Differenze tra ipotalamo, ipofisi, neuroipofisi e adenoipofisi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE IPOTALAMO IPOFISI NEURO ADENO ORMONI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’ipotalamo e l’ipofisi sono due strutture anatomiche, strettamente collegate fra loro, situate alla base del cranio. Si tratta di due strutture che rappresentano la più importante area di interconnessione fra il sistema nervoso e il sistema endocrino da cui partono gli impulsi e gli stimoli ormonali che governano l’intero sistema endocrino.
L’ipotalamo è un centro che, nel nostro corpo, regola il ritmo sonno/veglia, la fame, la sete e la temperatura corporea.
L’ipotalamo, inoltre, produce delle sostanze (neuroormoni) che stimolano la parte anteriore dell’ipofisi (adenoipofisi) a produrre degli ormoni detti tropine ipofisarie i quali, a loro volta, stimolano altre ghiandole endocrine a produrre altri ormoni. Questi ultimi, infine, agiscono a livello dell’ipotalamo e dell’ipofisi regolando, a loro volta, la produzione degli stessi neuroormoni e delle stesse tropine ipofisarie.

Leggi anche:

Altri ormoni prodotti da cellule dell’ipotalamo, infine, possono essere liberati direttamente nella parte posteriore dell’ipofisi (neuroipofisi).
Si tratta, pertanto, di una complessa rete di interazioni e di scambio di informazioni che serve per controllare molte funzioni vitali per il nostro organismo.
In questo modo, infatti, il sistema ipotalamo-ipofisi è in grado di controllare in modo diretto l’accrescimento corporeo, l’allattamento dopo la gravidanza e l’introduzione di liquidi e, in modo indiretto, il metabolismo basale (agendo sulla tiroide), la risposta allo stress (agendo sui surreni) e la funzione sessuale (agendo sui testicoli e sulle ovaie).

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Ipotalamo: anatomia, struttura e funzioni

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma IPOTALAMO ANATOMIA FUNZIONI IN SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’ipotalamo (hypothalamus in inglese) è una struttura del SNC (sistema nervoso centrale), situata nella zona centrale interna ai due emisferi cerebrali, e costituisce la parte ventrale del diencefalo. L’ipotalamo comprende molti nuclei che attivano, controllano e integrano i meccanismi autonomici periferici, l’attività endocrina e molte funzioni somatiche tra cui:

  • la termoregolazione;
  • il sonno;
  • il bilancio idro-salino;
  • l’assunzione del cibo.

Da quanto detto si comprende facilmente come l’ipotalamo rivesta un ruolo di primaria importanza nel controllo dell’omeostasi, cioè l’attitudine propria degli organismi viventi a conservare le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne dell’ambiente tramite meccanismi di autoregolazione. Senza l’ipotalamo, la vita sarebbe letteralmente impossibile.

Leggi anche:

Dove si trova l’ipotalamo e con cosa confina?
L’ipotalamo è situato ai lati del terzo ventricolo cerebrale e si continua col suo pavimento, è delimitato posteriormente dai corpi mammillari, anteriormente dal chiasma ottico, superiormente dal solco ipotalamico e inferiormente dall’ipofisi, con la quale è a stretto contatto non solo anatomicamente ma anche funzionalmente. La superficie inferiore dell’ipotalamo si espande leggermente verso il basso formando il tuber cinereum, dal cui centro sporge l’infundibolo, riccamente vascolarizzato, che a sua volta si prolunga nell’ipofisi.

I tre gruppi nucleari dell’ipotalamo
Nel suo contesto, in senso antero-posteriore si possono riconoscere tre gruppi nucleari principali:

  • gruppo anteriore: comprende i nuclei sopraottico e paraventricolare
  • gruppo intermedio: in esso, prendendo come riferimento un piano sagittale passante per la colonna del fornice, possiamo distinguere una regione mediale (con i nuclei: ventromediale, dorsomediale, perifornicale e arcuato, il quale si estende nell’eminenza mediana) e una regione laterale (nuclei: ipotalamico laterale e tuberali laterali)
  • gruppo posteriore: comprende i corpi mamillari nei quali si distinguono i nuclei mamillari mediale, laterale e intermedio, e i nuclei ipotalamici posteriori.

Ipotalamo e ipofisi
Il rapporto tra ipotalamo e ipofisi è detto asse ipotalamo-ipofisario e collega il sistema nervoso al sistema endocrino o, per meglio dire, permette al primo di svolgere azioni di regolazione sul secondo.

Leggi anche:

Struttura e funzioni
L’ipotalamo è costituito da cellule di sostanza grigia raggruppate in numerosi nuclei, distinti topograficamente nei tre gruppi sopra descritti (anteriore, intermedio e posteriore), e collegati con la corteccia cerebrale e i centri del telencefalo, con il talamo e l’epitalamo, con il mesencefalo e il bulbo, da cui arrivano o ai quali vanno impulsi sensoriali vari e fibre nervose efferenti. L’ipotalamo svolge pertanto una duplice funzione:

  • una funzione di controllo del sistema nervoso autonomo (attraverso il quale modifica la motilità viscerale, i riflessi, il ritmo sonno-veglia, il bilancio idrosalino, il mantenimento della temperatura corporea, l’appetito e l’espressione degli stati emotivi);
  • una funzione di controllo del sistema endocrino: due dei nuclei ipotalamici (sopraottico e paraventricolare) collegano direttamente l’ipotalamo all’ipofisi tramite neuroni che, partendo da essi e terminando con i loro assoni nei capillari della neuroipofisi (porzione posteriore dell’ipofisi, minore per dimensioni), formano un fascio ipotalamo-neuroipofisario che unisce i due organi e forma così il suddetto asse ipotalamo-ipofisario.

