Pasto libero: “sgarrare” nella dieta è davvero così deleterio?

MEDICINA ONLINE POLENTA CIBO MANGIARE GLICEMIA DIABETE MELLITO DIABETICO PRANZO RICETTA CARBOIDRATIQuando si parla di pasto libero, o cheat meal o “sgarro” che dir si voglia, non si può prescindere da alcune piccole delucidazioni per fare sì che esso sia non un nemico, bensì una freccia in più nella faretra del nostro organismo. Seppur “libero” proprio nella sua natura, esistono alcuni accorgimenti, descritti più avanti, per renderlo il più piacevole e produttivo possibile. I benefici di un pasto libero sono molteplici e vanno dalla biochimica alla pura psicologia, infatti:

  1. Aumenta il senso di libertà e di conseguenza l’aderenza alla dieta;
  2. Ci rende più semplice la scelta di cosa mangiare durante la dieta, in quanto gli sfizi verranno soddisfatti ampiamente;
  3. Infine, rende tutto il nostro percorso socialmente più accettabile.

Dal punto di vista metabolico, inoltre, non si deve dimenticare che mangiare in maniera tranquilla e non calcolata per un solo pasto non crea alcuna grave conseguenza nel lungo periodo, se non un aumento di ritenzione del giorno dopo comunque smaltibile in poco tempo. Inoltre, un breve picco metabolico con innalzamento della media settimanale delle kcal impedirà alla tiroide, attraverso i meccanismi di adattamento, di “adagiarsi sugli allori”.

Purtroppo nell’ambiente mi è capitato in ambulatorio diverse volte di notare tendenze completamente opposte ma parallele: vedere incredibilmente difficile il proprio obiettivo ed estremamente semplice quello a cui non si mira. Diventare “troppo grossi” non è così semplice, così come non lo è “definirsi troppo” – sono concetti che chi si allena seriamente rincorre attraverso la cura maniacale dei dettagli nel lungo periodo, certamente non per un giorno. Ed è per questo preciso motivo che la dieta di un solo giorno, o addirittura in un solo pasto, non solo non può completamente annichilire i risultati di una settimana diligente, ma può risultare – come detto – uno strumento utile al raggiungimento dell’obiettivo nel lungo periodo: l’unico lasso di tempo che conta davvero.

Il vademecum del pasto libero

Il pasto libero è estremamente soggettivo dato che deriva in gran parte da stimolazioni neurali conseguenti all’andamento settimanale della dieta. Una dieta low carb porterà ad un forte desiderio di carboidrati e vice-versa: com’è ovvio che sia, il nostro senso animale ci porta verso quello che ci manca durante la settimana, rendendolo oltremodo piacevole.

Esiste una sola regola base che può applicarsi a un cheat meal – come nel resto della vita, d’altronde – che è il buon senso. Non si deve intendere il sabato sera come una sorta di remake di “Man vs Food”, poiché ingurgitare indiscriminatamente ogni tipologia di alimento, junk e non, porterà a problematiche che non sono strettamente correlate al dimagrimento, bensì al resto degli attori del nostro organismo: intestino, cervello, ipotalamo nello specifico.

Sì, è vero, stiamo parlando di un pasto libero, ma la sensazione da provare dev’essere una liberazione psicologica dalle maglie costrittive settimanali, non una sfida personale dal punto di vista psicologico. La percezione è completamente diversa, così come l’atteggiamento mentale che si assume. Mangiare due pizze non crea nessun problema alla maggior parte delle persone, se in più però si aggiunge: 3 litri di birra, 3 portate di dolci con vaschetta di gelato finale, questo non è più un pasto libero ma un’abbuffata bella e buona da cui è bene guardarsi dal punto di vista psicologico.

Principali errori che causano binge eating

Il bisogno di compiere un simile delirio alimentare quando si dovrebbe semplicemente “sgarrare” durante la dieta per interrompere la monotonia può risiedere in due errori durante la programmazione dietetica:

  1. Eccessiva costrizione alimentare;
  2. Eccessiva restrizione calorica;

Vivere sei giorni a dieta non crea problemi alla maggior parte delle persone, se impostata con criterio e con deficit sufficientemente logico; d’altro canto, vivere sei giorni in agonia del sabato perché nessun giorno ha dei sapori sufficientemente godibili o un introito soddisfacente, è indice di qualcosa di completamente errato nella programmazione, che potrebbe essere quasi sicuramente migliorata ottenendo un risultato probabilmente più lento, ma più sano e mantenibile nel tempo.

