Differenza tra creatina e carnitina: quale delle due preferire?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelA cosa servono la L-carnitina e la creatina e che differenza c’è tra le due sostanze? Quando è meglio preferire l’una e quando l’altra?

La L-carnitina è un aminoacido non essenziale (a volte condizionatamente essenziale) che svolge un ruolo cruciale nel trasferimento degli acidi grassi ai mitocondri, favorendo la produzione di energia. La L-carnitina favorisce un migliore assorbimento delle sostanze nutrienti dal cibo, permette di potenziare la muscolatura e riduce la massa grassa quando il consumo energetico è aumentato a causa di un’attività sportiva. La peculiarità principale dell’integratore di carnitina è dunque quella di riuscire a favorire la trasformazione del grasso depositato nell’organismo in energia da spendere nel corso della prestazione sportiva. Riuscire a migliorare questo processo di trasformazione ha una duplice valenza: da un lato garantisce all’atleta una quantità di energia importante, dall’altro inoltre può stimolare il dimagrimento. Ovviamente, sia chiaro, l’integratore di carnitina non può intendersi come una sorta di brucia grassi, ma come detto è una sostanza che può agire in maniera mirata favorendo la trasformazione del tessuto adiposo in energia. Nel caso in cui si desideri smaltire dei chili di troppo, l’integratore di carnitina può rivelarsi prezioso se assunto in concomitanza di un allenamento aerobico costante e sufficientemente arduo. Gli studi hanno dimostrato che la combinazione di L-carnitina e carboidrati ha effetti ergogenici e può migliorare ed aumentare i risultati dell’esercizio dell’11%. Quindi, sarebbe ideale assumere l’integratore L-carnitina, con una ragionevole quantità di carboidrati ad azione rapida (destrosio o maltodestrine).

La creatina è invece un aminoacido già presente nel corpo umano e si trova naturalmente nelle carni, in latte, uova, pesce, ecc. Il suo consumo aumenta la potenza muscolare e ci regala più forza durante l’allenamento di potenza, minimizzando anche l’accumulo di acido lattico.

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Carnitina o creatina?
La carnitina è una sostanza spesso confusa con la creatina, tuttavia vi sono notevoli differenze tra questi due tipi di integratori. Mentre la creatina determina un aumento della forza ed è l’ideale per chi pratica sport che richiedono potenza, come ad esempio il body building, la carnitina è invece più indicata per il dimagrimento in quei soggetti che svolgono discipline di tipo aerobico le quali richiedono un grande sforzo a livello di resistenza, come ad esempio il ciclismo o la corsa, dal momento che favorisce l’uso del grasso depositato nell’organismo. Ovviamente nulla vieta che le due sostanze possano essere assunte insieme. Per quanto riguarda il dosaggio medio, generalmente si raccomanda l’assunzione di 2-4 g di L-carnitina al giorno e di 3 – 5 g di creatina al giorno, assunti insieme 30/20 minuti prima dell’inizio dell’allenamento.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Palestra: ad obiettivi diversi corrisponde una diversa alimentazione

MEDICINA ONLINE PALESTRA PESI ALIMENTAZIONE MUSCOLI DOPO ALLENAMENTO MASSA PROTEINE AMMINOACIDI BCAA RAMIFICATI ESSENZIALI WHEY LATTE SIERO CASEINE CREATINA WORKOUT BICIPITI SPALLE GAMBE ESERCIZI DONNA GLUTEI STEROIDI SQUAT.jpgChi pensa che per ottenere un buon fisico basti allenarsi, è fuori strada. La dieta che seguiamo è importante tanto quanto l’allenamento. Se si ha come obiettivo l’aumento e la definizione della massa muscolare o anche il dimagrimento, la nostra alimentazione deve essere adeguata allo scopo.

Obiettivo crescita e definizione muscolare

Più i muscoli sono sviluppati, meno probabilità ci sono di subire infortuni. Inoltre, per l’effetto post combustione, i muscoli continuano a bruciare calorie anche dopo l’allenamento e più sono sviluppati, più calorie si bruciano per via del metabolismo più elevato. Per crescere i muscoli hanno bisogno di proteine: quando l’obiettivo è l’aumento di massa muscolare è necessario seguire una dieta ricca di proteine per evitare di vanificare gli sforzi e perdere massa muscolare invece di costruirla. È importante consumare proteine sia prima che dopo l’allenamento per massimizzare le performance. Se si tratta di allenamenti di durata inferiore ai 90 minuti non è necessario mangiare anche durante ma solo prima (un piccolo snack è sufficiente). Meglio evitare alimenti grassi e ricchi di fibre perché difficili da digerire. Alcuni muscoli sembrano non esistere perché nascosti sotto uno strato di grasso: per farli uscire allo scoperto bisogna eliminare il grasso in eccesso e mantenere la muscolatura assumendo in particolare questi alimenti:

  • Acqua
    I tessuti muscolari sono costituiti d’acqua e hanno bisogno di un apporto continuo di liquidi. L’acqua è contenuta in insalata o altre verdure.
  • Uova
    Le uova contengono proteine e tutti gli amminoacidi essenziali che servono per costruire i muscoli.
  • Legumi
    Fagioli o lenticchie contengono proteine e lo zinco, elemento senza il quale non avviene costruzione muscolare. Si sconsiglia di assumere legumi prima di un allenamento perché ricchi anche di fibre.
  • Frutti di bosco
    Grazie agli antiossidanti e alle vitamine di cui sono ricchi.
  • Carne e pesce
    Sono i fornitori numero uno di proteine e dopo un allenamento intenso reintegrano tutte le risorse.
  • Noci
    Noci e mandorle, oltre che proteine, contengono acidi grassi. Anche i grassi vegetali sono importanti per la costruzione muscolare. Nessuna dieta dovrebbe escludere i grassi polinsaturi di noci, olive e olio di canola.

