Quanto è lungo l’intestino in adulto e neonato (tenue e crasso)

MEDICINA ONLINE INTESTINO COLON TENUE CRASSO APPENDICE TRASVERSO ASCENDENTE DISCENDENTE RETTO ANO COLECISTI STOMACO DUODENO ILEO PARALITICO ADINAMICO MECCANICO OSTRUZIONE OCCLUSIONE SUBOL’intestino di un essere umano adulto è lungo in tutto circa 7 metri, anche se questo dato è molto variabile da soggetto a soggetto. Si divide in intestino tenue ed intestino crasso.

  • L’intestino tenue è il tratto iniziale più lungo, misura infatti 6,5 metri circa. Il duodeno è lungo circa 25 cm (10 pollici); il digiuno è lungo circa 2,5 m (8 piedi) e l’ileo è lungo circa 3,6 m. (12 piedi).
  • L’intestino crasso costituisce l’ultima parte dell’apparato digestivo e misura mediamente 170 cm, con una superficie che varia da 640 a 1615 cm2 e un calibro che è di circa 7 cm a livello del cieco, 4,5 cm a livello del colon, aumenta in prossimità del retto per poi diminuire fino ai 2 cm dell’ano

L’intestino crasso è collegato a quello tenue dall’ileo (ultima parte dell’intestino tenue) e dal cieco (prima parte dell’intestino crasso) e, in esso, avviene l’ultima fase del processo digestivo che dura in tutto 32 ore.

Le dimensioni variano molto in base al sesso ed alle caratteristiche individuali: la normale lunghezza dell’intestino tenue varia da circa 3 a 7,2 m nella donna e da 4,8 a 7,8 m nell’uomo.

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Neonato

Nel neonato l’intestino tenue misura circa 2 metri, mentre il crasso circa 64 cm

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Mangiare senza sale fa dimagrire o ingrassare?

MEDICINA ONLINE MANGIARE TIPI DI SALE SALT KIND MANDORLE ROSSE FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE GLICEMIA RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO LONTANO DAI PASTI WALLPAPER.jpgMangiare senza sale fa dimagrire o ingrassare? La risposta esiste: sì, aiuta a perdere peso, ma non è l’unico a dover essere limitato nella nostra dieta, considerato che c’è anche lo zucchero – molto pericoloso per la linea -, cibi spazzatura e quelli in scatola, grassi. Chi ha iniziato già a seguire seriamente una dieta ipocalorica sa bene che deve evitare di usare condimenti super-calorici per i propri piatti, evitando soprattutto di aggiungere tonnellate di sale e olio. Oltre a fare attenzione a quello che si mette in tavola, bisogna auto-convincersi che, per raggiungere il proprio peso forma e un fisico per niente flaccido, lo sport non deve mancare almeno tre giorni a settimana.

Ma perché il sale fa ingrassare?
Più che ingrassare, fa aumentare i chili sulla bilancia e c’è un motivo per cui ho fatto questa distinzione, una leggera sfumatura: il sale non genera massa grassa (quindi non fa ingrassare), ma provoca un accumulo di liquidi per via della sua capacità di legare le molecole di acqua e questo porta alla ritenzione idrosalina, pericolosa per chi soffre di cellulite, difficile da eliminare del tutto (ma non impossibile). Assumere troppo sale fa male alla salute, oltre che al peso-forma: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che mangiare quattro o cinque volte sale durante tutto l’arco della giornata porta ad avere pressione alta, tumore allo stomaco, osteoporosi, problemi ai reni e al cuore, seri disturbi alla vista. C’è chi crede che mangiare senza sale fa male alla tiroide, ma anche per chi soffre di problemi tiroidei deve stare molto attento ai grammi di sale da utilizzare in cucina.

Quanti grammi da assumere ogni giorno? 
Uomini e donne, in media, assumo tra gli 8 e i 10 grammi di sale. Troppi! L’ideale sarebbe usare 2 massimo 3 grammi di sale nei propri piatti, non di più, evitando così di aumentare il rischio delle malattie sopraccitate. Diminuendo notevolmente il sale, diminuisce anche il peso: senza troppo sale, l’organismo riesce a perdere persino 2 chili dopo quattro giorni e ciò è dovuto alla risoluzione della ritenzione idrosalina. In un mese, si possono abbattere anche 6 chili, se ovviamente a queste accortezze vengono affiancate attività sportive da svolgere regolarmente: anche una semplice passeggiata ha i suoi benefici!

