Torrone e dieta: calorie, carboidrati e valori nutrizionali

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE TORRONE NOCCIOLE CIOCCOLATO BIANCO SFOGLIATA LIEVITAZIONE OFFELLA INGREDIENTI ZUCCHERO VENEZIANA A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZEEcco una pratica tabella che riassume i valori nutrizionali medi per 100 grammi di torrone (al cioccolato con nocciole o bianco):

Calorie 460 kcal
Proteine 10,04 g
Carboidrati 51,77 g
Zuccheri 42,06 g
Grassi 26,73 g
Grassi Saturi 7,021 g
  Grassi Monoinsaturi 14,55 g
  Grassi Polinsaturi 3,93 g
Colesterolo 9 mg
Fibra 5,6 g
Sodio 39 mg
Potassio 384 mg

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Il diabetico può mangiare i broccoli? Quanti carboidrati e calorie hanno?

MEDICINA ONLINE MANGIARE TIPI DI ZUCCHERO CAROTE BROCCOLI FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE GLICEMIA RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO LONTANO DAI PASTI WALLPAPER.jpgbroccoli rappresentano un alimento molto amato perché, oltre al gradevole e gustoso sapore, il broccolo ha solo 34 calorie e 7 grammi di carboidrati per 100 grammi e viene quindi spesso consumato nelle diete ipocaloriche. Ne esistono diverse varietà ma le più note sono due: il cavolo broccolo che ha un fusto corto e inflorescenze di un colore verde acceso, con i fiori biancastri, molto simili a quelli del cavolfiore anche se più piccoli; il cavolo broccolo ramoso che è simile al cavolfiore e presenta la cima di un colore verde azzurro e i germogli laterali morbidi, di un colore verde scuro, chiamati broccoletti. Generalmente vengono consumati lessati o al vapore per esaltarne al massimo il gusto. Sia i cavoli che i broccoli sono un tipico alimento invernale e quindi conviene sicuramente acquistarli nella stagione di appartenenza, quando si possono trovare anche ad un prezzo più basso.

I broccoli sono un alimento che può essere assunto dal paziente diabetico, in dosi moderate e dopo parere positivo del medico.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Dieta mima digiuno: cosa mangiare, esempio e menu

MEDICINA ONLINE RISO RISOTTO CIBO DIABETICO INDICE GLICEMICO PASTA CARBOIDRATI GLICEMIA DIETA GRASSO PRANZODieta mima digiuno: quali sono l’esempio e il menu da seguire? Questo regime alimentare è stato inventato dagli esperti dell’University of Southern California, guidati dal Dott. Valter Longo, professore di biogerontologia e direttore dell’Istituto sulla longevità presso l’University of Southern California. Il progetto si è avvalso della collaborazione dell’Istituto Firc di Oncologia Molecolare di Milano. L’obiettivo che si vuole raggiungere con questo tipo di alimentazione consiste nel favorire la perdita di peso e contemporaneamente nel prevenire l’insorgenza di alcune malattie, compresi i tumori. Longo è giunto alla creazione di questa dieta, dopo aver studiato le persone affette da sindrome di Laron, una malattia genetica caratterizzata dalla resistenza all’ormone della crescita.

Cosa mangiare?

In generale non si può stabilire che cosa mangiare a priori. La dieta deve essere condotta sotto stretto controllo medico. E’ proprio il medico a stabilire quali cibi inserire nei pasti quotidiani, dopo aver visitato il paziente accuratamente, tenendo conto del suo stato di salute. Generalmente viene consigliato il consumo di zuppe, di verdure, di frutta secca, di carboidrati semplici e di liquidi senza zucchero. La dieta, quindi, non consiste in un vero e proprio digiuno, ma in una riduzione dei pasti per 5 giorni, fase da ripetere ogni 3 o 6 mesi.

Esempio

Possiamo stabilire uno schema generale della divisione dei nutrienti nell’ambito della dieta mima digiuno. In particolare essi vengono suddivisi in questo modo:

  • 14% di proteine,
  • 43% di carboidrati,
  • 46% di grassi,
  • riduzione dell’apporto calorico in una percentuale che va dal 34% al 54%.

Benefici

I benefici che si possono conseguire seguendo questo schema sono i seguenti:

  • riduzione delle calorie,
  • minore rischio di incidenza dei tumori,
  • ringiovanimento del sistema immunitario,
  • riduzione delle infiammazioni,
  • calo della perdita di densità minerale delle ossa,
  • riduzione dei fattori di rischio legati all’invecchiamento,
  • mantenimento del diabete sotto controllo,
  • riduzione delle malattie dell’apparato cardiovascolare,
  • calo di peso corporeo.

Menu

Il fai da te è sconsigliato. Inoltre questa dieta non potrebbe essere seguita da chi ha superato i 65 anni di età. Si potrebbe portare avanti questo tipo di menu, in accordo con le decisioni del medico. Si tratta solo di un esempio:

  • colazione: una tazza di tè e 50 grammi di cereali anche sotto forma di barretta;
  • pranzo: 100 grammi di pesce accompagnati da insalata verde condita con olio e limone oppure, in alternativa, verdure cotte a piacere;
  • cena: minestrone di verdure, qualche oliva e un pacchetto di crackers di cavolo nero.

Leggi anche:

Articoli sul prediabete:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Gastrite cronica, quando il bruciore di stomaco non dà tregua

MEDICINA ONLINE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO SCOPIA APPARATO DIGERENTE CIBO DIGESTIONE TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI EPATICA FEGATO VOMITOLa gastrite cronica è uno stato infiammatorio cronico della mucosa gastrica che di solito non guarisce spontaneamente, ma tende a persistere nel tempo. L’evoluzione naturale della malattia porta a una graduale distruzione delle ghiandole dello stomaco con sviluppo di atrofia della mucosa (evoluzione da gastrite cronica superficiale a gastrite cronica atrofica) e comparsa di metaplasia intestinale, cioè sostituzione di cellule dello stomaco con cellule dell’intestino. La comparsa di un sottotipo di metaplasia intestinale (tipo III) è considerata una lesione precancerosa.
Nella maggior parte dei casi l’agente eziologico che induce la gastrite e ne determina nel tempo l’evoluzione è l’Helicobacter pylori.

COME SI RICONOSCE?

La gastrite cronica, l’atrofia ghiandolare e la metaplasia intestinale nella maggior parte dei soggetti non determinano una sintomatologia specifica e, seppure gli studi hanno dimostrato che l’Helicobacter pylori produce un danno cronico alla mucosa gastrica, non è invece dimostrata la relazione tra gastrite e sintomatologia del paziente. Generalmente i sintomi sono quelli della dispepsia funzionale: dolore epigastrico correlato ai pasti o presente a digiuno, pesantezza dopo i pasti e digestione difficile, sazietà precoce, meteorismo. L’ulcera gastrica (non quella duodenale) si sviluppa sempre in un contesto di gastrite atrofica, per cui la sintomatologia prevalente può essere quella connessa a questa lesione. In molti casi, comunque, non esiste una sintomatologia.
La diagnosi può essere fatta solo attraverso lo studio istologico della mucosa gastrica, che viene effettuato su biopsie prelevate endoscopicamente. L’esofagogastroduodenoscopia è, quindi, l’esame necessario da effettuare, sia per diagnosticare la gastrite sia per controllare nel tempo la sua evoluzione.

Leggi anche:

COME SI CURA?

