La mortadella fa ingrassare o dimagrire? Quante calorie e colesterolo ha?

MEDICINA ONLINE PROSCIUTTO MORTADELLA PANINO CALORIE COLESTEROLO AFFETTATO CRUDO COTTO BRESAOLA SALE CALORIE DIETA DIMAGRIRE INGRASSARE MAGRO GRASSI.jpgNelle prossime righe sfateremo una credenza diffusa: la Mortadella fa ingrassare. Ebbene, non è così. Come dovrebbe insegnare il buonsenso, tutto sta nella moderazione. Se la tua dieta è ipercalorica, con poche vitamine e povera di calcio e sali minerali, anche la Mortadella potrebbe far male alla tua salute.

Per esempio, lo sai che un etto di Mortadella Bologna IGP contiene solo 288 calorie, meno di un piatto di pasta e le stesse di una mozzarella fior di latte o di un formaggio da spalmare? Non è tutto, però, perché la Mortadella ha 70 milligrammi di colesterolo per 100 grammi di prodotto, come la carne bianca, da molti ritenuta più dietetica – a torto, evidentemente.

E poi ci sono le vitamine, come la vitamina B1, utile per trasformare il glucosio in energia, e la vitamina B2, o Riboflavina, indispensabile per attivare diverse funzioni del nostro metabolismo. Vogliamo parlare della Niacina. Anche questa vitamina è presente nella Mortadella. La Niacina, o vitamina PP, utile per la trasformazione degli zuccheri, degli acidi grassi e degli aminoacidi.

E le proteine? Sì, nella Mortadella ci sono anche loro. Ma solo proteine “nobili” – in un etto di Mortadella ci sono 16 grammi di proteine. La Mortadella è ricca di sodio, potassio e fosforo, ferro e zinco.

La vera Mortadella Bologna IGP è senza polifosfati. I suoi ingredienti? Carne di puro suino italiano, spezie e aromi naturali.

Quindi, ti abbiamo convinto? Una bella michetta milanese, croccante fuori e morbida dentro, e qualche fetta di Mortadella è una merenda sana e buona. L’hai mai servita come antipasto? Tagliala a cubetti, non più di due centimetri per lato, e abbinala a uno spumante classico della Franciacorta, se prediligi i bianchi, o a un Lambrusco di Sorbara o di Castelvetro, se preferisci i rossi.

Un accostamento originale? Prova la Mortadella con le pere, sia intere che ridotte a mousse, con un’insalata di patate o con la glassa di Aceto Balsamico: basta tagliare delle fette di salume, alte un centimetro circa, farle dorare sulla griglia, o in una padella antiaderente per pochi minuti, e cospargerle di glassa. L’effetto tipo hamburger piacerà anche ai tuoi bambini.

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Chetosi: cos’è, da cosa è causata, sintomi e terapia in adulti e bambini

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MLa chetosi o acetonemia (termine più conosciuto nella manifestazione infantile) è il sintomo di un alterato metabolismo degli acidi grassi. La chetosi fisiologica o alimentare si manifesta durante il digiuno prolungato (dopo 2-3 giorni) e durante una privazione di carboidrati alimentari a lungo termine. La chetosi patologica o diabetica si manifesta prevalentemente nei pazienti diabetici.

Eziologia

La causa della chetosi è da ricercare in pazienti con un alterato metabolismo del glucosio che porta ad una prolungata ipoglicemia, compensata da un’eccessiva gluconeogenesi che sfrutta gli intermedi del ciclo di Krebs, bloccandone l’attività. Questi eventi si manifestano:

  • durante il digiuno prolungato;
  • durante un regime dietetico con privazione di carboidrati;
  • nelle infezioni
  • nell’abuso di alcol
  • nello stress emozionale
  • nella pancreatite
  • nelle emorragie gastrointestinali
  • nella infusione e.v. di destrosio
  • in gravidanza.

Patogenesi e quadro patologico

La chetogenesi, principale causa dei segni della chetosi, è dovuta alla formazione dei corpi chetonici, composti derivati dagli acetil-CoA, i quali non possono proseguire il ciclo di Krebs per la mancanza dei suoi intermedi, quali l’ossalacetato. La formazione di corpi chetonici, sintetizzati per reazione di almeno 3 acetil-CoA, comporta il risparmio del Coenzima A, necessario all’attivazione degli stessi acidi grassi. I corpi chetonici, così formati, viaggiano nel sangue. Uno di questi, l’acetone, molto volatile, si libera a livello degli alveoli e conferisce all’alito del paziente affetto da chetosi il caratteristico odore.