Mangiare senza sale fa dimagrire: quello che devi sapere

  • Il sale non deve mai mancare nella nostra dieta perché il sodio svolge un’azione importante per il nostro organismo: allevia i dolori reumatici, rende più attivo il cervello, evita i crampi muscolari;
  • Mangiare con poco sale si dimagrisce davvero perché si evita la ritenzione idrosalina;
  • Per perdere peso bisogna limitare sale, zucchero, grassi e cibi spazzatura;
  • Lo sport è fondamentale per dimagrire, non solo la riduzione del sale;
  • Il sale può provocare malattie cardiovascolari, osteoporosi e tumore allo stomaco;
  • Bisogna assumere all’incirca 3 g di sale al giorno;
  • Riducendo il sale, si possono perdere anche sei chili in un mese.

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Differenza tra calorie e indice glicemico

MEDICINA ONLINE RISO RISOTTO CIBO DIABETICO INDICE GLICEMICO PASTA CARBOIDRATI GLICEMIA DIETA GRASSO PRANZOQuando consumiamo un alimento ricco di carboidrati incameriamo delle calorie a scopo prevalentemente energetico, ma le calorie dei carboidrati non son per niente tutte uguali! Alcuni carboidrati – come il fruttosio contenuto nella frutta – quando arriva nel nostro circolo sanguigno, non necessita di insulina per essere messo in riserva o utilizzato, mentre tutti gli zuccheri composti di glucosio (dall’amido dei cereali e delle patate al saccarosio che mettiamo nel caffè) hanno bisogno dell’insulina per essere utilizzati. L’insulina è un ormone molto importante per la nostra sopravvivenza, mette in riserva sotto forma di grassi lo zucchero che in circolo diventerebbe dannoso, promuove la crescita di tutti i tessuti, anche di quello muscolare. Regola l’espressione di molti geni e anche il bilanciamento del colesterolo, ma quando è in eccesso favorisce l’ingrassamento e causa fame, provoca contemporaneamente l’aumento del colesterolo cattivo (LDL) e la diminuzione del buono (HDL), aumenta le infiammazioni dalle gengive alle articolazioni,  predispone al diabete, mette in circolo fiammate di estrogeni che possono portare all’insorgenza di dolori premestruali, alla formazione di cisti ovariche, fino a favorire lo sviluppo di tumori ormonosensibili.

La differenza tra indice glicemico e calorie.

La quantità di calorie di un alimento non ci dice nulla sulla velocità con cui queste calorie verranno assorbite e, abbiamo visto che nel caso delle calorie da carboidrati contenenti glucosio, la velocità è determinante perché più veloce è l’assorbimento, maggiore sarà la quantità di insulina prodotta. Iniziamo quindi a capire che a parità di calorie un alimento può provocare maggior deposito di grassi, rialzo di colesterolo ecc ecc.

La velocità con cui vengono assorbiti i carboidrati si chiama indice glicemico ed è caratteristico per ogni cibo.

L’attenzione per l’indice glicemico è iniziata dal mercato per gli sportivi. Quando si deve far conto sulle calorie introdotte per far fronte ad uno sforzo breve ma intenso abbiamo bisogno di carboidrati rapidi che facciano una bella fiammata di energia che verrà bruciata dal muscolo, se invece lo sforzo è prolungato nel tempo sarà più utile consumare carboidrati a lento assorbimento, che ci diano poca energia, ma in modo costante. Visto che per la maggior parte delle nostre giornate non facciamo gli sportivi, ma vite molto sedentarie, l’ideale è puntare ad avere pasti e spuntini con basso indice glicemico.

Per contenere l’indice glicemico dei pasti abbiamo a disposizione molti espedienti:

  • utilizzare alimenti naturalmente a basso indice glicemico come avena e orzo (ad esempio orzotti invece che risotti), i legumi, soprattutto abbinati ai primi piatti. I legumi hanno anche il vantaggio di aiutare ad abbassare il colesterolo, favoriscono la regolarità intestinale, prevengono diabete e alcune forme tumorali;
  • esiste in commercio anche pasta a base di avena, fave, o altre farine a basso indice glicemico, cercando tra gli scaffali potete sicuramente trovare altro;
  • attenzione alla pasta di mais e di riso: hanno un indice glicemico molto elevato, vanno bene per chi ha problemi con il glutine,  ma bisogna far attenzione a  bilanciarle bene con verdure e legumi;
  • associare al pasto giuste quantità di verdure, crude come antipasto e cotte per accompagnare;
  • usare prevalentemente cereali integrali e pane panificato con pasta madre (l’indice glicemico si riduce notevolmente rispetto alla panificazione con lievito di birra, anche in caso di farine bianche).

Cercate di acquistare prodotti certificati biologici, soprattutto quando si tratta di cereali integrali o prodotti contenenti soia, perché i residui di pesticidi sono più concentrati nella parte esterna (crusca) del chicco ed è più facile avere residui ogm.