Obiettivo perdita di peso

Il concetto principale, da tenere sempre a mente se siete sovrappeso e volete dimagrire, è che il numero di calorie assunte deve essere inferiore a quelle consumate (equilibrio calorico negativo), il che significa che è necessario seguire una dieta ipocalorica o alzare le calorie consumate facendo maggiore attività fisica o alzando il metabolismo innalzando la % di massa muscolare. L’ideale è fare tre pasti al giorno a intervalli di 4 o 5 ore per dare al corpo la possibilità di bruciare grassi e anche evitare gli snack ricchi di carboidrati tra un pasto e l’altro. Per chiarire, i carboidrati non vanno eliminati completamente dal proprio regime alimentare, forniscono l’energia necessaria per svolgere un esercizio fisico e facilitano l’assorbimento dei minerali. Se però è presente abbastanza zucchero al momento di iniziare l’attività fisica, il corpo smette di bruciare grassi. Per questo piuttosto che eliminare i carboidrati bisogna sceglierli con attenzione e consumarli in porzioni da 30 g in associazione con le proteine, dopo l’allenamento: meglio preferire riso bruno, pasta integrale e quinoa per esempio.

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Le 5 cose che NON devi MAI fare dopo aver finito l’allenamento

MEDICINA ONLINE PALESTRA PESI PALLA MEDICA MUSCOLI DOPO ALLENAMENTO MASSA PROTEINE AMMINOACIDI BCAA RAMIFICATI ESSENZIALI WHEY LATTE SIERO CASEINE CREATINA WORKOUT BICIPITI SPALLE GAMBE ESERCIZI DONNA GLUTEI STEROIDI SQUAT.jpgHai appena finito il tuo workout alla grande, ma saprai anche tu che allenarsi è solo una parte di uno stile di vita sano e che i tuoi sforzi possono essere facilmente sabotati se fai qualche errore, soprattutto subito dopo l’allenamento. Hai una routine post allenamento che apporti dei benefici ai tuoi risultati o ti concedi qualche strappo alla regola solo perché l’allenamento è sufficiente per fare del bene al tuo corpo?

Cosa NON fare dopo l’allenamento:

1. Dimenticarsi di bere

Molte persone sono, senza rendersene conto, disidratate. Soprattutto con l’aumento delle temperature, si deve bere acqua costantemente: circa 30-35 ml per kg di peso per ogni ora di attività fisica sarebbe l’apporto giusto, se si tende a sudare molto. Meglio bere prima, durante e dopo l’allenamento.

2. Mangiare cibi ipercalorici

Un’alimentazione scorretta non si compensa con l’esercizio fisico. Solo gli atleti professionisti possono davvero permettersi di mangiare “quello che vogliono” perché si allenano per ore e ore durante il giorno e hanno un metabolismo estremamente elevato, tutti gli altri, con un lavoro ed una vita normale, quello che si mangia dopo l’allenamento è cruciale ai fini del raggiungimento degli obiettivi. Meglio assumere proteine e carboidrati facilmente digeribili e anche una certa dose di grassi “buoni” così da riparare i muscoli e reintegrare i nutrienti il prima possibile. Un pasto post allenamento ideale è patate dolci e uova o il frullato banana e burro di arachidi (senza preparato proteico). Invece di cedere alla tentazione di mangiare un hamburger o delle patatine fritte, prova queste due ricette.

3. Saltare lo stretching

Lo potremmo ripetere all’infinito: riscaldamento e stretching fanno parte dell’allenamento. I muscoli rispondono molto meglio se vengono riscaldati e allungati dopo l’allenamento.

4. Non ripulire gli spazi e non rimettere a posto i pesi (soprattutto in palestra)

È importante pulire la propria zona di allenamento, che sia a casa o in palestra. Inciampare in un peso che si è lasciato per caso sul pavimento, non è divertente. Ma queste raccomandazioni sono importanti soprattutto per chi si allena in palestra, sia con i pesi che con il proprio corpo. Ripulire sempre quindi gli attrezzi o il tappetino in cui si sono svolti gli esercizi e rimettere a posto i pesi è buona norma.

5. Non muoversi più per tutto il giorno

Solo perché ci si è allenati, non vuol dire che si deve essere pigri per tutto il resto della giornata. Muoversi e essere attivi deve diventare un’abitudine: prendere le scale, alzarsi dalla scrivania, fare una breve passeggiata e andare a parlare con un collega invece che scrivergli, sono tutte cose che si possono fare durante il giorno per mantenere anche un certo livello di NEAT (non-exercise activity thermogenesis), ossia tutte quelle attività che non sono vere e proprie attività fisiche ma contribuiscono a bruciare calorie, anche se in numero minimo.

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Femore: anatomia, funzioni e muscoli in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FEMORE NATOMIA FUNZIONI SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl femore (dal latino “femur” che significa “coscia”; in inglese “femur“) è un osso dell’arto inferiore che costituisce lo scheletro della coscia ed anche parte dell’anca e del ginocchio. È l’osso più lungo, voluminoso e resistente dello scheletro umano.

