Fabbisogno calorico: quante calorie “mangiare” ogni giorno?

MEDICINA ONLINE CIBO DIETA ALIMENTAZIONE PASTA RISO SUGO DIABETE CIBI GLICEMIA CARBOIDRATI PRANZO CUCINA CENA RICETTAIl fabbisogno calorico giornaliero è la quantità di calorie “usate” dal nostro corpo ogni giorno per “svolgere le proprie funzioni biologiche ed affrontare lo sforzo fisico quotidiano; tale quantità di calorie deve essere assunta dagli alimenti per mantenere il proprio peso invariato. Conoscere il fabbisogno calorico giornaliero ci aiuta a mantenere un comportamento alimentare consapevole. Ad esempio:

  • se l’apporto calorico della nostra dieta eccede il nostro fabbisogno giornaliero (dieta ipercalorica), tale comportamento ci porterà – nel tempo – a sovrappeso ed obesità;
  • se l’apporto calorico della nostra dieta è al di sotto del nostro fabbisogno giornaliero (dieta ipocalorica) tale comportamento ci porterà – nel tempo – mediamente a dimagrire;
  • se l’apporto calorico della nostra dieta è pari al nostro fabbisogno giornaliero (dieta normocalorica) tale comportamento ci porterà – nel tempo – a mantenere costante il nostro peso corporeo.

Ma qual è il mio fabbisogno calorico giornaliero?

Ognuno di noi ha il suo. Non è possibile fornire dati oggettivi sul fabbisogno calorico giornaliero di calorie individuale, che coinvolge numerosissimi fattori, dal sesso al peso all’età, dallo stato di salute all’attività fisica svolta. Ecco alcuni esempi estremamente generici:

  • bambino in età scolare: quantità di cibo equivalente a 1500 chilocalorie al giorno;
  • adolescente che studia: quantità di cibo equivalente a 1800 chilocalorie al giorno;
  • adolescente che lavora: quantità di cibo equivalente a 2000 chilocalorie al giorno;
  • adulto che lavora in ufficio: quantità di cibo equivalente a 2000 chilocalorie al giorno;
  • adulto che svolge lavoro manuale faticoso: quantità di cibo equivalente a 2500 chilocalorie al giorno;
  • sportivo: quantità di cibo che supera le 2500 chilocalorie al giorno;
  • anziano in pensione: quantità di cibo equivalente a 1800 chilocalorie al giorno;
  • anziano a letto per malattia: quantità di cibo equivalente a 1000 chilocalorie al giorno.

Fattori che influenzano il fabbisogno calori di un individuo sono, principalmente:

  • età (un anziano ha un fabbisogno calorico generalmente più basso di un giovane);
  • sesso (gli uomini hanno mediamente un fabbisogno più elevato delle donne);
  • professione (lavori sedentari comportano fabbisogni più bassi rispetto;
  • stile di vita (uno stile di vita sedentario porta ad un fabbisogno più basso rispetto ad uno sportivo);
  • massa magra (possedere un’alta percentuale di massa magra porta ad un fabbisogno calorico generalmente più elevato).

Uno strumento importante per determinare il fabbisogno calorico giornaliero di un individuo è la bioimpedenziometria.

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Pandoro light: ricetta facile, leggera e gustosa

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE TORRONE NOCCIOLE CIOCCOLATO BIANCO SFOGLIATA LIEVITAZIONE OFFELLA INGREDIENTI ZUCCHERO VENEZIANA A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZE DIETA CIBO DOLCE COLOMBA PASQUA.jpgIngredienti

  • 100 ml latte scremato
  • 300 ml albume
  • 400 g farina di grano duro + 50 g crusca di grano duro
  • 1 g sale
  • 1 bacca di vaniglia
  • 170 g burro light
  • 70 g Truvia (stevia con eritritolo)
  • 12 g bicarbonato di sodio