Come strutturare il pasto libero: 5 piccoli “how to”

  1. Preferire gli alimenti di cui si sente la mancanza e non un mix indiscriminato;
  2. Per chi fa sport, farlo cadere in un giorno di allenamento, poiché la sensibilità insulinica sarà molto aumentata;
  3. Non consumarlo a casa, poiché acquistare del cibo per goderselo nel pasto libero creerà quasi certamente degli avanzi che forniranno stimoli e tentazioni nei giorni successivi. E non è mai bene buttare del cibo.
  4. Iniziare il pasto libero con della verdura cruda, non per essere sazi prima del tempo ma in ottica di consumare comunque qualcosa di utile, e per favorire anche i processi digestivi. Della verdura cruda ad inizio pasto infatti limita di molto il processo infiammatorio digestivo denominato leucocitosi digestiva.
  5. Dato che molto probabilmente si useranno sapori molto forti, consumare anche molte spezie – i benefici non tarderanno a manifestarsi, essendo la maggior parte delle spezie ad alto valore funzionale.
  6. Goderselo in santa pace!

Approfondimenti e spunti ulteriori sul pasto libero

  1. Per la praticità con cui il pasto libero dev’essere inteso, può essere scambiato tra pranzo e cena. Una regola tutta psicologica e non pratica è quella di farlo coincidere con la cena, in quanto a livello di comodità giornaliera è più facile “terminare una giornata” con un pasto libero piuttosto che iniziarcela, con l’obbligo poi di ricominciare la dieta a cena.
  2. La dieta di quel singolo giorno va cambiata? Non troppo, non per tutti. Non è il solito consiglio generalista e cercherò di dare una spiegazione breve: se si parte da una situazione di metabolismo disastrato, ricercare il piccolo particolare porterà a stufarsi prima del tempo. Viceversa, quando si è alla fine di un percorso e si limano i dettagli, andare a curare anche il resto del giorno può fare la differenza. In questo caso, norma igienica sarebbe quella di consumare proteine e verdure nel resto dei pasti della giornata, colazione compresa.
  3. Non pesarsi/usare come riferimento il proprio aspetto allo specchio il giorno dopo un pasto libero. La comune ingestione di carboidrati, sale e grassi nello stesso pasto vi darà un aspetto “puffy” che verrà smaltito nei giorni successivi, causato dalla forte ritenzione idrica – come già anticipato. Sembra scontato, ma meglio mettere sempre i puntini sulle i: un singolo pasto libero, così come un giorno di dieta, non rovineranno nel lungo periodo quello che state facendo usando un po’ di buon senso, perciò pesarsi/osservarsi il giorno dopo può avere solo aspetti demotivanti.
  4. Parlavamo di un vantaggio metabolico, ad inizio articolo. Effettivamente il famoso “plateau” a cui si giunge durante la dieta è principalmente dovuto all’adattamento repentino che il nostro corpo ha a qualsiasi stimolo. Pertanto, inserire uno stresso controllato durante un singolo pasto induce uno spike metabolico, una controregolazione oressinico-grelinica ed a livello tiroideo con susseguente diminuzione dell’espressione epigenetica delle sirtuine e di tutti i network immunocitochimici che si attivano nelle restrizioni caloriche. In pratica, il corpo la smette di vivere in perenne restrizione.

Quanti pasti liberi? Quando?

La fatidica domanda durante la visita ambulatoriale, sia da sportivi agonisti che da persone sedentarie, è: “Dottore ma il pasto libero lo concede, vero?” – quando si parte così, è d’obbligo un po’ di educazione alimentare, che in quest’articolo ci fa anche comodo per ricapitolare e terminare con ulteriori spunti pratici. Dunque, il pasto libero:

  • Dovrebbe essere inserito dopo due settimane dall’inizio della dieta, per dar modo all’organismo ed alla persona di abituarsi al nuovo regime alimentare senza cercare subito alternative vigorose;
  • Può anche essere doppio o triplo nella settimana, dipende tutto dalla quantità e qualità degli allenamenti e dallo stato metabolico della persona;
  • Dev’essere consumato con buon senso e con un senso di libertà, non con sensazioni di sfida o di iper compensazione.
  • Per gli sportivi è certamente più logico farli combaciare con un giorno di allenamento. Pensiamo a chi fa Ironman o il mezzo Ironman, senza dubbio loro avranno la piena libertà di concedersi praticamente ciò che vogliono dopo uno sforzo del genere in un singolo giorno.

Perciò, in definitiva, non preoccupatevi troppo dei vostri risultati, ma vivete serenamente una condizione in cui state lavorando per voi stessi.

