Differenza tra acidi e basi

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA ACIDI BASI CHIMICA BIOCHIMICA APPUNTI SCUOLA UNIVERSITA SOSTANZA PH ACIDITA BASICITA.jpgSecondo la teoria di Brønsted-Lowry, un acido è una sostanza capace di cedere ioni H+ a un’altra specie chimica detta base, una base è invece una sostanza capace di acquisire ioni H+ da un’altra specie chimica, detta acido.

Secondo la teoria di Lewis, un acido è una sostanza capace di accettare un doppietto elettronico da un’altra specie chimica capace di donarli detta base; una base è invece una sostanza capace di donare un doppietto elettronico a un’altra specie chimica detta acido.

Gli acidi e le basi appartengono a due classi di composti chimici che presentano alcune proprietà completamente opposte.

Gli acidi:

  • hanno un sapore prevalentemente aspro;
  • conferiscono alle cartine al tornasole una colorazione rossa;
  • a contatto con quasi tutti i metalli reagiscono liberando idrogeno allo stato gassoso.

le basi:

  • hanno sapore amaro;
  • danno al tornasole una colorazione blu;
  • sono viscide al tatto.

Le reazioni acido-base sono quelle reazioni chimiche in cui un protone (ione H+) passa da una specie chimica ad un’altra. Fra queste le più comuni, in soluzione acquosa, sono quelle di neutralizzazione. Mescolando soluzioni acquose di un acido e di una base, si sviluppa questo tipo di reazione, che ha la caratteristica di procedere rapidamente producendo un sale e acqua. Ad esempio se facciamo reagire insieme l’acido cloridrico e l’idrossido di sodio avremo una tipica reazione di neutralizzazione:

HCl + NaOH ⇄ H2O + NaCl

Acido cloridrico + idrossido di sodio ⇄ acqua + cloruro di sodio

Misura della forza di un acido ed una base 
La forza di un acido o di una base può essere analizzata attraverso la misura della concentrazione degli ioni H3O+ e OH-, che saranno stati prodotti in soluzioni acquose rispettivamente acide o basiche per cessione o sottrazione di protoni. Sulla base di questo criterio, sono state ideate due scale, note come pH e pOH, i cui valori corrispondono rispettivamente al logaritmo, cambiato di segno, della concentrazione dello ione ossonio e dello ione idrossido in soluzione acquosa:

pH = -log [H3O+]

pOH = -log [OH-]

All’acqua pura corrisponde pH uguale a 7,0; l’aggiunta di un acido produce un aumento della concentrazione dello ione ossonio [H3O+] e una conseguente riduzione del valore del pH che fornisce una misura della forza dell’acido in analisi.

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Integratore di acido alfa lipoico: a che serve e qual è il dosaggio?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelL’acido alfa-lipoico (spesso abbreviato in ALA), è un acido grasso con una potente azione antiossidante che aiuta a combattere lo stress ossidativo provocato dai radicali liberi (responsabili dell’invecchiamento e dei danni cellulari) sia all’esterno che all’interno della cellula nervosa. Rappresenta quindi una molecola preziosa per la persona diabetica, in quanto favorisce la protezione del sistema nervoso e aiuta a contrastare la neuropatia diabetica.

Dove viene prodotto l’acido alfa-lipoico?
L’acido alfa-lipoico è un acido grasso contenente zolfo, che viene naturalmente prodotto dal fegato e da altri tessuti del nostro organismo. Viene inoltre assorbito intatto da alcuni alimenti introdotti con la dieta e si accumula in alcuni tessuti (fegato, cuore, muscolo, cervello e nervi e altri).

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Dove agisce l’acido alfa-lipoico?
L’ALA combatte i radicali liberi in ogni parte del neurone (ma anche delle altre cellule) ed è l’unico antiossidante a riuscire a farlo. Tra le peculiarità uniche dell’acido alfa-lipoico, c’è, infatti, quella di poter agire sia all’interno della cellula, in un ambiente acquoso (idrofilo) come il citoplasma delle cellule (dove agiscono anche altri antiossidanti come la vitamina C, sia in un ambiente oleoso ovvero ricco di lipidi (lipofilo) com’è la membrana dei neuroni e delle cellule, la cui integrità è fondamentale per la trasmissione degli impulsi nervosi; in definitiva, l’ALA può raggiungere tutti i compartimenti di una cellula proteggendola dentro e fuori dall’attacco incessante dei radicali liberi.

Come agisce l’ALA?
Sia l’acido alfa-lipoico che la sua forma ridotta DHLA (cioè che ha già esercitato la sua azione antiossidante e perciò ha acquistato un elettrone) funzionano come una coppia di potenti antiossidanti, esercitando una cosiddetta azione “scavenger” (spazzino) tra le più potenti sui radicali liberi dell’ossigeno (ROS o Reactive oxygen species, specie reattive dell’ossigeno). Ma c’è di più. Esso, infatti, interviene e promuove importanti cicli metabolici come la produzione di energia e anche questo è un aspetto molto importante, in quanto i radicali liberi attaccano, danneggiandole, anche le membrane dei mitocondri, piccoli organuli presenti all’interno delle cellule, che sono sede delle risorse energetiche e di autoriparazione del nervo. L’acido alfa-lipoico, inoltre, può riciclare e rigenerare i naturali antiossidanti idrosolubili (come la vitamina C e il glutatione) e anche quelli liposolubili (come la vitamina E e il coenzima Q), amplificandone gli effetti. Così facendo protegge nervi e vasi sanguigni (che portano i fattori nutritivi) dai pericolosi attacchi dei ROS, favorendo il benessere delle fibre nervose e svolgendo una generale azione anti-aging. L’ALA, in definitiva, ne protegge l’integrità e le mantiene più giovani a lungo e quindi più in grado di trasmettere in modo efficiente gli impulsi nervosi, indispensabili per la conduzione neuro-muscolare.
Alcuni studi hanno documentato che, somministrato per via orale o endovenosa a dosi si 600-1200 mg/die, l’ALA favorisce la riduzione dei sintomi della neuropatia diabetica (formicolio e intorpidimento alle gambe, dolori brucianti, senso di stordimento) nell’arco di 3-5 settimane di integrazione.

