Diabete: un nuovo cerotto analizza sudore e misura glicemia

MEDICINA ONLINE DUODENO PANCREAS DIGESTIONE GLICEMIA DIABETE ANALISI INSULINA ZUCCHERO CARBOIDRATI CIBO MANGIARE DIETA MELLITO TIPO 1 2 CURA TERAPIA FARMACI STUDIO NUOVE TENOLOGIE TERAPIE CEROTTOUn patch intelligente, capace di monitorare i livelli di zucchero nel sangue, analizzando il sudore di un paziente con diabete. A mettere a punto il nuovo dispositivo intelligente, a cui basta un milionesimo di litro di sudore per emettere il responso, è un gruppo Sudcoreano, secondo cui il sensore è accurato e potrebbe aiutare i diabetici a controllare la glicemia. Non solo, in alcuni test sugli animali al sensore è stato abbinato un cerotto con microaghi in grado di iniettare automaticamente il farmaco anti-diabete. Il team della Seoul National University punta, dunque, ad eliminare la necessità di prelievi di sangue, anche minimi, semplificando la vita dei pazienti.

Il sensore è flessibile e i test condotti finora, pubblicati su ‘Science Advances,’ mostrano che i risultati del patch analizza sudore sono corrispondenti a quelli dei controlli effettuati con metodi tradizionali sui pazienti prima e dopo un pasto. Ma la ricerca non è conclusa: ora il team indagherà – sui topolini – l’efficacia dell’altra parte del device, ovvero il trattamento con metformina attraverso i microaghi, come si legge sulla Bbc.

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Diabete e dolci di Natale: il diabetico può mangiare il torrone?

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE TORRONE NOCCIOLE CIOCCOLATO BIANCO SFOGLIATA LIEVITAZIONE OFFELLA INGREDIENTI ZUCCHERO VENEZIANA A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZE DIETA CIBO DOLCE COLOMBA PASQUA.jpgIl torrone (bianco o al cioccolato con nocciole) ha circa da 460 calorie ogni 100 grammi di prodotto; per quanto riguarda i carboidrati si aggirano intorno ai 51 grammi, mentre i grassi sono 26 grammi e le proteine 10 grammi.

Il torrone è ovviamente un alimento sconsigliato, tuttavia può essere saltuariamente assunto dal paziente diabetico, in dosi moderate, preferibilmente lontano dai pasti principali e dopo parere positivo del medico. Sarebbe comunque preferibile sostituirlo con altri dolci meno calorici e con meno carboidrati.

Il problema vero del torrone è che spesso viene servito in tavola alla fine dei pasti natalizi che già da soli non sono ipercalorici e ricchi di carboidrati e vanno così ad aggiungersi a un menu già fin troppo abbondante. Spesso poi al torrone si associa anche un assaggio di pandoro o panettone. Per evitare un eccessivo apporto calorico e di carboidrati, un trucco potrebbe essere quello di ridurre le calorie durante la cena, diminuendo le porzioni ad esempio di pasta. Altro trucco è – se prevedete una cena abbondante – quello di limitare le calorie a pranzo o, comunque, nei giorni precedenti e successivi al periodo natalizio. Altro trucco è, ovviamente, quello di limitare le porzioni e di aumentare l’attività fisica prima, durante e dopo le feste.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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Quando la bocca è secca per mancanza di saliva: la xerostomia

MEDICINA ONLINE LINGUA BOCCA FRENULO ANATOMIA FISIOLOGIA ORAL TONGUE LABBRA LEPORINO GENGIVE DENTI MANDIBOLA MASCELLA PAPILLE GUSTATIVE GUSTO CIBO FONAZIONE GLOSSODINIA PALATO SCHISIIl termine xerostomia (anche nota come secchezza delle fauci) indica bocca secca a causa della mancanza di saliva. La xerostomia può causare difficoltà nel parlare e mangiare. In molti casi può comportare anche alitosi e un importante aumento di carie dentali dal momento che uno degli effetti protettivi della saliva, cioè la rimineralizzazione dello smalto, non è più presente. In molti casi la xerostomia può rendere la mucosa del tessuto parodontale e della bocca più vulnerabile alle infezioni.

Diffusa particolarmente nelle persone anziane, prevalentemente donne, con un’incidenza di circa un quarto della popolazione.

