Rigor mortis (rigidità cadaverica): perché avviene e dopo quanto tempo dalla morte?

MEDICINA ONLINE RIGOR MORTIS RIGIDITA CADAVERE MORTE TEMPO.jpgCon la locuzione latina “rigor mortis” (chiamata anche “rigidità cadaverica”) si intende una particolare rigidità muscolare che acquista un cadavere dopo un certo periodo dalla morte ed è uno dei segni riconoscibili di quest’ultima. È una condizione peculiare della muscolatura (striata e liscia) consistente in uno stato di retrazione e di compattezza che suben­tra (fase d’insorgenza) gradualmente nel cadavere. Il rigor mortis può essere accelerato in alcune condizioni, come in cadaveri di persone morte con ipertermia anche se la temperatura ambientale può essere normale, come può accadere nelle morti per overdose da cocaina, da PCP o da metamfetamine.

Leggi anche: Differenza tra arma da fuoco ed arma da sparo con esempi

Dopo quanto tempo dopo la morte si osserva rigor mortis?

Dopo la morte del soggetto, interviene una fase di flaccidezza a cui segue, dopo circa 3 ore, all’inizio dello sviluppo del rigor. La rigidezza completa impiega circa 10-12 ore per svilupparsi in un adulto medio quando la temperatura ambientale è 20-25 °C. Il corpo rimarrà apparentemente rigido per 24-36 ore (fase di stabilizzazione) a questa stessa temperatura prima che la decomposizione inizi a dissolvere i muscoli e li induca a rilasciarsi, nello stesso ordine in cui si sono irrigiditi. Se la rigidità è in via di instaurazione potrà essere modificata facilmente e riformarsi nella nuova posizione; se si è già instaurata una volta risolta non si potrà più riformare. La rigidità cadaverica è influenzata dalla temperatura ambientale: le temperature elevate accelerano la comparsa e la scomparsa del rigor. In un cadavere lasciato all’aperto, il rigor si manifesterà prima e passerà più rapidamente, se la temperatura ambientale è alta, che in un giorno di inverno freddo; se un corpo non è nel rigor completo ed è messo in refrigerazione il processo rallenta e può arrestarsi. Il periodo di risoluzione (fase di risoluzione) è anch’esso graduale, anzi è più lento di quello d’invasione. Di solito la scomparsa completa di rigor ha luogo a distanza di 3 o 4 giorni dal decesso; la risoluzione della rigidità cadaverica coincide di solito con il sopravvenire dei processi putrefattivi (in cui si ha distruzione autolitica dei ponti gelificati di acto-miosina).

Leggi anche: Elenco di varie tipologie di armi suddivise per tipo

Meccanismo del rigor mortis

La contrattura cadaverica si esprimerebbe alla stessa stregua della contrazione vitale, cioè attraverso la formazione di legami tra filamenti di actina e filamenti di miosina, sì da dare origine ad acto-miosina. Affinché i filamenti di actina e miosina si stacchino è necessaria ATP; la sua mancanza, a causa della morte, provoca il rigor.
In tal senso il rapido instaurarsi del rigor in soggetti colti dalla morte durante un’intensa attività fisica è motivato dall’abbondante trasformazione dell’ATP in ADP.
A seguito del rigor mortis la rigidità delle articolazioni fa sì che le stesse assumano una posizione tale da rispettare quella in cui si trovano subito dopo il decesso; ciò è utile per poter verificare la congruità della posizione cadaverica rispetto alla posizione nell’ambiente.
Un caso particolare è quello della così detta rigidità catalettica: è un raro evento in seguito al quale la rigidità compare istantaneamente subito dopo il decesso.

Leggi anche: Elmer McCurdy: l’incredibile storia della statua di cera che in realtà era un cadavere

Legge di Nysten

Il rigor suole colpire inizialmente le palpebre, quindi i muscoli masseteri (perciò si chiudono presto le palpebre e la bocca in un soggetto deceduto), i muscoli del viso, del collo, del tronco, degli arti superiori ed, infine, quelli degli arti inferiori. Anche la risoluzione del fenomeno segue il medesimo ordine: la rigidità scompare prima ai masseteri, al volto, al collo e, da ultimo, agli arti inferiori. Questa sequenza che va sotto la denominazione di legge di Nysten, non ha d’altra parte valore assolutamente costante in quanto appare influenzata da molte­plici fattori.

Leggi anche: Fenomeni cadaverici: cosa succede al tuo corpo subito dopo la morte

Fattori che influenzano il rigor mortis

La rigidità cadaverica può essere influenzata da diversi fattori che possono essere distinti in:

  • Fattori intrinseci: trofismo muscolare e intensità dell’affaticamento dei singoli muscoli al momento del decesso.
  • Fattori estrinseci: temperatura esterna.

Il fenomeno è più appari­scente nei cadaveri di individui muscolosi, ma, a parità di massa muscolare, si manifesta con maggiore intensità se all’atto del decesso esisteva una condizione di fatica. Ciò si verifica in modo spiccato nelle morti improvvise avvenute nel corso di un intenso lavoro muscolare, in seguito ad infezione tetanica, ad avvelenamento da stricnina, a malattie convulsive in genere. Per contro i muscoli atonici per malattie esaurienti, tanto più se affetti da eventi degenerativi, si irrigidiscono debol­mente e per breve tempo.
La tempera­tura elevata accelera la manifestazione della rigidità, che è invece rallentata dalle bas­se temperature.

Per approfondire: Differenza tra inumazione, tumulazione, cremazione, imbalsamazione e mummificazione

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Differenze tra muscolo striato, scheletrico, liscio, cardiaco, superficiale e profondo

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma differenze muscolo striato liscio cardiaco Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgNell’essere umano il sistema muscolare è  suddiviso in volontario e involontario. Il primo comprende i muscoli striati; il secondo comprende la muscolatura liscia. A parte è considerato il tessuto muscolare del cuore.

