Gli integratori termogenici che ti aiutano a perdere peso e dimagrire

MEDICINA ONLINE FOOD SUPPLEMENT INTEGRATORE ALIMENTARE RUGHE PELLE VITAMINE MINERALI MULTI TERMOGENICO GRASSO DIMAGRIRE ALFA LIPOICO FARMACO ASPIRINA TACHIPIRINA PER OS ASSUNZIONE BOCCA GIRL DONNA RAGAZZA BIONDA WALLPAPER.jpgIn commercio esistono diversi tipi di integratori naturali, sotto forma di capsule, pastiglie, concentrati, olii, considerati rimedi naturali coadiuvanti nelle diete per perdere peso. Questi integratori naturali agiscono su più fronti: possono bruciare il grasso attraverso l’accelerazione del metabolismo, bloccare l’assorbimento di zucchero, oppure evitare il depositarsi dei grassi nel corpo e infine stimolare la diuresi.

Come agiscono gli integratori per dimagrire

Le piante che bloccano lo zucchero, ovvero gli integratori glucobloccanti, sono la cannella, il nopal, la gymnea, per esempio. Gli integratori invece mangia grassi, come il fico d’india o il chitosano, catturano a sé i lipidi e il colesterolo, impedendone parzialmente l’assimilazione, che vengono eliminati attraverso le feci.

Gli integratori che stimolano il metabolismo sono solitamente a base di caffeina, tè verde, guaranà, yerba matè, arancio amaro. Sulla tiroide, ghiandola endocrina che regola il metabolismo basale, agiscono invece integratori come il fucus o quelli a base di alghe, come la spirulina. In entrambi i casi si ha un leggero aumento della temperatura corporea che aiuta la combustione dei grassi anche durante le ore di riposo.

Gli integratori con funzione diuretica agiscono prevalentemente sulla ritenzione idrica, sui gas intestinali e sulle funzionalità del fegato. Le piante ad azione diuretica più note sono la betulla, la pilosella, il carciofo, l’orthosiphon, il tarassaco, il cardo mariano, tra le altre.

Gli integratori per dimagrire diuretici, non hanno un effetto diretto sulla perdita di peso, ma possono essere integrati con alimenti o integratori per aumentarne l’efficacia. Altri integratori importanti sono quelli ad effetto carminativo, in grado cioè di assorbire i gas a livello intestinale contribuendo a diminuire il gonfiore addominale: si tratta di piante come il finocchio e il cumino.

Bisogna sempre stare attenti e seguire le avvertenze sul consumo degli integratori: un abuso può causare danni gravi, come perdita di minerali importanti, con quanto ne consegue, allergie, ipertiroidismo.

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Il tarassaco

Gli integratori per dimagrire a base di tarassaco, oltre a contenere tarasserolo, steroli, vitamine A,B,C e D, contengono la preziosa inulina, utile come antifame e per favorire il riequilibrio della flora batterica intestinale, potenziandone l’attività e migliorare il metabolismo. Il tarassaco è noto per le proprietà diuretiche e disintossicanti del fegato, dei reni e dell’intestino, si trova facilmente in compresseche favoriscono il drenaggio linfatico e possono attenuare l’ effetto “pelle a buccia d’arancia” tipico della cellulite, associato con fucus, betulla, carciofo, gramigna e bardana, tutte piante fortemente depurative.

I tè

Tè verde, tè nero, tè oolong. Queste sono piante eccezionali per coadiuvare le funzioni del metabolismo. Si trovano sotto forma di infusi o capsule con prodotto in polvere ed estratti. L’alta percentuale di polifenoli e di catechine contenuti in particolare nel tè verde ne fanno una bevanda preziosa e buona amica delle diete dimagranti.

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Il fucus

Dal punto di vista dietetico il fucus è efficace perché contiene l’acido alginico che, una volta nello stomaco, forma un gel vischioso, che si gonfia e non viene assimilato dall’organismo, ma sviluppa un senso di sazietà che fa da spezza-fame. Le capsule di fucus, vanno prese solitamente a mezzogiorno e alla sera, prima dei pasti principali.

L’ananas e la papaya

Anzitutto l’ananas e la papaya sono frutti che contengono enzimi vigetali che facilitano la digestione delle proteine. In fitoterapia si utilizza il gambo del frutto, ricco di bromelina, un enzima che distrugge le fibre proteiche della cellulite, liberando i grassi indesiderati. L’integratore per dimagrire a base di ananas può essere associato all’ortosiphon, che aiuta nella depurazione.

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L’ortosiphon

L’ortosiphon, pianta originaria del sud-est asiatico, è uno tra i più versatili degli integratori per dimagrire. Si trova spesso combinato con altre piante ed erbe per preparare tisane diuretiche. Solitamente, gli integratori per dimagrire a base di ortosifon sono ottimi se combinati a quelli con tè e gambo di ananas. Ricco di flavonoidi, l’ortosifon elimina infatti i grassi liberati dal tè e dall’ ananas. Assunto mattina e sera per almeno un mese all’anno diventa un ottimo alleato della dieta.

La spirulina

L’elevatissimo contenuto proteico della spirulina, circa 70 grammi per ogni 100 grammi di alimento, la rendono un ottimo integratore nelle diete vegetarianeLa spirulina, grazie alle sue proprietà nutrienti, pare sia efficace anche per controllare l’appetito aumentando il senso di sazietà. Si prende in capsule contenenti l’alga essiccata.

Il fagiolo bianco

La faseolamina è una glicoproteina ricavata dal fagiolo bianco, che, rallentando la digestione e l’assorbimento dell’amido, promuove la riduzione del peso corporeo.

