Integratore di acido alfa lipoico: a che serve e qual è il dosaggio?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelL’acido alfa-lipoico (spesso abbreviato in ALA), è un acido grasso con una potente azione antiossidante che aiuta a combattere lo stress ossidativo provocato dai radicali liberi (responsabili dell’invecchiamento e dei danni cellulari) sia all’esterno che all’interno della cellula nervosa. Rappresenta quindi una molecola preziosa per la persona diabetica, in quanto favorisce la protezione del sistema nervoso e aiuta a contrastare la neuropatia diabetica.

Dove viene prodotto l’acido alfa-lipoico?
L’acido alfa-lipoico è un acido grasso contenente zolfo, che viene naturalmente prodotto dal fegato e da altri tessuti del nostro organismo. Viene inoltre assorbito intatto da alcuni alimenti introdotti con la dieta e si accumula in alcuni tessuti (fegato, cuore, muscolo, cervello e nervi e altri).

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Dove agisce l’acido alfa-lipoico?
L’ALA combatte i radicali liberi in ogni parte del neurone (ma anche delle altre cellule) ed è l’unico antiossidante a riuscire a farlo. Tra le peculiarità uniche dell’acido alfa-lipoico, c’è, infatti, quella di poter agire sia all’interno della cellula, in un ambiente acquoso (idrofilo) come il citoplasma delle cellule (dove agiscono anche altri antiossidanti come la vitamina C, sia in un ambiente oleoso ovvero ricco di lipidi (lipofilo) com’è la membrana dei neuroni e delle cellule, la cui integrità è fondamentale per la trasmissione degli impulsi nervosi; in definitiva, l’ALA può raggiungere tutti i compartimenti di una cellula proteggendola dentro e fuori dall’attacco incessante dei radicali liberi.

Come agisce l’ALA?
Sia l’acido alfa-lipoico che la sua forma ridotta DHLA (cioè che ha già esercitato la sua azione antiossidante e perciò ha acquistato un elettrone) funzionano come una coppia di potenti antiossidanti, esercitando una cosiddetta azione “scavenger” (spazzino) tra le più potenti sui radicali liberi dell’ossigeno (ROS o Reactive oxygen species, specie reattive dell’ossigeno). Ma c’è di più. Esso, infatti, interviene e promuove importanti cicli metabolici come la produzione di energia e anche questo è un aspetto molto importante, in quanto i radicali liberi attaccano, danneggiandole, anche le membrane dei mitocondri, piccoli organuli presenti all’interno delle cellule, che sono sede delle risorse energetiche e di autoriparazione del nervo. L’acido alfa-lipoico, inoltre, può riciclare e rigenerare i naturali antiossidanti idrosolubili (come la vitamina C e il glutatione) e anche quelli liposolubili (come la vitamina E e il coenzima Q), amplificandone gli effetti. Così facendo protegge nervi e vasi sanguigni (che portano i fattori nutritivi) dai pericolosi attacchi dei ROS, favorendo il benessere delle fibre nervose e svolgendo una generale azione anti-aging. L’ALA, in definitiva, ne protegge l’integrità e le mantiene più giovani a lungo e quindi più in grado di trasmettere in modo efficiente gli impulsi nervosi, indispensabili per la conduzione neuro-muscolare.
Alcuni studi hanno documentato che, somministrato per via orale o endovenosa a dosi si 600-1200 mg/die, l’ALA favorisce la riduzione dei sintomi della neuropatia diabetica (formicolio e intorpidimento alle gambe, dolori brucianti, senso di stordimento) nell’arco di 3-5 settimane di integrazione.

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Ci sono altri effetti dell’ALA utili alle persone diabetiche?
L’acido alfa-lipoico ha anche altri effetti benefici che lo rendono interessante per le persone con diabete di tipo 2 quando somministrato ad alti dosaggi. Alcuni studi hanno documentato che aumenta la sensibilità all’insulina (anche nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico) favorendo l’assorbimento del glucosio e un miglior controllo della glicemia. Favorisce anche una riduzione dei trigliceridi nel sangue. Gli studi hanno documentato che anche ad alti dosaggi l’ALA è sicuro e ben tollerato, in ogni caso per scegliere un’eventuale integrazione è sempre bene chiedere al proprio medico o al farmacista di fiducia.

