dove gli insegnanti hanno organizzato un incontro con ‘il vero Babbo Natale’. “Quando ho saputo che Santa Claus era nella stanza accanto, il panico è iniziato a salire. Non sopporto nemmeno la sua vista, persino sui biglietti d’auguri”, assicura.

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Fobie specifiche: quando un ragno o un ascensore ci mettono nel panico

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO TRISTE TRISTEZZA SUICIDIO DEPRESSIONE PAURA AIUTOIn psichiatria, con “fobie specifiche” (anche chiamate “fobie semplici“) si intende un gruppo variegato di patologie caratterizzate da una irrazionale e fortissima reazione di ansia, paura e di fuga che compare quando il soggetto è esposto (o sa che a breve sarà esposto) a specifici oggetti, fenomeni, animali, ambienti o situazioni reali o semplicemente immaginate o raccontate. Lo stato di estrema ansia generato da tale esposizione è assolutamente irragionevole e spropositato rispetto alla gravità e/o alla pericolosità dell’oggetto, del fenomeno, dell’animale o della situazione. Le fobie specifiche fanno parte del grande gruppo dei “disturbi d’ansia“, accomunati da uno stato mentale caratterizzato da diverse forme di paura e di ansia patologica che si accompagnano spesso a manifestazioni psicosomatiche e che creano notevole disagio all’individuo, andando ad interferire con la sua vita sociale, relazionale e/o professionale. I più comuni disturbi d’ansia sono il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo da attacchi di panico e le fobie. In alcuni casi un disturbo d’ansia può associarsi ad un disturbo dell’umore, come la depressione.

Definizione di fobia specifica nel DSM-5

Il DSM-5 (l’ultima e più aggiornata versione del Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali) definisce la fobia specifica come una paura, spropositata rispetto alle comuni paure, che si manifesta in modo marcato e persistente in presenza di un oggetto o in relazione a specifiche situazioni.

Diffusione

L’incidenza delle fobie specifiche negli USA ed in Europa va dal 7 al 9%. L’età media di insorgenza è tra i 7 e gli 11 anni.

Cause e fattori di rischio

Le cause specifiche delle fobie specifiche e degli altri disturbi d’ansia, come avviene per numerose altre patologie di interesse psichiatrico, non sono ancora state comprese del tutto. Si ritiene che le fobie siano dovute ad una combinazione di fattori genetici, psicologici, fisici e ambientali. Alcune caratteristiche predisponenti (come la famigliarità con la malattia, cioè aver dei casi in famiglia di fobie o altro disturbo d’ansia) unite ad episodi particolarmente traumatici e stressanti (incontri ravvicinati con animali che si sono manifestati più aggressivi del solito, essere rimasti rinchiusi in spazi angusti e bui, lutti, licenziamenti, bullismo, abusi in tenera età, difficoltà economiche o famigliari, patologie croniche ed invalidanti, una diagnosi di malattia terminale…) possono innescare la fobia. Alcune patologie organiche, come l’ipertiroidismo o altri squilibri endocrini, sono note per causare sintomi di nervosismo cronico e di ansia, quindi potrebbero essere un fattore di rischio per i disturbi d’ansia in generale. Patologie psichiatriche (come la depressione) e neurologiche (soprattutto se croniche, invalidanti e/o incurabili) potrebbero rappresentare un altro fattore di rischio per i disturbi d’ansia in generale. La dipendenza da sostanze legali o illegali (alcol, caffeina, benzodiazepine, cannabis, cocaina, eroina ed altre sostanze psicotrope) e le dipendenze comportamentali (shopping compulsivodipendenza dal sessodisturbo da gioco d’azzardomasturbazione compulsivacleptomania, dipendenza da uso di doping, dipendenza dal lavoro, dipendenza dal cibo, piromaniadisturbo da interazione di più dipendenze…), potrebbero favorire o causare un disturbo d’ansia oppure aggravarne uno preesistente. Alcuni geni sembrerebbero essere collegati ad un maggior rischio di sviluppare i disturbi d’ansia. Alcuni farmaci antidepressivi (ad esempio gli SSRI), pur essendo spesso anche degli efficaci ansiolitici, possono causare in alcuni soggetti dei sintomi d’ansia che potrebbero essere confusi con un peggioramento della patologia iniziale. L’esposizione prolungata ad alcune sostanze chimiche, come i solventi industriali, possono favorire la comparsa di un disturbo d’ansia. Il mobbing ed il burn out sono possibili cause di un disturbo d’ansia. Un disturbo post-traumatico da stress), la dipendenza affettiva, la sindrome da abbandono, la dipendenza da un partner narcisista patologico, o la fine di una relazione possono innescare un disturbo d’ansia. Le “psico-tecnopatologie” (le malattie psicologiche causate da un abuso delle nuove tecnologie) come la dipendenza da smartphone, la dipendenza da notifiche, la dipendenza da internet e la dipendenza da social network possono causare o favorire una fobia o altro disturbo d’ansia.