Patogenesi nel paziente diabetico

La bassa concentrazione ematica di insulina, insieme con la presenza di ormoni controregolatori (glucagone), provoca:

  • un’aumentata gluconeogenesi epatica;
  • un’aumentata proteolisi;
  • una minore utilizzazione periferica di glucosio.

Questi eventi portano alla iperglicemia, dunque alla glicosuria, con conseguente diuresi osmotica, perdita di elettroliti e ipovolemia.

  • un’aumentata lipolisi, con aumento dei NEFA ematici e dei corpi chetonici.

La presenza di corpi chetonici comporta una forte diminuzione della riserva alcalica, che, unita all’insufficienza renale dovuta all’ipovolemia, porta all’acidosi. La triade “chetosi, iperglicemia, acidosi” viene chiamata nel diabetico Chetoacidosi diabetica o DKA.

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Patogenesi nel bambino

La chetosi nel bambino è detta acetone e, se non è dipendente dal diabete, è una manifestazione benigna che si accompagna a malattie febbrili, shock emotivi oppure al digiuno, tutte condizioni che si manifestano frequentemente nel bambino, il cui equilibrio metabolico è più delicato che nell’adulto. Si può inoltre considerare concausa dell’acetonemia una alimentazione errata, che preveda l’uso eccessivo di grassi e fritti.

Anatomia Patologica

La connessione tra la chetoacidosi diabetica e lo stesso diabete, comporta l’identità del quadro anatomo-patologico. A causa della natura prettamente biochimica e transitoria della chetosi nel bambino, non vi sono manifestazioni anatomo-patologiche considerevoli.

Sintomi e terapia

Occorre distinguere i segni e sintomi nel paziente diabetico/critico e nel bambino. La distinzione si ha anche nel trattamento.

Paziente con Chetoacidosi Diabetica

Nota: la chetoacidosi è l’abbassamento del pH nel sangue a seguito dell’aumento di concentrazione di acido acetoacetico, acetone, e acido beta-idrossibutirrico, prodotti dalla biosintesi epatica di glucosio a partire da acidi grassi.

  • Sintomi: stanchezza, malessere generale, poliuria, sete, polidipsia, crampi, aritmie cardiache, sonnolenza, perdita di peso, bradipnea.
  • Segni: disidratazione, ipotensione, anomalie ECG, disfunzioni cerebrali, perdita della massa muscolare, Respiro di Kussmaul.

Terapia

  1. Reidratazione
  2. Somministrazione di insulina
  3. Somministrazione di potassio
  4. Infusione di glucosio

Bambino con chetosi infantile

Il quadro clinico è caratterizzato da rifiuto del cibo e vomito, che in casi estremi può portare alla disidratazione e provocare senso di malessere generale, come dolori addominali o cefalee, accompagnato da lingua asciutta e patinosa, respiro profondo e frequente. La crisi è di solito rapida e questi sintomi durano dalle 24 alle 48 ore.

Terapia: Il bambino deve essere reidratato con continuità, ma senza eccessi. L’utilizzo dei succhi di frutta è consigliato, poiché ricchi di acqua e zuccheri, utili per eliminare i corpi chetonici. Per prevenire una nuova comparsa di chetosi occorre nutrire il bambino con alimenti ricchi di fibre e carboidrati complessi, la cui digestione comporta un rilascio graduale e duraturo di glucosio nell’intestino (pasta, cereali, pane).

Esame Obiettivo ed Esami di Laboratorio

La diagnosi di DKA è immediata, dato il forte odore di aceto dell’alito. Tuttavia un esame dell’urine (anche su stick rapido) è in grado di accertare la presenza della malattia e di valutare la concentrazione dei corpi chetonici e del glucosio. È necessario eseguire l’ECG per valutare la funzionalità cardiaca, spesso compromessa, e analisi approfondite quali azotemia e creatininemia per valutare la funzionalità renale. La chetosi nel bambino, manifesta grazie all’odore di frutta dell’alito, è solitamente accompagnata da febbre; benché questi segni sono sufficienti per un esame obiettivo, strisce reattive ai corpi chetonici nell’urine possono essere utilizzate per la diagnosi certa.