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È vero che gli antiossidanti lavorano meglio in squadra?
In effetti è così; tra gli antiossidanti, l’unione fa la forza per proteggere il nervo e questo vale anche per l’ALA. A livello della cellula nervosa (neurone), alcuni studi hanno documentato che l’acido alfa-lipoico agisce in sinergia con altri antiossidanti e sostanze cosiddette neutrofiche grazie alla spiccata azione neuroprotettiva che svolgono, in grado di accelerare la riparazione e la rigenerazione del nervo migliorandone la velocità di conduzione nervosa.
Tra gli altri antiossidanti, con cui agisce l’ALA, vanno citati soprattutto la superossidodismutasi o SOD, un potentissimo antiradicalico, tra i più studiati, che agisce all’origine dello stress ossidativo e che ha dimostrato un’ azione antinfiammatoria e neuroprotettiva sinergica con l’ALA; la vitamina E e il selenio che contribuiscono alla naturale protezione delle cellule nervose dallo stress ossidativo provocato dai radicali liberi.
Tra neurotrofici più noti e benefici c’è l’acido gamma-linolenico (GLA), un acido grasso polinsaturo essenziale (Essential Fatty Acids o EFA), che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare da solo e che deve essere assunto attraverso una dieta giornaliera appropriata.
Il GLA è un componente della membrana delle cellule nervose dove svolge un’attività riparativa ed è indispensabile per mantenere un’ottimale fluidità di membrana, elemento particolarmente rilevante per la funzionalità delle membrane nervose e della guaina mielinica (la mielina è il rivestimento di ogni cellula nervosa che consente una conduzione più veloce degli impulsi nervosi).

Quali altre attività svolge l’acido alfa-lipoico?
L’acido alfa-lipoico protegge anche dall’ossidazione del colesterolo-LDL (il colesterolo “cattivo”) agendo – quindi – come un fattore di prevenzione del rischio di malattie cardiovascolari. Alcuni studi hanno, inoltre, documentato la capacità dell’ALA di chelare metalli ovvero di catturare e requisire soprattutto rame e ferro che in alcune cellule porterebbero alla formazione di sostanze fortemente ossidanti.
Altri studi hanno evidenziato la capacità dell’acido alfa-lipoico di migliorare la “tolleranza al glucosio”, quindi di favorire un miglior funzionamento del metabolismo degli zuccheri nelle persone diabetiche e/o obese (nelle quali svolge quindi un’azione protettiva sulla neuropatia diabetica grazie alla sua potente azione antiossidante). Questa sua attività, lo rende utile anche nel miglioramento della performance sportiva (ottimizzando l’utilizzo dell’energia) area in cui è anche importante come “scavenger” dei radicali liberi prodotti nel corso dell’attività muscolare di elevata intensità. Ma non è ancora finita: ulteriori studi hanno evidenziato un’azione ipotensiva ed antinfiammatoria che si sta ancora studiando.
L’acido alfa-lipoico viene considerato un memory-enhancer, ovvero una sostanza in grado di migliorare la memoria in età avanzata e contrastare l’invecchiamento del cervello sempre grazie alla sua potente azione antiossidante.

Quali sono le fonti più ricche di acido alfa-lipoico?
In natura, le fonti più ricche di acido alfa-lipoico sono i tessuti animali ad alta attività metabolica (carne rossa, cuore, fegato, rene) che non si consumano spesso. Tra le fonti vegetali ci sono, in via decrescente: spinaci, broccoli, pomodori, piselli, cavolini di Bruxelles, riso.
L’acido alfa-lipoico può essere ricavato anche dall’assunzione giornaliera di un integratore alimentare che assicura un dosaggio fisso giornaliero dell’acido grasso. Per un consiglio adeguato alle proprie necessità è utile chiedere al proprio medico o al farmacista di fiducia.

Dosaggio di acido alfa-lipoico
Il dosaggio consigliato è di assumere almeno 100 mg di acido alfa-lipoico al giorno.