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Ci sono altri effetti dell’ALA utili alle persone diabetiche?
L’acido alfa-lipoico ha anche altri effetti benefici che lo rendono interessante per le persone con diabete di tipo 2 quando somministrato ad alti dosaggi. Alcuni studi hanno documentato che aumenta la sensibilità all’insulina (anche nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico) favorendo l’assorbimento del glucosio e un miglior controllo della glicemia. Favorisce anche una riduzione dei trigliceridi nel sangue. Gli studi hanno documentato che anche ad alti dosaggi l’ALA è sicuro e ben tollerato, in ogni caso per scegliere un’eventuale integrazione è sempre bene chiedere al proprio medico o al farmacista di fiducia.

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È vero che gli antiossidanti lavorano meglio in squadra?
In effetti è così; tra gli antiossidanti, l’unione fa la forza per proteggere il nervo e questo vale anche per l’ALA. A livello della cellula nervosa (neurone), alcuni studi hanno documentato che l’acido alfa-lipoico agisce in sinergia con altri antiossidanti e sostanze cosiddette neutrofiche grazie alla spiccata azione neuroprotettiva che svolgono, in grado di accelerare la riparazione e la rigenerazione del nervo migliorandone la velocità di conduzione nervosa.
Tra gli altri antiossidanti, con cui agisce l’ALA, vanno citati soprattutto la superossidodismutasi o SOD, un potentissimo antiradicalico, tra i più studiati, che agisce all’origine dello stress ossidativo e che ha dimostrato un’ azione antinfiammatoria e neuroprotettiva sinergica con l’ALA; la vitamina E e il selenio che contribuiscono alla naturale protezione delle cellule nervose dallo stress ossidativo provocato dai radicali liberi.
Tra neurotrofici più noti e benefici c’è l’acido gamma-linolenico (GLA), un acido grasso polinsaturo essenziale (Essential Fatty Acids o EFA), che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare da solo e che deve essere assunto attraverso una dieta giornaliera appropriata.
Il GLA è un componente della membrana delle cellule nervose dove svolge un’attività riparativa ed è indispensabile per mantenere un’ottimale fluidità di membrana, elemento particolarmente rilevante per la funzionalità delle membrane nervose e della guaina mielinica (la mielina è il rivestimento di ogni cellula nervosa che consente una conduzione più veloce degli impulsi nervosi).

Quali altre attività svolge l’acido alfa-lipoico?
L’acido alfa-lipoico protegge anche dall’ossidazione del colesterolo-LDL (il colesterolo “cattivo”) agendo – quindi – come un fattore di prevenzione del rischio di malattie cardiovascolari. Alcuni studi hanno, inoltre, documentato la capacità dell’ALA di chelare metalli ovvero di catturare e requisire soprattutto rame e ferro che in alcune cellule porterebbero alla formazione di sostanze fortemente ossidanti.
Altri studi hanno evidenziato la capacità dell’acido alfa-lipoico di migliorare la “tolleranza al glucosio”, quindi di favorire un miglior funzionamento del metabolismo degli zuccheri nelle persone diabetiche e/o obese (nelle quali svolge quindi un’azione protettiva sulla neuropatia diabetica grazie alla sua potente azione antiossidante). Questa sua attività, lo rende utile anche nel miglioramento della performance sportiva (ottimizzando l’utilizzo dell’energia) area in cui è anche importante come “scavenger” dei radicali liberi prodotti nel corso dell’attività muscolare di elevata intensità. Ma non è ancora finita: ulteriori studi hanno evidenziato un’azione ipotensiva ed antinfiammatoria che si sta ancora studiando.
L’acido alfa-lipoico viene considerato un memory-enhancer, ovvero una sostanza in grado di migliorare la memoria in età avanzata e contrastare l’invecchiamento del cervello sempre grazie alla sua potente azione antiossidante.

Quali sono le fonti più ricche di acido alfa-lipoico?
In natura, le fonti più ricche di acido alfa-lipoico sono i tessuti animali ad alta attività metabolica (carne rossa, cuore, fegato, rene) che non si consumano spesso. Tra le fonti vegetali ci sono, in via decrescente: spinaci, broccoli, pomodori, piselli, cavolini di Bruxelles, riso.
L’acido alfa-lipoico può essere ricavato anche dall’assunzione giornaliera di un integratore alimentare che assicura un dosaggio fisso giornaliero dell’acido grasso. Per un consiglio adeguato alle proprie necessità è utile chiedere al proprio medico o al farmacista di fiducia.

Dosaggio di acido alfa-lipoico
Il dosaggio consigliato è di assumere almeno 100 mg di acido alfa-lipoico al giorno.