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Alga bruna o fucus per dimagrire: proprietà e controindicazioni

MEDICINA ONLINE DIMAGRIRE ALGA INTEGRATORE ESTRATTO DIETA PANCIA BRUCIA GRASSI DONNA CONTROINDICAZIONI PROPRIETA A CHE SERVE MARE.jpgL’alga bruna (Fucus vesiculosus), detta anche quercia marina o alga fucus, è un’alga che cresce lungo le coste dei mari del Nord Europa. In fitoterapia, le proprietà dell’alga fucus per dimagrire sono note e sfruttate da molto tempo soprattutto dalla medicina orientale. Spesso il suo estratto viene utilizzato per la formulazione di integratori naturali coadiuvanti delle diete dimagranti. Tuttavia, la medicina occidentale non riconosce a questo rimedio tutte le potenzialità note in Oriente, dove questo prodotto è anche consigliato per trattare alcune problematiche gastrointestinali e per favorire l’eliminazione della cellulite.

Proprietà benefiche

Il fucus è un’alga dalle foglie appiattite e allungate, ricca di iodio. In fitoterapia, si usa il tallo, che corrisponde all’intero corpo vegetativo dell’alga, dopo l’avvenuta essiccazione. È utilizzata prevalentemente nella produzione di integratori naturali coadiuvanti delle diete dimagranti e di cosmetici naturali finalizzati a combattere la cellulite. Ma vediamo più nel dettaglio le proprietà dell’alga bruna.

Allevia i dolori articolari

Il fucus vesiculosus è un’alga bruna già conosciuta al tempo dei Romani per alleviare i comuni dolori articolari attraverso degli impacchi. Ancora oggi l’alga bruna si utilizza per il trattamento delle distorsioni e delle articolazioni infiammate. Inoltre, dona sollievo per i dolori reumatici dovuti all’artrite reumatoide.

Fa bene alla tiroide

Una tiroide che lavora poco rallenta il metabolismo del corpo, il drenaggio dei liquidi, il ricambio cellulare e anche le attività mentali. Numerosi studi hanno confermato lo stretto legame tra il consumo dell’alga bruna e il funzionamento della tiroide. Sembra infatti che il contenuto di vitamine e aminoacidi dell’alga siano in grado di stimolare la funzionalità di questa ghiandola.

Aiuta a dimagrire

Grazie alla struttura mucillaginosa dei talli del fucus, l’alga bruna è indicata nelle diete per dimagrire, nel contesto di un regime alimentare ipocalorico e bilanciato, abbinato a un regolare e costante esercizio fisico in soggetti in sovrappeso od obesi. Inoltre, l’alga bruna ha la capacità di gonfiare lo stomaco e placare in poco tempo il senso di fame.

Agisce da lassativo

L’alga bruna favorisce la digestione e il transito intestinale in genere. Grazie all’alto contenuto di mucillagini che facilitano la peristalsi, cioè il movimento delle pareti intestinali, e di conseguenza l’evacuazione, il fucus è un buon rimedio naturale lassativo.

Anticellulite

Aumentando l’attività del metabolismo è possibile non solo bruciare più in fretta i grassi in eccesso, ma anche eliminare i ristagni dei liquidi. L’alga bruna, infatti, viene spesso utilizzata per contrastare obesità, ritenzione idrica e cellulite. Questo perchè l’alga è ricchissima di iodio, un oligoelemento che stimola il metabolismo basale e combatte l’adipe localizzato.

Riduce il colesterolo

Secondo recenti studi, ancora non del tutto confermati, sembra che chi assume l’alga bruna nel tempo possa veder ridurre i livelli di colesterolo nel sangue. Quest’alga sarebbe infatti in grado di ridurre l’assorbimento di questo grasso aumentando la capacità di espellerlo da parte dell’organismo.

Valori nutrizionali

VALORI QUANTITÀ (in 100 gr di alga bruna)
Calorie 43 kcal
Acqua 81.58 g
Grassi 0.56 g
Carboidrati 9.57 g
Proteine 1.68 g
Fibre 1.3 g
Zuccheri 0.6 g
Calcio 168 mg
Sodio 233 mg
Fosforo 42 mg
Potassio 89 mg
Ferro 2.85 mg

Dosaggi ed uso

In commercio, l’alga bruna può essere trovata sotto forma di estratto secco, capsule, compresse, scaglie e tintura madre. Può essere utilizzata sia per un uso esterno, in particolare nei prodotti di bellezza adatti a contrastare la cellulite, oppure per uso interno. Vediamo i vari usi e dosaggi.

Uso interno

Se si sceglie di assumere l’alga bruna per via interna, sotto forma di capsule, generalmente la dose consigliata è di 1 compressa al giorno, preferibilmente da assumere a colazione per poter fruire della capacità della pianta di risvegliare ed accelerare il metabolismo.