Preparazione

  1. Preparare il primo impasto sciogliendo 10 g di bicarbonato con 70 ml di latte tiepido, 3 g di truvia e 50 ml di albume montato. Aggiungere 50 g di farina e impastare. Coprire e lasciare lievitare per un’ora.
  2. Sciogliere 2 g di bicarbonato in 30 ml di latte. Aggiungere al precedente composto insieme a 33 g truvia, 130 ml albume montato. Impastare con 200 g di farina. Unire 30 g di burro a temperatura ambiente. Impastare e coprire, lasciando lievitare per un’ora.
  3. Unire altri 200 g di farina, 120 ml albume montato, 8 g truvia, sale, semi della bacca di vaniglia. Impastare. Lasciare lievitare fino al raddoppio di volume. Quindi riporre in frigo per 8-12 ore (chiudendo in un sacchetto di plastica per alimenti).
  4. Stendere l’impasto con un mattarello, distriuire al centro 140 g di burro e chiudete l’impasto in modo che il burro non fuoriesca. Spianare e piegare in 3 volte. Lasciare 15-20 minuti in frigo. Ripiegare ancora e lasciare di nuovo 15-20 minuti in frigo. Per la terza volta, ripiegare e fare riposare 15-20 minuti in frigo.
  5. Stendere l’impasto un’ultima volta, arrotolandolo a palla e lavorandolo.
  6. Versare in uno stampo per pandoro (alto 20 cm) e lasciare lievitare finché la cupola uscirà dal bordo.
  7. Infornare insieme ad una ciotola d’acqua sulla griglia inferiore a 170° C per 15 minuti, poi abbassare a 160° C e lasciare cuocere per 50 minuti. controllare la cottura.

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Differenza tra glicemia e indice glicemico

MEDICINA ONLINE CIBO DIETA ALIMENTAZIONE PASTA RISO SUGO DIABETE CIBI GLICEMIA CARBOIDRATI PRANZO CUCINA CENA RICETTALa glicemia è il valore della concentrazione di glucosio nel sangue. Un valore normale di glicemia a digiuno è compreso tra i 65-110 mg/dl. Un valore compreso tra i 110-125 mg/dl suggerisce il sospetto di alterata glicemia a digiuno (IFG). Valori superiori a 125 mg/dl permettono di fare diagnosi di diabete qualora tale condizione si verificasse nuovamente ad una seconda misurazione. Dopo un pasto la glicemia può elevarsi anche di molto, anche se valori superiori a 200 mg/dl, associati ad altri sintomi come polidipsia e poliuria, permettono di ipotizzare una diagnosi di diabete.

invece l’indice glicemico di un alimento indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all’assunzione di un quantitativo dell’alimento contenente 50 g di carboidrati: viene ottenuto misurando l’andamento della curva a campana dal momento dell’ingestione a due ore dopo. Questo parametro è espresso in percentuale sulla velocità di aumento della glicemia con la stessa quantità di glucosio (standard di riferimento, valore GI = 100) o (meno usato e con diversa scala, essendo il glucosio 1,37 più attivo) di pane bianco[1]. Per convertire l’indice glicemico dal glucosio al pane bianco basta moltiplicare per 1,37 il valore , mentre viceversa basta dividere per la stessa cifra dal pane bianco al glucosio.

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L’ananas fa ingrassare o dimagrire? Quante calorie ha?

MEDICINA ONLINE ANANAS FRUTTA CALORIE DIABATE GLICEMIA INSULINA ZUCCHERI CARBOIDRATI CIBO DOLCE MANGIARE ACQUA VALORI PROPRIETA NUTRIZIONISTA TAVOLA DIETA DIMAGRIRE TERMOGENICO.jpgChi è a dieta se lo domanda spesso: l’ananas fa dimagrire? Falso o, quantomeno, non del tutto corretto. E’ vero, invece, che questo gustoso frutto esotico, il cui nome deriva da ‘Anana’ che in lingua caraibica significa ‘profumo dei profumi’, è povero di calorie (possiede solo 50 calorie per 100 grammi) ed è molto ricco di acqua, quindi può favorire l’eliminazione dei liquidi, ma non ha azione diretta sul dimagrimento.

Perché l’ananas è consigliato a chi vuole dimagrire?

L’ananas, originario dell’America Centrale contiene grandi quantità di bromelina, una sostanza che facilita la digestione e la disintegrazione delle proteine. Questa sostanza, appunto, è un enzima che agisce sul fegato e sull’intestino favorendo la digestione delle proteine, questo però non vuol dire che fa dimagrire. La sua azione diuretica aiuta a snellire chi soffre di ritenzione idrica eliminando i liquidi con le urine, ma per quel che riguarda i chili di troppo quelli, purtroppo, restano.

