Quanto pesa tutta la popolazione mondiale messa assieme?

 

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Dieta Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Botulino OBESITA ECCESSO DI GRASSO RISCHIO OSTEOPOROSIPesiamo circa 287 milioni di tonnellate, di cui 15 milioni dovuti alle persone in sovrappeso e 3,5 agli obesi. Queste cifre sono state calcolate dai ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine in base ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Nordamericani obesi, asiatici sottopeso

Il peso medio mondiale di una persona adulta (uomo o donna) è 62 kg, ma esistono enormi differenze tra Paese e Paese: ad esempio i nordamericani pesano in media 80,7 kg mentre gli asiatici 57,7 kg; gli europei sono circa nel mezzo. Da questi dati si ottengono interessanti valutazioni: i nordamericani rappresentano numericamente il 6% della popolazione mondiale, eppure essi corrispondono a ben il 34% della biomassa umana a causa del loro sovrappeso ed obesità. Di contro gli asiatici rappresentano il 61% della popolazione mondiale ma corrispondono solamente al 13% della biomassa umana, a causa della loro magrezza.

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I diabetici possono mangiare i peperoni?

MEDICINA ONLINE MANGIARE PEPERONI UVA UOVA FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE SEMI GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO LONTANO DAI PASTI WALLPAP.jpgIl peperone contiene mediamente 100 calorie per 100 grammi e circa 4,6 grammi di carboidrati. Il peperone è un alimento che può essere assunto dal paziente diabetico, in dosi moderate e dopo parere positivo del medico.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

I migliori prodotti per diabetici
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, estremamente utili per aiutare il diabetico ed il pre-diabetico a mantenere i giusti livelli di glicemia, perdere peso e migliorare la propria salute. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Si può vivere senza stomaco? Conseguenze della gastrectomia

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STOMACO ANATOMIA FUNZIONI SINTESI macro Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLo stomaco ha varie funzioni tra cui quella principale è digerire in filamenti lineari le molecole proteiche ingerite con l’alimentazione (denaturazione), mediante l’azione dell’acido cloridrico e di alcuni enzimi, al fine di consentirne poi l’assorbimento al livello dell’intestino tenue. In caso di gastrectomia parziale o totale (rimozione chirurgica dello stomaco che si rende necessaria specie in presenza di cancro gastrico), la vita è possibile? La risposta è insita nell’intervento chirurgico che di fatto collega una parte dell’intestino (quasi sempre il digiuno) con l’esofago, ricreando quindi una continuità del tratto digerente. Aiutati dai succhi biliari e pancreatici, anche i gastrectomizzati riescono a digerire il cibo. Risulta anche importante una lunga masticazione. Certo, cambia il tipo di alimentazione: alcuni cibi diventano indigeribili, altri creano fastidi. Ma mangiando poco e spesso, e provando varie combinazioni si riesce quasi sempre a trovare una buona soluzione per la nuova alimentazione. L’aiuto più grande deve venire da un nutrizionista“esperto, che potrà fornire i consigli migliori su come adattarsi alla nuova alimentazione. Certamente la vita non sarà la stessa del pre-intervento in quanto ci si sentirà più spesso stanchi e si dovrà essere una costante integrazione vitaminica (Vit B, Vit. D, ferro, folina ecc ecc.) da valutare con il medico in base agli esami.

Pasti consigliati

Quasi tutti i pazienti dopo l’intervento si sentono meglio se consumano pasti piccoli e frequenti: poco e spesso. Tuttavia il poco, con il passare dei mesi, aumenterà sempre di più fino a consentire pasti quasi normali.
Se si fa un pasto eccessivamente abbondante, il cibo può rimanere nel neo-stomaco troppo a lungo causando nausea e gonfiore ed in qualche caso questa sintomatologia si risolverà solo dopo avere vomitato il cibo ingerito. Non esistono farmaci che evitino questi episodi ed è quindi molto importante che abbiate l’accortezza di limitare la quantità di cibo ingerita per ogni pasto.
In qualche altro caso, può capitare, subito dopo il pasto, di sentirsi male con vertigini, senso di calore, sudorazione abbondante, aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) e quasi sempre forti dolori addominali accompagnati da episodi di diarrea. Questo corteo di sintomi viene definito “Dumping Syndrome”. La Sindrome Dumping è dovuta al fatto che il cibo a causa dell’operazione subita può passare troppo rapidamente attraverso il tubo digerente richiamando liquidi dal circolo e provocando un’ipoglicemia. Questa sintomatologia può essere di solito aggravata dall’assunzione di cibi dolci o bevande zuccherate. Questi episodi non devono comunque crearvi eccessivo allarme ed i dolori addominali non indicano nessun danno e normalmente scompaiono in % -1 ora circa. Per fare in modo che questi episodi non si ripetano mangiate lentamente e, soprattutto all’inizio, solo piccole quantità di cibo finché non conoscete le vostre capacità; ulteriore accorgimento sarà quello di evitare l’assunzione contemporanea di cibi liquidi e solidi: bevete dopo circa 15-20 minuti dal pasto!
Ricordate infine che le bevande gassate (dall’acqua minerale alla Coca Cola) sono da evitare. Mangiare spesso può essere anche un piacere. Caffè e biscotti la mattina; un dolcetto con il thè del pomeriggio; una piccola sosta tra il primo ed il secondo durante i pasti principali, uno spuntino prima di andare a coricarsi. Cercate di rendere il momento del pasto una piacevole attività, ora avete tutto il tempo per conversare, non c’è bisogno di arrabbiarsi se il servizio è lento quando uscite a cena.

Guadagnare peso

Mangiare tra un pasto e l’altro è ciò che normalmente si deve evitare quando si vuole dimagrire; ora, soprattutto nel primo anno dopo la gastrectomia, è quello che dovrete fare se volete guadagnare un po’ del peso che avete perso. E’ piuttosto frequente continuare a dimagrire anche dopo avere lasciato l’ospedale, spesso per alcuni mesi, fino a quando il nostro organismo non comincia a normalizzarsi ed un po’ alla volta il peso aumenta. Non preoccupatevi di tutto ciò. Generalmente non si guadagna mai il peso precedente, ma si arriva comunque ad un “nuovo peso forma”. E’ possibile che impieghiate anche un anno o più e l’abitudine a mangiare poco e spesso può essere di aiuto per raggiungere questo scopo.
Se nei primi giorni dopo l’intervento non avete appetito cercate almeno di assumere integratori alimentari ricchi di proteine, vitamine, carboidrati etc. (per esempio Fortimel, Meritene, Nutrikal, Nutridrink, ecc… ) che vi consentiranno di mantenere il peso senza introdurre quantità troppo abbondanti di cibo. Il personale medico ed infermieristico sarà felice di consigliarvi in proposito.

