Differenza tra nucleo genicolato mediale e laterale

MEDICINA ONLINE CERVELLO BRAIN TELENCEFALO MEMORIA EMOZIONI CARATTERE ORMONI EPILESSIA STRESS RABBIA PAURA FOBIA NERVO TRIGEMINO ATTACCHI PANICO ANSIA IPPOCAMPO IPOCONDRIA PSICOLOGIA DEPRESSIONE TRISTE STANCHEZZA ROMBEIl nucleo o corpo genicolato mediale del talamo è una parte del cervello preposta al trattamento dell’informazione acustica proveniente dalle vie acustiche. È un rilievo tondeggiante che si trova nella parte ventrolaterale del talamo, separato dal pulvinar grazie al tubercolo quadrigemino inferiore, dal quale riceve afferenze. Proietta principalmente nella corteccia uditiva primaria della corteccia temporale e nelle aree uditive associative, ma non sono fibre a doppia mandata.

Il nucleo o corpo genicolato laterale (NGL) del talamo è invece preposta al trattamento dell’informazione visiva proveniente dalla retina. È composto da due strati principali, lo strato Magnocellulare (cui fanno capo le fibre componenti la via M, adibita all’analisi delle caratteristiche di movimento e profondità del campo visivo) e lo strato Parvocellulare (cui fanno capo le fibre componenti la via P, deputate all’analisi delle forme e dei colori). Il NGL raccoglie l’informazione direttamente dalla retina, ed invia delle proiezioni nella corteccia visiva primaria. Le cellule ganglionari della retina inviano degli assoni al corpo genicolato laterale mediante il nervo ottico. Le afferenze al NGL sono costituite però solo per il 10-20% dalle connessioni presinaptiche della retina. La restante parte proviene in maggioranza dalla formazione reticolare, dal tronco encefalico e dalla corteccia cerebrale. Questo tipo di connessioni potrebbe avere un ruolo chiave nella modulazione della trasmissione del flusso di informazioni alla corteccia visiva primaria; questo ha probabilmente a che fare con il meccanismo dell’attenzione visiva.

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Talamo: anatomia, struttura, nuclei e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE CERVELLO BRAIN TELENCEFALO MEMORIA EMOZIONI CARATTERE ORMONI EPILESSIA STRESS RABBIA PAURA FOBIA  NERVO FACIALE ATTACCHI PANICO ANSIA IPPOCAMPO IPOCONDRIA PSICOLOGIA DEPRESSIONE TRISTE STANCHEZZA LOCUSIl talamo (in inglese “thalamus”) è una struttura del sistema nervoso centrale, più precisamente del diencefalo, posto bilateralmente ai margini laterali del terzo ventricolo.

Anatomia del talamo

Il talamo è visibile nella fessura interemisferica asportando il corpo calloso e il fornice. Possiamo descrivere 4 facce del talamo:

  • la faccia superiore delimitata dalla stria midollare del talamo e il solco opto-striato formazioni che lo separano dal nucleo caudato, dal fornice e dal pavimento della cella media del ventricolo laterale;
  • la faccia mediale costituisce la parete laterale del terzo ventricolo;
  • la faccia inferiore è in rapporto con l’ipotalamo tramite interposizione del solco ipotalamico (di Monro);
  • la faccia laterale è separata tramite la capsula interna (braccio posteriore) dal nucleo lenticolare.

Il polo anteriore del talamo in rapporto con il fornice delimita il foro interventricolare di Monro, che collega i primi due ventricoli con il terzo; il polo posteriore si prolunga in basso sotto il crocicchio del ventricolo laterale formando il nucleo genicolato mediale e il nucleo genicolato laterale.

Struttura

Il talamo è un ammasso di sostanza grigia, con sostanza bianca nello strato zonale che ne riveste la superficie superiore e nelle lamine midollari interna ed esterna. La lamina midollare interna si biforca anteriormente a Y, e divide il talamo principalmente in nuclei anteriori (compresi nella biforcazione), nuclei mediali e nuclei laterali. I nuclei laterali vengono distinti in dorsali e ventrali. Inoltre vi sono i nuclei intralaminari nello spessore della lamina midollare interna, di cui il più grande è il nucleo centro-mediano (CM), il nucleo reticolare posto lungo la superficie laterale del talamo e i nuclei della linea mediana del talamo posti sulla superficie mediale dello stesso. La lamina midollare esterna separa il nucleo reticolare dal resto della sostanza grigia talamica.

