Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OSPEDALE ANAMNESI ESAME OBIETTIVO SEMEIOTICA FONENDOSCOPIO ESAME (3)“Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”

Queste le famose ed illuminanti le parole di Ippocrate di Cos (Coo, 460 a.C. circa – Larissa, 377 a.C.), autore del famoso giuramento ancora oggi utilizzato dai laureandi in medicina; giuramento che impegna il futuro medico ad agire per il bene del paziente, nel pieno rispetto della sua persona.

Il padre della medicina, ben 400 anni prima della nascita di Cristo, aveva già compreso l’importanza dell’alimentazione in rapporto alla nostra salute ed al nostro benessere psico-fisico. Siamo ciò che mangiamo: non dimentichiamocelo mai!

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Arrabbiarsi fa male alla salute del cuore: aumenta il rischio di infarto ed ictus

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo ARRABBIARSI MALE SALUTE CUORE INFARTO ICTUS Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene HD Filler Rughe BotulinoArrabbiarsi ed essere sempre irascibili fa male alla salute: potrebbe sembrare una classica frase fatta, e invece la ricerca scientifica ha scoperto che davvero l’ira è nemica del nostro corpo, oltre che della nostra mente. Da una ricerca statunitense è risultato che arrabbiarsi aumenta di cinque volte il rischio di avere un infarto e di tre volte il rischio di avere un ictus nelle due ore successive all’arrabbiatura e più ti arrabbi più rischi. Le persone che più di tutte dovrebbero evitare di arrabbiarsi sono i soggetti già ad alto rischio cardiovascolare, come i pazienti che soffrono di ipertensione arteriosa. A rivelarlo è lo studio pubblicato sulla rivista European Heart Journal e condotto da esperti della rinomata Harvard University di Boston, secondo il pericolo aumenta perché il rischio è cumulativo: per cui a rischiare di più infarto e ictus sono le persone inclini al nervosismo e che si arrabbiano facilmente. Gli esperti hanno calcolato che cinque arrabbiature al giorno portano ogni anno a circa 158 infarti in più ogni 10.000 persone a basso rischio cardiovascolare, e a 657 infarti extra per 10.000 persone se consideriamo solo i soggetti già ad alto rischio cardiovascolare, spiega Elizabeth Mostofsky che ha coordinato lo studio. È possibile che le arrabbiature facciano male perché provocano nell’organismo una serie di reazioni fisiologiche negative come l’aumento della pressione arteriosa.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Proprietà dell’aglio: antibiotico, antitumorale, afrodisiaco, abbassa la pressione ed il colesterolo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO AGLIO VEGETALI (2)Non sarà l’alimento che ci rende più desiderabili in una serata galante, tuttavia l’aglio è uno di quei cibi con proprietà meravigliose che la natura ci mette a disposizione per darci la possibilità di mantenerci in salute. Ad esempio questa pianta – appartenente alla famiglia delle Liliaceae – ha azione chelante, cioè favorisce l’aggregazione delle molecole di alcuni metalli pesanti come mercurio e cadmi (tanto diffusi nel nostro ambiente industrializzato ed inquinato) favorendone così l’espulsione da parte dell’organismo e confermandosi, come vedremo continuando la lettura, un fattore protettivo nei confronti nei tumori. Utile anche contro le allergie; è un antinfiammatorio e un antibatterico ed antimicotico naturale; è poi un vero tesoro di antiossidanti e contrasta il processo di invecchiamento a carico dei tessuti rendendoci anche più giovani e belli. Ha notevole attività antispastica, utile per prevenire spasmi muscolari e dolori addominali; aiuta a prevenire ed alleviare la claudicazione intermittente (dolore nelle gambe provocato dall’arteriosclerosi); incrementa leggermente il livello di serotonina nel cervello aiutando a combattere lo stress e la depressione; se hai smesso di fumare ti aiuta a non ingrassare e ripulisce il circolo dalle scorie della sigaretta. L’aglio era anche usato dagli antichi Greci e Romani per aumentare la virilità maschile e la libido: grazie alla sua azione vasodilatatrice, l’aglio ha in effetti la proprietà di favorire l’afflusso sanguigno ai genitali, permettendo una più facile erezione del pene e contrastando la disfunzione erettile.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Insensibilità congenita al dolore: la strana malattia che non ti fa sentire nessun dolore

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO NEONATO BAMBINO BIMBO FELICE ALLEGRO FELICITA ALLEGRIAImmaginate di soffrire il mal di denti ma di non provare alcun dolore. Oppure di ricevere un pugno sul naso e continuare senza problemi a fare quel che stavate facendo.
Quante volte, durante una malattia o dopo una caduta, ci siamo detti “quanto sarebbe bella una vita senza dolore”. Dopo aver letto questo articolo non la penserete allo stesso modo!