Il miglior integratore di acido alfa-lipoico
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Altri integratori molto utili per il tuo benessere psico-fisico, sono i seguenti:

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Differenze tra acido alfa lipoico ed acido linoleico coniugato

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelL’acido alfa lipoico (ALA) è un antiossidante che ha il potere di aiutare a pulire il fegato e aiutare a prevenire eventuali potenziali malattie connesse ad esso. La ricerca è ancora in corso, ma ci sono diversi studi che hanno fatto riferimento all’acido alfa lipoico come efficace per: diabete, intorpidimento delle gambe e delle braccia, perdita di memoria, sindrome da stanchezza cronica (CFS), l’HIV / AIDS, cancro, malattie del fegato, malattie di cuore e dei vasi sanguigni, la malattia di Lyme, disturbi correlati agli occhi, quali: danni alla retina, cataratta, glaucoma, e una malattia chiamata morbo di Wilson. L’acido alfa lipoico sembra aiutare a prevenire alcuni tipi di danno cellulare nel corpo, e ripristina anche i livelli di vitamina E e Vitamina C. Vi è anche un’evidenza scientifica, che l’acido alfa lipoico possa migliorare la funzione e la conduzione di neuroni nei diabetici. Essendo un potente antiossidante, l’acido alfa lipoico aiuta anche a liberare il corpo dalla maggior parte dei radicali liberi; i radicali liberi sono ritenuti responsabili del danneggiamento delle cellule e di accelerare la progressione del cancro, malattie cardiovascolari e altri disturbi legati all’età. Nella pesistica è utile assumere l’acido alfa lipoico perché aiuta ad assorbire e ripartire l’eccesso di carboidrati di un pasto e sintetizzarli direttamente nei muscoli – alcuni definiscono questo processo semplicemente come blocco dei carboidrati, lo utilizzano durante il loro ciclo di perdita di peso. Lievito, fegato, rene, spinaci, broccoli e patate sono tutte buone fonti di acido alfa lipoico, ma se si vuole potenziare questi livelli, occorre assumere l’acido alfa lipoico sotto forma di capsule.

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Acido linoleico coniugato (CLA). Se non volete assumere la carne rossa per il suo contenuto di grassi saturi o per altri motivi, potete trovare questo potente acido grasso anche nell’olio di girasole / olio di cartamo, carni bovine e prodotti lattiero-caseari, che è stato collegato alla gestione del peso corporeo a lungo termine e al miglioramento della salute. Questo potente nutriente antiossidante è chiamato acido linoleico coniugato o CLA. Come antiossidante, il CLA può potenzialmente avere proprietà anticancro. Recenti studi hanno dimostrato che le donne che ottengono buone dosi di CLA attraverso le loro diete, hanno un minor rischio di cancro del colon-retto e possono anche avere un minor rischio di cancro al seno. Il CLA sembra avere effetti positivi sull’abbassare il colesterolo cattivo LDL, il trattamento della pelle secca e la sclerosi multipla. Anche se non c’è una dose standard per il CLA, solitamente i dosaggi variano da 1 grammo a 3,4 grammi al giorno, che sono dosaggi molto più elevati rispetto alla quantità di CLA trovati in una tipica dieta. In termini di benessere, la ricerca sugli esseri umani ha dimostrato che il CLA è stato utile nel ridurre il grasso corporeo, con miglioramento ancora maggiore in coloro che combinano esercizio fisico con assunzione alimentare regolare di CLA. La ricerca sugli animali è stata ancora più promettente, con significativi miglioramenti osservati in entrambi per ridurre il grasso corporeo e aumentare la massa corporea magra. Precedenti studi hanno dimostrato che il CLA riduce il grasso corporeo, preservando il tessuto muscolare, inoltre può anche aumentare il tasso metabolico. Un recente studio pubblicato, ha scoperto che le persone che hanno preso 3,2 grammi di CLA al giorno hanno avuto un calo di circa 900 gr di grasso corporeo a settimana, con un moderato esercizio fisico.

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Quale dei due integratori preferire?
Collettivamente, noi sappiamo che entrambi questi acidi, l’acido alfa lipoico e l’acido linoleico coniugato, sono potenti antiossidanti che senza dubbio hanno un enorme impatto benefico sulla salute non solo per i trattamenti contro il cancro, ma anche molti altri aspetti sulla forma fisica che verranno scoperti in futuro. Combinato con un programma alimentare salutare ed un moderato esercizio fisico, il consumo di uno o entrambi questi integratori regolarmente, può dare una possibilità di riuscita al vostro intento di perdere peso. Per quanto riguarda quale dei due è meglio, non c’è purtroppo una risposta netta: sperimentate voi stessi quale avvertite funzionare meglio nel caso vogliate sceglierne uno solo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Differenza tra acidosi ed alcalosi, metabolica e respiratoria

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA ACIDOSI ALCALOSI RESPIRATORIA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCon i termini “acidosi” ed “alcalosi”, in fisiologia e patologia, si intende una condizione caratterizzata dall’alterazione del pH del plasma sanguigno, dovuto ad un eccesso di acidità o di basicità.
In condizioni normali il pH del sangue del nostro corpo si mantiene entro un ristretto intervallo compreso tra 7.35 e 7.45 per assicurare il funzionamento appropriato dei processi metabolici ed il rilascio del giusto quantitativo di ossigeno ai tessuti. Detto questo, quando il valore del pH è alterato, si possono verificare due situazioni:

  • acidosi: consiste in una diminuzione del pH al di sotto del valore di 7.35 (acidemia);
  • alcalosi: consiste in un’eccessiva basicità del sangue che provoca l’aumento del pH sopra a 7.45.

