La broncoscopia (o videobroncoscopia o fibrobroncoscopia) è un esame mediamente invasivo con cui è possibile osservare direttamente le vie aeree – cioè laringe, trachea e bronchi – attraverso uno strumento, detto fibrobroncoscopio di forma tubolare flessibile composto da fibre ottiche e da un canale operativo, introdotto nel corpo tramite il naso o la bocca del paziente. La prima broncoscopia è stata eseguita da Gustav Killian nel 1887 utilizzando uno strumento rigido.
La broncoscopia si effettua in genere in anestesia locale mediante inalazione di anestetico polverizzato da appositi nebulizzatori (quasi sempre viene usata la lidocaina). La broncoscopia rigida invece viene eseguita in anestesia generale e trova indicazione prevalentemente nella broncoscopia pediatrica o nella broncoscopia operativa. Le due metodiche, broncoscopia rigida e flessibile, possono essere eseguite anche in combinata, in alcune situazioni.
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Cosa si intende con “broncoscopia operativa”?
La broncoscopia operativa permette di eseguire biopsie trans bronchiali di linfonodi anche con ausilio ecografico (EBUS TBNA) o di lesioni polmonari (TBLB). In casi selezionati vi è la necessità di utilizzare anche broncoscopi rigidi per manovre operative particolari (ad esempio laserterapia a scopo distruttivo, asportazione di corpi estranei, posizionamento di protesi). Queste procedure vengono eseguite in sala operatoria con il paziente in sedazione o anestesia generale e ricoverato in regime di day surgery.
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Cos’è un broncoscopio?
Il fibrobroncoscopio (o più comunemente broncoscopio) è utilizzato quotidianamente dagli pneumologi ed è uno strumento cavo flessibile in cui nell’estremità rivolta verso l’operatore vi è applicata un’ottica o una telecamera, mentre l’altra estremità viene introdotta attraverso il naso o la bocca e successivamente, valicate le corde vocali consente di osservare la trachea e i bronchi principali e segmentari. Per casi selezionati vi è la possibilità di utilizzare anche broncoscopi rigidi per manovre operative particolari (es. laserterapia) in pazienti sottoposti ad anestesia totale in sala operatoria.
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Broncoscopia: a cosa serve?
Mediante la broncoscopia è possibile riconoscere irregolarità o lesioni della trachea e dei bronchi e se necessario si possono anche eseguire biopsie, cioè prelevare piccole parti di tessuto da sottoporre a esami di laboratorio. Può essere utile inoltre in caso di patologie infiammatorie e/o infettive per eseguire un bronco aspirato da sottoporre a indagini microbiologiche. La broncoscopia ha le finalità principali di:
- Diagnosi eziologica (individuare il germe responsabile) delle infezioni delle basse vie respiratorie (polmoniti, TBC, germi opportunisti, ecc.)
- Diagnosi e stadiazione del tumore del polmone effettuando biopsie all’interno dei bronchi patologici, ma anche attraverso biopsie trans bronchiali;
- Valutazione delle cause di sanguinamento di origine polmonare o bronchiale.
- Studio delle cellule e di molecole provenienti dal “polmone profondo”, tramite lavaggio bronchioloalveolare (BAL).
- Ausilio alla diagnosi di malattie rare quali fibrosi polmonari, vasculiti, sarcoidosi, etc..
- Drenaggio secrezioni bronchiali altrimenti non rimuovibili nelle malattie croniche (BPCO, bronchiettasie, malattie neuromuscolari, ecc.)
- Rimozione di corpi estranei
- Trattamento di tumori del polmone che determinano compressione dei bronchi principali e o tracheale mediante esecuzione di brachiterapia (irradiazioni di raggi ionizzanti atti a diminuire e/o eliminare la massa neoplastica).
La broncoscopia è dolorosa?
La broncoscopia non è, in genere, dolorosa, ma può certamente provocare molta ansia prima dell’esame ed un certo fastidio durante il suo svolgimento. Per rendere l’esame più confortevole in genere viene somministrato al paziente – come accennato all’inizio dell’articolo – un farmaco sedativo e rilassante e praticata un’anestesia locale (con un spray attraverso il naso e la bocca). A seconda della sensibilità delle vie respiratorie, si potrebbe avere uno stimolo alla tosse che può essere ridotto con la deglutizione e con l’instillazione di ulteriori farmaci anestetici ad azione locale. Solo in casi particolari è necessaria un’anestesia profonda generale completa come quella attuata nelle sale operatorie.
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Broncoscopia: come ci si prepara all’esame?
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Broncoscopia: cosa succede durante l’esame?