La terapia può essere sintomatica o eziologica. La terapia sintomatica si avvale dell’uso di farmaci procinetici, antiacidi o antisecretivi, protettori della mucosa gastrica; la terapia eziologia consiste nell’eradicazione dell’infezione da Helicobacter pylori che determina, oltre alla scomparsa del batterio stesso, la risoluzione della gastrite con scomparsa delle cellule infiammatorie dalla mucosa dello stomaco, ma non sempre riesce a eliminare i sintomi. L’eradicazione dell’infezione sembra comunque essere in grado di interrompere la storia naturale della gastrite, nella sua evoluzione verso lesioni precancerose.

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Soffri di picacismo? Scopri cos’è e cosa rischi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SOFFRI PICACISMO COSE COSA RISCHI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgCon il termine “picacismo” (o “allotriofagia“, in inglese “pica disorder“) si intende in campo psichiatrico un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive come ad esempio:

  • sassi;
  • sabbia;
  • terra;
  • carta;
  • legno;
  • tessuti;
  • gesso;
  • chiodi.

Un caso famoso è quello di Kerry Trebilcock, la 26enne che vedete in foto, che nella sua vita ha mangiato oltre 4000 spugne da cucina. Tale comportamento è tipico nei bimbi fino a circa i due anni di età; in questa fase ingerire oggetti non nutritive, non viene considerato una patologia dal momento che avvicinare qualsiasi cosa alla bocca rappresenta una normale esperienza con cui il bimbo esplora il mondo. Il picacismo viene diagnosticato quindi solo se il comportamento:

  • si verifica in bambini più grandi di 24 mesi;
  • se il soggetto continua ad ingerire oggetti nonostante gli sia detto che faccia male;
  • se l’abitudine perdura per più di un mese.

Queste condizioni non sono applicabili a bambini o adulti affetti da ritardo mentale, né a individui appartenenti a culture che accettano tali pratiche per motivi sociali o religiosi. La sindrome interessa spesso anche le donne incinte dove si manifesta come desiderio di cibi nutritivi ma inappropriati, come per esempio la carne cruda.

Leggi anche: Perversioni sessuali: dagli insetti sulle parti intime fino ai pannolini sporchi e le mestruazioni

Sintomi del picacismo
Il picacismo appare di facile riconoscimento dal momento che l’ingestione di sostanze non alimentari, specie se molto piccole e non appuntite, può non dare sintomi per lungo tempo. Solitamente il picacismo si manifesta quando determina eventi acuti come una emorragia interna o una occlusione: i sintomi saranno quindi legati alla patologia causata dalla cronica ingestione di oggetti, quindi potranno essere variegati: stipsi, inappetenza, malessere generale, febbre, perdita di coscienza e coma.

Cause del picacismo
Alla base di questo pervertimento dell’appetito – tipico anche del mondo animale, come ad esempio tra i gatti –  vi è quasi sempre un’anemia da carenza di ferro, e il disturbo regredisce con la correzione della carenza o, nel caso delle donne incinte, col termine della gravidanza. A volte nei bambini è il sintomo di una parassitosi intestinale o di una malattia celiaca, che hanno sempre come conseguenza un disturbo del metabolismo del ferro e di altri minerali. Il picacismo può essere ovviamente espressione di malattie psichiatriche come il disturbo ossessivo-compulsivo. Nella maggior parte dei casi, l’eziologia del picacismo rimane però sconosciuta (picacismo idiopatico).

Leggi anche: Vostro figlio soffre di autismo? I primi segnali per capirlo e come comportarsi con lui

Picacismo: quali sono i rischi?
Sia nei bambini che tra gli adulti, il picacismo può determinare patologie anche gravi, tra cui:

  • occlusioni del canale alimentare, specie a livello intestinale;
  • intossicazioni nel caso d’ingestione di materiali tossici, come vernici (saturnismo);
  • malnutrizione: nei casi più gravi lo stomaco del soggetto è talmente già pieno delle sostanze non alimentari da non lasciare spazio a quelle alimentari. Il soggetto in pratica smette di alimentarsi;
  • infezioni, se gli oggetti sono contaminati;
  • lesioni degli organi interni con emorragie, quando gli oggetti ingeriti sono appuntiti, come ad esempio chiodi o coltelli.

Leggi anche: Lo operano per un tumore e gli trovano 40 coltelli nella pancia

Terapia del picacismo
Nel 75% dei casi risulta necessario l’intervento chirurgico che avrà l’obiettivo di estrarre, laddove possibile, gli oggetti o gli altri materiali ingeriti precedentemente. Il soggetto potrebbe giovare di psicoterapia per correggere l’abitudine malsana.

  • Nel caso di psicoterapia sistemico-relazionale, il disturbo psicopatologico viene letto e interpretato alla luce della situazione familiare, come negli esempi sopra descritti, tale per cui sarà possibile dare un significato all’assunzione delle sostanze non alimentari e, sulla base di questo significato, si interverrà su tutto il sistema famiglia. I “significati” possibili sono infiniti, in alcuni casi, per esempio l’assunzione di sostanze non alimentari può essere visto come il tentativo di attirare l’attenzione dei genitori. In questo caso, il terapeuta familiare si occuperà di ristabilire la sana attenzione a ciascun membro della famiglia.
  • Nel caso di soggetti più grandi potrà anche essere usato un approccio cognitivo-comportamentale in cui, dopo aver analizzato i pensieri sottostanti all’assunzione di sostanze non alimentari, si proverà a fare estinguere tali comportamenti attraverso esercizi e tecniche propri di questo approccio.

Tra le varie strategie cognitivo-comportamentali, molto efficace risulta essere l’utilizzo dei rinforzi e delle punizioni in seguito rispettivamente a comportamenti sani (come mangiare sostanze alimentari) e a comportamenti disfunzionali (come mangiare sostanze non alimentari). I rinforzi consistono nell’utilizzo di parole (come lodi e complimenti), oggetti (regalini di vario tipo) o comportamenti (come abbracci, sorrisi e concessioni) che, poiché valutati positivamente dal soggetto e associati al comportamento sano che li precede, servono ad incrementare l’assunzione di tali comportamenti sani. Al contrario, invece, le punizioni consistono in parole, oggetti o comportamenti che, valutati negativamente dal soggetto, servono ad estinguere il comportamento disfunzionale che li precede.

Leggi anche: Sindrome di Asperger in bambini ed adulti: primi sintomi, terapie

Picacismo tra gli animali
Come già precedentemente accennato, il picacismo è noto anche come disturbo comportamentale diffuso tra gli animali, specie tra i gatti, nei quali si manifesta con una tendenza a succhiare abiti di lana, e in altri animali, come nel caso del cane, che può derivare da stress, vizi comportamentali, fino anche da processi neoplastici cerebrali, predispone a occlusioni esofagee, piloriche, intestinali o torsione gastrica, tutti quadri che necessitano di una terapia chirurgica a volte di estrema urgenza.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Come vincere l’ansia per evitare di mangiare fuori pasto

MEDICINA ONLINE DIETA FIBRA VERDURA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO COLAZIONE MERENDA PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO MASSA BILANCIA COLON INTESTINO DIGESTIONE STOMACO CALORIE METABOLISMO FIANCHIVincere l’ansia per evitare di “spizzicare” è fondamentale per la riuscita della dieta. Non resistere al fuori pasto è una delle cause più comuni di abbandono di una dieta, ma questo non deve per forza accadere, poiché controllare il peso non significa mangiare poco, ma mangiare bene. Per controllare i chili di troppo l’alimentazione non deve essere povera di calorie, ma bisogna anche eliminare ciò che si mangia fuori pasto. Infatti spesso, nonostante si faccia attenzione ai pasti, l’ansia da cibo e la voglia di spizzicare qualcosa è ciò che porta ad assumere più calorie di quelle necessarie e così si vanifica la possibilità di dimagrire. Quando si segue una dieta per perdere peso, mangiucchiare non è consentito. Perciò, conoscere i segreti per controllare questo impulso è fondamentale.

