Perché la pelle del pene è più scura rispetto al resto del corpo?

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE PENIS VARICOCELE HYDROCELE IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVUn nostro lettore ci chiede: “La mia pelle è chiara ma alcune parti del mio corpo, in particolare il pene e lo scroto, hanno la pelle più scura rispetto al resto. E’ Normale? Per quale motivo ciò avviene? Grazie per la risposta”

Ha perfettamente ragione: i genitali maschili negli individui caucasici hanno generalmente una pelle di colore più scuro rispetto alle altre zone del corpo. Salvo rari casi relativi ad alcune malattie, ciò è perfettamente normale. Le cause sono diverse: vediamole insieme.

Ormoni

La prima cosa da dire è che i genitali, come anche le areole, si scuriscono naturalmente durante la pubertà, grazie all’effetto degli ormoni. Quando i maschi passano attraverso la pubertà, il corpo produce più androgeni, ormoni sessuali maschili prodotti dalle ghiandole surrenali e dai testicoli. L’azione degli androgeni è responsabile dei caratteri sessuali secondari, come i peli del viso e quelli sul corpo; ma riguarda anche la pigmentazione della pelle. Ciò accade quando gli androgeni esplicano la loro funzione sui melanociti, le cellule che producono la melanina della pelle, con una conseguente pigmentazione più scura all’inguine, sul pene e nella zona dello scroto.

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Uomo preistorico

La colorazione più scura dei genitali dipende da una grande concentrazione di melanina, che è il pigmento responsabile dell’imbrunimento della pelle. Più è alta la concentrazione di melanina nella pelle, più questa sarà scura. La quantità di melanina più elevata a livello di pene e scroto, è spiegata anche prendendo in considerazione l’uomo preistorico da cui discendiamo: esso era ricoperto interamente di peli tranne in alcune zone come ad esempio l’asta peniena. Per tale motivo la pelle del pene, per proteggersi dall’azione nociva della radiazione solare, avrebbe una quantità di melanina più elevata.

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Elasticità

La melanina renderebbe la pelle più elastica e nel pene sarebbe presente in maggiore quantità in quanto esso viene sottoposto a continue variazioni di dimensioni a causa del passaggio dello stato flaccido a quello eretto.

Attrito

Un altro fattore che può influenzare la pigmentazione scura, soprattutto all’inguine e allo scroto, è l’attrito procurato da varie cause, tra cui indumenti, rapporti sessuali e masturbazione. La pelle fisiologicamente tende a diventare più spessa , dura e resistente in seguito ad un attrito cronico, quindi se ci sono sfregamenti in una zona, nel corso del tempo una persona può notare che la pelle ha una maggiore durezza, con un lieve scurimento della zona ispessita.

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Malattie

Oltre alle cause prima citate, esistono anche diverse condizioni mediche che possono contribuire a un adombramento dei genitali maschili. Uno squilibrio ormonale o degli zuccheri – come quello che avviene nelle persone con diabete – possono portare alla produzione di più pigmento. L’obesità può anche provocare una pelle scura in diversi settori, come le cosce e i genitali, a causa del progressivo sfregamento della pelle. Altre condizioni meno note, come l’Acanthosis Nigricans, possono portare all’oscuramento della pelle sulla parte posteriore del collo, dell’inguine e delle ascelle. Un insolito e improvviso oscuramento nerastro potrebbe essere un’indicazione precoce di cancrena (gangrena di Fournier), o di un qualsiasi trombo che ostruisce le arterie terminali nella zona.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Vie di somministrazione di un farmaco: tipi, differenze, vantaggi e svantaggi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma VIE DI SOMMINISTRAZIONE FARMACO TIPI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa somministrazione di un farmaco (in inglese “route of administration”) è quel processo che porta uno xenobiotico, cioè una sostanza estranea all’organismo, a raggiungere il suo bersaglio all’interno dell’organismo, cioè il sito d’azione a cui esso è destinato.
Per raggiungere il suo sito bersaglio, partendo dall’esterno, il farmaco può seguire varie vie. Lo stesso farmaco può avere effetti molto diversi a seconda se viene assunto tramite una data via di somministrazione piuttosto che da un’altra. In base ad essa il farmaco può avere un effetto topico (o locale) oppure un effetto sistemico.

Somministrazione con effetto topico e sistemico

  • La somministrazione con effetto topico consiste nell’applicazione del farmaco sulla parte interessata o comunque in prossimità dell’obiettivo della terapia. La molecola non entra nel sistema circolatorio, ma esplica la sua azione solo a livello locale.
  • La somministrazione con effetto sistemico prevede invece che lo xenobiotico entri nel torrente circolatorio e sia poi distribuito nel sito d’azione che può essere anche molto distante dal sito di applicazione. Le principali vie con effetto sistemico sono le vie enterali e le vie parenterali.

Vie enterali
Le vie enterali comprendono la via orale (o gastroenterica), la via rettale e la via sublinguale (o buccale).

  • La via orale (o gastroenterica) viene comunemente chiamata “PER OS“, dal latino per, che significa attraverso, e dal latino òs òris, che significa bocca (OS è anche acronimo di Oral Somministration, che significa appunto Somministrazione Orale).
    La via di somministrazione per bocca è certamente la meno invasiva e la più pratica per la maggior parte dei pazienti ed è la principale via di assunzione della maggior parte dei farmaci esistenti. Purtroppo l’assorbimento per questa via è difficoltoso e soggetto a molte variabili; ad esempio a livello dello stomaco l’assorbimento è scarso (anche se vi è comunque l’assorbimento di alcune molecole come l’etanolo), mentre a livello intestinale è maggiore. Il farmaco inoltre, prima di raggiungere la circolazione sanguigna, può subire varie reazioni chimiche all’interno del lume gastro-intestinale, e/o subire l’effetto di primo passaggio a causa della circolazione enteroepatica enzimi. La via sublinguale e la via rettale, invece, non sono soggette all’effetto di primo passaggio ma presentano altre problematiche. A tale proposito ti consiglio di leggere:

  • La via sublinguale sfrutta l’elevata vascolarizzazione della cavità orale e permette una rapida diffusione del farmaco ma le molecole in questione devono essere sufficientemente lipofile e di basso peso molecolare per superare l’epitelio orale.
  • La via rettale, anche se permette di evitare gli enzimi gastrici, presenta un assorbimento irregolare ed è principalmente utilizzata in ambito pediatrico.

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Vie parenterali
Per via parenterale si intende tutte le vie di somministrazione dei farmaci diverse da quella gastro-intestinale. Pertanto comprende sia la somministrazione attraverso mucose o epiteli accessibili (vie percutanee, via inalatoria, via oculare ecc.), sia iniettando il farmaco direttamente nella circolazione sanguigna. Il principale vantaggio della somministrazione tramite le vie endovasali è l’evitare la fase di assorbimento, pertanto la biodisponibilità del farmaco è pari praticamente alla dose.

  • L’iniezione endovenosa può essere effettuata invece tramite un unico bolo o per infusione continua (cioè tramite flebo). Tramite un unico bolo si determina però una concentrazione massima plasmatica immediata che può determinare problemi di tossicità al cuore e al cervello. L’iniezione deve essere effettuata da una persona con una certa perizia, pena il rischio di formare un embolo. Inoltre, tramite le vie endovasali, lo xenobiotico non è più recuperabile. Le altre vie di iniezione sono invece più rare.
  • L’iniezione endoarteriosa (o intra-arteriosa) è molto rara, ha un uso locale ed è praticata principalmente per i chemioterapici, ma anche per interventi chirurgici e per uso diagnostico (angiografia).
  • L’iniezione intramuscolare prevede l’iniezione di un farmaco direttamente nel tessuto muscolare.
  • L’iniezione intradermica viene utilizzata soprattutto a scopo diagnostico (prove allergologiche), iniettando allergeni nel derma sottostante l’epidermide. Il volume massimo iniettabile è di 0,1 – 0,2 ml.
    Tramite iniezioni sottocutanee, invece, il farmaco viene iniettato nel connettivo al di sotto della cute.