I neuroni presenti nei due nuclei producono due ormoni, l’ossitocina che stimola la contrattura della muscolatura liscia, soprattutto quella uterina (è infatti importante nel parto) e la vasopressina (ormone antidiuretico o ADH, che agisce sui collettori del rene e viene rilasciata quando aumenta la concentrazione salina nel sangue): questi, attraverso gli assoni degli stessi neuroni, vengono trasportati alla neuroipofisi e lì accumulati fino a quando non si presenta uno stimolo adeguato; infatti questi neuroni sono sensibili ai cambiamenti di pressione osmotica del plasma per mezzo dei neuroni osmocettori (capaci di recepire i valori della pressione osmotica) che, in base alle variazioni di concentrazioni saline, si attivano stimolando la neuroipofisi.

Leggi anche:

Il sistema portale ipotalamo-ipofisario
Altri nove nuclei ipotalamici (anteriore, sopraottico, paraventricolare, periventricolare, arcuato, soprachiasmatico, premammillare, dorsomediale e ventromediale) presentano i neuroni parvocellulari, dai quali si dipartono i relativi assoni che vanno a terminare con bottoni sinaptici su capillari infundibolari, e permettono in tal modo il controllo della adenoipofisi (ipofisi anteriore). Questo meccanismo di tipo vascolare è detto sistema portale ipotalamo-ipofisario, e si attua tramite il rilascio da parte dell’ipotalamo dei cosiddetti fattori di rilascio (RH) (ad esempio il TRH per la tireotropina, il GnRH per la gonadotropina, il CRH per l’ormone adenocorticotropo, e il GHRH per il fattore della crescita), ma anche di fattori di inibizione (IF) che vengono riversati nei capillari. Intercettati dall’ipofisi, essi controllano la produzione e il rilascio dei corrispondenti ormoni ipofisari, i quali agiscono a loro volta sulla secrezione degli ormoni secreti dagli organi bersaglio. Il rilascio dei fattori RH o IF è controllata da uno tipo di regolazione a feedback negativo: infatti, una diminuzione della concentrazione ematica degli specifici ormoni secreti dagli organi bersaglio farà aumentare il rilascio dei fattori RH; al contrario, un loro aumento provocherà una diminuzione del rilascio degli stessi fattori. Questo tipo di regolazione è molto importante e il suo malfunzionamento crea squilibri anche gravi nell’organismo.

Leggi anche:

Ipotalamo e sistema nervoso parasimpatico
Per quanto concerne il controllo che l’ipotalamo attua sul sistema nervoso parasimpatico, esso avviene mediante l’attivazione di ulteriori nuclei, posti nella parte anteriore dell’ipotalamo, il nucleo anteriore e il nucleo preottico. Questi nuclei sono responsabili di fenomeni come la bradicardia (diminuzione della frequenza dei battiti cardiaci al di sotto dei 60 bpm), incremento di salivazione e sudorazione, ipotensione (abbassamento della pressione arteriosa), a seguito di un incremento dell’attività parasimpatica (vedi sistema nervoso parasimpatico). Viceversa, quando un individuo è improvvisamente allarmato o eccitato, le aree cerebrali superiori inviano segnali ai nuclei posteriori dell’ipotalamo, che stimolano il simpatico. Questo provoca tachicardia (accelerazione del battito cardiaco), tachipnea (aumento della frequenza respiratoria), midriasi (dilatazione delle pupille), aumento di flusso di sangue ai muscoli. Questo tipo di reazione si chiama “reazione di lotta o fuga” ed è un tipico esempio delle funzioni che possono essere svolte dall’ipotalamo. In particolare, aree diverse stimolano reazioni diverse. Un ulteriore esempio di quanto detto può essere riscontrato nell’azione svolta nella termoregolazione: infatti, i nuclei anteriore e preottico sono detti “centri del raffreddamento”; viceversa il nucleo posteriore è detto “centro del riscaldamento”. Le cellule di cui sono composti sono sensibili alla variazione di temperatura corporea, dato che ricavano dalla temperatura del sangue che arriva al cervello. Se la temperatura è al di sotto dei 36 °C, l’ipotalamo anteriore reagisce liberando serotonina, la quale attiva il nucleo posteriore che, stimolando il simpatico, crea un innalzamento della temperatura. Viceversa se la temperatura è elevata, il nucleo posteriore libera noradrenalina o dopamina, che stimolano i nuclei situati nella zona anteriore dell’ipotalamo, i quali agiscono aumentando la sudorazione e la vasodilatazione periferica. Questi meccanismi favoriscono la dispersione di calore e, quindi, l’abbassamento della temperatura corporea.