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Nuclei talamici anteriori

I nuclei talamici anteriori sono compresi all’interno della biforcazione della Y della lamina midollare interna del talamo, inferiormente al tubercolo talamico anteriore. Si distinguono il nucleo antero-dorsale e il nucleo antero-mediale. Le afferenze principali ai nuclei talamici anteriori sono costituite dal tratto mammillotalamico. Il corpo mammillare mediale proietta al nucleo anteromediale e il nucleo mammillare laterale proietta al nucleo antero-dorsale. Oltre al tratto mammillotalamico questi nuclei ricevono afferenze colinergiche dal tronco encefalico. Le efferenze sono costituite da fibre che proiettano al giro paraippocampico (parte del sistema limbico), al giro del cingolo e alla corteccia limbica anteriore. Come per tutte le proiezioni talamocorticali, esistono parimenti proiezioni corticotalamiche reciproche. Si ritiene che questi nuclei siano coinvolti nell’acquisizione della memoria e nella regolazione dello stato d’allerta.

Nuclei talamici mediali

I nuclei talamici mediali sono costituiti dal nucleo mediodorsale e da altri sei nuclei collocati sulla linea mediana, i quali ricevono afferenze dal tronco cerebrale e proiettano diffusamente verso la corteccia cerebrale, l’amigdala e nuclei della base. Il nucleo mediodorsale collocato tra i nuclei della linea mediana e la lamina midollare interna, forma gran parte della porzione mediale del talamo. Il nucleo dorsomediale (MD) è diviso a sua volta in una parte mediale a grandi cellule (magnocellulare) e una parte dorsolaterale a piccole cellule (parvocellulare), più una parte aderente alla lamina midollare interna (paralaminare). La porzione magnocellulare riceve afferenze olfattive dalla corteccia piriforme e dall’amigdala; le sue proiezioni sono dirette al lobo frontale e alla corteccia prefrontale, in particolare a quelle strutture coinvolte nella percezione olfattiva, altre raggiungono il giro del cingolo e l’insula. La componente parvocellulare, più rappresentata in questo nucleo e collocata posteriormente, è connessa alla corteccia prefrontale, con il giro del cingolo e con la corteccia motoria supplementare. Le sue fibre efferenti si portano alla corteccia parietale posteriore. Il nucleo mediodorsale paralaminare si ritiene abbia un ruolo nel movimento oculare e nella percezione del dolore.

Nuclei talamici laterali

  • Il nucleo laterale dorsale (LD) riceve afferenze dal pretetto e dal collicolo superiore. Esso è connesso con le cortecce cingolata, retrosplenica e paraippocampale posteriore, con la corteccia parietale e con il presubiculum della formazione ippocampale.
  • Il nucleo laterale posteriore (LP) si trova in continuità con il nucleo LD, dorsalmente al nucleo ventrale posteriore. Si connette reciprocamente con il lobo parietale superiore e le sue afferenze sottocorticali derivano dal collicolo superiore.
  • Il nucleo caudale, o pulvinar, è il maggiore dei nuclei talamici, si trova tra il nucleo genicolato laterale e il nucleo genicolato mediale e rappresenta la stazione di collegamento per la via visiva extragenicolata.
  • Il nucleo ventrale anteriore (VA) riceve gli impulsi dall’area motoria soppressoria (4s) tramite il globus pallidus che riceve fibre dal corpo striato; è connesso anche con il putamen da fibre per l’area motrice primaria e secondaria (aree 4 e 6) con funzione soppressoria.
  • Il nucleo ventrale laterale (VL) connette la corteccia cerebellare con la corteccia cerebrale tramite le fibre cerebello-rubre-talamiche e cerebello-talamiche e inviando fibre alle aree motrice primaria e secondaria.
  • Il nucleo ventrale posteriore (VP) è formato dal nucleo posterolaterale (VPL) intercalato alle vie sensitive quali quelle del lemnisco mediale e dei fasci spino-talamici anteriori e laterali i quali costituiscono il lemnisco spinale, e dal nucleo posteromediale (VPM) da cui passano le vie del lemnisco trigeminale, del lemnisco viscerale, delle fibre bulbo-talamiche e, nella parte più mediale le vie per l’informazione gustativa dirette alla cresta dell’insula; insieme, questi due nuclei contengono una rappresentazione topografica completa del corpo. Da questo nucleo partono fibre che partecipano alla radiazione sensitiva che si porta all’area sensitiva primaria.

Altri nuclei talamici

I nuclei mediali sono connessi con l’ipotalamo periventricolare e la corteccia prefrontale e riceve afferenze dal nucleo ventrale posteriore.

Dei nuclei intralaminari, i più voluminosi sono i nuclei centromediani (CM), che ricevono afferenze dalla corteccia motoria primaria, dai nuclei della base e dalla formazione reticolare, e i nuclei parafascicolari (Pf), che ricevono afferenze dalla corteccia premotoria. Si ritiene che questi nuclei integrino le informazioni corticali e subcorticali del movimento.

Il nucleo reticolare e quelli della linea mediana ricevono afferenze dalla formazione reticolare.