L’importanza del dolore

A parità di stimolo la percezione dell’intensità del dolore varia da persona a persona. La soglia del dolore è soggettiva, tuttavia il nostro comportamento di fronte ad un forte dolore è quasi sempre lo stesso: molte volte quando qualcosa “ci fa male” noi ricorriamo subito ai farmaci per alleviare il dolore, come ad esempio gli antinfiammatori. Tuttavia spesso ci dimentichiamo che il dolore è un sentimento necessario, un allarme che il nostro corpo ci invia per avvertirci che qualcosa nel nostro corpo funziona male o ha dei danni. Il dolore è il modo che ha il nostro corpo per spingerci a prendere delle contromisure al danno per evitarci ulteriori danni e curarci adeguatamente e tempestivamente.

Leggi anche: Perché si piange? Per quale motivo si piange di gioia, di dolore e dal ridere?

Il caso di Isaac Brown

Qualche tempo fa dal Regno Unito, era diventato famoso il piccolo Isaac Brown, 5 anni, affetto da insensibilità congenita al dolore. Il bambino, a causa di questa patologia, di fatto non è consapevole dei pericoli che affronta anche nei più semplici atti quotidiani. Può succedere ad esempio che il piccolo, pur avendo una frattura al piede, continui a giocare a calcio non curandosi del trauma: mentre un bambino sano smetterebbe di giocare e verrebbe curato adeguatamente, Isaac continuerebbe a giocare provocando danni molto più elevati! La frattura al piede è un caso “ottimistico”, pensate ad esempio ad un trauma che provochi una emorragia interna: il piccolo continuerebbe tranquillamente a giocare, per poi morire dissanguato pochi minuti dopo.
Per risolvere il problema la famiglia Brown educa il figlioletto a riconoscere i potenziali rischi per la propria incolumità, dato che il bambino non saprebbe riconoscere i rischi cui si sottopone, ancor più rispetto a qualsiasi bambino della stessa età.

Leggi anche: La morte per mancanza di sonno è davvero possibile? Per quanto tempo si può restare svegli?

Cos’è l’insensibilità congenita al dolore?

I problemi che scaturiscono dalla totale mancanza del dolore, si manifestano nella insensibilità congenita al dolore (anche detta CIPA che è l’acronimo di Congenital Insensitivity to Pain with Anhidrosis che in italiano significa “insensibilità congenita al dolore con anidrosi“). La CIPA è una malattia molto rara – forse causata da una mutazione genetica a carico del gene SCN9A – caratterizzata fondamentalmente da assenza tattile e anidrosi (assenza della sudorazione) e quindi impossibilità di avvertire il dolore, il calore e il freddo. La mancata sudorazione porta poi a frequenti episodi di ipertermia, pericolosa specie per i bambini. Dietro l’insensibilità congenita al dolore vi sarebbe la disfunzione del sistema nervoso periferico: le terminazioni nervose non sarebbero in grado di rispondere adeguatamente alle stimolazioni, specie quelle nocive recepite come dolore.

Leggi anche: Mark Sloan e il recupero fittizio: il mistero del cervello pochi attimi prima di morire

Epidemiologia

La CIPA è una patologia rarissima, che colpisce circa 1000 persone nel mondo. Attualmente vi sono 84 casi viventi documentati negli Stati Uniti e circa 300 in Giappone. Solo un caso è documentato in Nuova Zelanda, mentre due casi sono stati individuati in Marocco. Sessanta casi sono stati riportati a livello mondiale nel 1983, quando la CIPA è stata classificata come malattia.

Prognosi

La maggior parte dei bambini affetti da questo disturbo non vive oltre i 3 anni di età e raramente superano i 25 anni. La ragione di questa aspettativa di vita così ridotta è spesso legata all’incapacità del malato di sudare, e ciò porta a ipertermia, alla quale specie i bambini sono particolarmente sensibili.

Leggi anche: Mal di schiena: cibi consigliati, farmaci, rimedi naturali e prevenzione del dolore

Quali sono le cause dell’insensibilità congenita al dolore?