E l’eliminazione dei liquidi aiuta a perdere peso?

L’ananas è ricchissimo di acqua e questa, associata alla sua proprietà digestiva, favorisce la depurazione e lo ‘sgonfiamento’ del fisico tramite l’eliminazione dei liquidi e delle tossine con le urine. La diuresi, infatti, aiuta a purificare l’organismo disintossicandolo, dando anche una sensazione generale di benessere. Proprio per questa sua proprietà detossinante l’ananas aiuta a eliminare i gonfiori e la ritenzione idrica riducendo la cellulite e mettendo il fisico in una condizione di benessere. Questi effetti si hanno sempre grazie alla bromelina, che ha la capacità di controllare gli edemi sia di tipo post – traumatico sia di origine infiammatoria, e alla presenza di acidi organici.

Quando è meglio mangiare l’ananas: prima o dopo i pasti?

L’ideale è di mangiare l’ananas a fine pasto perché in questo modo aiuta la digestione, ma solo se è fresco perché la bromelina, che ha proprietà digestive, si perde con il calore, quindi è assente nell’ananas in scatola o cotto. In ogni caso, può essere utilizzato anche come ‘spezzafame’ a metà mattina o a metà pomeriggio per il suo elevato contenuto di fibre e il suo ridotto apporto calorico (solo 40 Kcal per 100 g). Inoltre, contiene grandi quantità di vitamine (A e C) e sali minerali (calcio, fosforo, potassio e ferro) che lo rendono un elemento prezioso per il benessere dell’organismo.

E’ indicato a tutti?

In linea di massima sì, anche se i preparati a base di ananas potrebbero essere scarsamente tollerati da persone con ulcera peptica attiva e devono essere evitati da chi è in trattamento con anticoagulanti a causa della loro moderata attività antiaggregante piastrinica. Devono, poi, fare attenzione a non esagerare con le dosi le donne in gravidanza perché potrebbe creare complicazioni nella normale crescita del feto.

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Differenze tra ileo meccanico ed ileo paralitico: cause, sintomi e trattamenti

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE ILEO MECCANICO PARALITICO INT Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCosa significa “ileo”?

Con ileo (in inglese “ileus”) in medicina si intende una condizione patologica caratterizzata dall’arresto parziale o totale della progressione del contenuto intestinale, sia esso liquido, solido o gassoso. Molti usano il termine “ileo” come sinonimo di “occlusione intestinale”, ma ciò è un errore, poiché l’occlusione intestinale è solo un tipo di ileo (l’ileo meccanico).

Etimologia di ileo

Il termine “ileo” deriva dal greco εἰλεός (leggi eileos), che significa attorcigliato, serrato, strizzato.

Che differenza c’è tra un ileo meccanico ed un ileo paralitico?

Quello che differenzia principalmente un ileo meccanico da un ileo paralitico, è l’eziologia, cioè la causa che ha portato all’arresto della progressione del materiale intestinale. In base alla causa si possono infatti distinguere:

  • un ileo detto meccanico (od occlusione intestinale od ostruzione intestinale o blocco intestinale), che si verifica quando l’occlusione è dovuta a un ostacolo vero e proprio che blocca fisicamente il passaggio del materiale in transito in direzione dell’ano;
  • un ileo detto paralitico (o ileo adinamico o ileo dinamico o paresi intestinale o ileo funzionale) che si verifica quando non ci sono blocchi fisici nell’intestino ma il transito è comunque impedito da una paralisi della muscolatura propria dell’intestino con conseguente blocco della peristalsi, cioè di quella contrazione coordinata della muscolatura liscia presente nelle vie digerenti che permette al cibo di procedere in direzione dell’ano.