Leggi anche:

Altre funzioni dell’ipotalamo
Altri ruoli fondamentali svolti dall’ipotalamo sono la regolazione del sonno, ad opera del nucleo soprachiasmatico che ha in particolare la funzione di mantenere lo stato di veglia; il controllo dell’alimentazione ad opera dei nuclei ventromediale e ipotalamico laterale, che possono essere anche detti “centri della fame, della sazietà e della sete” data la loro funzione. Questa è resa possibile grazie agli impulsi derivanti da alcuni ormoni implicati nella regolazione del metabolismo (in particolare quello del glucosio, per cui gli ormoni più importanti che regolano questa attività sono insulina e leptine) ma anche dalle informazioni ricavate dagli enterocettori relative alla concentrazione di zuccheri e acqua nel sangue che, se troppo bassa, stimola il desiderio di mangiare e di bere. L’ipotalamo è anche in grado di controllare emozioni, stati d’animo e umore, nonché anche il comportamento sessuale. Questo è possibile grazie alla connessione anatomica dell’ipotalamo con il talamo e il sistema limbico (il quale è un insieme funzionale di zone del cervello che regola impulsi e comportamenti emotivi, ma è anche legato alle funzioni organiche vegetative. D’altra parte, sembra essere una delle parti più “antiche” dal punto di vista evoluzionistico); in questa accezione, si può affermare che l’ipotalamo funge da “connessione” tra i due sistemi suddetti e la relativa risposta corporea. Infatti, stimolazioni di diversi centri dell’ipotalamo, come già detto, danno luogo anche in questo caso a risposte diverse: la stimolazione del nucleo posteriore produce risposte aggressive, viceversa accade se vengono stimolati i centri laterali.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenze tra menopausa ed andropausa: come cambia la sessualità nell’uomo e nella donna

MEDICINA ONLINE UOMO IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE SESSO ANDROPAUSA CRISI DI MEZZA ETA QUANTO DURA SINTOMI DEPRESSIONE COPPIA AMORE MATRIMONIO PENE SESSUALITATerza età e sessualità possono andare d’accordo, nonostante si sappia che tornare a rivedere le regole del sesso, alla luce degli evidenti cambiamenti che intercorrono per l’avanzare degli anni, in certi casi, specie quando si presentano i primi disturbi, non è così facile. Più spesso la tentazione di “metterci una pietra sopra” sia per gli uomini che per le donne, sembra essere la via più semplice da percorrere, precludendo invece il benessere completo a entrambi, reciprocamente. Con il passare degli anni all’uomo e alla donna accadono dei mutamenti fisici, psicologici e ormonali che alterano la rispettiva predisposizione alla vita sessuale: per le donne si parla di menopausa, per l’uomo invece si comincia a parlare di andropausa.

Menopausa

La menopausa si presenta in genere in una età che va dai 45 ai 55 anni e porta con sé per la donna una serie di cambiamenti fisici importanti: finiscono le mestruazioni, diminuisce il livello di ormoni estrogeni e progesterone, aumentano gli ormoni prodotti dalla ghiandola ipofisaria. Con la menopausa compaiono le prime rughe, la pelle cede leggermente per diventare più molle e tenera, il colorito di corpo e viso sono meno rosei e diventano più pallidi o più scuri a seconda della carnagione, in genere possono accadere dimagramento o aumento del peso, a seconda della personale predisposizione e una distribuzione diversa dei grassi sul corpo. Se si trattasse solo di questo non se ne risentirebbe a livello sessuale: il problema più difficile da superare è quello legato alla lubrificazione della vagina e al trofismo della muscosa vaginale, che non essendo più stimolata dall’ovulazione non necessita di predisporsi alla riproduzione, come anche a causa del cambiamento della produzione ormonale si possono verificare episodi di sudorazione e di svenimenti, che possono causare fastidio nei momenti più delicati. Invece, al contrario, per la donna potrebbe essere piacevole riscoprire insieme al suo partner il piacere del sesso a cuor leggero, senza la preoccupazione della procreazione, legata solo all’esclusivo piacere, da rivivere con la stessa delicatezza della prima volta, ascoltando i diversi ritmi del ciclo del corpo e dedicandosi più all’amore che non alla passione smisurata.

Andropausa

L’uomo entra in andropausa a partire dai 50 anni (in alcuni casi anche in modo precoce intorno ai 40/45 anni), che però per il maschio non si manifesta con segni evidenti e forti come nella donna. L’uomo produrrà a partire dai cinquant’anni in poi sempre meno testosterone, un fatto che potrebbe portarlo ad avere un ciclo del desiderio più fiacco, ma niente affatto improduttivo, il maschio in andropausa non perde la capacità di procreare. Il maschio che avverte il calo del desiderio necessita di tempi più lunghi per arrivare all’eccitazione, un fatto però che non si accoppia male con la donna in menopausa, che necessita anch’ella di tempi meno prepotenti. Per il maschio l’unico limite effettivo è quello psicologico, causato dalla paura e dall’ansia della prestazione, il terrore di non arrivare a colmare il piacere o la paura di disturbare la donna, anch’ella in ritrosia, potrebbero frenare una vita sessuale che al contrario è del tutto possibile.

Se credi di avere un problema di crisi di mezza età, di crisi di coppia o di patologie sessuali di origine psicologia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PRENOTA UNA VISITA CONTATTI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano Pene

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Ormone della crescita (GH) a che serve e da cosa è prodotto?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma Ormone della crescita gh a che serve cos Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’ormone della crescita o growth hormone (GH) ha un ruolo fondamentale nella crescita prima della pubertà essendo responsabile della promozione dello sviluppo longitudinale di ossa e muscoli.