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Dieci motivi per amare l’autunno

MEDICINA ONLINE RAIN TORNADO COLD WATER OMBRELLO TEMPO BOSCO FOGLIE SECCHE AUTUNNO INVERNO CLIMA METEO METEREOPATIA WINTER AUTUMN LEAVES WOODS WALLPAPER Alone-sad-girl-lonely-walk-with-umbrella-miss-you-imagesL’autunno è una stagione meravigliosa. L’equinozio d’autunno segna la fine dell’estate e l’inizio del cammino verso l’inverno con un vero e proprio spettacolo di profumi e di colori tipico di questa stagione.

Non lasciamoci scoraggiare dalle prime giornate di pioggia e impariamo ad apprezzare l’autunno in tutti i suoi aspetti a partire da un freschetto che durante l’afa dell’estate ci siamo solo sognati. Le temperature iniziano ad abbassarsi ma i colori vivaci dell’autunno ci riscaldano. Ecco dieci motivi per amare l’autunno e per accoglierlo al meglio.

1) Ricomincia la stagione delle zucche

Con l’arrivo dell’autunno ricomincia ufficialmente la stagione delle zucche e noi amiamo molto questo ortaggio. La zucca ha un sapore caratteristico che si adatta alla preparazione sia di piatti salati, come zuppe, sformati e contorni, sia di dolci, come torte e crostate. Via libera alla fantasia in cucina.

2) I colori dell’autunno sono meravigliosi

L’autunno è la stagione in cui la natura si manifesta con i propri colori più belli. È impossibile non lasciarsi catturare dai fantastici colori autunnali delle foglie e degli alberi. Basta fare una passeggiata in un parco per rendersi conto di quanto la natura sia meravigliosa in questa stagione. I colori dell’autunno ci regalano relax e ci rallegrano nonostante l’estate sia finita.

3) Possiamo andare a raccogliere le castagne

Chi adora le castagne potrà approfittare dei mesi autunnali per andare a raccoglierle. Molti di voi ricorderanno le gite dell’infanzia in cui si passavano dei pomeriggi a raccogliere le castagne in compagnia di tutta la famiglia per poi ritrovarsi la sera a gustare delle ottime caldarroste. E chi sa riconoscere i funghi potrà approfittare dell’autunno per andare a raccoglierli.

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4) Scattiamo le foto più belle dell’anno

Chi ama la fotografia sa che i colori dell’autunno e la luce tipica di questa stagionesono una combinazione davvero ideale per scattare delle bellissime immagini. Pensiamo sia a fotografie dedicate alla natura di per sé sia alla scelta del paesaggio autunnale come sfondo per i ritratti. Se amate fotografare, non perdete questa occasione.

5) Ci ritroviamo con gli amici per raccontarci le vacanze

Alla fine dell’estate e con l’inizio dell’autunno è bello incontrare di nuovo gli amicidopo il ritorno dalle vacanze. Ognuno avrà sicuramente delle storie da raccontare e sarà divertente ricordare insieme l’estate ed iniziare ad organizzare qualche attività da svolgere insieme durante l’autunno.

6) Le serate di pioggia in compagnia di un libro sono fantastiche

L’autunno è accompagnato anche dal ritorno delle serate di pioggia dopo il caldo estivo. Quando ci si sente un po’ stanchi e si vorrebbe riposare, è fantastico trascorrere una serata tranquilla sulla poltrona o sul divano in compagnia di un libro e di una tazza di tè o di una ottima cioccolata calda.

7) Non fa ancora troppo freddo per gite all’aria aperta e pic-nic

All’inizio dell’autunno non fa ancora così tanto freddo da dover rinunciare ad una gita all’aria aperta. Anzi, anche durante l’autunno potremmo avere la fortuna di ricevere in regalo dei fine settimana dalle temperature quasi estive. Dunque è il momento di organizzare una bella gita in campagna o in montagna e magari anche un pic-nic.