Muscoli striati

I muscoli striati vengono anche nel gergo comune chiamati muscoli scheletrici: “striato” e “scheletrico” sono usati come sinonimi (in realtà solo i muscoli striati profondi sono anche detti scheletrici, non quelli superficiali). I muscoli striati si dividono in muscoli superficiali e profondi. I primi hanno una grande importanza per la mimica (m. mimici) e sono presenti solo in corrispondenza del collo e della testa. Tra i m. profondi bisogna distinguere i m. scheletrici, inseriti direttamente sulle ossa e responsabili del movimento, dai m. annessi agli organi di senso (occhio, orecchio) o che sono in rapporto con l’apparato digerente, respiratorio e urogenitale (m. della lingua, della faringe, della laringe, ecc.). Quando due m. svolgono la stessa azione sono detti sinergici o agonisti, mentre sono detti antagonisti i m. che svolgono azioni contrarie. La nomenclatura dei m. si basa sulla loro azione (m. estensore, flessore, abduttore, ecc.), la loro forma (m. lungo, largo), il numero dei capi di inserzione (m. bicipite, tricipite, quadricipite, ecc.). Dal punto di vista morfologico, nei m. si distingue un ventre, la parte contrattile del m., rivestita da una guaina di connettivo (epimisio) che si estende verso l’interno del m. formando il perimisio. In corrispondenza delle estremità del m., il perimisio si continua con i fasci connettivali del tendine, provvedendo ad assicurare l’inserzione del muscolo. Nei m. vi è una rete venosa, arteriosa e linfatica molto ricca; le fibre nervose, assai numerose, sono sensitive e motrici. Le fibre motrici terminano con le piastre neuromuscolari. La più piccola unità funzionale, costituita da un motoneurone e dalle fibre muscolari da esso innervate, prende il nome di unità motoria. La contrazione dei m. è di solito provocata da stimoli nervosi, trasmessi dalle fibre motrici. Allo stato di riposo i m. non sono mai completamente rilasciati, ma presentano una tensione più o meno accentuata (tono muscolare o posturale), regolata da un’attività nervosa riflessa che si svolge a livello del sistema nervoso centrale.

Leggi anche:

Muscoli lisci

I m. lisci sono presenti nella parete del tubo digerente, dei vasi sanguigni, dell’utero, della vescica. Si differenziano dai muscoli striati e dal muscolo cardiaco perché mancano delle caratteristiche strie osservabili al microscopio, inoltre – a differenza del muscolo striato – il muscolo liscio è involontario. La loro funzione principale è quella di determinare, con la propria contrazione, variazioni della forma o del calibro degli organi nei quali sono compresi ed eventualmente facilitare la progressione o l’espulsione del loro contenuto. Lo stimolo per la contrazione è trasmesso dai mediatori chimici liberati all’estremità delle fibre nervose motrici, che appartengono al simpatico o al parasimpatico. Il ruolo di vari mediatori chimici (quali acetilcolina e norepinefrina) è essenziale sul comportamento dei m. lisci viscerali; in essi le funzioni svolte dall’innervazione simpatica e parasimpatica non sono tanto quelle di iniziare una risposta, quanto di modularne l’attività. La contrazione di fibre muscolari comprese nello spessore di organi cavi (vasi sanguigni, tubo digerente, apparato urogenitale) provoca la diminuzione della superficie della parete nella quale le fibre muscolari stesse sono inserite: è con questo meccanismo, per es., che si genera la peristalsi intestinale, o che è regolato il tono dei vasi ematici.

Leggi anche:

Muscolo cardiaco

Il muscolo cardiaco è un muscolo striato di tipo ramificato che si contrae automaticamente ed energicamente senza stancarsi per decenni. I muscoli lisci sono di solito fibre lunghe ed affusolate che si contraggono lentamente e ritmicamente, trasportando il cibo lungo il sistema digerente, controllando il flusso di sangue attraverso i vasi sanguigni e svuotando la vescica dell’urina in essa contenuta.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Debolezza al braccio: cause gravi, complicanze e quando chiamare il medico

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DEBOLEZZA AL BRACCIO O ALLE BRACCIA QUALI CAUSE SINTOMI ASSOCIATI BICIPITE TRICIPITE ATROFIA MUSCOLO FRATTURA LEGAMENTO TENDINE OSSA COSA FARE ICTUS INFARTO DOLORECon “debolezza ad un braccio” o “debolezza alle braccia” ci si riferisce alla astenia (cioè alla perdita di forza muscolare) che può interessare uno o ambedue gli arti superiori (le braccia). La mancanza di forza può verificarsi da sola o può accompagnare una debolezza che interessa altre parti del corpo e può insorgere in concomitanza con altri sintomi e segni (dolore al braccio incluso). In presenza di debolezza al braccio, il soggetto può avere difficoltà a muovere il braccio interessato o a svolgere le attività quotidiane. In alcuni casi, la terapia fisica può contribuire a migliorare la forza del braccio. Nel caso la debolezza sia accompagnata da dolore, gli antidolorifici possono essere di aiuto nella risoluzione di ambedue i sintomi. Il trattamento comunque dipende dalla causa sottostante della debolezza e non esiste una unica terapia che risolva tutti i casi.
Le cause che a monte possono determinare debolezza al braccio, sono molte e di varia natura: ortopediche, neurologiche, endocrinologiche. La possibile eziologia include lesioni o infezioni a carico del braccio, atrofia muscolare (conseguente per esempio ad alcuni disturbi muscolari o alla mancanza d’uso dell’arto, ad esempio qualora fosse stato ingessato), malattie neurodegenerative, anemie, microfratture, danni a carico dei nervi e/o dei muscoli o compressione della colonna vertebrale oppure alcune condizioni ereditarie e malattie immunitarie o immunologicheo perfino alcune patologie di interesse psichiatrico. L’ictus cerebrale è una causa grave e potenzialmente fatale di una improvvisa debolezza al braccio che interessa un solo lato del corpo. Altra causa grave di debolezza è l’infarto del miocardio, in cui la debolezza al braccio sinistro si associa ad un forte dolore. Una debolezza temporanea alle braccia può essere causata anche da semplici raffreddori o influenze. La malnutrizione per difetto, ad esempio una dieta povera di vitamine, sali minerali e proteine ad alto valore biologico, può favorire l’astenia alle braccia.

Sebbene la debolezza al braccio non sia in genere grave, se compare improvvisamente e si associa a debolezza ad un solo lato del corpo e mal di testa, essa può essere un segno di ictus cerebrale: in questo caso si consiglia di non andare oltre nella lettura di questo articolo e contattare immediatamente il Numero Unico per le Emergenze 112. Si consiglia di chiamare i soccorsi anche qualora la mancanza di forza si associa a perdita di coscienza, confusione, vertigini, improvviso intorpidimento, perdita di sensibilità della zona, amnesia, paralisi, alterazioni della vista o difficoltà a parlare. Anche in assenza di tali sintomi, nel caso la debolezza al braccio sia persistente o rappresenti motivo di preoccupazione o di impediamento sul lavoro, vi consiglio comunque di parlarne col vostro medico di Medicina Generale (il medico “di famiglia”) evitando di sottovalutere il problema.

Leggi anche: Pubalgia del podista: cause, diagnosi e rimedi

Sintomi e segni

La debolezza al braccio o alle braccia è di per sé un sintomo. Ad essa possono sovrapporsi altri sintomi e/o segni, che variano a seconda della condizione, della patologia o del disturbo sottostanti. Altri eventuali sintomi e segni sono molto importanti per il medico, perché – poiché le possibili cause di debolezza sono molto varie – permettono al medico di restringere il campo delle ipotesi diagnostiche ed inviare il paziente al giusto professionista (ad esempio un ortopedico, un neurologo o un fisiatra, oppure ad un fisioterapista). Dividiamo ora i possibili sintomi e segni associati alla debolezza al braccio, in base a tipo e “settore” medico.