Il ristagno di cibo

Alcune volte può accadere che la guarigione delle anastomosi (giunzione fra esofago e digiuno o fra stomaco residuo e digiuno) possa provocare una zona di fibrosi sulla cicatrice, con conseguente restringimento del lume del viscere, per questo motivo il cibo potrebbe ristagnare provocando episodi di vomito alimentare. Se ciò dovesse accadere si procederà alla dilatazione dell’anastomosi per via endoscopica. Questa manovra viene eseguita ambulatoriamente e senza necessità di anestesia generale ma con solo una blanda sedazione (Valium e.v.). Qualora dovesse presentarsi questo problema di ristagno di cibo con vomito alimentare non aspettate troppo a lungo, ma contattate telefonicamente il reparto dove siete stati operati.

Il reflusso biliare

Dopo l’intervento, soprattutto se si è trattato di una gastrectomia totale, potreste avere un rigurgito amaro con un bruciore retrosternale intenso. Ciò è dovuto al reflusso di bile che risale l’ansa digiunale che sostituisce lo stomaco e va a bagnare l’esofago provocando questa spiacevole sensazione. La possibilità che questo inconveniente si verifichi si riduce con il passare del tempo (nella maggior parte delle persone entro i 6-8 mesi dall’intervento) anche se a volte può succedere a distanza anche di anni. Per evitare o ridurre questo fenomeno è importante che non passi molto tempo tra uno spuntino e l’altro (massimo 1 ora e mezza). Il cibo infatti nel vostro intestino neutralizza la bile e previene il rigurgito; questa azione possono averla anche alcuni farmaci antiacidi attualmente in commercio in forma di sciroppo o bustine (Maalox, Gastrogel, ecc…). Dal momento che il rigurgito biliare insorge spesso la notte, è consigliabile dormire con 2-3 cuscini sotto le spalle in modo da evitare la posizione orizzontale ed inoltre potrebbe essere utile l’assunzione di un piccolo spuntino prima di coricarsi.

Intolleranza al latte

Dopo una gastrectomia la digestione del latte può essere alterata ed i piatti che lo contengono possono provocare nausea o diarrea: Ricordate però che non tutti hanno questo problema: è consigliabile quindi fare dei tentativi ed in caso si presentassero disturbi sostituire il latte con altre bevande (thè al limone, caffè) e tenersi alla larga da creme e budini per almeno un paio di mesi. Trascorso tale periodo potete riprovare il tentativo magari con latte scremato o a basso contenuto di lattosio o ancora latte di soia.

Flatulenza ed eruttazione

Dopo questi interventi avrete una tendenza maggiore all’eruttazione ed alla flatulenza ed alcune volte ciò potrebbe essere imbarazzante, ma con il tempo si riesce a controllare il fenomeno.

Diarrea

Soprattutto nei primi mesi dopo l’intervento vi può essere una tendenza ad avere la diarrea. Spesso essa si presenta senza un motivo apparente e non ha alcun legame con ciò che avete mangiato. Come detto in precedenza (Sindrome Dumping) la diarrea potrebbe essere accompagnata da colica addominale.
Può essere saggio in tale evenienza ridurre i cibi ricchi di fibre (insalata, frutta,pane e pasta integrali, fagioli e piselli,eco…)e sarà utile attenersi ad una dieta ricca di carne, pesce, uova, patate fino a quando questi sintomi non si siano risolti. E’ senza dubbio una seccatura, ma non dovete preoccuparvi e piuttosto, imparate a controllare questa diarrea con i cibi. La diarrea può avere naturalmente anche altre cause e consultate quindi il medico se dovesse persistere.

Gli alcolici

Non c’è alcuna ragione per cui non si possano bere alcolici in moderata quantità, ma il loro effetto può essere sentito più rapidamente di prima e quindi bisogna essere attenti e moderati.

Ferro e Vitamina B12

Lo stomaco nell’uomo ha solo funzioni di contenitore e non ha quindi alcun ruolo nei processi digestivi che vengono effettuati dai succhi pancreatici e dalla bile. Questo fatto consente agli operati di gastrectomia di non avere alcuna limitazione di tipo qualitativo. Potete infatti mangiare qualsiasi alimento, esattamente tutto quello che mangiavate prima dell’intervento. L’unico accorgimento deve riguardare, come detto, unicamente la quantità che dovrà essere limitata per singolo pasto.
lo stomaco riveste però grande importanza per l’assorbimento del Ferro e della Vitamina B12. Per quel che riguarda il Ferro è comunque consigliabile un controllo semestrale dei valori di Sideremia, Tranferrina e soprattutto di Ferritina per poter valutare l’eventuale necessità di una terapia sostitutiva. Se siete stati sottoposti a gastrectomia subtotale si ha un recupero dei processi di assorbimento, per cui la carenza di Ferro diviene più rara. Diverso è il discorso per quanto riguarda la Vitamina B12 che non sarete più in grado di assorbire per tutta la vita in quanto è stato asportato il pezzo di stomaco dove viene prodotto il cosiddetto fattore intrinseco che, coniugato alla Vitamina B12, ne consente l’assorbimento. Per questo motivo ricordatevi che è necessario eseguire una volta all’anno un ciclo di 12 iniezioni di Vitamina B12 per via intramuscolare.