8) Possiamo continuare a coltivare l’orto

In base al luogo in cui viviamo anche in autunno possiamo continuare a coltivare l’orto. Il segreto è avere un minimo di organizzazione e prevedere ciò che vorremo raccogliere in autunno già durante l’estate. Poter avere a disposizione zucche e cavoli dal nostro orto durante i mesi autunnali sarà davvero una grande soddisfazione.

9) Abbiamo più tempo per l’autoproduzione e il fai-da-te

Si sa, non sempre in autunno il tempo è clemente, ma possiamo dedicare le giornate di pioggia a tutto ciò che amiamo, a partire dall’autoproduzione, dal fai-da-te e dai lavoretti da realizzare con i bambini. Magari proviamo a preparare in casa il pane e le conserve e a realizzare dei semplici giocattoli fatti a mano.

10) Finalmente possiamo riunirci attorno al camino

Se potete in autunno non perdete l’occasione di riunirvi attorno al camino o alla stufa con le persone più care. Il tepore del camino è davvero accogliente e la compagnia degli amici e della famiglia durante le serate autunnali scalda il cuore e aiuta a ridurre lo stress. E per chi non ha il camino? Create comunque un punto di incontro accogliente: magari preparate una torta o dei biscotti e preparatevi a sfidarvi con una partita a carte o con i giochi da tavolo.

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Orecchio: a che serve e come funziona?

MEDICINA ONLINE ORECCHIO OTORINO CONDOTTO COCLEA CELLULE CILIATE TIMPANO OSSICINI MARTELLO INCUDINE STAFFA LABIRINTITE OTOLITI ACUFENE FISCHIO UDIRE SENSO ESTERNO MEDIO INTERNOL’orecchio è l’organo che permette la percezione dei suoni (il cosiddetto senso dell’udito) e che garantisce l’equilibrio statico e dinamico del corpo. L’orecchio è un organo pari, che risiede a livello della testa. Comprende porzioni di natura cartilaginea, ossa, muscoli, nervi, vasi arteriosi, vasi venosi, ghiandole sebacee e ghiandole ceruminose.
E’ suddivisibile in tre compartimenti:

  • orecchio esterno;
  • orecchio medio;
  • orecchio interno.

Nell’orecchio esterno, gli elementi principali sono: il padiglione auricolare, il condotto uditivo esterno e la superficie laterale del timpano; nell’orecchio medio, gli elementi più importanti sono: il timpano, i tre ossicini, la tromba di Eustachio, la finestra ovale e la finestra rotonda; infine, nell’orecchio interno, gli elementi più rilevanti sono: la coclea e l’apparato vestibolare.

L’orecchio dell’essere umano può udire suoni che hanno una frequenza compresa tra i 20 Hz e i 20 kHz. Al di sotto dei 20 Hz, si parla di infrasuoni; al di sopra dei 20 kHz, invece, si parla di ultrasuoni.

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Funzioni

1) PERCEZIONE UDITIVA

La percezione dei suoni presenti nell’ambiente coinvolge tutte e tre le componenti dell’orecchio ed è il risultato di una serie di diverse fasi:

  1. Grazie alla loro particolare anatomia, le strutture che formano l’orecchio esterno hanno il compito di convogliare le onde sonore verso l’orecchio medio: il padiglione auricolare accoglie le onde sonore e fa sì che queste imbocchino il condotto uditivo esterno.
  2. Le onde sonore penetrano nell’orecchio esterno, attraversano tutto l’orecchio medio e infine concludono il loro percorso in corrispondenza dell’orecchio interno.
  3. I suoni raggiungono il timpano e questo comincia a vibrare.
  4. Vibrando il timpano innesca la catena dei tre ossicini: il primo ossicino ad attivarsi è il martello, il secondo è l’incudine e l’ultimo è la staffa.
  5. Dalla staffa, le vibrazioni passano alla finestra ovale e alla finestra rotonda, le quali funzionano in modo simile alla membrana timpanica. Da questo momento in avanti, l’orecchio medio ha portato a termine i suoi compiti ed entra in scena l’orecchio interno.
  6. Le vibrazioni della finestra ovale e della finestra rotonda mettono in moto l’endolinfa presente nella coclea.
  7. I movimenti dell’endolinfa cocleare rappresentano il segnale che muove ed innesca le cellule dell’organo del Corti.
  8. Le cellule dell’organo del Corti stimolate, si occupano dell’importante processo di conversione del movimento dell’endolinfa in impulsi nervosi.
  9. Il nervo cocleare raccoglie gli impulsi nervosi neogenerati e li invia al lobo temporale del cervello.
  10. Nel lobo temporale del cervello, ha luogo la rielaborazione degli impulsi nervosi e la generazione della percezione dell’udito.

