Il sugo al pomodoro fa bene al cuore e combatte i tumori

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO PASTA DIETA MEDITERRANEA CUCINARE CIBO DIETA DIMAGRIRE CUCINA (4)Olio extravergine d’oliva, trito di cipolla, spicchio d’aglio, pomodoro a volontà. La salsa più amata dagli italiani (e spesso simbolo – insieme alla pasta – della cucina italiana nel mondo) è anche la più benefica per la salute di cuore e arterie, grazie a 40 polifenoli antiossidanti racchiusi negli ingredienti del sugo rosso, re della dieta mediterranea. Inoltre il sugo al pomodoro sembra essere un ottimo alleato contro i tumori!

Lo studio spagnolo

Le splendide qualità del sugo al pomodoro sono confermate da uno studio spagnolo pubblicato su Food Chemistry, condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Barcellona confrontando diverse salse pronte vendute al supermercato, preparate con materie prime fornite da aziende agricole. Secondo gli autori della ricerca, ripresa dal quotidiano britannico Daily Mail, le virtù del sugo al pomodoro non si nascondono nei singoli ingredienti bensì nel combinarli in un mix: agli antiossidanti del pomodoro si aggiungono quelli di olio, aglio e cipolla.

Polifenoli e carotenoidi

Spiega Rosa Maria Lamuela, coordinatrice della ricerca: “Con 120 grammi di sugo aggiunto alla pasta si introducono dai 16 ai 4 milligrammi di polifenoli per porzione e dai 6 ai 10 milligrammi di carotenoidi. Questi composti sono molto utili e un loro consumo è correlato alla riduzione dei tumori e delle malattie cardiovascolari, come ha dimostrato lo studio PREDIMED (PREvention with a MEDiterranean Diet) nel quale si è valutata la frequenza dell’uso di sugo di pomodoro connessa con il rischio di patologie a cuore e vasi, senza però “misurare” esattamente che cosa, dentro all’alimento, sia responsabile dell’effetto protettivo. La nostra ricerca ha perciò individuato le sostanze responsabili dell’azione benefica del sugo”.

Sinergia tra i singoli ingredienti del sugo

I ricercatori vogliono comprendere quale sia la proporzione ideale fra i diversi ingredienti, e hanno scoperto che l’olio d’oliva è meglio di quello di girasole in quanto è più ricco di polifenoli e ha proprietà antiossidanti maggiori. “Riteniamo che una quota pari al 10 per cento del totale del sugo sia adeguata. Inoltre, abbiamo anche verificato che i benefici del sugo sono superiori a quelli derivanti dal consumo dei suoi singoli ingredienti: sembra infatti esserci un effetto sinergico fra di essi e, insieme, apportano una quantità di polifenoli maggiore rispetto a quando sono mangiati singolarmente. Il pomodoro è l’alimento più ricco di queste sostanze, infatti, ma anche cipolla e aglio ne apportano in quantità discreta per cui il ‘cocktail’ finale ne abbonda. Con notevoli vantaggi in termini di prevenzione delle malattie cardiovascolari e anche dei tumori”, ha concluso la scienziata.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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La cannabis ci salverà dalla leucemia?

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MEDICINA ONLINE LABORATORIO RICERCA OSPEDALE SCIENZA SCIENZIATO MICROSCOPIO FARMACI CHIMICA TEST ESPERIMENTO ANALISI CLINICHE LABORATORYUn derivato della cannabis sarebbe in grado di distruggere le cellule cancerose presenti nei malati di leucemia, una neoplasia che, solo per citare qualche numero, uccide quasi 24.000 persone ogni anno soltanto negli Stati Uniti. L’utilizzo sperimentale della cannabis nel trattamento della leucemia è stato al centro di una ricerca condotta nel Regno Unito e i risultati dello studio sono stati riportati dall’Huffington Post francese e quello statunitense. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Anticancer Research. Wai Liu, oncologo all’Università di Londra e leader della ricerca, ha affermato: «I cannabinoli svolgono un’azione complessa e interagiscono in una lunga serie di processi attraverso i quali si sviluppa il cancro. Per questo motivo hanno un grande potenziale se paragonati ad altri farmaci che agiscono singolarmente. L’attività dei cannabinoli è impressionante e penso che possano avere un grande futuro specialmente se affiancati alle chemioterapie classiche».