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Acido cloridrico e succo gastrico dello stomaco: di cosa è fatto ed a che serve

 

MEDICINA ONLINE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO SCOPIA APPARATO DIGERENTE CIBO DIGESTIONE TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI EPATICA FEGATO VOMITOIl succo gastrico è una secrezione prodotta dalla mucosa interna dello stomaco contenente muco, sali, acqua, enzimi digestivi (come ad esempio la pepsina) e acido cloridrico, oltre al cosiddetto fattore intrinseco, che favorisce l’assorbimento della vitamina B12. Mediamente in un adulto la quantità secreta è compresa fra 6 e 9 litri. La rennina che aggredisce il latte e i suoi derivati facendo in modo che la proteina caseina resti più a lungo nello stomaco e possa essere meglio digerita è tipica di alcuni animali, specialmente di ruminanti, ma non è presente nel succo gastrico degli esseri umani dove la sua attività è svolta dalla pepsina. Il pH del succo gastrico è molto basso, ma comunque variabile (da 1 a 2). Alcune categorie di farmaci quali gli inibitori di pompa protonica (esempio omeprazolo), gli antagonisti del recettore H2 (come la ranitidina) e il misoprostolo, possono essere utilizzati al fine di innalzare il pH gastrico; in tal senso possono essere utilizzati nella terapia delle sindromi dispeptiche quali gastriti e malattia da reflusso gastroesofageo.

Componenti

La composizione esatta del succo dipende dalla differenza relativa di attività delle varie ghiandole gastriche che solitamente varia a seconda del tempo passato dall’ultimo pasto. La composizione elettrolitica è strettamente dipendente dalla velocità di secrezione: se aumenta la velocità la concentrazione di sodio diminuisce e quella di ioni idrogeno aumenta. La concentrazione del potassio è sempre superiore a quella plasmatica. Il succo gastrico è composto da diverse sostanze:

  • HCl: l’acido cloridrico è prodotto dalle cellule parietali dello stomaco ed è in grado di portare il pH del lume gastrico a valori compresi fra 1 e 2, la produzione in condizioni basali è compresa fra 1 e 5 mEq/h, ma può salire fino 10-40 mEq/h in caso di aumentata attività. Le cellule parietali devono operare contro un gradiente molto elevato (essendo il pH una scala logaritmica portare protoni dallo spazio intracellulare avente pH di circa 7 a quello luminale che può essere di 1 significa avere una differenza di concentrazione anche di 1 milione ad 1) e sono quindi dotate di molti mitocondri e la loro attività è energeticamente molto dispendiosa. Il pH basso ha la funzione di rendere l’ambiente inospitale per i macro e microrganismi, denaturare molte proteine e attivare il pepsinogeno in pepsina. Inoltre l’acido cloridrico favorisce l’assorbimento di calcio e ferro combinandosi con essi formando sali solubili.
  • HCO3−: il bicarbonato viene prodotto dalle cellule epiteliali e ha la funzione di neutralizzare l’alta acidità per rendere possibile la sopravvivenza delle cellule della parete dello stomaco, per svolgere la sua funzione viene intrappolato nel muco che riveste la superficie della parete.
  • Muco: è un colloide viscoso prodotto dalle cellule mucipare che protegge la mucosa gastrica dagli acidi digestivi intrappolando HCO3− al suo interno. Forma uno strato protettivo spesso circa 5-200 µm.
  • K+: nel succo gastrico è presente una concentrazione di potassio superiore a quella plasmatica ed è per questo motivo che si può avere ipokaliemia a seguito di vomito. La sua concentrazione è mantenuta alta per il funzionamento della H+,K+ ATPasi.
  • Pepsina: è un enzima proteolitico, viene secreto dalle cellule principali nella sua forma inattiva che si chiama pepsinogeno attivato dal pH acido. La pepsina necessita di un pH compreso fra 1,5 e 3,5 per agire in modo ottimale. Digerisce circa il 20% del contenuto proteico, la sua azione favorisce i processi successivi ma non è fondamentale per la sopravvivenza.
  • Lipasi: è un enzima che idrolizza gli acidi grassi fino ad un massimo del 10% del contenuto, è particolarmente efficace nel rompere i trigliceridi a catena corta presenti nel latte, è quindi un enzima più importante nei bambini che negli adulti.
    Fattore intrinseco: è una glicoproteina secreta dalle cellule parietali che si lega alla vitamina B12 formando cobalamina permettendone l’assorbimento nell’ileo. La sua mancanza causa anemia perniciosa. È quindi essenziale per la sopravvivenza.

 

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Differenze tra le birre più diffuse nel mondo

MEDICINA ONLINE BIRRA ALCOL VINO DRINK PUB LATTE YOGURT PANCIA GRASSI DIFFERENZE PIU CALORIE DIABETE GLICEMIA INSULINA ZUCCHERI CARBOIDRATI CIBO DOLCE MANGIARE ACQUA VALORI PROPRIETA NUTPartendo da materie prime tradizionali: acqua, orzo, luppolo e lievito, attraverso diversi metodi viene prodotta una delle bevande più diffusa al mondo: la birra. Grazie a sistemi diversi di produzione, si ottengono varietà di birre estremamente diverse tra loro. Ecco una lista con alcune delle tipologie di birra esistenti più diffuse al mondo, ed alcune loro caratteristiche.

Abbazia

Le birre d’abbazia sono prodotte con l’antico metodo dell’alta fermentazione; generalmente corpose e di forte contenuto alcolico (da 6 a 9 gradi alcolici). La loro colorazione varia dall’oro carico, all’ambrato, al rosso cupo, al bruno scuro. Si richiamano alle birre che venivano anticamente prodotte in numerose abbazie belghe. Solitamente non viene prodotta in abbazia, ma secondo ricette di antichi monasteri. In Belgio. dove è piuttosto diffusa, è una birra ad alta fermentazione, decisamente alcolica e strutturata.

Ale

E’ il nome con cui i britannici definiscono la birra tradizionale. Identifica birre ad alta fermentazione, di moderato contenuto alcolico e di poca schiuma, da bere a temperatura di cantina. Colori assortiti, sapori anche. Numerose sono le sottotipologie per la british ale: bitter ale, brown ale, mild ale, old ale, pale ale, scotch ale. Molto apprezzata la real ale ovvero la ale prodotta con metodi tradizionali antichi. Le rare ale inglesi di forte gradazione alcolica vengono chiamate Barley wine (vino d’orzo). Anche il Belgio vanta una sua tradizione in fatto di ale. Le ale belghe sono generalmente (ma non sempre) di forte contenuto alcolico.(Bières d’abbay), ma anche in Germania (klosterbier). Il termine indica in senso lato le birre prodotte con il metodo dell’alta fermentazione. In senso stretto identifica una famiglia di birre inglesi aromatiche comprendente numerosi stili.