La cassia nomame

Si tratta di una pianta che può ridurre fino al 30% l’assorbimento dei grassi, limitando così l’apporto calorico e diminuendo il livello di trigliceridi e di colesterolo nel sangue. La cassia è anche un ottimo antigonfiore, agisce contro la ritenzione idrica e contro la cellulite.

La caffeina, il guaranà, la yerba maté arancio amaro o citrus aurantium.

Integratori per dimagrire a base di questi prodotti stimolano la termogenesi, quindi favoriscono lo scioglimento dei grassi. In particolare, il guaranà potenzia il flusso dell’adrenalina e accelera il metabolismo, favorendo la trasformazione del tessuto adiposo in tessuto muscolare.

La gomma di guar e la gomma karaya

Esistono anche integratori per dimagrire a base di gomma naturale, in particolare gomma karaya e gomma di guar. Si tratta della secrezione gommosa di una pianta, la sterculia, che cresce in India, in Pakistan e in alcune parti dell’Africa. La contemporanea assunzione di acqua e gomma karaya, infatti, non solo accelera il transito intestinale, ma aumenta anche la sazietà.

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La curcuma

Oltre ad essere una spezia molto versatile, la curcuma può essere assunta anche in pillole o in capsule da 250-500mg. È una pianta erbacea dal caratteristico colore giallo, originaria dell’Asia meridionale. Nota nella medicina Ayurvedica, la curcuma ha un’azione dimagrante e tonificante dei tessuti, nonché antiossidante e antinfiammatoria. Indicata per contrastare l’artrite reumatoide, la curcuma aiuta anche ad eliminare i gonfiori causati dai lieviti. Leggi anche: Curcuma: calorie, proprietà, benefici, controindicazioni e conservazione

Il pino coreano

L’olio di pino coreano è in grado di ridurre il senso di fame e diminuire l’apporto calorico con la dieta. Integratori dimagranti a base di pino coreano contengono acido pinolenico, un acido grasso polinsaturo molto efficace per questo scopo.

I semi di girasole e i semi di cartamo

I semi di girasole sono integratori utili per dimagrire, che agiscono sia sulla massa grassa che su quella magra, così come i semi di cartamo.

La piperina

La piperina è l’alcaloide del pepe nero, contenuto in concentrazioni variabili e le conferisce il gusto piccante. La piperina è dotata di proprietà fitoterapiche interessanti, oggi sfruttate prevalentemente negli integratori dimagranti termogenici.

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Il frutto della garcinia di Cambogia

La buccia di questo frutto asiatico svolge una preziosa azione sui tessuti adiposi. L’idrossicitrato presente nella buccia della garcinia può ridurre il colesterolo e i trigliceridi fino a quasi il 30%, limitando l’accumulo dei grassi e favorendo la demolizione degli zuccheri e trasformandoli in energia.

Noce di cola

La Noce di cola era già nota alle tribù dell’Africa e dell’Indonesia. Svolge un’azione stimolante sui lipidi, eliminando il desiderio di assunzione di cibo, in particolar modo di zuccheri. La noce di cola è consigliata anche in caso di lunghi periodi di stress poiché consente di sfruttare al meglio le energie disponibili.

Il Nopal

Integratori dimagranti a base di nopal, un cactus messicano utilizzato già ai tampi dei Maya, si basano sul principio del legare grassi e zuccheri insieme, portandoseli via, facilitandone l’eliminazione e limitandone l’assorbimento. Grazie alle proprietà ipoglicemizzanti viene impiegato con ottimi risultati anche nel trattamento del diabete mellito.

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A che serve la vitamina B12? L’importanza in gravidanza e allattamento

MEDICINA ONLINE BERE LATTE DIABETE BEVANDA CALORIE SODIO MINERALI GASSATA OLIGOMINARALE DISTILLATA INGRASSARE DIMAGRIRE FONTANA MARE PISCINA POTABILE COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DLa vitamina B12 (o cobalamina; in inglese “vitamin B12” o “cobalamin”) è una vitamina essenziale, dal momento che il nostro organismo non è in grado di produrla da solo. E’solubile in acqua e si trova comunemente in una varietà di alimenti come pesce, crostacei, carne e prodotti caseari. La vitamina B12  – unitamente alle altra vitamine del cosiddetto complesso vitaminico B – fisiologicamente aiuta a mantenere sane le cellule nervose ed i globuli rossi – ed è necessaria anche per sintetizzare il DNA, il materiale genetico presente in tutte le cellule. La vitamina B12 è normalmente legata alle proteine del cibo e l’ambiente acido presente nello stomaco ne permette la separazione dalle stesse durante il processo di digestione.

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Cosa avviene alla vitamina B12 dopo averla ingerita?
Nello stomaco, l’ambiente acido e la pepsina staccano la cobalamina dalle proteine cui si trova associata ed essa, poi, si lega alla cobalofillina (o aptocorrina), proteina che viene secreta nella saliva. Nel duodeno, l’azione delle proteasi provenienti dal pancreas determina la degradazione della cobalofillina e la cobalamina, aiutata dall’ambiente alcalino, si lega a una glicoproteina che viene rilasciata dalle cellule parietali dello stomaco: il fattore intrinseco. Il complesso vitamina-fattore intrinseco viene riconosciuto da uno specifico recettore (complesso megalina-cubilina), situato sugli enterociti dell’ileo, che lega il tutto e, tramite un processo di endocitosi, ne permette il trasporto all’interno della cellula.