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In alcuni casi un’endovenosa eseguita senza perizia si trasforma in iniezione intradermica non voluta, disperdendo la soluzione iniettata in tutto o in parte nei tessuti circondanti la vena; è il cosiddetto “fuori vena”.

Vie topiche
Le vie topiche prevedono il contatto diretto del farmaco con il sito di azione, frequentemente la cute o le mucose, con minimo assorbimento da parte dell’organismo.

Via intratecale
La via di somministrazione intratecale prevede l’iniezione del principio attivo direttamente nel liquor che scorre nei ventricoli cerebrali e circonda il midollo spinale. Il farmaco somministrato supera facilmente la BEE (Barriera Emato-Encefalica). Questa via è molto utilizzata negli interventi chirurgici che richiedono una anestesia locale (anestesia spinale o epidurale).

Via inalatoria
La via inalatoria prevede che il principio attivo passi attraverso le vie respiratorie superiori, fino ad arrivare a livello alveolare (punto più profondo dell’apparato respiratorio). Gli alveoli sono a stretto contatto con l’endotelio dei capillari sanguigni, consentendo lo scambio gassoso e l’assorbimento del principio attivo. La superficie assorbente negli alveoli è pari a circa 90 m2. La via inalatoria è molto utile perché si può ottenere un’azione locale o un effetto sistemico. Nel primo caso il principio attivo si va a depositare sulla mucosa della trachea o dei bronchi, andando quindi ad espletare l’effetto anti-infiammatorio (es. infiammazione della trachea o dei bronchi). Nel caso di un effetto sistemico il principio attivo viene invece assorbito e immesso nel torrente sanguigno. Il farmaco si può trovare già allo stato gassoso (come accade con gli anestetici), vaporizzato attraverso l’ausilio di appositi nebulizzatori, oppure ridotto in minutissime particelle attraverso l’aerosol. La grandezza delle particelle che otteniamo con un aerosol o con una nebulizzazione è molto importante, perché in base alla grandezza di queste particelle si possono raggiungere diverse zone dell’apparato respiratorio. Più grandi sono le particelle ed inferiore è la profonfità raggiunta, e viceversa. In particolare, particelle con una dimensione superiore ai 5 μm si andranno a fermare a livello delle vie respiratorie superiori, mentre particelle con dimensione inferiore a 1-2 μm, una volta assunte per via inalatoria, possono arrivare fino a livello alveolare dove saranno assorbite. Nel caso degli aerosol e delle polveri, il destino delle particelle dipende quindi dal loro diametro:

  • > 5 μm:depositate nelle vie aeree superiori;
  • 1-5 μm: depositate nell’albero tracheo-bronchiale. Quelle solubili possono essere assorbite dalle cellule dell’apparato respiratorio e producono azione locale, quelle insolubili sono rimosse dal movimento delle ciglia (clearance mucociliare), portate in faringe ed ingerite;
  • < 1 μm:raggiungono gli alveoli dove sono assorbite, determinando azione sistemica.

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Come scegliere la via migliore di somministrazione?
La scelta su come somministrare un farmaco dipende principalmente dal bersaglio che si deve andare a colpire con quel determinato principio attivo; ad esempio, in presenza di una micosi cutanea o di una forma allergica della cute si andrà a scegliere la via di somministrazione transcutanea. Inoltre si deve tener conto:

  • della forma farmaceutica;
  • della rapidità nel raggiungere un certo effetto (ad esempio durante un trattamento d’urgenza, come lo shock anafilattico, si utilizza una via di somministrazione che consente un raggiungimento immediato di un certo effetto);
  • della durata dell’effetto;
  • dell’età del paziente (è un paziente pediatrico, un adulto o un anziano?)
  • delle condizioni di salute del paziente (può deglutire, ha vomito, diarrea, emorroidi…).

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Prurito alla testa (cuoio capelluto): cause e quando diventa pericoloso

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PRURITO TESTA CUOI CAPELLUTO  CAUSE RIMEDI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgTutti noi, durante la giornata, ci grattiamo il cuoio capelluto ed i capelli varie volte, senza neanche rendercene conto. Ciò non deve destare preoccupazioni, tuttavia bisogna tener presente che a volte, un prurito cronico al cuoio capelluto, può indicare una reazione infiammatoria della cute sottostante i capelli. Il prurito al cuoio capelluto è un problema molto diffuso, che può essere o non essere associato ad una eruzione cutanea visibile o ad una lacerazione della cute. La gravità, la frequenza e la durata di questa condizione dipendono dalla causa sottostante. Alcune cause di prurito al cuoio capelluto, come la forfora (dermatite seborroica), possono essere relativamente lievi. Tuttavia, il prurito al cuoio capelluto può essere dovuto anche a condizioni più gravi, come infezioni, infiammazioni, infestazione da parassiti, disturbi autoimmuni e allergie.
Il prurito al cuoio capelluto può manifestarsi singolarmente o in concomitanza con altri sintomi, come una eruzione cutanea o la formazione di protuberanze visibili su cuoio capelluto e nuca. Inoltre, grattare in modo eccessivo la parte pruriginosa può favorire l’ingresso di batteri o funghi negli strati del cuoio capelluto, comportando l’insorgenza di infezioni secondarie. E’ importante riferire al medico tutti i sintomi sperimentati, affinché possa diagnosticare la causa della condizione. Il prurito al cuoio capelluto può essere causato da una grave condizione sottostante che richiede un trattamento medico, come lupus o ipotiroidismo. Qualora il prurito sperimentato dovesse essere persistente, è essenziale consultare immediatamente il medico.

Modalità di insorgenza

In alcuni casi, questa tipologia di prurito può iniziare all’improvviso e scomparire spontaneamente in breve tempo o a seguito di un trattamento minimale, come nel caso di una lieve reazione allergica o sensibilità ad un nuovo prodotto per capelli. Il prurito al cuoio capelluto può anche insorgere nel corso di un lasso di tempo relativamente lungo, come in caso di psoriasi del cuoio capelluto.

Altri sintomi spesso associati al prurito alla testa

Il prurito al cuoio capelluto può manifestarsi accompagnato da altri sintomi, che variano a seconda della condizione, del disturbo o della malattia sottostanti. I sintomi possono interessare la cute, il cuoio capelluto e, in alcuni casi, altri sistemi del corpo. Per esempio, è possibile sperimentare dolore articolare se il prurito al cuoio capelluto è causato da artrite psoriasica, un disturbo infiammatorio cronico.

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Il prurito può insorgere in concomitanza con altri sintomi correlati a cute e cuoio capelluto, tra cui:

  • formazione di pustole
  • bruciore
  • pelle screpolata su cuoio capelluto o altre regioni cutanee
  • diradamento e caduta dei capelli
  • gomiti e ginocchia pruriginosi
  • dolore
  • comparsa di un’eruzione cutanea o di segni sulla pelle
  • arrossamento, irritazione o infiammazione
  • desquamazione, sfaldamento o screpolatura della cute
  • scolorimento della cute
  • piaghe o lesioni da grattamento
  • piccoli punti bianchi alla base dei capelli (uova di pidocchi, lendini) o piccoli parassiti che si spostano nei capelli, nelle sopracciglia o nelle ciglia (pidocchi)

Il prurito può manifestarsi accompagnato da sintomi correlati a sistemi del corpo diversi dalla cute e dal cuoio capelluto, tra cui:

  • pelle fredda e scarsa tolleranza al freddo
  • appetito ridotto
  • depressione
  • stanchezza
  • sintomi simil-influenzali (stanchezza, febbre, mal di gola, cefalea, tosse e dolori)
  • dolore e rigidità articolare
  • scarsa concentrazione e problemi di memoria
  • problemi a carico delle unghie, come ingiallimento o vaiolatura o unghie fragili
  • occhi rossi, pruriginosi e lacrimazione oculare
  • starnuti e naso gocciolante
  • stress e ansia
  • perdita o aumento di peso inspiegabili