Come detto qualche riga prima, dietro questa patologia ci sarebbe una mutazione a carico del gene SCN9A. Il gene SCN9A codificherebbe per la costruzione di una parte della proteina detta subunità Nav 1.7. La proteina in questione è un canale per il passaggio dello ione Sodio (Na+), importante regolatore della propagazione dei segnali nervosi lungo le fibre nervose dirette al sistema nervoso centrale dalla periferia e viceversa. Detto in parole semplici la mutazione del gene in questione interferirebbe sulla struttura di una proteina presente nella membrana delle cellule nervose periferiche, che rappresentano le porte di accesso per le informazioni al cervello. L’impossibilità di tale accesso rende impossibile provare l’impulso doloroso. Nuovi studi sembrano confermare l’interessamento del gene che codifica il recettore tirosin chinasico neurotrofico (gene NTRK1). Tale recettore è specifico per il nerve growth factor (NGF o fattore di crescita nervosa) che induce la formazione di assoni e dendriti e promuove la sopravvivenza dei neuroni embrionali sensoriali e simpatici. La mutazione dell’NTRK1 non consente di legare NGF correttamente e può causare difetti nello sviluppo. La ricerca in tale direzione è agli inizi e solo l’informazione e la dedizione riescono a garantire una vita quasi “normale” alle persone affette da insensibilità congenita al dolore.

Come si cura l’insensibilità congenita al dolore?

Ad oggi non esiste una cura risolutiva per una patologia che rende le persone insensibili al dolore fisico e, di fatto, a rischio di non sapere riconoscere le fonti di pericolo. Oggi, nonostante la medicina non trovi ancora cure efficaci per la malattia rara, un aiuto giunge dai mondi della comunicazione e dei social network, dalla buona informazione. La famiglia di Isaac, ad esempio, ha trovato aiuto in vari forum sul web dove si incontrano pazienti e familiari di pazienti che vivono il dramma dell’insensibilità congenita al dolore: in questi gruppi possono trovare uno spazio per confronti e suggerimenti.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

I ricordi dei tuoi nonni sono scritti nel tuo DNA

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO LABORATORIO MICROSCOPIO DNA GENETICALa notizia, apparentemente poco eclatante per i non addetti ai lavori, se confermata, rappresenterebbe una svolta epocale nella ricerca scientifica, ed è questo che adoro della scienza: non fai in tempo ad essere “sicuro” che una cosa in Natura si svolga in un certo modo, che arriva una nuova scoperta a mettere tutto in discussione, anche se la precedente tesi era stata formulata e confermata da premi Nobel e geni della medicina. La scienza non accetta dogmi, tutte le “verità” possono essere sfidate ed a tutti è data una onesta chance di vincere! Ma a quale notizia mi riferisco? I nostri comportamenti presenti (comprese le reazioni di paura e di gioia) potrebbero essere influenzati da eventi accaduti in passato, che hanno riguardato i nostri antenati e che sono stati trasmessi a noi mediante una forma di “memoria genetica”. In pratica i ricordi trasmettono dai genitori ai figli “imprimendosi nel Dna” e influenzando lo sviluppo cerebrale ed i comportamenti delle generazioni successive. Sono i risultati eccezionali suggeriti da uno studio su cavie pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience da un gruppo di scienziati della Emory School of Medicine di Atlanta.

Le emozioni dei padri ricadono sui figli (e sui nipoti)

La scoperta potrebbe spiegare ad esempio perché un evento traumatico che ha coinvolto un antenato continui a influenzare la famiglia molte generazioni dopo. Inoltre lo studio fornisce un’evidenza del fenomeno della cosiddetta «eredità epigenetica transgenerazionale», una condizione in cui l’ambiente esterno influenza la genetica di un individuo e quindi questo cambiamento diventa ereditabile. Lo studio è stato condotto su alcuni topi da laboratorio: essi hanno cominciato ad avere paura di un odore particolare, quello della ciliegia, grazie a condizionamenti ripetuti. Quando lo sentivano, erano spaventati; quando sono nati i figli di questi topi, ecco la cosa straordinaria: anche loro, senza mai essere stati esposti in precedenza, hanno mostrato di essere spaventati dall’odore di ciliegia. La cosa si fa ancora più incredibile quando si scopre che lo stesso fenomeno si può ritrovare anche nei nipoti. Lo studio sembra suggerire che, nei caratteri ereditari, possano essere presenti anche elementi legati al comportamento acquisito: un dato decisamente sorprendente.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Farmaco di marca o farmaco generico: quali sono le differenze?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FARMACISTA FARMACIA FARMACO PILLOLA COMPRESSA PASTICCA MEDICAMENTO INTEGRATORE ALIMENTARE PRINCIPIO ATTIVO VITAMINE TERMOMETRODai risultati preliminari del primo studio osservazionale retrospettivo di confronto tra farmaco brand e farmaco generico, presentati a Roma in occasione dei recenti congressi della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, della Società Italiana di medicina Interna e della Società Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi, emerge che NON ci sono differenze significative tra farmaci generici (ora chiamati “equivalenti”) e farmaci di marca. Questo importante studio è stato condotto analizzando i database amministrativi dal 2008 al 2011, relativi ad oltre 350.000 pazienti appartenenti a cinque Asl lombarde (Bergamo, Lecco, Milano città, Milano 2-Melegnano, Pavia) che raggruppano una popolazione totale di circa quattro milioni di persone. Si tratta del primo studio con queste caratteristiche per portata e risultati.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Cerchi un farmaco? Lo smartphone ti dice in quale farmacia lo puoi trovare