Cause

In linea di massima la xerostomia è causata da una insufficiente produzione di saliva oppure da una eliminazione eccessiva (come avviene ad esempio dalla eccessiva respirazione attraverso la bocca). Fra le cause ricordiamo:

  • Iposalivazione
    • Sindrome di Sjögren;
    • Sindrome di Lambert-Eaton;
    • Diabete mellito in cattivo controllo metabolico;
    • Stati d’ansia;
    • Abuso di alcolici;
    • Traumi coinvolgenti le ghiandole salivari, i dotti o la loro innervazione;
    • Radio o chemioterapia per tumori localizzati nella regione del cranio/collo;
    • Abuso di Metanfetamina, cannabis, eroina
    • Disidratazione (varie cause in particolare febbre o diarrea profusa;
  • Farmaci
    • Antidepressivi ed ansiolitici;
    • Antistaminici;
    • Decongestionanti;
    • Antiipertensivi;
    • Miorilassanti;
    • Farmaci per l’incontinenza urinaria;
    • Farmaci per la malattia di Parkinson.

Molti soggetti anziani riferiscono di provare una sensazione più o meno grave di xerostomia, tuttavia alcuni studi sembrano indicare che la produzione di saliva da parte delle ghiandole salivari maggiori non si riduce in modo clinicamente significativo con il progredire dell’età. Secondo un altro studio la produzione di saliva delle ghiandole salivari maggiori è indipendente da età, sesso e razza. Pertanto i segni e sintomi di secchezza della bocca negli anziani non possono essere considerati una normale conseguenza dell’invecchiamento. È opportuno ricordare che gli anziani hanno maggiori probabilità di soffrire di problemi di salute che potenzialmente possono causare xerostomia e che essi assumono spesso molti farmaci in grado di determinare bocca secca.

Sintomi e segni

I sintomi e segni di xerostomia, sono:

  • Bocca appiccicosa e secca;
  • Saliva spessa e viscosa;
  • Sensazione di dolore urente (bruciore) alla bocca;
  • Sensazione di labbra e gola secca;
  • Alitosi;
  • Difficoltà di deglutizione;
  • Difficoltà a parlare;
  • Infezioni del cavo orale (batteriche e micotiche);
  • Piaghe ed afte del cavo orale.

Trattamento

Il trattamento consiste nel trovare le cause correggibili e, se possibile, rimuoverle.
In molti casi non è possibile correggere la xerostomia, pertanto il trattamento si deve concentrare sulla possibilità di alleviarne i sintomi e prevenirne le sequele, ad esempio il formarsi di carie dentali. I pazienti con xerostomia devono evitare l’uso di decongestionanti ed antistaminici, e prestare grande attenzione all’igiene orale. Il sorseggiare frequentemente liquidi non gassati né zuccherati, il masticare gomma contenente xilitolo, e utilizzare sostitutivi della saliva a base di carbossimetilcellulosa o di idrossietilcellulosa può aiutare.
La pilocarpina (un agonista colinergico) può essere prescritta per il trattamento della xerostomia.
La cevimelina (Evoxac) è stata autorizzata in alcuni paesi per il trattamento della secchezza delle fauci associata alla sindrome di Sjögren. Come la pilocarpina, anche la cevimelina è un agonista colinergico.

Sostituti della saliva

I sostituti della saliva sono spesso il trattamento di scelta per i pazienti con xerostomia. Si ricorda che la xerostomia è il sintomo (bocca secca) la cui causa è la ridotta secrezione salivare (iposalivazione). Alcuni prodotti commerciali di vecchia concezione sono soluzioni elettrolitiche che tamponano l’acidità che viene a generarsi nella cavità orale in condizioni di iposalivazione. Altri di più recente concezione hanno una formulazione basato sulla presenza di speciali sostanze inerti ad attività umidificante e lubrificante imitando la saliva naturale ed hanno dimostrato una buona efficacia sintomatica nel ridurre i disturbi della xerostomia in pazienti con sindrome di Sjögren ed anche in pazienti con secchezza della bocca causata da farmaci. Di ultimissima generazione esistono sul mercato dei sostituti salivari che contengono anche degli enzimi antibatterici simili a quelli contenuti nella saliva naturale: Lisozima, Lattoferrina, Lattoperossidasi.