La presenza di due orecchie, in cui ovviamente il procedimento visto si ripete, e la particolare conformazione del padiglione esterno, permettono di distinguere l’origine del suono, in base alla differenza del segnale ricevuto in termini di tempo e intensità.

Un’altra parte dell’orecchio interno è responsabile dell’equilibrio. L’ottavo nervo ha anche la funzione di portare le informazioni alla parte del cervello che è responsabile dell’equilibrio. Questo spiega perché a volte i problemi all’udito e i problemi di equilibrio spesso si verificano assieme.

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2) EQUILIBRIO

Il senso dell’equilibrio è sotto il controllo di una precisa porzione dell’orecchio: l’apparato vestibolare dell’orecchio interno.
Nella fattispecie, utricolo e sacculo controllano il cosiddetto equilibrio statico – ossia l’equilibrio per i momenti in cui il corpo è immobile o si muove in linea retta – mentre i tre canali semicircolari regolano il cosiddetto equilibrio dinamico – cioè l’equilibrio per i momenti in cui il corpo compie movimenti di rotazione.
Come anticipato, a giocare un ruolo fondamentale nel meccanismo di regolazione dell’equilibrio sono gli otoliti e le cellule ciliate, presenti, assieme all’endolinfa, all’interno dell’apparato vestibolare. Infatti, il movimento degli otoliti e delle cellule ciliate, successivo agli spostamenti del corpo, produce un segnale nervoso, che informa l’encefalo dei suddetti spostamenti.
Una volta che l’encefalo conosce gli spostamenti del corpo, produce una risposta su misura, che garantisce stabilità e senso della posizione nello spazio, al soggetto in movimento.
I mezzi che permettono all’apparato vestibolare di comunicare con l’encefalo sono i nervi vestibolari.

Malattie più diffuse

L’orecchio può essere oggetto di numerose condizioni morbose.
Tra le malattie che riguardano l’orecchio, meritano sicuramente una citazione: la sindrome di Ménière, l’otite media, la vertigine parossistica posizionale benigna, la labirintite, la neuronite vestibolare, l’otosclerosi, il neurinoma acustico, il colesteatoma e la perforazione del timpano.

SINTOMI PIÙ COMUNI DELLE MALATTIE DELL’ORECCHIO

Tra i sintomi più comuni delle malattie dell’orecchio, rientrano: le vertigini, l’ipoacusia, la sordità, gli acufeni (o tinnito), il senso di orecchio tappato e la perdita di equilibrio.

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Come faccio a sapere se sono in prediabete senza saperlo?

MEDICINA ONLINE DIABETE MELLITO TIPO 1 2 PREDIABETE PRE-DIABETE SANGUE VALORI GLICEMIA EMOGLOBINA GLICATA ZUCCHERI DIETA CARBOIDRATI PASTA PANE INSULINA RESISTENTE DIPENDENTE CIBO MANGIAIl termine prediabete viene riservato a due condizioni di iniziale alterazione del metabolismo glucidico (metabolismo degli zuccheri) – in cui i sintomi del diabete conclamato sono ancora assenti – e precisamente:

  1. ALTERATA GLICEMIA A DIGIUNO: si configura per valori di glicemia tra 100-125 mg/dl e si evidenzia con il semplice prelievo di sangue a digiuno;
  2. RIDOTTA TOLLERANZA AL GLUCOSIO: si valuta tramite curva da carico di glucosio e si evidenzia in caso di glicemia a 120 minuti compresa tra 140-199 mg/dl.
  3. EMOGLOBINA GLICATA ELEVATA: si parla di prediabete anche nel caso di riscontro di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42-48 mmol/mol.