Fabbisogno nell’adulto, nei bambini, in gravidanza e allattamento
Le linee guida suggeriscono quantità comprese tra 1 e 2 mcg/die come valore medio di fabbisogno per l’adulto normale. Questo fabbisogno, aumenta di almeno il 50%, nel periodo della gravidanza in quanto, oltre al fabbisogno per la madre, c’è quello per il sostenimento della formazione dei globuli rossi del feto in accrescimento, e durante l’allattamento, poiché è attraverso il latte che il neonato assume il suo fabbisogno giornaliero di vitamina B12, Non esistono studi specifici che abbiano analizzato i valori raccomandati per i bambini, e perciò le indicazioni sono basate su quelli degli adulti e proporzionate al dispendio energetico (da 0.4 mcg al giorno per i neonati fono a 6 mesi, fino a 1.8 mcg nei soggetti di 9-13 anni).

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Vitamina B12: in quali cibi trovarla in abbondanza?
La cobalamina si trova in abbondanza nei prodotti di origine animale (carne, pesce, latticini, uova). Gli alimenti che ne contengono di più sono fegato, molluschi e alcuni tipi di pesce. Per questo motivo per chi sceglie una dieta completamente vegetariana o vegana è vivamente consigliabile il ricorso a integratori di vitamina B12. Nell’intestino umano esistono batteri sintetizzanti cobalamina ma sono situati in zone dove il fattore intrinseco (vedi paragrafi precedenti) non arriva per cui l’assorbimento di quest’ultima è irrisorio.

Deficit di vitamina B12
Livelli di vitamina B12 inferiori a 200 pg/ml sono considerati indicativi di un deficit della vitamina. Anche i livelli di omocisteina e di acido metilmalonico possono indirettamente essere indicativi di ipovitaminosi da vitamina B12. L’omocisteina aumenta in caso di bassi livelli di vitamina B12 (> 13 micromoli/L), ma poiché risente anche di altri fattori (vitamina B6 e acido folico) è un marker poco specifico. L’acido metilmalonico è un marker più specifico perché la sua conversione ad acetilCoA dipende direttamente dalla vitamina B12: in caso di carenza della vitamina i livelli sierici di acido metilmalonico aumentano (> 0,4 micromoli/L).

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Quando si verifica una carenza di vitamina B12?
Stati di carenza di vitamina B12 si verificano in caso di:

  •  processi patologici interessanti le cellule parietali dello stomaco o per resezione delle parti di quest’organo che secernono fattore intrinseco (cardias e fondo)
  • uso di contraccettivi orali
  • scarso apporto con la dieta (tipicamente in chi segue una dieta vegana o vegetariana)
  • eccessiva assunzione di alte quantità di vitamina C (> 1 g): ciò può generare stati carenziali di cobalamina dal momento che – ad alte dosi – la vitamina C, in presenza di ferro, si può comportare da ossidante e formare radicali liberi che danneggiano la cobalamina e il fattore intrinseco.

Cosa succede in caso di deficit?
Il deficit di cobalamina provoca la comparsa di anemia perniciosa, malattia caratterizzata da: anemia megaloblastica e disturbi del sistema nervoso. È sempre importante, in questi casi, valutare la concentrazione di cobalamina e acido folico in quanto anche la carenza di quest’ultimo provoca un quadro di anemia megaloblastica però senza interessamento nervoso. L’aggiunta di acido folico in una situazione di anemia perniciosa migliora il quadro anemico ma non ha nessun effetto sui disturbi del sistema nervoso che, anzi, continuano a peggiorare.

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Ipoparatiroidismo e ipocalcemia post chirurgici ed autoimmuni: sintomi e cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ROTTURA MILZA TERAPIA CHIRURGICA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneL’ipoparatiroidismo è una malattia in cui le paratiroidi non producono quantità sufficienti di ormone paratiroideo (PTH) comportando principalmente l’insorgenza di ipocalcemia; tale deficit di produzione è legato soprattutto a cause iatrogene (lesioni durante interventi chirurgici al collo, ad esempio durante una tiroidectomia totale o parziale) o a cause autoimmunitarie. Una diagnosi precoce permette di limitare gli effetti collaterali dell’ipoparatiroidismo, come problemi ai denti, cataratta e calcificazioni cerebrali. L’ipoparatiroidismo si caratterizza:

  • dal punto di vista diagnostico con ipocalcemia associata a iperfosforemia (i livelli ematici di calcio nel sangue diminuiscono, mentre quelli di fosforo aumentano);
  • dal punto di vista clinico per sintomi legati all’ipereccitabilità neuromuscolare.

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Le paratiroidi sono ghiandole localizzate nel collo che producono un ormone (ormone paratidoideo o paratormone) in grado di controllare i livelli di calcio, di fosforo e di vitamina D nel sangue e, pertanto, lo stato di salute delle ossa. Il deficit di calcio ionizzato è particolarmente importante per la compresenza di iperfosforemia che determina aumento della quota di calcio legato. L’ipocalcemia aumenta l’eccitabilità neuromuscolare determinando una condizione nota come tetania. L’ipocalcemia cronica, inoltre, determina sofferenza del sistema nervoso centrale (visibili con l’elettroencefalogramma) ed alterazioni elettrocardiografiche specifiche (allungamento del QT).