Altri prodotti

L’utilizzo da parte dei pazienti di prodotto enzimatici per l’igiene del cavo orale sembra non avere “alcun effetto sulla colonizzazione orale da parte di germi appartenenti alla specie Candida ed alla microflora orale in grado di provocare” e non determinerebbe “conte significativamente più basse di batteri quali Streptococcus mutans e Lactobacilli”.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Dispepsia: cos’è, sintomi, come si fa la diagnosi e terapia

MEDICINA ONLINE APPARATO DIGERENTE INTESTINO DIGIUNO ILEO DUODENO STOMACO ESOFAGO FEGATO PANCREAS DIGESTIONE FECI CRASSO COLON RETTO CROHN COLITE DIARREA VOMITO DIGERIRE SANGUE CIBO MANGLa dispepsia è un’alterazione delle funzioni digestive dello stomaco, comunemente descritta come ‘cattiva digestione’, tuttavia è ancora oggi una sindrome di difficile inquadramento e definizione. Attualmente si definisce dispepsia un insieme di sintomi, episodici o persistenti, avvertiti prevalentemente a livello della porzione superiore dell’addome e riferibili a disordini del tratto prossimale del tubo digerente, in assenza di una malattia organica, metabolica o psichiatrica che li giustifichi. Poiché i disturbi spesso sono vaghi e aspecifici, si ritiene vi siano molte cause, ad esempio, alterazioni della secrezione acida gastrica, stress, fattori psicologici, alterata percezione viscerale, alterazioni della motilità gastrointestinale. Vi sono dubbi tuttora su quale sia l’effettivo ruolo dell’Helicobacter pylori. Poiché il 70% dei pazienti con questa malattia presenta l’infezione da Helicobacter pylori, è stato ipotizzato che il germe possa avere un ruolo determinante, ma i numerosi studi condotti fino a oggi non sono risultati concordi nel dimostrare la regressione o la scomparsa dei sintomi dopo l’eradicazione del germe.

COME SI RICONOSCE?

  • Dolore addominale a livello della parte superiore dell’addome (la fascia che va dalle coste fino alla linea dell’ombelico).
  • Disturbo non doloroso: sensazione mal definita, di malessere che non raggiunge l’intensità dolorosa, pesantezza postprandiale, sazietà precoce, nausea, vomito, senso di gonfiore.

È utile ricordare che questi sintomi sono aspecifici, cioè possono essere imputabili a moltissime malattie gastroenterologiche, ma anche di altri distretti, per tale ragione è fondamentale il parere del proprio medico per capire se si tratta di disturbi di poco conto o meritevoli di ulteriori indagini o consulti specialistici.
L’esofagogastroduodenoscopia è l’esame di prima scelta da effettuarsi in presenza di dispepsia: esso permette da un lato di individuare o escludere la presenza di malattie organiche alla base della sintomatologia (ad es. ulcera, cancro), dall’altro di determinare il grado di gastrite cronica eventualmente presente e la presenza di infezione da Helicobacter pylori, attraverso l’esecuzione di biopsie della mucosa gastrica. In caso di sintomi indicativi di ritardato svuotamento gastrico (digestione lunga, pesantezza e gonfiore postprandiali) può essere utile lo studio dello svuotamento gastrico con radioisotopi.

CHI SI AMMALA?

Quasi tutti gli individui nel corso della vita hanno provato uno o più episodi di dispepsia e quindi mancano dati epidemiologici reali perché spesso si ricorre all’automedicazione e non ci si rivolge al medico, tuttavia alcuni studi hanno messo in evidenza che una percentuale che varia dal 10% al 40% della popolazione generale presenta sintomi cronici o ricorrenti.

COME SI CURA?

La terapia dipende dalla causa specifica che causa il disturbo a monte. Non tutti i pazienti dispeptici si giovano dello stesso trattamento, per cui abbiamo a disposizione varie classi di farmaci: procinetici, antiacidi, inibitori della secrezione acida, psicotropi.

Per approfondire: Indigestione: significato, febbre, brividi, diarrea, svenimento, cure

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Come e quando iniziare a lavare i denti ai bambini?

MEDICINA ONLINE COME QUANDO INIZIARE LAVARE DENTI BOCCA BAMBINI NEONATI ETA ANNO LINGUA CONSIGLI AIUTO.jpgLa comparsa dei primi dentini porta tanti genitori a chiedersi come fare per garantire una corretta igiene orale per limitare il rischio che in futuro il bimbo soffra di problemi ai denti. Ma quando iniziare a lavare i denti ai bambini? Si deve prestare attenzione all’igiene dei denti a partire dalla comparsa già del primo dentino. Inizialmente basterà utilizzare una garza in cotone imbevuta d’ acqua e passarla sui denti (o sul dente!), sulle gengive e anche sulla lingua. Non solo, è molto importante curare l’igiene orale del bebè fin dalla nascita: in seguito alla poppata, infatti, è possibile che rimangano nella bocca del bambino residui di latte che si depositano sui denti rimanendovi anche per un lungo periodo (pensiamo al riposo notturno) e questo può provocare la cosiddetta “carie da biberon” che attacca i dentini frontali superiori ed inferiori. Per scongiurare il rischio di carie in età così precoce è necessario tenere pulita la bocca del bimbo aiutandosi con una garza umida.