Sintomi e segni generali

Sintomi e segni generali potenzialmente associati all’astenia al braccio, sono:

  • malessere generale;
  • stanchezza;
  • febbre;
  • prurito;
  • difficoltà respiratoria;
  • letargia.

Leggi anche: Prurito alla pelle: cos’è e come fare per alleviarlo?

Sintomi e segni infiammatori

Sintomi e segni che suggeriscono una causa infiammatoria dell’astenia al braccio, sono:

  • arrossamento del braccio;
  • calore avvertito al braccio;
  • dolore al braccio;
  • gonfiore del braccio.

Per approfondire: I cinque segni cardinali dell’infiammazione

Sintomi e segni ortopedici

Sintomi e segni che suggeriscono una causa ortopedica dell’astenia al braccio, sono:

  • gonfiore al braccio;
  • dolore muscolare;
  • mobilità ridotta (range di movimento delle articolazioni del braccio ridotto);
  • impossibilità ad eseguire un dato movimento;
  • crampi al braccio e/o ad altre parti del corpo;
  • dolore alla spalla, al braccio, all’avambraccio, alla mano o alle dita della mano;
  • gonfiore a carico delle articolazioni.

Leggi anche: Perché vengono i crampi? Cosa sono, come prevenirli e come farli passare?

Sintomi e segni neurologici

Sintomi e segni che suggeriscono una causa neurologica dell’astenia al braccio, sono:

  • paralisi del braccio e/o di altra parte del corpo (gamba, volto…);
  • perdita della sensibilità del braccio e/o di altra parte del corpo;
  • confusione mentale;
  • amnesia;
  • svenimento;
  • difficoltà a masticare o deglutire;
  • difficoltà a parlare o a capire quello che gli altri dicono;
  • improvvisa cecità e/o sordità;
  • spasmi muscolari;
  • formicolio;
  • coma.

Leggi anche:

Sintomi e segni endocrinologici

Sintomi e segni che suggeriscono una causa endocrinologica dell’astenia al braccio (con probabile interessamento della tiroide, che potrebbe essere ipofunzionante, come avviene nel paziente ipotiroideo):

  • debolezza generale del corpo;
  • facile affaticabilità;
  • aumento di peso;
  • sonno eccessivo;
  • eccessiva sensibilità al freddo;
  • costipazione;
  • secchezza e pallore della pelle;
  • gonfiore al volto e alle palpebre;
  • voce rauca;
  • depressione;
  • dificoltà nella memoria;
  • problemi di memoria;
  • eloquio lento;
  • mixedema (accumulo di liquidi sottocutaneo);
  • frequenti e crampi muscolari;
  • mestruazioni irregolari o abbondanti;
  • capelli sottili e fragili.

Leggi anche:

Sintomi e segni psichiatrici

Sintomi e segni che suggeriscono una causa psichiatrica dell’astenia al braccio, sono:

  • anoressia (perdita dell’appetito);
  • perdita di peso;
  • sintomi depressivi;
  • ideazioni suicidarie;
  • allucinazioni uditive o visive.

Sintomi e segni che potrebbero indicare la presenza di una condizione grave o fatale

In alcuni casi, la debolezza al braccio può essere un sintomo di una condizione grave (come un ictus cerebrale o una grave infezione) che necessita di una valutazione medica immediata. Si consiglia di chiamare il 112 in presenza di uno qualsiasi dei seguenti sintomi, soprattutto se più di uno sono presenti contemporaneamente:

  • alterazione del livello di coscienza;
  • parlare in modo confuso, sbagliando le parole o dicendo frasi senza senso;
  • non capire quello che gli altri dicono;
  • febbre alta;
  • paralisi di una o più parti del corpo (gamba, viso…);
  • paralisi di un solo lato del corpo;
  • formicolio a carico di un solo lato del corpo;
  • alterazioni o perdita della vista e/o dell’udito;
  • perdita della sensibilità;
  • gravi vertigini;
  • forte mal di testa;
  • dolore intenso alla testa (come un “colpo di pugnale”).

Leggi anche:

Cause e fattori di rischio

La debolezza al braccio può insorgere a seguito di una serie di eventi o disturbi che colpiscono muscoli, ossa, articolazioni, sistema nervoso o metabolismo. Può essere accompagnata da una debolezza più generalizzata, come in caso di alcuni disturbi ereditari, oppure essere conseguente ad una lesione specifica a carico del braccio.

Cause muscolo-scheletriche

Possibili cause muscolo-scheletriche della debolezza al braccio, sono:

  • lesione al braccio;
  • cisti (sacca benigna contenente liquido, aria o altri materiali);
  • frattura ossea;
  • infezione dei tessuti molli del braccio;
  • distrofia muscolare;
  • sarcopenia;
  • miopatie;
  • tendinite (infiammazione di un tendine);
  • lesione del legamento di una articolazione;
  • postura sbagliata;
  • atrofia del muscolo a causa del mancato uso (ad esempio se il braccio è stato a lungo ingessato, è normale sentirlo debole quando il gesso viene tolto).

Leggi anche:

Cause neurologiche

Possibili cause neurologiche della debolezza al braccio, sono:

  • ictus cerebrale ischemio od emorragico;
  • tia (attacco ischemico transitorio);
  • sclerosi multipla;
  • sclerosi laterale amiotrofica (SLA);
  • atrofia muscolare progressiva;
  • sindrome del tunnel carpale;
  • paralisi cerebrale;
  • nervo reciso (ad esempio a causa di un trauma);
  • miastenia gravis;
  • intrappolamento o compressione di un nervo, come per esempio del nervo ulnare;
  • patologie del cervelletto;
  • radicolopatia (compressione di un nervo nella colonna vertebrale).

Leggi anche:

Cause endocrinologiche

Possibili cause muscolo-scheletriche della debolezza al braccio, sono:

  • patologie tiroidee (ad esempio ipotiroidismo).

Per approfondire: Ipotiroidismo: sintomi, diagnosi, cura farmacologica e consigli dietetici

Cause psichiatriche

Possibili cause psichiatriche della debolezza al braccio, sono:

  • depressione;
  • anoressia nervosa;
  • sindrome di Münchhausen.

Per approfondire:

Cause reumatologiche

Possibili cause reumatologiche della debolezza al braccio, sono:

  • artrite;
  • artrosi;
  • artrite reumatoide;
  • osteoporosi;
  • lupus eritematoso sistemico.