Cause
La causa più frequente di ipoparatiroidismo è l’asportazione chirurgica delle paratiroidi (paratiroidectomia). Questa può avvenire durante gli interventi di asportazione della tiroide (tiroidectomia) o per rimozione involontaria o per lesione dei vasi che irrorano la paratiroide. Il rischio di ipoparatiroidismo è inversamente proporzionale all’esperienza del chirurgo (dal 0.5 al 10%). In ogni modo l’ipoparatiroidismo che ne deriva può essere transitorio o permanente.
La mancata formazione delle paratiroidi (agenesia) può essere isolata o associata ad alterazioni di altre ghiandole come il timo (Sindrome di Di George).
La produzione di anticorpi anti-paratiroidi determina, invece, il quadro di ipoparatiroidismo autoimmune che può essere isolato o associato ad altre malattie autoimmuni come il morbo di Addison, la gastrite atrofia e il diabete tipo 1 (Sindrome Polighiandolare Autoimmune).
Forme sporadiche di ipoparatiroidismo primario possono riscontrarsi nel caso di malattie da accumulo di rame (morbo di Wilson) o di ferro (emocromatosi o nella talassemia).
L’ipoparatiroidismo funzionale, può essere causato da severa ipomagnesemia in quanto il magnesio è fondamentale per la normale secrezione di PTH. Sono inoltre segnalate delle forme familiari di resistenza al PTH (pseudoipoparatiroidismo) o di secrezione di PTH inattivo.
L’ipoparatiroidismo idiopatico, infine, ha cause sconosciute.
In conclusione le cause di ipoparatirodismo possono essere così riassunte:
a) Ipoparatiroidismo postchirurgico (iatrogeno)
b) Ipoparatiroidismo autommune
Isolato
Sindrome Polighiandolare
c) Agenesia delle paratiroidi
Isolata
Sindrome di Di George
d) Infiltrazione delle paratiroidi
Emocromatosi
Morbo di Wilson
e) Ipoparatiroidismo funzionale
Ipomagnesemia
Neonati di madri iperparatiroidee
f) Pseudoipoparatiroidismo
g) Secrezione di PTH inattivo
h) Ipoparatiroidismo idiopatico

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Sintomi
La gravità dei sintomi dipende dalla severità e dalla cronicità dell’ipocalcemia.
Una rapida diminuzione della calcemia favorisce la comparsa di crisi tetanica. Questa è solitamente preceduta da parestesie (formicolio) intorno alla bocca e alle mani. Successivamente possono comparire spasmi al volto ed agli arti. Caratteristica è la comparsa di “mano ad ostetrico” e nei casi più gravi di ipocalcemia, soprattutto nei bambini, può presentarsi anche spasmo laringeo.
La tetania latente, invece, può essere messa in evidenza con la ricerca del segno di Chvostek (rapida contrazione dei muscoli dell’emivolto in risposta alla percussione del nervo facciale) e del segno di Trousseau (comparsa di mano ad ostetrico dopo pochi minuti di compressione sul braccio medinate sfigmomanometro).
La cute può presentarsi secca e predisposta alle infezioni da candida. Le unghie sono fragili e deformate con striature trasversali.
Infine va ricordato che l’iperventilazione da disturbi emotivi può causare alcalosi e precipitare un’ipocalcemia.

Diagnosi
La diagnosi è innanzitutto clinica anche se nell’ipoaratiroidismo cronico la sintomatologia può essere sfumata.
Il laboratorio evidenzia bassi valori di paratormone (PTH) in presenza di calcio basso (ipocalcemia ) e fosforo alto (iperfosforemia). L’eliminazione di calcio nelle urine (calciuria) può essere alta se la calcemia è molto alta.
La diagnosi difefrenziale è con tutte le altre condizioni con ipocalcemia che si caratterizzano, tuttavia, per la presenza di valori elevati di PTH (pseudoipoparatiroidismo, insufficienza renale cronica, deficit di vitamina D, tubulopatie con perdita di calcio, malassorbimenti, pancreatite acuta, metastasi osteoblastiche). Esistono, tuttavia, delle forme familiari caratterizzate da ipocalcemia e ipercalciuria con PTH normal-bassi che devono essere distinte in quanto, in queste forme, un terapia con il calcio determina un peggiormento della calciuria e della funzione renale e pertanto non deve essere somministrato.

Terapia
L’obiettivo del trattamento dell’ipoparatiroidismo è ripristinare l’equilibrio nelle concentrazioni di calcio e degli altri minerali nell’organismo ed è basato sull’assunzione, che in genere deve proseguire per tutta la vita, di:

  • calcio (calcio carbonato);
  • vitamina D (calcifediolo o calcitriolo).

Nel caso di ipoparatiroidismo il dosaggio di vitamina D richiesto è solitamente superiore alla norma in quanto l’attività dell’1-alfa-idrossilasi renale è ridotta a causa dei bassi valori di PTH.
Le crisi tetaniche, invece, richiedono un intervento immediato con somministrazione di calcio per via endovenosa.

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Prevenzione
L’ipoparatiroidismo autoimmune non è prevenibile. L’ipoparatiroidismo postchirurgico può essere prevenuto evitando di danneggiare per quanto possibile le paratiroidi in corso di interventi chirurgici al collo, affidantosi quindi ad un chirurgo esperto.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Differenza tra omega 3, omega 6 ed omega 9: quale integratore scegliere?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO Nahrungsergänzungsmittel.jpgOmega 3, 6 e 9: cosa sono?
I primi due sono generalmente definiti grassi essenziali, perché l’organismo non può produrli da sé ma li dobbiamo assumere con la dieta. E tutti e 3 sono anche dei grassi polinsaturi, in contrapposizione ai grassi monoinsaturi (che si trovano ad esempio nell’olio di oliva) e ai grassi saturi (che troviamo invece nella carne, nel cocco, nel formaggio).