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SMARTPHONE SOCIAL TECNOLOGIA TABLET CELLULARE TELEFONINO TELEFONOSi chiama cerca farmaco ed è un servizio originale e rivoluzionario. Dopo il grande successo ottenuto con la versione online ecco che è arrivata l’app per smartphone e tablet. Quest’applicazione si può scaricare gratuitamente tramite Apple Store e Google Play, eccovi i link:

Cercafarmaco su Google Play

Cercafarmaco su Apple Store

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Il Nobel per la medicina a tre biologi per il sistema di trasporto delle cellule, con un pizzico di Italia

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO LABORATORIO MICROSCOPIO (2)Possono essere considerati gli esploratori delle cellule, i tre vincitori del Nobel per la Medicina 2013. Gli americani James E. Rothman e Randy W. Schekman, premiati insieme al tedesco Thomas C.Sudhof, hanno gettato le basi per studiare in modo nuovo le malattie, partendo cioè dagli errori che avvengono nel cuore delle cellule.

È un campo che è appena agli inizi, ma che secondo alcuni potrebbe avere un grandissimo impatto sulla medicina del futuro, confrontabile perfino a quello che ha avuto la scoperta della struttura a doppia elica del Dna. Così come la chiave per capire molte malattie si nasconde nei geni, nella macchina complessa che fa funzionare le cellule c’è il grimaldello per comprenderne molte altre: da quelle del metabolismo, come il diabete, ad alcune malattie del sistema nervoso, compresa la schizofrenia, fino alla fibrosi cistica.

È un Nobel nel quale c’è anche un pizzico di ricerca italiana, considerando che nella bibliografia delle motivazioni viene citato lo studio coordinato da Cesare Montecucco, dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dell’università di Padova. «Per noi le cellule sono come delle cittadelle medioevali, chiuse da una cinta di mura e con un vivacissimo traffico fra esterno e interno», spiega Montecucco. Rothman, Schekman e Sudhof hanno il merito di aver superato le «mura» che proteggono le cellule e di avere osservato da vicino il traffico che trasporta continuamente fuori dalle cellule le molecole utili a tutto l’organismo, `impacchettate´ all’interno di vescicole.

A Schekman va il merito di aver scoperto i “semafori” che regolano il traffico cellulare: sono i geni che producono le proteine che regolano la circolazione delle vescicole w li ha identificati confrontando le cellule di un microrganismo semplicissimo come il lievito. Rothman si è concentrato su un altro aspetto cruciale: il “portone” che lascia uscire dalle cellule le molecole utili all’organismo. Ha scoperto cioè l’insieme di proteine che permette alle vescicole di fondersi con la membrana cellulare e di rilasciare all’esterno il loro contenuto in modo corretto. Sudhof si è occupato del `software´ che regola i semafori, assicurando che tutte le merci siano trasportate al posto giusto nel momento giusto. Il suo punto di partenza è stato lo studio dei segnali trasmessi da una cellula all’altra grazie al trasporto degli ioni di calcio.

Rothman, Schekman e Sudhof sono arrivati alle loro scoperte in modo indipendente e insieme hanno gettato le basi per comprendere il meccanismo complesso che permette all’organismo di funzionare agendo dall’interno di ognuna dei miliardi di cellule che lo costituiscono. È la strada per riuscire a considerare da un punto di vista completamente nuovo malattie molto comuni, come il diabete, e per gettare le basi per future generazioni di farmaci.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!