Funzioni
Il femore ha varie funzioni:

  • rappresenta lo scheletro della coscia, che unisce l’anca al ginocchio;
  • insieme alle altre ossa e muscoli del bacino e dell’arto inferiore, permette la deambulazione umana;
  • è fondamentale per la ripartizione del peso corporeo lungo tutto l’arto inferiore;
  • entra nella costituzione delle articolazioni dell’anca e del ginocchio;
  • è sede di inserzione per molti muscoli della coscia e della gamba.

Anatomia
Il femore è formato da:

  • un corpo (diafisi);
  • 2 estremità (epifisi), delle quali quella prossimale si articola con l’osso dell’anca formando l’articolazione coxofemorale, mentre quella distale si articola con la rotula e la tibia, formando l’articolazione del ginocchio. Ciascuna porzione ha una particolare anatomia e possiede alcune zone specifiche, che fungono sia da punto d’origine sia da punto d’inserzione per muscoli e legamenti.

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Epifisi prossimale
L’estremità prossimale del femore è la porzione ossea più vicino al tronco. Del resto, nel linguaggio medico-anatomico, il termine prossimale significa “più vicino al centro del corpo” o “più vicino al punto d’origine” (N.B: per convenzione, il punto d’origine di qualsiasi osso che diparte dal tronco è il tronco stesso).
L’estremità prossimale presenta una morfologia tale, che le permette di unirsi perfettamente all’acetabolo del bacino (l’acetabolo è una concavità, simile a una ciotola) e formare l’articolazione dell’anca.
Le componenti strutturali rilevanti dell’estremità prossimale sono 6:

  • La testa: è la parte più prossimale del femore. Proiettata in direzione mediale, ha le sembianze di una sfera, precisamente di un 2/3 di sfera. Possiede una superficie liscia e una piccola depressione (fovea capitis), che funge da punto d’inserzione per il legamento rotondo. Il legamento rotondo è uno dei legamenti più importanti dell’articolazione dell’anca: un suo capo è legato alla testa del femore e l’altro suo capo all’acetabolo.
  • L’acetabolo è un incavo di natura ossea, con sede nel bacino, il cui ruolo è accogliere la testa del femore.
  • Il collo: è la breve sezione di osso femorale che collega la testa al corpo del femore. Dall’aspetto molto simile a un cilindro, è leggermente piegato in direzione mediale: questa piegatura, nell’essere umano adulto, forma un angolo di circa 130° con il collo.
    L’angolo in questione è particolarmente importante, in quanto permette all’articolazione dell’anca di godere di un notevole range di movimento.
  • Il grande trocantere: è un processo osseo (o proiezione ossea) che origina dal corpo e si colloca lateralmente, rispetto al collo. Ha forma quadrangolare e un’anatomia particolare, che gli permette di accogliere i capi terminali di numerosi muscoli, coinvolti nel movimento dell’anca e della coscia (muscolo piriforme, muscolo otturatore esterno, muscolo otturatore interno, muscoli gemelli, muscolo piccolo gluteo e muscolo medio gluteo).
  • Il grande trocantere è palpabile: il lettore può apprezzarne la presenza al tatto, toccando il lato esterno-alto di una delle sue due cosce.
    Il piccolo trocantere: è un processo osseo di dimensioni inferiori al grande trocantere, che ha origine sul corpo del femore, in una zona con posizionamento postero-laterale. Dalla forma conica e tozza, sporge appena sotto il collo e ha un orientamento opposto a quello del grande trocantere (quindi “punta” verso l’interno, cioè in direzione mediale).
    Il piccolo trocantere serve come punto d’inserzione per le porzioni terminali dei tendini dei muscoli grande psoas e iliaco (che combinati insieme prendono il nome di ileo-psoas).
  • La linea intertrocanterica anteriore: situata sulla superficie anteriore del femore, è una cresta ossea con orientamento infero-mediale (cioè va verso il basso e verso l’interno), che unisce tra loro i due grandi trocanteri.
  • La linea intertrocanterica anteriore rappresenta il punto d’inserzione per il legamento iliofemorale, uno dei legamenti più importanti e resistenti dell’articolazione dell’anca.
    La cresta intertrocanterica posteriore: situata sulla superficie posteriore del femore, è una cresta ossea con orientamento infero-mediale, che collega tra loro i due trocanteri.
    Lungo il suo breve percorso, presenta un tubercolo arrotondato, chiamato tubercolo quadrato, che accoglie il capo terminale del muscolo quadrato del femore.

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Diafisi
La diafisi, o corpo del femore, risulta caratterizzata da tre facce: una faccia anteriore, una postero-mediale e una postero-laterale. Le due facce posteriori sono divise da una linea sporgente, la linea aspra. Questa, in corrispondenza della metafisi prossimale si biforca, dando origine alla tuberosità glutea (vi si inserisce il muscolo grande gluteo) e alla linea pettinea (vi si inserisce il muscolo pettineo). La biforcazione in prossimità della metafisi distale dà origine ad una regione depressa, chiamata faccia poplitea. In prossimità di questa faccia scorrono i vasi poplitei, che hanno la caratteristica di avere le arterie più superficiali rispetto alle vene.