Altbier

Il nome si riferisce in particolare alla maniera di produrre questa birra. La Altbier, come la Ale, viene fabbricata a temperature più alte per mezzo di un’alta fermentazione; essa matura però, come la birra a bassa fermentazione, a temperature inferiori. E’ una birra maltata, morbida, con un carattere amaro. La Altbier ha una colorazione che varia dal ramato o ambrato fino al marrone scuro. Questo tipo di birra tradizionale proviene dal nordovest della Germania, in particolare dalla regione di Düsseldorf, ma oggi le Altbier vengono sempre più prodotte anche in Giappone e America. Ramata, leggera, digestiva, dal gusto fruttato. Possiede un’alcolicità vicina al 4,5%.

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Biere Blanche – Witbier

Birra a base di frumento che viene prodotta in Belgio. E’ leggermente acidula, di color bianco lattiginoso. Assai rinfrescante e digestiva, con particolarità aromatiche dovute all’aggiunta di coriandolo e curaçao. Birra di frumento belga dall’aspetto opalescente. Al naso e in bocca risulta fresca e speziata. Contiene circa il 5% dì alcol.

Barley wine

Benché molto forte non si tratta certo di un vino, però deve il nome al suo contenuto alcolico, da due a tre volte maggiore di una Ale normale. Viene spesso servita in bicchieri da vino e alcuni tipi maturati in bottiglia migliorano la loro qualità con l’età. E’ piena di carattere, maltata, e il suo aroma fruttato si unisce al bouquet del luppolo che, se aggiunto in quantità maggiori, compensa il gusto dolce del malto. Il colore varia dal ramato scuro o oro fino al bruno intenso. Questa Ale forte e robusta è particolarmente adatta come bevanda invernale poiché riscalda con il suo retrogusto persistente e complesso. Viene apprezzata anche come birra da dessert. Birra particolarmente alcolica, facilmente oltre il 9%.

Berliner weisse

Birra di frumento tipica di Berlino con circa il 3% di alcool e dall’aspetto lattiginoso A volte viene servita con succo di frutta per attenuarne la forte acidità.

Bière de garde

Birra del nord della Francia ad alta fermentazione e rifermentata in bottiglia. L’alcool varia tra il 5% e il 7% e il colore è generalmente ambrato.

Biere de mars

Francese a bassa fermentazione prodotta in autunno e consumata per festeggiare l’inizio della primavera. Solitamente è ben strutturata, di colore ambrato e con un’alcolicità vicina al 5%.

Birra di puro malto

Birra prodotta con malto d’orzo e/o malto di frumento, senza l’aggiunta di altri cereali non maltati.

Birra speciale

Per la legge italiana è una birra con almeno 12.5° Plato, e circa 5,4/5.8% di alcool sul volume.

Bitter ale

L’inglese più classica, servita alla spina. Ha circa il 4% di alcol, colore ambrato e carattere luppolato. Le “best” e “special” sono leggermente più alcoliche.

Bock

Birre a bassa fermentazione e a gradazione elevata di produzione tradizionalmente tedesca. Dense, corpose, dal deciso sapore di malto. Quando sono ancora più forti diventano doppelbock. Le bock di solito sono chiare, le doppelbock ambrate o scure. Tedesca a bassa fermentazione. spesso ambrata. con un carattere maltato e un’alcolicità compresa tra il 6% e il 7,5% “. La variante “maibock” veniva tradizionalmente prodotta per le feste primaverili.

Brown ale

Inglese di colore ambrato intenso e dal gusto leggermente dolce. Tipicamente tra il 3,5% e il 4,5% di alcool.

Cream ale

Definizione per una birra americana chiara, non particolarmente strutturata nel corpo e nel gusto. Spesso viene tagliata con una “lager” chiara. Vicina al 5% di alcool.

Doppelbock

Birra della Germania meridionale a bassa fermentazione e alto contenuto alcolico. di solito oltre il 7%. Di colore ambrato carico o quasi scoru1 tradizionalmente veniva prodotta in primavera. Spesso il nome del prodotto contiene il suffisso “ator”, se messa in vendita durante la quaresima.

Doppio malto

Secondo la legge italiana è una birra con una gradazione Plato non inferiore a 14,5° e con circa 6,5% di alcool sul volume.

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Dortmunder

Il nome deriva dalla vocazione commerciale della città tedesca di Dortmund in Renania, che fu uno dei primi centri di esportazione della birra. In questa città nasce infatti il tipo di birra denominata Export. Bassa fermentazione. Gusto rotondo, non troppo amaro, sapore di malto. Gradazione alcolica attorno ai 4 gradi e mezzo.

Draught

In inglese significa letteralmente “alla spina”. Le lattine e le bottiglie che riportano questa indicazione contengono un dispositivo meccanico atto a simulare l’effetto di spillatura della Birra.

Dubbel/Double

Belga rifermentata in bottiglia dal colore ambrato e carattere maltato. Spesso è una birra “trappista” o di “abbazia”.

Eisbock

Antica birra tedesca ottenuta dalla sottrazione di una parte della componente acquosa attraverso il congelamento del fusto. Il risultato è una birra corposa, alcolica e dal gusto deciso.

Esotiche

Non è una vera tipologia birraria ma semplicemente una denominazione di fantasia per identificare quelle birre che ci portano atmosfere di Paesi lontani e affascinanti. Quasi tutte praticamente rientrano nella grande famiglia delle birre lager ma in qualche caso hanno caratteristiche particolari. Le birre latino-americane, per esempio, sono di colore molto chiaro, sapore delicato, grande bevibilità.

Export

Spesso è sinonimo di “dortmunder”, altrimenti può identificare una qualsiasi birra nata per l’esportazione.Altre volte dovrebbe indicate un prodotto di qualità superiore.

Faro

“Lambic” cui viene aggiunto zucchero durante la fermentazione. E una birra con circa il 5% di alcool,, spesso ambrata, in cui la dolcezza dello zucchero si contrappone all’acidità della fermentazione spontanea.

Gueuze

Birra belga a fermentazione spontanea, ricavata dalla miscelazione di vari tipi di birre Lambic (vedi). Può essere aromatizzata, per macerazione, con vari tipi di frutta. Tra le più note, la Frambozen (lampone), ma si producono anche birre alla pesca, al ribes, al mirtillo, alla banana.

Ice beer

Moderna versione delle “eisbock”, congelata durante la maturazione. Di colore chiaro e buon tenore alcolico.