Il miglior integratore di acido alfa-lipoico
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Il diabetico può mangiare il melone? Quante calorie ha?

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Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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I 5 sintomi poco conosciuti del diabete

MEDICINA ONLINE PELLE COLLO MACCHIE ROSSO PRURITO GRATTARE GLICEMIA DIABETE ANALISI INSULINA ZUCCHERO CARBOIDRATI CIBO MANGIARE DIETA MELLITO TIPO 1 2 CURA TERAPIA FARMACI STUDIO NUOVE TENOLOGIE TERAPIE CEROTTO.jpgIl diabete è una malattia che si manifesta quando i livelli di glucosio nel sangue sono troppo alti, il che, in alcuni casi, danneggia gli occhi, i reni e i nervi. Non tutti coloro ai quali viene diagnosticato il diabete manifestano i sintomi più comuni, come sete, intorpidimento a mani o piedi, perdita di peso inspiegabile e costante necessità di andare in bagno. Ecco quindi spiegati i sintomi meno conosciuti del diabete. Se ne individuate uno o vari, dovete fare molta attenzione e farvi subito controllare da un medico.

Uno dei sintomi meno conosciuti del diabete si manifesta quando il glucosio nel sangue raggiunge livelli troppo elevati e, quindi, la pelle diventa secca e, a volte, si avverte un fastidioso prurito. È possibile sentire prurito a mani, braccia, gambe e piedi. Per questo motivo, se notate che la vostra pelle è irritata o che avete prurito, dovete capire se potrebbe essere un problema scatenato dal clima oppure no. Se così non fosse, vi consigliamo di fare un analisi dei livelli di glucosio nel sangue. Il diabete colpisce la circolazione sanguigna e gli arti sono le aree più propense a soffrire irritazioni della pelle.

Forfora o cuoio capelluto secco

In molti non immaginano nemmeno che questo problema sia, in effetti, un sintomo del diabete. Quando si soffre di eccesso di zuccheri nel sangue, il corpo cerca il modo di eliminarlo attraverso le urine, il che è normale. Nonostante ciò, a volte, eliminare troppi liquidi dall’organismo causa disidratazione, la quale colpisce diverse zone del corpo. Questo problema provoca la formazione di squame sul cuoio capelluto, il che può rivelarsi alquanto scomodo e fastidioso. Questa può anche essere causa di dermatite seborroica, comunemente conosciuta come forfora. Poiché la pelle è l’organo più grande del corpo umano, può estendersi a tutto il cuoio capelluto. L’infiammazione che colpisce questa zona, inoltre, crea le condizioni perfette per la proliferazione del fungo Pityrosporum, ulteriore causa della forfora. Appena questo microorganismo si attacca alla pelle, inizia a usare il grasso del cuoio capelluto per nutrirsi e tende quindi ad espandersi rapidamente in pochi giorni sotto forma di piccole squame bianche.

Russare

Forse questo sintomo vi sorprenderà un po’. Tuttavia, è possibile che i livelli di zucchero nel sangue aumentino a causa dei problemi relazionati ai disturbi respiratori durante il sonno. Questo disturbo si conosce come apnea del sonno. Forse vi sembrerà alquanto fastidioso, ma è meglio prevenire questo sintomo, perché, spesso, quando dormiamo, liberiamo gli ormoni dello stress, che possono aumentare di molto i livelli di zucchero nel sangue. È fondamentale trattare questo disturbo e prevenire la comparsa del diabete. Russare è strettamente collegato a un gran numero di malattie che, forse, pensate non abbiano nulla a che vedere con il diabete. Nonostante ciò, potrebbe essere un fattore predominante nello sviluppo del diabete, perché è causato da pause nella respirazione che si devono al rilassamento della muscolatura, il che restringe le vie respiratorie. Quando si russa, si ostacola l’entrata dell’ossigeno nei polmoni e, in questo modo, si interrompe la catena metabolica del glucosio.