Epifisi distale
L’epifisi distale del femore presenta, posteriormente, due grosse superfici ossee convesse, i condili femorali (uno mediale, l’altro laterale). I condili, rivestiti di cartilagine articolare, fanno parte della complessa articolazione del ginocchio. Tra i due condili vi è uno spazio, la fossa intercondiloidea. Anteriormente, i due condili convergono nel formare la superficie patellare, per l’articolazione con la patella. Sui condili prendono inserzione i due legamenti crociati (anteriore e posteriore), e due menischi (mediale e laterale), in quanto non vi è perfetta corrispondenza tra i condili del femore e le superfici condiloidee della tibia. I menischi si dispongono a contornare i due condili, mentre i legamenti crociati si incrociano all’interno dello spazio intercondiloideo.

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Muscoli relativi al femore
La tabella sottostante riporta l’elenco dei 22 muscoli che originano o terminano in corrispondenza del femore.

Muscolo Capo terminale o capo iniziale Sede di contatto sul femore
Muscolo iliaco Capo terminale Piccolo trocantere
Muscolo grande psoas Capo terminale Piccolo trocantere
Muscolo grande gluteo Capo terminale Tuberosità glutea
Muscolo medio gluteo Capo terminale Superficie laterale del grande trocantere
Muscolo piccolo gluteo Capo terminale Parte anteriore del grande trocantere
Muscolo piriforme Capo terminale Margine superiore del grande trocantere
Muscolo gemello superiore Capo terminale Grande trocantere
Muscolo otturatore interno Capo terminale Superficie mediale del grande trocantere
Muscolo gemello inferiore Capo terminale Grande trocantere
Muscolo quadrato femorale Capo terminale Cresta intertrocanterica posteriore
Muscolo otturatore esterno Capo terminale Fossa trocanterica (piccola depressione in prossimità del grande trocantere; si veda la figura del grande trocantere).
Muscolo pettineo Capo terminale Linea pettinea
Muscolo adduttore lungo Capo terminale Parte mediale della linea aspra
Muscolo adduttore breve Capo terminale Parte mediale della linea aspra
Muscolo grande adduttore Capo terminale Parte mediale della linea aspra e tubercolo adduttore
Muscolo vasto laterale Capo iniziale Grande trocantere e parte laterale della linea aspra
Muscolo vasto intermedio Capo iniziale Superficie frontale e laterale del femore
Muscolo vasto mediale Capo iniziale Sezione distale della linea intertrocanterica e parte mediale della linea aspra
Bicipite femorale Capo iniziale Parte laterale della linea aspra
Muscolo popliteo Capo iniziale Sotto l’epicondilo laterale
Muscolo gastrocnemio Capo iniziale Dietro il tubercolo adduttore, sopra l’epicondilo laterale.
Muscolo plantare Capo iniziale Sopra il condilo laterale

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Osso omero: anatomia e funzioni in sintesi

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Omero destro (sulla sinistra: vista anteriore; sulla destra: vista posteriore)

L’omero (in inglese “humerus”) un osso lungo pari e simmetrico degli arti superiori, e costituisce lo parte scheletrica del braccio, la porzione anatomica del corpo compresa tra la spalla, superiormente, e l’avambraccio, inferiormente. L’omero corrisponde – nell’arto inferiore – al femore è l’osso pari che compone lo scheletro di ciascuna coscia.

Omèro o òmero?

Domanda apparentemente banale: quando si parla dell’osso omero, dove va l’accento? Quando si parla dell’osso omero, l’accento va sulla prima o (òmero). L’accento va sulla e (Omèro) solo in riferimento al noto poeta greco autore dell’Iliade e dell’Odissea.

Funzioni dell’osso omero

L’omero è situato tra scapola (principale osso della spalla) e ossa dell’avambraccio (radio e ulna); costituisce lo scheletro del braccio, fornisce inserzione a diversi muscoli e partecipa alla formazione di due importanti articolazioni dell’arto superiore: l’articolazione della spalla e l’articolazione del gomito.

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Anatomia

L’omero è l’unico osso del braccio (mentre lo scheletro dell’avambraccio, che è la parte dell’arto superiore compresa tra gomito e polso, è costituita da ulna e radio). L’omero è costituito da:

  • diafisi (anche chiamato “corpo”);
  • due estremità dette epifisi (epifisi prossimale ed epifisi distale).

L’epifisi prossimale si articola con la scapola costituendo l’articolazione scapolo-omerale (del tipo delle enartrosi), mentre l’epifisi distale si articola con le due ossa dell’avambraccio appena citate: radio e ulna.

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Epifisi prossimale

L’estremità prossimale dell’omero è la porzione ossea più vicina alla spalla e che, unendosi a un osso di quest’ultima (nella fattispecie la scapola), forma la sopraccitata articolazione gleno-omerale.
Gli elementi anatomici rilevanti dell’estremità prossimale sono:

  • La testa. È la parte più prossimale dell’omero. Proiettata in direzione mediale, è una protuberanza ossea che ha la forma di una semi-sfera. Possiede una superficie liscia di natura cartilaginea e ricopre l’importante funzione di articolarsi con la cavità glenoidea (o fossa glenoidea) della scapola e formare l’articolazione della spalla.
  • Il collo anatomico. È una regione di confine tra la testa e le altre strutture dell’epifisi prossimale. È breve e più stretto rispetto alla testa.
  • Il tubercolo maggiore. È un processo osseo di discreta grandezza, che si sviluppa in direzione laterale, subito dopo il collo anatomico. Possiede due facce, una anteriore e una posteriore.
    La sua funzione è ancorare i capi terminali di tre muscoli dei 4 totali che formano la cosiddetta cuffia dei rotatori: il muscolo sovraspinato, il muscolo sottospinato (o infraspinato) e il muscolo piccolo rotondo (o teres minore).
  • Il tubercolo minore. È un processo osseo di dimensioni ridotte, in posizione mediale rispetto al grande tubercolo. Ha soltanto una faccia, quella anteriore, e funge da punto d’inserzione per il capo terminale del 4° muscolo della cuffia dei rotatori: il muscolo sottoscapolare.
  • Il solco intertubercolare. È una profonda depressione, situata tra i due tubercoli e percorsa dal tendine della lunga testa del muscolo brachiale. Sul margine superficiale, il solco intertubercolare presenta delle creste, che prendono il nome di labbra. Alle labbra, si ancorano i tendini di tre importanti muscoli: il muscolo pettorale maggiore, il muscolo grande rotondo e il muscolo grande dorsale.
  • Il collo chirurgico. È la regione di confine, che separa i tubercoli (situati superiormente) dal corpo dell’omero (inferiormente).