Oltre che per la sua attività anabolizzante e di stimolo nell’aumentare la massa muscolare, il GH è implicato anche nella riduzione della massa grassa per i suoi effetti di lipolisi (o catabolismo lipidico, un processo metabolico che comporta la scissione di trigliceridi e il rilascio di acidi grassi nel sangue. Questo processo permette la liberazione di calorie dal tessuto adiposo, che sono utilizzate come fonte di energia metabolica dai muscoli, e causa una perdita di peso) e nel facilitare la guarigione dalle ferite.

Leggi anche:

Il GH è sintetizzato dall’ipofisi sotto il controllo di altri ormoni prodotti dall’ipotalamo, uno che ne stimola la secrezione e uno, la somatostatina, che ne inibisce la liberazione. La secrezione del GH è anche regolata positivamente da un’altra molecola prodotta principalmente dallo stomaco, la grelina. Il GH viene rilasciato in maniera intermittente e generalmente la maggiore produzione si ha la notte durante le fasi del sonno profondo. I picchi di secrezione si hanno durante l’adolescenza, e diminuiscono con l’età. Gli stimoli fisiologici per stimolare la produzione di GH, oltre al sonno, sono l’esercizio, lo stress e il digiuno, mentre l’obesità ne riduce la produzione.
Solo una piccolissima frazione di ormone della crescita è eliminato dai reni con le urine (1/10,000). Il GH viene metabolizzato nel fegato (cioè trasformato in altre molecole o metaboliti) e in altri tessuti; ha una vita media nel plasma molto breve di circa 15 minuti. Lo stesso avviene quando il GH viene somministrato ed è, quindi, molto difficile rintracciarlo nel nostro organismo.

Leggi anche:

GH e insulin like growth factor-1 (IGF-1)

Il GH svolge la sua azione fisiologica direttamente mediante interazione con recettori specifici o indirettamente stimolando il rilascio da parte del fegato di insulin like growth factor-1 (IGF-1) la cui produzione, come quella del GH, è regolata anche da altri fattori ormonali e nutrizionali. L’IGF-1 stimola la proliferazione cellulare, ha azione anabolizzante e azioni simili all’insulina. L’IGF-1 agisce legandosi ai suoi recettori (IGFR), che hanno analogie con quelli dell’insulina ai quali si lega anche l’IGF-1 sebbene con minore affinità. Nel sangue, invece, l’IGF-1 si lega ad altri recettori proteici (IGFBPR o IGF-1 binding protein receptor); tuttavia, quando l’IGF-1 è legato a IGFBR, non può svolgere le sue funzioni.

Leggi anche:

GH e cancro

La capacità del GH e dell’IGF-1 di influenzare la crescita cellulare ha suscitato molto interesse negli ultimi anni. Fin dalla sua identificazione sono state formulate preoccupanti ipotesi sulle potenziali proprietà del GH di causare o di facilitare la progressione dei tumori. Infatti, il GH e l’IGF-1 inducono segnali sulle cellule del nostro organismo che sono fortemente coinvolti nello sviluppo del cancro. Alcune delle molecole coinvolte nel loro meccanismo d’azione svolgono un ruolo chiave in processi che portano alla formazione e all’accrescimento dei tumori come l’angiogenesi, la formazione di metastasi, la resistenza alla chemioterapia (anti-neoplastica). Ad esempio, il recettore dell’IGF ha un ruolo cruciale nella trasformazione neoplastica e nella sopravvivenza delle cellule tumorali. Questi recettori sono presenti sia sui tessuti normali ma anche sulle cellule tumorali di colon, prostata e mammella e, tali recettori, quando sono attivati, influenzano la proliferazione, sopravvivenza e morte cellulare. Alcuni studi sui roditori confermano che l’uso di alte dosi di GH aumenta l’incidenza di cancro della mammella in animali che hanno un’alta espressione di questi recettori sulla ghiandola mammaria. Altri studi, sempre nel modello animale, dimostrano che l’IGF-1 favorisce la progressione di tumori della prostata. Gli studi nell’uomo confermano il coinvolgimento di GH e IGF-1 nell’aumento del rischio di sviluppare tumori. I pazienti con acromegalia si ammalano più frequentemente di cancro al colon. Livelli molto elevati di GH e IGF-1 nel sangue sono stati spesso riscontrati in pazienti con tumori della mammella, del polmone, della prostata e del colon. L’incidenza di cancro del colon e di linfoma di Hodgkin è aumentata nei soggetti che hanno ricevuto terapia sostitutiva per deficit di ormone della crescita in giovane età. Tuttavia, nonostante gli studi sperimentali in laboratorio in modelli cellulari o sugli animali abbiano suggerito il ruolo potenziale della somministrazione di GH nello sviluppo dei tumori e diversi studi clinici indichino una correlazione tra livelli di GH/IGF-1 nel sangue e tumori, non esistono prove certe sul nesso di causalità tra il consumo di GH o IGF-1 per migliorare le prestazioni e rischio di sviluppare il cancro. In effetti, è stato segnalato un solo caso di linfoma di Hodgkin in un ciclista che faceva uso di GH.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Mandibola GH, ormone della crescita e doping nello sport

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MANDIBOLA GH ORMONE DELLA CRESCITA DOPING Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgL’uso dell’ormone della crescita (in inglese “growth hormone”, da cui l’acronimo “GH”) nel doping sportivo, può determinare – tra gli altri effetti collaterali –  anche un tipico ingrandimento e rimodellamento delle ossa della faccia per apposizione di nuova matrice, con lineamenti del viso che possono cambiare anche profondamente.