Alcuni autori preferiscono indicare con il termine “acidemia” questa condizione e con “acidosi” ogni condizione che tenda ad aggiungere acidi o a rimuovere basi dai fluidi corporei, anche in presenza di un pH ancora normale. In teoria il termine “acidosi” potrebbe essere riferito a qualsiasi liquido corporeo extracellulare; per convenzione – però – accademicamente si applica questo termine al plasma, ritenendolo rappresentativo dell’acqua corporea.
Le cause che possono determinare queste due condizioni sono estremamente varie. Molti disturbi e patologie possono infatti interferire col controllo del pH nell’organismo e far sì che il pH del sangue esca dai limiti di normalità, come ad esempio alcuni tipi di febbre, le encefaliti, le neoplasie, alcuni tipi di alimentazione, traumi, patologie polmonari, gravidanza, farmaci, nevrosi e patologie della tiroide.

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Respiratoria e metabolica
Sia l’acidosi che l’alcalosi possono essere classificate in “respiratoria” e “metabolica” in base alla concentrazione plasmatica di bicarbonato e di anidride carbonica, che valutate insieme forniscono un’indicazione di massima sui principali apparati coinvolti.

In sintesi si parla di:

  • acidosi respiratoria quando la riduzione (o la tendenza alla riduzione) del pH del plasma corporeo è legata ad un aumento della anidride carbonica (CO2) disciolta nel sangue;
  • acidosi metabolica quando la riduzione (o la tendenza alla riduzione) del pH del plasma corporeo è dovuta ad un accumulo di acidi o da una riduzione dei bicarbonati;

e di:

  • alcalosi respiratoria quando l’aumento (o la tendenza all’aumento) del pH del plasma corporeo è causato da diminuzione dell’anidride carbonica (CO2) disciolta nel sangue;
  • alcalosi metabolica quando l’aumento (o la tendenza all’aumento) del pH del plasma corporeo è causato da una perdita di acidi o da un accumulo di bicarbonati.

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Gap anionico
Il calcolo del gap anionico è spesso utile nella diagnosi differenziale dell’acidosi metabolica. Il gap anionico viene calcolato sottraendo la somma delle concentrazioni del Cl e del HCO3alla concentrazione plasmatica del Na; un aumento del gap anionico rivela la presenza di un eccesso di equivalenti acidi, acidosi metabolica. Quando è presente un’acidosi metabolica con gap anionico normale, si deve sospettare un’alterazione dell’escrezione renale dello ione H+.

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Cattivo sapore in bocca acido o amaro: rimedi e quando è pericoloso

MEDICINA ONLINE LINGUA BOCCA FRENULO ANATOMIA FISIOLOGIA ORAL TONGUE LABBRA LEPORINO GENGIVE DENTI MANDIBOLA MASCELLA PAPILLE GUSTATIVE GUSTO CIBO FONAZIONE GLOSSODINIA PALATO SCHISILa presenza di un cattivo sapore in bocca può indicare un’alterazione del gusto. Le cause di questo disagio possono variare da una alterazione del gusto ad una perdita totale del senso del gusto. Tuttavia, quest’ultima è un’eventualità piuttosto rara. Il cattivo sapore in bocca è un sintomo comune di malattia da reflusso gastroesofageo, infezione delle ghiandole salivari, sinusite, scarsa igiene dentale oppure può essere dovuto all’assunzione di alcuni farmaci. I problemi che interessano il senso del gusto sono causati da tutto ciò che interrompe il trasferimento delle sensazioni gustative al cervello o da condizioni che influenzano il modo in cui il cervello interpreta tali sensazioni. Il reflusso gastrico è una causa comune di cattivo sapore in bocca. L’acido gastrico che viene rigurgitato in bocca produce un sapore anomalo, descritto come acido o metallico. Anche una infezione di una delle ghiandole salivari maggiori è una causa comune di cattivo sapore in bocca. Una ulteriore possibilità può essere una infezione virale che può danneggiare le cellule sensoriali della lingua e causare alterazioni del gusto. Anche altri disturbi della bocca o della lingua, incluse le ulcere del cavo orale, sono possibili cause. Il cattivo sapore in bocca può insorgere a seguito di una radioterapia e dell’assunzione di farmaci, come antibiotici e inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori). La risoluzione dei problemi che interessano il senso del gusto può richiedere mesi o anni. Alcune alterazioni possono essere permanenti, specie nel caso in cui la bocca sia il target di una radioterapia diretta. La presenza di alito cattivo può essere un segno di una condizione grave. Qualora il cattivo sapore dovesse essere persistente o rappresentare motivo di preoccupazione, si consiglia di rivolgersi prontamente al medico. Se si dovessero sperimentare difficoltà respiratorie o febbre alta, si raccomanda di recarsi presso l’ospedale più vicino.

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Sintomi

Il cattivo sapore in bocca può accompagnare altri sintomi, che variano a seconda della condizione sottostante. I sintomi che spesso interessano l’apparato digerente possono anche coinvolgere altri sistemi corporei.

Sintomi gastrointestinali

  • Dolore addominale
  • Gonfiore addominale dovuto ai gas intestinali
  • Tosse
  • Pirosi (bruciore di stomaco)
  • Indigestione

Sintomi delle ghiandole salivari

  • Difficoltà ad aprire la bocca
  • Secchezza delle fauci
  • Febbre
  • Mal di testa
  • Dolore al viso o alla bocca
  • Rossore ad un lato del viso o nella parte superiore del collo
  • Mal di gola
  • Gonfiore del viso o del collo

Sintomi nasali e sinusali

  • Stanchezza
  • Febbre
  • Mal di testa
  • Scolo retronasale
  • Mal di gola
  • Congestione nasale

Sintomi che potrebbero indicare una condizione grave

In alcuni casi, il cattivo sapore in bocca può insorgere in concomitanza con altri sintomi che potrebbero indicare la presenza di una condizione grave che necessita di una valutazione medica immediata. Si raccomanda di ricercare cure mediche immediate nel caso il cattivo sapore in bocca si presenti con altri sintomi gravi come:

  • Difficoltà respiratoria
  • Febbre alta
  • Dimagrimento
  • Altre perdite sensoriali (come vista, udito od olfatto)

Cause

Le infiammazioni e le infezioni a carico di tratto respiratorio superiore, seni paranasali, bocca e lingua possono tradursi in cattivo sapore in bocca. I sintomi possono insorgere in seguito a condizioni infiammatorie, infezioni o malattie che colpisco le papille gustative della lingua responsabili della sensazione del gusto. La malattia da reflusso gastroesofageo presenta un effetto simile sulla superficie della lingua, che può essere danneggiata dall’acido gastrico e dalla bile.