Il corpo genicolato laterale riceve la via ottica e invia fibre alla radiazione ottica, similmente il corpo genicolato mediale riceve la via acustica e invia fibre alla radiazione acustica.

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Funzioni del talamo

  • Rappresenta un centro intercalato sulle vie della sensibilità somatica, con funzioni di integrazione e di “arricchimento”, grazie alle connessioni col sistema limbico, il quale trasporta contenuti emozionali della percezione sensitiva.
  • Regola la componente motoria grazie ai circuiti pallido-talamo-corticale (sistema extrapiramidale) e cerebello-talamo-corticale (regolazione del tono muscolare).
  • Attiva la corteccia encefalica.
  • Ha una funzione associativa tra aree corticali diverse.

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Anestesia spinale (subaracnoidea): vantaggi, rischi, pericoli e procedura

MEDICINA ONLINE SURGERY SURGEON RECOVERY TAGLIO ANESTESIA GENERALE REGIONALE LOCALE EPIDURALE SPINALE SNC BISTURI PUNTI SUTURA COSCIENTE PROFONDA MINIMA ANSIOLISI ANESTHETIC AWARENESS WALLPAPER PICS PHOTO HD HI RES PICTURESL’anestesia spinale, anche detta anestesia subaracnoidea, è una forma di anestesia locale o regionale che consiste nell’iniezione dell’anestetico all’interno del liquido cefalorachidiano, fluido corporeo che si trova nel sistema nervoso centrale. L’iniezione di solito viene praticata nella regione lombare della schiena, attraverso un ago lungo circa 9 cm (un po’ più lungo nei pazienti obesi). Questo approccio viene preso in considerazione come alternativa più sicura all’anestesia totale, per gli interventi da effettuarsi al di sotto della vita, in quando l’iniezione agisce solo e soltanto dal punto di somministrazione in poi (indicativamente da sotto l’ombelico), mentre la parte superiore del corpo rimane del tutto normale e sensibile. La durata dell’effetto è di circa tre ore ed è importante essere a conoscenza che sotto l’effetto dell’anestesia spinale si potranno comunque avvertire sensazioni di manipolazione dell’area durante l’intervento, ma non sarà fastidioso come lo sarebbe in assenza di anestetico. Le gambe verranno percepite come fortemente indebolite o addirittura come se non facessero più parte del corpo (non sarà quindi possibile muoverle).

Vantaggi

L’anestesia spinale ha diversi vantaggi:

  1. è semplice da praticare,
  2. agisce rapidamente,
  3. ha una percentuale di fallimento molto bassa

oltre a:

  • Rischi di complicazioni inferiori rispetto all’anestesia totale (compresi anche quelli più banali, come nausea e vomito).
  • Impatto inferiore su cuore e polmoni.
  • Drastica riduzione del rischio di trombosi post-intervento.
  • Controllo del dolore particolarmente efficace e conseguente riduzione delle dosi di antidolorifici sistemici necessari.
  • Possibilità di bere e mangiare già poco dopo l’intervento.
  • Ridotto senso di confusione nel paziente anziano.
  • Recupero più rapido delle funzioni intestinali.
  • Maggior partecipazione durante l’intervento (seppure magari intontiti da sostanze rilassanti).

Quando viene usata

Questo tipo di anestesia può essere usata per moltissime operazioni che avvengono al di sotto della linea immaginaria che passa attraverso l’ombelico, come ad esempio interventi:

  • ortopedici (anca, femore, ginocchio, tibia, …),
  • vascolari sulle gambe,
  • di ernia inguinale ed epigastrica,
  • di emorroidectomia,
  • ginecologici e urologici,

L’anestesia spinale è la procedura d’elezione sia per i tagli cesarei volontari sia per quelli che avvengono in situazioni d’emergenza, quando non è possibile posizionare un catetere epidurale; in ambito maternità la differenza tra anestesia spinale ed epidurale è che mentre la prima viene usata per gli interventi di parto cesareo, la seconda è scelta d’elezione per ridurre il dolore nei parti naturali senza far perdere alla donna il controllo muscolare che permette tra l’altro di spingere durante le contrazioni.

Procedura

Di norma l’iniezione per l’anestesia spinale avviene con il paziente sveglio e cosciente, anche se è possibile che sia già sotto l’effetto di un blando tranquillante.

  1. L’anestesista procede prima di tutto con una leggera anestesia locale per togliere sensibilità prima dell’utilizzo dell’ago più lungo.
  2. Viene quindi praticata un’iniezione a livello della schiena, in zona lombare (verso il basso), con il paziente seduto o sdraiato sul fianco.