Viene definita invece subocclusione intestinale una condizione particolare di ileo meccanico, in cui l’ostruzione sia solo parziale, manifestandosi con episodi subacuti e/o ricorrenti. In ogni caso l’occlusione può essere incompleta, caratterizzata da episodi sfumati subocclusivi cronici che culminano nella fase di occlusione critica, o completa, che esordisce con un quadro clinico acuto e pericoloso. E’ importante anche ricordare che un ileo meccanico può riconoscere tre tipi di ostruzione:

  • intraluminale: l’ostacolo è presente fisicamente all’interno del canale e chiude il lume (ad esempio ammassi di parassiti e fecalomi);
  • intramurale: l’ostacolo è rappresentato dall’ingrandimento della parete del canale (ad esempio un tumore ad anello);
  • extraintestinale: l’ostacolo è rappresentato da una massa esterna al canale, che si è espansa a tal punto da comprimere il lume (ad esempio tumore di organo vicino).

Una importante differenza tra ileo meccanico e paralitico è che:

  • l’ileo meccanico riconosce una causa “locale” (con una sofferenza che generalmente interessa un segmento circoscritto dell’intestino mentre il resto del viscere viene coinvolto solo in un secondo momento): i segmenti a monte dell’ostruzione appariranno via via sempre più dilatati, mentre quelli a valle risulteranno normali, permettendo l’espulsione del materiale in essi contenuto e dando inizialmente una illusione di canalizzazione normale. Una occlusione severa e non trattata può avere esiti tragici, portando in alcuni casi a perforazione e copiosa emorragia, con uno shock ipovolemico anche rapidamente mortale;
  • nell’ileo paralitico la sofferenza interessa l’intero intestino, ossia la paralisi interessa non un particolare segmento, ma tutto il viscere. Il quadro anatomo-patologico inizialmente evidenzia una modesta dilatazione dei primi tratti intestinali (che possono essere adeguatamente decompressi con l’introduzione di un sondino naso-gastrico) e qualche volta di quelli distali (per i quali, allo stesso scopo è utilizzata una sonda rettale). Raramente l’occlusione paralitica raggiunge livelli preoccupanti, in quanto la paralisi abitualmente regredisce nell’arco di poche ore; quindi questa forma presenta un decorso clinico meno grave rispetto a quella meccanica (tipico esempio è l’ileo paralitico post-operatorio).

Leggi anche: Peristalsi intestinale ed antiperistalsi: caratteristiche e funzioni

Il doppio significato di “ileo”

In medicina il termine “ileo” si usa non solo per indicare l’arresto della progressione del contenuto intestinale, ma anche – in anatomia umana – per indicare la parte finale dell’intestino tenue che viene dopo duodeno e digiuno (le porzioni iniziali dell’intestino tenue) e che precede il cieco (la porzione iniziale dell’intestino crasso). L’ileo (in inglese “ileum”) è evidenziato in verde nella figura in basso. Per approfondire, leggi anche: Differenza tra intestino, duodeno, digiuno, ileo, tenue, crasso, retto, ano

MEDICINA ONLINE PICCOLO INTESTINO SMALLA INTESTINE DUODENO DIGIUNO JEJUNUM DUODENUM ILEUM ILEO INTESTINO TENUE APPARATO SISTEMA DIGERENTE RESEZIONE CHIRURGICA STOMACO COLON CRASSO CIECO APPENDICE DIVISIONE

Cause di ileo meccanico

Le principali cause di ileo meccanico, sono:

  • Ostruzione. Molto frequente è legata alla presenza nel lume del piccolo intestino di un ostacolo di varia natura. Si può trattare di:
    • corpi estranei ingeriti;
    • boli alimentari particolarmente voluminosi;
    • ammassi di peli o sostanze vegetali quali i trico- o fito-bezoari;
    • calcoli biliari (ileo biliare);
    • ammasso di parassiti (vermi intestinali);
    • aderenze.
  • Stenosi del viscere. Quando patologie tumorali o infiammatorie o malformative riducono il lume del viscere. Un restringimento del lume può essere anche la conseguenza di un’anastomosi intestinale, di un ematoma nella parete intestinale o l’esito cicatriziale di una o più ulcere duodenali. In genere queste forme sono ingravescenti e quindi la occlusione vera e propria viene preceduta da episodi sub-occlusivi spesso misconosciuti.
  • Compressione. È la situazione in cui una massa estrinseca preme sull’intestino occludendolo. Il più delle volte è dovuta a patologia neoplastica.
  • Angolatura. È un meccanismo dovuto in genere a pregressi interventi (specie a cielo aperto) o patologie endoaddominali che hanno portato alla formazione di briglie aderenziali uniche o multiple. Tali aderenze fissano le anse intestinali tra loro o ad altri organi o alla parete, angolandole e di conseguenza occludendole.
  • Strangolamento. Il termine indica situazioni diverse contraddistinte da un elemento comune: una grave sofferenza dell’ansa dovuta a compressione del suo peduncolo vascolare. Lo strangolamento interviene nel:
  • Volvolo: quando l’intera ansa intestinale e quindi il peduncolo vascolare contenuto nel suo mesentere ruota attorno al proprio asse, attorcigliandosi.
  • Invaginazione: quando un’ansa intestinale entra in una ansa contigua (come un segmento di cannocchiale) trascinandosi appresso il peduncolo vascolare e comprimendolo.
  • Strozzamento da cingolo: quando un’ansa intestinale penetra in un anello o in un forame anatomico rimanendovi incarcerata insieme al proprio peduncolo.