Cause

La causa più comune di prurito al cuoio capelluto è la forfora, o dermatite seborroica, che si ritiene sia causata da una combinazione di pelle grassa e crescita eccessiva di lieviti. I fattori ambientali e lo stile di vita (come prodotti per i capelli, acne, stress e obesità) sembrano incrementare il rischio di sviluppare dermatite seborroica.
Molti altri disturbi e condizioni possono causare l’insorgenza di prurito al cuoio capelluto, tra cui disturbi autoimmuni e infiammatori, infezioni, allergie e pidocchi. La psoriasi è un disturbo infiammatorio cronico causato da un problema a carico del sistema immunitario, tuttavia la causa esatta non è nota. Batteri e lieviti possono infettare la cute e i follicoli piliferi presenti sul cuoio capelluto, causando l’insorgenza di un intenso ciclo prurito-grattamento.
I pidocchi sono piccoli insetti che si nutrono di sangue e depongono le loro uova sul cuoio capelluto. I pidocchi non comportano gravi problemi medici, sebbene siano estremamente contagiosi e causa di forte prurito, che può causare lacerazioni cutanee e l’insorgenza di possibili infezioni batteriche secondarie. Il prurito al cuoio capelluto può anche essere provocato da una allergia o sensibilità ai prodotti per capelli, come tinture e altre sostanze chimiche.

Il prurito può essere causato da una varietà di disturbi e infezioni della cute, tra cui:

  • acne cheloidea nucale (tipologia specifica di follicolite che interessa principalmente i maschi di origine africana)
  • dermatite allergica da contatto o dermatite da contatto irritante (per esempio una dermatite dovuta ad una tintura per capelli)
  • forfora o crosta lattea (dermatite seborroica)
  • eczema (dermatite atopica)
  • follicolite (infezione di un follicolo pilifero)
  • infezione fungina (tinea capitis, tigna) o infezione batterica a carico del cuoio capelluto
  • pidocchi
  • ipotiroidismo
  • lupus
  • psoriasi
  • stress e ansia
  • scottatura solare

Potenziali complicazioni e pericolosità legate al prurito

In alcuni casi, il prurito al cuoio capelluto può comportare l’insorgenza di complicazioni, specie in caso di intenso grattamento, che può causare la lacerazione della cute del cuoio capelluto. Grattare la parte pruriginosa può favorire l’ingresso di batteri o funghi negli strati della cute del cuoio capelluto provocando l’insorgenza di infezioni. Le potenziali complicazioni includono:

  • cellulite (infezione della cute e dei tessuti circostanti causata da una crescente infezione batterica o fungina)
  • caduta e/o diradamento/assottigliamento dei capelli o aree prive di capelli
  • formazione di lesioni e piaghe che possono determinare infezioni

E’ possibile l’insorgenza di complicazioni correlate alle cause sottostanti del prurito. Per ridurre il rischio di complicazioni, è di fondamentale importanza attenersi al piano di cura formulato dal medico.

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Lavaggio dei capelli

Cura dei capelli

Asciugatura ed acconciatura dei capelli

Tintura dei capelli, ciglia, sopracciglia

Eliminazione dei pidocchi

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Pelle arrossata ed irritata a causa del sudore: come curare l’irritazione cutanea?

MEDICINA ONLINE PELLE ARROSSATA IRRITATA CAUSA SUDORE RIMEDI CURE CURARE IRRITAZIONE CUTANEA CUTE BRUCIORE FASTIDIO DANNO FARMACI.jpgLa nostra pelle è davvero straordinaria: è una linea di difesa contro le aggressioni esterne, ha importantissime funzioni relative alla sensibilità, regola la temperatura dell’organismo, ha capacità di assorbire varie sostanze… Addirittura la pelle viene definita “il terzo rene del corpo” in riferimento alla sua capacità di eliminare le tossine e le sostanze di rifiuto prodotte dal metabolismo. A volte però la pelle in risposta a uno stimolo nocivo può irritarsi, specialmente durante i mesi più caldi quando il sudore è abbondante. L’irritazione cutanea da sudore si manifesta soprattutto in primavera/estate e colpisce petto, incavo del braccio, incavo del ginocchio e ascelle.

Se l’irritazione interessa in particolare il seno e la piega sottomammaria, leggi questo articolo: Rossore ed irritazione della pelle sotto e tra il seno: cause e rimedi

Quali sono i sintomi di irritazione cutanea da sudore?
L’irritazione da sudore è causata principalmente dal sudore stesso e dall’atto del grattarsi ripetutamente, e porta principalmente a uno o più dei seguenti sintomi:

  • Arrossamento: è il sintomo più comune di irritazione cutanea ed è causato dalla dilatazione dei vasi sanguigni della pelle, che quindi risulterà arrossata, in seguito ad un fenomeno infiammatorio locale.
  • Bruciore: il bruciore è un sintomo di irritazione della pelle frequentemente associato all’arrossamento cutaneo. Può capitare però che vi sia bruciore della pelle al tatto senza arrossamento nei casi di ipersensibilità. La causa del bruciore è da ricondursi alla stimolazione delle terminazioni nervose della cute; per approfondire: Bruciore della pelle al tatto con e senza arrossamento: cause e cure
  • Macchie, bolle e vescicole: sono delle eruzioni cutanee che possono essere del tipo eritematoso (macchie non sporgenti) o ponfo eritematoso (formazione di bolle o vescicole). Sono spesso correlate a infezioni virali o ad allergie e portano prurito. Caratteristiche sono le macchioline presenti sulla pelle dei bambini in corso di malattia esantematica. Per approfondire leggi: Differenza tra macula, papula, pustola, vescicola, bolla, flittene e pomfo
  • Secchezza: è causata da un’eccessiva disidratazione dell’epidermide e spesso si associa a desquamazione.
  • Gonfiore: viene chiamato anche angioedema e non ha una causa ben definita. Si può associare a prurito.
  • Dolore: una irritazione intensa della pelle può determinare addirittura dolore acuto.

Cosa fare per prevenire e per curare l’irritazione cutanea da sudore?

  1. usa abiti comodi, non stretti, e in materiali naturali, senza poliestere: scegliete cotone 100. Cambia spesso gli abiti;
  2. usa l’amido di riso: per rinfrescarvi e lavarvi, usate acqua in cui avrete sciolto dell’amido di riso, che lenisce il rossore cutaneo e rende morbida la pelle;
  3. lavati accuratamente con acqua fresca mattino e sera, utilizzando prodotti neutri che non contengano alcool, agenti chimici derivati dal petrolio, profumazioni eccessive;
  4. usa dei fazzoletti di cotone 100% per separare la cute dagli abiti più stretti: per esempio sotto la pancia, o sotto il seno, o sotto la chiusura del reggiseno;
  5. nelle ore più calde della giornata, previeni gli arrossamenti con una crema solare: cercane una che blocchi i raggi UVA e UVB, a tal proposito forse può interessarti: Posso usare la crema solare rimasta dall’estate scorsa?
  6. lavati solo con saponi non profumati e organici. Evita i saponi profumati e colorati che possono provocare secchezza e irritazione. Invece, scegli saponi di buona qualità composti da karitè e burro di cacao;
  7. se l’irritazione si verifica nelle zone inguinali, preferite boxer o culotte ai classici slip;
  8. idrata la pelle con olio di mandorla ed i capelli con olio di ricino, a tal proposito leggi: Olio di mandorla per prevenire le smagliature, rigenerare i capelli, combattere rughe e cellulite: i dieci usi che ancora non conosci
  9. evita il borotalco e tutte le sostanze a base di talco liquido o oli vari, che ostruiscono i pori della pelle inibendo una corretta sudorazione;
  10. evita il contatto con le sostanze chimiche. Se la pelle già irritata dal sudore viene esposta ad agenti chimici quali candeggina, tinture per capelli e altri solventi, l’irritazione cutanea può subire peggioramenti;
  11. bevi molta acqua minerale a temperatura ambiente (almeno un litro e mezzo al giorno e mai troppo fredda!). Puoi reintegrare i sali minerali persi – e rendere più gustosa la tua acqua – aggiungendo alla vostra bottiglia delle fettine di limone o degli insaporitori d’acqua. Per approfondire: Incinta, sportivi, ipertesi, anemici, stitici… Scopri quale acqua fa per te!
  12. bevi anche tisane lenitive, a base di salvia o camomilla, che aiutano anche dall’interno a combattere l’irritazione;
  13. non lesionare eventuali bolle o bollicine che dovessero formarsi, ma lascia che si riassorbano naturalmente. Evita il più possibile di grattarti: se il prurito è intenso lavati la zona interessata con semplice acqua;
  14. stai al fresco: preferite ambienti ben areati ed – ovviamente – l’ombra, a tal proposito leggi anche: Dormire col climatizzatore o il ventilatore fa male? Gli errori da non commettere

Bagno o doccia?
In caso di pelle irritata a causa del sudore, cosa preferire: un bagno o una doccia? E quali gel e creme idratanti scegliere? Leggi questo articolo: Pelle irritata dal sudore: bagno, doccia, gel o crema idratante?