CHE COSA PUOI FARE PER CONTROLLARTI

  • I tuoi pasti devono essere equilibrati e completi.

Se non è così, è facile che si risvegli l’appetito prima di arrivare al pasto seguente, quindi abbasserai la guardia e ti verrà voglia di mangiare senza controllo qualsiasi cosa, soprattutto alimenti poco sani e molto ricchi di calorie e grassi.

  • Prolunga il senso di sazietà per più tempo. Il modo migliore per non soffrire di ansia da cibo è avere un senso di stomaco pieno. Esistono alimenti e consigli nutrizionali che ti possono aiutare a mantenere la sensazione di pienezza più a lungo.
  • Devi anticipare la sensazione di fame. Avere forza di volontà ti aiuterà a raggiungere il tuo obiettivo, ma esistono molti altri trucchi che possono far sì che una dieta dimagrante risulti semplice e gradevole e non si trasformi in una tortura, ma anzi il contrario: è la migliore alleata perché si riesca a cambiare abitudini.

Perché si prova un senso di fame?

La fame è il risultato di un processo particolarmente complesso in cui intervengono numerosi fattori biochimici. 

  • L’insulina gioca un ruolo importante, poiché serve a regolare i livelli di glucosio nel sangue.Quando la glicemia si abbassa, l’organismo avverte che gli manca energia e questo fa in modo che si provi appetito.
  • La leptina. Quando nell’organismo aumenta il grasso, gli adipociti, cioè le cellule di grasso, producono leptina e la liberano nel sangue; questo ormone arriva all’ipotalamo e dà il segnale di sazietà.
  • La colecistochinina è un altro tipo di ormone che genera sazietà. Viene prodotto in risposta alla presenza di alimenti nell’intestino, sopratutto in quello crasso, però, se mangi carboidrati, il segnale che fa smettere di mangiare non si genera.
  • La grelina. Questo ormone è prodotto dallo stomaco quando è vuoto e, quando arriva al cervello, dà l’ordine di attivare l’appetito.

Come sentirsi sazi senza esagerare a tavola? 

La prima garanzia anti-spiluccamento è che si verifichi una doppia condizione: che all’organismo non manchi mai energia e che senta di aver mangiato bene.

Segui questi consigli per riuscire nel tuo intento.

  • Mangia meno, ma più volte. Suddividi i tuoi pasti quotidiani in cinque momenti, compresa una ricca colazione, e cerca di mantenere un orario regolare, senza lasciar passare più tre ore fra i pasti.

Saltarne uno di questi, soprattutto la colazione, è controproducente per il peso perché allora si prova un senso di fame ed in questo stato è difficile resistere all’impulso mangiucchiare qualsiasi cosa.

  • Non eccedere, ma fai in modo che le calorie siano sufficienti. Se la tua alimentazione risulta particolarmente squilibrata e non apporta all’organismo l’energia di cui ha bisogno, è probabile che non controlli l’impulso di mangiare e che questo porti a molti eccessi.

Di sicuro, quando ti alimenti bene, eviti gli attacchi improvvisi di fame, ovvero, tieni l’appetito sotto controllo. Pertanto, la cosa migliore per evitare di spizzicare è adeguare sempre l’alimentazione alle richieste energetiche dell’organismo.

  • Inganna il cervello. Per inviare il segnale di sazietà, il cervello si basa anche sulla valutazione di elementi esterni. Per esempio, percepisce di aver mangiato di più se le posate sono grandi o il piatto resta vuoto. Questo ti aiuterà a sentirti soddisfatto prima ed eviterai così di mangiare più di quanto necessario. Un’altra buona idea è scegliere alimenti molto voluminosi che apportano poche calorie nonostante che tu ne possa prendere una bella porzione.

Gli alimenti che hanno un maggior volume e meno calorie sono di solito quelli che contengono una grande quantità d’acqua, fibra ed una bassa percentuale di grassi (verdura, frutta, funghi). Questi apportano anche un maggiore effetto saziante, quindi, se li scegli, avrai la sensazione di aver mangiato abbastanza.

 Cibo  Quantità Calorie 
« SPINACI 250 grammi (un piatto intero) 75 kcal
« LATTUGA 200 grammi (un’insalata pesa di solito 100 g) 38 kcal
« CHAMPIGNON 150 grammi (una lattina ne contiene 300 g) 30 kcal
« ZUCCHINE 200 grammi (una zucchina grande intera) 22kcal

Mangiare sano non significa mangiare poco e non implica che i piatti siano monotoni. Mantieniti sazia per tutto il giorno perché sentirsi sazi mette un freno all’appetito, perciò impedisce che ci si metta a spizzicare. La distensione gastrica, i livelli di glucosio nel sangue ed il ruolo di alcuni ormoni, intervengono nella sazietà, ma lo fanno anche le caratteristiche dell’alimento che stai consumando.  Alcuni cibi hanno determinate proprietà fisiche e chimiche che influiscono sulla regolazione della sazietà sul medio e lungo periodo.

Prima di provare fame agisci in modo intelligente; non dimenticare che la sensazione di sazietà è inviata dal cervello quando questo percepisce che hai mangiato a sufficienza e che, quando lo stomaco si svuota (circa 3 ore dopo aver mangiato), torna a provare appetito. Sarà più facile evitare di spizzicare se mangi sempre, di mattina e di pomeriggio, uno spuntino.Fai una buona scelta; però tieni presente che se aspetti di avere fame corri un maggiore rischio di cadere nella tentazione di mangiucchiare qualcosa di calorico. Perciò, ti conviene ritardare questa sensazione e prendere per tempo uno spuntino che sia appetitoso, ma anche leggero, saziante e salutare.

Domina l’impulso di spizzicare cibi calorici; odore, gusto, sensazioni di piacere che ti provoca il consumare un determinato alimento sono gli elementi che stabiliscono le tue scelte nel mangiare. E’ stato dimostrato che alcuni alimenti provocano dipendenza. Perciò è essenziale imparare a dominare quest’impulso.

PRIMA DI DECIDERE DI MANGIARE QUALCOSA

  • Scegli i cibi più salutari. Quando desideri perdere peso, non devi rinunciare ad alcun alimento. Però devi ridurre quelli che sono troppo ricchi di grassi saturi (e trans), zuccheri e, pertanto, molto calorici. Questo lo otterrai senza problemi se al posto di questi alimenti, ne scegli di più sani e leggeri che però risultino anche appetibili per te. Molto spesso ciò che sta dietro all’impulso di spizzicare non è la fame, quanto uno stato d’ansia.
  • Calma la tua ansia. Se questo è il tuo caso, aggiungi nei tuoi pasti alimenti con effetto calmante come può essere l’avena (che oltre a calmare lo stress è saziante), la banana (che aumenta la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che agisce sullo stress) e l’arancia, che apporta vitamina C ed è un nutriente essenziale in caso di ansia.
  • Inganna il tuo appetito. Nei momenti di massima tentazione, bere un infuso rilassante (per esempio di tiglio, di verbena, passiflora, papavero, melissa) ti aiuta a calmare l’ansia ed a riempire lo stomaco. 