Per approfondire:

Altre possibili cause

Altre possibili cause della debolezza al braccio, sono:

  • malnutrizione per difetto;
  • anemia;
  • squilibrio elettrolitico;
  • presenza di parassiti (ad esempio una tenia);
  • fibromialgia (condizione cronica che causa dolore, rigidità e dolorabilità);
  • avvelenamento da metalli pesanti (come l’avvelenamento da piombo);
  • ingestione di sostanze tossiche (come piante, funghi o sostanze velenose).

Per approfondire:

Cause gravi o fatali

Cause gravi o potenzialmente fatali o che comunque sono in grado di determinare o favorire dei danni permanenti ed invalidanti, che richiedono una immediata valutazione medica, possono essere:

  • attacco ischemico transitorio (TIA);
  • ictus cerebrale emorragico od ischemico;
  • infarto del miocardio;
  • tumore cerebrale;
  • infezione grave e sistemica, accompagnata da febbre alta.

Leggi anche:

Potenziali complicanze

La debolezza al braccio in sé di solito non è una condizione grave. Una lieve debolezza può essere temporanea e risolversi spontaneamente. Tuttavia, poiché può essere causata da patologie gravi, un mancato trattamento in alcuni casi potrebbe comportare l’insorgere di gravi complicazioni e danni permanenti, tra cui:

  • paralisi di una o più parti del corpo;
  • incapacità permanente di parlare e/o comprendere un dialogo;
  • perdita permanente della coordinazione muscolare;
  • perdita permanente della sensibilità di una o più parti del corpo;
  • diffusione metastatica di un eventuale tumore maligno cerebrale;
  • sepsi (diffusione sistemica dell’infezione).

Diagnosi

In caso di astenia al braccio, per diagnosticare il problema che ha determinato il sintomo, il medico si può servire di vari strumenti. Per prima cosa l’anamnesi, in cui il paziente descrive i suoi sintomi, eventuali altre patologie, il tipo di lavoro che svolge ed altre informazioni utili. Il medico può fare delle domande come ad esempio se la debolezza è comparsa all’improvviso o gradatamente oppure se è insorta in seguito ad uno specifico evento o se il paziente si alimenta in modo corretto. Successivamente è necessario un esame obiettivo, in cui il medico andrà a ricercare sul corpo del paziente eventuali segni, come gonfiore, arrossamenti e perdita della sensibilità. A questo punto il medico, avendo teoricamente già sospettato il tipo di causa, indirizzerà il paziente ad alcuni specifici esami di laboratorio e/o di diagnostica per immagini e/o specialistici. Ad esempio il paziente potrebbe essere sottoposto ad esame del sangue oppure a radiografie, ecografie articolari, TC del cranio, risonanza magnetica, elettrocardiogramma, ecocolordoppler cardiaco, spirometria, elettroencefalogramma o elettromiografia.

Terapia

Come abbiamo visto in questo articolo, sono davvero moltissime le cause di una debolezza ad uno o entrambe le braccia: proprio per questo motivo non esiste una unica terapia che risolva il problema in tutti i casi. Il trattamento specifico dipende dalla causa a monte che ha determinato l’astenia e può includere un variegato gruppo di trattamenti farmacologici, chirurgici, fisioterapici e/o psicoterapici. Parlando in modo generale, alcuni consigli per ridurre la debolezza al braccio “idiopatica” (cioè di cui non si conosce la causa), possono essere:

  • alimentarsi in modo corretto;
  • assumere ogni giorno un integratore multivitaminico multiminerale completo, come questo: https://amzn.to/3IlmND4
  • smettere di fumare;
  • non assumere alcolici;
  • perdere peso se obesi o in sovrappeso;
  • aumentare di peso se sottopeso;
  • evitare la vita sedentaria;
  • irrobustire il muscolo bicipite ed il tricipite con un semplice manubrio dal peso adeguato al proprio stato di forma, come questo: https://amzn.to/3Cb2ggK

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Io dico NO al doping in palestra, sempre e comunque

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma IO DICO NO AL DOPING IN PALESTRA SEMPRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLettori del sito, amici e frequentatori della mia palestra, mi chiedono spesso cosa ne penso del doping usato per aumentare la massa muscolare a livello dei bodybuilder professionisti. Sto parlando di farmaci e non certo di integratori di creatina o aminoacidi (che assume anche il sottoscritto e sono cose assolutamente diverse dal doping, cosa non sempre molto chiara ai non addetti ai lavori).
La mia opinione, in sintesi, è scritta nel titolo ed è anche la mia risposta quando qualcuno che conosco mi chiede aiuto per ottenere alcuni farmaci “particolari”: sono assolutamente contrario, in QUALSIASI caso e senza alcuna eccezione.

Pur senza arrivare ai livelli grotteschi e del tutto anti-fisiologici visibili della foto in alto, uno o più cicli farmacologici sono sempre estremamente pericolosi per la salute – oltre che illegali! – e portano cronicamente il corpo a soffrire di patologie anche estremamente gravi. Usare alcune sostanze con la speranza che gli effetti collaterali peggiori tocchino ad altri, è come giocare con la roulette russa pensando che “tanto a me non può succedere”. Inoltre – dove non arriva la malattia organica – la dipendenza psicologica da alcune sostanze, può portare un “atleta” (le virgolette non sono messe a caso: chi è dopato per me non si può fregiare del titolo di “atleta”) a dei veri e propri circoli viziosi da cui è estremamente difficile uscire, specie se il soggetto è giovane, e non parlo per sentito dire ma per ripetute esperienze professionali mie e di molti colleghi medici e psicologi. Al termine dell’assunzione dei farmaci, pur continuando a nutrirsi ed allenarsi adeguatamente, una buona parte dei risultati (cioè i muscoli eccezionalmente ipertrofici) tende a svanire, mentre ciò che non svanisce per anni è:

  • il disagio psicologico di non vedersi più “grossi” come una volta;
  • un aumentato rischio di soffrire di patologie anche gravi ed irreversibili, specie a livello cardiovascolare, endocrino e riproduttivo.

Ne vale davvero la pena? Davvero volete buttare via la vostra salute per due soldi, qualche integratore gratis, la foto da “rimorchioni” in spiaggia da vantare su Instagram scrivendo grottesche definizioni, stile “natural riso e pollo con ottima genetica”? NO. Non ne vale la pena.

Leggi anche:

MEDICINA ONLINE DOPING BODYDUILDING VASCOLARIZZAZIONE IMMAGINE (14)

Il problema è poi in rapida espansione tra i giovanissimi dal momento che, grazie ad internet, diventa sempre più facile per un minorenne – che crede di poter diventare grosso in un mese – trovare farmaci ed assumerli con schemi “fai da te”, facendo un doppio errore anche perché – contrariamente a quello che molti pensano – il doping non è assolutamente una bacchetta magica che ti trasforma senza sforzi in Arnold Schwarzenegger. Senza considerare l’effetto distruttivo a livello psico-fisico che certe sostanze possono determinare in un soggetto molto giovane, con un quadro ormonale ancora in via di assestamento.