Gli omega 3 sono presenti in natura in 3 forme: ALA, EPA e DHA
I grassi che appartengono alle sostanze chiamate OMEGA 3 contengono i seguenti acidi simili nelle loro strutture ma con benefici diversi:

  • Acido α-linolenico (ALA): presente principalmente nella verdura a foglie verdi, semi di soia, semi di lino (il più ricco in assoluto);
  • Acido acido eicosapentaenoico (EPA): presentie principalmente nell’olio di fegato di merluzzo, sgombro, aringa e olio di aringa, salmone e olio di salmone;
  • Acido docosaesaenoico (DHA): presente principalmente in sgombro, olio di pesce, alcuni tipi di alghe

Questi grassi acidi insaturi sono definiti “essenziali” in quanto non sono sintetizzabili nell’organismo e come tali devono essere introdotti mediante l’alimentazione. A livello delle mucose intestinali sono molto importanti per la protezione locale e generale del corpo per l’opera di assorbimento delle sostanze tossiche. Molto rilevante la loro azione nei meccanismi immunitari e di modulazione nella reazione infiammatoria come i mediatori chimici (aspirina e FANS).
Sebbene solo i primi siano essenziali e l’organismo è teoricamente in grado di convertirli nelle altre due forme (EPA e DHA), questo processo si è rivelato altamente inefficiente, in altre parole: se la tua dieta contiene solo omega 3 ALA e non omega 3 EPA e DHA, corri il rischio di entrare in carenza. E questa purtroppo è una situazione all’ordine del giorno, infatti, mentre gli ALA sono presenti anche in alcuni vegetali (semi di lino, semi di chia, noci), gli EPA e i DHA si trovano solamente nelle fonti animali. In condizioni naturali la carne sarebbe una buona fonte di questi grassi, ma in pratica non lo è per via degli allevamenti intensivi e l’alimentazione (tristemente innaturale) a base di cereali a cui viene sottoposto il bestiame. Rimane quindi il pesce come fonte abbondante di grassi omega 3, ma se non consumi salmone almeno 3 volte a settimana, una via intelligente è quella di ricorrere alle capsule di olio di pesce.

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Effetti specifici di EPA E DHA
EPA

  • contrastare il trigliceridi;
  • azione antitrombolica per il contrasto con l’aggregazione piastrinica;
  • effetto antiaritmico perché stabilizza il ritmo cardiaco e abbassa il rischio di infarto;
  • azione antinfiammatoria.

DHA

  • contrasta il trigliceridi;
  • azione antipertensiva;
  • azione antinfiammatoria;
  • migliora i sintomi della depressione.

Omega 6: quali sono e dove trovarli
Gli omega 6 sono grassi molto più comuni nella dieta occidentale, tanto che una carenza è virtualmente impossibile. Quello che invece è possibile, anzi direi all’ordine del giorno, è un eccesso di omega 6. Gli omega 6 si comportano da antagonisti riguardo gli omega 3, ciò significa che più omega 6 assumi, più avrai bisogno di integrare omega 3. Ne consegue che un ottimo metodo per non entrare in carenza di omega 3, è ridurre il consumo di omega 6. Sebbene questi ultimi si trovino un po’ dappertutto, dai cereali alle carni (appunto perché il bestiame viene nutrito con cereali), le fonti più abbondanti sono gli oli vegetali, in particolare l’olio di girasole, ma anche quello di mais, di arachidi, di soia e così via. Questi oli sono presenti praticamente in qualsiasi cibo pronto al supermercato, quindi leggi bene l’etichetta. Una regola semplice: gli unici oli utili e sani sono quello di oliva (purché di buona qualità), di cocco e di lino. Assumere troppi omega 6 e pochi omega 3 non è un errore senza conseguenze: può portare a diverse patologie fino anche a danni al tessuto cerebrale.

Omega 9: quali sono e dove trovarli?
A differenza dei precedenti, i grassi Omega 9 non sono essenziali, nel senso che l’organismo è in grado di produrli in modo autonomo a partire da altri grassi. Per questo motivo non sono interessanti dal punto di vista dell’alimentazione e se ne sente parlare di rado. Il più importante di questi è l’acido oleico, che si trova abbondantemente ad esempio nell’olio di oliva.

Integratori di omega 3, 6 e 9: servono davvero?
Integratori di omega 3-6-9 non hanno effetti collaterali (come si sente dire a volte) ma sono assolutamente inutili. Come detto gli omega 9 non sono essenziali e comunque si trovano nell’olio di oliva. Mentre gli omega 3 e 6 sono spesso presenti in un rapporto sfavorevole o al massimo pari, quindi anche qui davvero pochi benefici. Gli unici che ha senso integrare sono quindi gli Omega 3, dopo esserti assicurato che non provengano da fonte vegetale e contengano EPA e DHA.

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Uso specifico di omega 3, 6 e 9

  • OMEGA 3: olio di Pesce. Specifico per prevenzione e contrasto di problemi cardiovascolari, prezioso nel diabete alto colesterolo e trigliceridi alti e in caso di artriti, reumatismi, disturbi infiammatori. Ha un elevato effetto anticoagulante inibendo la viscosità delle piastrine.
  • OMEGA 6 (EFA) olio di Boraggine. Per depurare il sangue, per il drenaggio cutaneo, ha potere antidepressivo e disintossicante sul fegato. Stimola e rivitalizza le ghiandole surrenali agendo sulla ricostituzione della corteccia e quindi indispensabile dopo l’assunzione di cortisone e steroidi. Rassoda il seno e mantiene sani i capelli e le unghie.
  • OMEGA 9 olio di Lino. Utile per la riduzione del colesterolo totale, facendo diminuire il colesterolo LDL e aumentando quello HDL, per la prevenzione dei calcoli biliari, lubrifica i vasi sanguigni. Ha un forte effetto antinfiammatorio. Fornisce energia e dona un umore più sereno e tranquillo.