Uno sfizio alla settimana evita l’ansia da dolce; Resistere alla tentazione di mangiare qualcosa di dolce può provocare più ansia e questo, presto o tardi può portare anche a spizzicare senza controllo.

Perciò, a volte aiuta sapersi concedere uno sfizio di tanto in tanto!

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Il cioccolato fondente fa dimagrire? Calorie e valori nutrizionali

MEDICINA ONLINE POLLO CIOCCOLATO FONDENTE DARK CHOCOLATE Italian egg pie EGGS PASTO FRITTA OLIO SAUSAGE DIET LIGHT DINNER DIETA DIMAGRIRE CALORIE MANGIARE INGRASSARE DIMAGRIRE COLESTEROLO CUCINA RICETTA WALLPAPER PICS PHOTO.jpgBandito dalle diete per il suo alto contenuto calorico il cioccolato, soprattutto il fondente, sta lentamente guadagnando fiducia anche da parte dei consumatori più attenti alla linea e al benessere grazie a delle doti nascoste che sembrano avere effetti davvero positivi sulla salute e perfino sulla bellezza! Curiosi di scoprire i valori nutrizionali e le proprietà che rendono cosi interessante questo alimento? Prima però capiamo quando il cioccolato può definirsi fondente.

Calorie e valori nutrizionali del cioccolato fondente

Caratteristiche e definizione del prodotto.

Per poter parlare delle caratteristiche del cioccolato fondente, bisogna risalire alla normativa della direttiva comunitaria 2000/36/CE recepita con D.leg.vo 12/6/2003 n. 178, che decorre dal 3 agosto 2003: in questa normativa, si definisce cioccolato un prodotto costituito da granelli di cacao, cacao magro e cacao in polvere, saccarosio e burro di cacao e vengono indicate precisamente le percentuali e gli ingredienti di base dei vari tipi di cioccolato.

La percentuale di cacao contenuta va specificata in etichetta e, se nella lista degli ingredienti vi è la parola “puro”, il cioccolato che state acquistando è realizzato senza aggiunta di ulteriori grassi vegetali, che comunque non possono essere addizionati in misura maggiore al 5% del peso del prodotto finale.

  • Il cioccolato fondente ed extra-fondente contiene una quota minima di cacao pari al 43% e 28% di burro di cacao. Percentuali di sostanza secca (pasta di cacao e cacao) che vanno dal 55% al 70% risultano ottimali nel rapporto gusto/proprietà benefiche. La tipologia extra-fondente può anche contenere percentuali di cacao superiori al 70%.
  • Il cioccolato amaro ed extra-amaro ha una percentuale di cacao che varia dall’85 al 99% ed è un prodotto che non piace a tutti, a causa del sapore molto intenso ed amaro.

Stabilito di cosa stiamo parlando ed a cosa prestare attenzione quando compriamo una tavoletta per essere certi che sia cioccolato fondente, vediamo ora i macro e micronutrienti che lo compongono. Il cioccolato fondente è una buona fonte di fibra: circa 3,2g. ogni 40g. di cioccolato rispetto all’1,4g. di quello al latte.

Inoltre 40g di cioccolato fondente contengono: carboidrati (19,88g), zuccheri (19,88g) e proteine (2,64g). Il totale delle calorie è di 206 Kcal per il cioccolato fondente contro le 218 Kcal di quello al latte.

I grassi del cacao amaro e gli effetti sul colesterolo.

Nonostante il suo contenuto di grassi saturi, studi dimostrano che mangiare il cioccolato fondente non ha alcun effetto sui livelli di colesterolo potenzialmente dannosi nel sangue; questo perché non tutti i grassi saturi sono uguali. Il grasso nel cioccolato viene dal burro di cacao, il grasso vegetale che si trova nei semi (il cioccolato al latte ha grassi in più dovuti all’aggiunta di latte). Circa il 36% del grasso nel chicco di cacao è “grasso buono” – sia mono che polinsaturi, tra cui, l’acido oleico (l’acido grasso che si trova in abbondanza anche nell’olio d’oliva) che costituisce la percentuale più elevata.

Del contenuto di grassi saturi nel cioccolato fondente, oltre la metà è costituita dall’acido stearico, che è stato dimostrato in numerosi studi non avere impatto sul colesterolo nel sangue. La ragione principale sta nel fatto che quando quest’acido viene metabolizzato esso si converte in grasso insaturo per azione del nostro organismo.

Quali sono, quindi, i grassi che costituiscono il cioccolato fondete? La metà dei grassi saturi del cioccolato fondente puro è costituita dall’acido stearico, che è neutro sul colesterolo, e un altro terzo del totale è rappresentato da mono e polinsaturi, che hanno effetto riducente sui livelli di colesterolo.

Diverso è il discorso per gli altri tipi di cioccolato, il contenuto di colesterolo in questi casi dipende dall’eventuale presenza di latte.

Leggi anche:

Proprietà benefiche ed antiossidanti

Tra i componenti del cioccolato fondente che hanno riscosso maggiore interesse per le loro proprietà benefiche ci sono, primi fra tutti, gli antiossidanti. Vediamo nel dettaglio il loro ruolo e quello degli altri componenti di questo tipo di cacao.

Gli antiossidanti: il cacao in polvere e il cioccolato fondente contengono concentrazioni relativamente elevate di composti polifenolici, in particolare alcuni flavanoli, soprattutto in forma monomerica, come l’epicatechina, ed in forma di oligomeri e polimeri chiamati proantocianine. Questi composti agiscono come forti antiossidanti alimentari. Il cioccolato fondente contiene più antiossidanti e meno zucchero del cioccolato al latte. Gli antiossidanti proteggono e riparano le cellule dall’ossidazione causata dai radicali liberi, molecole inquinanti a livello ambientale e pericolose per l’organismo stesso, poiché danneggiano le cellule e possono essere causa di malattie croniche come il cancro. Gli antiossidanti sono agenti protettivi del frutto, particolarmente presenti nella buccia, infatti il processo produttivo può ridurne la concentrazione in base al tempo di fermentazione e al tempo di essiccazione: una concentrazione troppo elevata di antiossidanti conferisce una forte astringenza al prodotto, rendendolo meno palatabile, e una concentrazione troppo bassa fa perdere molti degli effetti benefici al cioccolato.

I minerali: il cioccolato è naturalmente ricco di minerali, e più è puro, più minerali sono contenuti in esso. Una barretta da 40g di cioccolato al latte contiene il 5,2% della dose giornaliera raccomandata di ferro, mentre una tavoletta di cioccolato fondente ne contiene il 6,9% (cioccolato con il 50-60% di cacao). Inoltre, contiene anche altri minerali importanti come Rame, Magnesio e Potassio. Una barretta media (40g) di cioccolato fondente copre quasi il 12% del fabbisogno giornaliero di Magnesio, importante per la prevenzione di diverse malattie croniche come il diabete di tipo 2, l’ipertensione e malattie cardiovascolari; ha un contenuto di rame pari al 14% del fabbisogno giornaliero; 4,2% di Potassio; 5,3% di Fosforo; 4,3% di Zinco e solo l’1,3% di Calcio rispetto al 7,6% del cioccolato al latte, ovviamente conferito dall’aggiunta di latte alla miscela di preparazione.

Caffeina e teobromina: eccitanti che fanno dimagrire?