Cause gastrointestinali

  • Esofagite (infiammazione dell’esofago)
  • Malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE)
  • Gas intestinali
  • Ulcere peptiche

Altre cause

  • Infezioni batteriche
  • Disidratazione
  • Farmaci
  • Ulcere o ascessi del cavo orale
  • Scarsa igiene orale
  • Infezioni dei seni paranasali
  • Sindrome di Sjogren (malattia autoimmune caratterizzata da secchezza oculare e delle fauci)
  • Uso del tabacco
  • Infezioni virali

Cause gravi o pericolose per la vita del paziente

  • Cancro del cavo orale
  • Infezione severa
  • Ictus

Dal medico

Per diagnosticare la condizione sottostante, il medico porrà al paziente alcune domande, tra cui:

  • I cibi e le bevande hanno tutti lo stesso sapore?
  • Fuma?
  • Sperimenta difficoltà a mangiare?
  • Il suo senso dell’olfatto è normale?
  • Ha cambiato dentifricio o collutorio?
  • Da quanto dura il problema gustativo?
  • Quali farmaci sta assumendo?
  • Sperimenta altri sintomi?

Quando può essere pericoloso? Le complicanze

Poiché il cattivo sapore in bocca può essere dovuto a patologie gravi, il mancato trattamento della condizione può tradursi in gravi complicanze e danni permanenti. Una volta diagnosticata la causa sottostante, è di fondamentale importanza che il paziente segue il piano terapeutico formulato dal medico al fine di ridurre il rischio di potenziali complicanze, come:

  • disidratazione;
  • eccessivo dimagrimento;
  • malnutrizione;
  • diffusione di cancro;
  • diffusione dell’infezione.

I migliori prodotti per l’igiene orale

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere della bocca e del viso, in grado di migliorare l’igiene orale, combattere l’alito cattivo, pulire la lingua dalla patina ed idratare le labbra. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato, testato ripetutamente ed usato dal nostro Staff di esperti:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Apparato respiratorio: anatomia in sintesi, struttura e funzioni

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma APPARATO RESPIRATORIO ANATOMIA SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’apparato respiratorio è costituito da un gruppo di organi altamente specializzati che ha il principale – ma non esclusivo – compito di rifornire di ossigeno le cellule e di eliminare l’anidride carbonica prodotta dall’ossidazione delle sostanze organiche. Nell’uomo esso è costituito dalle vie aeree, dai due polmoni e dalla pleura interna ed esterna. Le vie aeree sono formate dal naso esterno (fosse nasali e cavità nasali), dalla faringe, dalla laringe, dalla trachea, dai bronchi e dai bronchioli. Il polmone destro, più voluminoso, è suddiviso in tre lobi, mentre il sinistro è suddiviso solo in due lobi per far spazio all’apice (punta) del cuore. L’inspirazione, l’espirazione e la breve pausa che si verifica fra i due movimenti costituiscono un atto respiratorio. Ogni atto respiratorio comporta una serie di cambiamenti nella gabbia toracica dove sono alloggiati i polmoni e nella posizione del diaframma, un muscolo piatto che separa il torace e l’addome.

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Funzione dell’apparato respiratorio
La funzione principale del sistema respiratorio è quella di garantire la corretta ossigenazione del nostro sangue e l’eliminazione della CO2 che possediamo in eccesso. Poiché questi gas devono entrare nel circolo ematico o da questo devono essere espulsi le vie respiratorie necessariamente accoppiano ventilazione e perfusione. Il processo meccanico definito comunemente respirazione prende il nome di ventilazione polmonare, mentre il termine respirazione indica l’intero processo che va dall’immissione di ossigeno alla sua utilizzazione per l’ossidazione dei substrati e la conseguente produzione di energia. Le vie aeree hanno lo scopo di distribuire il flusso d’aria su una superficie di 70 m2 circa per un uomo di 70kg.

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Anatomia e funzioni delle singole parti del sistema respiratorio
Le vie aeree si dividono in superiori e inferiori. Delle vie aeree superiori fanno parte:

  • le cavità nasali, che hanno il compito di umidificare l’aria e portarla circa a una temperatura uguale a quella corporea. Forniscono circa il 50% della resistenza al flusso, inoltre si comportano come un filtro e bloccano le particelle di diametro superiore a 10 micrometri.
  • La faringe. Essa non è solo una via di passaggio ma grazie a numerosi aggregati linfocitari fornisce una protezione attiva contro gli agenti infettivi.
  • La laringe che contiene l’organo della fonazione e la glottide(che può essere volontariamente occlusa).