L’entità del blocco della trasmissione nervosa dipende dal tipo di anestetico scelto e dalla sua quantità, ma l’obiettivo è quello di ottenere una completa desensibilizzazione dell’area, che coinvolga idealmente non solo le sensazioni di dolore, ma anche la sensibilità alla pressione, per evitare al paziente qualsiasi disagio e/o fastidio durante l’intervento; il chirurgo non inizierà a operare finché non avrà l’assoluta certezza della completa efficacia dell’anestesia, anche se in alcuni casi potrebbe persistere una leggera percezione relativa alla pressione.

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Cosa avverte il paziente?

  • La prima iniezione di anestetico locale potrebbe dare un leggero fastidio, paragonabile a quello di un vaccino o meno.
  • Si avverte un certo fastidio durante l’inserimento dell’ago relativo alla spinale vera e propria; non è dolore, ma si tratta di una sensazione non gradevole. In caso di percezione di una sorta di scossa va immediatamente segnalata all’anestesista.
  • Entro pochi attimi inizia a comparire una sensazione di calore e di intorpidimento, simile a quella di un’anestesia al dente. Si avverte ancora il tatto e la pressione e si è in grado di muovere le gambe.
  • Nell’arco di 5-10 minuti le gambe diventeranno pesanti e sempre più difficile da muovere.

In genere i pazienti descrivono queste sensazioni come strane, anomale, ma non spiacevole e soprattutto mai dolorose.

Controindicazioni

Non è in genere possibile procedere con questo tipo di anestesia in caso di:

  • rifiuto da parte del paziente,
  • grave carenza di potassio,
  • infezione a livello del sito d’iniezione,
  • presenza di disturbi della coagulazione (ad esempio l’emofilia, o l’assunzione di anticoagulanti come il warfarin),
  • malformazioni del midollo spinale (come la spina bifida),
  • deformità della colonna vertebrale o severa forma di artrite alla colonna vertebrale.

In genere non viene praticata nei bambini.

Pericoli

Di solito gli anestetici locali sono sicuri, se usati alle dosi consigliate, tuttavia la maggior parte delle complicazioni è connessa non tanto ai farmaci usati, quanto alle tecniche di anestesia, che possono provocare tossicità sistemica, oppure alle conseguenze della paralisi motoria.

Purtroppo come per ogni farmaco gli effetti collaterali possono essere inevitabili e imprevedibili, ma:

  • effetti realmente gravi o pericolosi sono estremamente rari,
  • sono invece più comuni piccoli fastidi destinati a sparire in modo relativamente rapido.

Gli effetti collaterali più comuni (da un caso su 10 a uno su 100) dell’anestesia spinale sono:

  • Difficoltà a urinare nelle ore successive all’intervento, in quanto viene coinvolto dall’anestesia anche il nervo responsabile del controllo della vescica; in caso di problemi può essere utilizzato un catetere fino a risoluzione.
  • Abbassamento della pressione del sangue, contrastato spesso fin da subito con una costante idratazione endovena, che tuttavia può causare un senso di stanchezza o leggero malessere.
  • Prurito, un effetto collaterale legato più che altro ai possibili farmaci antidolorifici iniettati insieme all’anestetico.
  • Nausea e vomito, facilmente controllabili attraverso medicinali, ma decisamente meno comuni rispetto al ricorso all’anestesia totale.
  • Mal di schiena, legato al fatto di restare disteso sul lettino in sala operatoria e non al tipo di anestesia usato.
  • Fallimento dell’anestesia spinale, ossia il controllo del dolore non è sufficiente; si può ricorrere all’utilizzo di ulteriori antidolorifici e l’operazione non verrà iniziata finchè non sia garantito il comfort del paziente.
  • Mal di testa (vedi dopo).

Complicazioni meno comuni (un caso su mille) comprendono:

  • rallentamento della funzione respiratoria e sonnolenza.

Complicazioni rare (non più di un caso su 10000) sono.

  • convusioni,
  • depressione respiratoria,
  • danni ai nervi,
  • ascessi (infezioni),
  • arresto cardiaco.

Per dare l’idea della sicurezza dell’intervento si pensi che esiste un rischio maggiore di morire di incidente stradale piuttosto che andare incontro a danni permanenti a seguito di anestesia spinale.

Mal di testa post anestesia

La comparsa di mal di testa dopo un intervento è un’evenienza piuttosto comune, a prescindere dal tipo di anestesia effettuata; questo può avvenire a causa di:

  • farmaci anestetici usati,
  • intervento in sé,
  • disidratazione,
  • ansia.

Nel caso dell’anestesia spinale il mal di testa potrebbe essere causato dal contatto accidentale dell’ago con la membrana aracnoide o con il midollo spinale durante l’iniezione.