Prodotti per la cura della pelle irritata
Ecco una lista di prodotti, selezionati e testati dal nostro Staff di esperti, per detergere, idratare e calmare la pelle irritata:

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Cos’è la radiazione solare? Cosa sono i raggi ultravioletti? Che danni possono provocare alla nostra pelle?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DERMATOLOGIA RAGGI ULTRAVIOLETTI PELLE EPIDERMIDE ATMOSFERA SOLE ABBRONZATURA UVA UVB UVC DERMA MELANOCITA CHERATINOCITA FIBROBLASTO

Diversi tipi di raggi ultravioletti: la profondità di penetrazione dipende dalla loro lunghezza d’onda

Quale miglior occasione di prendere un po’ di abbronzatura, se non in questi bei giorni di sole? Eppure tutti noi sappiamo che prendere il sole nasconde anche dei pericoli per la nostra pelle, ma davvero conosciamo tutta la verità sulla radiazione solare e sui danni che possono provocare i raggi ultravioletti sul nostro organismo? Scopriamo oggi insieme tutti i segreti della luce solare e gli effetti che provoca nel nostro corpo! Cominciamo come al solito dal principio, facendoci una domanda apparentemente banale:

Che cos’è la luce del sole?

La vita sulla terra viene sostenuta da essa, è la luce solare, generata a partire dalle reazioni termonucleari che avvengono appunto nel sole. La radiazione solare è energia che, a partire dal sole, giunge sulla terra, sotto forma di radiazioni elettromagnetiche a vare frequenze o lunghezze d’onda. Nell’avvicinarsi a noi, la radiazione solare viene in gran parte assorbita dall’atmosfera terrestre che agisce da vero e proprio filtro. Le radiazioni che riescono a oltrepassare questa barriera protettiva naturale sono composte da tre diversi tipi di luce:

  1. luce visibile ad occhio nudo;
  2. luce infrarossa, invisibile e responsabile del senso di calore;
  3. luce ultravioletta, che con le sue diverse lunghezze d’onda è causa della tanto ambita abbronzatura.

Gli effetti di questi tipi di luce sull’organismo sono variabili, così come diversa è la modalità di assorbimento.

Luce visibile (circa 38% della luce solare totale): non è pericolosa per la salute e non aggredisce la cute ma può talvolta provocare fastidiosi bagliori agli occhi. La luce è molto importante per la regolazione di alcune attività corporee come il ciclo sonno veglia e l’andamento circadiano degli ormoni. E’ inoltre in grado di stimolare la produzione di serotonina, un importante neurotrasmettitore, responsabile, tra l’altro, del senso di euforia.

I raggi infrarossi (60%): per gli effetti termici che determinano, vengono riprodotti artificialmente e usati a scopo terapeutico. La loro caratteristica più importante è la trasmissione di calore allo strato superficiale della pelle (strato corneo). Pertanto un eccessivo assorbimento può danneggiare la pelle per ipertermia e provocare sintomi che vanno dalla vasodilatazione alla disidratazione cutanea.

I raggi ultravioletti (circa 2%): gran parte dei raggi U.V vengono riflessi dallo strato corneo superficiale e solo una piccola quota arriva negli strati più profondi dell’epidermide. A seconda della lunghezza d’onda, si suddividono in Uv-A, Uv-B e Uv-C. La loro caratteristica più importante è la lunghezza d’onda che ne determina la profondità di penetrazione cutanea.

Leggi anche: Prendere il sole ed abbronzarsi fa bene o fa male alla pelle ed alla salute?

Come sono classificati i raggi ultravioletti?

I raggi UV sono distinti in :

  • UVA (98%) : lunghezza d’onda: 320 – 400 nm. Gli U.V-A, hanno effetti ottimi sull’abbronzatura (anche se inferiori agli U.V-B) e moderati sul danneggiamento cutaneo. Vista la loro elevata lunghezza d’onda sono tuttavia in grado di penetrare in profondità nel derma distruggendo capillari, collagene ed elastina, provocando eritemi e danneggiando la pelle.
  • UVB (2%): lunghezza d’onda: 280 – 320 nm. I raggi U.V-B, hanno una capacità di penetrazione inferiore e non riescono a superare le strutture più superficiali della pelle. Gli effetti deleteri sono comunque importanti poiché i raggi U.V-B sono in grado di alterare il materiale genetico contenuto nel DNA aumentando il rischio di comparsa di tumori cutanei. La radiazione UV-B è molto più efficace della radiazione UV-A nel provocare l’eritema.
  • UVC: lunghezza d’onda: 100 – 280 nm. I raggi UV-C sono particolarmente dannosi per la salute ma vengono trattenuti dalla fascia di ozono e per questo non hanno effetti particolari sulla pelle. Il rischio di esposizione a questi raggi aumenta in alta quota.

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Quali sono gli effetti dei raggi ultravioletti sul nostro corpo?

I raggi ultravioletti hanno vari effetti sul nostro organismo, tra questi i più importanti sono quattro:

  • favoriscono la pigmentazione della cute stimolando la produzione di melanina;
  • favoriscono il trofismo e l’accrescimento osseo stimolando la sintesi della vitamina D;
  • svolgono un’azione disinfettante a livello della cute, favoriscono la circolazione e stimolano di conseguenza l’attività dei globuli bianchi;
  • accelerano la proliferazione pilifera.

Radiazioni ultraviolette, pelle, melanina, abbronzatura

Le radiazioni ultraviolette aumentano il numero di melanociti attivi (i melanociti sono cellule molto presenti nell’epidermide – quasi duemila per mm2 – che contengono melanina, un pigmento nero/bruno), stimolando la neomelanogenesi, cioè la produzione di melanina, ). Questa sostanza (presente anche nei  capelli e in alcune parti dell’occhio) è responsabile dell’abbronzatura a breve e a lungo termine. La melanina ci garantisce un colorito più scuro e protegge la nostra pelle dagli effetti negativi delle radiazioni solari agendo come un vero e proprio filtro: essa ostacola la penetrazione dei raggi ultravioletti negli strati più profondi della cute. I raggi ultravioletti (in particolar modo i raggi U-V-B) determinano inoltre un ispessimento della nostra cute: un maggiore spessore cutaneo impedisce infatti ai raggi ultravioletti di penetrare in profondità e danneggiare le cellule.

Quali danni determina la sovraesposizione al sole?

Il nostro corpo, insomma, si difende bene dall’assalto dei raggi solari (fotodanneggiamento), tuttavia ci sono situazioni in cui perfino questi meccanismi di difesa sono costretti a capitolare, ed è allora che si possono verificare danni al nostro organismo.

1) Eritema

L’eritema è un arrossamento cutaneo, responsabile di sintomi come calore e bolle. A seconda della gravità del danno inflitto al DNA, la cellula può anche andare incontro a morte prematura. Ecco perché l’ustione grave è particolarmente dolorosa e si accompagna quasi sempre a vesciche e a vistose spellature (esfoliazione cutanea) . La scottatura si attenua e regredisce gradualmente nel giro di pochi giorni. L’entità dell’eritema, che a sua volta dipende dal fototipo e dalla dose di raggi U-V assorbiti, è proporzionale al tempo di guarigione.