Come si può intuire, le prime due condizioni segnalano rispettivamente un’alterazione della glicemia a digiuno e della risposta glicemica dopo stimolo (in questo caso, per l’esame si utilizza il glucosio) e pertanto possono comparire isolatamente o essere co-presenti. La valutazione di queste iniziali alterazioni del metabolismo glucidico prevede pertanto il dosaggio periodico della glicemia plasmatica a digiuno e/o della Hb glicata e nei soggetti risultati positivi per ‘prediabete’ si completa con l’esecuzione della curva da carico di glucosio allo scopo di escludere la presenza di diabete fino ad allora misconosciuto, in particolare in presenza di altri fattori di rischio di diabete (obesità, familiarità per diabete, etc).

Perché è molto importante scoprire se si è prediabetici?

È stato ampiamente dimostrato che se si iniziano a controllare i valori di iperglicemia sin dalla fase iniziale di prediabete, si può ritardare o addirittura prevenire l’insorgenza del diabete mellito di tipo 2. Inoltre, nella fase di prediabete si possono già prevenire la possibili complicanze del diabete, che sono il vero problema di questa malattia. I danni a lungo termine, soprattutto al cuore e al sistema circolatorio, si avviano già in questa fase, in modo subdolo e silenzioso.

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Differenza tra prediabete, intolleranza glucidica e diabete

MEDICINA ONLINE DIABETE MELLITO TIPO 1 2 PREDIABETE PRE-DIABETE SANGUE VALORI GLICEMIA EMOGLOBINA GLICATA ZUCCHERI DIETA CARBOIDRATI PASTA PANE INSULINA RESISTENTE DIPENDENTE CIBO MANGIARE VERDURA FRUTTA.jpgIl diabete mellito di tipo 2 (chiamato anche diabete mellito non insulino-dipendente, NIDDM o diabete dell’adulto) è una malattia metabolica, caratterizzata da glicemia alta in un contesto di insulino-resistenza e insulino-deficienza relativa. Si differenzia dal diabete mellito di tipo 1, in cui vi è una carenza assoluta di insulina a causa della distruzione delle Isole di Langerhans del pancreas, inoltre il diabete mellito di tipo 2 è di gran lunga più diffuso rispetto al tipo 1, rappresentando 80/90% dei casi di diabete mellito.

In molti casi, la diagnosi di diabete mellito di tipo 2 è preceduta da una fase comunemente chiamata “prediabete” o “intolleranza glucidica” (sono sinonimi) del tutto asintomatica, caratterizzata da livelli di glucosio nel sangue lievemente superiori alla norma, ma non così elevati da determinare un diabete conclamato e da livelli superiori di insulina nel sangue provocata da precoce insulino-resistenza. In tutto il mondo moltissime persone presentano anche per anni una condizione pre-diabetica senza esserne consapevoli. Durante questi anni, l’iperglicemia esercita effetti deleteri a livello dei tessuti bersaglio, così che alla diagnosi clinica sono spesso già presenti le complicanze della malattia. E’ verosimile, quindi, che una diagnosi tempestiva del diabete consenta di ridurre il rischio di complicanze.

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Andropausa precoce: quali sono i sintomi ed i rimedi

MEDICINA ONLINE UOMO IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE SESSO ANDROPAUSA CRISI DI MEZZA ETA QUANTO DURA SINTOMI DEPRESSIONE COPPIA AMORE MATRIMONIO PENE SESSUALITAL’andropausa precoce o prematura, è causato dalla diminuzione dei livelli di testosterone negli uomini molto al di sotto dei 50 anni di età, che può portare a problemi di infertilità o problemi ossei come l’osteopenia e l’osteoporosi. Il graduale calo di testosterone è parte di invecchiamento, ma, quando si verifica prima del tempo, è chiamato menopausa maschile precoce o andropausa precoce e può essere trattata con farmaci.

Cause di andropausa precoce

L’andropausa precoce può essere causata da fattori psicologici come lo stress, la depressione e l’ansia o problemi con il sistema endocrino che possono influenzare la produzione di testosterone. In aggiunta, la rimozione dei testicoli attraverso un intervento chirurgico nel caso di un tumore, per esempio, provoca andropausa precoce.

Sintomi e diagnosi di andropausa precoce

L’andropausa precoce causa sintomi emotivi e fisici, simili a quelli di andropausa normale, come:

  • diminuzione della libido;
  • difficoltà di erezione;
  • infertilità a causa della ridotta produzione di spermatozoi;
  • cambiamenti di umore;
  • stanchezza e perdita di energia;
  • perdita di forza e massa muscolare;
  • calo la crescita di peli sul corpo e sul viso.