Come vedete i piatti della tradizione e quelli a basso costo sono come spesso accade i migliori: pasta e fagioli, minestre di orzo o orzotti, minestre con lenticchie o fave, riso e lenticchie, pasta con i broccoli, ecc ecc. e quindi non è necessario rivolgersi ad alimenti ”speciali” che spesso va a braccetto con “costosi e difficilmente reperibili”.

Ecco allegata una tabella con l’indice glicemico di alcuni alimenti. Troverete dei dati in più…l’indice glicemico riferito sia al glucosio puro che al pane bianco…vi ho messo tutti e due i valori perché se trovate delle tabelle in cui non è specificato qual è il valore di riferimento non si possono confrontare con altre tabelle! La mancanza del riferimento spesso è fonte di confusione. Inoltre trovate il carico glicemico perché in alcuni alimenti gli zuccheri sono molto veloci…ma in una porzione sono pochi e questo li rende innocui. È il caso ad esempio della carota e della zucca: inizialmente vietate per i diabetici finché si faceva riferimento solo all’indice glicemico, sono state rivalutate quando si è tenuto conto del carico glicemico.

Il carico glicemico inoltre è un conteggio che può essere applicato ad un pasto sommando gli indici glicemici e dividendo per il volume complessivo del pasto stesso; ecco perché mangiare un piatto di sola pasta bianca o riso fa ingrassare ecc. ecc. ed invece le stesse calorie di carboidrati assunte in un pasto con verdura cruda (quasi zero di indice glicemico), pasta e legumi (bassissimo indice glicemico), avendo un carico glicemico complessivo basso, porterà addirittura a perdere peso.

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Dieta senza glutine: cos’è e quali sono i suoi benefici

MEDICINA ONLINE CIBO DIETA ALIMENTAZIONE PASTA RISO SUGO DIABETE CIBI GLICEMIA CARBOIDRATI PRANZO CUCINA CENA RICETTAIl glutine è una proteina che si trova nel grano e nei cereali come, ad esempio, nell’orzo e nella segale. Il glutine è presente in una grande varietà di prodotti alimentari, inclusa la pasta, presentando un serie di proprietà funzionali. Seguire un regime alimentare “senza glutine” significa, quindi, intraprendere una dieta senza la proteina del glutine, il che vuol dire evitare cibi come pane e pasta. Una dieta senza glutine viene spesso seguita da coloro che presentano disturbi nella digestione di questa proteina, come chi soffre di intolleranze o allergie al grano. Il grano è, però, un ingrediente molto presente nella dieta del mondo occidentale ed è una delle proteine più consumate, così da rendere molto difficile la sua esclusione dalla vostra dieta, sebbene, scegliendo di farne a meno, potrete avere una serie di benefici.

Perché seguire una dieta senza glutine?

Quando si tratta di scegliere o no se intraprendere una dieta senza glutine, dovreste porvi una domanda:

“ho realmente bisogno di questo tipo di regime alimentare?”

Le persone celiache avranno sicuramente benefici da una dieta simile. La celiachia è un disturbo dell’apparato digerente che comporta una reazione negativa del corpo al glutine, con conseguente mal di stomaco, senso di gonfiore e aumento di peso. Si stima che più di 2,5 milioni di persone soffrano di celiachia. Molti individui vengono lasciati senza una diagnosi certa poiché non presentano sintomi per diversi anni, anche in virtù del fatto che molti segnali della malattia possono venir confusi con altri disturbi. Se credete di soffrire di celiachia, sappiate che i sintomi comuni a questa malattia sono: diarrea, costipazione, dolore addominale, senso di gonfiore, anemia e spossatezza. Comunque, anche se pensate di essere soggetti a questo disturbo, è comunque sempre meglio chiedere il parere di un medico prima di rimuovere il glutine dalla vostra dieta.

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Quali sono i benefici della rimozione del glutine dalla dieta?

Per quanto riguarda i benefici legati alla scelta di una dieta senza glutine, dovete prima assicurarvi che questo genere di regime alimentare sia assolutamente necessario per la vostra salute. Per esempio, i celiaci avranno sicuramente grandi benefici seguendo questa dieta e, se soffrite di intolleranza al glutine, la rimozione di questa proteina dalla vostra alimentazione quotidiana vi recherà sollievo da tutti quei fastidiosi sintomi, fornendovi, inoltre, più energia e riducendo i vostri disturbi gastrointestinali. Per esempio, nel 2002 il Dr.Mustalahti e altri medici hanno svolto un’ importante ricerca, analizzando la qualità di vita di alcuni individui risultati positivi ai test della celiachia. Lo studio prendeva in esame la salute degli individui prima di seguire una dieta senza glutine e un anno dopo aver intrapreso questo particolare regime. I medici si sono soffermati sulla qualità di vita di quei pazienti con sintomi e riscontri positivi per la celiachia, laddove gli individui mostrassero evidenti segnali di un disturbo celiaco e non  avessero buone  condizioni di vita a causa di problemi gastrointestinali. Un anno dopo aver iniziato a seguire una dieta senza glutine, i disturbi gastrointestinali si erano ridotti, giungendo alla conclusione che un regime alimentare senza glutine potesse migliorare la qualità di vita di coloro che presentavano sintomi e test positivo alla celiachia.