Problemi di udito

Sapevate che la perdita d’udito può essere un sintomo del diabete? Se iniziate a notare che dovete alzare sempre di più il volume della televisione perché vi è difficile sentirla o se, quando avete una conversazione, dovete spesso chiedere al vostro interlocutore di ripetere ciò che ha detto, vi consigliamo di farlo presente al vostro medico. Vari studi hanno dimostrato che la perdita di udito potrebbe, in effetti, essere un indicatore della presenza del diabete. Coloro che presentano livelli elevati di zucchero nel sangue sono più propensi a soffrire di qualche lesione auditiva, rispetto alle persone che, invece, presentano giusti livelli di glucosio. Ciò si deve al fatto che livelli molto elevati di glucosio danneggiano i nervi dell’orecchio interno e i vasi sanguigni, alterandone il funzionamento.

Cambiamenti alla vista

Il diabete scatena cambiamenti nei fluidi corporei e ciò si ripercuote anche sulla vista. In effetti, si tratta di un sintomo molto comune. Può accadere che alcuni pazienti, prima di ricevere la diagnosi di diabete, inizino a vedere meglio. All’improvviso, smettono di avere bisogno degli occhiali perché riescono a vedere bene anche senza. Quando ciò accade, il miglioramento non è permanente. Non appena i livelli di glucosio si stabilizzano, il paziente torna ad avere bisogno degli occhiali. Tuttavia, non allarmatevi, perché non si tratta di una retinopatia diabetica. Questa malattia, provoca l’ostruzione dei vasi sanguigni che si trovano dietro l’occhio. Nelle prime fasi del diabete, l’occhio non è in grado di mettere bene a fuoco, perché i livelli di glucosio nel sangue sono molto alti. Questo può far sì che gli occhi cambino forma, ma non significa che il diabete faccia perdere del tutto la vista. Dopo un po’, i livelli di zucchero si stabilizzano e non avrete alcun problema, ma solo se mantenete livelli ottimali di glucosio nel sangue.

Molto spesso, questi sintomi si ignorano perché si collegano ad altre malattie. Se avete notato uno o alcuni di questi cambiamenti, accompagnati ai sintomi più comuni del diabete, dovete andare da uno specialista per farvi dare una diagnosi più precisa e il trattamento giusto.

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Differenza tra zuccheri e grassi con esempi

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I grassi vengono suddivisi tra quelli di origine animale (saturi) e quelli di origine vegetale (insaturi). I grassi di origine animale sono in genere solidi e noi li conosciamo come lardo, strutto, grasso visibile della carne, burro, grasso invisibile dei formaggi … I grassi di orgine vegetale sono in genere liquidi e noti come oli.
Entrambi i grassi, animali e vegetali, hanno una funzione energetica. Cioè dalla loro demolizione il nostro corpo ricava l’energia utile per il suo funzionamento. Ma è energia concentrata, ben 9 calorie per grammo, cioè più del doppio rispetto a proteine e carboidrati, che ne liberano solo 4.
Una persona che pesa circa 70 kg ha una quantità di grassi pari a circa 15 kg.
Torniamo un momento ai grassi saturi ed insaturi. I grassi insaturi sono indispensabili per la formazione della membrana delle nostre cellule. L’acido linoleico e l’acido linolenico sono addirittura essenziali perchè il nostro organismo non è in grado di produrli da solo. Molti studi hanno ormai confermato che la nostra dieta deve privilegiare l’assunzione di grassi insaturi che hanno anche una funzione protettiva sul nostro apparato cardiocircolatorio. Ovviamente questo ha senso nei limiti di quantità ben precise. Preferite quindi come grassi di condimento gli oli (soprattutto il nostro olio extravergine d’oliva) piuttosto che i grassi di origine animale. Senza ovviamente demonizzarli e vietarli nel modo più assoluto.
Le carni, il tuorlo dell’uovo, il burro sono ricchi di colesterolo. Per anni il colesterolo è stato considerato una sostanza da evitare assolutamente. Oggi si sa che anche il colesterolo è una sostanza fondamentale per il nostro organismo perchè è presente nelle membrane cellulari e contribuisce alla formazione di molecole essenziali tipo gli ormoni sessuali. E’ talmente importante che il fegato ne produce da solo una quantità che è quattro volte quella che si ingerisce di solito con il cibo quotidianamente. Eppure tutti sanno che un eccesso di colesterolo può avere serie conseguenze sui vasi sanguigni. In alcune condizioni si deposita sulle loro pareti formando delle placche che le induriscono e ostruendoli in qualche caso. E allora cosa fare? la soluzione giusta sta ovviamente nella dieta equilibrata e nel moto. Ricordate il vecchio motto latino: in medio stat virtus.
La maggior parte dei grassi è costituita da una serie di molecole ben note: i tanto famigerati trigliceridi. I trigliceridi di origine vegetale sono gli oli, quelli di origine animale sono il burro e lo strutto.