Inoltre, l’andropausa precoce può causare altri problemi nell’uomo, come un più alto rischio di sviluppare l’osteoporosi e una maggiore tendenza ad avere problemi di ansia o depressione. La diagnosi di andropausa precoce deve essere fatta da endocrinologi, questo viene fatto attraverso l’analisi dei sintomi e attraverso la realizzazione di un test del sangue per valutare i livelli di testosterone nel corpo.

Trattamento dell’andropausa precoce

Il trattamento dell’andropausa precoce mira ad alleviare i sintomi causati, dal momento che non esiste una cura o un trattamento definitivo a monte. Uno dei trattamenti tipici è la terapia sostitutiva di ormone maschile, con farmaci che contengono l’ormone testosterone in forma sintetica. Inoltre, quando un uomo ha difficoltà di erezione, il medico può anche prescrivere l’utilizzo di rimedi per l’impotenza sessuale, come il Viagra o il Cialis.

Come aumentare il testosterone naturalmente nel corpo

Aumentare naturalmente il testosterone nel corpo, può essere un modo naturale per combattere i sintomi di andropausa precoce. Per aumentare il testosterone esistono vari modi, ecco alcuni consigli:

  1. pratica regolarmente esercizio fisico con i pesi in palestra;
  2. evita il sovrappeso e l’obesità;
  3. mangia cibi ricchi di zinco, vitamina A e vitamina D, come le ostriche, fagioli, salmone, uova, mango, spinaci.
  4. dormir bene;
  5. evita inutili stress.

Questi suggerimenti non trattano a monte l’andropausa precoce, ma sono preziosi alleati per diminuirne i sintomi.

Se credi di avere un problema di andropausa, di crisi di coppia o di disfunzione erettile di origine psicologia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Frattura di femore: perché è importante recuperare rapidamente?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MORBO ALZHEIMER PSICOSOCIALE COGNITIVO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLa frattura al femore porta, specialmente agli anziani, disagio, perdita di autostima, fragilità. Ma occorre far di tutto per superare questa fase e recuperare prima possibile perché una lenta guarigione, oltre a mettere a repentaglio l’umore e la stabilità psichica, può causare serie complicazioni che, nei casi più gravi, possono condurre l’anziano addirittura alla morte. L’intervento tempestivo dei medici è dunque fondamentale per chi subisce questo tipo di infortunio, ma ancor di più lo è una ripresa rapida e una forte motivazione da parte del paziente.
Vediamo dunque come un over 65 può affrontare al meglio i disagi causati dalla frattura al femore, purtroppo molto diffusa in questa fascia d’età.

Perché la frattura di femore è così diffusa tra gli anziani?

Un dato più di tutti spiega il crescente numero di anziani che riportano la frattura del femore: due anziani su tre sono ad alto rischio caduta, soprattutto in casa, con una grande probabilità che ad essere danneggiati siano gli arti, sia superiori che inferiori. In particolare il femore. Da anni, infatti, non scendono sotto quota 70mila gli anziani costretti a ricovero e intervento chirurgico per questo motivo, con una media ormai attestata intorno agli 80mila, di cui, 45 mila sono donne con osteoporosi. Il motivo che rende questa fascia d’età soggetta alla caduta è presto detto: con l’invecchiamento, alla fragilità ossea si aggiunge spesso una minore prontezza di riflessi, uno scarso controllo della postura e, talvolta, una riduzione di vista e udito.

I tempi di recupero dopo la frattura di femore

Il femore è l’osso più lungo del corpo umano, ed è soggetto alla rottura. L’infortunio più comune è la frattura al cosiddetto collo del femore, evento particolarmente grave perché limita la possibilità di camminare: di qui, per gli anziani in special modo, la perdita dell’autosufficienza. L’iter di guarigione è complesso: nella maggioranza dei casi è necessario l’intervento chirurgico, al quale segue un percorso riabilitativo di durata variabile (anche alcuni mesi), ma fondamentale per la guarigione. Negli over 65 l’operazione prevede spesso l’impianto di una protesi, mentre nei giovani si ricorre all’osteosintesi, ossia la ricostruzione della porzione di osso fratturata attraverso mezzi metallici.