Al di là di questo, se non si è intolleranti al glutine, la scelta di un regime alimentare di questo tipo non porterà veri e propri benefici. Per molte persone, infatti, la rimozione del glutine dalla loro dieta comporta un aumento del peso, dato che molte delle alternative alimentari senza glutine presentano un maggior contenuto di grassi, nonché carenze nutrizionali. Alcuni individui segnalano una perdita di peso, ma ciò è probabilmente dovuto al fatto che una dieta senza glutine offre una ridotta scelta di alimenti, con una conseguente riduzione della possibilità di mangiare eccessivamente. Tutti i cereali fanno parte di una dieta sana e equilibrata, e la rimozione del glutine, soprattutto quando non necessaria, porta alla perdita di tutti quei benefici nutrizionali che si possono riscontrare nei cibi che contengono questa proteina.

Come iniziare

Andare a mangiare fuori può essere scoraggiante quando si segue una dieta senza glutine. E’ consigliabile telefonare prima e informarsi se il ristorante dispone di un menù senza glutine o, comunque, alternative in linea con questo regime alimentare.  Inoltre dite sempre a chi vi serve che non volete cibi con il glutine o che avete allergie:  lo terranno a mente e dovrebbero essere felici di servirvi al meglio. Un buon modo per iniziare è concentrarsi sul mangiare tutti i cibi privi di glutine, come frutta, verdura, pollo, pesce, carne magra: questo è un ottimo metodo per mantenere la tua dieta sana e libera dal glutine.

Attenzione al glutine “nascosto”

Mangiare cibi in scatola può essere insidioso laddove il glutine può venir mascherato come altri ingredienti,  sebbene molti negozi abbiano oramai intere sezioni dedicate agli alimenti senza glutine.

Prodotti che contengono glutine:

– Pane

– Pasta

– Farina multiuso

– Farina

– Pane azzimo

– Pan Pita

– Cous Cous

– Dolci

– Muffin

– Biscotti

– Paste e Torte

– Grano

– Orzo

– Crusca

– Semolino

– Avena  (L’avena contiene una proteina che è simile al glutine ma non è la stessa. Comunque, una gran quantità di avena subisce spesso una contaminazione incrociata, quindi se decidete di mangiare avena siate sicuri di scegliere marche che prediligono prodotti privi di glutine)

Cibi senza glutine

Intraprendere un regime alimentare senza glutine vuol dire eliminare dalla vostra dieta molti cibi, ma c’è comunque una grande quantità di prodotti privi di glutine in alternativa a cereali e dolci da forno, così come ci sono una marea di alimenti freschi che possono rimpiazzare quelli pieni di glutine.

Frutti

Mele, Arance, Uva, Banane, Pompelmi, Uva Sultanina, ecc…

Verdura

Patate, Mais, Broccoli, Cavolfiore, Zucchine, Cavolo, Lattuga, ecc…

Salse e Spezie

Ketchup, Maionese, Sale e Pepe – attenzione alla Salsa di Soia e al Condimento per l’insalata: accertatevi che siano etichettati come prodotti senza glutine.

Carne Non Lavorata

Pollo, Manzo, Maiale, Pesce, Uova. Attenzione a salsiccia, hot dog e alle carni lavorate poiché possono contenere tracce di glutine.

Prodotti Quotidiani

Latte, Formaggio, Yogurt, Burro, Fiocchi di Latte. Attenzione al Gorgonzola (contiene delle muffe del pane) e controllate sempre l’etichetta degli yogurt per essere certi che non vi siano fibre aggiunte o prodotti cereali.

Contorni

Riso Bianco scondito, Patate, Fagioli in scatola, Quinoa. Eviatate i purè istantanei.

Frutta Secca e Creme spalmabili

Burro d’arachidi, Nutella, Burro di Mandorle, Pistacchi, Anacardi, Arachidi, Noccioline, Mandorle. Evitate le noccioline speziate.

Le persone con allergie al grano, intolleranze al glutine o disturbi legati alla celiachia, sono tutti individui che troveranno grandi benefici rimuovendo il glutine dalla loro dieta. Comunque sia, se non soffrite di intolleranza al glutine, è importante ricordare che l’eliminazione totale di un nutriente dalla vostra dieta non vi farà perdere peso e non vi permetterà di mettervi in forma più velocemente rispetto a quanto potreste fare con l’esercizio fisico e una dieta sana e equilibrata.