Ogni volta che mi esprimo in questo modo, trovo sempre qualcuno che ribatte con un:

Ognuno col suo corpo ci fa quello che vuole

Certo, ognuno ha la libertà di trattare il proprio corpo come lo desidera. Ma se vedeste per strada una persona, magari un ragazzino, che sta cercando di tagliarsi un braccio con un coltello, non cerchereste di fermarlo? Allo stesso modo dovreste cercare di impedire ad una persona di doparsi, specie se giovane. Pensate che siano cose così diverse? Entrambe sono condotte che portano ad un danno irreversibile per l’organismo: nel doping questo danno – pur se apparentemente inesistente o al massimo sottostimato – è reale ed è solo posticipato. Se ribattette con un “di qualcosa bisognerà pur morire“, beh… questa è una affermazione talmente stupida che non vale neanche la pena di rispondervi.

Ognuno col suo fisico ci fa quello che vuole, è vero, però bisogna inoltre ricordare che il doping porta a patologie che hanno un costo sociale (penso alle famiglie dei soggetti che si dopano) e soprattutto ad un costo economico per la sanità e quindi per le tasche di tutti che la sostengono con le tasse (per lo stesso motivo dovreste auspicare – ad esempio – che tutti smettano di fumare e bere alcolici all’istante). Ah a proposito chi vi parla non beve, non fuma e non assume droghe, quindi non ribattete col solito “dici a me di non doparmi e poi sei il primo che si fuma mille sigarette“, perché, oltre ad essere una argomentazione basata su una fallacia logica, con me non funziona.

Infine legittimare sui social network ed invogliare l’uso di sostanze illegali per le competizioni, oltre ad essere un reato ed essere antisportivo, è altamente diseducativo: è far credere ad un giovane che esiste una scorciatoia per raggiungere un obiettivo o – peggio – è come invogliare una ragazza ad essere anoressica per essere più bella e raggiungere l’insalubre bellezza di alcune modelle. Il doping inoltre spinge più in alto l’asticella del canone di “bellezza muscolosa”: molti giovanissimi “naturali”, vedendo che con gli integratori ed il duro lavoro non riescono comunque a raggiungere i livelli dei loro idoli, saranno portati a:

  1. se “ingenui”: deprimersi, pensando di avere una cattiva genetica o di stare sbagliando tutto quando invece magari hanno ottima genetica e si allenano benissimo;
  2. se “non ingenui”: usare alcuni farmaci “per mettersi almeno in pari con gli altri” (frase che mi ha detto un 17enne che voleva da me consigli su come doparsi!).

E’ questa l’educazione che vogliamo dare ai giovani? E’ questo il modello di vita che vogliamo dare ai nostri figli?

E quando sto sui gruppi Facebook, non posso neanche ribellarmi quando vedo foto di “atleti” che hanno più in farmaci in corpo della farmacia sotto casa mia, perché mi si chiede “che ci stai a fare su un gruppo di palestra se vedi un dopato e non lo apprezzi?“. Ma perché, non posso essere appassionato di palestra e di fitness ed odiare contemporaneamente certi soggetti dopati fino ai capelli? No, evidentemente non si può. Proprio per questo motivo ho fondato un gruppo chiamato “Malati di di fitness e di palestra, non di doping“, perché si, si può amare la palestra e trovare rivoltante il doping e le due cose per me non solo sono compatibili, ma anche assolutamente correlate logicamente: amo la palestra perché amo la mia salute e se amo la mia salute non posso che trovare rivoltante il doping. Io mi alleno in palestra da quando avevo 12 anni ed ora ne ho 40: ho sempre amato la palestra e il doping mi ha sempre fatto schifo.

MEDICINA ONLINE GINECOMASTIA DOPING BODY BUILDING IMMAGINE (2)

Io, al contrario di altri individui “guru” su You Tube, con lauree finte in omeopatia, che dicono “doparsi fa male ma vi diciamo qual è la maniera migliore per doparvi perché, se proprio lo volete fare, almeno fatelo nel modo corretto” non vi darò alcuno schema perché non esiste nessuna maniera corretta per evitare i danni distruttivi a livello della vostra mente e della vostra salute. Sarebbe come dirvi qual è la maniera migliore per farvi una iniezione di eroina. Da medico, una cosa del genere, non la farò mai.

La mia opinione – da persona di buon senso prima ancora che da medico – è:

Amo la palestra alla follia e proprio perché la amo io dico NO al doping, sempre e comunque.

PS Chi difende il doping, con frasi tipo “Doparsi poco non fa male; si fa male solo chi si dopa male o troppo; se ti fai seguire da un esperto preparatore rischi poco; basta fare il ciclo giusto e la salute non ne risente minimamente; gli effetti collaterali sono solo leggende”, compie un grosso e pericolosissimo errore: il doping è SBAGLIATO SEMPRE E COMUNQUE e non esiste un doping “buono” o che “non faccia male”, neanche se il preparatore è esperto, tanto che muoiono “atleti” di 20 anni anche con preparatori esperti. Dire frasi come quelle di prima non fanno altro che minimizzare il problema ed invogliare un inesperto a iniziare a doparsi, cosa che porta spesso in un circolo vizioso da cui è difficile uscire.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Stiramento muscolare: sintomi, rimedi e prevenzione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STIRAMENTO MUSCOLARE SINTOMI RIMEDI PRE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgE’ capitato a tutti noi almeno una volta nella vita, a seguito di un’attività eccessivamente faticosa ed intensa: lo stiramento muscolare. Tale patologia è una lesione di lieve/media entità a carico di uno o più muscoli caratterizzata dall’allungamento eccessivo di uno o più muscoli che provoca generalmente dolore ed in alcuni casi anche la comparsa di ematoma per la rottura dei vasi capillari. Può interessare qualsiasi muscolo del corpo. E’ un problema frequente soprattutto tra chi pratica attività fisica da professionista o da amatoriale, ma a chiunque può capitare di sottoporre i muscoli ad una inadeguata pressione anche durante il semplice svolgimento delle normali attività quotidiane o lavorative, a causa ad esempio del sollevamento improvviso e rapido di oggetti pesanti. Lo stiramento muscolare è denominato anche elongazione muscolare. Uno stiramento muscolare di grave entità (di terzo grado) può comportare strappo muscolare. La lesione a carico del muscolo colpito può danneggiare i piccoli vasi sanguigni, causando emorragie locali (contusione) e dolore (provocato dalla irritazione a carico delle terminazioni nervose della zona colpita). Una distorsione, al contrario, è una lesione a carico dei legamenti.

Leggi anche: Differenza tra distorsione, distrazione, strappo e contusione

Stiramento, strappo o contrattura?