Ileo meccanico determinato da danno al colon

Una possibile causa di ileo meccanico è una ostruzione che ostacola la progressione delle feci nel colon che determina a sua volta una stasi a monte nel tenue. Una ostruzione del colon può essere causata e/o favorita da uno o più fattori, tra cui:

  • tumori;
  • polipi intestinali;
  • stenosi infiammatoria (aderenza);
  • ammasso di parassiti (vermi intestinali);
  • corpi estranei introdotti per via anale;
  • fecalomi.

Cause di ileo paralitico

Le principali cause di ileo paralitico, sono:

  • apertura del peritoneo o/e manipolazione dei visceri endoaddominali (da intervento chirurgico): questa è la situazione più diffusa;
  • presenza di corpi estranei o sostanze biologiche (sangue, bile, urine);
  • irritazione peritoneale (ascessi peritoneali, perforazione di visceri, sofferenza vascolare dell’intestino, traumi addominali aperti o chiusi) e patologie dei visceri addominali (appendicite, colecistite);
  • pancreatite acuta, patologia retroperitoneale (aneurismi), traumi del rachide, gravi quadri dolorosi (colica renale), torsione di cisti ovarica;
  • patologie d’organo (infarto, polmonite, ictus);
  • generali (alterazioni idro-elettrolitiche, dismetabolismi, farmaci che bloccano la trasmissione nervosa (ganglioplegici), o antagonisti della acetilcolina (anticolinergici), o antistaminici, o anestetici generali (narcotici).

Sintomi e segni di ileo paralitico

Nel caso di ileo paralitico il soggetto presenta un quadro spesso poco specifico e sfumato, con:

  • nausea;
  • vomita;
  • distensione addominale;
  • dolore in genere poco intenso e mal localizzabile.

In generale l’entità poco rilevante dei sintomi servono al medico per differenziare un ileo paralitico da quello meccanico, che determina segni e sintomi in genere più gravi.

MEDICINA ONLINE VOLVOLO MALROTAZIONE ROTAZIONE INTESTINO CRASSO CIECO SIGMA COLON INTESTINO TENUE STROZZAMENTO INVAGINAZIONE OCCLUSIONE INTESTINO NECROSI INFARTO MORTE SANGUE CIBO ILEO PARALITICO MECCANICO DIGERENTE

Il volvolo è una causa di ileo meccanico

Sintomi e segni di ileo paralitico

Nel caso di occlusione meccanica i sintomi e segni sono generalmente più severi e specifici rispetto all’ileo paralitico. Sintomi e segni di ileo meccanico sono:

  • Chiusura dell’alvo a feci e gas (assenza di canalizzazione). È un sintomo patognomonico anche se si presenta con tempi e modalità variabili. Nel caso di una occlusione alta, a livello esofageo o gastrico, l’alvo rimarrà comunque aperto per qualche tempo essendo l’intestino a valle della ostruzione integro e quindi funzionante. Nel caso di una occlusione bassa, a livello del retto, la chiusura dell’alvo sarà viceversa immediata. Nelle occlusioni basse ed incomplete potrà essere presente una diarrea, pseudo diarrea, caratteristicamente alternata a periodi di stipsi.
  • Vomito (fecaloide o alimentare o biliare). L’entità e l’epoca di comparsa del vomito dipendono anch’esse dal livello e dal tipo di occlusione. Sarà precoce nelle forme alte e la presenza di bile (che viene secreta a livello della II porzione duodenale) contribuirà a distinguere le forme intestinali da quelle esofagee e gastriche ove invece sarà assente. Nelle occlusioni basse il vomito interverrà più tardivamente assumendo spesso connotati fecaloidi per diventare più raro o mancare nelle ostruzioni a livello rettale.
  • Dolore. Il dolore è un sintomo importante legato in particolare all’incremento della peristalsi. Nelle forme alte esso può essere intenso e di tipo intermittente. Nelle forme ileali è invece, crampiforme, parossistico, intervallato da periodi di tregua. Nelle forme basse assume un carattere sordo, gravativo.
  • Il subentrare improvviso di un dolore lancinante e costante quando si accompagna ad altri sintomi peritonitici indica complicanze gravi quali lo strangolamento, la perforazione e l’emorragia. La scomparsa improvvisa del dolore può significare la risoluzione spontanea dello stato occlusivo ma il più delle volte invece indica un aggravamento della stessa con la trasformazione di un ileo meccanico in un ileo paralitico.
  • Distensione addominale. Assente nelle forme alte è molto evidente nelle ostruzioni a livello del colon discendente o ancora più basse. La distensione della parete addominale è la conseguenza diretta e visibile di quella dell’intestino a sua volta legata all’accumulo di liquidi ed aria.
  • Ipovolemia. È la sottrazione di liquidi alla massa idrica totale, dal lume intestinale dei segmenti a monte della ostruzione. Questa ipovolemia è aggravata dalle perdite che avvengono con il vomito e porta alla concentrazione ematica e allo shock ipovolemico.
  • Perdita di elettroliti e ioni. Il vomito, a seconda del livello della ostruzione, comporta perdite significative di ioni ed elettroliti diversi. Ne derivano squilibri elettrolitici, particolarmente nelle occlusioni basse, e squilibri acido-base in quelle più alte con alcalosi o acidosi metaboliche.
  • Altri segni: febbre, tachicardia, calo della pressione sanguigna, presenza di peristalsi evidente attraverso la parete addominale, rumori metallici alla auscultazione possono essere presenti in vario grado.

Differente trattamento tra ileo meccanico e paralitico

Anche il trattamento è differente: mentre nell’ileo paralitico si curerà la patologia a monte che l’ha determinato (ad esempio peritonite o insufficienza vascolare mesenterica, trattamento medico), nel caso di ileo meccanico il trattamento sarà prevalentemente chirurgico (con chirurgia a cielo aperto o con uso di colonscopia), atto ad eliminare fisicamente la causa del blocco. E’ importante infine ricordare che l’ileo paralitico può spesso rappresentare la fase avanzata di un ileo inizialmente meccanico, mentre un ileo meccanico può più raramente rappresentare la fase avanzata di un ileo inizialmente paralitico.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra disfagia ostruttiva ed occlusione intestinale

MEDICINA ONLINE INTESTINO COLON TENUE CRASSO APPENDICE TRASVERSO ASCENDENTE DISCENDENTE RETTO ANO COLECISTI STOMACO DUODENO ILEO PARALITICO ADINAMICO MECCANICO OSTRUZIONE OCCLUSIONE SUBOCon il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie.

La disfagia può essere di tipo ostruttivo o di tipo motorio (discinesie) in base alla sua eziologia, cioè la causa che l’ha determinata. La disfagia è ostruttiva quando il lume delle vie digestive superiori – specie l’esofago – si riduce per compressione o per ostruzione, come nel caso di presenza di corpi estranei, stenosi, tumori che comprimono dall’esterno o che occludono dall’interno, diverticoli, infiammazioni, ingrossamento della tiroide e spondilite cervicale.
Una disfagia ostruttiva può essere classificata anche in base alla sede dove si verifica l’ostruzione che determina difficoltà nel passaggio di cibo:

  • Disfagia orofaringea: quando la difficoltà di transito riguarda deglutizione e passaggio del cibo dall’orofaringe all’esofago (l’orofaringe è la porzione della faringe che mette in comunicazione cavità orale, laringe ed esofago);
  • Disfagia esofagea: quando la difficoltà di transito riguarda il passaggio attraverso l’esofago in direzione dello stomaco.

