Distrofia di Landouzy-Dejerine, oftalmoplegia esterna progressiva, sindrome di Kearns-Sayre e distrofia oculofaringea

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Aspetto a “Braccio di Ferro” tipico della distrofia di Landouzy-Dejerine

Distrofia di Landouzy-Dejerine (distrofia facio-scapolo-omerale)

Come numerose altre malattie ereditarie a carattere dominante, la distrofia di Landouzy-Dejerine (anche chiamata miopatia di Landouzy-Dejerine” o “distrofia facio-scapolo-omerale“, in inglese “facio-scapulo-humeral dystrophy” da cui l’acronimo FSHD) esordisce nella tarda infanzia o nell’adolescenza e raramente nella vita
adulta. Le prime manifestazioni cliniche sono di solito caratterizzate da difficoltà nel sollevare le braccia sopra la testa e nell’addurre le scapole. anche se una debolezza della muscolatura del volto può essere presente fin dalla prima infanzia. Le palpebre non possono essere serrate e le labbra vengono protruse debolmente. L’ipostenia e l’atrofia interessano soprattutto la muscolatura del cingolo scapolare (muscoli trapezi, pettorali,
sternocleidomastoidei, dentati e romboidi) e la muscolatura prossimale degli arti superiori. La muscolatura dell’avambraccio è risparmiata, conferendo al paziente un aspetto alla “Popeye” (“Braccio di ferro”, vedi immagine in alto). Di regola la muscolatura pelvico-femorale è interessata meno gravemente e in fase più tardiva. In una variante di questa distrofia la muscolatura faccia le è risparmiata, mentre in un’altra forma vi è un interessamento prevalente dei muscoli del cingolo pelvico e di quelli prossimali degli arti inferiori. La malattia ha un decorso lentamente progressivo e può presentare lunghi periodi di quiescenza: molli pazienti vivono sino a un’età avanzata. Non è presente interessamento cardiaco e non si rileva ritardo mentale. Le concentrazioni sieriche di CK sono lievemente aumentate e l’elettromiografi (EMG) evidenzia segni di miopatia, L’anomalia genica è stata localizzata sul braccio lungo del cromosoma 4 (4q).

Miopatie oculari ed oculofaringee

La forma più nota tra le miopatie oculari ed oculofaringee è probabilmente la oftalmoplegia esterna progressiva (progressive external ophthalmoplegia, PEO), descritta nel diciannovesimo secolo da Graefe e Fuchs. Classificata abitualmente nell’ambito delle distrofie, è ora chiaro come sia da ricondurre ad un difetto del genoma mitocondriale. Si tratta di una paralisi simmetrica della muscolatura estrinseca degli occhi (solitamente in assenza di diplopia) che esordisce nell’infanzia ed evolve lentamente, mentre la paralisi dell’elevatore della palpebra è una complicanza precoce e grave. Nell’età media e avanzata vengono in genere interessati, in misura lieve, altri muscoli. La malattia può essere trasmessa con ereditarietà autosomica recessiva o dominante, ma nella maggior parte dei casi l’ereditarietà è di tipo mitocondriale (materna).

L’oftalmoplegia associata a retinite pigmentosa, bassa statura, aumento delle proteine liquorali e blocco cardiaco costituisce la sindrome di Kearns-Sayre, anch’essa secondaria a patologia dilffusa a livello dei mitocondri.

La distrofia oculofaringea viene trasmessa come carattere autosomico dominante ed è caratterizzata dall’esordio in età avanzata, in genere dopo i 45 anni, e dall’ipostenia localizzata a pochi muscoli che si manifesta inizialmente con ptosi e disfagia. Sebbene una blefaroplastica e la sezione dei muscoli cricofaringei siano in grado di apportare un miglioramento sintomatico per periodi variabili, la malattia ha una progressione inesorabile, con successivo interessamento degli altri muscoli estrinseci dell’occhio,
di quelli del cingolo scapolare e dei muscoli pelvici. Come in altre forme relativamente lievi e localizzate di miopatia, le concentrazioni sieriche di CK e di aldolasi sono normali e all’elettromiografia si è riscontrato alterazione solo nei muscoli interessati.

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