Il cioccolato fondente contiene quantità relativamente basse di caffeina, più o meno quanto una tazza di caffè decaffeinato. Tuttavia, il cioccolato contiene anche teobromina, un parente della caffeina, ma molto meno potente: la teobromina è un alcaloide noto per ridurre la pressione sanguigna ed ha anche azione lipolitica.

Per questo motivo, al cioccolato vengono associate proprietà eccitanti, che però dall’altro lato contribuirebbero a stimolare il metabolismo e quindi favorire il dimagrimento. Attenzione però questo significa che per dimagrire bisogna mangiare chili di cioccolato anzi, superate certi dosi si perderebbero tutti gli effetti positivi, 20 – 30 gr al giorno sono più che sufficienti! Va detto inoltre che qualsiasi effetto benefico è totalmente vano se non inserito in una dieta equilibrata ed abbinato ad uno stile di vita sano. Ricordate sempre che non esistono alimenti che fanno dimagrire o bruciano i grassi, ma solo nutrienti che ci possono aiutare in questo senso, ma serve un minino di impegno anche da parte nostra!

N.B.Le donne in gravidanza, che non devono eccedere con il consumo di caffeina, devono prestare attenzione anche a quella poca quantità contenuta nel cioccolato fondente, per non eccedere nel consumo quotidiano.

Effetti benefici del fondente sul sistema cardio-circolatorio e sul diabete

Sono stati riscontrati effetti positivi legati all’assunzione di cioccolato scuro per alcuni problemi dell’apparato cardio-circolatorio e su persone affette da diabete.

Pressione arteriosa e cuore: il cacao è un regolatore chiave dell’omeostasi vascolare, agisce come trasduttore di segnale di fattori metabolici e infiammatori che modificano la funzione e la morfologia della parete del vaso. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (2009), la pressione alta è responsabile del 13% dei decessi a livello globale e il sovrappeso e l’obesità sono responsabili del 5%. L’ipertensione e l’obesità sono spesso associati, e l’associazione causale tra obesità e pressione arteriosa elevata è stata dimostrata da tempo.

Interventi sullo stile di vita, tra cui la dieta, agiscono sullo stato di salute del sistema circolatorio. Recentemente, il cacao e i suoi prodotti derivati, come il cioccolato fondente al 70% o più di cacao, hanno guadagnato l’attenzione a causa di evidenze che dimostrano che sono in grado di abbassare la pressione sanguigna e migliorare la funzione endoteliale. Questi effetti positivi sono stati spesso attribuiti ai flavonoidi, un sottogruppo della famiglia polifenolica di sostanze chimiche antiossidanti, presenti in abbondanza in frutta, verdura, vino rosso, tè e cacao. La catechina e il suo isomero, l’epicatechina, sono tipi di flavonoidi con proprietà antiossidanti. Il cioccolato fondente contiene alte concentrazioni di epicatechina ed ha un contenuto antiossidante due volte superiore a quello del vino rosso e quasi tre volte superiore a quello del tè verde.

Ai flavanoidi del cioccolato fondente sono stati associati numerosi benefici tra cui la stimolazione della ossido nitrico sintasi, il miglioramento del flusso sanguigno e dell’elasticità arteriosa, la diminuzione della pressione sanguigna e l’aggregazione piastrinica, oltre che proprietà antinfiammatorie.

Ci sono diversi meccanismi plausibili attraverso cui i polifenoli possono migliorare la funzione endoteliale e abbassare la pressione sanguigna. In aggiunta ai loro effetti antiossidanti, che aumentano la biodisponibilità di ossido nitrico (NO), i polifenoli sono anche in grado di migliorare la produzione del fattore iperpolarizzante di derivazione endoteliale (EDHF) e la prostaciclina, e di inibire la sintesi di vasocostrittori come endotelina-1 e l’enzima di conversione dell’angiotensina.

Gli effetti del cioccolato fondente e del cacao in soggetti ipertesi è stato correttamente dimostrato: tuttavia, vi è una mancanza di studi che valutino il suo effetto su soggetti ipertesi e sovrappeso o obesi. Alcuni studi dimostrano che nei soggetti con ipertensione di tipo 1 ed elevato peso corporeo, il consumo di cioccolato fondente è associato comunque ad un miglioramento della funzione endoteliale, ma occorrono ulteriori studi.

A luglio del 2008, è stato pubblicato un articolo sull’ “American Journal of Clinical Nutrition” che dimostra come il livello di zucchero nel cioccolato influisca sul suo effetto benefico finale: un contenuto di zucchero più elevato potrebbe attenuare gli effetti benefici sul cuore, mentre una bassa concentrazione di zucchero potrebbe anche amplificarli. Ne consegue che maggiore è la concentrazione di cacao nel cioccolato e migliori sono gli effetti sulla salute.

Diabete: recenti studi hanno inoltre dimostrato gli effetti benefici del cioccolato fondente e del cacao sulla resistenza all’insulina, il profilo lipidico, e sullo stato infiammatorio.

Gli effetti antiossidanti del cacao possono influenzare direttamente l’insulino-resistenza e, di conseguenza, ridurre il rischio di diabete, attraverso un effetto protettivo della lipossidazione delle lipoproteine plasmatiche. Dal 1966 al 2010 sono stati condotti 10 studi clinici comprendenti 320 partecipanti. La durata del trattamento variava da 2 a 12 settimane. L’intervento consisteva nel somministrare cioccolato fondente quotidianamente ai soggetti esaminati, e in tutti si è riscontrata una riduzione significativa delle lipoproteine sieriche a bassa densità (LDL) e dei livelli di colesterolo totale, senza effetti statisticamente significativi sulle lipoproteine ad alta densità (HDL) e sui trigliceridi. Inoltre, il consumo di cioccolato fondente può stimolare cambiamenti redox-dipendenti attraverso le vie di segnalazione coinvolte nell’espressione genica e la risposta immunitaria.

Tuttavia, il numero di studi a lungo termine che valutano l’effetto del cioccolato fondente su questi fattori di rischio è relativamente basso, e alcuni autori sono in disaccordo, quindi occorrono ulteriori indagini a riguardo.

Per la bassa percentuale di zucchero contenuta, il cioccolato fondente e, ancora meglio, quello extra-fondente, sono tra i pochi dolci non “banditi” dalle diete per diabetici: il cioccolato fondente al 70% o più di cacao ha un indice glicemico che non supera il 30, il cioccolato fondente con una percentuale di cacao inferiore ha un indice glicemico medio e quello al latte o il cacao zuccherato arrivano ad un indice glicemico di 70, pari a quello delle fette biscottate e del cocomero.

Perchè il cioccolato migliora l’umore.

Tra i tanti minerali e nutrienti, il cioccolato fondente è ricco anche di triptofano, un aminoacido precursore della sintesi di serotonina. La serotonina è un neurotrasmettitore che ha un ruolo importante sull’umore, il sonno, la sessualità e l’appetito; è coinvolta in numerosi disturbi neuropsichiatrici, come l’emicrania, la depressione, il disturbo bipolare e l’ansia, e non è un caso che sia un target di molti psicofarmaci. Inoltre l’ingestione di carboidrati stimola il rilascio di insulina, che, insieme ai suoi effetti anabolici, promuove l’ingresso degli aminoacidi del sangue nelle cellule muscolari, tranne che del triptofano. Questo causa un aumento relativo di triptofano che passa la barriera emato-encefalica, entra nel cervello, e genera un aumento della sintesi di serotonina, che va a spiegare, in parte, “gli effetti sull’umore” associati al consumo di cioccolato.