Leggi anche: Per dimagrire è meglio eliminare carboidrati o i grassi? L’esperimento dei due gemelli

I carboidrati semplici e complessi

Con il termine carboidrati si intendono un gruppo che comprende carboidrati semplici e carboidrati complessi.
I carboidrati semplici (anche chiamati “zuccheri”) più diffusi nell’alimentazione comune sono:

  • il glucosio e il fruttosio presenti nella frutta e nel miele e responsabili del loro sapore dolce;
  • il maltosio presente in piccole quantità nei cereali.

I carboidrati complessi (che NON sono zuccheri) presenti negli alimenti invece sono:

  • il saccarosio, il cosiddetto zucchero da tavola, che si ottiene dalla barbabietola da zucchero e dalla canna da zucchero ed è formato da una molecola di glucosio e una di fruttosio
  • il lattosio presente nel latte verso cui un certo numero di persone presenta intolleranza, formato da una molecola di glucosio e una di galattosio (altro zucchero semplice)
  • la cellulosa, formata da più di 10.000 molecole di glucosio, è presente nei vegetali ma non è digeribile; è comunque di fondamentale importanza perchè fornisce le famose “fibre” che aumentano la massa fecale, favorendo l’evacuazione.
  • l’amido: presente nei cereali, nelle patate, nei legumi e in alcuni frutti; anche l’amido è formato da moltissime molecole di glucosio ma, a differenza della cellulosa, è facilmente digeribile.

Gli zuccheri svolgono una funzione energetica cioè forniscono al nostro organismo energia: quando vengono demoliti con la digestione liberano circa 4 calorie per ogni grammo, la metà rispetto ai grassi.

Gli zuccheri (carboidrati semplici) vengono facilmente assorbiti ed utilizzati. In tempi brevi provocano un rialzo della glicemia nel sangue e sono pertanto responsabili del meccanismo che compensa la sensazione di stanchezza fisica e mentale. La glicemia dopo un certo intervallo di tempo torna ad abbassarsi (curva glicemica). Il glucosio in maniera particolare è assolutamente indispensabile al nostro organismo. Non deve superare una concentrazione di poco superiore ad 1 mg in 1 ml di sangue (controllate le vostre analisi più recenti) ma non deve scendere al di sotto di certi limiti (0,3 mg per ml). Il nostro cervello per esempio è particolarmente sensibile alla concentrazione di glucosio: la sua carenza può portare ad uno stato confusionale o addirittura a situazioni patologiche. Viceversa si conoscono molto bene i danni che provoca nell’organismo la persistente, eccessiva concentrazione di glucosio nel sangue sul corretto funzionamento di molti organi e apparati.

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Differenza tra culatello e coppa

MEDICINA ONLINE PROSCIUTTO COTTO O CRUDO DIFFERENZE PIU CALORIE DIABETE GLICEMIA INSULINA ZUCCHERI CARBOIDRATI CIBO DOLCE MANGIARE ACQUA VALORI PROPRIETA NUTRIZIONISTA TAVOLA DIETA DIMAGSono due salumi insaccati di carne suina, stagionati, da servire affettati. Tuttavia, le somiglianze fra Culatello e Coppa finiscono qui. Le differenze fra l’uno e l’altro sono nette: come dire, confonderli equivale a un sacrilegio alimentare (o quasi). Per evitare brutte figure, ti spieghiamo cosa distingue Culatello e Coppa.