Uso esterno

Per via esterna, l’alga bruna si può utilizzare per fare degli impacchi contro la cellulite, ma anche per lenire la pelle arrossata e infiammata aumentando la rigenerazione cellulare e la guarigione di piccole ferite. In questo caso, può essere utile preparare una tisana con le indicazioni riportate sotto.

Tisana

La tisana di alga bruna è il modo migliore per ottenere dei benefici dimagranti, per favorire il drenaggio dei liquidi ma anche per fruire delle sue virtù lassative. Per prepararla è necessario utilizzare circa 20 grammi di alga ogni 200 ml di acqua. Il composto dovrà bollire per 10 minuti e poi lasciato raffreddare per altri 10 minuti prima di filtrare e bere. Si può scegliere di associare al fucus anche altri rimedi naturali così da agevolare ulteriormente la perdita di peso e combattere la ritenzione idrica.

Tintura madre

Del Fucus vesiculosus tintura madre, invece, generalmente si consigliano dalle 30 alle 50 gocce una volta al giorno, sempre meglio al mattino vista l’attività positiva di questa alga nel risvegliare il metabolismo corporeo. In caso di trattamento prolungato nel tempo, è preferibile non superare i 120 mg di iodio al giorno.

Controindicazioni ed effetti collaterali

In genere, seguendo i dosaggi consigliati, il fucus è ben tollerato da tutti. Tuttavia, a causa dell’alto contenuto di iodio, l’alga bruna presenta delle controindicazioni nei casi di presunta alterata funzionalità della tiroide, soprattutto in coloro che soffrono di ipertiroidismo. È poi sconsigliata l’assunzione anche alle persone cardiopatiche, specie se affette da tachicardia, fibrillazione atriale o ipertensione arteriosa.

L’alga bruna è da evitare soprattutto in gravidanza e allattamento poiché potrebbe essere interessata dalla presenza di metalli pesanti. Inoltre, l’apporto giornaliero di iodio va limitato, si raccomanda quindi di non assumere più di 250 mg di polvere di fucus al giorno per periodi di lunga durata.

Tra gli effetti indesiderati legati al consumo prolungato dell’alga bruna può riconoscersi un’ipersensibilità o un ipertiroidismo con palpitazioni, stress e insonnia. Assumere troppo iodio può, a sua volta, provocare lesioni della pelle, sviluppo di acne, salivazione abbondante o irritazioni gastriche.

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Finocchio: proprietà, benefici, usi in cucina ed in cosmesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FINOCCHIO PROPRIETA BENEFICI CUCINA COSMETICARiabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgLe proprietà benefiche del finocchio sono note all’uomo già da migliaia di anni. Ad esempio un testo di medicina egiziano del II secolo riporta la ricetta di una pietanza per i sofferenti di stomaco, con carne di piccione e di oca, fave, grano, cicoria, giaggiolo e finocchio. Ippocrate prescrive semi di finocchio se, alle donne, viene meno il latte. Al medico siriano Mesuè si attribuisce la ricetta dei locchi di polmone di volpe, giovevoli a quanti “hanno li Polmoni essulcerati, sono Consummati, & Tabidi (colpiti da affezioni)”, tra i cui ingredienti vi sono i frutti di finocchio oltre, naturalmente, ai polmoni di volpi disseccati. Santa Ildegarda di Bingen, che fu badessa benedettina del XII secolo, prescrive succo di finocchio per gli occhi, unguento a base di finocchio per i testicoli gonfi e dolenti e “semi” di finocchio per frenare nell’uomo la follia dovuta al vino. Quanto c’è di vero in questa fama che il finocchio si ha guadagnato nella storia? Scopriamolo oggi!

Cos’è il finocchio?
Il finocchio viene anche chiamato foenuculum vulgare o foeniculum vulgare (diminutivo di fenum “fieno”, ad indicare una pianta dalle foglie sottili come il fieno; è una pianta del genere Apiaceae (Umbelliferae). Altri nomi con cui è noto il finocchio sono Anethum foeniculum, Foeniculum capillaceum, Foeniculum officinale, Foeniculum sativum, finocchio nero, Fenùggiu servègu, Fenugètto. E’ una pianta erbacea alta sino a due metri, perenne con fusto angoloso, ramificato a corimbo e cresce in luoghi incolti e secchi della zona mediterranea e si presenta con foglie pennatosette e fiori gialli ad ombrella solitamente con cinque o quindici raggi. I frutti del finocchio, glabri di forma oblungo-ovata, aromatici, impropriamente chiamati semi, essiccati rappresentano la droga (Foeniculi amari fructus F.U.).

Nel Foeniculum vulgare si identificano tre varietà: il finocchio amaro o selvatico (varietà vulgare), il finocchio dolce (varietà dulce) con essenza meno ricca in principi attivi, il finocchio usato come ortaggio (varietà azoricum).