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Differenza tra grassi ed oli con esempi

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Dieta Sessuologia PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino ETICHETTA MENO CALORIE INGRASSIAMO PIUTutti i grassi sono costituiti da molecole organiche non solubili in acqua, con un alto potere energetico, pari a circa 9 kcal per grammo. In base allo stato in cui si trovano a temperatura ambiente si distinguono in solidi, come burro, lardo e margarina, e in liquidi (o oli) quali l’olio d’oliva, di mais e di girasole.

Grassi ed oli sono costituiti da una miscela di gliceridi, che sono biomolecole ottenute formalmente dalla condensazione (esterificazione) di un alcol (glicerolo) con un acido grasso. Le proprietà fisiche dei gliceridi dipendono dalla natura e dalla posizione reciproca degli acidi grassi, in particolare grassi ed oli sono costituiti da una miscela di trigliceridi. La differenza sostanziale tra grassi ed oli è la seguente:

  • i grassi sono costituiti essenzialmente da una miscela di trigliceridi che contengono acidi grassi saturi;
  • gli oli sono costituiti essenzialmente da una miscela di trigliceridi che contengono acidi grassi insaturi.

Ciò spiega anche il fatto che a temperatura ambiente i grassi sono solidi mentre gli oli sono liquidi, infatti la presenza di insaturazioni (e quindi di doppi legami carbonio-carbonio) nella catena idrocarburica degli acidi grassi presenti negli oli comporta la presenza di punti di rigidità e di deviazioni della catena. In presenza di doppi legami le forze di Van der Walls tra le catene idrocarburiche sono quindi ridotte in numero ed in intensità e di conseguenza i punti di fusione sono tanto più bassi quanto maggiore è il numero dei doppi legami carbonio-carbonio presenti nella catena.

  • Gli oli, che, come detto, presentano un maggior numero di insaturazioni, hanno pertanto punti di fusione più bassi e di conseguenza a temperatura ambiente sono liquidi.
  • I grassi, che presentano un minor numero di insaturazioni, hanno punti di fusione più alti e di conseguenza a temperatura ambiente sono solidi.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Vomito: le cause più frequenti

MEDICINA ONLINE FECI VOMITO BOCCA VOMITO FECALOIDE CAUSE COLORE VERDE GIALLO ROSSO MARRONE BILIARE CAFFEANO CIBO ALIMENTARE DIGESTIONE NAUSEA STOMACO MAL DI PANCIA ACQUA NON DIGERITO PEZQuali sono le principali cause di questo problema fisiologico che moltissime persone sperimentano nell’arco della propria vita?

1) Gravidanza: il vomito è abbastanza comune tra le donne in gravidanza.

2) Congestione: il vomito si può verificare quando esiste un blocco della digestione a causa del freddo.

3) Virus intestinale: in caso di virus intestinale è possibile avere conati di vomito e vomito. La causa principale sono i rotavirus. Oltre al vomito è presente spesso la diarrea.

4) Batteri gastrointestinali: i batteri sono uno dei responsabili maggiori che possono provocare vomito.

5) Labirintite: la labirintite è un’infezione dell’orecchio interno che provoca vertigini e acufeni che a loro volta possono provocare vomito e conati di vomito per via della perdita di equilibrio.

6) Appendicite: l’infiammazione dell’appendicite è considerata un emergenza medica. Oltre al fortissimo dolore nella parte bassa destra del fianco si può manifestare il vomito.

7) Emicrania: quando di soffre di emicrania solitamente il vomito inizia con l’iniziare del mal di testa. In questo caso è necessario cercare di curare l’emicrania per sfuggire al vomito.

8) Intossicazione alimentare: l’avvelenamento da tossine è prodotto dai batteri che crescono negli alimenti conservati male. Attenzione a frutta e verdura ma anche a pesce e carne conservata male. Particolare attenzione anche a sottaceti. Insomma, massima attenzione a tutto quello che è conservato in modo non adeguato.

9) Mal di mare e mal d’auto: il mal di mare così comunemente chiamato è responsabile del vomito. La condizione medica viene denominata naupatia. E’ una sensazione di disturbo, che si manifesta in alcune persone quando viaggiano su imbarcazioni o similari. Anche il mal d’auto provoca in molti soggetti “sensibili” il vomito.

10) Medicine: molti farmaci possono essere responsabili del vomito. E’ opportuno ed obbligatorio leggere gli effetti collaterali anche dei comunissimi farmaci da banco che possono essere acquistati senza ricetta medica. I farmaci che più frequentemente determinano vomito sono molti, tra cui chemioterapici, analgesici, antibiotici (eritromicina), digossina, oppiacei, ipoglicemizzanti orali, contraccettivi; gli appositi farmaci emetici, come lo sciroppo di ipecacuana, hanno lo scopo preciso di procurare il vomito nel paziente.