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Diafisi

Il corpo è la porzione centrale dell’omero, compresa tra l’estremità prossimale e l’estremità distale.
Sede d’inserzione di diversi muscoli, ha un aspetto cilindrico, superiormente, e una forma prismatica, inferiormente.
Le strutture anatomiche rilevanti del corpo dell’omero sono, di fatto, tre: la tuberosità deltoidea, il foro nutritizio e la scanalatura radiale.
La tuberosità deltoidea è una prominenza ossea, situata poco più in alto della metà, in posizione antero-laterale. La sua funzione è accogliere il capo terminale del muscolo deltoide.
Il foro nutritizio è il canale che permette l’ingresso, nell’omero, dei vasi sanguigni deputati all’ossigenazione e nutrizione dell’omero stesso.
Infine, la scanalatura radiale è una lieve depressione, che percorre in diagonale e con orientamento laterale la sezione posteriore del corpo. Al suo interno, ospita il nervo radiale e l’arteria brachiale profonda. Lateralmente, termina in corrispondenza della tuberosità deltoidea.
Per quanto concerne i muscoli che hanno rapporto con il corpo dell’omero, questi sono: il muscolo coracobrachiale, il muscolo brachiale e il muscolo brachioradiale, sulla sezione ossea anteriore, e la testa mediale e la testa laterale del tricipite brachiale, sulla sezione ossea posteriore.

Epifisi distale

L’estremità distale presenta una zona articolare e una zona non articolare: quella articolare è definita lateralmente dal condilo e medialmente dalla troclea dell’omero, che ha la forma di una puleggia. Il condilo si articola con la testa del radio, mentre la troclea con l’incisura trocleare o semilunare dell’olecrano dell’ulna. La porzione non articolare dell’estremità distale è data dall’epicondilo laterale (poco sviluppato) e dall’epicondilo mediale, o epitroclea (molto più sviluppato), al di sotto del quale si trova un solco che accoglie il nervo ulnare. Dai due epicondili si originano verso la diafisi la cresta sopracondiloidea mediale e la cresta sopracondiloidea laterale. Anteriormente, al di sopra del condilo, c’è la fossetta radiale che accoglie la testa del radio durante la flessione dell’avambraccio sul braccio, sopra la troclea c’è la fossetta coronoidea che accoglie il processo coronoideo dell’ulna sempre nella flessione dell’avambraccio sul braccio e posteriormente, al di sopra della troclea, è presente la fossa olecranica per accogliere l’olecrano dell’ulna nell’estensione dell’avambraccio.

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Quando assumere aminoacidi e ramificati per migliorare l’allenamento

integratori proteine dieta Dukan iperproteica fa male bene dimagrire muscoliIl corpo umano è in grado di produrre autonomamente solo gli aminoacidi non essenziali, mentre tutti gli altri, compresi i BCAA, devono essere necessariamente integrati giornalmente nella dieta. Ecco perché per l’introduzione di questi elementi nell’alimentazione quotidiana, in particolar modo per chi pratica sport di resistenza, si rende necessario il ricorso ad integratori specifici. È importante assumere aminoacidi per promuovere la crescita muscolare e sopperire alle carenze del regime alimentare. Un incremento dell’apporto di aminoacidi ramificati è richiesto soprattutto durante e dopo l’attività aerobica o tra prestazioni sportive intense ravvicinate nel tempo.

Rispetto agli integratori composti da un pool di aminoacidi, per gli sportivi è preferibile orientarsi verso integratori di BCAA. Questi vanno oltre la funzione plastica degli aminoacidi semplici, concentrandosi anche su un’azione anti-catabolica ed energetica. L’assunzione di aminoacidi e BCAA per la palestra è utile in ogni fase dell’allenamento sportivo, da cicli di preparazione generica inziale, al lavoro muscolare più intenso. La fase immediatamente successiva alla prestazione sportiva, la cosiddetta finestra anabolica, però, rappresenta il momento di massima richiesta di aminoacidi da parte dell’organismo; Tale fase ha una durata individuale che, in media, si manifesta entro le 3 ore dalla fine dell’attività.

Durante la giornata l’assunzione di aminoacidi ramificati esercita il suo maggior potere di sera, quando le loro caratteristiche vengono valorizzate dall’aumento della quantità circolante di ormone della crescita (GH), al fine di prevenire il catabolismo della massa magra e stimolare la crescita del muscolo. Tutte le discipline sportive che implicano sforzi di lunga durata – come ciclismo, sci di fondo, triathlon, nuoto di fondo – producono quel catabolismo muscolare che può essere prontamente contrastato dall’azione ripristinante caratteristica degli aminoacidi ramificati. Quando la performance sportiva richiede un surplus di energie, diventa importante preservarsi dal raggiungimento di soglie di stress fisico troppo elevate con il reintegro di glutammina, un aminoacido condizionatamente essenziale e essenziale per gli atleti che viene sintetizzato direttamente nel tessuto muscolare e va a costruirne più della metà.