Dall’evento traumatico alla fobia specifica

La fobia specifica si sviluppa in genere a causa del fatto che il paziente, in un certo momento della sua vita, ha vissuto personalmente un evento altamente traumatico, come ad esempio essere attaccati da un cane. Si possono generare le fobie più stravaganti: una persona per esempio potrebbe aver per sempre paura del colore giallo perché ad esempio al momento dell’attacco da parte del cane si trovava di fronte ad una parete gialla. Anche il solo osservare un evento traumatico senza provarlo direttamente su di sé può generare una fobia specifica: se da bambini si è visto ad esempio un cane attaccare un altro bimbo, si può generare una fobia. Non necessariamente da adulta la persona ricorda quale sia stato l’evento specifico scatenante la sua fobia, se esso è avvenuto molti anni prima, magari in tenerissima età. L’associazione evento traumatico/fobia è ancora più forte se durante l’esperienza traumatica si ha sofferto degli spiacevoli sintomi di un attacco di panico.

Caratteristiche

La fobia specifica è caratterizzata da una irrazionale e fortissima reazione di ansia, paura e di fuga (“crisi fobica“) che compare quando il soggetto è esposto (o sa che a breve sarà esposto) a specifici oggetti, fenomeni, animali, ambienti o situazioni reali o semplicemente immaginate o raccontate (“stimoli fobici” o “stimoli fobigenici“, cioè capaci di scatenare la fobia). Lo stato di estrema ansia generato da tale esposizione è assolutamente irragionevole e spropositato rispetto alla gravità e/o alla pericolosità dell’oggetto, del fenomeno, dell’animale o della situazione.
Il soggetto che soffre di grave fobia arriva al punto di organizzare la propria vita sociale e professionale in modo di evitare accuratamente il contatto diretto con gli oggetti o le situazioni che gli generano la crisi fobica. Il soggetto che ne soffre talvolta non è in grado di rappresentarsi e immaginare le situazioni o le cose temute se non per pochi attimi e può temere anche di nominarle. La paura può essere attivata sia dalla presenza reale dell’oggetto o animale o situazione, che da semplici tracce che anticipano la sua presenza o anche solo da un racconto che lo cita o dalla sua presenza in un film.
Gli adulti con fobia nella maggioranza dei casi sono in grado di riconoscere che tali reazioni non hanno una base razionale e che sono totalmente spropositate, ma non sono comunque in grado di controllarle. Una fobia può essere capace di interferire fortemente con la qualità della vita di un soggetto, sia da un punto di vista sociale, relazionale o professionale. Pensiamo ad esempio ad un soggetto che ha la fobia per i gatti: una eventuale relazione amorosa con un partner che possiede un gatto, sarebbe fortemente penalizzata e ostacolata.
La gravità del disturbo e il suo impatto sul benessere e la qualità di vita di chi ne soffre dipendono non soltanto da quanto è intensa la crisi fobica quando si è al cospetto dell’oggetto fobigenico, ma anche dall’effettiva probabilità che la persona interessata ha di venire a contatto con tale oggetto. Una persona potrebbe ad esempio aver timore di prendere un aeroplano, ma tale fobia non creerà alcun problema in persone che non devono viaggiare in aereo per lavoro e che non siano particolarmente appassionate di turismo in luoghi lontani.

Sintomi e segni associati

Oltre alle caratteristiche della crisi fobica precedentemente elencate, tipicamente chi soffre di fobia specifica tende ad avere una serie di altri sintomi e segni, tra cui:

  • stato di maggiore attivazione fisiologica e costante agitazione;
  • palpitazioni;
  • tremori;
  • sudorazione;
  • insonnia;
  • sonnolenza;
  • tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
  • aritmie (vari tipi di alterazione del normale ritmo cardiaco);
  • tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
  • ipertensione arteriosa (aumento della pressione sanguigna arteriosa);
  • dispnea (difficoltà a respirare, “fame d’aria”);
  • nausea;
  • vomito;
  • diarrea;
  • dispepsia (cattiva digestione);
  • dolori al torace e/o all’addome;
  • cefalea;
  • scatti d’ira;
  • incubi;
  • astenia (stanchezza psico-fisica);
  • difficoltà a concentrarsi;
  • vuoti di memoria;
  • allerta cronica;
  • svenimenti se posti obbligatoriamente di fronte allo stimolo fobico e senza possibilità di fuga.

Continua la lettura con: Fobie specifiche: tipi, diagnosi, terapie, farmaci, psicoterapia

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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