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le vie aeree inferiori originano sotto l’anello della cartilagine cricoide e si dividono in:

  • trachea, un condotto cilindrico che è formato da una struttura membranosa tesa tra anelli cartilaginei di sostegno strutturale, non collassabile.
  • Bronchi, che originano in numero di due, uno per lato, e costituiscono i condotti in cui termina la trachea. penetrati nel polmone si arborizzano diventando bronchi lobari, lobulari e dando ramificazioni sempre minori; la sezione delle 2 ramificazioni figli è pero complessivamente maggiore della sezione del bronco da cui originano. Per dieci ordini id ramificazione(che avvengono ad angolo acuto), fino al diametro di 1 micrometro, i bronchi conservano nella loro parete placche cartilaginee che conferiscono una certa rigidità strutturale. Al disotto di questo diametro i bronchi prendono il nome di bronchioli e divengono collassabili dalla pressione. Dopo sei ordini di ramificazioni (a T) nei bronchioli iniziano a comparire, lungo la parete sporadici alveoli. Le successive ramificazioni prendono il nome di bronchioli terminali(o respiratori). Questi ultimi continuano a dividersi fino a generare dotti alveolari, ovvero bronchioli la cui superficie è cosparsa di alveoli. Nel polmone sono individuabili unità morfofunzionali definite unità respiratorie formate da decine di bronchioli respiratori e di conseguenza alcune migliaia di alveoli. Queste sono individuabili in numero di circa 60000 per polmone. L’albero bronchiale è dotato di una propria innervazione attribuibile al sistema simpatico. È ricco di terminazioni sensitive che rispondono a stimoli quali agenti irritanti (l’ipersensibilizzazione causa l’asma). Inoltre è innervata la circolazione nutrizionale bronchiale e il sistema muscolare. Il sistema muscolare bronchiale risponde agli stimoli costringendosi e aumentando la resistenza al flusso(è ad esempio l’effettore dell’asma), a stimoli opposti in maniera opposta. La circolazione bronchiale deriva dalle arterie bronchiali dell’aorta toracica e costituisce l’apporto nutrizionale del sistema bronchiale. Esistono alcuni shunt anastomotici tra la circolazione polmonare e quella bronchiale ma nel soggetto normale non sono significativi.
  • Alveoli. Sono deputati allo scambio di ossigeno tra aria e sangue; tale scambio avviene per diffusione passiva, che è molto facilitata visto che la barriera aria sangue nei polmoni è spessa circa 0,15 micrometri. (ricordiamo che secondo la legge di fick la diffusione avviene in modo inversamente proporzionale alla distanza). La barriera aria sangue è composta dall’accollamento di cellule laminari dell’endotelio capillare e pneumociti (anch’essi con medesima struttura laminare e nucleo protrudente nel lume) e dalla membrana basale tra i due strati cellulari. Le concentrazioni di ossigeno e anidride carbonica sono all’equilibrio dopo 0,2 secondi. Il tempo di transito del sangue è di circa 0,8 secondi, più che sufficiente. In questo tempo transita la gittata sistolica di sangue, circa 70 ml(fino a 200 ml sotto sforzo: il limitato aumento di gittata fa si che le richieste metaboliche di O2, che sotto sforzo aumentano anche di sei volte, vengano soddisfatte aumentando il prelievo dall’emoglobina, che funge anche da riserva), distribuita su una superficie capillare circa uguale a quella alveolare. Si ritiene che la grande estensione della superficie non sia funzionale all’ossigenazione del sangue quanto alla distribuzione della gittata cardiaca in vasi di piccole dimensioni, quelle di un eritrocito, perfettamente ossigenabili.Ogni alveolo polmonare ha la parete costituita da un epitelio pavimentoso semplice e da uno strato connettivale ricco di capillariL’epitelio alveolare è costituito, oltre che da macrofagi, da due particolari tipi di cellule: gli pneumociti di I e di II tipo:
  1. pneumociti di tipo I sono cellule appiattite strutturali. Sono definiti anche piccole cellule alveolari, ricoprono circa il 90% della superficie alveolare totale. Sono cellule piccole, sottili, le quali si sviluppano come un sottile film che ricopre la superficie dell’alveolo. Gli pneumociti di tipo I aderiscono alla superficie dei vasi capillari tramite la membrana basale, permettendo la diffusione e lo scambio dei gas.
  2. pneumociti di tipo II sono anche detti cellule di Clara. Sono cellule presenti a livello dei bronchi lobulari e bronchioli intralobulari nel parenchima polmonare. Il loro ruolo è quello di secernere materiale sieroso che mantenga fluido il materiale mucoso prodotto dalle cellule caliciformi mucipare ad azione surfactante che va a ricoprire la superficie dell’epitelio dei bronchi e degli alveoli polmonari.

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Il percorso dell’aria dentro il nostro corpo

  1. L’aria entra nel naso dalle narici e percorre le cavità nasali tappezzati internamente dal muco che ha la funzione di inumidire l’aria e di trattenere microbi e polvere. E’ possibile inspirare con la bocca, azione che si compie normalmente quando si è molto raffreddati, ma in questo caso viene a mancare la funzione di protezione da microbi e polvere.
  2. Le pareti delle cavità nasali sono fittamente intrise da capillari sanguigni e rivestite di piccoli peli: l’aria viene riscaldata a contatto con i capillari e filtrata dai peli.  L’aria entra poi nella faringe, un organo che nella parte inferiore comunica, posteriormente con l’esofago e anteriormente con la laringe. La faringe è anche un organo dell’apparato digerente e in essa l’aria e il cibo possono essere presenti contemporaneamente.
  3. Attraversata la laringe, l’aria passa nella trachea un tubo flessibile cosparso internamente di ciglia che muovendosi dal basso verso l’alto contribuiscono ad espellere eventuali impurità e corpi estranei.
  4. L’aria passa nei bronchi, nei bronchioli e negli alveoli.
  5. Nell’alveolo polmonare avvengono gli scambi gassosi fra aria e sangue. L’insieme dei 300 milioni di alveoli polmonari costituisce i polmoni, organini spugnosi ed elastici.
  6. L’aria compie a ritroso il percorso per poi venire espulsa all’esterno dell’organismo.