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2) Discromie

La mancanza di un’adeguata protezione cutanea durante l’esposizione solare può causare la comparsa di spiacevoli inestetismi come le discromie o macchie cutanee. Sebbene in molti casi il sole non è il diretto responsabile, può diventarlo in particolari circostanze. E’ il caso, per esempio, delle lentigo senili, che compaiono solitamente in tarda età adulta a causa di prolungate esposizioni ai raggi ultravioletti solari o artificiali (lampade abbronzanti).

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3) Tumori benigni e maligni della pelle

Anche la cute può essere colpita da tumori; è il caso, per esempio del carcinoma squamoso e del cancro melanomabasocellulare, (spesso definiti “tumori cutanei non melanoma” ) non mortali in quanto non creano metastasi. Anche nei e verruche sono esempi di tumori cutanei, benigni e non mortali. Il melanoma maligno della pelle, pur essendo meno frequente dei precedenti, può essere letale. Un’esposizione prolungata al sole, specie per i soggetti maggiormente fotosensibili aumenta il rischio di sviluppare questo tipo di patologia. In particolare è bene valutare anche il tempo di esposizione totale durante il corso dell’anno e della vita (specie durante l’infanzia) poiché, come abbiamo detto, il rischio di cancro alla pelle aumenta con l’aumentare del tempo e dell’intensità di esposizione. A prova di ciò c’è il fatto che i tumori della pelle si sviluppano soprattutto a livello delle parti del corpo più esposte al sole come viso, orecchie, collo, braccia, spalle e dorso.

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4) Rughe

Un’abbronzatura eccessiva causa la rottura del collagene e delle altre strutture cellulari cutanee con conseguente cedimento strutturale e comparsa di rughe più o meno accentuate. Secchezza e ruvidezza, disidratazione, riduzione dell’elasticità e della sensibilità cutanea sono altre conseguenze di un invecchiamento precoce del derma che deve pertanto essere adeguatamente protetto durante l’esposizione solare.

5) Effetti sugli occhi

Forse l’effetto meno noto, ma ugualmente nocivo. Le radiazioni ultraviolette possono causare importanti danni alla cornea, alla retina e al cristallino con sintomi quali dolore corneale, fotosensibilizzazione, lacrimazione e spasmo delle palpebre. L’uso di occhiali protettivi non deve quindi diventare un semplice optional: occhiali a lenti scure devono essere sempre presenti in caso di esposizione prolungata, specie nelle ore più calde del giorno. Anche una montatura avvolgente è importante per impedire alle radiazioni di raggiungere i nostri occhi. Le lenti colorate sfumate o chiare, in molti casi non sono in grado di proteggere sufficientemente l’occhio. Per tutelare il consumatore, i produttori di occhiali da sole sono obbligati a riportare sui loro prodotti il potere filtrante che può andare da 0 (protezione quasi nulla) a 4 (protezione massima, utile in condizioni estreme, come in alta quota). E’ bene infine ricordare che la semplice chiusura delle palpebre non è da sola in grado di proteggere l’occhio dagli effetti dannosi della luce solare.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Cos’è la pelle, quanto è spessa ed a cosa serve?

MEDICINA ONLINE PELLE SKIN MOSAIC MOSAICO IMMAGINI CUTE MELANOMA PELO GHIANDOLA SEBACEA SEBO ACNE PRURITO RADICE CAPELLO COSMETICA CREMA FOTOTIPO PROTEZIONE SUDORE SALIVA EPIDERMIDE DERMQuando chiedo ai miei pazienti quale sia, secondo loro, l’organo più esteso e più pesante (in una parola: più grande) del corpo umano, la risposta è di solito il fegato, oppure i polmoni, altri dicono il cervello, oppure l’intestino. Tutte risposte sbagliate. L’organo più grande del nostro corpo in assoluto è un insospettabile: la pelle! Ma perché, la pelle è un organo? Scopriamolo oggi insieme!

Cos’è la pelle?

La pelle, o cute, è un tessuto continuo che rappresenta lo strato più esterno dell’apparato tegumentario appena sopra il tessuto sottocutaneo o ipoderma, una regione di connettivo fibrillare lasso ricco, a seconda del posto, di tessuto adiposo.

Quanto è spessa la pelle nell’uomo e nella donna?

Nell’uomo è più spessa nel maschio che nella femmina e lo spessore può variare da 0,5 a 2 mm fino ad arrivare a 4 mm nelle regioni della nuca, del palmo delle mani e nella pianta del piede.

Quanto è “grande” la pelle?

Il corpo umano ha una superficie compresa tra  1,5 e 2 m2 circa, quindi questa è l’estensione della pelle. Considerando uno spessore medio degli strati superficiali di 2-3 mm, il  peso totale della pelle è valutabile nell’ordine di 10 Kg (il 15% circa della massa corporea totale).

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Come è composta la pelle?

E’ composta da due strati principali che, dall’esterno verso l’interno, assumono il nome di epidermidederma, separati tra loro dalla giunzione dermoepidermica. Al di sotto del derma vi è l’ipoderma (o strato sottocutaneo).

Cos’è l’epidermide?

L’epidermide è lo strato epiteliale della pelle, non è vascolarizzato (il suo nutrimento dipende quindi dalla diffusione di metaboliti ed ossigeno dallo strato più superficiale del derma). Il suo spessore varia dai 50 µm a 1,5 mm, ed è costituita da diversi strati che rispecchiano il ciclo vitale delle cellule epiteliali presenti, i cheratinociti. L’ultimo strato è costituito da cheratinociti morti che formano la cosiddetta cheratina. Dall’interno all’esterno gli strati sono:

  1. strato basale;
  2. strato spinoso o di Malpighi;
  3. strato granuloso;
  4. strato lucido;
  5. strato corneo.

Cos’è la giunzione dermoepidermica?

Posta tra epidermide e derma, la giunzione dermoepidermica è costituita da tre lamine:

  1. lamina lucida: è la zona meno resistente atta a tenere legate le cellule epiteliali alla lamina basale attraverso alcuni filamenti di ancoraggio; è prodotta dal derma;
  2. lamina basale o densa: costituita da una rete tridimensionale di fibre collagene di tipo IV, dona flessibilità e resistenza e funziona da filtro per il passaggio di molecole con un elevato peso molecolare, è prodotta dall’epidermide;
  3. lamina fibroreticolare: contiene fibrille di ancoraggio di collagene di tipo VII e di fibre elastiche provenienti dal derma.

La presenza di un vero e proprio cemento viscoso fra epidermide e derma costituito da filamenti di cheratina che uniscono il derma al citoscheletro dei cheratinociti basali attraversando le tre lamine garantisce la stabilità tra i due strati. Anche le ghiandole sudoripare eccrine contribuiscono determinando lunghi prolungamenti epiteliali che penetrano in profondità nelle papille dermiche.

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Cos’è il derma?

Il derma è l’ultimo strato che compone la pelle, il più profondo. È costituito da tessuto connettivo lasso e denso ed è formato da una parte papillare ed una reticolare. Al contrario dell’epidermide è vascolarizzato. Le numerose anse epidermiche che costituiscono le creste e i solchi si giustappongono con strutture analoghe nel derma denominate papille dermiche, strutture coniche provviste di un’ansa capillare e di numerose terminazioni nervose. Ricco di fibre collagene ed elastiche conferisce elasticità e resistenza alla cute. Continua senza un netto distacco con l’ipoderma.

Cos’è l’ipoderma?