Composizione e Proprietà del finocchio selvatico
I principi attivi più importanti sono contenuti nell’olio essenziale.

I frutti contengono:

  • olio essenziale (2-6 %) composto da trans-anetolo (50-70 % dal sapore dolciastro) e fencone (10-15% dal sapore amaro), estragolo (metil cavicolo) 5-20 %, idrocarburi monoterpenici (alfa e beta-pinene, alfa-fellandrene, alfa-tuyene, alfa-fenchene, alfa e beta-terpinene, limonene, anisaldeide);
  • olio fisso (17-20%, soprattutto ac.petroselinico, ac.oleico e linoleico, tocoferoli);
  • flavonoidi (prevalentemente quercetin-3-O-beta-glucuronide, isoquercitrina, rutina, quercetin-3-arabinoside);
  • proteine (16-20%); umbelliferone; vitamine; minerali (Ca e K).

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Al finocchio si attribuiscono soprattutto proprietà

  • Stimolanti-aromatiche,
  • digestive, carminative,
  • antispasmodiche gastriche ed intestinali,
  • antisettiche intestinali.

Il finocchio viene anche impiegato per le sue qualità:

  • espettoranti,
  • galattagoghe ed emmenagoghe,
  • diuretiche, ipotensive,
  • antiossidanti, antimicrobiche
  • decongestionanti oculari.

Attività sull’apparato gastrointestinale
Il finocchio è utile soprattutto nei confronti dell’apparato gastrointestinale, essendo in grado di esercitare attività procinetiche ed antispasmodiche. E’ usato come tonico, stimolante delle funzioni digestive, carminativo e come stimolante dell’appetito, diuretico, eccitante della secrezione salivare, lattea e biliare. Tali proprietà sarebbero da attribuire all’azione eccitante generale del fencone, in grado di iperemizzare gli organi del bacino, agendo a livello dello stomaco e dell’intestino. Attualmente i frutti di finocchio trovano applicazione come carminativi, antispasmodici intestinali, stimolanti le funzioni digestive.

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Infusi di finocchio
Vengono consigliati in lattanti con dispepsia, gonfiori addominali e diarrea. Gli effetti carminativi riducono meteorismo e spasmi intestinali. La droga spesso si utilizza in associazione con lassativi, per ridurre l’atonia e l’eventuale formazione di coliche intestinali dovute ai composti antrachinonici. Perfusioni intragastriche di estratti acquosi su ratti anestetizzati per valutare l’influenza delle spezie sulla secrezione acido gastrica hanno evidenziato, in ordine decrescente, un incremento nella secrezione soprattutto nel peperoncino rosso, quindi nel finocchio, carvi, cardamomo, pepe nero, cumino, coriandolo, attraverso un meccanismo colinergico (acetilcolina) o altro. In concomitanza di irritazioni mucosali, indotte ad esempio dall’aspirina, il peperoncino ed il finocchio riducevano espressamente l’induzione secretiva acida, contrariamente al cumino ed al coriandolo che invece la incrementavano.

Attività espettoranti
Estratti acquosi di finocchio stimolano l’attività mucociliare dell’epitelio ciliato della rana. In caso di flogosi dell’apparato respiratorio, stimolando la motilità ciliare, l’estratto agisce come espettorante secretomotorio e secretolitico (anetolo e fencolo) favorendo l’eliminazione di muco, microrganismi e sostanze estranee. Anche l’olio essenziale favorendo la contrazione della muscolatura liscia tracheale ed il laringospasmo, può contribuire nell’azione espulsiva. Per tali proprietà, il finocchio trova indicazione come blando espettorante ed emolliente, in presenza di catarri nelle flogosi delle vie respiratorie, soprattutto per bambini.

Attività galattagoghe ed emmenagoghe
Nella medicina popolare il finocchio viene consigliato come galattagogo assieme alla Galega, Anice e Fieno greco. Studi in passato avevano ipotizzato le proprietà galattogene durante l’allattamento, con ipertrofia della ghiandola mammaria ed aumento della secrezione lattea a seguito di assunzioni degli estratti. Le proprietà emmenagoghe (favorenti le mestruazioni) potrebbero in parte essere attribuite alla presenza dell’anetolo e dei suoi polimeri, dotati di probabili attività estrogeniche. Lo stesso trans-anetolo, nell’essenza mal conservata, può dimerizzare a dianetolo o dimetilstilbestrolo, provvisto di attività estrogena.