Infiammazioni, alterazioni del sistema nervoso o anemia? Aiutiamoci con il cioccolato amaro

Il consumo di cioccolato fondente è positivamente correlato anche a situazioni particolari del sistema nervoso o a stati infiammatori.

Sistema nervoso ed infiammazioni: gli studi sostengono che il cioccolato scuro concorra alla protezione dei nervi da danno meccanico e infiammazione. I grassi buoni entrano a far parte della struttura mielinica protettiva dei nervi e gli antiossidanti li proteggono dal danno ossidativo. La ricerca epidemiologica suggerisce che un’elevata assunzione di flavonoidi è correlata ad una minore incidenza dei disturbi cerebrali, tra cui il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson. La teoria è che il cioccolato fondente contenga composti ferro-chelanti. Molte delle proteine amiloidi (responsabili della formazione della placca amiloide, una manifestazione fisiologica nella malattia di Alzheimer) sono geneticamente regolate da proteine ferro-dipendenti, responsabili di una delle forme più diffuse di anemia tra donne, bambini e anziani. Da qui nasce l’ipotesi dell’effetto benefico del cioccolato fondente, ma sono necessarie ulteriori ricerche a riguardo.

Anemia: mangiare una piccola quantità di cioccolato fondente insieme ad altri alimenti ricchi di Ferro può essere d’aiuto nei casi lievi di anemia sideropenica, che non necessitano di trattamento farmacologico.

L’anemia si verifica quando il corpo ha un numero eccessivamente basso di globuli rossi. L’anemia sideropenica, o anemia da carenza di Ferro, si ha quando c’è una insufficiente quantità di Ferro presente nel corpo a causa di forti emorragie o malnutrizione ed è una delle forme più diffuse di anemia tra donne, bambini e anziani. Il Ferro è responsabile della produzione di emoglobina e il trasporto di ossigeno in tutto il corpo. In questi casi occorre aumentare l’assunzione di vitamina C e Ferro nella dieta (La vitamina C è necessaria per aumentare l’assorbimento di Ferro). Per incrementare l’assunzione quotidiana di Ferro alimentare si può contare anche su qualche pezzetto di cioccolato fondente. E’ importante sottolineare che il cioccolato non contiene abbastanza Ferro e vitamine del gruppo B per il trattamento dell’anemia da carenza di folati o anemia megaloblastica, ed occorre quindi consultare un medico o uno specialista, poiché il consumo di cioccolato fondente può solo funzionare da supporto.

Tipologie e produzione del fondente: dai semi al cioccolato.

Le fave di cacao sono i semi del frutto della pianta Theobroma Cacao. Il frutto ha la forma di baccello, ogni baccello produce circa 35-50 semi circondati da una polpa dolce. Il baccello e la polpa che circonda il seme di cacao costituiscono il frutto del cacao. Dopo la raccolta, i semi vengono posti in contenitori e fermentati sotto l’azione di microrganismi presenti in natura che si nutrono dello zucchero dalla polpa, loro fonte di energia. I semi vengono poi essiccati al sole o in forni a legna e successivamente ripuliti, tostati e macinati per ottenere tre prodotti: la pasta di cacao, da cui si ricava il burro di cacao, e la polvere di cacao.

Esistono tre varietà di cacao da cui si produce il cioccolato:

  • Tipologia Criollo: molto pregiato, è aromatico e ha un sapore delicato, non amaro; è originario del Messico, poco prodotto e, per tutte queste caratteristiche, anche il più caro sul mercato.
  • Tipologia Forestiero: dell’Amazonia, più acido e amaro al gusto per la sua ricchezza di antiossidanti è comunque più coltivato e meno pregiato del Criollo, quindi più economico.
  • Tipologia Trinitario: un ibrido ottenuto dalle prime due, ha caratteristiche organolettiche intermedie tra quelle parentali. Spesso in commercio troviamo cioccolato ottenuto miscelando le diverse tipologie di cacao, proprio come succede per il caffè.

Effetti sui denti, attenzione alle carie

La permanenza dello zucchero a contatto con i denti è la vera causa delle carie, più che la quantità di zucchero consumata. Il cioccolato non resta “attaccato” ai denti quanto i cracker, i biscotti o la frutta secca. Studi suggeriscono che il cioccolato fondente e il cacao possono addirittura avere affetti benefici sulla salute dentale, perché i flavanoli antiossidanti e altri composti presenti nel cioccolato fondente rallentano l’accumulo di placca.

Bisogna comunque ricordare l’importanza di lavare i denti dopo un pasto, a prescindere dalla natura dello stesso, per prevenire la comparsa di carie.

Un buon alleato per la fame nervosa da stress

Lo stress produce, generalmente, effetti differenziali sull’alimentazione a seconda del tipo di soggetto ed è spesso associato ad un aumento del consumo di grassi e cibi particolarmente gradevoli al palato. Vari studi hanno dimostrato che gli individui in uno stato d’animo negativo mangiano come forma di distrazione o di compenso. Il cioccolato è uno dei prodotti più consumati o riconosciuti come appetibile in queste circostanze umorali, e per l’alto contenuto lipidico e quindi calorico è considerato “un peccato di gola”; in realtà, come abbiamo visto il consumo di fondente può anche avere effetti benefici sul metabolismo, basta solo cercare di non esagerare. In circostanze di particolare stress ci si può anche concedere qualche pezzetto di cioccolato fondente con nocciole, mandorle o arachidi, essendo anche questi frutti ricchi di proprietà benefiche, ma proprio come il cioccolato sono molto calorici, quindi non bisogna lasciarsi andare con le quantità assunte.

Controindicazioni del cioccolato fondente: quando non abusarne

Tra le principali controindicazioni legate al consumo eccessivo di cioccolato fondente c’è il rischio di ingrassare:abbiamo detto che la teobromina ha azione lipolitica, ma ricordiamo che questo è molto diverso dal dire che mangiare cioccolato “brucia i grassi”, perché parliamo comunque di un alimento molto calorico, che deve essere consumato a piccole dosi in un regime alimentare equilibrato. Inoltre abbiamo visto come contenga caffeina e treobromina, sostanze eccitanti che vanno consumate entro certi limiti (soprattutto in caso di gravidanza, allattamento o nel caso si soffra di tachicardia).

Il cioccolato fondente può contenere Nichel o altri allergeni come tracce di frutta secca o latte,

quindi occorre leggere bene le etichette e non abusarne.

L’Università del Maryland Medical Center ipotizza che il cioccolato possa essere causa di emicrania, poiché contiene naturalmente la tiramina, responsabile dell’insorgenza del disturbo. Un altro fattore che scatena l’emicrania è l’elevato livello di zucchero nel sangue, quindi se si soffre di questo disturbo è bene scegliere cioccolato con basso tenore di saccarosio.

Il cioccolato contiene ossalati, il cui incremento è correlato al rischio di calcoli renali: coloro che sono predisposti a calcoli o hanno sofferto di questo problema devono fare attenzione al consumo di cioccolato.

La ricerca, ad oggi, suggerisce che i benefici di un moderato consumo di cioccolato fondente (anche tutti i giorni, non più di 40g e preferendo il fondente con maggiore percentuale di cacao) probabilmente superano i rischi relativi al suo consumo regolare.

Prevenire rughe acne e cellulite con trattamenti al cioccolato amaro

Trattamenti per la pelle a base di cioccolato fondente, che ha la maggiore percentuale di cacao e che conserva maggiormente intatti gli antiossidanti (il processo produttivo del cioccolato bianco causa la perdita della maggior parte dei composti antiossidanti), possono aiutare la pelle a mantenersi giovane e sana, quindi mangiare piccole dosi di cioccolato fondente, anche tutti i giorni, o utilizzare trattamenti esterni a base di cioccolato fondente può avere benefici per la pelle.