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Ossido nitrico: cos’è, a che serve e dove trovarlo?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelIl monossido di azoto (anche chiamato “ossido nitrico” o “NO”; in inglese “nitric oxide”) è un gas incolore; nel corpo umano il monossido di azoto (NO) rappresenta un importante neurotrasmettitore con effetto vasodilatante. E’ quindi un potente vaso-dilatatore, utilizzato per la terapia dell’ipertensione polmonare, in particolare nei neonati affetti da insufficienza respiratoria ipossemica. E per questa caratteristica viene indicato come un fattore di rilascio endotelio-derivato, sigla inglese EDRF. Il NO viene sintetizzato a partire da ossigeno ed arginina grazie all’azione degli enzimi NO-sintasi ed attraverso una reazione multifasica e molto complessa.

Funzioni
Il NO possiede la capacità di penetrare attraverso le membrane e le barriere di tutti i micro-organismi (batteri, virus, funghi, parassiti), e tra cui le nostre cellule, dato che fra l’altro non possiede carica elettrica e può quindi muoversi liberamente sia all’interno che all’esterno di esse. Esso va ad intervenire in diversi meccanismi:

  • sulla muscolatura liscia dei vasi sanguigni provocando vasodilatazione con conseguente aumento del flusso ematico e funzione omeostatica;
  • va ad inibire anche l’adesione e l’aggregazione piastrinica;
  • viene sintetizzato dai macrofagi durante la risposta immune e può contribuire ad un diretto effetto battericida;
  • è importante per l’erezione del pene e per contrastare la disfunzione erettile;
  • ha un ruolo nel ciclo di crescita del capello.

Meccanismo di azione
Il monossido nitrico (NO) ha come bersaglio primario un enzima detto l’enzima guanilato ciclasi. Questo enzima dal guanosin-trifosfato (Guanosin Tri Posfato) – GTP genera il Guanosin Mono Posfato Ciclico – GMPc.  Il Guanosin Mono Posfato Ciclico – GMPc attiva a valle la protein-chinasi GMPc-dipendente (PKG), la quale fosforila proteine contrattili e strutturali della cellula come la calponina, il fosfolambano e la tropomiosina rendendole sensibiliti alle azioni degli ioni calcio, i principali responsabili della contrazione delle cellule muscolari. La PKG ha anche un ‘ altra azione : fosforila i recettori dell’IP3 (Inositolo trifosfato) situati sulla superficie dell’SR (reticolo sarcoplasmatico della cellula muscolari lisce che costituiscono la parete del vaso sanguigno dette cellule endoteliali ), impedendone l’aggancio con l’IP3: ciò impedisce il rilascio del calcio dall’SR o dall’ER, inibendo la contrazione della muscolatura liscia (generalmente elevata in tale tipo di tessuto) e inducendone quindi il rilassamento.

I benefici della vasodilatazione
Con “vasodilatazione” si intende un aumento del calibro dei vasi sanguigni conseguente al rilassamento della muscolatura liscia dei vasi sanguigni, in particolare delle arterie, delle arteriole e delle vene di grande calibro. Come diretta conseguenza avremo anzitutto un aumento del lume dei vasi e, soprattutto per le arteriole,una diminuzione della pressione arteriosa. A livello sportivo la cosa è sicuramente favorevole: durante l’attività fisica assistiamo difatti ad un aumento della pressione arteriosa per via delle maggiori richieste di ossigeno e nutrienti al muscolo. I processi di vasodilatazione permettono quindi, a parità di pressione, di assicurare lo stesso quantitativo di molecole richieste. Ma questo non è l’unico aspetto benefico, difatti negli sport anaerobici lattacidi il corpo deve far fronte ad un’altra necessità, ossia quella di smaltire l’acido lattico prodotto, un aumento del lume dei vasi permette quindi di svolgere più efficacemente anche questo meccanismo. Dunque all’atto pratico possiamo riassumere i benefici della vasodilatazione in questi punti:

  • aumento della prestazione aerobica grazie al maggior apporto di ossigeno;
  • aumento della prestazione anaerobica grazie al maggior tasso di smaltimento di lattato;
  • aumento della prestazione in generale e del recupero grazie al maggior apporto di nutrienti;
  • maggiore efficacia dell’erezione del pene.

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Ossido Nitrico (NO): in quali alimenti trovarlo?

1. Cacao in polvere
I flavonoli del cacao sono noti per migliorare il flusso di sangue andando ad attivare il sistema nitrico (nitric oxide system). Questi sono presenti anche in tè e vino rosso ma in misura ridotta, il che porta il cacao ad esserne la fonte più intelligente da usare per questo fine (questo non vuol dire ingozzarsi di cioccolata prima del workout). Altro punto, già che abbiamo citato il vino rosso, l’alcol è un vasodilatatore, ma anche qui non mi soffermo a spiegare il perché non sia una mossa intelligente bere prima di provare il massimale di panca. Il dosaggio ottimale è di 500-1000mg/die di flavoni (circa 27 gr di cioccolato fondente con alte % di cacao).