Attività diuretica, ipotensiva
La radice, come del resto tutta la pianta soprattutto fresca risultano diuretiche (anetolo). Somministrazioni orali dell’estratto acquoso di finocchio hanno evidenziato effetti ipotensivi nei confronti della pressione sistolica ematica in ratti ipertesi, incrementando l’escrezione di acqua, sodio e potassio.

Attività antiossidanti, antibatteriche, antifungali
L’olio essenziale di finocchio ha evidenziato proprietà antiossidanti, antibatteriche, antifungine. L’infuso e l’acqua aromatica vengono indicate come decongestionanti per via esterna attraverso lavaggi o bagni oculari negli stati infiammatori perioculari (blefariti, congiuntiviti) tramite compresse oculari cambiate frequentemente.

Il finocchio nella medicina tradizionale
La radice ed i frutti sotto forma di infuso e succo trovano utilizzo per le proprietà eupeptiche ed antinfiammatorie. Il decotto dei frutti è usato come antidiarroico, miscelato con succo di limone come antiemetico. Le parti aeree fresche utilizzate crude sono indicate contro l’iperacidità gastrica mentre le radici assunte fresche o sotto forma di decotto oltre che per le proprietà antiacide trovano impiego per l’attività antinfiammatoria del tratto digestivo. L’olio essenziale può provocare manifestazioni allergiche in soggetti predisposti.

Indicazioni d’uso:

  • Disturbi dispeptici e digestivi (atonia gastrica ed intestinale, dispepsia putrefattiva e fermentativa, gastralgia nervosa, emicrania di origine digestiva, reflusso esofageo).
  • Meteorismo e spasmi gastrointestinali (coliche gassose del neonato), flatulenza.
  • Affezioni bronchiali (espettorante secretomotorio e secretolitico nelle flogosi dell’apparato respiratorio).
  • Ipogalattia nelle nutrici.
  • Dismenorrea.

L’uso in cucina
Il frutto del Finocchio, un “diachenio” spesso impropriamente chiamato seme, è tradizionalmente usato per aromatizzare la salamoia delle olive e l’acqua in cui si lessano le castagne; per preparare diverse salse; per certi tipi di pane e di biscotti od anche tal quale, da masticare per profumare l’alito.
Le infiorescenze sono impiegate per la cottura delle carni di maiale.
Le foglie, ma soltanto se sono giovani, servono tanto per ornare i piatti di portata quanto per aromatizzare, in modo gradevole ma deciso, insalate, verdure cotte, minestre, piatti di pesce ed altro ancora.

L’impiego nella cosmesi
L’infuso di frutti di finocchio, origano, menta e peduncoli di ciliegia è consigliato per i casi di obesità; foglie e frutti di finocchio sono indicati, in bagni e vaporizzazioni, per la pulizia del viso; il decotto lenisce le infiammazioni oculari.
Plinio riporta, con ironia, curiosità del suo tempo: per ottenere un alito gradevole, ad esempio, si consigliava di strofinare i denti con cenere di topo mista a miele e radici di finocchio.

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Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COSA SUCCEDE AL CORPO SMETTI MANGIARE PASTA E PANE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie.jpgQualche tempo fa il sito “Eat this, not that!” ha stilato una interessante lista di cambiamenti che subisce il nostro corpo quando si decide di limitare l’assunzione di carboidrati. Pur essendo necessari per la nostra dieta, il loro consumo smodato non è certamente salutare. Riso bianco, pasta bianca, pane bianco, dessert e dolci, zucchero, sciroppi artificiali, bibite gassate e caramelle: ecco sei cose che accadono quando decidiamo di metterli da parte, tenendo presente che sono generalizzazioni, che non sono valide sempre e comunque e che eliminare completamente i carboidrati dalla dieta è un grosso errore.

1. Inizierai a bruciare grassi

Riducendo (non eliminando completamente!) il consumo di carboidrati, si ridurranno anche le calorie assunte giornalmente e la massa grassa tenderà a diminuire, specie se il metabolismo basale è elevato. Infatti, quando il corpo è costretto a non attingere dai carboidrati, per ottenere energia utilizza le riserve di grasso immagazzinate nel nostro corpo. Il consiglio del sito – che io condivido – è quello di fare un po’ di esercizio fisico al mattino, prima della colazione. In questo modo il corpo brucerà i grassi depositati invece di quelli contenuti nel cibo.

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2. Ti sentirai meno affamato

Non sono le calorie che saziano la tua fame, ma sono le sostanze nutrienti, come le proteine, le fibre o i grassi sani. Queste componenti sono assenti nei carboidrati raffinati, che finiscono, dunque, per riempire il nostro corpo solo di calorie “inutili”. Per questo, dopo averne fatto una scorpacciata possiamo sentirci ancora affamati: il corpo, assumendo carboidrati, sarà sempre in cerca di altro cibo. Diminuendo il consumo, invece, diminuirà anche il senso di fame. Il consiglio di “Eat this, not that!” è quello di iniziare la giornata mangiando qualcosa di molto proteico e salutare come le uova o lo yogurt greco.