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I rischi di una guarigione lenta

Il primo obiettivo da raggiungere dopo l’intervento conseguente alla frattura del femore è riuscire a stare seduti o (meglio) in piedi nel minor tempo possibile. Tornare a muoversi, soprattutto nel caso di anziani, deve essere dunque una priorità, perché protrarre troppo a lungo l’immobilità può provocare una diminuzione delle forze muscolari e la perdita di autonomia. Il post operatorio può variare a seconda del tipo di intervento eseguito: la protesi permette di alzarsi rapidamente, mentre la sintesi con chiodo costringe chi ha subito l’intervento ad una degenza a letto che può superare i due mesi. Per gli anziani, più esposti a rischi a causa del generale deterioramento fisico, l’immobilità può portare anche seri disturbi la cui degenerazione è spesso causa di morte. Possono quindi manifestarsi:

  • piaghe da decubito;

  • trombosi venosa;

  • infezioni delle vie urinarie;

  • disturbi respiratori e circolatori;

  • ipotrofia dei muscoli;
  • polmoniti.

L’importanza di un recupero rapido: gli aspetti psicologici

Di sicuro dalla frattura al femore gli anziani possono guarire, e in tempi non troppo lunghi, a patto che si verifichino queste condizioni:

  • intervento chirurgico tempestivo ed efficace;

  • adeguata riabilitazione;
  • volontà di riacquistare autonomia;
  • ritorno rapido alla vita normale.

Quest’ultimo punto non è semplicemente funzionale al recupero fisico: c’è in ballo anche l’equilibrio psicologico dell’anziano, e di conseguenza la qualità della sua vita. Un infortunio di questo tipo, infatti, provoca anzitutto fragilità: l’anziano pensa di non poter essere più autonomo e autosufficiente, si lascia andare. Spesso si sente un peso per la famiglia, col rischio di entrare in uno stato depressivo dal quale è difficile uscire: la perdita della mobilità articolare rappresenta la perdita di una certa qualità della vita, e proprio per questo lo stato depressivo rappresenta un pericolo. Sfiducia e depressione, infatti, portano l’anziano ad avere poca sicurezza nel proprio corpo e nei propri movimenti, aumentando il rischio di cadute. La paura di ricadere o di provare dolore e fatica durante gli esercizi di riabilitazione, portano spesso il paziente a voler rimanere a letto per saltare la seduta riabilitativa. Sempre meno motivato a guarire, inoltre, non ha più piacere ad incontrare i propri cari e tende a chiudersi in sé stesso. E il medico? Il suo compito, accanto a quello di seguire passo passo la fase riabilitativa, è anche quello di far capire che proprio durante questo periodo bisogna lavorare per recuperare la piena autonomia. Bastano forza di volontà e fiducia e si può tornare a vivere bene.

Curarsi a casa oppure in ospedale/clinica

A questo riguardo, non esiste una regola ben precisa. Il luogo in cui sarebbe meglio trascorrere il periodo post operatorio, nel caso si sia reso necessario l’intervento chirurgico, dipende da due fattori:

  • gravità della frattura

  • età del paziente

In certi casi, in particolare quando l’età è avanzata e l’operazione è stata difficile, sarà necessario un periodo di degenza in ospedale o in una casa di cura, dove l’assistenza è specializzata e continua. Diversamente, gli stessi medici consiglieranno un rapido ritorno a casa, dove la riabilitazione si coniugherà al ritorno alla normalità. In questo caso sarà fondamentale ricevere un’assistenza domiciliare, prevista per fortuna da molti piani assicurativi: avere a casa uno staff completo (medici, infermieri, fisioterapisti) rassicurerà sia voi che il vostro familiare, che si sentirà maggiormente incentivato alla guarigione.
L’anziano, infatti, come abbiamo visto, in seguito a un evento di questo tipo ha bisogno di assistenza professionale, completa e personalizzata, ma anche di un ambiente a lui congeniale. A casa, coi giusti accorgimenti e nei tempi prescritti dai medici, si sentirà a suo agio: questo renderà più forte la sua motivazione e più brevi i tempi di recupero. Quale luogo migliore della propria casa, per lavorare per un ritorno alla normalità?

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