Le parti che più cambiano a causa del GH, sono:

  • le ossa del naso, che si appiattiscono;
  • la fronte, che diventa più prominente;
  • gli zigomi, che diventano più pronunciati;
  • la mandibola, che si ingrandisce in modo caratteristico, tanto che in ambito sportivo prende il nome appunto di “mandibola GH” (da alcuni erroneamente denominata “mascella GH“).

Tali cambiamenti simulano un’acromegalia. Inoltre il viso, a causa del forte dimagrimento, perde il grasso della bolla di Bichat. La mandibola GH può presentarsi sia negli uomini che nelle donne. Mentre nell’uomo una mandibola più marcata e volitiva potrebbe essere considerata esteticamente piacevole, in genere nelle donne tale effetto collaterale è abbastanza temuto, visto che conferisce al volto un aspetto poco femminile.

L’uso del GH, a livello addominale, può inoltre determinare un anomalo ingrossamento degli organi interni che porta ad un rigonfiamento dell’addome chiamato anche “bubble gut“. A tal proposito leggi: Bubble gut: l’addome innaturalmente rigonfio dei bodybuilder

Continua la lettura con:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Ormone della crescita (GH): effetti avversi nel body building e nello sport

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ORMONE CRESCITA GH EFFETTI AVVERSI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIn tutti gli studi effettuati sul GH sono stati riscontrati gravi effetti avversi. Gli effetti avversi tipici del GH alle dosi indicate per la terapia sostitutiva sono riportati nella tabella e si osservano in percentuali che variano dal 15 al 44% dei soggetti. Gli effetti avversi sono soggetti ad una notevole variabilità individuale, sono dose, durata ed età dipendenti; infatti, negli anziani sono più frequenti gli effetti collaterali anche a basse dosi.

Effetti avversi dell’uso di GH nello sport
Ritenzione di fluidi e di sodio, edemi
Parestesie
Sindrome del tunnel carpale
Rigidità articolare, dolori articolari, artrite
Dolori muscolari
Ipertensione
Diabete
Resistenza all’insulina
Intolleranza ai carboidrati
Ginecomastia (aumento delle ghiandole mammarie)
Mandibola GH (leggi anche: Mandibola GH, ormone della crescita e doping nello sport)

Altri effetti collaterali sono: ipoglicemia, inadeguata funzionalità tiroidea, acromegalia, deformazione (spesso asimmetrica) delle ossa, ingrossamento del cuore, ingrossamento degli organi interni (addome innaturalmente rigonfio), aumentato rischio di leucemia e tumore al pancreas, nausea, vomito, cefalee, alterazioni nella sfera sessuale, disturbi della vista, morbo della ‘mucca pazza’ (se assunto GH umano di persone contaminate).

Leggi anche:

Acromegalia

Attualmente il miglior modello disponibile per ipotizzare gli effetti  della somministrazione di alte dosi di GH per lungo tempo è l’acromegalia. L’acromegalia è una malattia insidiosa con un tempo di latenza di 7-10 anni; ha un’alta mortalità ed esiste una correlazione diretta tra i livelli di GH e il rischio di morte prematura. E’ una malattia che interessa molti tessuti, organi e funzioni critiche per le performance fisiche (articolazioni, cuore, muscoli scheletrici tessuto connettivo). Nei pazienti con acromegalia conclamata l’attività fisica è chiaramente compromessa per un gran numero di ragioni metaboliche e fisiche; perciò, è possibile predire che un trattamento con alte dosi di GH per un lungo periodo certamente non migliora le prestazioni a lungo termine né giova alla salute degli atleti.

Leggi anche:

Educazione degli atleti e degli operatori sportivi

Atleti e allenatori dovrebbero essere informati e consapevoli degli effetti avversi cui possono incorrere a breve e lungo termine in seguito al consumo di alte dosi di GH. Sono dunque scarse le prove scientifiche a dimostrazione degli effetti ergogenici, mentre molti sono i dati che dimostrano la potenziale gravità degli effetti avversi sulla salute di individui sani.
La potenziale ergogenicità del GH si basa sul riscontro nei soggetti trattati di effetti anabolici e di effetti lipolitici. Tuttavia, mentre innumerevoli studi hanno ben documentato gli effetti del GH su massa e architettura muscolare in vitro e non ci sono dubbi sugli effetti anabolici del GH nel contesto di una carenza di produzione ormonale, il quadro è molto meno chiaro in individui sani. Inoltre non esiste una diretta proporzionalità tra la massa, la funzione muscolare e la prestazione fisica. Studi sperimentali non hanno confermato in modo inequivocabile gli effetti ergogenici di dosi soprafisiologiche di GH, anche se molto può dipendere dal fatto che, per motivi etici, non è possibile saggiare in studi clinici sperimentali dosi elevate come quelle usate dagli atleti a scopo dopante.
Ci sono poi alcune testimonianze aneddotiche di alcuni giocatori di baseball che hanno ammesso di aver fatto uso di GH e hanno dichiarato che non ne hanno tratto beneficio. In conclusione il doping mediante GH oltre ad essere un comportamento scorretto è in molti casi inefficace e sicuramente pericoloso per la salute.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Ormone della crescita (GH): body building e doping in palestra