3. Avrai la pancia più piatta

È uno dei cambiamenti più lampanti: quando i carboidrati vengono rimpiazzati da cibi ricchi di fibre, il ventre può sembrare più piatto. Questo perché le fibre, di cui ogni dieta dovrebbe essere ricca, aiutano a sgonfiare la pancia. Molti zuccheri invece fermentano nell’intestino facendoci sentire più gonfi e facendo apparire la pancia più grande di quello che in realtà è. Il consiglio di “Eat this, not that!” è quello di iniziare a sostituire alcuni alimenti con altri più salutari. E di mangiare noci, fonti di fibre e alleate nella digestione.

4. Diminuirà il rischio di soffrire di diabete

Gli zuccheri semplici possono essere dannosi, alla lunga, per la salute. Più ne digeriamo, più insulina produce il pancreas: questo può portare ad aumentare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Il consiglio del sito è quello di preferire carboidrati complessi, ricchi di fibre, più difficili da digerire per il corpo: in questo modo si impedirà il rilascio facile di insulina.

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5. I tuoi muscoli saranno più forti

Secondo i redattori di “Eat this, not that!”, assumere solo carboidrati semplici non farebbe bene alla crescita dei muscoli: “È preferibile mangiare qualsiasi altro tipo di alimento, dalla carne allo yogurt al gelato – scrivono -. In parte, questo si deve al fatto che ai carboidrati mancano le proteine, che sono veri e propri mattoncini nella costruzione dei muscoli e contribuiscono alla salute della pelle, dei capelli e delle unghie”. Aumentare il consumo di proteine e di altre sostanze nutritive, può apportare benefici al nostro corpo, senza il bisogno di assumere ulteriori calorie. Il consiglio del sito è quello di preferire snack proteici rispetto a quelli delle macchinette automatiche.

6. Ti sentirai più energico

È bene ricordare che all’interno di una dieta equilibrata non devono mancare i carboidrati: il corpo ne ha bisogno per funzionare correttamente, sono indispensabili per la salute del cervello e per il funzionamento degli organi. Alcuni, però, hanno un effetto “carburante” molto più di altri: frutta, verdura, pane, quinoa e riso sono solo alcuni di questi. Assicurano a chi ne mangia energia per lungo tempo ed evitano i tipici “sbalzi” causati da altri carboidrati semplici.

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Frequenza dei pasti e metabolismo: meglio pasti piccoli e frequenti o pochi ed abbondanti

MEDICINA ONLINE PALESTRA MUSCOLI IPERTROFIA ALLENAMENTO FIBRE MUSCOLARI ROSSE BIANCHE POTENZIALE GENETICO PESI PESISTICA WORKOUT PRE POST INTEGRATORI PROTEINE AMINOACIDI RAMIFICATI BCAA WHEY CASEINE CREATINA CARNITINA FISICO.jpgContrariamente alle credenze predominanti, il fatto che i pasti più frequenti siano migliori per la gestione del peso, per la crescita/preservazione muscolare e per i marker metabolici è stato ampiamente messo in discussione dalla letteratura scientificica, e non c’è consenso nel ritenere i pasti frequenti superiori ai pasti rarefatti per questi scopi (a parità di calorie e macronutrienti).

Mentre la termogenesi alimentare (DIT o TEF, cioè l’aumento dell’attività metabolica e della termogenesi in risposta ai pasti) non sembra subire alcuna variazione con pasti frequenti o rarefatti, in quanto i fattori in questo senso più condizionanti sono la quantità calorica totale, e le proporzioni dei macronutrienti all’interno dell’apporto calorico (a parità calorica: + proteine = + termogenesi), come descritto anche in questo articolo.

Anche se esistono molte ricerche contrastanti, c’è il rischio che i metodi comparativi dei ricercatori possano essere fuorvianti. Qui delle interessanti revisioni molto critiche da parte dei ricercatori Schoenfeld e Aragon sul tema.

Una cosa che però è meno risaputa, è che cambiare la regolarità dei pasti durante la settimana (giornate a pasti frequenti e giornate a pasti rarefatti, ad esempio), ha dimostrato di ridurre la termogenesi post-prandiale e di influire negativamente sulla sensibilità insulinica e sul profilo lipidico  rispetto a mantenere una frequenza dei pasti giornaliera stabile o cronica.