Imperial stout

“Stout” nata nel Regno Unito per essere esportata nella Russia imperiale. Concepita per essere conservata a lungo è una birra più alcolica di una “Stout” tradizionale, arrivando facilmente all’8%.

India pale ale/Ipa

Inglese destinata tradizionalmente all’esportazione in India. Versione più alcolica e luppolata della semplice “pale ale”, supera facilmente il 5% di alcool.

Kellerbier

Bavarese a bassa fermentazione non filtrata. È tipicamente poco frizzante, con un buon tenore di luppolo.

Kölsch

Birra tipica della città tedesca di Colonia, ad alta fermentazione, dorata, delicata e decisamente secca. Si beve in un apposito bicchiere cilindrico. Di difficile reperimento nel nostro Paese. E una birra chiara, piuttosto acida con un alcolicità vicina al 4,5%.

Krieken (Lambic)

Una lambic che ha subito un’ulteriore fermentazione grazie all’aggiunta di ciliege intere. Ideale come aperitivo. Si serve leggermente fredda in un bicchiere flûte.

Lager

Ogni birra prodotta a bassa fermentazione è genericamente chiamata lager. Si sarebbe tentati di dire che è la birra comune, anche se non c’è niente di comune in questo stile birrario che è il più diffuso a livello mondiale. Di colore oro pallido, mediamente amara. Il nome deriva dal tedesco lager che indica i magazzini, le cantine in cui viene messa a maturare.

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Lambic

Birra a fermentazione spontanea, che raccoglie cioè il lievito dell’aria e lascia fermentare liberamente il mosto. Viene prodotta con una buona percentuale di malto di frumento, ma dato che il lievito presente nell’aria non è mai lo stesso né della stessa quantità, si miscelano vari tipi di lambic per dare origine alla birra Gueuze. Birra belga di frumento e matto d’orzo a fermentazione spontanea rifermentata in bottiglia oppure in botti di quercia o rovere. ha un sapore fresco e piuttosto acido, un colore chiaro opalescente e un’alcolicità vicina al 4%. Talvolta, con lo scopo di addolcirne il carattere, alla “Lambic” viene aggiunta della frutta durante la fermentazione. La birra prende il nome di “framboise” se si tratta di lamponi, “kriek” dì ciliegie, “pèche” di pesche, cassis” di ribes neri.

Light Beer/ Leicht bier/ Birra leggera

Definizione per una birra dal basso contenuto calorico e soprattutto alcolico. Spesso è una birra poco strutturata anche negli aromi e nel gusto.

Malt liquor

Non tutte le birre americane sono leggere e poco alcoliche. Alcune, ma sono poche, sono di gradazione alcolica elevata e vengono chiamate appunto Malt liquor (liquore di malto). Sono in pratica le doppio malto Usa. Di colore chiaro con oltre il 5% di alcol.

Märzen

Tipica birra tedesca di Monaco di Baviera. Viene prodotta in marzo per essere consumata durante l’Oktoberfest, dove viene bevuta in grandi quantità, esclusivamente in boccali (mass) da un litro. Bavarese prodotta nel mese di marzo per essere consumata in autunno. È tipicamente una chiara dorata di buon corpo e dal carattere maltato, con un contenuto alcolico attorno al 5%. Märzen in Austria è l’equivalente della helles bier o voll-bier bavarese (Münchner bionda).

Mild ale

Tra le birre più diffuse in Inghilterra. È di colore ambrato abbastanza carico, si differenzia dalla bitter per essere più maltata e meno luppolata. E anche leggermente meno alcolica, con circa il 3,5%.

Münchner

Birre tipiche di Monaco di Baviera, di bassa fermentazione, di colore generalmente scuro e con evidente sapore di malto. E stato codificato come uno dei primi stili di birra a bassa fermentazione. E scura con un carattere maltato e un’alcolicità attorno al 4,5%.

Old ale

Scura inglese ad alta fermentazione, tradizionalmente invecchiata un paio di anni prima del consumo. Ha il 6% di alcol, buon corpo e gusto strutturato.

Pale ale

“Ale” inglese di colore ambrato con riflessi ramati o aranciati. Possiede un discreto corpo e un carattere luppolato e circa il 4% di alcool. Tipica dì Burtonon-Trent.

Pils / pilsner

Questa tipologia trae il nome da Pilsen, la città ceca in cui è nata e nella quale viene tuttora prodotta la famosa Pilsner Urquell. Molto apprezzato questo stile birrario si è diffuso in diversi Paesi dove vengono prodotte birre denominate pils o pilsener. Le pils sono birre a bassa fermentazione, di color oro pallido e in genere molto luppolate, il che conferisce un tocco di amarognolo in più (le pils bavaresi, al contrario, sono meno amare), gusto secco, pulito. Schiuma abbondante con perlage finissimo. Si bevono in calici flute.

Porter

Originaria di Londra, simile alla “stout” ma poco meno scura e amara.

Premium

In teoria dovrebbe identificare una “lager” chiara di qualità superiore. Nella realtà è un termine spesso abusato che può non significare nulla.

Roggenbier

Birra ambrata fatta con lo stesso metodo della Weizen, ma con la segale al posto del grano. Prodotta solo dalla Thurn und Taxis e da un’altra birreria. 5.5% vol (Gianluca D’Alia)

Rauchbier

Tipica della zona di Bamberg, in Franconia (Germania) è ottenuta da malto da cui germinazione è stata interrotta mediante l’affumicatura con legno di faggio invecchiato. Il sapore di affumicato si trasmette fino al prodotto finito. E’ una specialità di difficile reperimento nel nostro Paese. Scura di colore, con circa il 5% di alcool.

Saison

Stile ad alta fermentazione tipico del Belgio di lingua francese. E una birra fresca e ben luppolata con un’alcolicità tra il 6% e l’8%. Spesso rifermentata in bottiglia, può essere indicata per l’invecchiamento.

Schwambìer

“Lager” tedesca di colore scuro, dal gusto deciso di malto. Possiede un’alcolicità che si avvicina al 5%.

Scotch ale

“Ale” proveniente dalla Scozia, di colore ambrato intenso con riflessi mogano. Indipendentemente dal contenuto alcolico, che può andare dal 3% al 10% è caratterizzata da evidenti note maltate.