Con la comparsa dei primi dentini la pulizia deve essere ancora più accurata. Molte mamme sono portate erroneamente a credere che la cura dei denti da latte, che sono destinati a cadere, non sia poi così importante. In realtà un’adeguata cura di questi denti contribuisce allo sviluppo corretto delle arcate dentarie e dei denti permanenti che possono trovare così il necessario spazio per la loro collocazione naturale. La parola d’ordine è, dunque, “igiene”. L’uso della garza umida per pulire la bocca e i dentini è in genere sufficiente fino ai 12 mesi; da quest’età si può cominciare ad usare uno spazzolino bagnato con le setole morbide. Ad ogni modo con la comparsa dei primi dentini è importante curare le abitudini alimentari. Ecco alcuni necessari accorgimenti:

  • evitare che il bambino si addormenti con biberon contenenti liquidi zuccherati (soprattutto succhi di frutta ma anche latte) che possono fermentare;
  • eliminare l’uso del biberon dopo i 14 mesi;
  • non utilizzare succhiotti intrisi nello zucchero o nel miele;
  • tenere sotto controllo l’introduzione di zuccheri: è preferibile che il bambino mangi dolci durante i pranzi principali, quando il flusso salivare è maggiore, evitandoli negli intervalli, quando più facilmente si formano gli acidi che favoriscono l’insorgenza della carie

Dopo ogni pasto o poppata, in particolare quella serale, è bene spazzolare i denti con uno spazzolino adatto che oltre alla giusta dimensione, sia anche colorato e divertente in modo da avvicinare con più facilità il bambino verso il suo uso. In commercio, vi sono spazzolini adatti ai bambini a seconda dell’età, con un’impugnatura comoda. Si passerà ad usare anche il dentifricio solo quando il bambino avrà imparato a non ingoiarlo. Infatti, sebbene alcune marche note di dentifrici pubblicizzino i propri prodotti affermando che non contengono sostanze tossiche, l’eventualità che il bimbo ingoi delle piccole quantità di dentifricio potrebbe costituire un potenziale rischio per la salute del piccolo. Non dimentichiamo infatti che alcuni autorevoli studi mettono in guardia sui tanto decantati effetti benefici di alcune delle sostanze presenti nei dentifrici, prima fra tutte il fluoro che può risultare tossico per l’organismo.

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Come abituare il bambino a lavarsi i denti

È importante non forzare il bambino ad usare lo spazzolino, piuttosto bisognerebbe fare in modo che il momento del lavarsi i denti, approfittando anche del contatto con l’acqua che è generalmente molto gradito ai bambini, si trasformi in un gioco e in seguito in una consolidata e piacevole abitudine. A questo scopo è utile avvicinare gradualmente il bimbo all’evento, facendogli vedere come si fa a lavarsi i denti e spiegandogli che presto potrà farlo anche lui  “da solo” come fanno mamma e papà!

Il bimbo inizierà ad incuriosirsi, e così comincerà a prendere confidenza con lo spazzolino.

Come prevenire la carie nei bambini piccoli

È molto importante che anche i bimbi più pigri vengano gradualmente educati alla sana abitudine di lavarsi i denti ogni volta che assumono cibi o bevande zuccherate. Infatti, il contatto prolungato dei dentini o delle gengive con liquidi contenenti zucchero, come il latte, gli alimenti in polvere e i succhi di frutta, può causare l’insorgere della carie. È soprattutto prima del riposo notturno, quindi, che è bene evitare che il bambino assuma questi alimenti perché lo zucchero si deposita sui denti anche grazie alla minore quantità del flusso salivare e vi rimane per molte ore; tutto ciò aumenta le probabilità che si formi la carie che in genere attacca prima i denti frontali superiori e poi quelli inferiori.