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Iperprolattinemia: alterazione del ciclo mestruale e secrezioni dal capezzolo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA TRISTE DEPRESSIONE TRISTEZZA CAPELLI PENSIERI PAURA FOBIALa prolattina (PRL) è un ormone, normalmente prodotto dall’ipofisi, che ha la funzione di stimolare la produzione di latte nelle donne Continua a leggere

Il farmaco per la pressione che aiuta a curare il cancro

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere fumare Obesità Pressione CancroIl Losartan è un farmaco comunemente usato per curare la pressione alta. Uno studio pubblicato su Nature Communications sostiene che grazie alla sua azione sui vasi sanguigni il Losartan sia in grado di ridurre la formazione di tumori nei topi e di aumentare la sopravvivenza dei malati. I vasi sanguigni forniscono alle cellule tumorali le sostanze nutrienti e sono anche i responsabili della distribuzione di agenti anti-tumorali. Ma vi sono sollecitazioni fisiche alle quali i vasi sono sottoposti che possono limitare il flusso di sangue e ridurre la capacità di chemioterapici di penetrare nei tumori. Questo ne ostacola ovviamente la cura. Rakesh Jain e colleghi del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, negli Usa, hanno scoperto che il trattamento con l’antagonista dell’angiotensina II (un ormone che aumenta la frequenza dei battiti cardiaci), il Losartan appunto, ampiamente usato per trattare l’ipertensione, riduce la produzione di proteine e zuccheri complessi che comprimono i vasi sanguigni tumorali.

Viene così alleviata la costrizione dei vasi sanguigni e questo aiuta la consegna del farmaco chemioterapico 5-flurouracile per curare i tumori in questi topi. Quando i topi affetti da tumore al pancreas o al seno sono stati trattati in combinazione con Losartan e 5-fluorouracile, la crescita del tumore è stata significativamente ritardata e il tempo medio di sopravvivenza è aumentata rispetto alla somministrazione del solo 5-fluoruracile. I risultati suggeriscono che questo farmaco, poco costoso e usato da decenni in tutta sicurezza, potrebbe in futuro rivelarsi utile per il trattamento dei tumori anche nell’uomo. Non dimenticando però che gli effetti del Losartan sulla pressione sanguigna potrebbero renderlo controindicato per alcune categorie di pazienti.

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Il virus dell’AIDS guarisce una bambina dalla leucemia linfoblastica acuta

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In questi giorni sono rimasto molto colpito dal caso di una piccola paziente statunitense che porta il mio nome (o meglio il suo equivalente inglese): Emily. Emily Whitehead, questo il suo nome completo, è riuscita – grazie alla sua voglia di vivere e grazie agli sforzi della ricerca medica – a vincere la sua battaglia contro la leucemia linfoblastica acuta, una forma di cancro che colpisce principalmente i bambini, e che l’aveva portata in fin di vita. Alcuni mesi fa i genitori di Emily avevano acconsentito a sottoporre la figlia a un trattamento sperimentale, che consisteva nell’iniettare nel sangue della piccola una forma modificata del virus dell’HIV (tristemente noto per causare l’AIDS). Inizialmente, le condizioni di Emily erano peggiorate. Poi, l’incredibile ripresa che ha portato la malattia in completa remissione.

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Anemia da carenza di ferro: cause, sintomi e cure

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO PRELIEVO SANGUE LABORATORIO ANALISI DEL SANGUE ANEMIAPer anemia da carenza di ferro (anche detta anemia ferrocarenziale o sideropenica) si intende una diminuzione dell’emoglobina nel sangue circolante causato da una carenza di ferro.
L’anemia da carenza di ferro non è mai una malattia a sé stante. Una volta diagnosticata serve non solo curarla, ma soprattutto ricercarne la causa: non raramente, in alcune categorie di soggetti, può essere causata da malattie gravi, come un tumore intestinale.
Il deficit di ferro costituisce la carenza nutrizionale più frequente, essendo diffuso in soggetti di ogni età, sesso e classe socioeconomica. Non conosce confini geografici e rappresenta un problema di salute pubblica in molte nazioni, non solo in quelle in via di sviluppo. Anche negli USA, per esempio, nell’ultimo decennio sono state intraprese delle campagne congiunte fra enti governativi e numerose società mediche scientifiche con l’obiettivo di ridurre, entro il 2000, l’incidenza della carenza di ferro a meno del 3% nelle donne gravide e nei bambini in età compresa fra 1 e 4 anni.