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ORMONE CRESCITA GH DOPING PALESTRA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl GH è considerato dagli atleti la molecola ideale per aumentare la massa muscolare e le performance, data la sua nota e dimostrata azione di stimolo sulla sintesi proteica nelle cellule muscolari e sulla crescita fisica. Inoltre, la sua azione lipolitica aiuta a diminuire la massa grassa riducendo il tessuto adiposo e contribuendo, così, alla liberazione di calorie e di acidi grassi nel sangue utilizzati per sviluppare energia. Il GH viene considerato capace di migliorare le prestazioni sportive ed è una sostanza classificata come proibita nella lista della agenzia mondiale dell’anti-doping, la World Anti-Doping Agency (WADA). Il GH ricombinante è difficilmente rilevabile dai controlli anti-doping, principalmente per il breve tempo di permanenza nel circolo sanguigno e per le piccolissime quantità eliminate nelle urine.

Leggi anche:

Il GH viene utilizzato nello sport, nel body building, come agente anti-invecchiamento e per migliorare l’aspetto fisico. Nonostante tutti i presupposti scientifici che dimostrano la sua azione anabolizzante e lipolitica, la capacità del GH di migliorare le performance nello sport è ancora materia di ampio dibattito, essendo difficilmente dimostrabile in studi sperimentali controllati con dosi eticamente accettabili che escludano altri fattori. Sia una carenza che un eccesso di produzione di GH da parte del nostro organismo hanno effetti deleteri sulla salute e sull’organismo. Quando viene prodotto in modo insufficiente il GH ha effetti terapeutici. Non sono, invece, chiari i benefici del GH in individui adulti sani quando tale ormone viene assunto impropriamente [1-3]. Alcuni studi su individui sani indicano che la somministrazione di GH a dosi equivalenti a quelle utilizzate nella terapia sostitutiva (necessaria in pazienti con malattie che provocano carenza di GH) porta ad un cambiamento significativo nella composizione corporea (rapporto massa magra/massa grassa), ma non aumenta la forza né migliora la capacità a svolgere esercizi fisici [4]. Tuttavia, è da sottolineare che le dosi di GH utilizzate per migliorare le prestazioni sportive o nel body-building sono molto più elevate di quelle utilizzate nella terapia sostituiva. Gli effetti di dosi così alte di ormone non possono essere valutati in studi sperimentali controllati su persone sane per motivi etici; tra l’altro questi studi dovrebbero includere soggetti allenati e non allenati per periodi lunghi anni. Non ci sono chiare dimostrazioni che il GH migliori le prestazioni sportive, mentre sono provati gli effetti avversi.

Leggi anche:

Poiché molti degli effetti del GH sono mediati attraverso l’azione dell’IGF-1, anche l’IGF-1 è in commercio per alcune indicazioni mediche quali la resistenza genetica al GH o nel deficit primario di produzione di IGF-1. Per tale motivo, non è sorprendente che anche l’IGF-1 venga utilizzato dagli atleti per migliorare le prestazioni. Lo spettro di attività di GH e IGF-1 è abbastanza, sovrapponibile, ma non del tutto. La principale differenza è che l’IGF-1 non ha effetti lipolitici. L’IGF-1 ha, al pari del GH, azione anabolizzante su diversi tessuti, compreso quello muscolare, ed è un importante mediatore di altre azioni del GH sui muscoli. Analogamente al GH, non ci sono chiare evidenze che la somministrazione dell’IGF-1 migliori le prestazioni sportive. Inoltre, non ci sono ancora metodi per individuare l’abuso di IGF-1 da parte degli atleti. Sostanze analoghe all’IGF-1 sono presenti in alcuni integratori in commercio su internet o sul mercato nero.

Quali sono gli effetti avversi di un uso prolungato di ormone della crescita?

A tal proposito vi invito a leggere: Ormone della crescita (GH): effetti avversi nel body building e nello sport

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Micropene: quanto misura, complicazioni, c’è una cura?

MEDICINA ONLINE MEDICO PAZIENTE ANAMNESI VISITA ESAME OBIETTIVO IDIOPATICO SINTOMI DOLORE STUDIO OSPEDALE AMBULATORIO CONSIGLIO AIUTO DOTTORE INFERMIERE PRESCRIZIONE FARMACO DIAGNOSIPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento, vi consiglio di leggere questo articolo: Com’è fatto il pene al suo interno?