2. Spinaci e Barbabietole
Spinaci e Barbabietole ricchi di nitrati sono effettivamente un ottimo alimento da consumare nel preworkout (e, come vedremo, anche dopo). Qui tolgo subito un dubbio, i nitrati non sono dannosi di per sé, la problematica è che possono convertirsi in nitriti, e quelli si, sono da evitare. Il primo studio citato, tra l’altro, parla anche di mele ricche di flavonoli, qui si ritorna al primo punto. Per il discorso barbabietole ci sono ottime evidenze di un loro beneficio soprattutto in sport di endurance come il running. Il dosaggio consigliato di nitrati è di c.ca 6.4-12.8mg/kg (approssimativamente 500 gr di Barbabietole).

Ossido Nitrico (NO): In quali integratori trovarlo?

1. Vitamine C ed E
le vitamine C e la E, agendo come antiossidanti, intervengono attenuando il danno ossidativo cui son soggetti i NOS (ossido nitrico sintetasi) permettendo quindi, indirettamente, una loro migliore operatività. Per il dosaggio in questi casi mi atterrei ai 2 gr/die di vitamina C ripartita in piccole assunzioni durante la giornata e 15 mg (22.4IU c.ca) per la vitamina E. Non si tratta di integratori specifici per la vasodilatazione, possono dare una mano in via indiretta (e influire forse un minimo) e come tali li utilizzerei.

2. L-Citrullina
Si tratta di un metabolita intermedio del ciclo dell’urea. I NO-sintasi, abbiamo visto, sintetizzano ossido nitrico a partire da Arginina ed ossigeno, ebbene la prima viene inizialmente trasformata in Citrullina, dunque quali sono gli effetti della supplementazione di Citrullina? Non stupisce che si abbia un aumento dell’ossido nitrico, lo vediamo in diversi studi dove si utilizza sia la forma L che quella Malato. Le dosi utilizzate in questo caso sono state di 5-6 gr.

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3. Ginko Biloba
Oltre ai suoi benefici in termini di stress fisico e mentale, il Ginko Biloba comporta anche una risposta di vasodilatazione. Quest’azione è dovuta sia ad un aumento del rilascio o neuronale di fattori endogeni rilassanti , sia tramite inibizione dell’enzima COMT. In generale ha un effetto benefico sulla circolazione, nonchè proprietà antiossidanti. Il dosaggio è di 120-240mg, da prendere assieme ad un pasto (pre o postworkout per esempio).

4. Arginina
Il principale meccanismo di azione attraverso cui la supplementazione di arginina influenza la salute dell’apparato circolatorio è il suo ruolo di substrato per i NOS per produrre Ossido Nitrico e la conseguente produzione di GMP intracellulare (il discorso vale anche per la Citrullina che anzi, si rivela una scelta migliore e più efficace in questi termini). Tuttavia gli studi sull’assuzione di L-arginina (su atleti in salute) sono discordi. In determinati casi i biomarkers del metabolismo del NO sono aumentati, in altri non vi sono state sostanziali modifiche. Il dosaggio è di 3-6 gr da 1 a 3 volte al giorno (nel caso si intenda mantenerne alti i livelli durante la giornata). Tuttavia, ripeto di nuovo, la citrullina si è dimostrata più efficace per raggiungere i risultati sopra visti e l’arginina, anche nelle forme più biodisponibili, si può considerare un supplemento tutto sommato superato e ormai poco utilizzato. Non vi sono state influenze (ed anche questo vale per la citrullina) nei confronti degli ADMA (antagonisti dei NOS), non sembra esservi quindi tale meccanismo di azione per i due supplementi.

Quando assumere questi integratori nello sport?
Da una parte gli effetti in acuto suggerirebbero un assunzione nel preworkout. In tal senso è ottima la combinazione con delle fonti di carboidrati e delle whey (insulinogeniche) che amplieranno l’effetto vasodilatatorio durante l’allenamento. Un altro momento è il postworkout, quando l’effetto “pump” tende a perdersi pian piano, si può andare ad intervenire per favorire il recupero muscolare. L’aspetto pi importante però, a mio avviso, è quello di approcciarsi a questi supplementi come un valido aiuto in termini di salute cardiocircolatoria (non si sottovaluti l’incidenza di problematiche quali TOS/sindrome dello stretto toracico superiore negli sport di sollevamento pesi). L’ideale è dunque un’assunzione in cronico, va bene allora l’integrazione nel peri-workout come abbiamo visto, però è molto più logico includere nella propria dieta alimenti come spinaci, barbabietole.

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Trenbolone acetato: effetti, dosaggi ed effetti collaterali

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma RICONOSCERE ATLETA DOPATO NATURAL PALESTRA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari A PeneIl trenbolone acetato è un potente steroide anabolizzante androgeno, che non può essere convertito in estrogeni dall’organismo umano. Queste sue caratteristiche lo rendono adatto per aumentare forza, densità e definizione muscolare. Il suo effetto anabolico è quindi “pulito” e non viene influenzato, come spesso accade, da un apparente guadagno di peso legato a ritenzione idrica ed aumento delle riserve adipose. Qualcuno ritiene che i suoi effetti anabolizzanti siano simili a quelli del testosterone e del dianabol anche se tale paragone è forse un po’ troppo generoso. Quando si ricerca il massimo sviluppo muscolare la mancata conversione in estrogeni sembra infatti essere un fattore limitante. Per tutti questi motivi nei cicli di massa il Trenbolone acetato viene generalmente utilizzato insieme ad altri anabolizzanti (Deca-durabolin ® o Equipoise ® se si mira a mantenere una discreta definizione; testosterone, Dianabol ® o Anadrol 50 ® se l’obiettivo è il massimo aumento delle masse muscolari).