L’ipoderma o tela sottocutanea è lo strato più profondo della pelle che si trova sotto il derma, da cui non è possibile differenziarlo in maniera netta. La distribuzione e lo spessore dell’ipoderma sono molto variabili. Lo spessore oscilla tra i 0,5 e i 2 cm, risultando minore laddove la pelle è a contatto diretto con osso o cartilagine (come la volta cranica, il naso, il padiglione auricolare) e maggiore in altre sedi (glutei, palmo delle mani o pianta dei piedi). Nelle donne è più omogeneamente distribuita e più spessa, rendendo meno evidente la muscolatura. Mette in rapporto il derma con i tessuti sottostanti (come la fascia superficiale comune del corpo oppure direttamente ossa o cartilagine) permettendo anche un reciproco scorrimento consentendo di sollevare la pelle in pieghe. Un ipoderma particolarmente ricco di adipociti viene definito pannicolo adiposo sottocutaneo. Nell’ipoderma si individuano tre strati di tessuto connettivo, non sempre facilmente separabili, detti, dal più superficiale al più profondo, lamina superficiale, lamina intermedia e lamina profonda della tela sottocutanea che possono presentare spessori e caratteristiche diverse a seconda delle regioni del corpo.

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Quali sono le proprietà della pelle?

La pelle gode di tre proprietà fondamentali e straordinarie:

  • l’autoriparazione: la pelle si rigenera in seguito ad una lesione attraverso vari tipi di meccanismi di riparazione (vedi capitolo successivo);
  • l’estensibilità: la pelle si adatta perfettamente alle variazioni della dimensione corporea che subentrano nel corso della vita;
  • la resistenza: una striscia di pelle di 3 mm per 100 mm può sopportare fino a 10 kg allungandosi del 50% circa.

Come la pelle si ripara in seguito ad una lesione?

La cute ripara le ferite con tre modalità differenti:

1) Per prima intenzione: è il caso delle ferite da taglio, delle quali rappresenta un esempio quella chirurgica, lineari o a grande curvatura, a margini netti e soprattutto suturate. Tale procedimento, infatti, riducendo al minimo la perdita di sostanza per accostamento dei lembi, ne favorisce il riempimento da parte del tessuto di granulazione con tempi di cicatrizzazione veloci e risultati estetici buoni.

2) Per seconda intenzione: riguarda le ferite non suturate e quindi lasciate aperte, per scelta o per necessità. In questi casi il tessuto di granulazione, che si forma sul fondo della lesione, per riempirla deve procedere dal basso in superficie con un processo che richiede tempi più lunghi e che può determinare inestetismi anche gravi. Appartengono a questo gruppo le:

  • Ferite lacero-contuse caratterizzate da margini frastagliati e poco vitali, da aree necrotiche e dalla presenza di ematomi, situazioni che predispongono all’infezione.
  • Ferite inquinate o infette quali sono quelle traumatiche particolarmente contaminate o quelle chirurgiche interessanti siti infetti come si verifica in presenza di ascessi o fistole o dermatopatie.
  • Ferite con perdita di sostanza rappresentate tipicamente dalle ustioni per la loro estensione in larghezza, per la irregolarità dei margini, per la presenza di aree necrotiche, per i fenomeni essudatizi.

3) Per terza intenzione: questo tipo di guarigione riguarda le ferite chirurgiche andate incontro, nel decorso post-operatorio, a una deiscenza parziale o totale. Il trattamento di questa complicazione prevede di norma la riapertura completa della ferita, la sua accurata detersione, l’asportazione delle aree mortificate, un adeguato zaffaggio. In un secondo momento, valutata la situazione locale e dopo aver escluso la presenza di focolai di infezione, si può procedere a una nuova sutura dei lembi. Ciò favorirà il processo di guarigione che, in questo caso, sarà detto per III intenzione.

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Quali sono le funzioni della pelle?

La pelle assolve a numerose e importantissime funzioni:

  • ci protegge da traumi, radiazioni ultraviolette, microrganismi ed agenti chimici.
  • Impedisce la perdita di liquidi; se ad esempio  un’ustione provoca la distruzione di un decimo della superficie cutanea, la perdita di liquidi ed elettroliti può portare a conseguenze mortali.
  • Partecipa al meccanismo della termoregolazione, sfruttando l’intervento delle ghiandole sudoripare e la capacità di regolare il flusso sanguigno, aumentando (vasodilatazione) o rallentando (vasocostrizione) la dispersione del calore. L’ipoderma, lo strato più profondo della pelle, trattiene tanto più calore quanto maggiore è il suo spessore lipidico; per questo motivo le persone in sovrappeso soffrono maggiormente la calura estiva.
  • Coordina la risposta immune contro tumori ed agenti patogeni.
  • La pelle ha proprietà metaboliche, poiché la sintesi della vitamina D avviene proprio a livello cutaneo. La cute rappresenta inoltre un importante riserva lipidica.
  • La pelle ha anche una importantissima funzione sensoriale: con il suo strato più superficiale registra e trasmette stimoli pressori (tattili), dolorifici e termici, mentre con quello più profondo percepisce anche segnali termici e vibratori.

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L’infezione da shampoo Nivea che circola su Facebook in realtà è…

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma INFEZIONE SHAMPOO NIVEA Bufala Radiofrequenza Rughe Cavitazione Grasso Pressoterapia Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Pancia HD Sessuologia Filler Botulino 1Da alcuni giorni gira su Facebook un link che, mostrandovi una foto di una – presunta – terribile infezione cutanea, vi avverte che lo shampoo della marca Nivea può procurarvi un grave danno alla pelle. Niente paura: se vi farete la doccia usando questo shampoo (o un qualunque altro shampoo in commercio) non svilupperete la mostruosa escrescenza che vedete nella foto qui in alto. Né contrarrete temibili infezioni, come minaccia questo video virale che circola in queste su Facebook. Ah, importante: non riuscirete mai a trovare il filmato, questo video NON ESISTE, anzi cliccando sul link rischiate anche danni al vostro pc, NON APRITELO!

Uno scherzo di Photoshop

Il motivo è semplice: il fantomatico ascesso, lungi dall’essere una pericolosa malattia cutanea causata da chissà quali sostanze chimiche, è un fotomontaggio bello e buono, che accosta, alla pelle di un uomo, l’immagine di un fiore di loto, una pianta che potete facilmente riconoscere nella foto che vedete qui sotto:

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma INFEZIONE SHAMPOO NIVEA Bufala Radiofrequenza Rughe Cavitazione Grasso Pressoterapia Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Pancia HD Sessuologia Filler Botulino 2

Una bufala in piena regola: un inganno di cui non vi riporto neppure il link perché, seguendolo, si finisce in una serie di pagine di dubbia provenienza e piene di malaware pericolosi per la sicurezza del vostro pc. E del video, alla fine, neanche l’ombra.
Il link è diventato virale anche perché, una volta cliccato, comunica all’utente che per vedere il video deve prima condividere il link sulla propria bacheca; a quel punto molti, presi dalla curiosità di vedere la misteriosa “infezione cutanea”, lo condividono.

Pianta conosciuta per le sue proprietà benefiche

Il fiore photoshoppato, tra l’altro, è una pianta conosciuta in tutta l’Asia per le sue proprietà benefiche, antidiarroiche, antinfiammatorie, emollienti. La parte sfruttata nel fotomontaggio è il baccello contenente i semi di un fiore di loto asiatico che vive negli stagni, il cui nome scientifico è Nelumbo Nucifera.

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La radiofrequenza monopolare: effetto lifting su viso, collo, mani, addome, glutei e gambe

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA NUDA BELLA CORPO ESTETICA BELLEZZA FISICO MAGRATra le moderne tecnologie della medicina estetica, una delle più efficaci è senza dubbio la radiofrequenza (RF) monopolare. Se ne parla tantissimo ultimamente, ma in cosa consiste di preciso il trattamento con radiofrequenza monopolare? La radiofrequenza è un innovativo trattamento di medicina estetica che si basa sul principio della cessione di calore. È una procedura di rimodellamento semplice e veloce, non invasivo e indolore.

Come si svolge una seduta di radiofrequenza?