La micropenia è una condizione anatomica in cui un uomo ha un pene inferiore a 2,5 volte la deviazione standard rispetto alle dimensioni medie di un pene umano normale (non eretto 8 centimetri di lunghezza; eretto tra 12 e 16 cm). Il pene di misure così inferiori alla media della popolazione, prende il nome di micropene. Secondo alcune ricerche statistiche, la condizione di micropene riguarderebbe un nuovo nato ogni 200-500. A determinare le esigue misure del micropene è in genere una carenza di testosterone nei primi anni di vita fino all’adolescenza. Tuttavia, esistono anche casi idiopatici – cioè privi di cause spiegabili – e altri dovuti a fattori ambientali.
La micropenia può venire diagnosticata fin dalla nascita. Alla nascita, la lunghezza media del pene disteso è di circa 4 cm. Il 92% dei neonati ha un pene di dimensioni comprese tra 2,4 e 5,5 cm. La lunghezza media del pene al principio della pubertà è di 7 cm, mentre in età adulta la taglia media di un pene in erezione è di circa 13,5 cm (alcuni studi indicano in Italia una lunghezza media di circa 15 cm). In età adulta in Italia in genere viene classificato come micropene un pene che misuri meno di 7 cm. Questo dato può variare in base alle dimensioni medie del pene in erezione di quel dato Paese, quindi un pene classificato come micropene in Congo, potrebbe aver dimensioni normali in Cina.
A parte le dimensioni ridotte, il micropene non soffre di alcun altro problema fisiologico (in particolare per quanto riguarda il prepuzio ed il canale dell’uretra), quindi – se non presenti altre patologie – il micropene può emettere sperma durante l’orgasmo. Il paziente può però soffrire di problemi psicologici, a parte alcuni casi in cui, se le dimensioni sono particolarmente ridotte, si possono avere problemi nell’urinare e nella penetrazione durante l’atto sessuale. La presenza del micropene può avere, in età adulta, almeno quattro conseguenze:

  • può rendere difficoltosa la minzione,
  • può pregiudicare la vita sessuale,
  • può compromettere la fertilità,
  • può indurre uno stato di poca autostima/sicurezza in se stessi e di depressione.

Grazie a determinati esami diagnostici, il medico può risalire alle cause del micropene e pianificare modi e tempi della terapia. Di solito, le cure ormonali hanno un’importanza fondamentale in età giovanile, in quanto in molti casi riescono a incrementare le dimensioni del pene, ma non in età adulta. Per le persone adulte, esiste la possibilità di intervenire chirurgicamente, con un’operazione chiamata falloplastica di allungamento.

Cos’è il micropene?

Il micropene è un pene di dimensioni nettamente inferiori agli standard di normalità. In genere, negli individui con micropene tutte le altre strutture annesse al pene (scroto, uretra, perineo ecc) sono normali, cioè non presentano alcuna anomalia.

FOTO DI UN MICROPENE

Dimensioni di un micropene

Per poter parlare di micropene, l’organo sessuale maschile deve avere delle dimensioni ben specifiche:

  • In un uomo adulto, il pene in erezione deve essere più corto di 7 centimetri (2,8 pollici).
  • Al principio della pubertà, il pene in erezione deve essere più corto di 4 centimetri (1,5 pollici).
  • In un neonato, il pene in erezione deve essere più corto di 1,5 centimetri (0,75 pollici).

Si ricorda ai lettori che – durante un’erezione – la lunghezza media del pene di un uomo adulto sano è di circa 13,5 centimetri (15 cm in Italia secondo alcuni studi).

Cause

Nella maggior parte dei casi, la presenza del micropene è dovuta a una produzione insufficiente di testosterone, il principale ormone sessuale maschile (o androgeno). Più raramente, è il frutto di cause sconosciute (micropene idiopatico) o di un’interferenza ambientale.

Micropene idiopatico

In medicina, il termine idiopatico, associato a una condizione patologica, indica che quest’ultima è insorta senza ragioni evidenti e dimostrabili.

Micropene da carenza di testosterone

Il micropene dovuto a una carenza di testosterone nel sangue è generalmente connesso ad alcune specifiche condizioni patologiche.
Tra queste condizioni patologiche, rientrano:

  • Disgenesia testicolare. È il termine medico che indica la presenza di una o più anomalie testicolari. Una possibile disgenesia testicolare è il criptorchidismo, cioè la mancata discesa nello scroto di uno o entrambi i testicoli.
  • Difetti congeniti nella sintesi del testosterone o del diidrotestosterone. Un recente studio giapponese, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism (Rivista sul Metabolismo e l’Endocrinologia Clinica), ha dimostrato che un numero consistente di uomini con micropene presenta delle mutazioni sul gene SRD5A2.
    Il gene SRD5A2 sintetizza un enzima particolare, noto come 5 alfa reduttasi, che in circostanze normali agisce sul testosterone e lo converte in diidrotestosterone. Il diidrotestosterone è l’ormone androgeno più potente dell’organismo, con un’attività che è 4-5 volte superiore a quella del testosterone.
  • Sindrome da insensibilità agli androgeni, nota anche come sindrome di Morris. È una condizione molto rara, che insorge a causa di una mutazione genetica ai danni del cromosoma sessuale X. Gli uomini che ne sono portatori presentano un normale corredo di cromosomi sessuali (cioè XY), ma non sviluppano i caratteri sessuali tipici del maschio. Ciò deriva dal fatto che le loro cellule non rispondono alla stimolazione degli androgeni, come invece avviene in un uomo sano (da qui il termine di insensibilità agli androgeni).
    Dal punto di vista anatomico, gli uomini con sindrome di Morris presentano diversi tratti somatici tipici delle donne.
  • Ipogonadismo maschile congenito. L’ipogonadismo maschile consiste in una diminuita funzionalità dei testicoli, il che comporta un’inadeguata produzione di androgeni e/o un deficit nella produzione di spermatozoi.
    Alcune cause di ipogonadismo maschile congenito sono: la sindrome di Klinefelter, la sindrome di Prader-Willi e la sindrome di Noonan.
  • Deficienza di gonadotropine, dovuta a una stimolazione inadeguata dell’ipofisi anteriore. Le gonadotropine sono ormoni in grado di regolare l’attività delle gonadi, cioè gli organi riproduttivi che producono i gameti(nell’uomo, sono i testicoli; nelle donne, sono le ovaie).
    Le più importanti sono il già citato ormone luteinizzante (LH) e l’ormone follicolo stimolante (FSH). La loro secrezione spetta all’ipofisi anteriore (o adenoipofisi).
  • Ipopituitarismo congenito (o insufficienza ipofisaria congenita). Consiste nella ridotta produzione di uno o più degli otto ormoni ipofisari. È una situazione diversa dalla precedente: nel caso in questione, non vi è una stimolazione alterata, ma un vero e proprio difetto a livello dell’ipofisi (ipoplasia ipofisaria, conseguente a una o più mutazioni genetiche).
    Si ricorda ai lettori che un altro ormone ipofisario stimolante la crescita del pene è l’ormone della crescita, noto anche come GH o somatotropina. Pertanto, un suo calo determina non solo un ridotto accrescimento scheletrico, ma anche il mancato sviluppo del principale organo genitale maschile.