Una miscela ben bilanciata di acidi grassi indispensabili 3-6-9 porta a benefici sensibili su:

  • Concentrazione colesterolo “cattivo”, inibendo la formazione del LDL e favorendo l’incremento del HDL;
  • trigliceridi;
  • aggregazione piastrinica;
  • pressione arteriosa e sulla viscosità ematica;
  • artrite reumatoide;
  • allergie;
  • asma;
  • problemi dermatologici.

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Integratore di acido alfa lipoico: a che serve e qual è il dosaggio?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelL’acido alfa-lipoico (spesso abbreviato in ALA), è un acido grasso con una potente azione antiossidante che aiuta a combattere lo stress ossidativo provocato dai radicali liberi (responsabili dell’invecchiamento e dei danni cellulari) sia all’esterno che all’interno della cellula nervosa. Rappresenta quindi una molecola preziosa per la persona diabetica, in quanto favorisce la protezione del sistema nervoso e aiuta a contrastare la neuropatia diabetica.

Dove viene prodotto l’acido alfa-lipoico?
L’acido alfa-lipoico è un acido grasso contenente zolfo, che viene naturalmente prodotto dal fegato e da altri tessuti del nostro organismo. Viene inoltre assorbito intatto da alcuni alimenti introdotti con la dieta e si accumula in alcuni tessuti (fegato, cuore, muscolo, cervello e nervi e altri).

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Dove agisce l’acido alfa-lipoico?
L’ALA combatte i radicali liberi in ogni parte del neurone (ma anche delle altre cellule) ed è l’unico antiossidante a riuscire a farlo. Tra le peculiarità uniche dell’acido alfa-lipoico, c’è, infatti, quella di poter agire sia all’interno della cellula, in un ambiente acquoso (idrofilo) come il citoplasma delle cellule (dove agiscono anche altri antiossidanti come la vitamina C, sia in un ambiente oleoso ovvero ricco di lipidi (lipofilo) com’è la membrana dei neuroni e delle cellule, la cui integrità è fondamentale per la trasmissione degli impulsi nervosi; in definitiva, l’ALA può raggiungere tutti i compartimenti di una cellula proteggendola dentro e fuori dall’attacco incessante dei radicali liberi.

Come agisce l’ALA?
Sia l’acido alfa-lipoico che la sua forma ridotta DHLA (cioè che ha già esercitato la sua azione antiossidante e perciò ha acquistato un elettrone) funzionano come una coppia di potenti antiossidanti, esercitando una cosiddetta azione “scavenger” (spazzino) tra le più potenti sui radicali liberi dell’ossigeno (ROS o Reactive oxygen species, specie reattive dell’ossigeno). Ma c’è di più. Esso, infatti, interviene e promuove importanti cicli metabolici come la produzione di energia e anche questo è un aspetto molto importante, in quanto i radicali liberi attaccano, danneggiandole, anche le membrane dei mitocondri, piccoli organuli presenti all’interno delle cellule, che sono sede delle risorse energetiche e di autoriparazione del nervo. L’acido alfa-lipoico, inoltre, può riciclare e rigenerare i naturali antiossidanti idrosolubili (come la vitamina C e il glutatione) e anche quelli liposolubili (come la vitamina E e il coenzima Q), amplificandone gli effetti. Così facendo protegge nervi e vasi sanguigni (che portano i fattori nutritivi) dai pericolosi attacchi dei ROS, favorendo il benessere delle fibre nervose e svolgendo una generale azione anti-aging. L’ALA, in definitiva, ne protegge l’integrità e le mantiene più giovani a lungo e quindi più in grado di trasmettere in modo efficiente gli impulsi nervosi, indispensabili per la conduzione neuro-muscolare.
Alcuni studi hanno documentato che, somministrato per via orale o endovenosa a dosi si 600-1200 mg/die, l’ALA favorisce la riduzione dei sintomi della neuropatia diabetica (formicolio e intorpidimento alle gambe, dolori brucianti, senso di stordimento) nell’arco di 3-5 settimane di integrazione.

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Ci sono altri effetti dell’ALA utili alle persone diabetiche?
L’acido alfa-lipoico ha anche altri effetti benefici che lo rendono interessante per le persone con diabete di tipo 2 quando somministrato ad alti dosaggi. Alcuni studi hanno documentato che aumenta la sensibilità all’insulina (anche nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico) favorendo l’assorbimento del glucosio e un miglior controllo della glicemia. Favorisce anche una riduzione dei trigliceridi nel sangue. Gli studi hanno documentato che anche ad alti dosaggi l’ALA è sicuro e ben tollerato, in ogni caso per scegliere un’eventuale integrazione è sempre bene chiedere al proprio medico o al farmacista di fiducia.

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È vero che gli antiossidanti lavorano meglio in squadra?
In effetti è così; tra gli antiossidanti, l’unione fa la forza per proteggere il nervo e questo vale anche per l’ALA. A livello della cellula nervosa (neurone), alcuni studi hanno documentato che l’acido alfa-lipoico agisce in sinergia con altri antiossidanti e sostanze cosiddette neutrofiche grazie alla spiccata azione neuroprotettiva che svolgono, in grado di accelerare la riparazione e la rigenerazione del nervo migliorandone la velocità di conduzione nervosa.
Tra gli altri antiossidanti, con cui agisce l’ALA, vanno citati soprattutto la superossidodismutasi o SOD, un potentissimo antiradicalico, tra i più studiati, che agisce all’origine dello stress ossidativo e che ha dimostrato un’ azione antinfiammatoria e neuroprotettiva sinergica con l’ALA; la vitamina E e il selenio che contribuiscono alla naturale protezione delle cellule nervose dallo stress ossidativo provocato dai radicali liberi.
Tra neurotrofici più noti e benefici c’è l’acido gamma-linolenico (GLA), un acido grasso polinsaturo essenziale (Essential Fatty Acids o EFA), che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare da solo e che deve essere assunto attraverso una dieta giornaliera appropriata.
Il GLA è un componente della membrana delle cellule nervose dove svolge un’attività riparativa ed è indispensabile per mantenere un’ottimale fluidità di membrana, elemento particolarmente rilevante per la funzionalità delle membrane nervose e della guaina mielinica (la mielina è il rivestimento di ogni cellula nervosa che consente una conduzione più veloce degli impulsi nervosi).