Questo può significare che, se ancora non è certo che preferire pasti piccoli e frequenti a pochi ed abbondanti (e viceversa), è invece sicuro che, scelto il modello di pasti, è meglio mantenerlo nel tempo (o comunque non alterarlo frequentemente), invece che variarlo con l’idea di “shockare” il metabolismo.

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Lo yogurt fa dimagrire o ingrassare? Quante calorie ha?

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Lo yogurt fa ingrassare? Sono uno diverso dall’altro, studiamo i vari tipi

E’ bene fare una precisazione. Gli yogurt sono quasi tutti diversi uno dall’altro. Iniziamo con il dire che lo yogurt bianco è assolutamente associabile alle diete dimagranti, possedendo solamente 65 calorie per 100 grammi di prodotto e vi si trovano al suo interno tanto grassi che proteine cosiddette nobili, tutti fondamentali per chi si trovi sotto diete particolarmente “serrate”.

Poi prendiamo in analisi lo yogurt greco: è vero che possiede 110 calorie per etto di prodotto, ma viene consigliato comunque per coloro che sono sottoposti a dieta dimagrante grazie al suo apporto in grassi e proteine fondamentali indispensabili per un corretto funzionamento di tutto il nostro organismo, in particolare quando esso venga privato del normale apporto calorico giornaliero, cosa che accade, ovviamente, quando ci si sottopone a dieta dimagrante.

Attenzione agli yogurt contenenti zucchero

Stante quanto sopra scritto non possiamo affermare che lo yogurt fa ingrassare, certo, però, purtroppo, in Italia questo prodotto è diventato famoso per la sua versione meno salutare (e meno dietetica): quella nella quale vengono aggiunti zuccheri e/o estratti della frutta. In genere i produttori cercano di tenere sotto controllo il contenuto in calorie che, quindi, risulta esiguo anche in queste versioni, però grazie alla presenza di zuccheri e frutta il prodotto perde gran parte di quei benefici che lo renderebbero, altrimenti, un alimento che rasenta la perfezione per quanto riguarda dimagrimento e salute.

Allora, lo yogurt fa ingrassare? No, lo si può aggiungere tranquillamente alla propria dieta

Possiamo affermare, in definitiva, che lo yogurt è un alimento salutare e che quindi può essere inserito, anzi, meglio, è preferibile che sia inerito nella propria dieta. Da una benefica sensazione di sazietà (evita che venga fame di altri spuntini) e può essere considerato un’ottima merenda, ma può anche sostituire un dessert. Ottimo per accompagnare le portate di carni magre.

Lo si può mangiare tutti i giorni e ciò è consigliato da moltissimi dietologi che individuano in questo prodotto un importante “perno” attorno al quale far ruotare tutta la propria dieta.

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Dieta per rimettersi in forma dopo le feste: cosa fare e cosa non fare

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Fra Natale e Capodanno, è facile prendere  dai due ai quattro chili e i problemi di digestione subiscono un’impennata facendo registrare il 23% dei casi totali durante i vari cenoni. Passato questo periodo è il caso di seguire qualche consiglio per per rimediare agli “strappi” degli eccessi.

Sconsigliati i digiuni che hanno numerose controindicazioni, specie se “fai da te”. Si può scegliere di seguire un regime a basso contenuto calorico, ma ad alto tasso di alimenti e sostanze drenanti e depurative, da seguire per cinque giorni.
Per prima cosa è bene iniziare la giornata bevendo molta acqua appena svegli. L’idratazione è fondamentale per il buon funzionamento dei reni e del fegato. Anche nell’arco della giornata, è bene continuare a bere. E’ importante seguire una dieta bilanciata, comprensiva di tanta verdura, frutta (meglio a fine pranzo piuttosto che a cena) e proteine. Anche la colazione è un pasto da non sottovalutare: fette biscottate ricche di fibre insieme a un po’ di ricotta con marmellata senza zucchero o insieme a qualche fettina di prosciutto cotto, sono un ottimo modo di cominciare la giornata.

A metà mattina e a metà pomeriggio, meglio fare uno spuntino, così da non esagerare con il cibo durante i pasti principali. A pranzo e cena, invece, è sempre bene iniziare con una minestra di verdure prima della portata principale, così da saziare l’appetito. I cibi ricchi di carboidrati come pasta, pane, riso, pizza vanno sostituiti con le verdure (ad eccezione di carote, patate e legumi). Infine gli esperti consigliano di eliminare completamente gli alcolici per il loro tasso glicemico particolarmente alto, ma di non rinunciare all’olio per l’utilità dei grassi.

Subito dopo pranzo, vale la pena fare il giro dell’isolato camminando a passo spedito per almeno venti minuti. Può andar bene anche andare a correre o fare un altro sport. L’importante è muoversi.

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