Stout

E’ la famosa birra nazionale irlandese, scurissima, con una schiuma abbondante e cremosa. Viene prodotta con orzo torrefatto e con l’aggiunta di caramello. Questo stile birrario è molto apprezzato anche in Gran Bretagna ma non mancano birre stout provenienti anche da altri Paesi. Una stout molto forte e famosa è la Russian Stout originariamente prodotta a Londra nell’Ottocento, per essere esportata a Pietroburgo; tuttora in produzione viene esportata in vari Paesi, incluso il nostro. La schiuma cremosa color nocciola, colore scuro impenetrabile e gusto amaro. Le inglesi sono più dolci (“sweat stout”, “milk stout” o “cream stout”).

Strong ale

Stile diffuso in Belgio e Gran Bretagna. Birra ambrata e aromatica. Supera facilmente il 6% di alcool.

Strong lager

Birra a bassa fermentazione e alto tenore alcolico, tipicamente chiara. Non sempre alla quantità di alcool corrisponde una complessa struttura gustativa.

Trappiste

Le birre trappiste sono molto apprezzate in quanto vengono tuttora prodotte dai monaci trappisti in sei abbazie (cinque situate in Belgio e una in Olanda). fermentazione, rifermentate in bottiglia. Gradazione robusta (da 6 a 9° alcol). Di colore che varia dall’oro carico all’ambrato allo scuro. Schiuma ricca. Gusto pieno. Si bevono in grandi bicchieri balloon per meglio apprezzarne gli aromi. Può essere chiara ambrata o scura e contenere dal 6%) al 12% di alcol Alcune possono invecchiare.

Tripel/Triple

“Ale” belga di colore chiaro rifermentata in bottiglia Rispetto alla “dubbel” è più alcolica speziata e meno maltata.

Vienna

Birra a bassa fermentazione, di colore ambrato scarico con buon tasso alcolico e gusto delicato.

Weizen (Weisse)

Birre di frumento tedesche, leggermente asprigne e dorate di una abbondantissima schiuma. Molto dissetanti e rinfrescanti, sono anche assai digestive. Altra caratteristica è il lievito che rimane in sospensione dando alla birra un gusto particolare e un aspetto opaco. Sono prodotte in tre tipi: hefeweizen (chiare con lievito), dunkelweizen (scure, con lievito) e kristallklar (chiare, ma senza lievito che viene filtrato).

Weizen bock

Birra di frumento tedesca ambrato scuro Unisce in sé l’acidità di una con la rotondità e la potenza di una “bock”.

Wheat bear

Birra di frumento americana. Meno fruttata di quelle europee ma ugualmente fresca e frizzante.

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Differenza tra acquavite e grappa: produzione, sapore e carattere

MEDICINA ONLINE ALCOL ALCOOL ALCOLICI BIRRA VINO VODKA ETILICO METABOLISMO ETANOLO DROGA DIPENDENZA ALCOLISTA BERE TOSSICODIPENDENZA AIUTO ANONIMI SUPERALCOLICI RUM COCKTAIL CONSIGLI MARITO FEGATO CIRROSI EPATICAQuali sono le differenze fondamentali che distinguono grappa ed acquavite?

La grappa è una bevanda prodotta distillando la vinaccia, la parte solida dell’uva (buccia e vinaccioli), mentre l’acquavite d’uva (anche chiamato distillato d’uva) è ottenuto distillando l’uva intera fermentata, quindi il mosto fermentato e la sua vinaccia insieme.
L’acquavite d’uva si colloca quindi a metà strada fra una grappa (ottenuta distillando una materia prima solida quale la vinaccia) e un brandy (ottenuto distillando una materia prima liquida come il vino), essendo ottenuto distillando sia la parte solida che la parte liquida dell’uva.
Un distillato d’uva è normalmente più elegante e fruttato di una grappa, che viceversa è tendenzialmente più intensa e strutturata del distillato.

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Igiene orale: consigli e prodotti per pulire lingua, denti e bocca

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DONNA CHE SI LAVA LA BOCCA LINGUA DENTI CON SPAZZOLINO E DENTIFRICIO IGIENE ORALE CARIE PLACCA TARTARO GENGIVITE SENSIBILI GENGIVEL’igiene orale è un’operazione di primaria importanza per avere e mantenere nel tempo denti e gengive sani. Prendersi cura della bocca è particolarmente importante non solo per ragioni salutari, ma anche estetiche, la bocca, infatti, è uno dei nostri biglietti da visita: è sempre in mostra, la usiamo per parlare, mangiare, baciare, insomma per comunicare col mondo. Vediamo quindi come prendercene cura.

Cominciamo col precisare che per una buona igiene orale è necessaria una costante cura personale della bocca e dei denti, integrata periodicamente con un controllo presso un dentista o igienista dentale. Se eseguita quotidianamente e nel modo corretto l’igiene casalinga aiuta a combattere il principale nemico della salute del cavo orale: la placca batterica, responsabile dell’insorgere della carie e di numerosi altre malattie ed inestetismi di denti e bocca.

Placca batterica dentale

La placca dentale, o meglio la placca batterica, è un aggregato di microrganismi incorporati tra loro e ben aderenti ai denti. È composta da batteri, cellule di sfaldamento della mucosa orale, sostanze che derivano dalla saliva e dagli alimenti. È la principale causa della carie e delle malattie parodontali. La placca è, dunque, il nemico numero uno dei denti e si annida negli spazi più nascosti ed in cui è più arduo arrivare con lo spazzolino:

  • spazi interdentali,
  • superfici occlusali,
  • irregolarità dentali,
  • in prossimità del colletto dei denti (quindi tra dente e gengiva).

Inizialmente la placca è morbida è la sua rimozione ostacola la formazione della carie. Dopo circa 24 ore la placca si indurisce, diventa tartaro ed è difficile da eliminare.

Leggi anche: Differenza tra carie, placca e tartaro

Corretta igiene orale in casa

Come abbiamo detto la pulizia quotidiana dei denti e una corretta igiene orale, eseguita in modo costante, paziente ed attento, diventano fondamentali per eliminare la placca dentale e per ridurre al minimo i problemi da essa derivanti. Per ottenere una buona igiene orale quotidiana esistono varie tecniche di pulizia, che devono coesistere per un buon risultato. Le principali sono: spazzolatura dei denti e pulizia della lingua.