I chicchi freschi di cacao contengono 10.000 mg di antiossidanti per 100 g. Il burro di cacao estratto dal chicco è stato usato per secoli come crema idratante intensiva.

Rughe e invecchiamento della pelle: le proprietà antiossidanti del cioccolato fondente possono aiutare a prevenire i danni causati dai radicali liberi sull’elastina e il collagene della pelle, contribuendo così a prevenire le rughe e le macchie.

Il cioccolato è apparso come un ingrediente dei prodotti di bellezza per il corpo a partire dalla metà del 1800, quando è stato scoperto l’effetto emolliente del burro di cacao sulla pelle. Il burro di cacao fonde alla temperatura corporea quindi è facilmente assorbito dalla pelle, e per questo in passato veniva raccomandato dai dermatologi per una varietà di problemi, come l’eczema, le dermatiti e per la prevenzione di smagliature in gravidanza.

Esistono diversi trattamenti per corpo al cioccolato fondente: scrub corpo al cacao e zucchero per eliminare le cellule morte ed ottenere una pelle luminosa; impacchi e bagni di cioccolato fondente per idratare la pelle e aumentare la circolazione; altri trattamenti per il corpo, come pedicure, manicure, massaggi e cere che sfruttano il cioccolato per stimolare i sensi e rendere il trattamento più piacevole.

Per ottenere i massimi benefici da questi trattamenti al cioccolato è importante scegliere prodotti che contengono cioccolato fondente, cacao o burro di cacao come ingrediente principale. Janice Cox, autrice americana del libro “La bellezza naturale a casa” dice che più scuro è il cioccolato, migliori sono i suoi benefici per la pelle, quindi quando è possibile bisogna scegliere i trattamenti che utilizzano il cioccolato contenente almeno il 35% di cacao.

Cellulite: La teobromina – di cui abbiamo parlato prima – appartiene alla famiglia delle metilxantine, come la teofillina del tè e la caffeina del caffè, ed è una sostanza lipolitica, quindi contenuta in molte creme o fanghi adatte per il trattamento della cellulite. Pensare che il cioccolato fondente sia un nemico perché favorisca la comparsa della cellulite proprio per il suo contenuto di teobromina ci induce in errore, infatti è sufficiente non abusarne, anche perché ad alte dosi le metilxantine hanno effetti collaterali come tachicardia e insonnia.

Acne: la vecchia credenza che lega il consumo di cioccolato alla comparsa di acne è, in realtà, errata. L’acne degli adolescenti è dovuta a fattori ormonali, non al consumo di cioccolato, soprattutto di cioccolato fondente.

Esiste una relazione tra alimentazione e comparsa di acne, ma questa è legata al consumo di alimenti dall’alto indice glicemico che aumentano il rilascio di insulina, e alimenti dall’alto contenuto di steroidi anabolici come il latte vaccino. Allo stesso modo si associa la comparsa di un brufoletto nel periodo pre-mestruo delle donne al maggiore consumo di cibi grassi o cioccolato, in realtà, si tratta di cambiamenti ormonali che accompagnano questo periodo a determinare un aumento del desiderio di cioccolata o cibi grassi in molte donne.

Ricetta scrub al cacao fondente:

Sciogliere 30g di cioccolato fondente a bagnomaria e aggiungere un cucchiaino di olio di semi e un cucchiaino di miele. Togliere dal fuoco e aspettare che intiepidisca, poi aggiungere un cucchiaio di bagnoschiuma, possibilmente privo di profumazione. Prima che si raffreddi del tutto aggiungere un cucchiaio di sale grosso. Terminata la parte liquida aggiungere farine con diversa grana (quella di mais lo rende più aggressivo ed è poco adatta alle pelli delicate, quella di riso è molto più sottile e soffice), 2 cucchiaini di farina di cocco e un fondo di caffè. Le quantità e gli ingredienti sono a discrezione personale, fino ad ottenere la densità desiderata. Non preparatene una grande quantità, in quanto non aggiungendo conservanti lo scrub non può essere conservato a lungo né bisogna esagerare con questo trattamento, dato che rimuove le cellule morte ma anche il sebo della pelle. Preparato con farine più sottili e delicate può essere usato più spesso e, lasciato agire sulla pelle per una decina di minuti, ha azione anticellulite grazie al contenuto di caffè, sale e cioccolato fondente che lo rende anche idratante e nutriente con laggiunta di olio e miele. L’azione esfoliante delle farine completa il tutto e il risultato sarà una pelle morbida e compatta.

Bagno idratante e rilassante al cioccolato amaro:

Riempire una vasca da bagno di acqua, sciogliere a bagnomaria 100g. di cioccolato fondente, aggiungere 2 bicchieri di latte, 1 cucchiaio di miele e togliere dal fuoco, aggiungere 2 cucchiai di bagnoschiuma delicato e versare il tutto nella vasca da bagno. Questo trattamento è paragonabile a quelli da spa, ma più economico! è rilassante e idratante, una vera ricetta di bellezza per la pelle.Aggiungendo del sale grosso si potenzia anche l’ effetto anticellulite…

Dai Maya al XX secolo, curiosità e aneddoti sui chicchi di cacao.

Risale agli Aztechi il primo utilizzo del cioccolato a scopi medici, riservato principalmente ai sacerdoti e alle classi più agiate, ma anche ai soldati per conferire loro forza ed energia.

Per secoli è stato consumato come bevanda dai Maya, dagli Aztechi e dai primi europei: questo infuso schiumoso a base di chicci di cacao era un fenomeno della natura, a causa del suo valore stimolante delicato che li faceva sentire svegli, vigili e forti. Così, il cioccolato ha rapidamente guadagnato una reputazione come alimento essenziale per la salute.

Il Codice Badianus, pubblicato nel 1590, dice che i fiori di cacao venivano utilizzati in bagni profumati per curare la fatica dei funzionari del governo e narra di una miscela di fave di cacao, mais ed erbe in grado di alleviare la febbre, lenire le ansie e trattare i deboli di cuore.

In Europa la bevanda al cioccolato venne considerata una panacea, utilizzata per il trattamento di disturbi diversi, dall’anemia ai problemi di digestione. Sono più di 100 gli usi medicinali relativi al cioccolato dei quali si è rinvenuto nei manoscritti europei dal XVI al XX secolo.

All’inizio del 1800, in Inghilterra, il Dottor Hughes disse che era un alimento particolarmente indicato per le donne in gravidanza: “Il cioccolato è la bevanda più eccellente che sia mai stata trovata. Ottima anche da sola per la colazione, è benefica per il corpo e può essere bevuta da persone di tutte le età, in particolare dalle donne in gravidanza, dal momento che nutre l’embrione, e impedisce gli svenimenti “.

Come segno della reputazione del cioccolato, quando nel 1753 il naturalista svedese Linneo assegnò ufficialmente una nomenclatura a tutte le piante del mondo, chiamò l’albero del cacao Theobroma cacao, che appunto significa “cibo degli Dei”.