Carenza di ferro non è sinonimo di anemia sideropenica

Questa compare inevitabilmente quando la quantità del minerale assorbita attraverso l’intestino non riesce a coprire per un periodo prolungato il fabbisogno dell’organismo. Si stabilisce così un bilancio negativo fra entrate ed uscite del minerale nel corpo che è nella maggioranza dei casi la conseguenza di una perdita cronica di sangue. Questa può essere (para)-fisiologica come avviene nelle donne in età fertile (mestruazioni, plurigravidanze) oppure patologica

Bisogna sempre ricordare che l’anemia sideropenica, come tutte le anemie, non è di per sé una malattia, ma è un indizio che induce a ricercare l’eventuale presenza di patologie gravi e potenzialmente minacciose per la vita del paziente, per esempio neoplasie del tratto gastrointestinale. Il contenuto corporeo di ferro è circa 4 grammi per l’uomo e 2,5 g nelle donne, il che equivale a circa 50 mg/Kg per un uomo di 75 kg e 42 mg/Kg per un donna di 60 kg.

In condizioni normali circa un terzo del ferro corporeo totale è depositato nei tessuti, i restanti due terzi essendo a disposizione per i bisogni (ferro funzionale.La sua quantità totale è accuratamente è regolata da complessi meccanismi che impediscono l’accumulo del minerale in quantità eccessive e potenzialmente letali per le cellule di fegato, pancreas, cuore ed altri organi vitali.

I due terzi del ferro funzionale sono contenuti nei globuli rossi, il resto si trova nella mioglobina (che serve a trattenere l’ossigeno nei muscoli) e negli enzimi respiratori intracellulari. Il ferro è depositato essenzialmente sotto forma di ferritina, in minor quantità come emosiderina. Il ferro è trasportato nel sangue dalla transferrina.

L’assorbimento intestinale del ferro dipende da numerosi fattori, soprattutto la produzione acida dello stomaco e l’integrità del duodeno, luogo di massimo assorbimento del minerale.

Il maggiore utilizzo del ferro avviene naturalmente nel midollo: circa il 95% del ferro utilizzato per la produzione eritrocitaria quotidiana proviene dal riciclaggio del ferro contenuto negli eritrociti senescenti distrutti nella milza e solo il 5% dalla dieta.

Esistono delle condizioni che favoriscono l’insorgenza della carenza di ferro con uno o più dei seguenti tre meccanismi:

  • Aumentato fabbisogno (gravidanza, puerperio, infanzia)
  • Diminuito assorbimento intestinale (carenza dietetica, malattie intestinali che compromettono l’assorbimento del ferro, soprattutto la celiachia). L’anemia sideropenica di questo tipo non è solo appannaggio delle popolazioni più povere, ma si riscontra anche in soggetti appartenenti alle classi economiche più agiate che, per motivi religiosi o culturali (per esempio vegetariani) non assumono cibi contenenti quantità adeguate di ferro e/o non fanno uso di supplementi del minerale. Nei paesi sviluppati si può calcolare che una dieta congrua contenga circa 6 mg di ferro ogni 1000 calorie.
  • Aumentata perdita di sangue (mestruazioni, gastrite, tumori benigni e maligni intestinali ecc.)

Le maggiori perdite fisiologiche di ferro sono da ascrivere all’esfoliazione delle cellule epiteliali gastrointestinali. La quantità persa con le feci ammonta a circa mezzo grammo al giorno. Quantità inferiori sono perse con altri liquidi biologici (sudore, urine, bile) o con la desquamazione di cellule epiteliali appartenenti ad altri organi. Un uomo adulto e la donna non più fertile perdono circa 1 mg di ferro al giorno; nella donna fertile tale quantità raddoppia, come già abbiamo detto, a causa delle mestruazioni , con le quali si perdono da 20 a 40 mg di ferro al mese, tenendo conto che ogni ml di sangue contiene circa 0,5 mg di fe e che il flusso mestruale medio oscilla fra 35 e 80 ml.