Questa lunga introduzione serve a farvi capire come una disfagia ostruttiva sia determinata da ostruzione (interna o da compressione esterna) che provoca difficoltà nel transito del cibo a livello delle alte vie digestive (orofaringe ed esofago). Nel caso di una occlusione intestinale meccanica (anche chiamata “ileo meccanico”) si verifica parimenti una ostruzione, ma questa volta alle basse vie digerenti, che provoca l’arresto della progressione del contenuto dell’intestino, liquido, solido o gassoso.

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Differenza tra disfagia orofaringea ed esofagea: sintomi comuni e diversi

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-faringite-laringite-tracheite-mal-di-gola-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenza-ecCon il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori (tipicamente l’esofago) subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie. A seconda della zona dove si determina la difficoltà del passaggio del cibo, la disfagia viene classificata in:

  • Orofaringea: quando la difficoltà di transito riguarda deglutizione e passaggio del cibo dall’orofaringe all’esofago (l’orofaringe è la porzione della faringe che mette in comunicazione cavità orale, laringe ed esofago);
  • Esofagea: quando la difficoltà di transito riguarda il passaggio attraverso l’esofago in direzione dello stomaco.

La disfagia è essa stessa un sintomo, quindi non è possibile descrivere i “sintomi di un sintomo”. Al più si può elencare una serie di sintomi e segni che possono essere associati alla disfagia, cioè che si presentano contemporaneamente ad essa e che possono essere estremamente variabili in base al tipo di disfagia ed alla patologia a monte che l’ha determinata.

I sintomi e segni associati ai due tipi di disfagia sono diversi ed aiutano il medico a capire a quale livello delle vie digestive superiori possa essere presente un problema. I sintomi associati a disfagia orofaringea sono:

  • difficoltà nel controllo del bolo nella cavità orale;
  • perdita di saliva o cibo dalla bocca;
  • tosse;
  • sensazione di soffocamento per aspirazione nelle vie aeree;
  • polmonite ab ingestis;
  • rigurgito nasale;
  • deglutizioni multiple per uno stesso bolo.

I sintomi associati a disfagia esofagea sono invece:

Alcuni sintomi possono essere comuni ad entrambi i tipi di disfagia:

  • affaticamento durante il pasto;
  • assunzione di determinate posture durante il pasto che sembrano facilitare deglutizione e passaggio nello stomaco;
  • sensazione di pesantezza e pienezza a livello di gola e petto.

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Differenza tra disfagia di tipo ostruttivo e di tipo motorio

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L’acalasia determina una disfagia di tipo motorio

Con il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori (tipicamente l’esofago) subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie.
La disfagia può essere di tipo ostruttivo o di tipo motorio (discinesie) in base alla sua eziologia, cioè la causa che l’ha determinata. La disfagia può riconoscere cause:

  • ostruttive: quando il lume delle vie digestive superiori – specie l’esofago – si riduce per compressione o per ostruzione, come nel caso di presenza di corpi estranei, stenosi, tumori che comprimono dall’esterno o che occludono dall’interno, diverticoli, infiammazioni, ingrossamento della tiroide e spondilite cervicale.
  • motorie: quando la contrazione coordinata della muscolatura liscia presente nelle vie digerenti che permette al cibo di procedere in direzione dell’ano – chiamata peristalsi – è compromessa da patologie sistemiche. Tra queste: polimiosite, sclerosi laterale amiotrofica, sclerodermia, acalasia, paralisi dei muscoli della lingua, poliomielite, miopatia, miastenia, spasmo esofageo diffuso e le discinesie idiopatiche dell’esofago.

Quindi nel momento in cui è una ostruzione (interna o che comprime dall’esterno) che meccanicamente rende difficoltoso il passaggio del cibo, si parla di disfagia di tipo ostruttivo; quando invece il lume delle vie digestive superiori è “libero” ma intervengono gli esiti di una serie di malattie sistemiche – specie nervose e croniche – che compromettono la peristalsi, si parla di disfagia di tipo motorio.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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