Sintomi e complicazioni

La ridotta dimensione del pene – che rappresenta il segno caratteristico della condizione di micropene – può avere ripercussioni, talvolta anche gravi, a vari livelli. Per prima cosa un micropene può rendere difficoltosa la minzione, inoltre può risultare anche assai problematico durante i rapporti sessuali. Infine, può influire fortemente sulla sfera psicologica, inducendo nel portatore di micropene un senso di sfiducia in sé stesso e, in alcuni, uno stato di depressione, di isolamento sociale o di ideazioni suicidarie.

Fertilità alterata

Abbastanza di frequente, la presenza del micropene coincide con una condizione di infertilità, dovuta a una scarsa produzione di spermatozoi. L’infertilità deriva molto spesso dalle anomalie anatomiche e/o funzionali che interessano l’apparato riproduttivo (alterazioni dei testicoli, comunicazione ormonale inappropriata ecc).

Diagnosi

La diagnosi di micropene si basa su un semplice esame obiettivo, durante il quale si misura la lunghezza del pene del soggetto. L’individuazione dell’anomalia può avvenire già subito dopo la nascita, in quanto la lunghezza dell’organo genitale maschile in questione è già evidentemente ridotta in questa prima fase della vita.

Altri esami

In genere, dopo aver constatato la presenza del micropene, i medici prescrivono alcuni specifici esami diagnostici, per stabilire se il portatore dell’anomalia soffre di un qualche disturbo ormonale o di una delle patologie associate (disgenesia testicolare, ipopituitarismo congenito, difetti nella sintesi del diidrotestosterone, ipogonadismo congenito ecc). L’identificazione di queste problematiche è fondamentale per la pianificazione del trattamento più efficace (o quanto meno di un rimedio che possa limitare le conseguenze della condizione patologiche presente).

Preoccupazioni infondate

Nei ragazzi tra gli 8 e i 14 anni, la pubertà deve ancora avvenire o è iniziata da poco. Pertanto il pene non ha ancora assunto le sue dimensioni definitive.
Tutto ciò, se associato a:

  • presenza eccessiva di grasso sovrapubico, che nasconde l’organo genitale maschile;
  • robusta costituzione fisica già in giovane età,

può destare, in genitori e pazienti stessi, alcune preoccupazioni infondate e del tutto inutili, in quanto la situazione è destinata, prima o poi, a mutare.

Aumentare la lunghezza del pene con ausili meccanici

Esistono due tipi di strumenti per l’allungamento del pene: le pompe a vuoto e gli estensori. Le pompe a vuoto per l’allungamento penieno sono costituite da un cilindro in cui infilare il pene e di un meccanismo di pompaggio che fa espandere il pene oltre le sue normali capacità. Le pompe a vuoto, pur non fornendo guadagni macroscopici delle dimensioni, in alcuni soggetti potrebbero aumentare circonferenza e lunghezza del pene. Esempi di pompe a vuoto tecnicamente ben costruite, sono:

Le pompe Bathmate non sono tuttavia sempre disponibili su Amazon. Un prodotto più economico, ma comunque caratterizzato da buona costruzione, è questo: https://amzn.to/3qn4ILB
Un altra pompa peniena, ancora più economica ma comunque ben funzionante, è questa: https://amzn.to/3K7H6Ti

Un estensore penieno è una struttura composta da due anelli (uno da fissare alla base del pene, l’altro appena sotto il glande) uniti da aste metalliche ai lati, che vengono regolate in modo da tenere in trazione il pene, “stirandolo”, per ottenere un suo allungamento non chirurgico. Esempi di estensori tecnicamente ben costruiti, sono:

Integratori alimentari efficaci nel migliorare quantità di sperma, potenza dell’erezione e libido sia maschile che femminile

Qui di seguito trovate una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale sia maschile che femminile a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto, aumentando la quantità di sperma disponibile, potenziando l’erezione e procurando un aumento di libido sia nell’uomo che nella donna:

Per approfondire, leggi:

Trattamenti medici

In alcuni casi è possibile provare a correggere la condizione di micropene facendo ricorso sia a una terapia ormonale (quindi farmacologica) che ad una terapia chirurgica. A tale proposito leggi anche: Micropene: i trattamenti per un pene troppo piccolo

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!