Come si manifesta l’anemia da carenza di ferro?

I disturbi dell’anemia sono molto variabili in quanto, come è facilmente immaginabile, dipendono soprattutto dalle eventuali malattie concomitanti. Di solito è una condizione cronica che si manifesta con sintomi non specifici: astenia e facile stancabilità, palpitazioni, mancanza di respiro, pallore cutaneo, comparsa di piccole ulcerette agli angoli della bocca, bruciori alla lingua.

Come si diagnostica l’anemia sideropenica?

La diagnosi di anemia sideropenica si fa con l’emocromo che dimostra la presenza di un’anemia microcitica (con globuli rossi piccoli) con diminuzione della sideremia e della ferritina mentre la transferrina è normale o aumentata. Una volta accertata l’anemia da carenza di ferro è necessario eseguire tutta una batteria di esami ed accertamenti radiologici e strumentali per escludere malattie intestinali per esempio gastroscopia e/o colonscopia, ricerca del sangue occulto nelle feci, anticorpi anti transglutaminasi per escludere la celiachia ecc.

Riferite sempre al vostro medico l’assunzione, anche saltuaria di aspirina o di altri farmaci antidolorifici (cosiddetti FANS) in quanto sono la principale causa di sanguinamento gastrico. Nelle donne in età fertile potrà essere valutata l’indicazione per una visita ginecologica in caso di irregolarità mestruali. Tante persone si dimenticano di riferire questo particolare, in quanto oramai considerano l’assunzione di certi farmaci come una quotidiana abitudine…

La terapia dell’anemia sideropenica

La terapia dell’anemia da carenza di ferro prevede la somministrazione a lungo termine di preparati a base di ferro ber via orale. Solo se il ferro non è tollerato per bocca (provoca frequentemente disturbi gastrointestinali; diarrea, meteorismo, stitichezza) si potrà valutare se effettuare la terapia per via endovenosa. Ribadiamo che è essenziale soprattutto nei maschi di qualunque età e nelle donne dopo la menopausa escludere sanguinamenti intestinali come causa della carenza marziale.

FONTE http://web.tiscali.it/ematologia/varie/sideropenica.html

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Gli ormoni “controllano” la tua storia d’amore: le tre fasi ormonali di un rapporto

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO COPPIA AMORE SESSO RAPPORTO INNAMORATIGli ormoni regolano quasi tutto nella nostra vita: fame, sonno, metabolismo, crescita, mestruazioni… La lista è infinita ed oggi, dopo studi approfonditi, ormai possiamo affermare che “gestiscono” non solo la nostra attività sessuale, ma addirittura dirigono le tre fasi delle nostre storie d’amore. La reazione amorosa può essere infatti divisa in tre fasi: quella iniziale del desiderio, che potremmo dire dell’amore lussurioso, quella seguente della costruzione di un legame profondo di attrazione, che potremmo definire dell’amore romantico, e una finale in cui sono presenti calore e attaccamento, che potremmo definire dell’amore maturo.

L’ormone giusto nella fase giusta

Ognuna delle fasi che ho prima citato è caratterizzata dall’attività prevalente di un diverso ormone:

  • Per la prima fase, quella dell’amore lussurioso, dobbiamo ringraziare il grande attivatore sessuale detto testosterone insieme agli estrogeni. L’orgasmo ed il sesso sono dominati dalla dopamina. La dopamina attiva il sistema di ricompensa del cervello rendendo l’amore simile ad una droga, e caratterizza questa fase con la presenza di forte desiderio della persona amata e permette di focalizzare l’attenzione su di una unica persona.
  • L’approfondimento del legame amoroso è invece mediato da livelli crescenti di serotonina, dopamina e norepinefrina che ci permettono di sentirci calmi e riducono l’ansia.
  • Infine nella fase di profondo attaccamento dell’amore maturo troviamo la presenza di ossitocina, l’ormone dell’affetto, e di vasopressina i quali sembrano avere un ruolo importante nell’aumento dei livelli di fiducia e di legame che si hanno con un partner di lunga data.

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