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11) Reflusso gastroesofageo: molte persone sono affette dal comunissimo disturbo del reflusso gastroesofageo. Questa condizione medica a sua volta può provocare altri disturbi come il classico vomito.

12) Allergie alimentari: in caso di alcune allergie alimentari oltre alla comunissima “Asma” è possibile vomitare tutto quello che il nostro organismo considera “nemico”.

13) Privazione di cibo: quando rimaniamo a stomaco vuoto per molto tempo si produrrà più saliva ed automaticamente quando verrà “ingerita” provocherà dei conati di vomito.

14) Sovra-alimentazione: quando si beve o si mangia troppo è quasi automatico il “riflesso” dei conati di vomito. Bere troppo anche acqua o mangiare quantità di cibo in modo esagerato ad un singolo pasto provoca il “riflesso” del vomito.

15) Indigestione: l’indigestione è una tipica causa di vomito.

16) Abuso di alcol o droghe: l’assunzione di alcol e droghe può provocare il vomito.

17) Odori ed immagini sgradevoli: gli odori sgradevoli sono una delle maggiori cause che possono provocare vomito; anche osservare immagini sgradevoli possono provocare conati di vomito.

18) Vedere un’altra persona che vomita: è abbastanza comune che, quando una persona vomita, altri nelle vicinanze abbiano la nausea, in particolare quando se ne percepisce l’odore, spesso fino al punto di vomitare a propria volta.

19) Shock: quando una persona è colpita da uno shock qualsiasi esso è può vomitare.

20) Ematoma alla testa: un trauma alla testa con ematoma può essere la causa di vomito.

21) Ostruzioni: una qualsiasi ostruzione estrinseca (un tumore che dall’esterno preme sul canale digerente) o intrinseca (una ostruzione intestinale da ileo meccanico o paralitico) delle vie digerenti, può provocare vomito. Una ostruzione a livello del basso intestino può ad esempio determinare la comparsa di vomito fecaloide.

21) Malattie psichiatriche: il vomito può essere presente in alcune malattie psichiatriche come anoressia nervosa, bulimia, depressione.

22) Varie patologie e condizioni: il vomito è tipico di una quantità elevata di malattie e condizioni: malattie della tiroide e paratiroidi, colecistite, pancreatiti, idrocefalo, addome acuto, tumori di vario genere, ipertensione endocranica, emicrania, dispepsia, epatiti, uremia, chetoacidosi, insufficienza surrenalica, ipoglicemia ed iperglicemia.

 

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Glicerolo Carlo Erba soluzione rettale e supposte: posologia ed effetti collaterali

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Filler Cavitazione Peso Dimagrire Pancia Grasso Dietologo Cellulite Senologo Pene H Grasso Pancia Sex Sessuologo Auguri Buon Natale 2013 CURA FARMACI ANTICOLESTEROLOIl glicerolo è un composto largamente impiegato in campo farmaceutico per le sue proprietà lubrificanti, osmotiche, emollienti ed idratanti. Per via rettale produce generalmente un’evacuazione entro 15-20 minuti. II meccanismo d’azione del glicerolo è di tipo iperosmotico:richiamando acqua nelle feci e producendo una disidratazione dei tessuti con cui viene a contatto. Tale disidratazione determina un effetto irritante locale che scatena contrazioni peristaltiche con conseguente stimolazione allo svuotamento dell’ampolla rettale. Il glicerolo, somministrato per via rettale, è in grado di promuovere la peristalsi e l’evacuazione del basso intestino in virtù della sua azione irritante e della capacità di ammorbidire la massa fecale ispessita. II glicerolo non presenta attività sistemica, quando somministrato localmente, in quanto non assorbito.

Glicerolo Carlo Erba viene venduto sotto forma di:

  • Glecerolo Carlo Erba Prima infanzia 900 mg supposte
  • Glecerolo Carlo Erba Bambini 1375 mg supposte
  • Glecerolo Carlo Erba Adulti 2250 mg supposte
  • Glecerolo Carlo Erba Bambini 2,25g soluzione rettale
  • Glecerolo Carlo Erba 6,75 g soluzione rettale

Indicazioni terapeutiche
Trattamento di breve durata della stitichezza occasionale.

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Posologia e modo di somministrazione
La dose corretta è quella minima sufficiente a produrre una facile evacuazione. È consigliabile usare inizialmente le dosi minime previste; chiedere al vostro medico a riguardo.

Supposte:

  • Adulti: 1 supposta adulti al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Adolescenti (12-18 anni):1 supposta adulti al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Bambini di età compresa tra 2-11 anni: 1 supposta bambini al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Bambini di età compresa tra 1 mese e 2 anni: 1 supposta prima infanzia al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.