Prima di cominciare l’esame è necessario togliere eventuali occhiali e apparecchi dentari mobili. Per eseguire l’esame il paziente viene invitato a stare steso o seduto su un lettino per fare l’anestesia locale attraverso il naso e alla bocca con xylocaina (dal sapore amaro) e somministrato ossigeno attraverso delle cannule nasali o maschere facciali. Si procederà dunque, attraverso il naso o la bocca ad introdurre delicatamente il broncoscopio nei bronchi. Nel corso dell’esame il paziente sarà costantemente assistito dal medico e dal personale sanitario e tenuti sotto controllo la pressione arteriosa, il contenuto di ossigeno nel sangue e la frequenza cardiaca/tracciato elettrocardiografico. Il broncoscopio non ostruisce le vie respiratorie e, pertanto, il paziente nel corso dell’esame continua a respirare normalmente. L’esame dura, in genere, 15 minuti.
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Quando posso avere il risultato di una broncoscopia?
Il referto dell’esplorazione broncoscopica è disponibile in tempo reale e consegnato al termine della procedura al paziente, mentre ovviamente – in caso di biopsia o prelievi – bisogna attendere qualche giorno per gli esiti degli esami citoistologici e microbiologici.
Broncoscopia: quali sono gli effetti collaterali, i rischi e le complicanze?
Come tutti gli esami invasivi, la broncoscopia non è purtroppo completamente immune da rischi, a tal proposito leggi anche: Broncoscopia polmonare con biopsia: rischi e complicazioni gravi
Broncoscopia: come devo comportarmi dopo aver fatto l’esame? Cosa può succedere e quando chiamare il medico?
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Il raffreddore ed il mal di gola sono sinonimo di un’infiammazione della mucosa nasale e della gola. Quando siamo di fronte ad un’infiammazione, è necessario adoperarsi per spegnerla. Come fare? Utilizzando queste piante o alimenti che aiutano e favoriscono il ripristino dello stato di salute:
Prima di iniziare la guida vera e propria, soprattutto se è la primissima volta che esegui una iniezione, ti consiglio di imparare a conoscere due nozioni fondamentali: come è fatta una siringa e dove eseguire l’iniezione. A tale proposito ti consiglio di leggere prima:
Il dolore, pur essendo uno dei sintomi più temuti dall’essere umano (e da tutti gli esseri viventi!) è uno dei più importanti strumenti di comunicazione del corpo. Si pensi, per esempio, alle conseguenze derivanti dalla mancata percezione del dolore appoggiando una mano su una superficie molto calda. Il dolore rappresenta un modo con cui il corpo ci avverte della presenza di un pericolo esterno che ci sta procurando un danno o di problema relativo alla nostra salute a cui è necessario prestare attenzione.
La deglutizione è un atto apparentemente semplice ma che in realtà coinvolge in modo complesso diversi organi dell’apparato digerente, tra cui bocca, gola, faringe ed esofago. La deglutizione ha inizio durante la masticazione, che è parte della digestione meccanica. La saliva contiene enzimi che degradano o emulsionano il cibo in una massa morbida che transita verso il basso nell’esofago, il tratto del tubo digerente che collega la bocca allo stomaco. La deglutizione è parzialmente volontaria (controllata dalla volontà) e in parte involontaria (controllata da muscoli e nervi). L’insorgere di problemi durante una qualsiasi delle fasi di questo processo può causare dolore o difficoltà di deglutizione. Il dolore può interessare gola, torace o collo. Il soggetto può percepire un senso di oppressione, pesantezza o una senso di soffocamento oppure può avere rigurgiti o vomito. La deglutizione dolorosa, che in medicina viene chiamata “odinofagia” (mentre il termine “disfagia” indica al contrario difficoltà a deglutire), può indicare la presenza di un problema grave. Si consiglia di ricercare cure mediche immediate in caso di deglutizione dolorosa accompagnata da difficoltà di respirazione, senso di soffocamento, vomito con emissione di sangue o feci sanguinolente, nere o catramose.
Non tutti i rapporti sono “rose e fiori”: alcuni ci regalano più sofferenza che gioia, eppure rimaniamo dentro la storia, senza voler davvero uscirne. Chi vive una relazione dolorosa rinuncia alla sua vita centimetro dopo centimetro man mano che si lascia imprigionare dalla relazione. Inizialmente chi arreca sofferenza desiste dal mostrare il proprio lato insano ed oppressivo al fine di guadagnare la fiducia e l’amore del partner: tutto sembra andar bene, finché le carte si scoprono ed il partner si rivela per quello che è, ma ormai è troppo tardi per uscire facilmente dal rapporto. Spesso le relazioni che fanno star male sono storie d’amore molte intense e passionali. I partner “carnefici”, uomo o donna che siano, sono carismatici, attenti, devoti. Nel momento in cui l’oppressore mette alla prova limiti e confini del partner, è molto facile che quest’ultimo si senta insicuro e alla ricerca di scuse e giustificazioni.
La lombalgia, cioè il mal di schiena in zona lombare, è una sindrome dolorosa localizzata a livello del rachide lombare, nella parte bassa della schiena. Per leggere cause, esercizi e consigli per diminuire il dolore senza farmaci, vi consiglio di leggere questo mio articolo:
Il mal di schiena in zona lombare, anche chiamato lombalgia, è una sindrome dolorosa localizzata a livello del rachide lombare, nella parte bassa della schiena.