Come preparare la crema di nocciole e cioccolato fondente fatta in casa

Ingredienti:

  • 80g. di cioccolato fondente
  • 50g. di nocciole sgusciate
  • 90g. di zucchero
  • 90mL di latte
  • 50g. di burro o margarina

Sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria, tritare zucchero e nocciole a parte. Aggiungere il burro e il latte nel contenitore a bagnomaria (il cioccolato deve essere quasi del tutto sciolto) e fare attenzione che il cioccolato non arrivi a temperature elevate, affinché mantenga intatte le sue properietà. Spezzettate il cioccolato e il burro, in modo che si scioglieranno prima, e poi versare la polvere di zucchero e nocciole e mischiare bene tenendo il contenitore ancora a bagnomaria per far addensare la crema. Spegnere il fuoco una volta raggiunta la consistenza desiderata.

Il risultato sarà una crema spalmabile buonissima ma calorica, quindi non esagerate!

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra omega 3, omega 6 ed omega 9: quale integratore scegliere?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO Nahrungsergänzungsmittel.jpgOmega 3, 6 e 9: cosa sono?
I primi due sono generalmente definiti grassi essenziali, perché l’organismo non può produrli da sé ma li dobbiamo assumere con la dieta. E tutti e 3 sono anche dei grassi polinsaturi, in contrapposizione ai grassi monoinsaturi (che si trovano ad esempio nell’olio di oliva) e ai grassi saturi (che troviamo invece nella carne, nel cocco, nel formaggio).

Gli omega 3 sono presenti in natura in 3 forme: ALA, EPA e DHA
I grassi che appartengono alle sostanze chiamate OMEGA 3 contengono i seguenti acidi simili nelle loro strutture ma con benefici diversi:

  • Acido α-linolenico (ALA): presente principalmente nella verdura a foglie verdi, semi di soia, semi di lino (il più ricco in assoluto);
  • Acido acido eicosapentaenoico (EPA): presentie principalmente nell’olio di fegato di merluzzo, sgombro, aringa e olio di aringa, salmone e olio di salmone;
  • Acido docosaesaenoico (DHA): presente principalmente in sgombro, olio di pesce, alcuni tipi di alghe

Questi grassi acidi insaturi sono definiti “essenziali” in quanto non sono sintetizzabili nell’organismo e come tali devono essere introdotti mediante l’alimentazione. A livello delle mucose intestinali sono molto importanti per la protezione locale e generale del corpo per l’opera di assorbimento delle sostanze tossiche. Molto rilevante la loro azione nei meccanismi immunitari e di modulazione nella reazione infiammatoria come i mediatori chimici (aspirina e FANS).
Sebbene solo i primi siano essenziali e l’organismo è teoricamente in grado di convertirli nelle altre due forme (EPA e DHA), questo processo si è rivelato altamente inefficiente, in altre parole: se la tua dieta contiene solo omega 3 ALA e non omega 3 EPA e DHA, corri il rischio di entrare in carenza. E questa purtroppo è una situazione all’ordine del giorno, infatti, mentre gli ALA sono presenti anche in alcuni vegetali (semi di lino, semi di chia, noci), gli EPA e i DHA si trovano solamente nelle fonti animali. In condizioni naturali la carne sarebbe una buona fonte di questi grassi, ma in pratica non lo è per via degli allevamenti intensivi e l’alimentazione (tristemente innaturale) a base di cereali a cui viene sottoposto il bestiame. Rimane quindi il pesce come fonte abbondante di grassi omega 3, ma se non consumi salmone almeno 3 volte a settimana, una via intelligente è quella di ricorrere alle capsule di olio di pesce.

Leggi anche:

Effetti specifici di EPA E DHA
EPA

  • contrastare il trigliceridi;
  • azione antitrombolica per il contrasto con l’aggregazione piastrinica;
  • effetto antiaritmico perché stabilizza il ritmo cardiaco e abbassa il rischio di infarto;
  • azione antinfiammatoria.

DHA

  • contrasta il trigliceridi;
  • azione antipertensiva;
  • azione antinfiammatoria;
  • migliora i sintomi della depressione.

Omega 6: quali sono e dove trovarli
Gli omega 6 sono grassi molto più comuni nella dieta occidentale, tanto che una carenza è virtualmente impossibile. Quello che invece è possibile, anzi direi all’ordine del giorno, è un eccesso di omega 6. Gli omega 6 si comportano da antagonisti riguardo gli omega 3, ciò significa che più omega 6 assumi, più avrai bisogno di integrare omega 3. Ne consegue che un ottimo metodo per non entrare in carenza di omega 3, è ridurre il consumo di omega 6. Sebbene questi ultimi si trovino un po’ dappertutto, dai cereali alle carni (appunto perché il bestiame viene nutrito con cereali), le fonti più abbondanti sono gli oli vegetali, in particolare l’olio di girasole, ma anche quello di mais, di arachidi, di soia e così via. Questi oli sono presenti praticamente in qualsiasi cibo pronto al supermercato, quindi leggi bene l’etichetta. Una regola semplice: gli unici oli utili e sani sono quello di oliva (purché di buona qualità), di cocco e di lino. Assumere troppi omega 6 e pochi omega 3 non è un errore senza conseguenze: può portare a diverse patologie fino anche a danni al tessuto cerebrale.

Omega 9: quali sono e dove trovarli?
A differenza dei precedenti, i grassi Omega 9 non sono essenziali, nel senso che l’organismo è in grado di produrli in modo autonomo a partire da altri grassi. Per questo motivo non sono interessanti dal punto di vista dell’alimentazione e se ne sente parlare di rado. Il più importante di questi è l’acido oleico, che si trova abbondantemente ad esempio nell’olio di oliva.

Integratori di omega 3, 6 e 9: servono davvero?
Integratori di omega 3-6-9 non hanno effetti collaterali (come si sente dire a volte) ma sono assolutamente inutili. Come detto gli omega 9 non sono essenziali e comunque si trovano nell’olio di oliva. Mentre gli omega 3 e 6 sono spesso presenti in un rapporto sfavorevole o al massimo pari, quindi anche qui davvero pochi benefici. Gli unici che ha senso integrare sono quindi gli Omega 3, dopo esserti assicurato che non provengano da fonte vegetale e contengano EPA e DHA.

Leggi anche:

Uso specifico di omega 3, 6 e 9

  • OMEGA 3: olio di Pesce. Specifico per prevenzione e contrasto di problemi cardiovascolari, prezioso nel diabete alto colesterolo e trigliceridi alti e in caso di artriti, reumatismi, disturbi infiammatori. Ha un elevato effetto anticoagulante inibendo la viscosità delle piastrine.
  • OMEGA 6 (EFA) olio di Boraggine. Per depurare il sangue, per il drenaggio cutaneo, ha potere antidepressivo e disintossicante sul fegato. Stimola e rivitalizza le ghiandole surrenali agendo sulla ricostituzione della corteccia e quindi indispensabile dopo l’assunzione di cortisone e steroidi. Rassoda il seno e mantiene sani i capelli e le unghie.
  • OMEGA 9 olio di Lino. Utile per la riduzione del colesterolo totale, facendo diminuire il colesterolo LDL e aumentando quello HDL, per la prevenzione dei calcoli biliari, lubrifica i vasi sanguigni. Ha un forte effetto antinfiammatorio. Fornisce energia e dona un umore più sereno e tranquillo.

Una miscela ben bilanciata di acidi grassi indispensabili 3-6-9 porta a benefici sensibili su:

  • Concentrazione colesterolo “cattivo”, inibendo la formazione del LDL e favorendo l’incremento del HDL;
  • trigliceridi;
  • aggregazione piastrinica;
  • pressione arteriosa e sulla viscosità ematica;
  • artrite reumatoide;
  • allergie;
  • asma;
  • problemi dermatologici.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!