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I dieci fantastici usi del bicarbonato che ancora non conosci

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO BICARBONATOIl bicarbonato di sodio è un fantastico alleato per la nostra salute e per la nostra bellezza, tuttavia non tutti conoscono fino in fondo tutti i modi in cui può tornarci utile. Vediamo oggi una lista di dieci usi del bicarbonato. Cominciamo prima a farci una semplice domanda:

Cos’è il bicarbonato di sodio?
L’idrogenocarbonato di sodio o carbonato acido di sodio o carbonato monosodico (o bicarbonato di sodio che è il nome più comune, commercialmente noto come “bicarbonato“) è un sale di sodio dell’acido carbonico. A differenza del carbonato, l’idrogenocarbonato mantiene uno ione idrogeno dell’acido corrispondente. È tra gli additivi alimentari codificati dall’Unione Europea. In natura è presente disciolto nelle acque superficiali e sotterranee; il suo nome risale all’epoca di Lavoisier (XVIII secolo) quando i sali erano considerati la combinazione di un ossido metallico con un ossido non metallico. Vediamo ora insieme tutti i benefici che il bicarbonato è in grado di regalarci.

1) Mani e piedi
Possiamo utilizzare il bicarbonato di sodio unito all’acqua per la pulizia delle mani, specialmente se sono molto sporche o presentano cattivi odori. Serve anche come pediluvio rilassante. Leggi anche: Lavarsi veramente bene le mani non è così facile come sembra: ecco i trucchi per farlo nel modo giusto!

2) Respirazione
Possiamo fare dei suffumigi per decongestionare le vie respiratorie, nel caso in cui siamo colpiti dal raffreddore. Leggi anche: Laringite, asma, sinusite, raffreddore: riduci i sintomi con i suffumigi

3) Digestione
Il bicarbonato è un digestivo antiacido. Di solito lo si prende insieme al limone, dalle innumerevoli proprietà benefiche, per evitare i gonfiori e per essere aiutati nella digestione. Leggi anche: Acidità di stomaco e bruciore: tutti i farmaci antiacidi

4) Pulizia dei denti
Possiamo utilizzare il bicarbonato come dentifricio, magari con l’aggiunta di qualche goccia di olio essenziale di menta. Leggi anche: Il cioccolato fondente protegge i nostri denti da carie e placca

5) Punture di insetti
E’ ottimo anche contro le punture degli insetti e le irritazioni. In questi casi basterà mescolarlo con un po’ d’acqua, per ricavarne un amalgama da applicare sulla pelle. Si può fare anche una pomata per le scottature con il bicarbonato. Leggi anche: Quante sono, a cosa servono, perché “ronzano”: dieci cose che non sai sulle zanzare

6) Sport
Se facciamo sport, possiamo bere degli integratori di bicarbonato di sodio con l’acqua, che ci aiutano a rimediare all’accumulo di acido lattico e a migliorare le nostre prestazioni.

7) Scrub
Possiamo utilizzare il bicarbonato per lo scrub del viso e del corpo. Unendolo all’acqua, difatti, si può ottenere un ottimo esfoliante: lo si deve massaggiare sulla pelle e poi si risciacqua con acqua tiepida. Inoltre si può strofinare sui talloni e sulle zone ruvide del corpo, per ammorbidirle. Leggi anche: Lo scrub: a che serve e da cosa è composto?

8) Capelli
Il bicabonato può essere aggiunto al tuo shampoo, per eliminare i residui di calcare dai capelli e per renderli piuttosto morbidi. Leggi anche: Si lava i capelli senza shampoo per venti giorni: il risultato è incredibile

9) Deodorante
Non dimentichiamo gli effetti deodoranti del bicarbonato. Possiamo ottenere un prodotto liquido, sciogliendone 2 cucchiaini in un bicchiere d’acqua, lasciando riposare per 24 ore, per poi trasferire il tutto in un contenitore spray.

10) Alito cattivo
E’ possibile utilizzare il bicarbonato di sodio anche come collutorio: se lo sciogliamo in mezzo bicchiere d’acqua, possiamo risciacquarci la bocca e aiuta a sconfiggere l’alito cattivo. Inoltre con esso possiamo pulire fino in fondo le dentiere e gli apparecchi per i denti.

Il miglior bicarbonato in commercio, selezionato ed usato dal nostro Staff, è questo: https://amzn.to/3LXbYp7

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Reflusso gastroesofageo: sintomi, diagnosi e cura

MEDICINA ONLINE NAUSEA MAL DI PANCIA REFLUSSO GE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO APPARATO DIGERENTE CIBO TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI VOMITO SLa malattia da reflusso gastroesofageo, sigla MRGE (in inglese GERD, Gastro-Esophageal Reflux Disease o GORD, Gastro-Oesophageal Reflux disease), è una malattia di interesse gastroenterologico, causata da complicanze patologiche del reflusso gastroesofageo: si parla di “malattia” (MRGE) quando il reflusso causa sintomi (pirosi, rigurgito) o quando, con la gastroscopia, si evidenziano lesioni infiammatorie a carico dell’esofago (esofagite), o ulcere, o trasformazione metaplastica della mucosa (esofago di Barrett). La malattia presenta tendenza alle recidive.

Diffusione

In Europa la malattia è frequente nel 20% della popolazione, mentre nei Paesi asiatici è più contenuta.