Il paziente viene fatto stendere sul lettino e viene messo in contatto con una piccola placca metallica. Successivamente sulla zona da trattare viene spalmato un apposito gel (alcuni medici usano il normale gel per ultrasuoni, io invece uso uno speciale gel con acido ialuronico che permette di ottenere risultati migliori). A quel punto, grazie all’impiego di un sofisticato macchinario (nel mio studio io uso il potentissimo DermaCode RF monopolare della XPRO engineering), con una manopola particolare vengono trasmesse particolari onde sul tessuto da trattare, facendolo scivolare – con movimenti circolari e longilinei particolari – sulla cute resa “scivolosa” dal gel all’acido ialuronico. Le onde attraversano i vari strati dell’epidermide, fino a raggiungere la fascia muscolare.

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Come agiscono queste onde?

Durante questo percorso, le onde prodotte dal macchinario incontrano delle resistenze ad attraversare i tessuti, convertite poi in energia termica, che si sviluppa in maniera tanto elevata quanto maggiore sono le onde che giungono in profondità. La radiofrequenza sfrutta infatti il principio della diatermia, cioè il riscaldamento profondo del tessuto in seguito al passaggio delle onde ad alta frequenza il cui flusso cambia verso molto rapidamente.
Il passaggio di onde determina uno spostamento di cariche elettriche (ioni) presenti nei tessuti in stato di quiete, generando vere e proprie correnti di spostamento: i tessuti offrono una naturale resistenza (impedenza) al flusso delle correnti di spostamento provocate dalla RF e quando una corrente incontra una resistenza, genera calore: maggiore è la resistenza che il tessuto oppone al passaggio di tale corrente (bioimpedenza), maggiore è il calore endogeno generato.
È proprio tale calore endogeno che porta al ringiovanimento cutaneo. La temperatura raggiunta, infatti, provoca nel derma la denaturazione del collagene, questa molecola diventa più corta e spessa, ottenendo l’effetto lifting. Il risultato, già ben visibile fin dalla prima seduta, consente il ringiovanimento cutaneo, contrastando la lassità della pelle non più giovane, in maniera non ablativa: la radiofrequenza monopolare è in definitiva uno dei migliori alleati per favorire la distensione delle rughe.

Radiofrequenza a casa

Un ottimo apparecchio per radiofrequenza monopolare casalinga per viso e corpo, selezionato e consigliato dal nostro Staff di esperti, è questo: https://amzn.to/3pPtfIr

Uno strumento per la radiofrequenza bipolare, maggiormente indicata per il viso: https://amzn.to/3I4npJv

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Effetti

I quattro effetti principali della radiofrequenza che determinano il “biolifting”, sono:

  1. Iperemia: capillarizzazione e stimolazione del microcircolo con maggior apporto di ossigeno e sostanze nutritive e conseguente aumento del metabolismo cellulare e tissutale.
  2. Idratazione: mantenimento dei livelli ottimali di acqua nei tessuti interessati. Elevata rimozione dei cataboliti e tossine dalle zone interessate.
  3. Effetto tensorio immediato: una cronica “usura” del collagene determina le prime rughe e una progressiva perdita di tonicità cutanea. L’alta temperatura che si raggiunge nel derma causa la denaturazione delle molecole di collagene provocandone un’immediata contrazione e ispessimento.  La molecola denaturata è più corta e più spessa e questo fenomeno determina un aumento della consistenza del derma e un marcato effetto tensorio immediato e percepibile sia ispettivamente (a vista) che palpatoriamente (al tatto). Se si utilizzano apparecchiature e pratiche poco serie, questo turgore viene in realtà prodotto attraverso un edema, un risultato all’apparenza apprezzabile ma decisamente scorretto da un punto di vista medico, soprattutto se ripetuto nel lungo periodo (sovrapproduzione di collagene fibrotico di tipo 3).
  4. Formazione di nuovo collagene: l’aumento della temperatura incrementa l’attività cellulare dei fibroblasti del derma, con conseguente stimolazione della sintesi proteica (Acido Ialuronico, Collagene, Elastina). A distanza di tempo si assisterà ad un ulteriore aumento della compattezza cutanea, grazie al contributo del nuovo collagene e ad una maggiore elasticità dei tessuti dovute a nuova elastina.

Radiofrequenza per i dolori cronici

Anche se la radiofrequenza monopolare viene usata principalmente in medicina estetica, uno dei suoi possibili usi è la riabilitazione in caso di dolori articolari e di radicolopatie. Alcune sedute di radiofrequenza possono infatti diminuire il dolore cronico alle articolazioni ed alla schiena, soprattutto se al gel di conduzione viene mescolata una sostanza ad azione antinfiammatoria, come una crema gel all’arnica.

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Il trattamento è doloroso?

Assolutamente no: con un bravo operatore si avverte solo una sensazione di calore sulla cute che, unita al massaggio del manipolo, per alcuni pazienti è addirittura piacevole e rilassante! Finito il trattamento potrete tornare subito alle vostre attività quotidiane. Potete fare un trattamento nella pausa pranzo e tornare in ufficio subito dopo come se nulla fosse ma con una pelle compatta, tonica e vitale.

Il risultato è immediato? Quanto dura?

In parte. Come dicevo prima il risultato è fin da subito visibile grazie alla denaturazione del collagene, ma il risultato diventerà ancora più evidente a distanza di alcuni giorni dal trattamento. La radiofrequenza spinge infatti i fibroblasti a produrre nuovo collagene e ciò determina un effetto progressivamente migliore. A livello visivo si ottiene in definitiva il rimodellamento della zona trattata, a livello palpatorio un ispessimento ed un aumento di consistenza ed elasticità della pelle, che appare notevolmente più compatta e vitale. Le smagliature di recente formazione tendono a scomparire, mentre le rughe più “anziane” appaiono meno intense. Le rughe sono immediatamente distese e molto meno visibili. Il “doppio mento” e le “braccia a tendina” diminuiscono di intensità e le mammelle sono più toniche al tatto ed alla vista. La radiofrequenza esplica un’azione a lungo termine che si mantiene per almeno sei mesi dall’inizio del trattamento.

Quali parti del corpo possono essere trattate?

La radiofrequenza dà ottimi risultati nel trattamento delle rughe che si formano intorno agli occhi, sulla fronte, tra le sopracciglia, attorno alla bocca, sul collo (collare di Venere) e sul décolleté. È possibile anche intervenire sul sottomento, migliorando la sua tonicità ed elasticità, e sulle occhiaie. Ho trattato pazienti con cute del viso estremamente rilassata ed il risultato è stato un bellissimo lifting globale ed un compattamento della pelle. Altre parti trattate spesso sono il dorso delle mani, i gomiti e le mammelle.

Ha effetto su pancia e gambe?

Effetti importanti si ottengono nei confronti delle smagliature e del rilassamento cutaneo di tutto il corpo: rassodamento delle braccia, interno cosce, glutei e addome. Utilissimo, se usato da mani esperte, anche per contrastare borse ed occhiaie. È efficace inoltre come terapia di mantenimento dei risultati raggiunti dopo un lifting chirurgico o una blefaroplastica.

Si può usare per combattere l’acne?

Sicuramente è un buon deterrente. La motivazione è nell’effetto regolarizzante del sebo sulle ghiandole che favorisce il trattamento di radiofrequenza sull’acne in fase attiva, con un conseguente miglioramento dell´inestetismo e delle eventuali cicatrici.

Si possono trattare pazienti con la couperose?

Si, prestando particolare attenzione. La couperose è caratterizzata da una sensibilità accentuata della cute e da un particolare stato del microcircolo. L’utilizzo della radiofrequenza con la combinazione di un mio specifico prodotto lenitivo ed utilizzando una potenza ridotta (max 15%) permettono di ottenere un effetto assolutamente positivo fin dal primo trattamento. Con il susseguirsi delle sedute si osserva un miglioramento che diventa sempre più stabile.

Si possono trattare pazienti che si sono sottoposte ad un filler?