Le proprietà anaboliche del trenbolone, a parità di dosaggio, sono superiori a quelle del deca-durabolin e, presubilmente, a quelle di tutti gli altri anabolizzanti privi di attività estrogenica. Nel periodo che precede le competizioni il Trenbolone viene generalmente abbinato ad altri anabolizzanti non aromatizzabili come Winstrol ® o Primobolan ®.

Dal punto di vista chimico il Trenbolone è un derivato del Nandrolone ed è stato studiato per annullare la già bassa attività estrogenica di questo ormone. Anche se il confronto tra questi due steroidi anabolizzanti è difficoltoso, è indubbio che il trenbolone sia dotato – a parità di dose – di effetti anabolici ed androgeni molto più marcati. Il trenbolone, inoltre, è accreditato di un potere androgeno tre volte superiore al testosterone. Gli effetti collaterali legati a questa sua caratteristica (acne, eccessiva virilizzazione, caduta dei capelli) sono in parte mitigati dalla struttura chimica, che ne riduce la suscettibilità all’azione dell’enzima 5-alfa reduttasi; di conseguenza finasteride e dutasteride non sortiscono una particolare azione protettiva. Effetti collaterali legati al suo elevato potere androgeno sono comunque comuni e possono includere acne, pelle grassa, ipertrofia prostatica e aumentata crescita dei peli corporei (ad eccezione dei capelli, che specie in presenza di una predisposizione genetica, tendono a cadere).

Il Trenbolone conquistò popolarità, sotto il nome commerciale di Finajet, negli anni ’80 e, nonostante fosse destinato al settore veterinario, si conquistò presto un ottima reputazione anche nel mondo del bodybuilding. Dopo essere stato tolto dal mercato per alcuni anni oggi è disponibile con nomi commerciali diversi. L’evoluzione del farmaco ha portato nel 2004 alla sintesi del Trenbolone enantato, come sempre destinato al settore veterinario. Questo nuovo prodotto si caratterizza per il graduale e lento rilascio, che permette di ridurre l’elevato numero di iniezioni rese necessarie dalle caratteristiche chimiche del tradizionale trenbolone acetato.

Effetti collaterali del trenbolone

A dosaggi elevati sono stati documentati gravi effetti collaterali a carico del fegato, nonostante non si tratti di un 17-alfa-alchilato e la sua epatotossicità sia per certi aspetti ancora poco chiara. Da non sottovalutare inoltre, l’effetto negativo sul rischio cardiovascolare, dovuto all’aumento del colesterolo LDL e al calo della frazione HDL. Analogo discorso per la funzionalità orale, che può essere compormessa da dosaggi eccessivi, specie se non accompagnati da un generoso apporto di liquidi. Oltre ai già citati effetti indesiderati, il trenbolone presenta un ulteriore, grosso, svantaggio. Questo farmaco, nonostante la bassa estrogenicità, tende infatti ad inibire la sintesi endogena di testosterone. In studi sperimentali tale sopressione si è dimostrata tre volte superiore a quella del testosterone. Per questo motivo, al termine del ciclo, specie quando è condotto a dosaggi elevati, si rende necessaria l’assunzione di antiestrogeni (Nolvadex, Clomid) o di altri prodotti, come la gonadotropina corionica (HCG), in grado di riattivare la sintesi endogena di testosterone.

Dosaggio tipico

La maggior parte dei body builder maschi assume circa 150-300 mg di trenbolone (acetato o enantato) alla settimana, per 6-8 settimane consecutive (da notare che l’uso umano non è mai stato approvato). Se si utilizza la forma acetato, a causa della breve emivita, la dose settimanale dev’essere suddivisa in due o tre dosi. A causa degli elevati effetti androgeni l’utilizzo di trenbolone è sconsigliato alle donne, anche a bassi dosaggi.

EFFETTI ANABOLIZZANTI: 500*

EFFETTI ANDROGENIZZANTI: 500*

ATTIVITÀ ESTROGENICA: nessuna

ATTIVITÀ PROGESTINICA: da bassa a moderata

* l’ormone di riferimento è il testosterone (100/100)

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Accertati di essere a conoscenza degli effetti collaterali e delle ripercussioni legali derivanti dall’utilizzo degli steroidi anabolizzanti (regolamentate dalla legge in materia antidoping 14 dicembre 2000, n. 376 e successivi aggiornamenti, e dalla legge in materia di disciplina degli stupefacenti D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 e successivi aggiornamenti).

Tale farmaco è uno dei prodotti più contraffatti. Oltre a sconsigliarne l’acquisto in assoluto, se ne sconsiglia in particolare il suo acquisto via internet o dal mercato nero, per evitare farmaci contraffatti estremamente pericolosi per la salute.

Tali indicazioni hanno esclusivamente scopo informativo e NON intendono in alcun modo sostituirsi al parere di un medico o favorire l’utilizzo di steroidi anabolizzanti, né tanto meno promuovere specifici prodotti commerciali, eventualmente indicati a puro scopo informativo. Il ricorso agli steroidi anabolizzanti al di fuori dell’ambito medico è una pratica pericolosa ed aberrante dalla quale ci discostiamo CONDANNANDOLA E SCORAGGIANDOLA nella maniera più assoluta.

Fonte: my-personaltrainer.it

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