Leggi anche: Come educare i bambini ad una corretta igiene orale?

Spazzolatura dei denti

La spazzolatura dei denti è il principale metodo di pulizia della bocca, essa consente di eliminare la maggior parte dei residui di cibo e dei batteri, primi nemici dell’igiene dentale. Per una corretta spazzolatura bisogna munirsi di:

  • un dentifricio che abbia un PH intorno al 6.0-7.0, che contenga fluoro per la mineralizzazione dei denti e che abbia un sapore gradevole;
  • un buono spazzolino, compatibile con le proprie esigenze (ampiezza della bocca, arcate dentali, condizione dei denti e delle gengive, ecc).

Affinché dia validi risultati, la spazzolatura dei denti deve essere effettuata tutti i giorni, tre volte al giorno, possibilmente entro trenta minuti dalla fine del pasto (è questo infatti il tempo necessario ai residui di cibo per formare la pellicola di placca batterica sulla superficie dei denti), operando nel seguente modo:

  • I denti vanno dapprima spazzolati e ben ripuliti senza il dentifricio, lo spazzolino va quindi utilizzato asciutto.
  • Applicare una dose di dentifricio sulle setole dello spazzolino.
  • Partendo dalla parte anteriore delle arcate dentali, con lo spazzolino inclinato a 45°, spazzolare i denti per circa un minuto con un movimento verticale che va dalla gengiva al dente, quindi dal basso verso l’alto per i denti dell’arcata inferiore e dall’alto verso il basso per quelli dell’arcata superiore.
  • Ripetere questo procedimento per lo stesso tempo anche sui denti posteriori, prestando sempre attenzione a far passare le setole nello spazio tra un dente e l’altro, in modo da rimuovere tutte le impurità.
  • Spazzolare in questo modo, sempre per almeno un minuto, anche la parte interina dei denti.
  • Sciacquare più volte con acqua corrente, possibilmente tiepida, in modo da favorire la distruzione del tartaro ed eliminare il dentifricio e i residui di cibo.
  • Pulire lo spazzolino e coprirlo con un cappuccio apposito, per evitare che si sporchi.

Usare lo spazzolino in orizzontale o in verticale?

Lo spazzolino deve essere usato con movimenti verticali. Attenzione a non usare lo spazzolino in senso orizzontale, da sinistra verso destra e viceversa: questo movimento non pulisce i denti, ma sposta soltanto placca e residui da un interstizio all’altro dei denti!

Leggi anche: Disinfettare il piercing alla lingua: come fare e quali prodotti usare

Pulizia della lingua

La pulizia della lingua è un procedimento spesso trascurato, ma è invece importante effettuarlo poiché sulla lingua si depositano residui di cibo e microrganismi che, se non eliminati, danno luogo allo spiacevole fenomeno dell’alitosi. Pulizia della lingua.

La pulizia linguale deve essere effettuata o con lo spazzolino o con un utensile apposito, facilmente reperibile in farmacia, operando nel modo seguente:

  • Cacciate all’infuori quanto più vi è possibile la lingua e, con una dose di dentifricio (quel che resta dopo la spazzolatura dei denti se usate lo spazzolino), partendo dall’interno verso l’esterno spazzolate tre o quattro volte per eliminare tutte le impurità.

Questa procedura può essere fastidiosa poiché la spazzolatura della lingua può provocare conati di vomito, ma se effettuata con garbo e quotidianamente, ci si abitua al movimento e dopo poco i conati spariscono.

Leggi anche: Come pulire efficacemente la lingua in modo semplice e sicuro

Prodotti e strumenti utili

Abbiamo parlato delle due tecniche principali per pulire i denti e la bocca, vediamo adesso quali sono gli strumenti necessari per eseguire queste due operazioni e come sceglierli. Passiamo in esame strumenti e tecniche che ci permettono di effettuare una pulizia casalinga ancora più profonda ed efficace.

Lo spazzolino: come sceglierlo e come conservarlo

Quello che si adatta alla maggior parte dei tipi di bocca ha le seguenti caratteristiche:

  • durezza media,
  • impugnatura dritta e solida,
  • setole dritte e di pari lunghezza,
  • setole della testina sintetiche, del diametro massimo di 0,30 mm, dritte ma dalla punta arrotondata.
  • una testina lunga almeno 3 cm, per gli adulti, e quasi 2 cm per i bambini, in modo da adattarsi alla grandezza della bocca e raggiungere anche i punti più lontani e difficili.

Lo spazzolino va cambiato ogni 2 mesi e, in generale, non appena le setole cominciano ad inclinarsi. Importante è anche la conservazione dello spazzolino: deve essere riposto separato dagli altri spazzolini e in un luogo dove si possa asciugare per bene e rapidamente, in quanto l’umidità favorisce la formazione dei batteri tra le setole.

Il dentifricio: ne basta poco, meglio se al fluoro

Il dentifricio va usato alla fine dello spazzolamento dei denti per eliminare ulteriori residui e detergere il cavo orale. Un buon dentifricio (per gli adulti) è a base di fluoro che rende lo smalto dei denti più resistente alla carie e svolge un’azione antisettica. Non è necessario usarne in grandi quantità.

Leggi anche: Come e quando iniziare a lavare i denti ai bambini?

Il filo interdentale: come pulire a fondo gli spazi interdentali

Il filo interdentale serve ad eliminare la placca batterica nascosta e ben aderente alle superfici tra un dente e quello consecutivo, luoghi dove è impossibile arrivare con lo spazzolino.

La corretta procedura di pulizia con filo interdentale è la seguente:

  • Prendere all’incirca 25 cm di filo, avvolgerlo intorno ai medi e tenerlo con pollici e indici.
  • Partendo dai denti posteriori, far entrare delicatamente il filo tra i denti, in modo da non lesionare la gengiva, ed effettuare un movimento a sega che passi sia a lato che sulla superficie del dente.
  • Ripetere il procedimento per tutti i denti a cui si riesce ad arrivare avendo cura di far scorrere il filo in modo da utilizzarne sempre una parte pulita.

Questa cura dentale, che non deve assolutamente sostituire la spazzolatura dei denti, effettua un’ulteriore pulizia a livello delle intersezioni tra i denti. Va effettuata possibilmente una volta al giorno ed è sconsigliata se si ha una gengivite in corso. Il filo interdentale migliore è sicuramente quello piatto a nastro, molto resistente e comodo per chi ha lo spazio tra un dente e l’altro molto stretto.