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Cause

La malattia da reflusso gastroesofageo è spesso causata dal reflusso nell’esofago del contenuto dello stomaco e dei gas prodotti a livello intestinale che generano un reflusso duodeno-gastroesofageo. L’acido cloridrico e la bile che vengono a contatto in questo modo con la mucosa dell’esofago ne provocano l’infiammazione (esofagite) con possibile insorgenza di sintomi caratteristici, come la pirosi. Anche se occasionali piccoli reflussi sono considerati fisiologici, in alcuni casi la frequenza e l’intensità dei reflussi può assumere valenza patologica. Col tempo l’infiammazione può evolvere in danni al tessuto dell’esofago, sotto forma di erosioni e piccole ulcere. Altre cause del reflusso sono una diminuzione del tono del cardias (lo sfintere esofageo inferiore – SEI/LES), cioè la valvola che separa l’esofago dallo stomaco, in seguito all’assunzione di sostanze diverse, come cibi grassi, nicotina, caffeina, agrumi, alcolici ed anche alcuni tipi di farmaci; in casi più rari è dovuta al prolungato ristagno del bolo nello stomaco (si può ipotizzare una stenosi o pseudo-occlusione ileare o del tenue), per via di discinesie (disturbi motori) che rallentano il normale svuotamento dello stesso; altre volte la causa è da ricercare nell’assunzione di pasti troppo abbondanti; infine sono predisponenti tutte quelle condizioni che determinano un aumento della pressione gastrica, come l’obesità e la gravidanza. Per quanto sia stata lungamente studiata una possibile associazione tra l’infezione da Helicobacter pylori e la MRGE, essa non è mai stata accertata da studi epidemiologici, né è stato individuato un possibile meccanismo patogenetico con il quale il batterio provocherebbe la malattia. In taluni casi, addirittura, si è notata un’incidenza negativa legata all’eradicazione dell’H. pylori e l’eradicazione stessa parrebbe risultare inefficace per la prevenzione delle recidive.

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Sintomi e segni

I sintomi associati al reflusso si distinguono in esofagei ed extraesofagei. Non sempre la presenza dei sintomi è associata ad evidenza di esofagite mediante esami endoscopici e pH-metria. Tuttavia è proprio grazie a quest’ultimo esame che si è potuto associare alla MRGE anche sintomi extraesofagei. Alcuni di questi sintomi sono comuni anche a infezioni intestinali o a parassitosi.

Sintomi esofagei

I sintomi esofagei si suddividono in tipici e atipici. Fra i primi, sono particolarmente frequenti la pirosi (sensazione di bruciore retrosternale, talora irradiata al collo oppure posteriormente, tra le scapole) e il rigurgito (risalita non forzata del contenuto gastrico fino al cavo orale). Tra i sintomi atipici, si ricordano la disfagia (sensazione di difficoltà nella deglutizione, spesso legata ad alterazioni motorie correlate al reflusso), l’odinofagia (dolore legato alla deglutizione) ed il dolore toracico simil-anginoso (dolore retrosternale irradiato al mento, alla mandibola, alle braccia e tra scapole), che può indurre erroneamente a sospettare un infarto del miocardio.

Sintomi extraesofagei

  • Bronco-polmonari: tosse stizzosa o cronica, difficoltà respiratoria o asma, polmonite ab ingestis, ipersecrezione catarrale (aumentata produzione di muco, visibile sul piano glottico), emoftoe, apnee notturne, bronchiectasia
  • Oro-faringei: faringite (con o senza mal di gola), scialorrea, disfonia, raucedine, sensazione di nodo in gola (bolo faringeo), alitosi, prolasso dei tessuti molli (velopendulo), patina bianca sulla tonsilla linguare e raclage (sensazione di dover raschiare continuamente la gola per una forte presenza di muco che in realtà si rivela essere scarso e di difficile estrazione), vellicchio faringeo, disfagia orofaringea, rinite e peggioramento di sinusite.
  • Laringei: laringite cronica, laringite posteriore, ulcere e granulomi delle corde vocali

Diagnosi

La diagnosi di reflusso gastroesofageo patologico si effettua con la ph-impedenziometria o ph-metria esofagea delle 24 ore che consente di differenziare i reflussi fisiologici da quelli patologici. In alcuni casi, anche reflussi “fisiologici” possono provocare sintomi (“esofago irritabile o ipersensibile”). Per una diagnosi più coerente e certificabile soprattutto in casi di reflusso atipico, alcuni centri mettono a disposizione la Ph-metria con impedenziometria multicanale intraluminale, che permette di valutare se il refluito giunge fino in gola, in che entità ed in quale forma (liquido, gassoso o biliare). Nel caso in cui si rilevino solo reflussi gastro-esofagei (solitamente si verificano entro i 120 minuti dal pasto), la manometria gastro-esofagea può definire la tonia del cardias. Altri modi di indagine comprendono i test provocativi, il test di Bernstein, esami di radiologia, scintigrafia, istologia, endoscopia e manometria. È utile inoltre ricercare la presenza dell’Helicobacter pylori a livello gastrico, per stabilire la condotta terapeutica più adeguata.

Quali sono le possibili complicanze e qual è il rischio di tumore all’esofago?

Nei pazienti con reflusso gastroesofageo cronico, vi è un aumento del rischio di sviluppare tumore dell’esofago; per approfondire leggi questo articolo: Esofago di Barrett, tumore e reflusso gastroesofageo

Cura e trattamento

La cura della malattia da reflusso si basa su correzione dello stile di vita, sulla terapia famacologica e/o sulla terapia chirurgica. Per approfondire leggi questo articolo: Reflusso gastroesofageo: terapia farmacologica e chirurgica

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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