Il mal di testa post anestesia di solito inizia da 12 a 36 ore dopo l’intervento ed è caratterizzato da un dolore lancinante in corrispondenza della fronte, anche se può colpire altre zone della testa e del collo e causare fotofobia (fastidio da luce forte); diminuisce se si sta sdraiati, e questo sta a indicare che è scatenato da cause posturali.

Soggetti giovani e donne che hanno partorito sono i soggetti a maggior rischio di manifestare questo effetto collaterale.

Questo tipo di mal di testa nella maggior parte dei casi regredisce velocemente, tuttavia nel caso persistesse è consigliabile segnalarlo al medico, che in genere suggerisce di:

  • assumere molti liquidi (utile anche la caffeina),
  • provare i normali analgesici orali,
  • restare a letto a riposo, sdraiati.

Nei casi più gravi l’anestesista interviene con una tecnica specifica, che prevede l’iniezione in sede lombare di una piccola quantità di sangue prelevata dal braccio del paziente stesso, per stimolare la formazione di un coagulo che possa riparare il piccolo danno provocato dall’iniezione iniziale.

Nel caso di ulteriori recidive si provvederà ad approfondire con esami neurologici per valutare possibili cause alternative del mal di testa.

Domande frequenti

Qual è la differenza tra anestesia spinale e anestesia epidurale?

L’anestesia spinale richiede un’unica iniezione, con un ago lungo e sottile che inietta l’anestetico proprio in prossimità dei nervi, nel liquido che circonda il midollo spinale. L’effetto durante in genere da un’ora e mezza a quattro ore.

Durante l’anestesia epidurale un catetere viene inserito nella schiena e lì lasciato per tutta la durata dell’intervento, permettendo all’anestesista di regolare l’anestesia in tempo più o meno reale. Può essere lasciato in posizione fino a 2-3 giorni se necessario.

La spinale causa perdita del controllo muscolare delle gambe, cosa che non succede con l’epidurale (che per esempio può essere usata durante un parto naturale per togliere esclusivamente il dolore).

Infine l’anestesia epidurale può anche essere effettuata fino a livello cervicale, a differenza della spinale che viene praticata solo ad altezza lombare.

Sarò sveglio durante l’intervento?

In genere sì, il paziente rimane sveglio e cosciente, ma viene spesso somministrato un blando sedativo per aumentare il comfort e favorire qualche breve sonno durante l’intervento.

In alcuni casi può essere necessario associare un anestetico generale e far quindi addormentare il paziente.

Si sente qualcosa durante l’intervento?

L’intervento non inizierà finchè l’effetto dell’anestesia spinale non sarà completo.

Il paziente non sentirà quindi alcun dolore, mentre talvolta si avverte una sorta di manipolazione. In genere si perde la capacità di movimento delle gambe per tutta la durata dell’anestesia.

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Ansia da matrimonio in uomo e donna: sintomi, è normale, cosa fare?

MEDICINA ONLINE ANSIA DA MATRIMONIO MATRIMONIALE UOMO DONNA SINTOMI E NORMALE UN ANNO PRIMA SPOSI MARITO MOGLIE PAURA SPOSARSI CHE FARE.jpgL’ansia prematrimoniale – che si verifichi un anno prima o una settimana prima del matrimonio – è un sintomo molto comune nei futuri sposi, perché nasce dalla paura del cambiamento, dal timore di sbagliare, dalle incertezze del futuro, dalle aspettative, dalle ambizioni e dipende anche dal tipo di rapporto che si ha col partner. A tutto questo si aggiunge la tensione dei preparativi, le pressioni parenti, il peso delle eventuali critiche e tutta una serie di numerose incombenze che ci si trova ad affrontare, in pochissimo tempo, affinché tutto risulti perfetto.
Il DISAGIO è segno che qualcosa sta mutando e genera naturalmente qualche perplessità. Il domani diventa un’ incognita imprevedibile, con nuove gioie, ma anche nuove responsabilità, nuovi equilibri, nuove abitudini. Una cosa è certa: niente sarà mai più come prima! Un certo grado di ansia è quindi giustificata.
Dubbi tipici che frequentemente si manifestano durante il periodo prematrimoniale: 
  • “sto facendo la cosa migliore?”
  • “E’ la persona giusta?”
  • “Amo il partner?”
  • “Andremo d’accordo?”
  • “E se mi pentissi ?”
  • “Cosa faranno i miei genitori senza di me?”
SPOSARSI SIGNIFICA:
aderire spontaneamente ad un nuovo progetto di vita, fondato sulle basi dell’amore vero e reciproco di due innamorati. Affinché ciò accada bisogna essere disposti in prima persona ad affrontare il cambiamento che, se avviene con una certa consapevolezza, diventa una magnifica occasione di crescita personale, che contribuisce alla piena realizzazione di sé. Imparare a conoscersi è un passo importante per guardare al futuro in maniera più serena e sicuramente più consapevole.L’ansia prematrimoniale, come già accennato in precedenza, può essere una manifestazione del tutto fisiologica e legata all’importanza del passo che si sta per compiere. Tuttavia, è necessario imparare ad “ascoltare” i propri sintomi , per comprendere i sottili messaggi che la nostra psiche ci sta mandando, soprattutto nel momento in cui l’angoscia diventa insopportabilmente invivibile, al punto da minare fortemente la serenità della nuova coppia che si sta per formare.
Una SOFFERENZA particolarmente marcata può nascondere problematiche di vario tipo, tra cui:
  • Insicurezza personale, incertezza e sfiducia
  • Disagi di coppia
  • Matrimonio indotto da parenti
  • Bisogno di dare priorità ad altri progetti prima di sposarsi
  • Disturbi d’ansia
  • Incidenza del passato
  • Storia familiare difficile
  • Dubbi sui propri sentimenti o sui sentimenti del partner
  • Legame troppo fusionale con i propri genitori
Eccovi 7 trucchi che potranno certamente aiutarvi per superare l’ansia da matrimonio:

1. Pensate positivo

Imparate a cancellare pensieri nefasti come “Sarà un disastro”, “Andrà tutto malissimo”, “Non sono pronta per tutto questo”, che non faranno altro che aumentare l’ansia e farvi sentire ancora peggio. Non appena inizieranno a comparire nella vostra mente, fermateli pronunciando STOP ad alta voce: sarà più efficace. Una volta che li avrete controllati, cercate di mutarli in positivo in frasi come “Andrà tutto bene”, “Questa cosa può essere risolta”, “Questo è ciò che voglio e lo otterrò”.

2. Analizzate le vostre paure

Se non riuscite a calmare l’ansia da paura e preoccupazione, provate ad analizzarle razionalmente. Appuntatele tutte sulla carta e poi meditate su ciascuna di esse, attribuendo loro il grado di possibilità che accadano veramente con un punteggio da 0 a 100. Vedrete che la maggior parte delle paure avranno una probabilità di verificarsi molto bassa!

3. Staccate

Sappiamo che si è molto prese dai preparativi e non ci si può fermare un secondo, in prossimità del grande giorno, ma se non cercate di staccare un po’, il livello di ansia continuerà ad aumentare, togliendovi concentrazione e facendovi sentire solo molto stanche. Pianificate più volte, nell’arco di una settimana, di fare qualcosa che non abbia nulla a che fare con il matrimonio, come una passeggiata, un giro in bicicletta, un allenamento in palestra, una visita alla SPA, un’uscita con gli amici…

4. Chiedete una mano!

È  normale voler gestire ogni aspetto e ogni dettaglio di modo che vada tutto bene, ma ci sono momenti in cui bisogna prendere in considerazione che non siete superdonne con poteri illimitati. Chiedete aiuto al vostro partner, alla vostra famiglia, agli amici e delegate alcuni compiti: risparmierete un po’ di stress e fatica. In ogni caso, non avete mai pensato alla possibilità di farvi aiutare da un Wedding Planner per organizzare le vostre nozze?

5. Prendetevi cura di voi stesse

Per quanto siate occupate, non scordate mai che la persona più importante della vostra vita siete voi e che meritate amore e appoggio. Non stancatevi di notare i vostri pregi, di indirizzarvi messaggi positivi. Ritagliatevi un po’ di tempo per fare ciò che vi piace e vi fa stare bene, ve lo meritate.

6. Condividete le vostre preoccupazioni 

Non cercate di caricarvi il peso di tutto questo da sole, per apparire forti e non dare preoccupazioni a nessuno: siamo esseri umani e abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri! Confidatevi con un familiare o un amico, vi aiuterà molto a condividere e a smaltire le ansie. Ricordate che il migliore confidente è idealmente il vostro partner. Se l’avete scelto come compagno di vita un motivo ci sarà! Abbiate fiducia in lui e confidategli le vostre preoccupazioni.

7. Create dei momenti di coppia

Avete mai pensato che il vostro partner potrebbe essere sopraffatto dalle vostre stesse paure, esattamente come voi? E che probabilmente da mesi non fate altro che parlare delle nozze? Cercate momenti vostri per rilassarvi e stare bene insieme. Programmate un weekend romantico, una cena nel vostro ristorante preferito, un giro insieme, una bella chiacchierata… E in quei momenti ricordatevi di non parlare assolutamente del vostro matrimonio!

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Si muore di sclerosi multipla? Quali le aspettative di vita?