Assolutamente si, anzi l’utilizzo combinato di radiofrequenza e filler risulta particolarmente efficace per un risultato finale complessivamente ottimale: recupero di tonicità, compattezza e luminosità della pelle e “spianamento” delle rughe.
La cosa fondamentale è la sequenza: prima si devono effettuare 4 o 5 trattamenti di Radiofrequenza e successivamente procedere all’infiltrazione con il filler;  la pelle in questo modo risulterà più idratata, più luminosa e “preparata” alla metabolizzaione del riempitivo del filler.
Nel caso il/la paziente si siano già sottoposti ad un trattamento con filler, è opportuno attendere almeno due mesi prima di procedere con un trattamento di Radiofrequenza: l’acido ialuronico ad esempio, è uno zucchero che trattiene acqua e si scioglierebbe con il calore endogeno indotto dalla radiofrequenza.

La radiofrequenza può ridurre il dolore muscolare ed articolare?

Come già detto precedentemente, la risposta è si! La radiofrequenza è davvero un sistema formidabile per combattere alcuni tipi di dolore. Io la uso in associazione ad alcuni prodotti antiinfiammatori applicati direttamente sulla parte dolorante. Il calore prodotto dalla radiofrequenza ha potenti effetti antalgici, potenziati dal maggior assorbimento di antiinfiammatorio dovuto alla vasodilatazione da calore: i risultati sono eccezionali su dolori come il torcicollo, su quello articolare e su quello muscolare. Zone che beneficiano moltissimo di questo trattamento sono la schiena (soprattutto la zona lombare), la spalla e gli arti inferiori. La radiofrequenza monopolare, in associazione ad alcuni prodotti antiinfiammatori applicati direttamente sulla parte dolorante, è ottima anche per diminuire l’indolenzimento muscolare che interviene tipicamente dopo un allenamento (DOMS). Per approfondire: Dolore muscolare il giorno dopo l’allenamento: cause, cure e prevenzione

Radiofrequenza sul pene

La radiofrequenza monopolare viene usata – con opportuna potenza – sui genitali maschili con vari scopi. Per prima cosa tende la pelle del pene, quindi attenua le rughe e gli dona un aspetto più giovane e vitale. Non solo: dal momento che la radiofrequenza induce di un riscaldamento endogeno dei corpi cavernosi, ossigena l’organo e previene la fibrosi, quindi può essere utile nella malattia di Peyronie. La radiofrequenza, inducendo vasodilatazione locale, può essere inoltre un’alleato contro la disfuzione erettile (quella che una volta veniva chiamata impotenza). Ha anche un potere antalgico, quindi è capace di ridurre i dolori cronici a livello penieno e viene usata per contrastare la sindrome da dolore pelvico cronico. Dal momento che la spermatogenesi (la creazione di nuovi spermatozoi) che avviene a livello dei testicoli, viene influenzata negativamente dal calore, la radiofrequenza dovrebbe essere evitata sullo scroto, soprattutto se in presenza di varicocele.

Radiofrequenza dal medico o dall’estetista?

La radiofrequenza è uno strumento innocuo, ma solo se usato da mani capaci! Nel caso opposto si possono verificare dei danni ai tessuti. Proprio per questo motivo il Ministero della Salute ha vietato per legge alle estetiste di effettuare trattamenti di radiofrequenza ad alta potenza (oltre i 50 W e frequenza di uscita a 0,3 MHz), permettendo loro solo l’uso di strumenti a bassa potenza (massimo 50 W e 0,4 MHz). Tali strumenti a bassa potenza, usati dalle estetiste, non procurano danni ai tessuti ma di contro hanno un effetto veramente lieve: i risultati saranno minimi o addirittura assenti! Lo strumento più potente, che per legge può usare solo il medico, può potenzialmente procurare più danno – se usato male – ma è anche quello che permette risultati estetici realmente visibili e duraturi. Ora voi che leggete siete liberissimi di fare un trattamento di radiofrequenza monopolare dall’estetista pagandolo magari venti o trenta euro in meno rispetto a quello fatto dal medico, però poi non aspettatevi gli stessi risultati. Inoltre, se vedete una estetista che usa illegalmente su di voi uno strumento che solo un medico può usare, sappiate che non sta “solamente” compiendo un reato grave (esercizio abusivo della professione medica), ma anche che con quello strumento rischia di procurare dei danni alla vostra salute! A voi la scelta.

La legge a cui faccio riferimento è il D.M. 12 maggio 2011, n. 110, Gazzetta Ufficiale 15 luglio 2011.

Leggi il PDF: DECRETO 12 maggio 2011 , n. 110

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Quanti trattamenti devo fare per un protocollo antiage?

Premesso che trattandosi di un’apparecchiatura medicale  la valutazione del numero di trattamenti necessari e di altri parametri di utilizzo vanno valutati dal medico in funzione dello stato di salute del paziente e della sua reazione al trattamento, di solito suggerisco un protocollo medio di 10-12 sedute che statisticamente portano al risultato desiderato su pazienti che rientrano in un range di età tra i 25 e i 75 anni.

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma RADIOFREQUENZA MONOPOLARE LIFTING Radiofrequenza Rughe Cavitazione Grasso Pressoterapia Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Pancia Sessuologia Filler Botulino 1

Quanto tempo deve trascorrere tra un trattamento e l’altro?

Nel periodo iniziale consiglio una o due sedute a settimana, successivamente il tempo tra una seduta e l’altra arriva fino a 2 settimane o un mese nelle fasi finali del trattamento: questo perché in base a numerosi studi come ad esempio quello di Zelickson et al. del 2004, la produzione di nuovo collagene di tipo 1 aumenta progressivamente subito dopo il trattamento e il tempo tra una seduta e la successiva permette di mantenere costante ed elevata la produzione di questa molecola.
In particolari situazioni, su pelli affaticate e segnate, si può anche procedere con una strategia di “attacco” che comprende fino a 3 sedute settimanali, per poi passare ad un intervallo di due settimane per i trattamenti successivi. Ad ogni modo tutto deve essere valutato in base al paziente e alla situazione di partenza, quindi i dati che vi ho appena fornito sono del tutto indicativi.

Quanto costa un trattamento?

Il prezzo varia in funzione della zona da trattare, della situazione iniziale, della durata del trattamento e molti altri fattori. Mediamente un trattamento viso costa circa dagli 80 ai 120 euro a seduta, ma sono previsti degli sconti se si associano altri trattamenti.

Quali sono i vantaggi – in sintesi – della radiofrequenza?

1) Effetto lifting naturale e duraturo: il risultato finale é una ridefinizione dei lineamenti e un recupero del tono dei tessuti assolutamente naturale, senza stravolgimenti “artificiali” dei connotati del volto;
2) Trattamento non invasivo: piacevole, con una sensazione di calore simile a tepore;
3) Sicuro: senza reazioni indesiderate di tipo allergologico, senza incompatibilità di tipo farmacologico, senza possibili complicazioni come infezioni, cicatrici, ematomi;
4) Tempi di trattamento assolutamente brevi;
5) Indipendente dal fototipo e applicabile tutto l’arco dell’anno;
6) Non comporta tempi di recupero post trattamento: potete fare il trattamento perfino nella pausa pranzo per poi tornare a lavoro senza alcun problema;
7) Trattamento assolutamente indolore.

Quali sono le controindicazioni della Radiofrequenza?

La Radiofrequenza è fondamentalmente priva di controindicazioni per soggeti sani; va evitata nei seguenti casi:
1) Portatori di pacemaker
2) Aritmie cardiache gravi
3) Gravidanza/allattamento
4) Neoplasie in atto
5) Patologie autoimmuni sistemiche gravi
6) Placca metallica in situ

Quali sono gli effetti collaterali della Radiofrequenza?

Utilizzando correttamente la terapia, gli effetti indesiderati sono pochi e lievi: leggero rossore e sensazione di calore temporanei sono effetti assolutamente normali. In rari casi, possono verificarsi affezioni cutanee o leggeri gonfiori che, manifestandosi con eritema, scompaiono comunque nel giro di 2-3 ore successive la terapia.

Consigli dopo il trattamento di Radiofrequenza?

Suggerisco di non esporsi a fonti solari, artificiali o naturali: è preferibile aspettare qualche giorno.

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