Soluzione rettale:

  • Adulti: 1 contenitore monodose adulti al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Adolescenti (12-18 anni):1 contenitore monodose adulti al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Bambini di età compresa tra i 6-11 anni: 1 o 2 contenitori monodose bambini al bisogno, per un massimo di 1o 2somministrazioni al giorno.
  • Bambini di età compresa tra i 2 – 6 anni: 1 contenitore monodose bambini al bisogno per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.

Modo di somministrazione

  • Supposte: Togliere la supposta dal suo contenitore e poi, se necessario, inumidirla per facilitarne l’introduzione rettale. Qualora le supposte apparissero rammollite immergere i contenitori, prima di aprirli, in acqua fredda.
  • Soluzione rettale: Per togliere il copricannula di sicurezza del contenitore monodose, appoggiare indice e pollice sulla ghiera rotonda posta sopra il soffietto e, con l’altra mano, piegare il copricannula fino a provocarne il distacco del corpo del contenitore. Durante l’operazione, non afferrare mai il soffietto, altrimenti si verificherebbe la fuoriuscita del medicinale prima dell’utilizzo. Può essere utile lubrificare la cannula con una goccia della soluzione stessa, prima di introdurla nel retto e premere il soffietto. Estrarre la cannula tenendo premuto il soffietto. Ogni contenitore deve essere utilizzato per una sola somministrazione; eventuale medicinale residuo deve essere eliminato.

Avvertenze

  • Nei bambini sotto i dodici anni il medicinale può essere utilizzato solo dopo aver consultato il medico.
  • I lassativi devono essere usati il meno frequentemente possibile e per non più di sette giorni. Una dieta ricca di liquidi favorisce l’effetto del medicinale. L’uso per periodi di tempo maggiori richiede la prescrizione del medico dopo adeguata valutazione del singolo caso. Il trattamento della stitichezza cronica o ricorrente, richiede sempre l’intervento del medico per la diagnosi, la prescrizione dei farmaci e la sorveglianza nel corso della terapia.
  • È inoltre opportuno che i soggetti anziani o in non buone condizioni di salute, consultino il medico prima di usare il medicinale. L’abuso di lassativi può causare diarrea persistente con conseguente perdita di acqua, sali minerali (specialmente potassio) ed altri fattori nutritivi essenziali. Nei casi più gravi di abuso è possibile l’insorgenza di disidratazione o ipopotassiemia, la quale può determinare disfunzioni cardiache o neuromuscolari, specialmente in caso di trattamento contemporaneo di glicosidi cardiaci, diuretici o corticosteroidi.
  • L’abuso di lassativi, specialmente quelli di contatto (lassativi stimolanti), può causare dipendenza(e, quindi, possibile necessità di aumentare progressivamente il dosaggio), stitichezza cronica e perdita delle normali funzioni intestinali (atonia intestinale).
  • Negli episodi di stitichezza, si consiglia innanzitutto di correggere le abitudini alimentari integrandola dieta quotidiana con un adeguato apporto di fibre ed acqua.
  • Quando si utilizzano lassativi è opportuno bere al giorno almeno 6-8 bicchieri di acqua, o altri liquidi, in modo da favorire l’ammorbidimento delle feci.

Controindicazioni

  • ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti;
  • dolore addominale acuto o di origine sconosciuta;
  • nausea o vomito;
  • ostruzione o stenosi intestinale;
  • sanguinamento rettale di origine sconosciuta;
  • crisi emorroidale acuta con dolore e sanguinamento;
  • grave stato di disidratazione.

Interazioni con altri farmaci
Non sono stati effettuati studi specifici di interazione.

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Gravidanza e allattamento
Non sono stati effettuati studi adeguati e ben controllati sull’uso del medicinale in gravidanza o nell’allattamento. Anche se non ci sono evidenti controindicazioni dell’uso del medicinale in gravidanza e durante l’allattamento, si raccomanda di assumere il medicinale solo in caso di necessità e dopo aver chiesto al vostro medico.

Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchine
Il medicinale non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari, tuttavia è possibile che durante il trattamento si manifestino degli effetti indesiderati, pertanto è bene conoscere la reazione al farmaco prima di guidare veicoli o usare macchinari.

Effetti collaterali
Effetti indesiderati osservati durante il trattamento negli studi clinici e integrati, sono:

  • dolori crampiformi dell’addome;
  • coliche addominali, diarrea;
  • irritazione.