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-sclerosi-laterale-amiotrofica-sla-morte-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenza-ecogLa sclerosi multipla è una malattia mortale?
No, non si muore di sclerosi multipla. La sclerosi multipla, di per sé, non è causa di morte.
La vita media delle persone ammalate è quasi sovrapponibile a quella della popolazione generale sana: l’aspettativa di vita nella sclerosi multipla è ridotta solo di alcuni anni.
I casi di mortalità di persone con sclerosi multipla sono legate per il 50% a disabilità di grado elevato o problematiche infettive, mentre nell’altra metà dei casi dipendono dalle stesse cause che la provocano nella popolazione generale sana.

Per approfondire:

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Differenza tra midollo osseo e spinale

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO SCHELETRO CANE UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE CERVELLO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALE.jpgIl midollo spinale è la parte extra cranica del sistema nervoso centrale, è situato all’interno del canale vertebrale nella della colonna vertebrale ed è responsabile della trasmissione degli impulsi nervosi dal centro alla periferia e viceversa. Il midollo spinale dà origine, con i nervi spinali, al sistema nervoso periferico. Ovviamente non può essere trapiantato e sue lesioni possono portare a paralisi tanto più gravi quanto si verificano più in alto. Lesioni del midollo spinale possono essere così gravi da condurre a morte il soggetto.

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Il midollo osseo invece è un tessuto molle che occupa i canali delle ossa lunghe (ad esempio il femore) e la fascia centrale delle ossa piatte (ad esempio le ossa del bacino) ed è responsabile della produzione delle cellule del sangue, cioè dei globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Nell’anatomia umana possiamo riconoscere due tipi di midollo osseo: il midollo osseo rosso (costituito principalmente da tessuto mieloide, la maggioranza del midollo presente alla nascita) ed il midollo osseo giallo (costituito soprattutto da tessuto adiposo che ne determina il colore). Globuli rossi, piastrine e la maggior parte dei leucociti sono prodotti nel midollo rosso, alcuni leucociti si sviluppano nel midollo giallo. Esiste anche una terza tipologia, tipica dell’anziano: il midollo gelatinoso.

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO SCHELETRO CANE UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE BACINO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALE

Nell’adulto, il midollo giallo si trova, di norma, nel cosiddetto canale diafisario, mentre quello rosso è contenuto nel tessuto osseo spugnoso delle epifisi delle ossa lunghe e nelle ossa brevi e piatte (si trova, di norma, nelle ossa del tronco ed in quelle della base e della volta del cranio, nonché nel ramo della mandibola). Entrambi i tipi di midollo osseo contengono una grande quantità di vasi sanguigni.

Se il midollo osseo si ammala andando incontro ad atrofia o ad aplasia (situazioni che possono verificarsi spontaneamente, senza una causa apparente, oppure in seguito ad esaurimento funzionale o alla somministrazione di farmaci o tossici) il paziente è in gravissimo pericolo di vita; l’espressione più grave di queste situazioni è l’aplasia midollare che porta in breve tempo a morte il paziente per mancato ricambio delle cellule del sangue e gravissima anemia, granulocitopenia e trombocitopenia.

Il midollo osseo può essere trapiantato, ovviamente dopo averne accertato la compatibilità. Infatti, quando necessario, il midollo malato deve essere distrutto e sostituito mediante il cosiddetto “trapianto” con il midollo di un donatore sano e compatibile. Saranno adeguate analisi effettuate dai Registri appartenenti alla rete del BMDW (Bone Marrow Donors Wordwide), collegati a Centri di Trapianto di Midollo Osseo, a provvedere alla ricerca di possibili donatori.

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Differenza tra anestesia epidurale e spinale

MEDICINA ONLINE SURGERY SURGEON RECOVERY TAGLIO ANESTESIA GENERALE REGIONALE LOCALE EPIDURALE SPINALE SNC BISTURI PUNTI SUTURA COSCIENTE PROFONDA MINIMA ANSIOLISI ANESTHETIC AWARENESS WALLPAPER PICS PHOTO HD HI RES PICTURESMolto spesso si parla di anestesia epidurale e di anestesia spinale come se fossero sinonimi. Esistono delle differenze? Le due tecniche portano a risultati simili, la differenza è soprattutto tecnica. Entrambe vengono comunemente impiegate per l’anestesia del taglio cesareo. Entrambe sono tecniche di anestesia loco-regionale maggiore.

Dove viene fatta l’iniezione?
In entrambi i casi la puntura viene fatta sulla schiena – ed è indolore perché a sua volta fatta in anestesia locale – nella zona lombare.

Cosa si avverte?
Per un periodo di tempo variabile, il paziente perde sensibilità alle gambe e all’addome (dal seno in giù) e non riesce a muoversi.

Perché si praticano?
Si scelgono queste tecniche per evitare al paziente un’anestesia totale che può avere effetti collaterali più gravi e per mantenere cosciente la persona durante a interventi non troppo invasivi.