Materia prima

Sia il Culatello che la Coppa sono fatti solo con carne di suini adulti. Per entrambi, è ammessa la macellazione di maiali di razza Large White Landrance e Duroc, di almeno nove mesi d’età e con un peso medio di 160 chilogrammi. Tuttavia, come suggeriscono i rispettivi nomi, i tagli sono differenti. Per fare il Culatello, serve la parte più pregiata della coscia dell’animale, quella interna e posteriore, privata della cotenna e del grasso in eccesso. Nel caso della Coppa, si usano i muscoli della parte cervicale superiore del maiale.

Zona di produzione

Anche sotto questo aspetto, le differenze sono sostanziali. Il Culatello di Zibello DOP è un prodotto esclusivo della provincia di Parma; ancor meglio, il disciplinare di produzione del Culatello di Zibello impone che lavorazione e stagionatura del salume avvengano in otto comuni della Bassa Parmense: Busseto, Roccabianca, Polesine, Zibello, San Secondo, Sissa, Soragna e Colorno.

A dispetto del suo nome, la Coppa di Parma IGP viene realizzata in un territorio ampio, che comprende le province di Parma, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Pavia, oltre ad alcuni comuni lungo il Po, inclusi nelle province di Lodi, Milano e Cremona – ce lo dice il disciplinare di produzione della Coppa di Parma IGP.

Lavorazione

Le lavorazioni dei due salumi sono piuttosto simili. Dopo l’isolamento della massa muscolare, si passa alla rifilatura, necessaria per rimuovere il grasso in eccesso e conferire alle carni le forme tipiche che conosciamo: la forma “a pera” per il Culatello e la forma di cilindro, leggermente più sottile ai due capi, per la Coppa.
Dopo la rifilatura, si passa alla salatura, alla rivestitura delle carne nel budello dell’animale e alla legatura, ultimo passo prima della stagionatura.

Stagionatura

Per il Culatello di Zibello DOP, l’apposito disciplinare prescrive una stagionatura di almeno 10 mesi, calcolati a partire dalla salatura della coscia
Per la Coppa di Parma IGP, la stagionatura minima è di 60 giorni, per i prodotti fra i 2 e i 2,6 kg, e di 90 giorni, per quelli oltre i 2,6 kg – a contare dall’inizio della lavorazione.

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Mal di pancia forte: quando chiamare il medico?

MEDICINA ONLINE NAUSEA MAL DI PANCIA REFLUSSO GE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO APPARATO DIGERENTE CIBO TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI VOMITO SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI FEGATOCertamente il mal di pancia ed i dolori addominali non possono mai essere considerati “normali”, però nella maggior parte dei casi non è necessario preoccuparsi troppo. Se c’è un dolore lieve o cronico che non presenta segnali di allarme bisognerebbe informare il proprio medico, senza alcuna fretta. Possiamo tuttavia individuare alcuni altri sintomi e condizioni che, quando presenti, dovrebbero spingere a un approfondimento in tempi più rapidi. Contattare il medico è necessario se:

  • il dolore addominale tende a peggiorare drasticamente in poco tempo,
  • il dolore persiste o tende a ritornare per più di una settimana,
  • si verifica un’inspiegabile perdita di peso e/o perdita di peso.,
  • si verificano perdite vaginali anomale,
  • si verificano disturbi della minzione,
  • si rileva febbre,
  • si verifica sanguinamento rettale,
  • si verifica un’alterazione della normale funzionalità intestinale (diarrea persistente o stitichezza ostinata),
  • si manifestasse un gonfiore esagerato addominale.

Recarsi in pronto soccorso se:

  • compare un improvviso ed acutissimo dolore addominale,
  • compare dolore in caso di pressione,
  • vomito con sangue,
  • sangue nelle feci, che possono anche apparire nere,
  • non sia possibile urinare,
  • si manifesti un collasso o l’incapacità di respirare,
  • un paziente diabetico inizia a vomitare,
  • compare un dolore a spalla, petto o collo,
  • l’addome si presenza molto duro al tatto,
  • si manifesta ittero (colorazione gialla della pelle),
  • la paziente è incinta.