Stiramento, strappo e contrattura non sono la stessa cosa. In ordine di gravità (da più lieve a più grave):

  • la contrattura muscolare è caratterizzata da un aumento involontario e persistente del tono muscolare;
  • lo stiramento è caratterizzato dall’allungamento eccessivo di uno o più muscoli;
  • lo strappo muscolare è caratterizzato dalla completa rottura delle fibre muscolari coinvolte.

Leggi anche: Contrattura muscolare a schiena, coscia, polpaccio, collo: cosa fare?

Cause

Uno stiramento muscolare può essere causato o favorito da numerose cause, tra cui:

  • incidenti domestici;
  • utilizzo frequente di calzature non adatte ad alcune tipologie di sport e allo svolgimento di alcuni lavori pesanti;
  • problemi di postura;
  • svolgimento di sport non adatti alle proprie capacità fisiche;
  • movimenti bruschi;
  • microtraumi ripetuti;
  • sforzi eccessivi con “muscolo freddo”;
  • riscaldamento insufficiente prima di un allenamento o di una gara;
  • movimento innaturale del dorso e del bacino;
  • poco stretching.

Muscoli più colpiti da stiramento

Uno stiramento muscolare può interessare qualsiasi muscolo del corpo, tuttavia alcune zone sono più frequentemente colpite di altre. I muscoli maggiormente soggetti a stiramento sono quelli di:

  • schiena (soprattutto la parte più bassa, lombare e sacrale);
  • torace (muscoli del petto);
  • muscoli addominali;
  • muscoli di collo e spalla;
  • gambe (coscia e polpaccio).

Leggi anche: Legamenti: cosa sono, dove si trovano ed a che servono?

Sintomi e segni

I possibili sintomi e segni di stiramento muscolare, sono:

  • gonfiore, contusione o arrossamento, oppure ferite aperte come conseguenza della lesione;
  • percezione del dolore anche a riposo;
  • percezione del dolore nel momento in cui il muscolo specifico o l’articolazione ad esso correlata vengono utilizzati;
  • debolezza di muscoli o tendini (una distorsione, al contrario, è una lesione a carico di un’articolazione e dei suoi legamenti);
  • impossibilità totale ad utilizzare il muscolo.

Leggi anche: Articolazione del ginocchio: com’è fatta, quali sono le patologie, i sintomi e gli esami da fare?

Quando rivolgersi al medico?

Nel caso di una significativa lesione muscolare o qualora i rimedi casalinghi non dovessero apportare sollievo nel giro di 24 ore, è consigliabile chiamare il medico. Se al momento della lesione, il paziente avverte un rumore simile ad uno schiocco, se non è in grado di camminare o in presenza di gonfiore significativo, dolore, febbre o ferite aperte, sarebbe opportuno recarsi al pronto soccorso per essere esaminati.

Diagnosi

Il medico eseguirà una anamnesi (cioè la raccolta di tutti i dati del paziente, di sue eventuali patologie passate ed attuali, dei sintomi…) ed effettuerà un esame obiettivo (cioè osserverà, palperà ed eseguirà altre azioni sulla zona interessata dallo stiramento). Al momento dell’esame, è importante stabilire se il muscolo è parzialmente o completamente strappato (questo può comportare un tempo di guarigione maggiore, un possibile ricorso alla chirurgia e una fase di recupero più complicata). Esami di diagnostica per immagini, come radiografie od ecografie, così come anche eventuali esami di laboratorio, spesso non sono necessari, ad eccezione di casi specifici in cui si sospetti una contemporanea altra patologia, come rottura ossea, lesione a tendini o legamenti, presenza di infezione o altri dubbi diagnostici.

Leggi anche: Strappo muscolare al braccio, coscia, schiena: cosa fare?

Cosa fare a casa?

Il gonfiore o l’emorragia locale possono essere gestiti al meglio applicando il prima possibile impacchi di ghiaccio e mantenendo il muscolo lesionato in posizione allungata. Un eventuale impacco caldo può essere applicato una volta che il gonfiore sarà diminuito. Tuttavia, applicare da subito impacchi caldi può aumentare gonfiore e dolore.

Nota: gli impacchi freddi o caldi non dovrebbero essere applicati a diretto contatto con la pelle. E’ consigliabile utilizzare sempre qualcosa per proteggere la zona sulla quale verrà applicato l’impacco, come un asciugamano tra ghiaccio e pelle.

In caso di lieve dolore, anche il semplice paracetamolo (la Tachipirina), col dosaggio di 1000 mg, può migliorare la situazione. L’assunzione di agenti antinfiammatori non steroidei, come aspirina ed ibuprofene, contribuisce ad alleviare il dolore e a migliorare la capacità di movimento. Applicare sulla zona dolorosa una crema all’arnica, può migliorare la situazione. Io vi consiglio questa di ottima qualità della Colours of Life: https://amzn.to/3BXAVOA

E’ inoltre utile seguire alcuni consigli:

  • tenere la zona colpita protetta, stare a riposo, applicare impacchi di ghiaccio, la compressione e mantenere la zona colpita in posizione rialzata, contribuiscono ad aiutare il muscolo lesionato;
  • rimuovere tutti gli indumenti costrittivi, gioielli inclusi, nella zona relativa allo stiramento muscolare;
  • proteggere il muscolo stirato da ulteriori lesioni;
  • tenere il muscolo stirato a riposo. Evitare le attività che hanno causato lo stiramento e altre attività che possono risultare dolorose;
  • applicare impacchi di ghiaccio sulla zona muscolare colpita (per 20 minuti ogni ora quando si è svegli). Il ghiaccio è un agente antinfiammatorio e antidolorifico molto efficace. L’applicazione di impacchi di ghiaccio di piccole dimensioni, come per esempio le confezioni di verdure surgelate, può contribuire a ridurre l’infiammazione;
  • la compressione, se effettuata delicatamente tramite l’ausilio di un bendaggio elastocompressivo, può fornire sostegno e ridurre il gonfiore. La fasciatura non deve essere eccessivamente stretta;
  • mantenere la zona lesionata in posizione rialzata per ridurre il gonfiore
  • non è raccomandabile svolgere attività che possono incrementare il dolore muscolare o porre sotto sforzo la zona interessata, finché il dolore non sarà diminuito in modo significativo.

Leggi anche: Stretching propriocettivo: vantaggi, svantaggi, per chi è adatto?

Trattamento medico

Il trattamento medico è simile al trattamento “fai-da-te” che è possibile effettuare a casa. Il medico, tuttavia, è in grado di determinare l’entità della lesione muscolare e tendinea, e se l’utilizzo di stampelle o di un tutore può rivelarsi necessario per la guarigione del paziente. Il medico, inoltre, può stabilire se il paziente deve limitare il livello di attività, se necessita di giorni di riposo dal lavoro o di esercizi di riabilitazione atti a favorire il recupero.