Quali altre attività svolge l’acido alfa-lipoico?
L’acido alfa-lipoico protegge anche dall’ossidazione del colesterolo-LDL (il colesterolo “cattivo”) agendo – quindi – come un fattore di prevenzione del rischio di malattie cardiovascolari. Alcuni studi hanno, inoltre, documentato la capacità dell’ALA di chelare metalli ovvero di catturare e requisire soprattutto rame e ferro che in alcune cellule porterebbero alla formazione di sostanze fortemente ossidanti.
Altri studi hanno evidenziato la capacità dell’acido alfa-lipoico di migliorare la “tolleranza al glucosio”, quindi di favorire un miglior funzionamento del metabolismo degli zuccheri nelle persone diabetiche e/o obese (nelle quali svolge quindi un’azione protettiva sulla neuropatia diabetica grazie alla sua potente azione antiossidante). Questa sua attività, lo rende utile anche nel miglioramento della performance sportiva (ottimizzando l’utilizzo dell’energia) area in cui è anche importante come “scavenger” dei radicali liberi prodotti nel corso dell’attività muscolare di elevata intensità. Ma non è ancora finita: ulteriori studi hanno evidenziato un’azione ipotensiva ed antinfiammatoria che si sta ancora studiando.
L’acido alfa-lipoico viene considerato un memory-enhancer, ovvero una sostanza in grado di migliorare la memoria in età avanzata e contrastare l’invecchiamento del cervello sempre grazie alla sua potente azione antiossidante.

Quali sono le fonti più ricche di acido alfa-lipoico?
In natura, le fonti più ricche di acido alfa-lipoico sono i tessuti animali ad alta attività metabolica (carne rossa, cuore, fegato, rene) che non si consumano spesso. Tra le fonti vegetali ci sono, in via decrescente: spinaci, broccoli, pomodori, piselli, cavolini di Bruxelles, riso.
L’acido alfa-lipoico può essere ricavato anche dall’assunzione giornaliera di un integratore alimentare che assicura un dosaggio fisso giornaliero dell’acido grasso. Per un consiglio adeguato alle proprie necessità è utile chiedere al proprio medico o al farmacista di fiducia.

Dosaggio di acido alfa-lipoico
Il dosaggio consigliato è di assumere almeno 100 mg di acido alfa-lipoico al giorno.

Il miglior integratore di acido alfa-lipoico
Il miglior integratore alimentare di acido alfa-lipoico, scelto e consigliato dal nostro Staff di esperti, è questo: http://amzn.to/2mOkz3W

Altri integratori molto utili per il tuo benessere psico-fisico, sono i seguenti:

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Arvenum: terapia di emorroidi e fragilità capillari

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA AEROSOL ASMA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS INTRAMUSCOLO PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICA EFFETTI COLLATERALI CONTROINDICAZIONIComposizione di Arvenum
Ogni compressa contiene: principio attivo: Frazione flavonoica purificata micronizzata 500 mg – costituita da diosmina 450 mg, flavonoidi espressi in esperidina 50 mg – eccipienti: carbossimetilamido sodico; cellulosa microcristallina; gelatina; glicerina; ipromellosa; sodio laurilsolfato; ossido di ferro giallo E 172; ossido di ferro rosso E 172; titanio diossido; macrogol 6000; magnesio stearato; talco.

Forma farmaceutica e contenuto

  • 15 compresse rivestite con film
  • 30 compresse rivestite con film
  • 60 compresse rivestite con film

Via di somministrazione: orale.

Indicazioni: perché si usa Arvenum? A cosa serve?
Arvenum è un vasoprotettore e viene usato nelle sintomi attribuibili ad insufficienza venosa e stati di fragilità capillare.

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Controindicazioni: quando non dev’essere usato Arvenum?

  • Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Interazioni: quali farmaci o alimenti possono modificare l’effetto di Arvenum?
Non sono stati effettuati studi di interazione. Informare il medico o il farmacista se si è recentemente assunto qualsiasi altro medicinale, anche quelli senza prescrizione medica.

Arvenum si può assumere in gravidanza?
Chiedere consiglio al medico o al farmacista prima di prendere qualsiasi medicinale. La sicurezza del farmaco in gravidanza non è stata determinata, pertanto è opportuno non somministrare il prodotto durante la gravidanza.

Arvenum durante l’allattamento
In assenza di dati sull’escrezione nel latte, il trattamento deve essere evitato durante l’allattamento.

Effetti sulla capacità di guidare veicoli e di utilizzare macchinari
Non sono stati condotti studi per valutare l’effetto della frazione flavonoica sulla capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.

Posologia
2 compresse rivestite con film al giorno (1 a mezzogiorno e 1 alla sera) al momento dei pasti, anche nell’insufficienza venosa del plesso emorroidario.