Per questo motivo è assolutamente da evitare che il bimbo si addormenti con il biberon di latte o succo di frutta; se il piccolo non riesce ad addormentarsi senza ciucciare qualcosa si può proporgli un biberon di acqua o il succhiotto. Se il bimbo è ancora allattato al seno è importante pulirgli i denti e le gengive dopo ogni poppata con un panno pulito o una garza umida. È molto importante comunque che i genitori controllino periodicamente i dentini del piccolo, verificando l’assenza di macchioline nere o puntini che potrebbero indicare la presenza di carie

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Enterogermina per gonfiore, diarrea e dolori addominali: foglietto illustrativo

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Dieta PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino Meteorismo FIBRE ASSORBIMENTO GRASSI CANCRO AL COLONLa flora batterica intestinale costituisce una vera e propria barriera difensiva nei confronti di batteri dannosi. Il suo equilibrio può essere danneggiato da infezioni intestinali, intossicazioni, disordini alimentari, alterazioni della dieta, uso di antibiotici. Questo squilibrio si manifesta con diarrea, dolori addominali, aumento dell’aria nell’intestino.
Enterogermina è un preparato costituito da una sospensione di spore di Bacillus clausii, ospite abituale dell’intestino, privo di potere patogeno. Si usa per:

  • Cura e profilassi del dismicrobismo intestinale e conseguenti disvitaminosi endogene.
  • Terapia coadiuvante il ripristino della flora microbica intestinale, alterata nel corso di trattamenti antibiotici o chemioterapici.
  • Turbe acute e croniche gastro-enteriche dei lattanti, imputabili ad intossicazioni o a dismicrobismi intestinali e a disvitaminosi.

Controindicazioni: quando non dev’essere usato Enterogermina?
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Precauzioni per l’uso
Nel corso di una terapia con antibiotici, si consiglia di somministrare Enterogermina nell’intervallo fra l’una e l’altra somministrazione di antibiotico.

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Interazioni: quali farmaci o alimenti possono modificare l’effetto di Enterogermina?
Non sono conosciuti medicinali o alimenti che possono modificare l’effetto di Enterogermina. Informare comunque il medico se si è recentemente assunto qualsiasi altro medicinale, anche quelli senza prescrizione medica.

Avvertenze
È importante sapere che: Se si osserva l’eventuale presenza di corpuscoli, ossia di minuscole particelle nei flaconcini di Enterogermina, ciò non significa che il prodotto sia alterato, ma si tratta soltanto di aggregati di spore di Bacillus clausii.

Cosa fare durante la gravidanza e l’allattamento
Enterogermina può essere usata durante la gravidanza e l’allattamento. Chiedere comunque consiglio al medico o al farmacista prima di prendere qualsiasi medicinale.

Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari
Enterogermina non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.

Posologia

  • Adulto: 2 – 3 flaconcini al giorno o 2 – 3 capsule al giorno
  • Bambini: 1 – 2 flaconcini al giorno o 1 – 2 capsule al giorno
  • Lattanti: 1 – 2 flaconcini al giorno

Attenzione: non superare le dosi indicate senza il consiglio del medico.

Quando e per quanto tempo
Assumere Enterogermina a intervalli regolari durante la giornata. Consultare il medico se il disturbo si presenta ripetutamente o se avete notato un qualsiasi cambiamento recente delle sue caratteristiche. Attenzione: usare solo per brevi periodi di trattamento.

Modalità di assunzione:

  • Flaconcini. Questo medicinale è per esclusivo uso orale. Non iniettare né somministrare in nessun altro modo. È opportuno agitare prima dell’uso. Per aprire il flaconcino ruotare la parte superiore e staccarla. Assumere il contenuto tal quale o diluirlo in acqua o altre bevande (es. latte, te, aranciata). Una volta aperto, assumere il farmaco entro breve tempo per evitare l’inquinamento della sospensione.
  • Capsule. Deglutire le capsule accompagnate da un sorso d’acqua o altre bevande. Specialmente nei bambini più piccoli, in caso di difficoltà a deglutire le capsule rigide, è opportuno impiegare la sospensione orale.

Sovradosaggio: cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Enterogermina
Dosi eccessive di Enterogermina di norma non provocano effetti collaterali. È bene comunque attenersi alle dosi consigliate. In caso di ingestione/assunzione accidentale di una dose eccessiva di Enterogermina avvertire immediatamente il medico o rivolgersi al più vicino ospedale.