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I diabetici possono mangiare lo yogurt greco?

MEDICINA ONLINE MANGIARE YOGURT GRECO LEGUMI MAGRA DIABETE CALORIE SEMI GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTILo yogurt greco è un tipo particolare di yogurt che differisce da quello “classico”, che siamo abituati a mangiare in diverse forme e gusti, sia per il procedimento di preparazione che per la consistenza finale. Questo derivato del latte è molto più denso e cremoso di quello tradizionale e per questo motivo viene talvolta chiamato “formaggio di yogurt”, visto che per la sua consistenza somiglia più a un formaggio spalmabile; anche il sapore è più ricco e corposo e risulta anche meno aspro, proprio per il metodo di preparazione che elimina il siero di latte acido. In commercio si trova soprattutto il gusto classico bianco, ma ormai si sono diffusi anche tipi diversi, come quello magro.

Lo yogurt greco contiene mediamente 115 calorie per 100 grammi e circa 2,5 grammi di carboidrati. Lo yogurt greco può essere tranquillamente assunto dal diabetico, ovviamente in dosi moderate, lontano dai pasti principali e dopo parere positivo del medico.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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Aceto balsamico su carne, pesce, verdura, frutta, formaggio e dolci

MEDICINA ONLINE ACETO BALSAMICO DIETA CIBO FORMAGGIO FRUTTA VERDURA USO CARNE PESCE VINO CALORIE DIMAGRIRE CUCINA CUCINARE RICETTA LIGHT.jpgCon l’aceto balsamico, basta qualche goccia per trasformare in meglio qualunque piatto. Con una sola avvertenza: il balsamico ha sapore e aroma decisi, vale la pena centellinarne l’uso, giusto per evitare di rovinare l’equilibro delle tue pietanze.

Per condire la carne

Che tu voglia condire la carne bianca o quella rossa, il suggerimento è di usare il balsamico sempre a crudo, ossia a cottura ultimata. L’aceto balsamico è un condimento assai versatile; questo vuol dire che ben si adatta a tanti piatti di carne – e alla carne rossa, in particolare. Puoi usare il balsamico a piacere: non esiste una dose consigliata. L’importante è evitare di unirlo a sughi o salse, che potrebbero annullare il sapore e il profumo dell’aceto.

Per la carne di suino, per esempio per le costine, puoi usare una marinatura fatta con vino, aceto balsamico, olio extravergine di oliva e foglie di timo. La carne alla griglia è ottima se condita con la salsa o con la glassa all’aceto balsamico.

Per condire il pesce

Così come per la carne, anche nel caso del pesce suggeriamo di aggiungere l’aceto balsamico dopo la fine della cottura. Puoi usare il balsamico su qualunque pesce, su un’orata o sul salmone, sul branzino o in una zuppa mista. E sul pesce crudo? Ovviamente sì: aggiungi un filo di balsamico sugli scampi o sui gamberi e sentirai che sapore…

Sul Parmigiano Reggiano

Per un’esperienza gourmet ai confini dell’estasi sensoriale, niente di meglio del Parmigiano Reggiano DOP con qualche goccia di aceto balsamico. Parmigiano e balsamico sono una coppia perfetta in ogni occasione, ma se vuoi il massimo, taglia qualche scaglia di Parmigiano Reggiano ben invecchiato, almeno 30 mesi.

Sulle verdure

Anche in questo caso, puoi sbizzarrirti. L’aceto balsamico sta bene su qualunque verdura, a iniziare dalla classica insalata di stagione. Su quelle crude, ma pure su quelle grigliate, sull’insalata caprese e su quelle crude. L’abbinamento perfetto? Un filo di balsamico sulle cipolle rosse di Tropea.

Con i dolci e sulla frutta

Proprio così: con l’aceto balsamico puoi dare quel tocco in più a tanti dolci, a iniziare dal gelato, da una bella coppa di frutti di bosco o dalla panna cotta. In tutti questi casi, ti suggeriamo di non esagerare con le dosi: qualche cucchiaino di balsamico può bastare.

Da: MAGNAPARMA

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