Prevenzione

Per prevenire gli stiramenti muscolari, è importante:

  • evitare lesioni praticando quotidianamente esercizi di stretching;
  • effettuare esercizi di stretching prima di ogni sessione di attività fisica;
  • fissare una routine di esercizi di riscaldamento prima di iniziare una sessione di esercizio fisico intenso;
  • consultare sempre un medico ed un personal trainer titolato prima di iniziare un programma di allenamento.

Nella maggior parte dei casi, grazie ad un corretto trattamento, la maggioranza delle persone è in grado di riprendersi completamente dopo uno stiramento muscolare. I casi più complessi vengono gestiti dal medico su base individuale.

Continua la lettura con: Stiramento muscolare alla schiena: cause, sintomi e rimedi

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, segui la nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

In palestra stai facendo un buon lavoro se anziché contare i kg persi…

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STAI FACENDO BUON LAVORO PALESTRA KG   Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgSe quando ti pesi e vedi che sei aumentato di quasi mezzo kg nell’ultima settimana, esulti come Fabio Grosso dopo aver segnato quell’ultimo rigore nella coppa del mondo di calcio del 2006, questo articolo è dedicato proprio a te. A te che sei veramente euforico mentre i tuoi amici ti guardano come se fossi un pazzo e ti dicono:

“Ma come? Sei ingrassato e sei contento?”

E’ inutile. In un paese dove l’analfabetismo funzionale regna sovrano, dove i bambini sono i più grassi al mondo e dove l’educazione alimentare nelle scuole è un’utopia, le persone “comuni” non riusciranno mai a capirti ed a capire un fatto per te quasi banale: aumentare di peso non è (necessariamente) un male, anzi. Come il fatto che non tutte le diete servono per dimagrire, ad esempio le diete ipercaloriche. Non sapete che difficoltà ho io a spiegare certe volte ai miei pazienti che aumentare di peso non significa per forza ingrassare, come diminuire di peso non significa sempre dimagrire. Aumentare il nostro peso a volte significa che la nostra massa magra è aumentata, il che è la via migliore per avere una salute migliore, più metabolismo basale, più forza e resistenza muscolare ed un fisico più bello. Ma se stai leggendo queste righe, tu questo sicuramente già lo sai. Solo chi è veramente appassionato di sport e palestra (o quantomeno possiede una discreta cultura in campo scientifico) può capirti. La nostra è una società dove conta solo pesare il meno possibile, anche a costo di imbottirsi di diuretici, dimenticandosi spesso che essere sottopeso non è salutare e che essere in sovrappeso non è necessariamente un problema, anzi è un elisir di lunga vita a patto che la percentuale di massa magra sia elevata e che sia bassa la massa grassa. Pesare di più, a volte è un bene: basta vedere le foto contenute in questa galleria, per capirlo!

In palestra stai facendo un buon lavoro se anziché contare i kg persi, conti quelli… guadagnati!

Guarda anche: il video che mostra la trasformazione della modella fitness Jean Selter in cinque anni

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

I 10 motivi per smettere di fumare se vai in palestra o fai sport

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma 10 MOTIVI SMETTERE FUMARE PALESTRA PESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneChiunque dovrebbe smettere di fumare, e non domani o tra un mese: dovrebbe smettere ORA, anche solo per vivere mediamente 11 anni in più o per risparmiare centinaia di migliaia di euro! Ma c’è una categoria in particolare che – per filosofia di vita – dovrebbe smettere ancora più delle altre e sono i frequentatori di palestra (e gli sportivi in genere). La cosa paradossale è che molti miei amici fumatori sono convinti che l’attività fisica costante possa adeguatamente controbilanciare i danni dal fumo, che suona più come una scusa che come una reale convinzione e lo dico con assoluta certezza visto che anche io sono stato un fumatore per ben 15 anni e quante sigarette ho fumato uscito dalla palestra convinto che l’allenamento costante mi desse una specie di “bonus salute” da spendere in nicotina. È vero l’esatto contrario: i fumatori sono penalizzati in partenza perché il monossido di carbonio (CO: prodotto della combustione come il gas di scarico delle automobili) riduce l’ossigenazione del sangue, provoca un incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa e riduce la capacità respiratoria complessiva. Nessuno di questi fattori viene neanche lontanamente controbilanciato dal “bonus salute” fornito dall’attività sportiva.

L’unica cosa al mondo che può davvero bilanciare i disastrosi effetti nocivi del fumare è… smettere di fumare!

“Io fumo, ma mi sento bene!”

Classica frase che io stesso dicevo quando fumavo. Anche se il fumatore si sente perfettamente in forma, in realtà la sua efficienza è decisamente ridotta senza che se ne renda conto, come avere una Ferrari ed andare a 90 km/h anziché a 160 km/h: a 90 km/h hai comunque la sensazione di andare forte, ma senza il limitatore (cioè le sigarette) potresti andare a quasi il doppio della velocità. Il risultato di dipendere dalla nicotina è che un atleta fumatore, rispetto ad un atleta di pari grado (sesso, età, genetica, allenamento, alimentazione…) ma non fumatore:

  • ha performance minori;
  • ha minor accrescimento muscolare;
  • ha minor resistenza;
  • ha minore potenza;
  • ha bisogno di tempi di recupero più lunghi.

“Io fumo e non ho problemi a spingere in palestra”

Frase che mi sento dire da tutti i fumatori che frequentano la mia palestra e che io stesso ripetevo a me stesso quando a 20 anni squattavo mille chili dopo aver fumato. Facciamo chiarezza: tutto quello che ho prima detto non significa ovviamente che un atleta fumatore non possa raggiungere alte vette di performance, significa invece che, se smettesse di fumare, riuscirebbe ad avere delle performance decisamente migliori a parità di allenamento e questo è un fatto scientifico e non una mia opinione, confermato da spirometrie ed altre indagini mediche. Qualsiasi sia il vostro livello, riuscireste ad avere un livello migliore semplicemente buttando il pacchetto di sigarette che avete davanti. In parole ancora più semplici: se fumate e “spingete 100”, smettendo di fumare potreste “spingere 150 o ancora di più”.

Leggi anche:

“Una volta ho smesso di fumare per tre mesi e non ho sentito differenze”

Altra scusa sentita mille volte, avendo fumato per quindici anni le conosco tutte queste frasi perché le dicevo anche io mentendo a me stesso. A questa affermazione rispondo che ovviamente, dopo aver smesso di fumare, le performance non diventano più elevate all’improvviso (specie se si è fumato per anni e non si è più giovanissimi), ma in maniera lenta e graduale e solo se si smette definitivamente di fumare e si persevera nell’astinenza per un periodo abbastanza lungo per permettere al proprio fisico di riprendersi dalla tossicodipendenza a cui è stato esposto. Anche se i miglioramenti, seppur piccoli, sono già visibili dopo pochi giorni dopo aver smesso, io stesso ho iniziato a notare performance macroscopicamente migliori solo da relativamente poco tempo, ed ho smesso da ben 4 anni! Purtroppo il fumo lascia dei danni che il corpo impiega moltissimo tempo a riparare: lo sapete che dopo che si è smesso di fumare passano 10 anni prima che il rischio di sviluppare un tumore torni ad essere accostabile a chi non ha mai fumato? Questo perché un fisico “cronicamente intossicato” ha bisogno di molto tempo per tornare ad essere efficiente ed in salute come un fisico di un non fumatore ed anzi, per certi versi, non tornerà mai del tutto ad essere equiparabile ad una persona che non abbia mai fumato in vita sua: un “ex fumatore” ha mediamente performance minori di un “mai fumatore”, a parità di condizioni.

