Miopatia miotonica prossimale (malattia di Ricker): cause, sintomi, diagnosi, cure

MEDICINA ONLINE GENETICA TRASMISSIONE AUTOSOMICA DOMINANTE RECESSIVA GENI CROMOSOMI ALLELE MALATO PADRE FIGLI PERCENTUALI TRASMESSO MALATTIA GENICA MADRE GENITORE XX XYLa miopatia miotonica prossimale (anche chiamata “distrofia miotonica di tipo 2” o “DM2” o ” malattia di Ricker” o “PROMM” acronimo daproximal myotonic myopathy“) è la forma meno frequente di distrofia miotonica, molto meno frequente del tipo 1 (distrofia di Steinert). Circa il 97% circa dei casi totali di distrofia miotonica, sono infatti di tipo 1; c’è da dire che il tipo 2 è caratterizzato da presentazione atipica e fenotipi insoliti, con sintomi diversi dalla forma classica, pertanto molto probabilmente la diagnosi è sottostimata e molti casi di distrofia miotonica di tipo 2 non vengono diagnosticati.

Epidemiologia

La prevalenza della distrofia miotonica di tipo 2 è 1-9 / 100000.

Cause

La distrofia miotonica di tipo 2 è una malattia causata da una alterazione genetica trasmessa con modalità autosomica dominante, caratterizzata dalla presenza di triplette nucleotidiche ripetute. Le ripetizioni di coppie o triplette nucleotidiche sono frequenti nel DNA, ma in questa patologia le ripetizioni sono in numero esagerato rispetto alle ripetizioni presenti nel DNA normale; questo fenomeno prende il nome di “amplificazione”.

Difetto genetico

L’alterazione genetica che provoca la distrofia miotonica di tipo 2 riguarda il gene ZNF9 sito sul cromosoma 3 in posizione 3q21. Il numero di ripetizioni va da 75 ad oltre 11000, ma in questo caso non sembra esserci differenza nella gravità della patologia o nella precocità di esordio. Il fenomeno dell’anticipazione in questa forma sembra essere meno significativo e in letteratura è riferita solo una lieve anticipazione. In questo caso la ripetizione coinvolge quattro nucleotidi.

Trasmissione

La distrofia miotonica di tipo 2 è una malattia che si trasmette dai genitori ai figli con modalità autosomica dominante. Una malattia è detta a trasmissione autosomica dominante quando basta una singola copia dell’allele difettoso per far sì che la malattia si esprima, a prescindere dal sesso (basta un solo genitore malato, vedi immagine in alto nell’articolo). Il figlio di un individuo affetto ha la probabilità del 50% di essere affetto, cioè 1 figlio su 2 è malato e può trasmettere a sua volta la malattia alla metà dei suoi figli. In questo caso non può esistere un “portatore sano”: chi possiede l’allele alterato, ha la patologia, mentre chi non lo possiede è sano. Da due genitori sani nascono il 100% di figli sani, mentre da due genitori malati nascono il 100% di figli malati. Per approfondire: Differenza tra autosomica dominante e recessiva con esempi

Sintomi e segni

Il quadro clinico generale di una distrofia miotonica è caratterizzato da:

  • perdita di massa muscolare;
  • miotono;
  • cataratta;
  • difetti nel sistema di conduzione cardiaco;
  • alterazioni endocrine;
  • deficit cognitivi nei casi congeniti.

I pazienti con distrofia miotonica di tipo 2 in particolare soffrono di:

  • nistagmo;
  • disfagia;
  • olore addominale;
  • dolori muscolari;
  • affaticabilità;
  • rigidità;
  • debolezza ai muscoli prossimali dell’arto inferiore (coscia).

La distribuzione della debolezza muscolare è tipica: sono affette le masse muscolari dei muscoli prossimali (da cui il nome della patologia), quindi vicino al tronco:

  • nuca;
  • spalle;
  • flessori dell’anca;
  • parte superiore delle gambe.

Diagnosi

La diagnosi di distrofia miotonica di tipo 2 si sospetta all’anamnesi ed all’esame obiettivo, per poi venire confermata da biopsia muscolare, elettromiografia ed esame del DNA:

  • la biopsia muscolare evidenzia lunghe file di nuclei in posizione centrale disposti a catena, masse sarcoplasmatiche e fibre ad anello, oltre alle caratteristiche alterazioni distrofiche. Le concentrazioni sieriche di CK sono lievemente aumentate;
  • l’elettromiografia (EMG) è diagnostica, in quanto evidenzia l’associazione di alterazioni miopatiche e miotoniche. Va sempre ricercata l’eventuale presenza di miotonia della madre mediante un accertamento elettromiografico.
  • la diagnosi di certezza si ha tramite esame del DNA, che permette anche diagnosi prenatale.

La diagnosi di distrofia miotonica può essere difficile poiché comporta diagnosi differenziale con varie patologie neuromuscolari che condividono sintomi e segni. Poiché la presentazione è frequentemente atipica e la distrofia miotonica è rara è frequente che non venga riconosciuta precocemente e che il paziente “rimbalzi” tra vari specialisti diversi prima che venga correttamente interpellato un esperto di patologie neuromuscolari. E’ importante che la diagnosi venga formulata correttamente, sia per monitorare il paziente e poter riconoscere precocemente le manifestazioni gravi e fatali (come i problemi cardiaci), sia per fornire una consulenza genetica rispetto all’elevato rischio di trasmissione della malattia ai figli del paziente che, essendo la distrofia miotonica una patologia a trasmissione dominante, è del 50%. La presenza di distrofia miotonica deve essere riferita ad ogni visita medica, anche per problemi non correlati alla patologia.

Terapie

Non esiste un trattamento specifico. Il fenomeno miotonico può essere alleviato con la somministrazione di chinino (0,3-0,6 g) o di procainamide (0,5-1 g 4 volte al giorno). Gli androgeni possono assicurare un beneficio sintomatico nel caso in cui si manifesti ipogonadismo: eventuali cataratte possono essere trattate con opportuni interventi chirurgici e le altre complicanze comuni a tutte le distrofie, in particolare le infezioni polmonari, le fratture e le aritmie cardiache, richiedono una terapia sintomatica.

Prognosi e aspettativa di vita

Il decorso della malattia tende a evolvere lentamente, anche in alcuni casi avviene una deterioramento rapido. La prognosi è infausta e le aspettative di vita sono limitate dall’elevata mortalità associata a complicazioni cardiache e polmonari.

Per approfondire:

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