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Cosa fare se si è dimenticato di prendere una o più dosi?
Non vi sono particolari problemi. È bene comunque ricordare che l’assunzione corretta e scrupolosa del medicinale favorisce l’effetto terapeutico.

Effetti dovuti alla sospensione del trattamento
Non sono segnalati particolari effetti, se non il mancato effetto terapeutico.

Effetti Indesiderati
Come tutti i medicinali Enterogermina può causare effetti indesiderati sebbene non tutte le persone li manifestino. Durante la commercializzazione del prodotto, sono stati riportati casi di reazioni di ipersensibilità, compresi rash e orticaria. Il rispetto delle istruzioni contenute nel foglio illustrativo riduce il rischio di effetti indesiderati.

Scadenza e Conservazione
Scadenza: vedere la data di scadenza riportata sulla confezione. La data di scadenza si riferisce al prodotto in confezionamento integro, correttamente conservato. Attenzione: non utilizzare il medicinale dopo la data di scadenza riportata sulla confezione. Conservare a temperatura inferiore a 30° C.

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Il diabetico può mangiare le patate? Quante calorie e carboidrati hanno?

MEDICINA ONLINE MANGIARE PATATE FORNO FRITTE DIABETE NOCI CALORIE SEMI GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTI.jpgLe patate contengono 77 calorie per 100 grammi, circa 17 grammi di carboidrati e 2,2 grammi di fibra alimentare. Le patate possono essere assunte dal paziente diabetico, seguendo alcuni accorgimenti. Essendo le patate ricche di amido – con indice glicemico più elevato rispetto ad altri carboidrati – è importante non eccedere con la quantità e consumarle in sostituzione al pane, pasta e riso. Vanno associate piuttosto a carne o legumi, che – rallentando l’assorbimento degli zuccheri – determineranno un picco glicemico inferiore.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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Bere vino fa ingrassare o dimagrire? Quante calorie ha?

MEDICINA ONLINE BERE COCKTAIL ALCOLICO ALCOL INGRASSARE DIMAGRIRE VINO ROSSO BIANCO BOTTIGLIA LINEA CALORIE DRINKING WINE AMICI AMICIZIA GRUPPO TAVOLA MANGIARE RISTORANTE SERATA PUB BIRRA.jpgCominciamo col dire che 100 grammi di vino bianco contengono 82 calorie, mentre 100 grammi di vino rosso contengono 85 calorie. Da sempre siamo soliti considerare il vino come un acerrimo nemico delle diete ma in realtà, almeno secondo una ricerca della Harvard Medical School, pare che chi beve moderatamente tenda ad ingrassare meno di chi non beve affatto. Ciò avviene perché il consumo di alcool fa aumentare la frequenza cardiaca ed accelera il metabolismo consentendo, quindi, di bruciare più velocemente le calorie.

Il risultato a cui è giunto questo studio, a dire il vero, non è così straordinario: già nel 1994, infatti, è stata portata avanti una ricerca simile, analizzando le abitudini di consumo di oltre 7000 volontari per circa 10 anni, e si è scoperto che chi aveva l’abitudine di bere uno o due bicchieri di vino al giorno, o in alternativa una birretta, ingrassava meno di chi praticava l’astinenza totale. Altri studi, come ad esempio quello condotto dai ricercatori di Cape Town, hanno dimostrato, inoltre, che il consumo di vino, purché moderato, può favorire, grazie alla sua azione antiossidante, una leggera riduzione della circonferenza della vita.

Ciò, tuttavia, non significa che se si vuole perdere peso, il bere può sostituire una corretta dieta ipocalorica; non bisogna, infatti, sottovalutare il fatto che il vino contiene un numero non indifferente di calorie e che, oltre alla quantità, è necessario stare attenti anche alla qualità di ciò che si beve. Un vino sano, infatti, è di gran lunga più salutare di uno prodotto industrialmente, ricco, quindi, di additivi chimici, così come dei vari superalcolici e cocktail, in cui sono presenti moltissimi altri ingredienti ipercalorici.

Ugualmente importante è, infine, il modo in cui si beve: qui in Italia, infatti, siamo soliti bere vino durante i pasti, in accompagnamento a cibi più o meno genuini, mentre nei paesi anglosassoni generalmente gli alcolici vengono consumati in grandi quantità assieme a cibo spazzatura . La differenza tra le due culture è palese: l’italiano beve quasi sempre per accompagnare il pranzo o la cena, mentre l’inglese e l’americano lo fanno quasi esclusivamente per il gusto di bere.

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