Leggi anche:

“Sono giovane e fumo poco”

Se siete giovani e fumate poche sigarette, potreste effettivamente risentire in maniera minore della cattiva influenza del fumo. La performance sportiva peggiora in maniera esponenziale all’aumentare delle sigarette ed andando avanti con gli anni: maggiore è il numero di sigarette fumate e maggiore sarà la distanza tra la sua performance e quella di un fumatore di pari grado a partire dai 25 anni in poi; tale distanza aumenterà inoltre in modo esponenziale all’aumentare degli anni. In parole semplici: se iniziate a fumare a 20 anni il fumo rappresenta un handicap lieve per le vostre performance, se iniziate a fumare a 40 anni il fumo rappresenta un handicap più importante. Se poi iniziate a fumare a 20 anni e continuate per altri 20, il fumo a 40 anni rappresenterà un handicap ancora più importante, visto che i danni si accumulano e si sommano anno dopo anno. Il fatto che fumare a 20 anni impatti meno sulla performance, non deve essere però l’ennesima scusa: se fumate poche sigarette dovreste sapere che il fumo non è né una cattiva abitudine, né un vizio ma è una vera tossicodipendenza, farmacologicamente simile a quella di un eroinomane o un cocainomane e quindi come tale tende a far aumentare la dose di sostanza anelata dall’organismo: ciò significa che probabilmente tenderete a fumare sempre più sigarette negli anni. Infine se siete giovani e fumatori, tenete a mente che le vostre performance sportive (e la salute) di quando avrete 40 o 60 anni, sono influenzate da quello che state facendo ora che ne avete 15 o 20, anche se smettete di fumare a 30. Ne vale davvero la pena?

I 10 motivi per smettere

Tutti dovrebbero smettere di fumare, sportivi o non sportivi. Ma per voi che fate sport ed amate la ghisa ci sono 10 motivi “speciali” per farvi spegnere l’ultima sigaretta:

1) I fumatori hanno livelli più bassi di testosterone e più alti di estrogeno rispetto ai non fumatori.

2) La capacità polmonare ridotta può indurre ad un più piccolo volume di ossigeno di raggiungere gli alveoli, con conseguente scambio alterato di gas e meno ossigeno nel corpo.

3) Il monossido di carbonio introdotto tramite il fumo di sigaretta,  sottrae ossigeno al sangue, inducendo effetti negativi sui tessuti. Una volta inalato, infatti, si combina, a livello alveolare, con grandi quantità di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno, riducendo l’ossigeno disponibile. Quest’ultimo è invece importante al muscolo per funzionare correttamente: il risultato è una diminuzione nella forza muscolare, specie negli esercizi di resistenza.

4) Il cuore di un fumatore deve pompare mediamente di più per fornire l’ossigeno necessario, rispetto ad un fumatore di pari forma. Ciò determina maggiore affaticamento nel fumatore. La nicotina stessa tende inoltre ad aumentare la frequenza cardiaca che è il contrario di quello che dovrebbe essere uno degli obiettivi di uno sportivo.

5) Sfruttando meno il metabolismo aerobico si deve ricorrere a quello anaerobico: da qui una precoce formazione dell’acido lattico con precoce e maggiore spossatezza. Il senso di affaticamento prodotto dal fumo di sigaretta, può portare a non riuscire a rispettare una routine di allenamento regolare e costante.

6) Gli effetti sulla prestazione sportiva del fumo sono stati calcolati da uno studio pubblicato nel 1988 da Preventive Medicine. Gli scienziati non ebbero dubbi: la resistenza alla corsa, ad esempio, è notevolmente inferiore nei fumatori rispetto ai non fumatori (per ogni sigaretta fumata il tempo per completare la corsa aumenta di 40 secondi, fumare 20 sigarette ogni giorno rende gli atleti più vecchi di 12 anni quanto a capacità atletiche). In altre parole, chi ha 30 anni e fuma, corre come una persona che ne ha 42.

7) Fumare nel lungo periodo aumenta il rischio di infortuni ed aumenta il tempo di guarigione delle ferite: i fumatori con fratture della tibia, ad esempio, hanno bisogno di 4 settimane in più rispetto ai non fumatori per guarire ed hanno un maggior rischio di mancata guarigione completa.

Leggi anche:

Fumi subito dopo l’allenamento?

Fumare subito dopo l’allenamento è ancora più nocivo, perché:

1) Il fumo restringe i passaggi di aria nei polmoni e rende più difficile respirare. Dopo l’esercizio fisico, il corpo richiede più ossigeno possibile per recuperare e ricostruire i muscoli, ma il fumo compromette questo normale processo.

2) Fumare dopo lo sport aumenta i livelli di monossido di carbonio nel flusso sanguigno, e ciò può avere effetti negativi sulla funzione del cervello, privandolo dell’ossigeno necessario. Dopo l’allenamento, ci si sente esausti e disorientati, ed il fumo aumenta il rischio di avere vertigini e altri effetti indesiderati.

3) Dopo l’allenamento la frequenza cardiaca ha bisogno di ristabilirsi a livelli normali, se si fuma la nicotina agisce da stimolante e la frequenza cardiaca aumenta, invece di diminuire.

Condividi questo articolo con qualche compagno di palestra fumatore!

I migliori prodotti per il fumatore che vuole smettere di fumare

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, pensati per il fumatore che vuole smettere di fumare o che ha smesso da poco. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

I migliori integratori per lo sport

I migliori integratori alimentari scelti, selezionati ed usati dal nostro Staff di esperti, sono:

Costruisci una palestra a casa tua
Un ottima idea per allestire una minipalestra a casa tua, è quella di acquistare apparecchi specifici come tapis roulant, cyclette, panche, bilancieri, apparecchi all in one o vogatori. Alcuni apparecchi di buona qualità, scelti dal nostro Staff di esperti, ognuno imbattibile nella sua fascia di prezzo, sono :

Prodotti per contrastare i dolori muscolari
Chi fa parecchio sport potrebbe trovare estremamente utili i seguenti prodotti per contrastare i dolori muscolari ed accelerare i tempi di riabilitazione e recupero:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!