Anestesia spinale (detta anche subaracnoidea)
L’anestesia spinale si effettua attraverso una sonda attraverso cui si somministra un anestetico nello spazio subaracnoideo (come se fosse una “puntura lombare”): il farmaco fa effetto subito e la dose di anestetico è limitata. È adatta per interventi al ginocchio, al tratto urinario o nel caso di parto cesareo.

Anestesia epidurale
L’epidurale, invece, è determina un effetto anestetico maggiore rispetto alla spinale, anche se viene iniettato in modo più superficiale (nel grasso epidurale), utilizzando un piccolo cateterino attraverso cui vengono iniettati i farmaci anestetici prima dell’intervento e soluzioni analgesiche subito dopo. L’epidurale per questo motivo si definisce una tecnica di tipo continuo. L’epidurale può essere invece un ottimo aiuto durante il travaglio, ma gli ospedali devono poter fornire un’assistenza 24 ore su 24, con personale dedicato.

La tecnica combinata
Da circa 15 anni è disponibile anche una terza tecnica, che si chiama epidurale-spinale combinata (detta anche CSE), che è la combinazione delle due precedenti ed unisce i vantaggi di entrambe: rapidità di azione, basse dosi di anestetico e possibilità di controllare adeguatamente il dolore postoperatorio attraverso il cateterino epidurale.

Quale scegliere
Non c’è una tecnica necessariamente migliore dell’altra: la scelta della tecnica dipende grandemente dall’anestesista e dall’ospedale in cui si svolge l’operazione o si va a partorire. In caso di spinale l’analgesia postoperatoria viene eseguita con altri metodi. Come sempre, è opportuno e consigliabile un incontro con l’anestesista prima dell’intervento.

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Psicoterapia adleriana (o individualpsicologica)

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Sessuologia Sex Seno Pene Vagina Laser Filler Rughe Botulino DEPRESSIONE FA INVECCHIARE PRIMALa psicoterapia adleriana è una psicoterapia psicodinamica basata sugli assunti della Psicologia individuale di Alfred Adler secondo la quale:

1) il comportamento umano è espressione di un progetto, solo in parte cosciente, teleologicamente orientato al perseguimento di una maggiore stabilità e sicurezza;
2) le relazioni interpersonali sono parte costitutiva della vita psichica: non è possibile studiare l’uomo, “essere sociale”, come soggetto a sé stante, ma solo all’interno del suo contesto sociale;
3) il comportamento e le sue manifestazioni, consce ed inconsce, sono determinate dallo “stile di vita”, impronta “unica ed originale”, che caratterizza il modo di essere, i pensieri, le opinioni, le emozioni, i sentimenti.

Lo stile di vita, strutturato fin dalla prima infanzia attraverso un graduale processo di selezione ed adattamento dinamico, è lo schema interpretativo adottato per definire se stessi, il mondo e le modalità della relazione con l’ambiente secondo una considerazione del tipo: “Io sono così, il mondo è così, perciò….”. La deduzione raggiunta filtra e condiziona ogni acquisizione successiva: omnia ex opinione suspensa sunt!

Per comprendere lo stile di vita occorre acquisire dati su quanto il soggetto ricorda dell’infanzia e della sua relazione con i membri del nucleo familiare, con i compagni di scuola e di gioco, con altre figure significative. La selettività della memoria consente di decifrare l’opinione che ha di se stesso, delle persone a lui vicine e degli eventi descritti. Il disagio psichico si manifesta quando un individuo con un’erronea opinione di sé e del mondo, tenta di difendere il proprio schema interpretativo ricorrendo a costrutti artificiosi (finzioni) improbabili ed insufficienti a garantire la soddisfazione dei bisogni.

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Lo stile di vita tende a rimanere invariato per tutta la vita a meno che un evento esistenziale importante o una psicoterapia non ne modifichino i parametri. Elemento centrale della psicoterapia adleriana è la ricostruzione dello schema appercettivo attraverso cui la persona ha costruito il proprio Stile di vita: la comprensione degli errori interpretativi consente la formulazione di un nuovo progetto, più aderente alla realtà e più efficace nella realizzazione degli obiettivi. Al termine della psicoterapia, il soggetto avrà acquisito, oltre ad una conoscenza maggiore di sé e delle proprie istanze, anche un criterio per prevedere e prevenire ulteriori errori: in tal senso l’esperienza psicoterapeutica diviene anche formativa.

L’unicità e irripetibilità di ogni stile di vita fa sì che il “trattamento” di ciascun paziente preveda un certo grado di “personalizzazione”: la coppia creativa, costituita dal terapeuta e dal paziente, pur nel rispetto delle indicazioni metodologiche, decreterà, per ciascun caso, le regole dell’accordo terapeutico e le modalità dell’interazione.

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