Sovradosaggio: cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Arvenum?
In caso di assunzione accidentale di una dose eccessiva di Arvenum avvertire immediatamente il medico o rivolgersi al più vicino ospedale.

Effetti Indesiderati
Come tutti i medicinali, Arvenum può causare effetti indesiderati sebbene non tutte le persone li manifestino. La frequenza delle possibili reazioni avverse elencate di seguito è descritta usando la seguente convenzione:

Patologie del sistema nervoso

  • vertigini,
  • cefalea,
  • malessere.

Patologie gastrointestinali

  • diarrea,
  • dispepsia,
  • nausea,
  • vomito,
  • colite.

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

  • rash,
  • prurito,
  • orticaria,
  • edema al volto, alle labbra, alla palpebra (gonfiore),
  • edema di Quincke (rapido ingrossamento del volto, delle labbra, della bocca, della lingua o della gola che può portare a difficoltà nel respirare).

Patologie del sistema emolinfopoietico

  • trombocitopenia.

Il rispetto delle istruzioni contenute nel foglio illustrativo riduce il rischio di effetti indesiderati.

Scadenza e conservazione
Scadenza: vedere la data di scadenza indicata sulla confezione. Attenzione: non utilizzare il medicinale dopo la data di scadenza indicata sulla confezione. La data di scadenza indicata si riferisce al prodotto in confezionamento integro, correttamente conservato. I medicinali non devono essere gettati nell’acqua di scarico e nei rifiuti domestici.

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Differenza tra creatina monoidrata e Creapure: vantaggi e svantaggi

MEDICINA ONLINE PALESTRA PESI DOMS DOLORE MUSCOLI DOPO ALLENAMENTO MASSA PROTEINE AMMINOACIDI BCAA RAMIFICATI ESSENZIALI WHEY LATTE SIERO CASEINE CREATINA WORKOUT BICIPITI SPALLE GAMBE ELa creatina monoidrata è stata la prima forma di creatina messa in commercio, tuttora estremamente diffusa grazie ai molti benefici a cui però si uniscono alcuni effetti collaterali come il minimo assorbimento ed i famosi problemi intestinali dovuti alla sua scarsa solubilità. Infatti solo una parte della dose veniva assorbita, mentre l’altra rimaneva nell’intestino dove il corpo inviava acqua per sciogliere i cristalli di creatina e questo causava diarrea e crampi. Quindi bisognava assumere una dose molto massiccia per assimilarne solo una piccola parte. La risposta a questi problemi teoricamente è la creatina Creapure®.

La Creapure® è un tipo particolare di creatina monoidrata di qualità superiore, prodotta da Alzchem® in Germania. Non contiene impurità ed è micronizzata, ossia le particelle di polvere che lo costituiscono sono estremamente piccole, cosa che lo rende un miglior prodotto da miscelare e che viene assorbito più facilmente, permettendo così ad una maggiore quantità di creatina di andare direttamente nei muscoli in attività dove viene usata come energia.

Creatina monoidrata:

  • Pro: economica; efficace.
  • Contro: minore solubilità; maggior rischio di effetti collaterali intestinali nei soggetti predisposti.

Creatina Creapure®:

  • Pro: maggiore solubilità; maggiore purezza; minor rischio di effetti collaterali intestinali nei soggetti predisposti; efficacia.
  • Contro: maggior costo, circa il doppio della monoidrata.

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La creatina fa ingrassare o dimagrire?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelUn esperto dell’allenamento coi pesi, direbbe che questa è una domanda che non ha senso: la creatina infatti, di per sé, non fa né ingrassare né dimagrire, poiché questo è un ruolo che tocca alla alimentazione ed alla attività fisica. Detto questo, oggi parlerò ai meno esperti, quelli a cui è stato consigliato un integratore di creatina ma non sanno esattamente cosa sia. La creatina è costituita da tre amminoacidi, questi tre aminoacidi sono la glicina ed arginina. Molti utilizzano la creatina come integratore che aiuta a far crescere i muscoli, e la assumono sotto forma di polvere, pillole, oppure in forma liquida con un contagocce . Ma in che modo la creatinapotrebbe influire sul peso?

Ma la creatina fa ingrassare o dimagrire?

Non vi preoccupare, stiamo per arrivarci, ma prima è necessario capire bene: quando si prende la creatina sotto forma di integratore, questa satura le cellule muscolari in quanto si riempiono di acqua. La creatina di fatto attira l’acqua presente nel corpo dentro ai nostri muscoli. Ma i muscoli non sono pronti ad accogliere questa grande quantità di acqua dunque per poterlo fare le cellule muscolari devono espandersi. Ecco che i muscoli cresceranno e diventeranno più forti. Ma se una donna non vuole che ciò avvenga, perché non vuole dei muscoli grandi, è necessario che stia attenta alle calorie che ingerisce, non devono mai eccedere. Infatti molte donne prendono la creatina, ma non hanno affatto muscoli enormi, anzi sono tonici.

Comunque sia, chi assume creatina, indipendentemente se uomo o donna, avrà un minimo aumento della grandezza muscolare. Ora, dal momento che i muscoli più grandi richiedono più calorie per mantenere la loro nuova dimensione (ricordate, questo non significa enormi, appena più grande di prima), i muscoli non avranno altra scelta che quella di attingere dalle proprie riserve di grasso per le calorie necessarie per mantenere la loro dimensione. Ecco come la creatina aiuta a dimagrire!

Inoltre, se si segue una dieta, una delle cose più difficili da fare è quella di mantenere la forma raggiunta. Ecco un altro buon motivo per cui prendere la creatina durante una dieta. La creatina vi aiuterà a mantenere la forma ed il peso raggiunti con tanta fatica.

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