Il collutorio: attenzione a non esagerare

Può integrare l’igiene orale è consigliabile l’utilizzo di un collutorio, che però non deve assolutamente sostituire spazzolino e filo interdentale. A seconda delle caratteristiche specifiche, i collutori possono aiutare a:

  • rimuovere la placca;
  • rinfrescare l’alito;
  • remineralizzare i denti;
  • disinfettare il cavo orale.

Essendo liquido il collutorio riesce a raggiungere le zone più nascoste del cavo orale e rappresenta un buon completamento dell’igiene orale. Il collutorio non è un prodotto indispensabile come spazzolino e filo; la sua azione è benefica infatti per lo più a livello di alito e di gengive. Per quanto riguarda i residui di cibo, ne elimina solo in bassa quantità per l’effetto onda sui denti. I più scrupolosi possono utilizzarlo non tutti i giorni (un uso smodato infatti provoca più danni che benefici), diluito con acqua, magari durante la prima pulitura giornaliera, per avere un alito fresco più a lungo. Il composto ottenuto dalla diluizione del collutorio nell’acqua  va sorseggiato per far arrivare il liquido in ogni parte della bocca senza inghiottirlo, quindi sputato.

Leggi anche: Collutori naturali e fatti in casa per disinfettare la lingua

Igiene dentale professionale

Anche se si effettua una quotidiana pulizia casalinga dei denti, meticolosa e costante, per una corretta igiene orale è opportuno recarsi ogni 12-24 mesi da un professionista del settore per una pulizia professionale dell’apparato dentale. Non tutti i residui di cibo vengono sempre eliminati e questi, accumulandosi, provocano la placca dentaria che, assieme al tartaro, danno luogo a carie e perdita di smalto dentale. Una pulizia professionale allora renderà completa l’igiene dentale e preverrà l’insorgere di possibili fastidi con poche semplici manovre:

  • una rimozione del tartaro sub gengivale;
  • sbiancamento e lucidatura dei denti con apposita pasta.

Leggi anche: Aftosi orale ed afte: cause, cure, rimedi, consigli, cibi consigliati, collutorio

Raccomandazioni e consigli utili per denti e bocca puliti e sani

Per finire, ecco alcuni utili consigli:

  1. L’igiene orale domiciliare deve essere periodicamente affiancata dall’igiene orale professionale, cioè quella praticata da un professionista del settore – dentista, odontoiatra, igienista dentale – per eliminare con strumenti ed attrezzature specifiche gli eventuali residui che si accumulano nel tempo.
  2. Ricordate che la notte è il momento più favorevole all’insorgere della placca e della carie, poiché diminuisce la salivazione e il movimento di guance e lingua: questo facilita la produzione dei batteri. E’ dunque di fondamentale importanza effettuare con cura una pulizia dei denti tutte le sere!
  3. Lo spazzolino va cambiato ogni volta che si nota un danneggiamento delle setole, o più in generale ogni due-tre mesi.
  4. Evitate anche di usare spazzolini elettrici poiché il movimento circolare delle setole non è quello propriamente corretto e a lunga andare può danneggiare lo smalto.
  5. Attenzione a non usare con troppa frequenza i cosiddetti “dentifrici sbiancanti”: a lungo andare possono danneggiare i denti perché altamente abrasivi; utilizzati di tanto in tanto aiutano ad eliminare le macchie superficiali dei denti (tè, caffè, fumo), ma non cambiano il colore del dente, rendendolo più bianco. Il colore più o meno bianco dei denti è determinato geneticamente e dipende dalla dentina, non dallo smalto!
  6. Se dopo i pasti vi trovate in condizioni di non poter effettuare la pulizia dei denti, può essere utile masticare una gomma al mentolo per un massimo di dieci minuti; la composizione pastosa della gomma favorisce infatti l’attaccamento a essa dei residui di cibo.
  7. Se per qualsiasi motivo pranzate spesso fuori casa, potete comprare dei mini spazzolini o degli spazzolini usa e getta, in modo da curare l’igiene orale in ogni situazione.
  8. Infine evitate il fumo quanto più è possibile, poiché ingiallisce i denti e rovina irrimediabilmente lo smalto.

I migliori prodotti per l’igiene orale

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere della bocca e del viso, in grado di migliorare l’igiene orale, combattere l’alito cattivo, pulire la lingua dalla patina ed idratare le labbra:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Quando è utile fare un clistere evacuativo?

MEDICINA ONLINE ENTEROCLISMA PERETTA CLISTERE EVACUATIVO PULIZIA COLON MICROCLISMA INTESTINO STIPSI COSTIPAZIONE FECALOMA FECI DURISSIME TAPPO DIGIUNO DEFECAZIONE DIARREA ODORE CIBO TEMPO ESPULSO DIGESTIONE Rectal bulb.jpgIl clistere tramite peretta, enteroclisma o microclisma, è una tecnica molto utilizzata per la pulizia e l’evacuazione dell’intestino, sono metodologie molto efficaci ed apparentemente semplici. Ecco i casi più diffusi in cui l’uso di un clistere è indicato:

Regolarità intestinale

La regolarità intestinale è fisiologica ma in tante persone il cambio di ambiente di dieta o lo stress post operatorio possono portare ad un aumento dei giorni in cui non avviene l’evacuazione spontanea, questo porta alla formazione di feci dure e quindi alla difficoltà di un espulsione spontanea, che può solo peggiorare. Una semplice peretta evacuante può risolvere.

Preparazione a chirurgia o esami

Come preparazione ad interventi chirurgici o esami sul sul retto è prassi che se si è in ospedale l’operatore sanitario effettui un clistere evacuativo.

Stipsi e fecalomi

In caso di stipsi conclamata e nota, se c’è già una stimolazione dell’intestino con lassativi, dieta adeguata e controllo medico, questi fattori potrebbero non essere comunque sufficienti. Ci sono persone che soffrono di stipsi, o tendono alla formazione spontanea di fecalomi, senza entrare nel merito che siano collegati a diete sbagliate o meno, è comunque necessario evitare la formazione di fecalomi che possono portare anche ad blocco intestinale fino alla subocclusione.

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:

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