Sovradosaggio
Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. In ogni caso, dosi eccessive (abuso di lassativi-uso frequente o prolungato o con dosi eccessive) possono causare dolori addominali e diarrea persistente con conseguente perdita di acqua, sali minerali (specialmente potassio) e altri fattori nutritivi essenziali. Le perdite di liquidi ed elettroliti devono essere rimpiazzate. Gli squilibri elettrolitici sono caratterizzati dai seguenti sintomi: sete, vomito, indebolimento, edema, dolori alle ossa (osteomalacia) e ipoalbuminemia. Nei casi più gravi è possibile l’insorgenza di disidratazione o ipopotassiemie la quale può determinare disfunzioni cardiache o neuromuscolari, specialmente in caso di contemporaneo trattamento con glicosidi cardiaci, diuretici o corticosteroidi. L’abuso di lassativi, specialmente quelli di contatto (lassativi stimolanti), può causare dipendenza (e, quindi, possibile necessità di aumentare progressivamente il dosaggio), stitichezza cronica e perdita delle normali funzioni intestinali (atonia intestinale).

Speciali precauzioni per la conservazione
Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall’umidità e lontano da fonti dirette di calore.

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Il diabetico può mangiare le fragole ed altra frutta?

MEDICINA ONLINE BERE GELATO FRAGOLE DIABETE BEVANDA CALORIE SODIO GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE DISTILLATA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA MARE GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTIQuando si parla di glicemia alta e di diabete di tipo 2 si scatenano le leggende metropolitane e i falsi miti. E’ facile imbattersi in pareri contrastanti e in coloro che sconsigliano, in chi soffre di diabete, tutti i frutti tranne la mela. Spesso i frutti contenenti più zuccheri vengono banditi. Per fare un po’ di ordine mentale va detto che la frutta contiene zuccheri (carboidrati) e alcuni frutti più di altri ma per poter conciliare iperglicemia e/o diabete di tipo 2 e consumo di frutta occorre considerare il “carico glicemico” del frutto e del pasto in cui si consuma frutta. Questo perché la quantità totale di carboidrati ricavati dagli  alimenti assunti è spesso più importante dell’indice glicemico. In altre parole possiamo dire che è la porzione a fare la differenza: la frutta zuccherina non deve essere per forza allontanata dalla tavola ma occorre consumarne una porzione ridotta.

Quanta frutta posso mangiare?

Chi soffre di iperglicemia e diabete di tipo 2 dovrebbe consumare una porzione di frutta che contenga al massimo 15 g di carboidrati/zuccheri. A quanto corrisponda la porzione di frutta non è facile da determinare, dipende innanzitutto dalla quantità di zuccheri presenti nel frutto. Quindi per i frutti più zuccherini la porzione sarà minore rispetto ai frutti con minor contenuto di carboidrati. Inoltre c’è da considerare anche che la quantità di zuccheri dipende dal grado di maturazione e che la velocità con cui i carboidrati saranno assorbiti dipende anche dalla contemporanea assunzione di altri nutrienti e dalla presenza di fibra alimentare, già naturalmente presente nella maggior parte dei frutti. Più fibra c’è e minore è il picco glicemico raggiunto dopo la digestione. Nota bene: succhi di frutta e spremute, anche se non hanno zuccheri aggiunti, hanno un indice glicemico più alto del frutto consumato in maniera intera. Inoltre c’è da considerare che non tutti i diabetici sono uguali nelle loro condizioni, nel loro metabolismo e di conseguenza nei loro fabbisogni nutrizionali, quindi identificare con certezza la porzione non è mai semplice. Sarebbe opportuno che la persona diabetica impari a fare delle prove e a controllare le risposte glicemiche con l’automisurazione della glicemia in modo tale da identificare la porzione che il suo metabolismo è in grado di tollerare senza avere picchi glicemici elevati.

Quali frutti posso mangiare?

Non esistono divieti assoluti ma occorre imparare a gestire quantità e frequenza di consumo. I frutti zuccherini, come cachifichibananeuvafrutta essiccatafrutta sciroppata, sono generalmente sconsigliati e se ne raccomanda un consumo moderato in quantità e frequenza. Altri frutti freschi come melepereagrumilamponimirtilli e frutti di bosco in genere, nespolealbicocchepesche possono essere consumate quotidianamente con la raccomandazione di imparare a gestire la porzione e la frequenza in funzione dell’andamento della glicemia.

Posso mangiare la frutta dopo il pasto?  

Fare attenzione al consumo di frutta dopo un pasto già ricco di carboidrati. Se si mangia la pizza e poi una coppetta di fragole e dopo il pasto la glicemia risulta alta non è colpa delle fragole ma della grande quantità di carboidrati assunti con la pizza. Stessa cosa se nel pasto si è consumata una porzione generosa di pasta e/o pane. Può capitare che il diabetico verifichi la glicemia alta e che ne attribuisca la causa alla frutta. In realtà è il carico glicemico del pasto ad essere stato eccessivo. Considerato che la frutta fresca e di stagione apporta una serie di nutrienti e sostanze utili non andrebbe eliminata ma andrebbero ridotte le porzioni degli altri alimenti ricchi di zuccheri del pasto mantenendo anche la frutta in una proporzione reciproca che permette di tenere i livelli di glicemia sotto controllo.

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